OggettoAltomonte, Santa Maria della Consolazione, tomba Sangineto
Luogo di conservazioneAltomonte
Collocazione originariaAltomonte
Materialemarmo con tracce di policromia
Dimensioni
Cronologiasettimo-ottavo decennio del XIV secolo
Autoreanonimo scultore attivo a Napoli
Descrizione

L’opera è addossata alla parete di fondo della chiesa di Santa Maria della Consolazione ad Altomonte. Si tratta del più ricco e meglio conservato sepolcro trecentesco gentilizio calabrese. Il sarcofago, sostenuto da tre Virtù teologali poggianti su altrettanti leoni, è decorato da sette archi, entro cui sono collocati, da sinistra a destra, i Santi Filippo, Maddalena, Pietro, Giorgio (al centro), Paolo, Lucia, Antonio Abate; ai lati dell’urna, San Ladislao d’Ungheria e Santo Stefano. Al di sopra del timpano si ergono le statue, a grandezza naturale, raffiguranti la Madonna col Bambino (al centro), San Nicola con un cavaliere inginocchiato (a sinistra), e San Giovanni Battista con una donna, anch’ella inginocchiata, a destra. L’uomo genuflesso indossa un cimiero da parata, mentre la donna si distingue per un’acconciatura a raggiera e per una lunga veste dalle maniche aperte, che secondo la Di Dario Guida costituirebbero una prova ulteriore per la datazione dell’opera, proposta dalla studiosa, tra la fine del sesto e l’inizio del settimo decennio del XIV secolo. Nei due inginocchiati si è soliti identificare i committenti (alternativamente Filippo I e Margherita d’Aquino, Filippo II e Ilaria Sanseverino).

Come ha osservato il Martelli, già in antico il sepolcro dovette perdere il baldacchino, forse distrutto a favore dell’allungamento verso il basso della grande bifora che si apre sulla parete absidale. Il Martelli stesso affermò di aver rinvenuto tracce del baldacchino “sul muro interno, ai lati della trifora e sotto gli stalli” (Martelli 1955, 6). A tal riguardo è interessante rilevare che lungo il chiostro della chiesa della Consolazione sono tuttora conservati alcuni brani marmorei (tra cui una colonnina tortile e una lastra scolpita con un Eterno Padre) che potrebbero ricondursi alla parte sommitale del sepolcro.

Immagine
CommittenteFilippo II
Famiglie e persone

Filippo I, Ruggero e Filippo II Sangineto

Filippo Sangineto (+ 1349), capitano di guerra in Calabria nel 1316, ciambellano regio, capitano di gente in armi in Piemonte per conto del Re di Sicilia nel 1317, capitano generale e giustiziere di Terra di Bari nel 1319, capitano generale e giustiziere di Terra di Lavoro nel 1321, vice maestro giustiziere del Regno di Sicilia nel 1324, luogotenente e capitano generale in Toscana nel 1327, gran giustiziere del Regno dal 1330, consigliere regio e siniscalco della Provenza nel 1331; 1° conte d’Altomonte dal 1337. 

Iscrizioni

Sulla base del baldacchino: "RESPICITE CVN[C]TI VBI IACENT EXTRENVI MVLTI IVSTIFICVS MILES P[RO]BVS ATQVE SAGAX ATQVE BENIGNVS COMES PHILIPPVS ALTIMONTIS HAC PAGINA PICTVS ROGERIVS NATVS EIVS MVLTA VIRTVTE PROBAT[VS] ET MILES STRENVVS MVLTA DISCRETIONE  MVNITVS DEFENSOR PATRIAE TVTELA TOTIVS CALABRIAE PERSPICVVS MILES PHILIPPVS DE SANGINETO ALTIMONTIS COMES ET CORILIANI ROGERII PROLES QVI FECIT FIERI HOC OPVS TEMPORE BREVI ANIMAS QVORVM AMPLECTAT DOMINVS HORVM".

Sulla base del sarcofago: "KIRII MILLENO SETTVAGINTA QVAM TRICENTENO SEPTEMQVE PONES OBIIT HIC VLTIMVS COMES ANNO VOLVENTIS OCTAVA LUCESCENTE DECEMBRIS". 

