OggettoStrongoli, base della statua di Manio Megonio Leone (CIL X 114)
Luogo di conservazioneStrongoli
Luogo di reimpiegoStrongoli
Luogo di provenienzaStrongoli
Collocazione attuale

Strongoli, Cattedrale

Prima attestazione

Fabricius 1549, 12 (notizia del ritrovamento della base nel 1498).

MaterialeMarmo bianco
Dimensionih 1,24; largh. 0,74, sp. 0,69.
Stato di conservazione

La superficie è molto logorata, tutti gli spigoli sono rotti; molto lacunose le cornici di base e di coronamento.

CronologiaII secolo d.C. (138-161)
Descrizione

La base marmorea parallelepipeda è iscritta su tre lati; la modanatura inferiore, piuttosto articolata, presenta la successione di un toro, una scozia, compresa entro listelli, e di una gola rovescia. La fronte reca il campo epigrafico racchiuso da una cornice composta da un tondino, entro due listelli, cui seguono una gola e nuovamente un tondino entro due listelli. La base è chiusa in alto da un cavetto, un ovolo e da una gola diritta, molto mal conservata, dalla quale si sviluppa il plinto della statua. Il piano di attesta presenta attacchi pertinenti ad una statua di bronzo pedestre (Belli Pasqua 2013, 402).

Sulla fronte l'iscrizione reca la dedica degli Augustali a Manio Megonio Leone, celebrato come IIIIvir, Quaestor pecuniae publicae, Patronus municipi; la ragione è sintetizzata nella formula ob merita eius.

Sui lati è stato iscritto, probabilmente in una fase successiva alla dedica della statua (Belli Pasqua 2013, 398), un capitolo del testamento di Manio Megonio. Il testatore donava alla città 10.000 sesterzi e due proprietà (presumibilmente coltivate entrambe a vigneto) e, contestualmente, stabiliva che gli interessi maturati dal raccolto sarebbero stati devoluti agli Augustali e che lo stesso Collegio avrebbe potuto usufruire, in occasione dei banchetti pubblici, del vino prodotto nei due fondi (sul carattere delle donazioni cfr. Bossu 1982).

Alcuni importanti rinvenimenti archeologici, avvenuti in località Pianette di Strongoli a partire dal 1886, hanno consentito di individuare il contesto monumentale e topografico di pertinenza della base in esame e di una lastra iscritta, anche questa ancora murata nella facciata dell'ex palazzo vescovile (CIL X 113, pertinente a una seconda base di statua) e probabilmente ritrovata negli ultimi anni del XVI secolo (per la storia degli scavi cfr. Ceraudo 1995, con bibliografia).

Infatti in località Pianette, tra il 1886 e il 1892, sono stati rinvenuti alcuni frammenti di statue bronzee e tre basi, recanti iscrizioni relative a Manio Megonio Leone e ad altri membri della sua famiglia.

É stato così possibile ricostruire per l'antica Petelia un ciclo onorario che doveva essere composto da almeno tre statue del patrono del municipio, due pedestri e una equestre, e da due statue muliebri, realtive alla madre di Manio Megonio Leone, Caedicia Iride e alla moglie, Lucilia Isaurica, ricordate nelle iscrizioni ritrovate in associazione con i frammenti bronzei (i resti delle sculture sono ora al museo di Catanzaro, cfr. Luppino 1982; Faedo 1994, 636-637; Belli Pasqua 2013).

Le statue erano state dedicate dagli Augustali e dalla collettività; secondo una ricostruzione piuttosto convincente, la base in esame è la più antica, come dimostrerebbe la titolatura priva della menzione del quattuorvirato quinquennale, mentre di poco successiva a questa dovrebbe essere l'iscrizione relativa alla statua equestre (CIL X 113). Solo a seguito del testamento, che prevedeva, anche lo stanziamento di una somma di 100.000 sesterzi per una fondazione a vantaggio della comunità e la dedica al testatore di una terza statua (rappresentata dalla base ILS 6468 sulla quale si leggono tali disposizioni), sarebbero stati incisi i capitoli testamentari sulle altre due basi.

