Oggetto | Lecce, Palazzo Secly-D'Arpe (già), capitelli ionici | |
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Luogo di conservazione | Lecce | |
Luogo di reimpiego | Lecce | |
Luogo di provenienza | Lecce | |
Collocazione attuale | Lecce, Museo provinciale Sigismondo Castromediano | |
Prima attestazione | ||
Materiale | marmo pentelico | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | Entrambi i capitelli mancano delle volute, solo in un caso ne resta meno della metà. Lo stato di conservazione e, in particolare, la superficie della parte inferiore della voluta che, laddove ancora presente, risulta lisciata, come usurata dagli agenti esterni, inducono a rintenere che, quando collocati come paracarri all'ingresso del palazzo, i capitelli fosero posizionati capovolti ossia con la parte più ampia dell'abaco utilizzata come base. Uno dei capitelli presenta un incasso rettangolare alla base del collarino. In alcuni punti il rilievo è molto abaraso. | |
Cronologia | Età augustea | |
Descrizione | I capitelli ionici sono caratterizzati da un hypotrachelion molto sviluppato campito da un anthemion e sormontato da un astragalo. Sull'echino è intagliato un raffinato kyma ionico mentre, al di sotto di un abaco rettilineo, il toro è decorato da una guilloche. Il rocchetto si presenta lavorato con profonde scanalature divise da dorsi affilati ed eleganti, stretti al centro dal balteus. L'uso del marmo pentelico ben si adatta alle caratteristiche morfologiche dei capitelli che trovano confronti strettissimi nella tholos di Roma e Augusto sull'Acropoli di Atene (Baldassarri 1998, 45-64). Come è noto, la decorazione architettonica del tempietto circolare, fatto costruire ex novo da Augusto sull'Acropoli, presenta un'evidente dipendenza dalle modanature dell'Eretteo, che fu oggetto di restauro proprio negli stessi anni. Dal tempio di età classica venne mutuato un raffinato repertorio decorativo poi replicato nell'architettura augustea, non nell'intero progetto, ma nelle singole modanature variamente combinate (per i restauri dell'Eretteo cfr- Baldassarri 1998, 231-237). Lo schema dell'anthemion è identico a quello dei capitelli della tholos ateniese: da un sottile tralcio intermittente, con andamento a S, si sviluppano palmette a undici lobi e slanciati fiori di loto, nascenti da un calato di tre foglie acantine dentellate, dallo stesso calice nascono anche i tralci che, con verso opposto, si incontrano alla base della palmetta. Lo stato di conservazione non consente di verificare la presenza in questo gruppo di capitelli dell'astragalo a chiudere in basso il collarino. Rispetto ai capitelli della tholos dell'acropoli si individuano però l'abaco rettilineo e una certa semplificazione della testata delle volute, costituita da un nastro leggermente concavo avvolto a spirale. Comunque anche la serie leccese, realizzata in marmo pentelico e completamente a scalpello, deve ascriversi alla produzione di un'officina attica sicuramente formatasi nei grandi cantieri di Augusto. Sorprende ad ora l'isolamento di questi prodotti che non trovano confronti specifici se non ad Atene e a Roma, dove si conosce un frammento di voluta proveniente dall'area del foro di Augusto (Kockel 1983, 453, tav. 114, 2-4). É molto probabile che i capitelli di Palazzo d'Arpe e i due capitelli identici reimpiegati nel Duomo di Otranto siano appartenuti a un raffinato edificio di culto, per il quale sembra ipotizzabile la committenza del Princeps o di un personaggio della sua corte; le dimensioni medie degli elementi architettonici, per i quali pare inadeguata l'ipotesi di un edificio di grandi dimensioni, a meno che non vengano attribuiti all'ordine interno di questo, riusulterebbero ben adattarsi, invece, a una tholos sul modello di quella ateniese. Si è ipotizzata la provenienza dei capitelli dall'area dell'attuale Piazza Duomo, non distante dal luogo di reimpiego della coppia ancora a Lecce, e dove si ritiene fosse ubicato il Foro della città romana, segnato dalla convergenza dei due assi viari principali (D'Andria 1999, 19-20). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | I capitelli erano stati utilizzati fino agli anni Trenta del secolo scorso come paracarri nel Palazzo Secly-d'Arpe. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Baldassarri 1998: Paola Baldassarri, Sevastōi sōtēri: Edilizia monumentale ad Atene durante il Saeculum Augustum, Roma 1998.
D'Andria 1999: Francesco D'Andria, "Il teatro romano", in Lecce romana e il suo teatro, a cura di Francesco D'Andria, Lavello 1999, 15-37.
Kockel 1983: Valentin Kockel, "Beobachtungen zum Tempel des Mars Ultor und zum Forum des Augustus", Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abteilung, 90, 1983, 421-448.
Semeraro 1999: Grazia Semeraro, "Arte e artigianato nel suo territorio", in Lecce romana e il suo teatro, a cura di Francesco D'Andria, Lavello 1999, 105-115. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 16/07/2015 19:53:45 | |
Data ultima revisione | 17/05/2017 07:29:46 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/520 |