Oggetto | Cosenza, San Francesco di Paola, sepolcro di Ottavio Gaeta | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Cosenza | |
Collocazione originaria | Cosenza | |
Materiale | marmo | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1586-1593 | |
Autore | Raimo Bergantino e Ambrogio della Monica | |
Descrizione | Tra il 1586 e il 1593 il carrarese Raimo (Erasmo) Bergantino (attivo a Napoli nella bottega di Girolamo d’Auria tra gli anni ottanta del Cinquecento e gli anni venti del Seicento) e il marmoraro Ambrogio della Monica, nativo di Cava de’ Tirreni, si impegnarono a realizzare, su commissione della famiglia Di Gaeta, un sepolcro di marmo, per il prezzo di 550 ducati. I documenti pervenutici provano che il primo contatto con i due scultori fu stabilito nel 1585 da Marco Antonio di Gaeta, il quale voleva affidare ai maestri l’esecuzione di un sepolcro destinato ad Ottavio, suo unico figlio. Dopo poco tempo, però, anche Marco Antonio morì, e, come si ricava dall’epitaffio posto alla base del sepolcro, trovò sepoltura insieme al figlio. Il secondo rogito notarile, che fu stipulato tra i due scultori e il nobile cosentino Ferrante di Gaeta, si conserva presso l’Archivio di Stato di Cosenza ed è datato 27 marzo 1593 (vd. Fonti e documenti in questa scheda). L’atto di stipula della convenzione, pubblicato da Bruno Mussari e Giuseppina Scamardi, appare interessante perché dimostra che nel corso dei secoli l’opera si è mantenuta integra (vd. Fonti e documenti). Il monumento, oggi posto immediatamente alla destra della porta d’ingresso della chiesa di San Francesco di Paola, in una zona piuttosto buia e nascosta, doveva un tempo essere collocato “nell’ala destra dell’altare maggiore” e si trova nell'attuale collocazione dal 1758 almeno (Di Tarsia ed. 1758, 202). Lo apprendiamo da un manoscritto del 1764 dedicato alle famiglie nobili cosentine, conservato presso la Biblioteca civica di Cosenza e parzialmente pubblicato da Luigi Palmieri (“[A proposito della famiglia Gaeta del Leone, di Castrovillari] “Nei tempi passati, nella chiesa di San Francesco di Paola, vi era una cappella di marmo con una statua d’alabastro bianco, situata nell’ala destra dell’altare maggiore. Nel XVII secolo la stessa è stata trasferita a destra della porta principale, affiancata da un leone e con la seguente iscrizione. D.O.M. Marcus Antonius Gaieta [...]”; L. Palmieri, I, 1999, 375). Il monumento poggia su uno zoccolo al di sopra del quale, centralmente, è la lapide dedicatoria (1593). Più sopra vi è il sarcofago, sorretto da zampe di leone e sovrastato da una nicchia con la statua a figura intera del defunto, in abbigliamento da guerriero, con spada e bastone di comando. Ai piedi della statua compare un leone accovacciato. La struttura architettonica dell’opera riprende da vicino alcuni monumenti sepolcrali napoletani: la tomba di Nicola Antonio Caracciolo, marchese di Vico, nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara, opera di Giovanni da Nola e seguaci, quella di Giovanni Battista Capece Minutolo nel Duomo di Napoli, della bottega di Geronimo d’Auria e quelle della famiglia Spinelli in Santa Caterina a Formiello. Alessandro Grandolfo ha evidenziato come tra i motivi che adornano la nicchia a rilievo marmoreo del sepolcro Gaeta, ci sia, in apice, una “testa muliebre con copricapo arabeggiante a nodi rialzati, da cui ricadono ciuffi di stoffa”. Tale testa, assai poco diffusa nei repertori decorativi della scultura partenopea di quest’epoca, richiama (sul piano tipologico ma non stilistico) due teste femminili, assai simili, visibili nell’urna dei coniugi Ferdinando Brancaccio e Giovanna Scorziato in Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, opera della bottega di Geronimo d’Auria. | |
Immagine | ![]() | |
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | "D. O. M. / M(ARCVS) ANTONIVS CAIETA OCTAVIO C(ESARE) FILIO VNICO PATER / INFELIX CVM PONERET DIEM ET IPSE OBIIT QUARE NE / QVOS PIETAS ATQ(VE) AMOR IVNXIT DIES VLLA SEPARET / IDEM TVMVLVS ET FILII CINERES ET PATRIS OSSA COM/PLECTITVR A. D. M.D.LXXXXIII". | |
Stemmi o emblemi araldici | Stemma: "inquartato, nel 1° e 4° d’argento al leone di rosso; nel 2° e 3° di rosso pieno". | |