Studi recenti sulla topografia dell'antica Petelia hanno localizzato nell'area in cui, alla fine dell'Ottocento, furono trovate le altre tre dediche il Foro della città antica. Del resto si legge, in un capitolo del testamento (ILS 6468), l'esplicita richiesta di una statua pedestre in foro superiore, la cui base si sarebbe dovuta realizzare allo stesso modo di quella dell'immagine, già dedicata a Manio Megonio dagli Augustali (CIL X 114) e che, specifica la disposizione, era stata posta vicino ad un'altra statua dedicatagli, invece, dal popolo (CIL X 113), da qui si desume il collocamento di tutte le sculture in una stessa area del foro della città antica (ubicato tra gli odierni Corso Miraglia e via XXV aprile; per la ricostruzione dell'assetto topografico cfr. Ceraudo 1995, per la ricostruzione die rapporti cronologici tra le dediche si veda Belli Pasqua 2013). 

Immagine
Famiglie e persone

Bernardino della Valle

Adriano Guglielmo Spatafora 

Famiglia Filomarino principi della Rocca

Collezioni di antichità
Note

Il testo inciso sulla base di Manio Megonio Leone deve sicuramente al carattere del contenuto, un dettagliato capitolo testamentario, la notevole fortuna della quale ha goduto nelle sillogi epigrafiche e negli studi di antiquaria a partire dal XVI secolo.

La più antica menzione del testo risale all'opera del Fabricius dove l'iscrizione petelina figura nella sezione dedicata ai Testamenta (cfr. fonti); l'antiquario dichiara di aver trascritto il testo, fino ad allora inedito, a Roma presso Bernardino della Valle e aggiunge che il marmo era stato trovato, invece, molti anni prima, nel 1498, ma senza specificarne ulteriormente il luogo di provenienza (sulla Collezione di Bernardino della Valle cfr. Paoluzzi 2007, 153-155).

La presenza di una trascrizione del testo petelino presso un Della Valle non stupisce in ragione degli stretti legami che la famiglia ebbe con la Calabria: Andrea fu infatti vescovo di Crotone e di Mileto e anche Bernardino doveva avere degli interessi economici nella regione.

Infatti, da carteggi custoditi nell'archivio di famiglia si evince che tra il 1497 e, almeno, il 1501 un tal Bernardo de' Cavalieri, procuratore di Andrea per l'amministrazione dei frutti del monastero della SS. Trinità, era stato anche corrispondente di Bernardino della Valle; dati gli anni della sua permanenza in Calabria, il De' Cavalieri potrebbe essere stata la fonte da cui giunse a Roma la notizia del rinvenimento della base (che dovrebbe risalire come detto al 1498) e la trascrizione della relativa epigrafe (per i documenti Venditti 2009).

Il Fabricius deve aver potuto leggere il testo presso uno degli eredi di Bernardino, in uno dei palazzi della dell'insula vallense sulla via Papale.

La maggior parte delle occorrenze successive, a partire dal XVII secolo, dipende da fonti che possiamo considerare locali e che evidentemente potevano fondarsi su una conoscenza diretta della base antica (cfr. Parisio 1592; Marafioti 1601; Gualtieri 1624; Nola Molisi 1649).

Esiste una terza tradizione che pare autonoma da quanto finora esaminato; l'epigrafe petelina figura in un esiguo gruppo di testi che Maximilian van Waelscapple ebbe da Adriano Guglielmo Spatafora (cfr. CIL X, LXIX; Iasiello 2003, 77 nota 59)

Questa epigrafe, come confermerebbe anche la presunta cronologia della scoperta, risulta indipendente dalla Silloge di Pontano posseduta dallo Saptafora; infatti  secondo la breve introduzione al testo di Waelscapple, il collezionista cosentino avrebbe ottenuto l'exemplar da un della Rocca, ossia da uno dei Filomarino della Rocca che, per questa altezza cronologica, potrebbe essere Giovan Battista, l'artefice del primo nucleo della collezione di famiglia (Iasiello 2003, 160-162).

