Oggetto | Cosenza, Cattedrale, tomba della regina Isabella d'Aragona | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Cosenza | |
Collocazione originaria | Cosenza | |
Materiale | calcarenite | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1271-1285 | |
Autore | ignoto scultore francese attivo nell'ottavo decennio del Duecento | |
Descrizione | Posizionato entro una nicchia nel transetto della Cattedrale di Cosenza, in cornu Evangelii, il monumento fu ritrovato nel 1891, in occasione dei lavori che interessarono la parte absidale del Duomo e della demolizione delle strutture che erano state aggiunte alla fabbrica per volere dell’arcivescovo Capece-Galeota (1759). Fu allora che alcuni studiosi locali riconobbero in questa tomba il mausoleo della regina di Francia Isabella d’Aragona, figlia di Giovanni I, e moglie di Filippo III re di Francia, morta di parto prematuro per una caduta da cavallo durante il viaggio di ritorno dalla Terrasanta (Greco 1891; Arnone 1893). Il cronista Saba Malaspina, rievocando l’incidente mortale in cui la giovane regina perse la vita, e ricordando la sepoltura "perpulcra, digna memoria, materiae ac artis concertatione glorifica", che il re consorte fece innalzare nella Cattedrale di Cosenza, fornì i limiti cronologici entro cui si inserisce l’opera (nella cronaca si parla di un altare, quello dei ss. Pietro e Paolo, "iuxta quod est huiusmodi regalis sepoltura constructa") compresi tra il 28 gennaio 1271, giorno della morte di Isabella (avvenuta a Cosenza), e il 1285, anno di completamento della cronaca (scritta tra 1284 e 1285) e della morte di re Filippo III, committente del sepolcro. L'altare dei ss. Pietro e Paolo, concesso alla confraternita dell'Assunta, fu demolito nel 1652, mentre il sepolcro dové sparire dalla vista con i lavori in Cattedrale promossi dall'arcivescovo Capece Galeota e completati con la consacrazione del 1759. L’opera ci è giunta frammentaria, priva sicuramente dell’iscrizione che doveva accompagnarla, delle probabili dorature e cromie e della cassa in cui furono conservate le spoglie della regina. Anche se menomato, il monumento resta comunque l’esempio più significativo di scultura monumentale dell’Ile-de-France conservato nell’Italia meridionale e dovuto a un artista forse chiamato d’urgenza dalla Francia o disponibile tra quelli che spesso si spostavano al seguito dei reali. Che l’opera sia stata eseguita in Italia starebbe ad indicarlo, com’è stato osservato, il materiale usato, un “calcare compatto ma tenero” (Bottari 1958), ovvero un tufo calabrese. Tra gli spazi di una trifora gotica, in parte ricostruita sulla base dei frammenti superstiti, si dispongono tre figure coronate dalle sembianze giovanili. Al centro è la Madonna col Bambino, dal panneggio fluente e sinuoso e che accenna a un delicato incurvarsi del corpo, tipico della statuaria francese del Duecento e degli avori francesi; ai lati, in ginocchio e con le mani giunte, in atto di adorazione, compaiono la regina a sinistra, e, sulla destra, Filippo l’Ardito (riconosciuto per primo dall’Arnone; Saverio Maria Greco propendeva invece per identificarlo come Giovanni Tristano). Il disegno è semplice; il fondo, pensato in trasparenza come una vetrata, conferisce un’indubbia leggerezza all’insieme. Come notato da Stefano Bottari, se la figura centrale s’impone per slancio sulle altre due, quest’ultime hanno “il vantaggio di una vivacità ritrattistica”. Il volto della Regina, raffigurata con gli occhi chiusi, sembra calcato su una maschera mortuaria; i lineamenti del re sono simili a quelli che si vedono nella figura giacente del suo monumento di Saint-Denis, avviato per iniziativa di Filippo il Bello nel 1298 e sistemato nel 1307. Nel caso della figura del re il confronto con la tomba di Saint Denis è interessante perché, oltre ai tratti fisionomici e alle peculiarità del costume, che appaiono molto simili, si riscontrano analogie anche sul piano stilistico. Ciò suggerirebbe l’origine e l’educazione francese dell’ignoto scultore autore della tomba cosentina, avvenuta appunto tra i cantieri di Saint-Denis e quelli di Notre-Dame. | |
Immagine | ![]() | |
Committente | Filippo III l'Ardito re di Francia | |
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | Non è chiaro se sia possibile collegare alla tomba la testimonianza del viaggiatore e letterato inglese Thomas Hoby, che nel 1550 fu a Cosenza, e così scrive a proposito della Cattedrale: “there is a coffin by the walle’s side with the armes of Fraunce upon yt, where (they of the towne saye) liethe the body of Charles the Great, sometime king of Fraunce” (Hoby [ed. Powell 1902], 41). Abbiamo qui, probabilmente, la prima menzione di una tomba della casa di Francia nella Cattedrale di Cosenza, ma l'indicazione potrebbe essere, più che per la tomba di Isabella (forse un altare più che una vera e propria tomba, come sembrerebbe indicare il documento relativo alla donazione e alla committenza dell'opera da parte del re Filippo III), per quella di Luigi III d'Angiò, morto nel 1434 e sepolto in un'arca (il "coffin" visto da Hoby) ricoperta di broccato e custodita in sacrestia, accanto alla cassa di ferro in cui era conservato il feretro del figlio ed erede di Federico II, Enrico VII, morto nel 1225. Entrambe le opere potevano, tuttavia, contenere le insegne della casa reale di Francia, ed è interessante la credenza locale, riportata da Hoby, che vi fosse sepolto Carlo Magno, tipica amplificazione localistica nel momento in cui si era già persa la memoria (mancavano probabilmente le epigrafi) della reale destinazione della tomba. In seguito le ossa di Luigi e dell'arcivescovo Tommaso Telesio, morto nel 1569, furono murate in una parete della chiesa, di fronte alla cappella di San Giovanni, della famiglia Cavalcanti. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Arnone 1893: Nicola Arnone, "Le tombe regie del Duomo si Cosenza", Archivio storico per le provincie napoletane, 18, 1893, 380-408. Bottari 1958: Stefano Bottari, "Il monumento alla Regina Isabella nella Cattedrale di Cosenza", Arte antica e moderna, 4, 1958, 399-344.
De Castris 1986: Arte di corte nella Napoli angioina, Napoli 1986, 161.
Foderaro 1990: Giuseppe Foderaro, "Il sepolcro della regina Isabella d’Aragona nel Duomo di Cosenza", Bollettino calabrese di cultura e bibliografia, 7, 1990, 292-306.
Hoby (ed. Powell 1902): Thomas Hoby, The travels and life of sir Thomas Hoby written by himself 1547-1564, edizione a cura di Edgar Powell, London 1902.
Martelli 1950: Gisberto Martelli, "Il monumento funerario della regina Isabella nella Cattedrale di Cosenza", Calabria nobilissima, 4, 1950, 9-21.
| |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Michela Tarallo, Antonio Milone | |
Data di compilazione | 05/10/2015 16:13:21 | |
Data ultima revisione | 01/06/2017 20:01:48 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/551 |