Oggetto | Cosenza, San Francesco d'Assisi, statua della Madonna col Bambino | |
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Luogo di conservazione | Cosenza | |
Collocazione originaria | Cosenza | |
Materiale | marmo | |
Dimensioni | ||
Cronologia | anni sessanta del Cinquecento | |
Autore | Giuseppe Bottone | |
Descrizione | Il marmo, custodito nella seconda cappella sinistra della chiesa di San Francesco d'Assisi a Cosenza, è stato attribuito da Giorgio Leone a Giuseppe Bottone, scultore messinese formatosi nella bottega di Giovann’Angelo Montorsoli durante il soggiorno di questi nella città dello Stretto (1547-57). L’ascrizione al Bottone è stata successivamente ribadita da Lucia Lojacono, mentre Monica De Marco qualche anno dopo ha avanzato l’ipotesi che essa possa essere stata compiuta da Martino Montanini, fidato collaboratore del Montorsoli, di cui ereditò l’officina alla partenza di Giovann’Angelo da Messina. Chiare affinità stilistiche e tipologiche collegano quest’opera ad una serie di analoghe immagini mariane licenziate dalla prolifica officina di Giuseppe Bottone nel corso del settimo decennio del Cinquecento. Nello specifico, l’opera cosentina si apparenta alle Madonne conservati nelle località calabre di Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC, ante 1568, chiesa della Madonna delle Grazie), di Scigliano (CS, 1562, San Francesco d’Assisi) e di Pentedattilo (RC, 1564, San Domenico). Tra di esse, la prima può ricondursi a Giuseppe grazie alla menzione nell’atto notarile con cui, il 13 novembre 1568, egli s’impegnava ad eseguire una Vergine col Bambino da destinare a Santo Stefano d’Aspromonte, prendendo come riferimento proprio la scultura di Sant’Eufemia. La richiesta era stata espressa direttamente dai committenti: come è precisato nel rogito, i rappresentanti del piccolo borgo calabro chiedevano al maestro di scolpire una Madonna “di la grandizza, lavoro et perfettione con admegloranza di un’altra imagini quali questi tempi passati ha fatto alo casali di Sancta Efimia parcium Calabrie”. Perduta la figura di Santo Stefano, nel ricostruire la cronologia delle commesse che il Bottone ricevette nell’arco degli anni sessanta, avremmo così le Madonne di Fiumedinisi (ME, 1560, Duomo), di Scigliano (1562), di Pentedattilo (1564), di Sant’Eufemia (1567-68 circa), cui si aggiunge la statua ospitata Villafranca Tirrena (ME, anni sessanta del Cinquecento, San Nicola di Bari). La scansione incalzante delle opere dimostra come, partito anche il Montanini nel 1561, lo scultore più richiesto in città tra il settimo e l’ottavo decennio del secolo fu proprio il Bottone. La ragione della datazione della Vergine di Cosenza ai primi anni sessanta è motivata dalle numerose comunanze che essa presenta specialmente con le immagini di Fiumedinisi e di Scigliano, datate nei rispettivi scannelli 1560 e 1562. Tutti questi marmi dipendono da un prototipo ben preciso, che Giuseppe Bottone dovette mutuare da Martino Montanini. Si tratta della Madonna del Soccorso un tempo collocata sull’altare maggiore della chiesa omonima di Castanea (ME) ed oggi custodita in una locale casa privata, e che è stata restituita al Montanini soltanto di recente. I modi figurativi espressi in quest’ultima statua, per la quale si propone qui una datazione sul finire degli anni cinquanta, furono assimilati dal Bottone tanto profondamente dall’indurlo a replicarla fin nei più minuti dettagli, sebbene sia palese il notevole scarto nella resa formale. Gradualmente infatti, nel passaggio dal modello alle derivazioni, le Madonne bottoniane hanno perso freschezza e vivezza di rappresentazione, le volumetrie si sono affilate e i drappeggi si sono rinsecchiti, mentre il Bambino è passato dal corpo erculeo e dalla posa dinamica di Fiumedinisi all’esile e instabile bambolotto dell’analoga figura di Cosenza. | |
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Committente | Ascanio Arnone ? | |
Famiglie e persone | Famiglia Arnone | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | Lo scannello della statua è decorato dalla Presentazione al Tempio sulla fronte, e da due scene, che si ripetono uguali a sinistra e a destra del plinto, raffiguranti un agnellino sormontato da una stella a otto punte. | |
Note | Il clipeo decorato che accoglie i due rilievi laterali non è propriamente uno stemma gentilizio, benché ne assuma la forma. Sembra piuttosto la rivisitazione di un'impresa araldica in chiave più largamente figurativa. La stella a otto punte scolpita sullo scannello è simile alla stella araldica degli Arnone, che compare nella Tomba di Bartolo un tempo collocata nel coro della chiesa di San Francesco d'Assisi. Ciò induce a credere che anche la Madonna col Bambino sia stata commissionata da questa famiglia. D'altronde, la realizzazione del Sepolcro di Bartolo Arnone è stata qui ricondotta, per la gran parte, proprio a Giuseppe Bottone. Si potrebbe pertanto avanzare l'ipotesi che, soddisfatti del monumento dedicato a Bartolo, gli Arnone abbiano commissonato al medesimo maestro la statua della Vergine. Non è improbabile che il committente sia stato lo stesso Ascanio, fratello di Bartolo, che s'incaricò di far eseguire la tomba. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Coniglio 2013: Paola Coniglio, La scultura del Rinascimento nella Sicilia nord-orientale, tesi di dottorato, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, XXV ciclo (tutor: prof. Francesco Caglioti), 2013.
De Marco 2010: Monica De Marco, Dal primo Rinascimento all’ultima Maniera. Marmi del Cinquecento nella provincia di Reggio Calabria, Lamezia Terme 2010, 71, 79, figg. 66, 78.
Leone 1999: Giorgio Leone, "Esiti della 'pittura devota' nel primo trentennio del Seicento a Taverna", in Museo Civico di Taverna 1699-1999 nel terzo centenario della morte di Mattia Preti = Bollettino del Museo Civico di Taverna, 2, 1999, 5 nota 11.
Lojacono 2003: Lucia Lojacono, "La scultura del Cinquecento", in Storia della Calabria nel Rinascimento. Le arti nella storia, a cura di Simonetta Valtieri, Roma 2003, 1068-1069, fig. 39.
Puzzolo Sigillo 1938: Domenico Puzzolo Sigillo, "Ordinazione di opere d’arte per la Calabria in atti notarili messinesi e lo ignoto scultore sincrono Giuseppe Bottone rivelato (con documenti inediti)", in Omaggio degli Archivi Provinciali di Stato al comm. A. Tripodi consultore capo. Studi storici e artistici, Teramo 1938, 107-142 [128-130], doc. II. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Data di compilazione | 05/10/2015 22:10:05 | |
Data ultima revisione | 03/06/2017 19:48:24 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/556 |