OggettoSalerno, cattedrale, statua della Madonna col Bambino
Luogo di conservazioneSalerno
Collocazione originariaSalerno
MaterialeLegno intagliato e dipinto
Dimensionialtezza 185 cm
CronologiaXIV secolo
Autore
Descrizione

La Madonna è esposta nella quarta cappella sinistra del duomo di Salerno, intitolata a San Nicola in Carcere. Più grande del naturale, è raffigurata in piedi con il Bambino benedicente in braccio, secondo un diffuso un modello iconografico di origine francese, adottato anche nella nota Madonna dell’abbazia di Fontenay (inizio XIV secolo), caratterizzato dalla posizione del Bambino con la gamba sinistra piegata in avanti e la destra schiacciata lungo il corpo della Madre per mostrare la pianta dei piedini offerti alla devozione del fedele. Avvolta in un mantello dorato foderato di blu, la Vergine reca nella mano destra un globo con croce, forse realizzato in età moderna in sostituzione di un fleurant.

Riferita a uno scultore di gusto iberico da Raffaello Causa e da lui assegnata alla fine del XIV secolo, è stata anticipata al secondo quarto del Trecento da Pierluigi Leone di Castris, che vi scorge riflessi orvietani. Per Antonio Braca la scultura si avvicina ai modi di Andrea e Nino Pisano e potrebbe essere stata realizzata su committenza dell’arcivescovo Guglielmo Sanseverino (1364-1378), a causa della presenza di stemmi appartenenti a tale famiglia segnalati dalle fonti nell’allestimento seicentesco della statua, da riferire tuttavia all’arcivescovo Lucio (1613-1622; cfr. Note).

Il volto squadrato con le curiose orecchie a sventola della Madre e lo scollo a ventaglio dell’elaborata sopraveste indossata dal Bambino ritornano identici nella più piccola Madonna col Bambino, ora ridotta allo strato del supporto ed esposta nel Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto, già riferita all’ambito di Andrea Pisano, ma ricondotta da Giovanni Previtali a uno scultore di gusto francesizzante attivo in Umbria al principio del XIV secolo, non estraneo al linguaggio dei seguaci umbri di Nicola Pisano.

Uno stile analogo caratterizza la Madonna salernitana, nonostante le maggiori dimensioni e le diverse condizioni di conservazione, come rivela soprattutto il panneggio ad ampie falcature gotiche e lunghe pieghe tubolari, vivacizzato dall’elegante serpentina degli orli sovrapposti delle vesti e del velo sul tergo, interamente intagliato (come nell’esemplare orvietano), oltre che dipinto e dorato, a dimostrazione che la statua doveva essere visibile da ogni lato.

Accostabile a esemplari francesi di inizio secolo e lontana dalla morbida flessuosità che contraddistingue i panneggi delle più tarde sculture di Andrea e Nino Pisano (peraltro estranei alla cultura figurativa campana), è da anticipare al primo quarto del XIV secolo e rappresenta la traduzione in legno di una monumentale Vierge à l’Enfant transalpina, non molto distante da quella che campeggia al centro della tomba di Isabella d’Aragona nel duomo di Cosenza (post 1271). La sua esecuzione potrebbe dunque ricadere negli anni dell’episcopato di Onofrio (1313-1320), che dopo anni di sede vacante si fece promotore di un’intensa attività di riforma.

Il prestigio dell’immagine e la sua collocazione eminente – forse sull’altare maggiore della cattedrale, dove è attestata nel Cinquecento – è all’origine della sua fortuna in ambito locale, testimoniata dalle Madonne di Marsico Nuovo e Maiori – quest’ultima una copia quasi letterale di quella salernitana – nonché dal successo riscosso dall’iconografia della Vergine stante, prevalente nel XIV secolo nei dintorni di Salerno rispetto a quella della Vergine in trono, più comune nel resto della Campania. 

