OggettoCosenza, San Domenico, altare della Madonna della Febbre
Luogo di conservazioneCosenza
Collocazione originariaCosenza
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiaseconda metà del Cinquecento
Autorebottega di Giovan Domenico d'Auria
Descrizione

L’altare marmoreo è collocato nella chiesa di San Domenico di Cosenza, all’interno della Cappella denominata “del Rosariello” (perché permette l’accesso all’oratorio del Rosario). Esso consta di un’edicola centrale, ospitante la Vergine col Bambino, e inquadrata da doppie lesene, trabeazione e fregio decorati con motivi a grottesca; in alto svetta una lunetta recante la figura del Dio Padre Benedicente. Lo scannello della Madonna è decorato con l’Annunciazione e la Resurrezione nei due pannelli rispettivamente a sinistra e a destra, e con la Nascita di Cristo e l’Adorazione dei Magi al centro. Due Santi domenicani affiancano la Madonna, costituendo un trittico la cui composizione oggi è in gran parte perduta a causa di rifacimenti, occorsi nel secolo scorso, che hanno privato i Santi delle rispettive edicole (oltre a collocarli troppo in basso rispetto alla Vergine, e su piedistalli palesemente posticci). Il paliotto reca scolpito a bassorilievo una bella Deposizione di Cristo dalla croce. L’analisi formale del retablo consente l’inquadramento dell’altare entro la corrente manieristica napoletana largamente rappresentata dall’opera di Giovan Domenico d’Auria (di questa opinione già Dionesalvi, 1932; Di Biase, Cosenza domenicana, 1952). Simili modi stilistici si rintracciano, ad esempio, nella Madonna col Bambino scolpita nella lunetta del Sepolcro di Dorotea Spinelli, eseguita dall’officina dello scultore partenopeo agli inizi degli anni settanta del Cinquecento e destinata alla chiesa napoletana di Santa Caterina a Formello. L’Altare della Pietà tra i Santi Biagio e Antonio da Padova eretto all’interno della Cappella Gesualdo nella chiesa dei Santi Severino e Sossio, sempre a Napoli, e compiuto da Giovan Domenico con la collaborazione del figlio Girolamo, invece, fornisce un utile termine di confronto tipologico, restituendoci, con le dovute differenze iconografiche, l’originaria composizione del trittico marmoreo oggi perduta.

Immagine
CommittenteFamiglia Cicala (?)
Famiglie e persone

Famiglia Cicala (?)

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note

Nella Santa Visita del vescovo di Venosa Andrea Pierbenedetto, compiuta il 28 giugno 1628, l’altare di Santa Maria della Febbre viene indicato come di proprietà della famiglia Cicala (“In altari Sanctae Mariae, ut aiunt, de febri, de familia Cicala, semel in hebdomada celebrare tenentur pro annuis ducatis quatot assignatis”; G.L. Esposito, 1974, 280). Nel 1869 Andreotti indicò i Martucci come i patroni del vano (seguìto da Paolino, 1996, 25). Dando per buona la notizia che ci offre monsignor Pierbenedetto, e ammettendo che la famiglia Cicala abbia preceduto i Martucci nel patronato della cappella, si potrebbe avanzare l'ipotesi che i committenti dell’altare siano stati proprio i Cicala. Non mancano indizi che lasciano aperta tale ipotesi. Girolamo Sambiasi (1639, 60-63) attesta la nobiltà della famiglia “De Cicali” già in piena epoca rinascimentale; e a Cosenza si può ammirare il loro palazzo gentilizio (XV sec.) donato nel 1523 al cardinale Ruffo-Theodoli (Putaturo Donati, 2000). Da un atto rogato dal notaio cosentino Di Macchia Napoli il 4 luglio 1554 sappiamo che il monastero di San Domenico concesse ad Agostino Pollisio la facoltà di erigere la propria cappella, intitolata a Santa Maria Maddalena, di fronte alla Cappella di Roberto Ferrario e a quella del duca Alfonso Cicala (Archivio di Stato di Cosenza [ASC], Fondo notarile, notaio Di Macchia Napoli, 4 luglio 1554). Se dunque una Cappella Cicala è già attestata a metà Cinquecento, si può, se non altro, cautamente ipotizzare un coinvolgimento dei Cicala nella commissione dell’altare della Febbre, stilisticamente databile proprio alla metà del Cinquecento.

