Scheda CittàBitonto
Famiglie

Dopo la riforma degli Satuti del 1551, che aumentava i consiglieri da trentasei a quaranta, divisi equamente tra nobili e popolari, una parte della cittadinanza chiese un’ulteriore revisione. Il viceré e il Consiglio Collaterale delegarono dapprima il Reggente Francesco Antonio Villano perché ascoltasse le richieste, e poi il 24 dicembre 1565 fu emessa la Nova Riforma, molto simile a quella che il 19 settembre 1565 era stata data a Cosenza. Il primo capitolo del nuovo testo affronta il problema del riconoscimento della nobiltà e della conseguente immissione nel governo della parte nobiliare; la questione era stata sollevata giacché era molto diffusa la prassi di attribuire false origini nobili alla propria famiglia. Si ritenne che la questione potesse essere risolta solo dal Consiglio Collaterale con la redazione di un registro delle famiglie nobili, col divieto di aggiungere in futuro altre famiglie se prima non ne fosse stato riconosciuto il diritto da parte dell’Università.

Un tale registro, su proposta del sindaco, fu realizzato con la conclusione del 9 luglio 1566, nel quale vennero riportati i nomi di trentatré famiglie (Difesa intitolata Ragioni de’ Signori Nobili del Sedile di S. Anna della città di Bitonto contro le poche famiglie popolane della medesima in esclusione dell’Aggregazione a quella Piazza Nobile, benché pretesa sotto nome di nuova forma del Regimento di quella Università, Napoli 8 aprile1741, in folio, cc. D2 e D3).

Le trentatré famiglie nobili registrate sono: Abinante, Alvaro, Alitti alias Giannone, Barone, Bove, Corneliis, Ferrara, Gentili, Giannone, Girardis, Ildaris, Labini, Lutiis, Monte, Paduli, Perrese, Pietata, Planellis, Regna, Ripa, Rogadeo, Saluzzo, Saxo, Scaraggi, Scarappo, Sansone, Spinello, Scatiggio alias Spinelli, Silos, Valeriano, Veritate.

Non c’è invece certezza che venisse redatta anche la nota per le famiglie popolari, cosa che invece fecero Bari e Molfetta (Volpicella 1881, 701-703).

 

Sul frontespizio della sua opera Il Cavaliere Romito, del 1693, Apollinare di S. Gaetano (Mariano 1693), riportava lo stemma civico della città di Bitonto e le armi di venticinque famiglie nobili: Abenante, Alvaro, Barone, Bovio, Ferraris, Galasso, Gentile, Gerardi, Giannone, Alitto, Guardia, Ildaris, Labini, Padula, Pau, Perrese, Pietà, Planelli, Regna, Rogadeo, Rossi, Saluzzo, Scaraggi, Sylos, Verità.

 

Le famiglie più importanti del XV-XVI secolo erano le seguenti:

 

- Vulpano: tra le più eminenti famiglie bitontine, oltre a dottori in legge e notai, diversi membri del casato praticavano la mercatura, stabilendo contatti commerciali con famiglie dell’Italia centro-settentrionale (Medici, Gaddi e Serragli di Firenze, Tolomei di Siena, Lampugnani di Milano, Bragadino, Bembo e Loredan di Venezia).

Giovanni Pasquale, doctor legum, e suo fratello Leucio, decretorum doctor, furono i committenti del magnifico Palazzo Vulpano Sylos. La famiglia, oltre ad avere una cappella gentilizia nel proprio palazzo, dedicata a San Michele, possedeva un altare e una cappella dedicata a San Gregorio (quest’ultima concessa agli stessi Giovanni Pasquale e Leucio) in Cattedrale.

 

- De Ferraris: la famiglia possedeva in Cattedrale un sepolcro fondato nel 1499 dall’abate Francesco Antonio, in cui furono seppelliti Giovan Francesco e lo zio paterno Giovan Maria.

 

- Bove: famiglia originaria di Ravello, ma attestata a Bitonto fin dal XIII secolo. Sergio finanziò la costruzione della chiesa di San Francesco detta Della Scarpa e l’adiacente convento dei frati minori conventuali. Petruccio ebbe in San Domenico un raffinato sepolcro fatto erigere dai nipoti Francesco Sergio e Nicola Maria nel 1485.

 

- Rogadeo: famiglia originaria di Ravello. Di Giacomo (1230-1305) esiste la pietra tombale nella chiesa di Sant’Anna.

 

- Sylos: famiglia di origina ispanica, giunsero dalla nativa Burgos all’inizio del’ XVI secolo al seguito del Gran Capitano. Il primo membro a stabilirsi a Bitonto, Diego, impalmò Minerva, ultima esponente della potente famiglia dei Vulpano. I loro figli si legarono ai Giannone, Planelli e Gentile. Il nipote, l’omonimo Diego, concluse la scalata sociale della famiglia ottenendo l’aggregazione alla nobiltà cittadina (Sapagnoletti 2009, 52).

 

- Affatatis: Paolo fu vescovo della città dal 1423 al 1457.

 

- Carofiglio: Giovanni Antonio fu ambasciatore presso il re di Spagna nel 1535; Fabio fu poeta morto nel 1570.

