Oggetto | Napoli, Museo Archeologico (già Gaeta), cratere di Salpion [SCHEDA IN CORSO DI REVISIONE] | |
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Luogo di conservazione | Napoli | |
Luogo di reimpiego | Gaeta | |
Luogo di provenienza | Formia | |
Collocazione attuale | Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. 6673 | |
Prima attestazione | Nel 1575 Pighius, cui si deve anche la prima trascrizione dell'epigrafe, vide il cratere nella Cattedrale di Gaeta (Pighius 1587, 440: in templo pro Sacri Baptismatis lavacro). | |
Materiale | marmo pentelico | |
Dimensioni | h 1,30 (con il piede); d 0,99 | |
Stato di conservazione | Il piede è di restauro; sono state risarcite le lacune sull'orlo e nel corpo del vaso e quelle relative all'attacco delle anse orizzontali; un foro circolare, praticato appena sopra la carena, potrebbe essere ricondotto al reimpiego del pezzo così come la lastra di marmo, decorata con una croce a estremità espanse, sistemata all'interno della vasca. La traccia di una sfregatura sul collo delle figure è stata collegata con la notizia, non altrimenti verificata, dell'uso del pezzo come bitta sul porto di Formia (Finati 1823, tav.49). Incrostazioni rossastre all'interno e sull'orlo. | |
Cronologia | metà del I secolo a.C. | |
Descrizione | Il cratere a calice con vasca decorata da corpose baccellature, corpo slanciato e orlo svasato, appartiene alla nota produzione di grandi vasi in pentelico decorati a rilievo e di altri preziosi oggetti di arredo di gusto eclettico e classicistico realizzata, a partire almeno dalla fine del II secolo a.C., da officine attiche e indirizzata quasi esclusivamente al mercato romano (Grassinger 1991). La firma, completata dall'etnico athenaios in posizione di sicura visibilità, conferma l'origine ateniese dell'artista (IG XIV 1260: "Salpion, ateniese, realizzò l'opera"), e costituisce un vero e proprio certificato di qualità del prodotto (Slavazzi 2010). Il fregio rappresenta un episodio dell'infanzia di Dioniso, afferente al fortunato tema della kourotrophia del dio: Hermes, in clamide e petasos, consegna il piccolo Dioniso a una ninfa di Nysa che, seduta, porge una nebris per accoglierlo tra le braccia. Il gruppo centrale della composizione è introdotto dal thiasos festante, composto da un satiro con tirso e pelle ferina, una menade con timpano, e un satiro con il diaulos ed è guidato da Hermes, mentre alle spalle della ninfa, in un'ambientazione serena e boschiva, evocativa del contesto di Nysa, figurano un sileno e due ninfe stanti. Il cratere, arredo lussuoso di una delle ville d'otium dall'antica Formiae, ha rivestito un ruolo centrale nella storia degli studi sul fenomeno storico-artistico convenzionalmente noto come neoatticismo (ora Cain, Dräger 1994). Sono infatti molto rari i vasi decorativi antichi con firma dell'artista; oltre al cratere di Salpion si conoscono il vaso di Sosibios al Louvre (Hamiaux 1998, 197-199, n. 216) e il Rhyton di Pontios dagli Horti di Mecenate (Età della Conquista, 309, III.20, S. Guglielmi). Come è stato ampiamente dimostrato, la decorazione figurata di questo genere di prodotti risulta scomponibile in moduli autonomi, discendenti da modelli diversi e replicati in maniera indipendente (Hauser 1889, da rivedere ora almeno nella prospettiva di Cain, Dräger 1994). Nell'opera di Salpion si deve dunque isolare il gruppo con la presentazione di Dioniso alla ninfa: si tratta, infatti, di un’iconografia che la coerenza narrativa e stilistica ha indotto a ritenere elaborata nel tardo classicismo (forse per la base di una statua perduta di Dioniso realizzata nella cerchia prassitelica cfr. Fuchs 1957, 140-141; diversamente Hanfmann, Moore 1969-1970, 43-44). Mentre nella realizzazione del corteggio di satiri, menadi, ninfe e sileni concorrono precedenti formali diversi (Fuchs 1957, 141-142), combinati poi insieme nel costruire una sequenza ben organizzata culminante nell'episodio centrale della “presentazione” della divinità. