Oggetto | Monte Sant'Angelo, San Michele, porta bronzea | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Monte Sant'Angelo | |
Collocazione originaria | Monte Sant'Angelo | |
Materiale | Oricalco | |
Dimensioni | cm 188 x 318 | |
Cronologia | 1076 | |
Autore | ||
Descrizione | La porta è posta a chiusura dell’accesso alla grotta di San Michele, fulcro liturgico e devozionale del santuario di Monte Sant'Angelo. Eseguita a Costantinopoli nel 1076, fu donata da un “domino Pantaleone”, nel quale la maggior parte della critica identifica l’omonimo mercante amalfitano che aveva già commissionato a Costantinopoli l’esecuzione delle porte bronzee per il Duomo di Amalfi (1065) e per San Paolo fuori le Mura a Roma (1070). L’operazione suggellò il completamento di lavori condotti nel santuario garganico intorno alla metà dell’XI secolo, quando l’ingresso all’antro sacro assunse grossomodo la fisionomia odierna, come attesta anche lo stile del portale in pietra, vicino ai rilievi per l’arredo liturgico firmati da magister Acceptus nel 1041 (ora nel Museo Lapidario). La porta è costituita da due battenti montati su pannelli lignei di diverse dimensioni, tenuti insieme da barre di ferro. Ciascun battente è suddiviso in dodici formelle quadrangolari, fissate al supporto da cornici piatte mediante borchie dal profilo arrotondato, sostituite da quattro eleganti protomi leonine reggi-pittocchio nella fascia mediana del quarto registro. Come appurato da un restauro del 2006, il materiale impiegato è l’oricalco, lega a base di rame e zinco, di comune impiego nelle officine costantinopolitane poiché consentiva una migliore lavorazione a freddo, oltre a conferire al manufatto un tipico aspetto dorato. Le parti nude delle figure erano ad agemina, ben conservata; le incisioni erano trattate a niello e variate cromaticamente, così che la porta doveva apparire come uno scintillante scrigno prezioso. Il programma figurativo insiste sul ruolo di intermediario svolto dall’arcangelo Michele nella storia della salvezza. L’ordine di lettura procede da sinistra verso destra e dal basso verso l’alto in ciascun battente. Su quello di sinistra si dispiega un ciclo con dodici interventi miracolosi dell’Angelus Domini anteriori all’avvento di Cristo, dalla Cacciata di Satana all’Annuncio a Zaccaria. La sequenza delle scene non rispetta l’ordine degli eventi, verosimilmente in seguito a un errato rimontaggio dei pannelli in età moderna (l’epoca dell’intervento si può fissare a un periodo compreso tra il 1690 e il 1763, come si evince dal confronto tra le fonti letterarie e quelle iconografiche citate in calce). Alle storie veterotestamentarie corrispondono, nel battente di destra, sei apparizioni angeliche tratte dai Vangeli, che occupano i primi tre registri. Gli episodi di entrambi i cicli sono desunti, oltre che dalle Scritture, anche dagli encomia in lode di Michele, come la Narratio miracolorum maximi Archangeli Michaelis del IX secolo. L’iscrizione dedicatoria, incisa in posizione privilegiata a destra del reggi-pittocchio centrale, si configura come una duplice invocazione: di Pantaleone ai pellegrini, affinché preghino per la sua anima; dei pellegrini all’arcangelo, affinché il donatore possa godere con loro la gioia eterna. L’epigrafe chiude la serie biblica e introduce alla storia del santuario, con la rappresentazione delle tre apparizioni al vescovo di Siponto che ne avevano determinato la fondazione. Secondo Gioia Bertelli, la mancata indicazione del nome del vescovo è da attribuire alla scrupolosa osservanza del testo primitivo dell’Apparitio, che nelle successive varianti individua il personaggio nel vescovo Lorenzo. Negli ultimi due riquadri l’arcangelo interviene in soccorso di san Martino e incorona i martiri romani Cecilia e Valeriano, episodi nei quali la studiosa coglie un riferimento diretto a Montecassino, dove san Benedetto aveva eretto un oratorio dedicato a san Martino, poi riedificato da Desiderio, e dove si veneravano reliquie di santa Cecilia, sepolta peraltro nella basilica di Trastevere di cui era titolare lo stesso Desiderio. Il collegamento con Montecassino si spiegherebbe con i rapporti tra il cenobio benedettino e il vescovo di Siponto Gerardo, in carica al tempo di esecuzione della porta, e intenderebbe ribadire la diretta dipendenza dalla chiesa di Roma dell’episcopato sipontino, ricostituito dopo un lungo periodo di soggezione alla sede beneventana. | |
Immagine | ![]() ![]() | |
Committente | Pantaleone | |