Note | Silvestro Ferrucci, toscano. Le opere finora documentate risultano perdute (Giovan Battista D’Addosio, Documenti inediti di artisti napoletani dei secoli XVI e XVII, dalle polizze dei banchi, in “Archivio Storico per le Province Napoletane”, XLV, 1920, 181-182). Nel 1599 eseguì una conchiglia marmorea per la Fontana del Mandracchio; mentre al 1600 risale una “lapida di pietra mischia con la statua” per Ferrante Gaeta (forse un’aggiunta al sepolcro di Ottavio Gaeta in San Francesco di Paola a Cosenza?). | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | Archivio di Stato di Cosenza [ASC], Fondo Notarile, Orazio Migliorella, 27 marzo 1598, c. 70r: “[Raimo e Ambrosio si impegnano a] fare, per servitio di detti magnifici di Gaeta, uno sepulcro di marmore gentile di Carrara, nel quale ce sarà in mezo una statua armata et uno leone sotto li piedi, dalla destra uno troncone di lanza et dalla sinistra uno stocco lavorato a torno de trofei, con l’arme di casa Gaeta intagliate alli dui cantoni di bascio, co’ epittafio in piede et sopra, sen ce lo vorranno. Quella statua debia essere palmi sette et un quarto alta et tutto detto sepolcro debia esser palmi vinti alto et de dodici largo, lavorato tutto in omnibus; et cossì come sopra la testa di detta statua in detto disegno sta quatro, debia venire tondo et nelli triangoli sen ci debiano fare dui angioli” (Archivio di Stato , notaio Orazio Migliorella, 27 marzo 1598, c. 70r). ASC, Fondo notarile, Giacomo Maugeri, 27 marzo 1593, cc. 70v e ss. [nel documento si trova una copia della stipula del 1586]: “Ambrosius della Monacha de civitate Cave et mastro Bergantino de Carrara, sculptores, si impegnano a fare, per servitio di detti magnifici Di Gaeta, uno sepulcro di marmore gentile di Carrara, nel quale ce sara in mezo una statua armata et uno leone sotto li piedi, dalla destra uno troncone di lanza, et dalla sinistra uno stocco lavorato a torno de trofei, con l’arme di casa Gaeta intagliate alli dui cantoni di bascio, co’ epittafio in piede et sopra, se ce lo vorranno; quale statua debia essere palmi sette et un quarto alta, et tutto detto sepolcro debia esser palmi vinti alto et de dodici largo, lavorato tutto in omnibus; et cossi come sopra, la testa di detta statua in detto disegno sta quatro, debia venire tondo et nelli triangoli se nci debiano fare dui angioli. Et tutto [...] de bonissimo magisterio, conforme al disegno per detti mastri scultori fatto et sottoscritto di propria mano di detto signor Ottavio et per me predetto notaro, et anco del predetto mastro Raimo [...] Il tutto per prezzo di 550 ducati, da pagarsi in questo modo, cioe docati cento di essi infra et per tutto l’atto dell’intrante mese di gennaro dell’intrante anno 1586 [...] avante ogni mese, infine altri docati cinquanta insino a tanto che sara finita l’opera sudetta; et finita che sara la detta opera, et assettata, pagarli il complimento delli sopradetti ducati cinquecento cinquanta” (da BRUNO MUSSARI, G. SCAMARDI, "Scultori toscani a Cosenza tra XVI e XVII secolo", Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico e Urbanistico, Università degli Studi di Reggio Calabria, IV, 8, 1994, 169-180). | |
Bibliografia | Di Tarsia (ed. Spiriti 1758): Le rime di Galeazzo Di Tarsia cosentino signor di Belmonte, edizione a cura di Salvatore Spiriti, Napoli 1758, 201-202.
Mussari, Scamardi 1994: Bruno Mussari, Giuseppina Scamardi, "Scultori toscani a Cosenza tra XVI e XVII secolo. Il sepolcro di Ottavio Gaeta. Sull’attività cosentina di Andrea Maggiore da Carrara a Cosenza", in Quaderni del Dipartimento Patrimonio Architettonico e Urbanistico [PAU], Università degli Studi di Reggio Calabria, IV, 1994, 169-180.
Negri Arnoldi 1997: Francesco Negri Arnoldi, La scultura del Cinquecento in Italia meridionale, Napoli 1997, 187.
Palmieri 1999: Luigi Palmieri, Cosenza e le sue famiglie attraverso testi, atti e manoscritti, I, Cosenza 1999, 375. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Michela Tarallo | |
Data di compilazione | 05/10/2015 16:09:08 | |
Data ultima revisione | 03/06/2017 19:04:06 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/550 |