Scheda Città | Salerno | |
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Distrettuazioni interne | Data la configurazione orografica del territorio su cui sorge, la città non ha potuto allargarsi per successive consistenti espansioni ed acquisizioni territoriali. La cinta muraria si è estesa, con piccoli avanzamenti, in età normanna e poi nel corso del XII secolo (dopo la distruzione di parte della cinta nell’assedio di Enrico VI del 1194), verso oriente e verso la marina a mezzogiorno (Alaggio 2011, 24-25). La morfologia urbana si è così evoluta per differenziazioni e sovrapposizioni interne. La divisione dei quartieri è individuata sia attorno ai centri di potere, l’episcopio e la cattedrale, il palazzo signorile, sia attorno agli edifici religiosi e alle corporazioni (Dell’Acqua, in Leone-Vitolo 1982, 56-57). Il primo nucleo urbano medievale si sviluppò attorno al castello arechiano e alla Turris Maior sul monte Bonadies, da cui dipartivano i due setti della cinta muraria longobarda, e attorno al complesso residenziale con il palazzo di S. Pietro in Corte e la capella Palatium, alle falde del monte (Alaggio 2011, 24). La costruzione della cattedrale e poi del palazzo vescovile nell’area orientale individuava il nuovo quartiere orientale di Ortomagno, mentre l’allargamento delle mura verso la marina delineò i due quartieri marini a S (Fornelle) e a SW (Dell’Acqua, in Leone-Vitolo 1982). | |
Centri demici minori | Nel 1642 i casali di Salerno erano 19, sparsi tra la valle dell’Irno e l’area marittima a E della città (Cosimato 1991, 115). Tra i principali c’erano, fin dal basso Medioevo, Brignano, Coperchia, Giovi, Ogliara, Pastena, compresi nella definizione complessiva di Foria di Salerno. In una lettera dell’ambasciatore milanese, Antonio da Trezzo, al duca di Milano, Francesco Sforza, del dicembre 1460, l’oratore riferiva che la Foria di Salerno, che contava più di 60 casali, era interamente schierata in favore del sovrano aragonese (Senatore 1994, 62-63). L’elevato numero di casali riferito, evidentemente comprendeva anche centri demici del distretto e tenimento della città, comprese le terre feudali. Alcuni di questi centri, quelli feudali, si erano sottratti al mero e misto imperio dello stratigoto di Salerno, ed erano sotto la piena giurisdizione del signore feudale, in particolare il castro di Santo Mango e i castelli di Merola e Monte Vetrano. Castro Santo Mango era stato infeudato fin dal XII secolo in capite a domino rege a Filippo Guarna, della famiglia tradizionalmente filo-angioina, per poi passare, insieme al castello di Monte Verano, alla famiglia filo-aragonese dei Santomango, concessionari anche dei casali di Filetta, Castiglione e San Cipriano (Pucci 2002, 343-346). I rapporti conflittuali, in materia di esercizio della giurisdizione, tra la città e la Foria, emergono costantemente negli statuti e nei capitoli concessi da re e principi. Le rispettive rivendicazioni e le alterne risoluzioni erano determinate non solo dai rapporti di forza tra città e domini del contado, ma anche tra principe e suffeudatari, e tra lo stesso principe e la Corona. | |
Schedatore | Veronica Mele | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Territorio/36 |