Scheda CittàMelfi
Famiglie

Le famiglie che ebbero origini, o che vissero a Melfi, in età medievale erano gli Acciaiuoli, gli Aresia de Grusa, i Bocdam, i Malamerenda e i Vaccaro.

Nel 1271 è attestato a Melfi un certo Bartolomeo de Grusa giudice, che intervenne alla presa del possesso di Rapolla da parte di Erveo de Chevreuse (Fortunato 1899, 80), e l’anno successivo è attestato come giudice e baiuolo di Melfi (Reg. Canc. Ang., XII, 1969, 259). Nel 1275 è attestato a Melfi un certo Guglielmo Malamerenda, notaio (Pistoiese 1906, 7). Nel 1280, un certo Goffredo Vaccaro ricopriva la carica di "comestabulus Melphie et magister massarius Basilicate" (Reg. Canc. Ang., XXIII, 1971, 126); allo stesso si rivolse Carlo I d’Angiò nel 1283 con gli stessi titoli (Reg. Canc. Ang., XXVI, 1979, 114). Nel 1324 un fanciullo dei Vaccaro fu ucciso mentre "accedebat ad scholas" determinando una nuova ondata di lotte e omicidi (Caggese 1922, I, 472). 

Personaggi illustri

- Ser Gianni Caracciolo, conte di Melfi dal 1416 al 1432;

- Andrea Doria, principe di Melfi dal 1531.

Colonie mercantili e minoranze

Nel corso del XII secolo, la presenza di una comunità ebraica a Melfi giunse ad annoverare circa duecento abitanti, la cui rilevanza sociale e dimensione economica portò, nei secoli successivi, a contrassegnare non solo la chiesa e il quartiere come era già successo, ma addirittura tutta la Universitas di Melfi (Navazio 2007, 102-103). In un cedolario angioino degli anni 1276-1277, infatti, la città viene così definita: "Melphia cum judaeis" (Racioppi 1889, II, 305). La comunità ebraica di Melfi si concentrava intorno alla vecchia cattedrale di San Pietro, per tale motivo definita nei documenti S. Pietro delli Judei; in quell’area della città continuarono la loro attività feneratizia e di gestione dei bagni pubblici (Navazio 2007, 119 e 121).

Nel corso del XV secolo, si stanziarono in città colonie di esuli albanesi, greci e slavi. Inizialmente la risposta data dalla società locale fu di piena integrazione e assimilazione. Ai nuovi arrivati fu destinata la parte della città corrispondente al rione Chiucchiari, ubicata fra la chiesa di San Francesco e il Duomo, alle spalle della chiesa di Santa Maria dei Lombardi. Ad essi fu inoltre permesso il libero esercizio di attività commerciali, professionali, quali giudici o notai, e infine l’accesso, a parità di condizioni, al Capitolo della Cattedrale. Esemplare, a tal riguardo, è la forte presenza, con propri membri svolgenti l’ufficio di notaio o di funzionari del collegio ecclesiastico melfitano, della famiglia Bocdam. Questo processo di integrazione ed osmosi fra le varie minoranze e i cittadini melfitani si interruppe agli inizi del Cinquecento (Navazio 2007, 130).

Confraternite

In città sono attestate le confraternite di Sant'Anna e del Carmine, le quali si dedicavano alla celebrazione dei riti della settimana santa. Una delle confraternite melfitane più antiche fu quella della Morte, che fu fondata intorno alla metà del Trecento, negli anni successivi alla grande peste del 1348; la fraternita ebbe sede presso la chiesa di Sant'Eligio (Navazio 2007, 120).

Corporazioni

In età angioina, lungo la strada di collegamento fra i “Balnea” e la piazza cittadina, si concentrarono gruppi o corporazioni di artigiani uniti dalla comune professione e lavoro. Presso la chiesa di Sant'Eligio si riunivano i maniscalchi, mentre, intorno alla chiesa di San Dionisio, nei pressi della piazza dove tradizionalmente veniva effettuato il commercio giornaliero delle derrate alimentari, si concentravano gli ortolani del paese e i venditori ambulanti di prodotti della terra e del mare, quali i pescivendoli. Gli artigiani legati alla concia e commercio delle pelli, ubicati attorno alle acque dei “Balnea”, avevano come punto di riferimento la chiesa dell’Annunziata, fondata nel 1319 appena fuori la porta dei “Balnea” a ridosso delle mura. Tra il XIV e il XVI secolo, molte strade cittadine si identificavano con le attività esercitate dagli artigiani residenti o delle corporazioni che vi avevano sede, per cui il collegamento tra la porta dei “Balnea” e la piazza principale prese il nome, nella parte inferiore sino all’incrocio con la chiesa di Sant'Eligio, di via dei Mercanti, mentre, nella parte superiore, che sfocia nella piazza, di Rua delle Beccarie; ancora, la strada congiungente la piazza della città con la porta carraia, detta “Porta Venosina”, nella sua prima parte assunse il nome di via dei Barbieri (Araneo 1866, 149; Ciasca 1973, 453; Navazio 2007, 120).

Istituzioni di Beneficenza
Schedatore

Salvatore Marino

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