Scheda CittàLecce
Famiglie

A partire dalla seconda metà del Trecento la presenza di una corte signorile e la stabilità politica, elementi garantiti prima dalla dinastia dei d’Enghien e poi dagli Orsini del Balzo, fecero di Lecce una comunità dinanimica in cui iniziarono ad emergere alcune categorie sociali. Il gruppo più rilevante era rappresentato dai baroni, feudatari dei casali del contado ma residenti in città. Queste le casate principali: Guarino, de Noha, Maramonte, Lubello, dell’Acaya, Francono. Esistevano anche feudatari minori, titolari di piccole porzioni dei casali. Era il caso dei della Barliera, dei Caracciolo e dei Prato (Massaro 1993, 298).
D’altro canto le famiglie del patriziato leccese, che costituivano anche il ceto dirigente cittadino insieme al baronaggio di contado, erano per lo più dedite alle professioni legali, favorite dal fatto che Lecce fosse sede del Concistorium principis prima, e del Sacro Regio Consiglio Provinciale poi. Notai, giudici, avvocati e legum doctores ricoprivano uffici municipali e cariche prima presso la corte feudale, poi presso quella regia. Allo stesso livello di costoro erano medici e grossi proprietari terrieri. Tra le famiglie provenienti da tale settore della società spiccavano fortemente i de Argenteriis, gli Ammirato, i Coniger e i Ferro. Vanno inoltre annoverate tra esse anche i de Condo, i Falconario, i de Orimina, i Perrone, i Quintavalle, i de Rayno, i Riccio, i Securo, i Tafuro e i Torrisio (Massaro 1993, 299).
Nel corso del XVI secolo nuove famiglie nobili provenienti dal contado o dagli ambienti mercantili, o giunte al seguito di Carlo V, si stabilirono in città promuovendo una rigogliosa stagione edilizia e inserendosi anche nel novero del patriziato locale. Fu il caso dei Castromediano, dei Giustiniano, dei Marescallo, dei Della Monica, dei Priuli, dei Della Ratta e degli Storella.

Personaggi illustri

Fra' Roberto Caracciolo

Luigi Paladini

Antonello Drimi, sindaco di Lecce nel 1507 e compilatore del Codice nel 1473

Giovanni d’Aymo, fonda l’ospedale dello Spirito Santo e il convento domenicano di San Giovanni Battista (la sua improvvisa ricchezza era attribuita al ritrovamento di un tesoro e ad un assassinio)

Antonello dell’Acaya, ambasciatore di Giovanni Antonio Orsini Del Balzo presso Alfonso d’Aragona (Cantarelli 1885, 76)

Alfonso e Gian Giacomo dell’Acaya

Gabriele Barone, ambasciatore di Luigi XII a Venezia

Raffaele Falconi, ambasciatore di Federico d’Aragona in Francia e Spagna

Ferrante Loffredo

Giovanni Del Tufo, governatore, commissiona il palazzo del governatore a Nicola Scancio

Guido Guidano e Giovan Battista Castromediano, vescovi che ristrutturano il vescovado

Iacopo Marescallo, ambasciatore di Innocenzo III presso Federico II

Gugliemo Marescallo, ambasciatore gerosolimitano presso la corte turca

Vittorio Priuli, antiquario

Fulgenzio e Giovan Camillo Della Monica

Colonie mercantili e minoranze

Benché non fosse città marinara, Lecce, godendo dell’approdo di San Cataldo, e grazie alle iniziative politiche di Maria d’Enghien e del figlio Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, stabilì stretti rapporti commerciali con Venezia, i cui mercanti occupavano la zona intorno alla Piazza dei Mercanti, la cosiddetta Piazzella, luogo anche della residenza del console.
Anche albanesi, slavi e greci erano presenti, in particolare inseriti nei settori più bassi del mercato e del lavoro, nell’agricoltura, nell’edilizia e nei servizi domestici, in quest’ultimo ambito erano impegnate in primo luogo le donne. Con il corso del Quattrocento, poi, crebbe la quota delle attività mercantili in mano ai fiorentini. Intorno agli anni Settanta operavano in città compagnie collegate al Banco Strozzi, svolgendo un ruolo di fondamentale importanza per la connessione tra l’economia leccese, e del Regno tutto, e il mondo del grande mercato italiano e mediterraneo. A partire dagli anni Ottanta dello stesso secolo XV, inoltre, Lecce divenne una tappa importante negli scambi commerciali tra Firenze e l’Oriente e la presenza di operatori finanziari fiorentini in città aumentò (Massaro 1993, 312-319).
Una colonia ebraica, invece, si stabilì intorno alle chiese di Sant'Irene e di Santa Croce, rappresentando una delle più consistenti comunità di ebrei in Puglia, con i 163 fuochi censiti nel secolo XV (Vetere 1993, 166).

Confraternite

All’inizio del XVII secolo, la relazione pastorale del vescovo Scipione Spina enumerava 17 confraternite, qualche anno dopo  Cesare Infantino (1634)  ne contava 24. Quasi tutte erano legate al clero regolare, e segnatamente alle chiese dei Minori Conventuali, e dei Gesuiti, dei Domenicani (la confraternita del Rosario), e dei Carmelitani. Esse esercitavano un'incidenza sociale maggiore anche delle confraternite della Cattedrale, ad eccezione di quelle del SS. Sacramento e di Santa Maria del Popolo.

Corporazioni
Istituzioni di Beneficenza

Ospedale dello Spirito Santo, fondato e sostenuto, alla fine del XIV secolo, con un legato testamentario da Giovanni d’Aymo, fondatore anche del convento domenicano. L’Ospedale era governato dall’Università e dagli stessi Domenicani.

Lebbrosario annesso alla chiesa suburbana di San Lazzaro, ampliato introno al 1564.

Conservatorio delle Pentite di San Sebastiano, istituito nel 1583 e diretto dalle monache Cappuccinelle.

Ospedale della Trinità dei Pellegrini, fondato nel 1589.

Ospedale di Santa Maria della Pace, fondato nel 1599, e appartenente all’Ordine di San Giovanni di Dio dei Fatebenefratelli.

Conservatorio di San Leonardo per le «povere verginelle», istituito nel 1610.

Schedatore

Veronica Mele, Federico Lattanzio

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Societa/31