 

- Scaraggi: un Marcello appaltò la gabella dello scannaggio nel 1517 (Libro Rosso 1987, 798).

 

- Mensurello

 

- Cappelli

 

- Della Guardia

 

- Regna

 

- Carangelo 

Personaggi illustri

Giulio Antonio Acquaviva (1428 c.a-1481 c.a), marchese di Bitonto

Andrea Matteo Acquaviva (1458-1529), marchese di Bitonto (nel 1487 rinuncia al titolo in cambio del marchesato di Ugento)

Saladino Ferro di Ascoli (Satriano o Piceno) fu medico del Principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, come si firmò in calce al Compendium aromatariorum, pubblicato nel 1488 a Bologna e Ferrara.

L’11 agosto 1451 firmò con l’Università di Bitonto una condotta annuale (Caraballese 1901, 32-33; Paone 1969, 16). Il contratto prevedeva l’esenzione da ogni gabella o dazio, la concessione di una casa cum aqua, e la facoltà di lasciare la città in caso di peste, ma anche licenza di dare precedenza al Principe di Taranto su tutti gli altri cittadini. Il medico era, tuttavia, tenuto a rientrare in città se fosse stato richiamato, e comunque la sua assenza non poteva protrarsi oltre sei giorni; inoltre, aveva l’obbligo di indicare sulle ricette mediche il nome dello speziale prescelto dal paziente, misura presa a difesa dell’Arte degli speziali.

Colonie mercantili e minoranze

Nota fin dall’antichità per i suoi uliveti, dopo la fase di contrazione territoriale tardoantica, Bitonto, sede episcopale, conobbe una ripresa insieme demografica, territoriale ed economica a partire dall’XI secolo. L’espansione dell’abitato in direzione sud/ovest-nord/est, cioè verso la costa, favorì le attività commerciali connesse con la produzione dell’olio d’oliva, attirando comunità ravellesi ed amalfitane in città, che si radicarono anche attraverso legami matrimoniali.

 

La comunità ebraica a Bitonto, come in altre città, soprattutto costiere del regno, era cospicua, e, come nel resto del regno, fu decimata e annullata all’inizio del XVI secolo, quando arrivò il Bando di Ferdinando il Cattolico del 1510. Dai protocolli notarili si evince che gli ebrei bitontini, di origine catalana e provenzale, erano dediti per lo più al commercio di olio, panni, animali, immobili. La loro attività era indispensabile all’economia cittadina e regnicola, tanto che nel 1520, su sollecitazione dei sudditi, il viceré Ramon de Cardon fu costretto a firmare un decreto di riammissione.

L’apporto degli ebrei alla società bitontina non fu solo di tipo economico. In epoca aragonese era fiorita, infatti una scuola, bet midrash, in cui furono prodotti poemi e opere di filosofia (Colafemmina 2009; Moretti 1987).

Confraternite

Congrega di Santa Croce, poi Oratorio dei Nobili, esistente fin dal XIV secolo.

Confraternita del Sacramento (1540): fu costituita nella Cattedrale dal vescovo Sebastiano Delio che ne ottenne subito l’aggregazione all’Arciconfraternita di Roma. Con atto notarile del 16 dicembre 1572, Cesare Labini e il fratello, l’abate Francesco Maria, dotarono la confraternita di una cappella dedicata a San Giovanni Evangelista, di cui erano entrambi rettori e patroni. La congregazione comprendeva ottanta iscritti, divisi in quaranta confratelli, ciascuno dei quali poteva nominare una consorella (Carlucci 2008).

Confraternita della Santissima Trinità (1594)

Confraternita del Purgatorio (1600)

Confraternita d Sant’Anna (1611)

Confraternita del Rosario (1629)

Corporazioni

Nell’archivio diocesano di Bitonto è conservata una Copia visitationis aromatariarum universitatis Bitonti del 1558. Si tratta di un’ispezione effettuata tra il 5 e il 6 aprile di quell’anno alle farmacie della città, con grande disappunto degli speziali bitontini, Pietro Francesco Cazza e Valerio Porta, che la considerarono illegittima, minacciando invano di denunciare in Vicaria l’accaduto. La commissione, presieduta dallo speziale Mario de Cicchillis di Barletta, era composta anche da due medici bitontini, Alfonso Lucano e Giacomo Bonaventura, e da un commissario tecnico, il fisico Antonio Veles. L’ispezione era scattata per controllare che i farmaci venissero preparati scientificamente e non empiricamente (Muschitiello 2009).

 

Nell’Archivio De Gemmis di Bari è conservato l’atto costitutivo di una società di “aromatari”, redatto dal notaio Antonio Brigola di Bitontonel 1596.

Istituzioni di Beneficenza

Nel 1317, il vescovo Giovanni di Ostuni fondò una confraternita per l’assistenza degli infermi, ed edificò, presso Porta Robustina, un ospedale intitolato a Santa Maria de confratribus. Ceduto l’edificio alle monache delle Vergini, l’ospedale si fuse con quello eretto, nel 1414, dal vescovo Antonio Cicivelli, e l’amministrazione passò al Monte di Pietà.

Il monte di Pietà era stato fondato nel 1559 dal vescovo Cornelio di Musso di Piacenza (Foresta 2012).

Schedatore

Veronica Mele

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