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | Iscrizione dedicatoria: + Rogo vos om(ne) qui hic veni/tis causa orationis ut prius / inspiciatis tam pulchrum laborem et sic intrantes / precamini D(omi)n(u)m proni pro anima / Pantaleonis qui fuit autor huius laboris + O summe princeps Michael / nos te rogamus qui venimus / ad orandum tuam gra(tia)m ut / n(ost)ris precibus audias pro / auctoris huius anima ut / una nobiscu(m) fruatur se(m)pi/terna gaudia qui tui nominis / s(an)c(t)itas fecit decorare talia Iscrizione nella cornice, in basso a destra: + Rogo et adiuro rectores s(an)c(t)i Angeli michaelis ut semel in anno detergere faciatis / has portas sicuti nos oste/(n)dere fecimus ut sint semper / lucide et clare + Hoc opus completum est in regia(m) urbem Costantinopoli adiuvante d(omi)no / Pantaleone qui eas fieri iussit / anno ab incarnatione D(omi)ni mille/simo septuagesimo sexto Per le iscrizioni esplicative dei pannelli cfr. Bertelli 1999. | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | Lo stile delle formelle trova riscontro nella coeva produzione costantinopolitana. Paesaggi e architetture sono relegati a quinte scenografiche; i personaggi sono raffigurati come silhouette dai panneggi stilizzati. Le incisioni sono eseguite con eccezionale maestria e le singole scene concepite come delle immagini iconiche a sé stanti. Le fonti iconografiche sono state individuate nella miniatura bizantina del X secolo, in particolare nel Rotulo di Giosuè (prima metà) e nel Menologio di Basilio II (c. 985). Per la scena dedicata ai martiri Cecilia e Valeriano è evidente il ricorso a scene d’incoronazione imperiale, come quella nel codice delle Omelie di san Giovanni Crisostomo (fine XI secolo). | |
Fonti iconografiche | Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia cittā di Benevento, I, Benevento 1763, pp. 178-183 (tav. p. 177); Heinrich Wilhelm von Schulz, Denkmäler der Kunst in Unteritalien, I, Dresden 1860, tav. XXXIX | |
Fonti e documenti | Marcello Cavaglieri, Il pellegrino al Gargano, II, Napoli 1690, 21. | |
Bibliografia | Aceto 2000/2003: Francesco Aceto, “Dalla leggenda al testo figurato: l’iconografia dell’arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo e l’'enigma' di San Giovanni in tumba”, in Medioevo. Immagine e racconto, Atti del Convegno (Parma, 2000), Milano 2003, 174-176.
Angelillis 1924: Ciro Angelillis, Le porte di bronzo bizantine nelle chiese d’Italia. Le imposte della basilica di Monte S. Angelo, Arezzo 1924.
Bertelli 1990: Gioia Bertelli, “La porta del santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo: aspetti e problemi”, in Le porte di bronzo dall’antichità al secolo XIII, a cura di S. Salorni, Roma 1990, 293-303.
Bertelli 1999: Gioia Bertelli, “La porta di bronzo”, in L’ angelo, la montagna, il pellegrino. Monte Sant’Angelo e il santuario di San Michele del Gargano. Archeologia, arte, culto, devozione dalle origini ai nostri giorni, Roma 1999, 70-74.
Bertelli 2009: Gioia Bertelli, “La porta di Monte Sant’Angelo tra storia e conservazione”, in Le porte del Paradiso. Arte e tecnologia bizantina tra Italia e Mediterraneo, Atti del Convegno Internazionale di studi (Roma, 6-7 dicembre 2006) a cura di Antonio Iacobini, Roma 2009, 319-344.
Cadei 1988: Antonio Cadei, “Porta Patet”, in Janua Maior, la porta del Duomo di Benevento e il problema del suo restauro (cat. mostra 1987-1988), Benevento 1988, 17-19.
Flaminio 2009: Roberta Flaminio, “L’Angelus Domini e la coronatio dei santi Cecilia e Valeriano sulla porta di Monte Sant’Angelo”, in Le porte del Paradiso. Arte e tecnologia bizantina tra Italia e Mediterraneo, Atti del Convegno Internazionale di studi (Roma, 6-7 dicembre 2006) a cura di Antonio Iacobini, Roma 2009, 345-373.
Götz 1971: Ute Götz, Die Bildprogramme der Kirchentüren des 11. und 12. Jahrhunderts, Bamberg 1971, 372-392.
Grabar 1971: André Grabar, “La porte de bronze byzantine du Mont Gargan et le Cycle de l’Ange”, Millenaire monastique du Mont Saint Michel, III, 1971, 355-368.
Marini Clarelli 1995: Maria Vittoria Marini Clarelli, Montecassino, Milano 1995, 641-650.
Martin 2003: Jean-Marie Martin, “Les Normands et le culte de Saint Michel en Italie du Sud”, in Culte et pèlerinages à Saint Michel en occident: les trois monts dédiés à l’archange, sous la direction de Pierre Bouet, Giorgio Otranto et André Vauchez, Roma 2003, 350-351.
Perla 1974: Daniele Perla, Le porte di bronzo di S. Michele sul Gargano, Monte Sant’Angelo 1974.
Thiery 1978: Antonio Thiery in L’art dans l’Italie méridionale. Aggiornamento all’opera di Émile Bertaux, sotto la direzione di Adriano Prandi, V, Roma 1978, 627, 630-631.
Vona 2009: Fabrizio Vona, “Le porte di Monte Sant’Angelo e di Canosa: tecnologie a confronto”, in Le porte del Paradiso. Arte e tecnologia bizantina tra Italia e Mediterraneo, Atti del Convegno Internazionale di studi (Roma, 6-7 dicembre 2006), a cura di Antonio Iacobini, Roma 2009, 376-377. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Stefano D'Ovidio | |
Data di compilazione | 06/08/2015 20:42:30 | |
Data ultima revisione | 09/03/2017 23:13:23 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/530 |