OggettoBarletta, Museo civico, fronte di sarcofago
Luogo di conservazioneBarletta
Luogo di reimpiegoBarletta
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Barletta, Museo civico n. inv. 1111

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensionia) h 0,89; lungh. 1,07; b) h 0, 36; lungh. 1,12; c) h 0,42, lungh. 1,13.
Stato di conservazione

La fronte di sarcofago è ora composta di tre lastre, spezzate o tagliate su tutti i lati; nella lastra maggiore è stato asportato un ampio settore circolare quasi al centro a causa del reimpiego come vera di pozzo, mentre le due restanti parti, realizzate dividendo quasi al mezzo la lastra antica nell'altezza disponibile, vennero utilizzate per rivestirne i lati; i marmi antichi erano stati disposti in modo che la superficie decorata non fosse lasciata a vista. Nel frammento maggiore mancano tutte le teste degli apostoli e completamente scalpellati risultano anche la figura in ginocchio e una parte del corpo del Cristo, al centro della composizione; questa rilavorazione potrebbe essere contestuale all'ultimo reimpiego quando, svilito il marmo a vera di pozzo, si cercò di ottenere un piano di posa regolare.  Negli altri due frammenti restano i volti dei personaggi, danneggiati da varie lacune e scheggiature che interessano anche i panneggi. Incavi per l'inserimento di elementi riportati sono presenti in particolare in corrispondenza dei nasi e delle mani. Tra X e XI secolo furono apposte le iscrizioni in greco con i nomi degli apostoli.

CronologiaEtà teodosiana; le iscrizioni in greco si datano tra X e XI secolo (Falla Castelfranchi 1985)
Descrizione

La lastra, appartenente alla fronte di un pregevole sarcofago cristiano con raffigurazione di Gesù tra gli apostoli, è stata ritrovata nel 1887 in occasione della sistemazione di piazza Sant'Antonio; il marmo fu recuperato, tagliato in tre parti, nello smontaggio di un pozzo ubicato nell'atrio del convento originariamente annesso alla cinquecentesca chiesa di Sant'Antonio e poi trasformato in caserma dei carabinieri.

Il Cristo occupa il centro della composizione ed è affiancato dagli apostoli, disposti in numero di sei per lato e ben identificabili grazie alle iscrizioni, tra queste risulta perduta solo quella relativa all'apostolo alla destra di Gesù. L'analisi condotta da Marina Falla Castelfranchi ha consentito di attribuire le iscrizioni onomastiche al X o XI secolo, queste si devono quindi collegare ad un reimpiego altomedievale della lastra (Falla Castelfranchi 1985).

Gli apostoli, vestiti di tunica e pallium, affiancano il maestro disposti su due piani; nonostante una certa frontalità che investe tutta la composizione, presentano atteggiamenti piuttosto variati, talvolta stringono un rotolo, talaltra un lembo del mantello, oppure ancora sembrano rivolgersi, in gesto oratorio, ad uno dei compagni (lo schema è quello detto della traditio legis).

Il primo gruppo è costituito da Matteo, Simone, Andrea, Tommaso e Paolo e un sesto personaggio acefalo che stringe nella mano sinistra il rotolo chiuso, a questi si aggiunge la figura genuflessa ai piedi del Cristo, al centro della questione interpretativa. Il secondo gruppo, che conserva ancora le teste, consente di apprezzare dettagli sulla differente caratterizzazione di ciascun personaggio; Giovanni ha volto giovanile imberbe con la capigliatura compatta, come l'apostolo Filippo; pure imberbe era stato rappresentato Bartolomeo, ultima figura a chiudere la composizione.

Pietro è raffigurato barbato con i capelli corti e ricciuti e la fronte leggermente aggrottata mentre rivolge la sua attenzione al Maestro; il tipo barbato, con alcune variazioni nell'acconciatura, viene riproposto per Luca e Marco.

È probabile che su entrambi i lati sia stato replicato lo stesso schema con la terza e la quarta figura rappresentate in conversazione tra di loro (Giovanni e Luca; probabilmente Andrea e Tommaso).

Il Cristo, privo della testa, della quale restano solo alcune morbide ciocche della capigliatura sul lato sinistro e il cui corpo è molto mal conservato e mancante di un frammento nella parte superiore, è vestito di toga e pallium; la mano sinistra stringe il mantello, mentre la destra è volta verso la figura genuflessa (adlocutio o impositio).

Nella storia degli studi le interpretazioni del soggetto sono state diverse, tuttavia è ora uniformemente accettata l'identificazione della figura genuflessa in una donna; già Testini, salvo prendere poi posizioni differenti, aveva proposto che si trattasse della Cananea o dell'Emorroissa (Testini 1964, 135-138).

