Oggetto | Bari, San Nicola, fronte di sarcofago riutilizzata nella tomba dell'Abate Elia | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Bari | |
Luogo di reimpiego | Bari | |
Luogo di provenienza | ||
Collocazione attuale | Bari, Basilica di San Nicola. La lastra è murata, con l'iscrizione pertinente alla tomba dell'abate Elia, nella parete della scalinata destra di accesso alla cripta (sistemazione posteriore all'assetto originario). | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Marmo di Docimio | |
Dimensioni | h 0,82; largh. 1,61 | |
Stato di conservazione | ||
Cronologia | 260-270 d.C. | |
Descrizione | La lastra appartiene a un sarcofago di produzione asiatica del tipo "a colonne"; la cassa doveva presentare i lati articolati, come in un edificio periptero (l'heroon del defunto, cfr. Thomas 2011), in un prospetto architettonico scandito da nicchie separate da colonnine tortili con capitelli corinzieggianti (typ mit bogenarkade); il catino delle nicchie è decorato da un motivo a valva di conchiglia. Il coperchio doveva essere conformato a kline. La decorazione accessoria, come negli altri esemplari con prospetto ad archi, è ridotta al minimo; si limita appunto al catino delle nicchie, la cui imposta è scandita da un motivo a corda, e allo spazio di risulta tra le arcate che è campito da un elemento vegetale. L'opera deve ascriversi ad una produzione di ambito microasiatico molto nota che si ritiene sia fiorita a Docimio per circa un secolo, tra il 170 (elaborazione del tipo a colonne) e il 260/270 d.C., grazie alla pregiata qualità di marmo bianco e all'attività di maestranze locali, e che conobbe un'ampia importazione sopratutto a Roma, dove si contano circa venti esemplari (Wiegartz 1965; Waelkens 1982; Ghiandoni 1995; da ultimo una sintesi in Koch 2011; sulla predilezione del tipo da parte delle aristocrazie di età antonina, cfr. Thomas 2011). Nella lastra, poi riutilizzata nella tomba di Elia, restano solo quattro nicchie di una serie originaria di cinque arcate, all'interno di ciascuna delle quali è ritratto un personaggio barbato, vestito del solo himation che lascia scoperti parte del torace, la spalla e il braccio destro (cfr. Wiegartz 1965, M5, M7a, M6); tali figure si caratterizzano evidentemente come filosofi. Gli atteggiamenti sono diversi, alternativamente i personaggi variano la posizione del corpo, mentre stringono un lembo del panneggio oppure un rotolo; la testa è rappresentata sempre di tre quarti rivolta verso il centro della composizione. Il sarcofago per il tipo di ornato, la qualità dell'intaglio e il carattere dei ritratti dei filosofi è stato ascritto, con un elemento frammentario a Berlino (di provenienza urbana) e uno in Dalmazia, all'ultima fase dell'attività degli artigiani di Docimio (265-270 d.C.). | |
Immagine | ![]() ![]() | |
Famiglie e persone | Abate Elia | |
Collezioni di antichità | ||
Note | Come per tutti gli altri elementi antichi di reimpiego presenti a Bari, la maggior parte dei quali di provenienza orientale, anche in questo caso si pone il problema di stabilire il momento dell'importazione di tali materiali. Non risulta, in genere, possibile discernere se i marmi siano giunti in città già in antico o in occasione del riuso medievale; rispetto alla prima opzione occorrerebbe, poi, valutare se in origine fossero destinati a Barium o ad un'altra città della Puglia romana. Nel caso specifico, a sostegno di un arrivo tardo del prezioso spoglio, si potrebbe ricordare il fatto che nella basilica nicolaiana di Mira, città nativa del Santo, siano stati assemblati in un sepolcro elementi appartenenti a più sarcofagi del tipo a "colonnine"; è possibile che con la traslatio delle reliquie di San Nicola fossero stati recuperati anche i marmi antichi (nel Museo dei matronei si trova un altro frammento di sarcofago dello stesso tipo, che pare però non pertinente a quello in esame, Cfr. Cassano 1988, 408, n. 838, fig. 596). Un'imitazione da parte di Elia e del Maestro della Cattedrale del modello autorevole presente nella prima basilica