Oggetto | Otranto, Cattedrale, monumento sepolcrale dell'arcivescovo Serafino da Squillace | |
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Luogo di conservazione | Otranto | |
Collocazione originaria | ||
Materiale | pietra leccese | |
Dimensioni | ||
Cronologia | XVI secolo | |
Autore | Niccolò Ferrando (attrib.) | |
Descrizione | Entrando nella Cattedrale di Santa Maria Annunziata di Otranto, si scorge, subito a destra della bussola, nella parete della controfacciata, il monumento funebre del frate minorita Serafino da Squillace, designato arcivescovo di Otranto nel 1480 da papa Sisto IV (e morto, come sappiamo da Ferdinando Ughelli, nel 1514). Il monumento si sviluppa su più livelli. Nella parte inferiore si imposta un alto basamento liscio, tripartito mediante finti semipilastri addossati, ciascuno terminante con un leoncino accovacciato; i tre leoncini scandiscono e dividono in due spezzoni l’epigrafe riportata nella voce “Iscrizioni” in questa scheda. Il livello mediano del sepolcro è occupato dal sarcofago vero e proprio, la cui faccia reca una lastra sepolcrale con l’effigie del defunto disposta orizzontalmente. In abito francescano, il gisant (che rappresenta sempre il Serafino) giace supino, con gli occhi chiusi e le mani incrociate sull’addome. L’abito ricade in pieghe regolari e lunghe fino ai piedi, nudi. Il capo, chiuso nel cappuccio sino quasi alle sopracciglia, poggia su un guanciale rigonfio, provvisto agli angoli di quattro fiocchi. Lungo il lato superiore della lastra corre il motto latino “DECIPIMVR VOTIS T(EM)P(OR)E FALLIMVR MORS. DERIDET CVRAS ANXIA VITA NIHIL”, interrotto nel centro da un finto cordone marmoreo penzolante e terminante con una nappa (particolare che induce a ritenere “originaria” la posizione della lastra). Al di sopra del sarcofago si sviluppa il terzo ed ultimo livello del sepolcro. All’interno di una nicchia poco profonda è sistemata la figura dell’arcivescovo, inginocchiato e abbigliato con i paramenti della sua dignità. Le mani sono giunte in preghiera, il capo è mitrato. La nicchia è inquadrata su entrambi i lati da paraste impreziosite con una ricca decorazione a motivi vegetali e candelabre che reggono un’alta trabeazione; nel fregio di quest’ultima compare la scritta: “IN NO(M)INE TVO SALVV(M) ME FAC”. Il monumento è concluso da un timpano semicircolare recante nel centro un sole raggiato e monogrammato (IHS) inscritto dentro un medaglione; quest’ultimo è a sua volta contenuto in uno scudo sorretto da due angeli genuflessi. I rapporti stilistici con il portale laterale della stessa Cattedrale, che è opera autografa di Niccolò Ferrando, hanno portato gli studiosi ad identificare nel Ferrando l’autore anche del monumento sepolcrale in esame (e, conseguentemente, sulla base del raffronto con quest’ultimo, gli sono stati poi ascritti, in una fase antecedente, anche gli altari di San Benedetto e di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina). Più in particolare l’attribuzione al Ferrando è stata avanzata per la prima volta da Cosimo De Giorgi (1888); successivamente, è stata ripresa da Giuseppe Gigli (1912), Pietro Marti (1932), Antonio Antonaci (1955), Antonio Franco (1960) e Clara Gelao (1988, 2004; la Gelao non cita mai Gigli, Marti e Antonaci). Anche in questo caso, come in quello degli altari galatinesi, sono scoperti i rapporti con l’arte veneta, in particolare per quel che riguarda le soluzioni compositive (anche se la resa è più “pesante”). | |
Immagine | ![]() | |
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | Nel fregio della trabeazione: "IN NO(M)INE TVO SALVV(M) ME FAC".
Nella lastra con gisant: "DECIPIMVR VOTIS T(EM)P(OR)E FALLIMVR MORS. DERIDET CVRAS ANXIA VITA NIHIL".