Il sarcofago di Barletta appartiene alla produzione costantinopolitana di sarcofagi cristiani della seconda metà del IV secolo, alla quale si può ricondurre un numero ristretto di esemplari di elevata qualità, caratterizzati da composizioni a tematica unica (Passione, Traditio Legis, etc.), in sostituzione dello schema con singole scene, tendenzialmente i miracoli di Gesù, tipico della serire precedente (Brandeburg 2004, 5). Pare dunque potersi riconoscere nel sarcofago in esame una contaminazione tra le due tendenze ora illustrate: la scelta di riproporre un miracolo di Gesù (probabilmente la guarigione dell'Emorroissa) all'interno dello schema del Dominus legem dat.

La figura in ginocchio si presta a suggerire un'assimilazione con la titolare del monumento, secondo una prassi consueta nei sarcofagi con scene del nuovo testamento (Warland 2002); in questo caso la struttura generale comporterebbe una maggiore valorizzazione del personaggio genuflesso, che è presentato, ad esempio, in maniera differente rispetto a un sarcofago conservato ad Ancona, nel quale i due titolari compaiono, in scala ridotta, ai piedi del Cristo (REP II, 54-46, n. 159).

La lastra di sarcofago rappresenta uno degli esempi più noti del cd. classicismo teodosiano: alcuni caratteri stilistici ne rendono inequivocabile la produzione constantinopolitana e, come è stato già notato dai primi editori, i tipi ritrattistici utilizzati per gli apostoli trovano strette corrispondenza nelle figure della base dell'obelisco, in particolare con quelle del lato nord-ovest (cfr. Kiilerich 1993, 132). Inoltre, le proporzioni e la resa dei corpi e il trattamento del panneggio risultano comparabili ad altri prodotti della stessa area, in particolare con i rilievi di Bakirköy e di Yedikule, ora al Museo Archeologico di Istanbul (Kiilerich 1993, 130-132).

Da ultimo al rilievo di Barletta è stata accostata la nota lastra con deditio legis del tesoro di San Marco, sono state, infatti, rilevate affinità nello schema generale della rappresentazione e nei caratteri stilistici di alcune figure (Kaiser-Minn 2012, 224-225).

 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Brandeburg 2004: Hugo Brandeburg, "Osservazioni sulla fine della produzione e dell'uso dei sarcofagi a rilievo", in Sarcofagi tardoantichi, paleocristiani e altomedievali, atti della giornata tematica dei Seminari di Archeologia Cristiana (Roma, 8 maggio 2002), a cura di Fabrizio Bisconti e Hugo Brandeburg, Città del Vaticano 2004, 1-44.

 

D'Angela 1984: Cosimo d'Angela, "Dall'era costantiniana ai longobardi", in La Daunia antica, a cura di Marina Mazzei, Milano 1984, 315-364.

 

D'Angela 1992: Cosimo d'Angela, "La documentazione figurativa", in Principi imperatori vescovi: duemila anni di storia a Canosa, a cura di Raffaella Cassano, catalogo della mostra (Bari), Venezia 1992, 888-891, fig. 1,2.

 

Falla Castelfranchi 1985: Marina Falla Castelfranchi, "Postille Medioevali al sarcofago di Barletta", Rivista di Archeologia Cristiana, 61, 1985, 189-205.

 

Kaiser-Minn 2012: Helga Kaiser-Minn, "Ein theodosianisches traditio-legis-Relief aus Konstantinopel und seine Wiederverwendung und Vorbildfunktion in Venedig", in Akten des Symposiums "Sarkophage der römischen Kaiserzeit: Produktion in den Zentren - Kopien in den Provinzen" = "Les sarcophages romains: centres et périphéries" (Paris, 2.-5. November 2005), a cura di Guntram Koch und François Baratte, Mainz 2012, 219-232.

 

Kiilerich 1993: Kiilerich Bente, Late fourth century classicism in the plastic arts. Studies in so-called Theodosian  Renaissance, Copenhagen 1993, 132.

 

REP II: Jutta Dresken-Weiland, Repertorium der christlich-antiken Sarkophage, Italien mit einem Nachtrag Rom und Ostia, Dalmatien, Museen der Welt, Wiesbaden 1998, 126-127, n. 410.


Testini 1964: Pasquale Testini, "Un rilievo cristiano poco noto del Museo di Barletta", Vetera Christianorum, 1, 1964, 129-163.

 

Todisco 1994: Luigi Todisco, "Testimonianze di età romana e memoria dell'antico a Barletta. La plastica", in Scultura antica e reimpiego in Italia meridionale, 1. Puglia, Basilicata, Campania, a cura di Luigi Todisco,  Bari 1994, 271-290.

 

Warland 2002: Rainer Warland, "Spätantike Repräsentation im biblischen Paradigma: Beobachtungen zu Sarkophagen in Verona, Saint-Maximin, Barletta und Perugia", in Akten des Symposiums "Frühchristliche Sarkophage" (Marburg, 30.6.-4.7.1999), Mainz 2002, 247-253.

Allegati
Link esterni
SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione09/12/2013 16:04:21
Data ultima revisione14/05/2017 10:20:35
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/300