Oggetto | Otranto, Cattedrale, Vergine orante col Bambino | |
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Luogo di conservazione | Otranto | |
Collocazione originaria | Otranto | |
Materiale | legno dorato e dipinto | |
Dimensioni | cm 100 x 45 (Gianfreda 1994) | |
Cronologia | ultimo quarto del XV secolo | |
Autore | ignoto scultore della seconda metà del Quattrocento | |
Descrizione | Nulla si sa sulla provenienza di questa piccola statua (trattasi più propriamente di un altorilievo, essendo l’oggetto piatto [o cavo?] nel retro) in legno dorato e dipinto, attualmente custodita nella Cappella dei Martiri della Cattedrale di Otranto, al di sopra dell’altare, dov’è circondata dagli armadi che conservano le sacre reliquie. Molto venerata dalla città, la Madonna, popolarmente denominata “Madonna di Otranto” o “delle Grazie”, misura un metro di altezza per 45 cm di larghezza. Ricavata da un blocco ligneo monolitico, la Vergine rientra iconograficamente nella tipologia delle Madonne oranti, raffigurata, com’è, seduta su di uno scranno, con il Figlio sulle ginocchia e le mani giunte in preghiera. La Madonna fu pubblicata nel 1994 da Grazio Gianfreda e da Francesco Negri Arnoldi con ipotesi attributive differenti. Gianfreda, notandone una componente bizantineggiante (“gli occhi a mandorla, le sopracciglia arcuate, il maforio orlato di blu-scuro dalle tempie in giù”) stemperata da elementi occidentali (la dolcezza dell’espressione e “il modo di pregare”), assegnò il pezzo ad un artista italo-greco locale. Il Negri Arnoldi invece, se in un primo momento ricondusse la Vergine ad una bottega veneta, datandola alla metà del XV secolo, qualche anno dopo (1997) la rilesse come opera abruzzese della fine del Quattro-inizi del Cinquecento, confrontabile con l’Annunciata dell’Episcopio di Tricarico. Sulla Madonna di Otranto si sono espressi anche Clara Gelao e Giorgio Fossaluzza. Per quel che riguarda la matrice stilistica, la Gelao ha accolto sulle prime, senza riserve, l’originaria idea del Negri Arnoldi, supponendo un’origine veneta dell’opera (1998; 2004: “proveniente da una bottega veneta vicina a quella di Paolo di Amadeo e di Michele Bono”), anche sulla base degli stretti contatti, più volte rimarcati, con la Madonna in trono del polittico ligneo del Museo civico di San Daniele del Friuli, erroneamente identificato (Negri Arnoldi, 1994, 276; seguìto da Gelao 1998, 370) con quello commissionato nel 1441 ai due citati artisti veneziani per la chiesa di Sant’Antonio a San Daniele. Anche il Fossaluzza (2004) ha riscontrato nella Madonna idruntina elementi di vicinanza con il trittico di San Daniele, ma, avanzando per quest’ultimo una provenienza friulana, ha conseguentemente spostato l’asse geografico della Madonna otrantina, tesi che è stata più tardi riconosciuta pure dalla Gelao (Gelao 2013: “...una bottega ancora non identificata, veronese o friulana?”). Sul piano cronologico la Gelao appare ferma nel ritenere che l’opera, a suo parere probabile elemento centrale superstite di una pala d’altare dispersa (Gelao 1998, 2004, 2013; vd. anche Calò Mariani 2004, la quale propende per una provenienza veneta), debba datarsi poco oltre la metà del Quattrocento; di opinione differente si è invece mostrato Giorgio Fossaluzza, che ne ha posticipato l’esecuzione (sempre in via ipotetica) agli anni ottanta del Quattrocento. Per gli stessi anni propende anche Maria Stella Calò Mariani (2001). Ci troviamo di fronte a una scultura di buona fattura, di ignoto scultore attivo nel terzo quarto del XV secolo. Lo schema compositivo di Maria “in trono” a mani giunte, col Bambino in posizione orizzontale sulle sue ginocchia (secondo il modello tardo-gotico della “Madonna adorante il Bambino”, come già nella “Natività” di Gentile da Fabriano), accomuna molte Madonne abruzzesi di fine Quattrocento, per lo più in terracotta dipinta e in legno: non sembra pertanto da scartare la pista abruzzese suggerita dal Negri Arnoldi. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | Alla statua della Madonna la tradizione è solita ascrivere un prodigio. Per quest’ultimo e per i riferimenti bibliografici relativi ad esso vd. qui. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Calò Mariani 2001: Maria Stella Calò Mariani, “I Cavalieri Gerosolimitani e il Baliaggio di Santo Stefano in Puglia. Committenza di opere d’arte e relazioni culturali”, in Fasano nella storia dei Cavalieri di Malta in Puglia, Atti del Convegno Internazionale di studi (Fasano 14-16 maggio 1998), Bari 2001, 286, fig. 26.
Calò Mariani 2004: Maria Stella Calò Mariani, Immagini mariane in Capitanata: contributo sulla scultura pugliese fra XII e XV secolo, San Severo 2004, 45-46.
Fossaluzza 2004: Giorgio Fossaluzza, “Paolo Campsa e Giovanni di Malines per Monopoli...”, in Scultura del Rinascimento in Puglia, Atti del Convegno... (Bitonto 2001), a cura di Clara Gelao, Bari 2004, 127-160 (in partic. 134).
Gelao 1998: Clara Gelao, “La scultura pugliese del Rinascimento nel contesto della koiné culturale adriatica”, in Andar per mare: Puglia e Mediterraneo tra mito e storia, a cura di Raffaella Cassano et al., Bari 1988, 370.
Gelao 2004: Clara Gelao, “La scultura pugliese del Rinascimento. Aspetti e problematiche”, in Scultura del Rinascimento in Puglia, Atti del Convegno... (Bitonto 2001), a cura di Ead., Bari 2004, 13.
Gelao 2013: Clara Gelao, "Arte veneta nella Puglia storica dal tardo Medioevo al Settecento", in Vito Bianchi, Clara Gelao, Bari, la Puglia e Venezia, Bari 2013, 279.
Gianfreda 1994: Grazio Gianfreda, Iconografia di Otranto tra Oriente e Occidente, Lecce 1994, 54-56.
Negri Arnoldi 1994: Francesco Negri Arnoldi, La Scultura del Quattrocento (coll. Storia dell’arte in Italia diretta da Ferdinando Bologna), Torino 1994, 276.
Negri Arnoldi 1997: Francesco Negri Arnoldi, Scultura del Cinquecento in Italia meridionale, Napoli 1997, 220-221 e figg. 203-204. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Michela Tarallo | |
Data di compilazione | 08/09/2015 13:58:08 | |
Data ultima revisione | 13/02/2017 22:10:53 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/540 |