La disposizione testamentaria di Manio Megonio Leone era dunque un testo molto famoso; nella prima metà del XVI secolo ne esisteva, infatti, almeno una copia a Roma e, a Napoli, compariva nelle sillogi possedute dai Filomarino della Rocca e da Adriano Guglielmo Spatafora, quest'ultimo, cosentino di origine, potrebbe aver avuto per l'iscrizione petelina anche un motivo di interesse ulteriore rispetto al carattere singolare del contenuto.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

 - Fabricius 1549, 12

Descriptum a me Romae, apud  Bernardinu(m) Vallam, antea non editum. Inventum autem marmor est anno 1498.

 

-  Codex Berolinensis A, 61s , f. 96 (M. van Waelscapple, 1554 ca.)

Missum exemplar huius marmoris della Rocca ad Hadrianum Gulihelmi.

 

- Parisio 1592

In Urbe Strongoli marmoreo in saxo litteris incisis testamentum hanc formulam legitur [...]

 

- Marafioti 1601, 205 b 

[...] in questa città si ritrova una pietra antichissima, nella quale sono scolpiti in lettere latine due capi di testamento di un certo uomo [...].

(Marafioti trascrive anche la base CIL X 113)

 

- Gualtieri 1624

Strongilum

pro aede maiori

(riporta anche la base CIL X 113 ad palatium urbis presulis)

 

-  Nola Molisi 1649,  80  

In questa città si conservano due marmi quali ho visto io sui quali sono iscritte queste lettere [...]

Bibliografia

Belli Pasqua 2013: Roberta Belli Pasqua, "Munificus erga patriam suam. Note sul gruppo bronzeo di Manio Megonio Leone e dei suoi famigliari a Petelia", Atti e memorie della società di Magna Grecia, 5, 2011-2013, 395-401.


Bossu 1982: Bossu C., "M. Megonius Leo from Petelia (Regio III). A  private benefactor from the local aristocracy", Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 45, 1982, 155-165.

 

Ceraudo 1995: Giuseppe Ceraudo, "A proposito della base marmorea di Manio Megonio Leone rinvenuta a Strongoli in foro superiore", Studi di Antichità 8.1, 1995, 275-284.


Fabricius 1549: Antiquitatis aliquot monumenta insignia, ex aere [...] collecta, per Georgium Fabricium, Argentorati anno MDXLIX.


Faedo 1994: Lucia Faedo, "Aspetti della cultura figurativa di età romana", in Storia della Calabria Antica, Età italica e romana, a cura di Salvatore Settis, Roma 1994, 595-652.


Gualtieri 1624: Siciliae obiacentium insula. et Bruttiorum antiquae tabulae cum animadversionib. Georgi Gualtheri, Messanae, apud Petrum Bream, 1624.


Iasiello 2003: Italo Iasiello, Il Collezionismo di antichità nella Napoli dei Vicerè, Napoli 2003.

 

Luppino 1982: Silvana Luppino, "Una statua equestre da Strongoli", in APARXAI. Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e la Sicilia antica in onore di Paolo Emilio Arias, Pisa 1983, 661-666.

 

Marafioti 1601: Marafioti 1601: Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria. Conforme all'ordine de' testi greco, & latino, raccolte da' più famosi scrittori antichi, & moderni ..., Padova, Ad instanza de gl'Uniti, 1601.

 

Medaglia 2010: Salvatore Medaglia, Carta archeologica della provincia di Crotone : paesaggi storici e insediamenti nella Calabria centro-orientale dalla Preistoria all’Altomedioevo, Arcacavata di Rende 2010, 170 - 171.

 

Nola Molisi 1649: Giovan Battista Nola Molisi, Cronica dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, in Napoli, per Francesco Savio stampator della Corte, 1649.

 

Parisio 1592 [ed. 1683]: Prospero Parisio, Rariora Magnae Graeciae Numismata, ed. a cura di Giovanni Giorgio Volckamer, 1683.

 

Paoluzzi 2007: Maria Cristina Paoluzzi, La Famiglia della Valle e l'origine della collezione di antichità, in Collezioni di antichità a Roma tra Quattrocento e Cinquecento, a cura di Anna Cavallaro, Roma 2007, 147-186.

 

Venditti 2009: Gianni Venditti, Archivio segreto vaticano. Archivio della Valle - Del Bufalo, Città del Vaticano 2009.

Allegati
Link esterni
SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione16/12/2015 15:40:41
Data ultima revisione14/02/2018 12:38:52
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/548