nicolaiana sembra comunque sostenibile anche indipendentemente dal recupero a Mira della fronte di sarcofago in esame. D'altra parte, l'eccezionale ritrovamento in contesto del sarcofago di Melfi (Ghiandoni 1995) dimostra che non si può escludere la presenza nella Regio II, già in antico, di un prodotto d'importazione tanto prestigioso. Rispetto alla prassi del riuso in età medievale dei sarcofagi antichi la tomba di Elia assume quasi un valore esemplare, corroborato dall'associazione con il testo metrico, scolpito su una bella lastra di marmo proconnesio, anche questa di reimpiego; l'epigrafe permette di valutare il ruolo dell'oggetto antico nell'esaltazione della memoria del vescovo (celebrato in particolare come fondatore della basilica di Nicola) ed esplicita un apprezzamento di valore estetico per il marmo, strettamente connesso con la sua antichità (Vergara 1984; Cassano 1988; Todisco 1994). La decorazione figurata della cassa marmorea ben si prestava, inoltre, ad un'interpretatio in chiave cristiana, riproponendo una fortunata equazione, acquisita almeno dall'epoca tardoantica, tra l'immagine dell'intellettuale pagano e quella dei padri della Chiesa (Zanker 1997, 325-333). Probabilmente la tomba dell'abate deve essere attribuita al Maestro della Cattedrale di Elia, figura artistica di straordinario valore, che avrebbe dimostrato anche in questo caso, come ad esempio nel protiro, la capacità di reimpiegare l'antico nell'ambito di un progetto di originale rielaborazione (Cassano 1988, 405).
| |
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Alexandridis 2014: Annetta Alexandridis, "Death and the city: Asiatic columnar sarcophagi in context", in Approaching monumentality in archaeology, a cura di James Osborne, Albany 2014, 233-256.
Cassano 1988: Raffaella Cassano, "Frammento di sarcofago asiatico di tipo Sidamara", in Archeologia di una città: Bari dalle origini al X secolo, a cura di Giuseppe Andreassi e Francesca Radina, catalogo della mostra (Bari, Complesso monumentale di Santa Scolastica), Bari 1988, 406-407, fig. 592.
Ghiandoni 1995: Olivia Ghiandoni, "Il sarcofago asiatico di Melfi", Bolettino d'Arte, 89-90, 1995, 1-58.
Kock 2011: Guntram Koch, "Sarcofagi di età imperiale romana in Asia Minore: una sintesi", in Roman sculpture in Asia Minor: proceedings of the International Conference to celebrate the 50th anniversary of the Italian excavations at Hierapolis in Phrygia (24-26 maggio 2007, Cavallino, Lecce), a cura di Francesco D'Andria e Ilaria Romeo, Journal of Roman Archaeology, suppl. 80, 9-29.
Kock, Sichtermann 1982: Guntram Koch, Hellmut Sichtermann, Römische Sarkophage, München 1982, 289, 503 nota 57, 509.
Morey 1924: Charles Rufus Morey, Roman and Christian sculpture. Part I. The Sarcophagus of Claudia Antonia Sabina and the Asiatic sarcophagi, Sardis 5, Princeton 1924, 46, fig. 79.
Pensabene 2013: Patrizio Pensabene, I marmi nella Roma antica, Roma 2013, 522.
Thomas 2011: Edmund Thomas, "Houses of the dead? Columnar sarcophagi as micro-architecture", in Life, Death and representation. Some new work on Roman sarcophagi, a cura di Jaś Elsner and Janet Huskinson, Berlin 2010, 387-435.
Todisco 1994: Luigi Todisco, "L'eredità dell'antico nella cultura materiale di Bari tra XI e XIII secolo", in Scultura antica e reimpiego, Bari 1994, 240-272.
Vergara 1984: Pasquale Vergara, "Pulchro...sepulchro. Un caso di Bari", in Colloquio sul reimpiego dei sarcofagi romani nel Medioevo, Pisa 5-12 settembre 1982, Marburger Winckelmann-Programm, 1983, Marburg 1984, 245-246. Wiegartz 1965: Hans Wiegartz, Kleinasiatische Säulensarkophage: Untersuchungen zum Sarkophagtypus und zu den figürlichen Darstellungen, Berlin 1965, 49 e note 70, 53, 65, 138, 152.
Zanker 1997: Paul Zanker, La maschera di Socrate: l'immagine dell'intellettuale nell'arte antica [trad. italiana di Francesco De Angelis], Torino 1997. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 07/03/2014 12:53:50 | |
Data ultima revisione | 07/06/2017 12:48:15 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/327 |