Nel corso dei secoli la distribuzione delle cappelle di San Domenico mutò radicalmente, e nel 1869 Davide Andreotti registrò la presenza dell’Altare della Madonna della Febbre all’interno della dodicesima cappella che, sulla destra, si apriva sulla navata della chiesa. Durante il XVIII secolo l’edificio subì importanti lavori di trasformazione ad opera del maestro napoletano Giovanni Calì, cui non si sottrasse neppure la Cappella che ospitava l’altare della Madonna della Febbre.

La collocazione attuale del dossale non è originaria: è il risultato di interventi successivi, che hanno determinato un diverso accesso al vano con il conseguente cambio di orientamento dell’altare su cui s’innalza il retablo. Quest’ultimo, inoltre, a seguito di tali rifacimenti, ha perso alcune sue parti costitutive, se Alfonso Frangipane nel 1933 riuscì ancora a vedere le edicole (quella centrale e le due laterali) che ospitavano le statue della Vergine e dei Santi domenicani. Agli interventi di restauro degli anni quaranta del Novecento può ascriversi anche la perdita di una parte della predella, scolpita con le mezze figure degli Apostoli ai lati del Cristo, che attualmente è affiancato da soli otto Apostoli. In generale, l’impressione che si ha osservando l’altare, è che, a seguito del cambiamento di collocazione, esso sia stato smembrato e ricomposto successivamente eliminando alcuni brani marmorei, che forse per motivi di spazio non hanno trovato posto sulla parete di fondo della cappella. Così l’intero struttura marmorea risulta decurtata in larghezza.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Andreotti 1869: Davide Andreotti, Storia dei cosentini, Napoli 1869, II, 77.

 

Borretti 1964: Mario Borretti, "Documenti per la storia delle arti in provincia di Cosenza durante il Viceregno (1503-1734)", in Atti del terzo congresso storico calabrese (19-26 maggio 1963), Napoli 1964, 518 nota 19. 

 

Di Biase 1952: Valentino Di Biase, Cosenza domenicana, 1952.

 

Dionesalvi 1932: Ruggero Dionesalvi, La chiesa di San Domenico e l'Arciconfraternita del SS. Rosario di Cosenza. Brevi cenni storici raccolti per i fedeli devoti, Napoli 1932, 19-20.

 

Esposito 1975: Guglielmo Esposito, San Domenico di Cosenza, 1447-1863. Vita civile e religiosa nel Meridione, Pistoia 1975, 254-256.

 

Frangipane 1933: Alfonso Frangipane, Calabria. Provincie di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria (Ministero dell’Educazione Nazionale. Direzione Generale Antichità e Belle Arti, Inventario degli oggetti d’arte d’Italia, II), Roma 1933, 131.

 

Minicucci 1933: Cesare Minicucci, Cosenza sacra. Notizie storiche sulle chiese e confraternite, sui conventi e monasteri della città di Cosenza. Cronaca dei vescovi ed arcivescovi della chiesa cosentina, Cosenza 1933, 138.

 

Mormone 1983: Raffaele Mormone, "La chiesa di San Domenico a Cosenza. Problemi di critica storica e di restauro", Rivista storica calabrese, 4, 1983, 455.

 

Negri Arnoldi 1997: Francesco Negri Arnoldi, Scultura del Cinquecento in Italia meridionale, Napoli 1997, 186, 218. 

 

Palmieri 1999: Luigi Palmieri, Cosenza e le sue famiglie, attraverso testi, atti e manoscritti, Cosenza 1999, II, 169.

 

Paolino 1996: Francesca Paolino, Altari monumentali in Calabria, 1500-1620, Reggio Calabria 1996, 25-34.

 

Putaturo Donati 2000: Mario Putaturo Donati, Profili di storia dell’ordinamento amministrativo della città di Cosenza e delle istituzioni pubbliche dal XII al XIX secolo, Soveria Mannelli 2000.

 

Santagata 1975: Giuseppe Santagata, Calabria sacra. compendio storico-artistico della monumentalità chiesastica calabrese, Reggio Calabria 1975, 168.

 

Terzi 2014: Fulvio Terzi, Cosenza. Medioevo e Rinascimento, Cosenza 2014, 471-472. 

Allegati
Link esterni
SchedatorePaola Coniglio, Michela Tarallo
Data di compilazione05/10/2015 16:04:40
Data ultima revisione03/06/2017 17:58:00
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/549