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note

La statua era collocata fino al principio del XVIII secolo all’interno di un’ancona posta sull’altare maggiore del duomo. La sua occorrenza in questo sito è attestata per la prima volta negli atti della visita pastorale condotta nel 1575 dall’arcivescovo Marsilio Colonna, da cui risulta che la Madonna era esposta insieme a due angeli di legno dorato. Il titolo dalla cattedrale salernitana, già dedicata alla Madre di Dio ma ricordata sotto il nome di Santa Maria degli Angeli sin dal XVI secolo, sembrerebbe derivare proprio dall’allestimento della statua, forse realizzato dall’arcivescovo Guglielmo de Rocca (1471-1482), al quale l’erudito Gaspare Mosca (1594) assegnava l’esecuzione dell’ancona visibile a suo tempo sull’altare maggiore.

Un nuovo allestimento fu curato dall’arcivescovo Lucio Sanseverino (1613-1622) ed è descritto in dettaglio nella Platea generale della Chiesa Salernitana, redatta nel 1716 da Matteo Pastore. Affiancata da quattro angeli reggi-cero, la statua era inserita all’interno di un’ancona di legno dorato e dipinto, innalzata sopra l’antico altare romanico in marmo. Un baldacchino sospeso al soffitto e quattro lampadari di bronzo fornivano il necessario decoro liturgico all’altare, enfatizzando la sacralità dell’immagine.

Tale collocazione garantì massima visibilità alla Madonna trecentesca – segnalata anche da Antonio Mazza nella sua Historiarum epitome de rebus salernitanis del 1681 – fino al definitivo smantellamento dell’ancona nell'ambito dei lavori fatti eseguire dall’arcivescovo Bonaventura Poerio (1697-1722), quando la statua, forse già privata degli angeli, fu esposta presso il cosiddetto Trono di San Gregorio alle spalle dell’altare maggiore, per poi essere trasferita entro il 1807 nell’attuale sito, in una nicchia affrescata con un coro di angeli in ricordo dell’antico titolo dell’immagine.

 

 

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Braca 1995: Antonio Braca, “Sculture trecentesche del Duomo di Salerno”, Rassegna Storica Salernitana, 24, 1995, 97-119, in part. pp. 106-113.

 

Braca 2003: Antonio Braca, Il Duomo di Salerno. Architettura e culture artistiche del Medio Evo e dell'Età Moderna, Salerno 2003, 199-201.

 

Capone 1927: Arturo Capone, Il Duomo di Salerno, I,  Salerno 1927, 159.

 

Causa 1950: Raffaello Causa, “Precisazioni relative alla scultura del '300 a Napoli”, in Sculture lignee nella Campania, catalogo della mostra (Napoli, Palazzo Reale, 8 ottobre 1950 – 31 maggio 1951) a cura di Ferdinando Bologna e Raffaello Causa, Napoli 1950, 63-101, in part. 99;

 

D’Ovidio 2008: Stefano D’Ovidio, “L’enigmatico «Ramolus de Senis» e la scultura lignea di primo Trecento in Campania”, Rassegna Storica Salernitana, 37, 2008, 49, 7-58, in part. 23-27.

 

D’Ovidio 2013: Stefano D’Ovidio, Scultura lignea del Medioevo a Napoli e in Campania, Napoli 2013, passim.

 

Leone de Castris 1986: Pierluigi Leone de Castris, Arte di Corte nella Napoli Angioina, Napoli 1986, 211, nota 84;

 

Mazza 1681: Antonio Mazza, Historiarum Epitome de rebus salernitanis, Neapoli 1681, 41.

 

Scirocco 2008-2009: Elisabetta Scirocco, Arredi liturgici dei secoli XI-XIII in Campania: le cattedrali di Salerno, Ravello, Amalfi, Caserta Vecchia e Capua, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Napoli Federico II, 2008-2009, 124-127.


 

Allegati
Link esterni
SchedatoreStefano D'Ovidio
Data di compilazione18/02/2016 15:29:21
Data ultima revisione20/11/2016 20:11:56
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/594