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | La prima menzione del celebre vaso marmoreo si deve a Stephanus Pighius che vide il cratere nella Cattedrale di Gaeta dove veniva utilizzato come fonte battesimale. La notizia appartiene a una dettagliata descrizione della città, visitata dall'umanista in occasione del suo viaggio con il giovane principe Carlo di Clève (1575); come è noto il resoconto del viaggio confluì nell'opera a stampa (Hercules Prodicius, cfr. Pighius 1587) dedicata alla memoria del principe morto giovanissimo durante la visita a Roma. Lo stesso Pighius riferisce la provenienza del cratere dalle rovine della vicina Formia, notizia che si ritrova, quasi citata alla lettera, un secolo dopo nella descrizione di Pietro Rossetto (1675), che aggiunge però importanti precisazioni sulla struttura del fonte battesimale. Il cratere antico, che doveva essere noto all'epoca come Tazza di Bacco, era collocato vicino la cappella del Santissimo Sacramento e sostenuto da «quattro leoni di marmo tutti d'un pezzo», evidentemente il gruppo che ora, diviso in due parti, è posto ad inquadrare l'ingresso della Cattedrale. | |
Fonti iconografiche | - Pietro Testa (?): Taccuino degli Uffizi "Architettura 6975-7135", fol. XLVIII, 7019, penna ad acquerello grigio (Conti 1982, tav. XLIII); - disegno Franks II, fol. 56 n. 377 (Conti 1982, 49, fig. 20) | |
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Cain, Dräger 1994: H.U. Cain, O. Drager, "Die sogenannten neuattischen Werkstatten", in Das Wrack. Der antike Schiffsfund von Mahdia, catalogo della mostra (Bonn 1994), a cura di G. Hellenkemper Salies et al., Köln 1994, 809–830.
Conti 1982: Graziella Conti, "Disegni dall'antico agli Uffizi "Architettura 6975-7135", Rivista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte, 5, 1982.
Età della Conquista: I giorni di Roma. L’età della conquista, catalogo della mostra (Roma 2010), a cura di E. La Rocca, C. Parisi Presicce con A. Lo Monaco, Roma 2010.
Finati 1823: Giovambattista Finati, Il real Museo borbonico descritto da Giovambattista Finati, tav. XLIX, Napoli 1823.
Fuchs 1957: W. Fuchs, Die Vorbilder der neuattischen Reliefs, Berlin 1959.
Grassinger 1991: Dagmar Grassinger, Römische Marmorkratere, Mainz 1991, 175-177, n. 19, tavv. 22-23.
Hamiaux 1998: Marianne Hamiaux, Les sculptures grecques II. La période hellénistique (IIIe-Ier siècles avant J.-C.), Paris 1998.
Hanfmann, Moore 1969-1970: G. M. A. Hanfmann , C. B. Moore, Hermes and Dionysus. A Neo-Attic Relief, in Acquisitions (Fogg Art Museum), N. 1969/1970, pp. 41-49.
Huaser 1889: Friedrich Hauser, Die neu-attischen Reliefs, Stuttgart 1889.
Pighius 1587: Stephanus Pighius, Hercules Prodicius, Antwerpen 1587, 440.
Rausa 1993: Federico Rausa, "Cratere marmoreo baccellato con figure a rilievo", in Il Palazzo del Quirinale. Catalogo delle sculture, a cura di Lucia Guerrini e Carlo Gasparri, Roma 1993, 147-151.
Rossetto 1694: Pietro Rossetto, Breve descrittione delle cose più notabili di Gaeta. Città antichissima e fortezza principalissima del Regno di Napoli, per gli Socii Dom. An. Parrino e Michele Luigi Mutij, Napoli 1694, IV discorso, 28-29.
Slavazzi 2010: Fabrizio Slavazzi, Il lusso del principe. Una ricognizione sull’arredo marmoreo delle ville imperiali, in "Amoenitas", 1, 2010, 1-19.
Tuccinardi 2014: Stefania Tuccinardi, "IV. 24 Cratere di Salpion", in Augusto e la Campania, catalogo della mostra, a cura di Teresa Elena Cinquantaquattro, Carmela Capaldi, Valeria Sampaolo, Napoli 2014, 64. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 11/04/2014 17:01:33 | |
Data ultima revisione | 02/10/2017 16:35:15 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/336 |