Stemmi o emblemi araldici

Stemma Sangineto

Note

Privo di baldacchino, della cui presenza testimoniano alcuni pezzi erratici (oggi nel chiostro), come colonne tortili e parte della cuspide con Cristo benedicente. Un’epigrafe in versi leonini sullo spiovente della cella ricorda i membri della famiglia sepolti, mentre un’altra, sotto il giacente, riporta la data di morte di Filippo II, ultimo conte d’Altomonte (8 dicembre 1377). Giovanni Carandente e Maria Pia Di Dario Guida hanno proposto una relazione tra la tomba calabrese e quella di Maria di Durazzo nella chiesa di Santa Chiara a Napoli (ambito di Pacio Bertini). Il San Ladislao è identico all’opera, con analogo soggetto, di Simone Martini (già in Paccagnini 1948), e ciò ha indotto alcuni a credere che l’ancora sconosciuto scultore abbia tratto diretta ispirazione dall’opera martiniana. Se così fosse, dunque, sarebbe confutata l’ipotesi (avanzata per la prima volta da Willemsen e Odenthal, 1966) secondo la quale il monumento sarebbe stato compiuto a Napoli (così, ad esempio, Negri Arnoldi 1972).

L’incerto anno di morte di Filippo I (la forbice va dal 1349 al 1362) e la presenza dell’iscrizione recante la data 1377, verosimile termine ante quem per la realizzazione dell’opera) hanno indotto gli studiosi a proporre diverse datazioni. Tenuto conto del valido riferimento stilistico alla Tomba di Maria di Durazzo (1366 circa) in Santa Chiara, ma sottolineando il carattere derivativo del monumento calabrese da quello napoletano (e non viceversa), sembra che l’ipotesi più credibile sia quella del periodo 1366-77.

Come attesta l’iscrizione incisa sulla base del perduto baldacchino, la tomba ospita non solo le spoglie di Filippo I, ma anche quelle del figlio Ruggero e del nipote Filippo II.

Filippo I dispose l’erezione del proprio monumento funebre nei due testamenti stesi durante la permanenza in Provenza; nell’atto risalente al novembre 1337 si registrava: “ovunque gli venga di morire, il suo corpo venga deposto e custodito nella maggior chiesa cattedrale o parrocchiale, ossia in qualche cappella ove è morto, e che, previo strumento, sia ottenuto il permesso di portare le di lui spoglie alla chiesa di Santa Maria di Brahalla chiamata Consolazione […]; egli dunque sceglie perpetua sepoltura di sé nella detta chiesa; egli vuole che sia rifatta a nuovo […] che il sepolcro o monumento di lui sia in vicinanza dell’altare maggiore e per esso siano spesi fiorini centocinquanta” (Costa 1978, 36-41). 

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Braca 2006: Antonio Braca, "Il monumento funebre di Tommaso III Sanseverino (+ 1358) e alcuni problemi della scultura gotica napoletana del Trecento", in Ottant’anni di un Maestro. Omaggio a Ferdinando Bologna, a cura di F. Abbate, 1, Pozzuoli 2006, 155-157.

 

Carandente 1951: Giovanni Carandente, "Due contributi per la scultura trecentesca in Calabria", Belle Arti, 1951, 18-24.

 

Costa 1978: Bruno Costa, S. Maria della Consolazione: dimora eterna di Filippo Sangineto, Cosenza 1978.

 

Di Dario Guida 1984: Maria Pia Di Dario Guida, Il Museo di Santa Maria della Consolazione in Altomonte, Cava dei Tirreni 1984.

 

Di Dario Guida 1999: Maria Pia Di Dario Guida, "La cultura artistica in Calabria. Dall’alto Medioevo all’età aragonese", in Ead., Storia della Calabria medievale, II, Roma 1999, 243-244. 

 

Martelli 1955: Gisberto Martelli, "Architetture angioine in Calabria", Calabria nobilissima, 9, 1955, 157-171.

 

Negri Arnoldi 1972: Francesco Negri Arnoldi, "Scultura trecentesca in Calabria: apporti esterni e attività locale", Bollettino d’Arte, 68, 1983, 21, 1-48.

 

Paccagnini 1948: Giovanni Paccagnini, "An attribution to Simone Martini", The Burlington Magazine, 90, 1948, 73-80.  

 

Paone 2014: Stefania Paone, Santa Maria della Consolazione ad Altomonte. Un cantiere gotico in Calabria, Roma 2014, 110-135.

 

Rende 1980: Francesco Rende, Monografia storica della terra di Altomonte, Altomonte 1980.

 

Romano 2001: Rosa Romano, "Studi sulla scultura napoletana del secondo Trecento", Arte Cristiana, LXXXIX, 2001, 169-176.

 

Romano 2003: Rosa Romano, "La ‘Bottega Durazzesca’ e la scultura napoletana dei decenni centrali del XIV secolo", Arte Cristiana, XCI, 2003, 18-28.

 

Toesca 1951: Pietro Toesca, Storia dell’arte italiana: il Trecento, Torino 1951.

 

Willemsen, Odenthal 1966: Carl Arnold Willemsen, Dagmar Odenthal, Kalabrien. Schicksal einer Landbrücke, Koln 1966.

Allegati
Link esterni
SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione04/10/2014 15:56:33
Data ultima revisione01/06/2017 16:59:41
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/475