Al di sotto della lastra con giacente: "SERAPHI(NI) ARCHI(EPISCOPI) DIVI / FRAN(CISCI) ORDI(NIS) SARCOPHA/GO HOC OPERITVR // QVI SACR(VM) DEI TEMPLVM / A TVRCIS LABEFACTV(M) / INSTAVRAVIT ORNAVITQ(VE)". (Il motto potrebbe riferirsi alla strage degli abitanti di Otranto, avvenuta nel 1480, anno coincidente anche con la nomina ad arcivescovo del personaggio titolare del sepolcro (?). | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | a) Alcune delle notizie biografiche relative al personaggio titolare del sepolcro appaiono discordanti. L’Ughelli, il Barrio, il Gams e l’Eubel lo chiamano “Stefano”; il Fiore e il Russo riportano invece anche la variante “Serafino”. Per quanto riguarda il luogo di nascita, tutti gli eruditi lo vogliono originario della città di Squillace; il Pitaro lo dice invece nato a Montepaone. Non ci sono discordanze però, in tutti, sulle date di nascita e morte. Come precisato da Leonardo Calabretta (2004), fino al 1603 Montepaone fece parte del feudo di Squillace: lo studioso scrive dunque (idea condivisibile): “è facile dedurre che chi fosse nato in uno dei «casali» del feudo potesse essere detto (da sé o dagli altri) originario del capoluogo del feudo”.
b) E’ stato osservato come la sentenza latina “Decipimur votis tempore fallimur mors. Deridet curas anxia vita nihil” sia annotata sul retro del “manoscritto L” dell’Istituto di Francia, uno dei tanti taccuini che Leonardo compilò con annotazioni e disegni. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Antonaci 1955: Antonio Antonaci, Otranto. Testi e monumenti, Galatina 1955, 145-146.
Barrio (ed. 1985): Gabriele Barrio, Antichità e luoghi della Calabria [1571], ed. Cosenza 1985, 422. /c’è curatore note, traduttore, ecc./
Calabretta 2004: Leonardo Calabretta, Le diocesi di Squillace e Catanzaro: cardinali, arcivescovi e vescovi nati nelle due diocesi, Cosenza 2004, 57 e 90.
De Giorgi 1888: Cosimo De Giorgi, La provincia di Lecce: bozzetti di viaggio, 1882-1888, II, Lecce 1888, 271.
Eubel 1960: Konrad Eubel (e continuatori), Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, Münster 1913-1914 (Padova 1960-1968), II, (1960), 166.
Fiore (ed. Ferrari 1977): Giovanni Fiori, Della Calabria illustrata [1691-1743], III, a cura di Umberto Ferrari, Chiaravalle Centrale 1977, 46.
Foscarini 2000: Amilcare Foscarini, Arte & artisti di Terra d’Otranto tra Medioevo ed età moderna, Lecce 2000, 109-110.
Franco 1960: Antonio Franco, “L’opera di un ignorato scultore salentino del Rinascimento”, La Zagaglia, I, 1959, 1-15.
Gams 1957: Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesæ Catholicæ..., Graz 1957 (ripr. dell’ed. Regensburg, 1873-1886), 911.
Gelao 1988: Clara Gelao, “L’attività di Nuzzo Barba a Conversano e le influenze veneto-dalmate nella scultura pugliese del Rinascimento”, Saggi e memorie di storia dell’arte, XVI, 1988, 17.
Gelao 1998: Clara Gelao, “La scultura pugliese del Rinascimento nel contesto della koiné culturale adriatica”, in Andar per mare: Puglia e Mediterraneo tra mito e storia, a cura di Raffaella Cassano et al., Bari 1988, 374.
Gelao 2004: Clara Gelao, Scultura del Rinascimento in Puglia, Atti del Convegno... (Bitonto 2001), Bari 2004, 24-25, 51.
Giornale storico 1908: Giornale storico della letteratura italiana, 1908, 262-263.
Gigli 1912: Giuseppe Gigli, Il Tallone d’Italia. II, Gallipoli, Otranto e dintorni, Bergamo 1912, 102.
Lanzilotta 2010: Giacomo Lanzillotta, Aurelio Persio e la scultura del Rinascimento in Puglia, Bari 2010, 71-72.
Marti 1932: Pietro Marti, Ruderi e monumenti nella penisola salentina, Lecce 1932, 167.
Pitaro 1991: Francesco Pitaro, Montepaone: una storia e una leggenda, Soveria Mannelli 1991, 57-58.
Russo 1974-1993: Francesco Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, Roma 1974 e segg. (in partic.: nn. 12120, 12124, 12128, 12594, 12595, 12608, 12664, 15591).
Ughelli 1662: Ferdinando Ughelli, Italia sacra, vol. IX, Roma 1662, col. 82. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Michela Tarallo | |
Data di compilazione | 08/09/2015 15:43:38 | |
Data ultima revisione | 13/02/2017 22:02:35 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/543 |