Oggetto | Venosa, abbazia della Trinità, Sepolcro degli Altavilla | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Venosa | |
Collocazione originaria | Venosa | |
Materiale | ||
Dimensioni | h ca. 350 cm | |
Cronologia | XI, XVI secc. | |
Autore | ||
Descrizione | Il monumento è addossato alla parete della navata laterale destra (sud) della chiesa abbaziale della Santissima Trinità di Venosa. Si compone di un sarcofago in lastre di marmo cipollino, con copertura pertinente dello stesso materiale, inserito all'interno di una struttura ad arcosolio con terminazione a timpano, realizzata in conci tufacei e laterizio. La facies attuale del monumento risale alla risistemazione cinquecentesca della tomba, intrapresa per volontà del priore di Venosa Ardicino Barba (m. 1560) dopo il passaggio della chiesa all’ordine gerosolimitano. Sono noti restauri per l’anno 1960 (Lauridia 1970, 58). Una decorazione pittorica databile al XVI secolo, ad evidenza estesa inizialmente a tutto il monumento, interessa la nicchia, la lunetta e la sommità dell'arcosolio, dove due putti reggono lo stemma ducale degli Altavilla, inquadrati dagli scudi con le croci dei Cavalieri di Malta. Al centro della lunetta sono raffigurati, sullo sfondo di un paesaggio collinare (probabilmente Venosa) due personaggi, l’uno in vesti civili, militari l’altro, in adorazione della Trinità; due corone sono posate sul terreno. La tradizione erudita locale vi riconosce Guglielmo Braccio di Ferro e Drogone, i primi due duchi della famiglia Altavilla, anche se il monumento è oggi presentato al visitatore come tomba di Roberto il Guiscardo. | |
Immagine | ![]() ![]() | |
Committente | Roberto il Guiscardo (?), Ardicino Barba | |
Famiglie e persone | Membri della famiglia normanna degli Altavilla. | |
Iscrizioni | Iscrizione oggi perduta: Dragono Comiti Comitum, Ducum Duci, huius sacri templi fundatori, Guglielmo regi, Roberto Guiscardo instauratori, fratribus ac eorum successoribus, et templi benefactoribus, quorum hossa hic sita sunt, que bona postea a principibus occupata fuere. Frater Ardicinus Goxiticus Barba civis Novarien(sis) huius templi Baiulinus sacellum hoc erexit. An. Dnj MDLX. | |
Stemmi o emblemi araldici | Altavilla; Ordine dei Cavalieri di Malta. | |
Note | Nel 1560 i resti di vari fratelli Altavilla (Drogone, Guglielmo, Roberto il Guiscardo e altri) furono riuniti in quest’unico monumento per volontà del priore Ardicino Barba, menzionato in un’epigrafe riportata sul sepolcro, oggi perduta, registrata a metà Settecento dal teatino Eustachio Caracciolo (Biblioteca Nazionale di Napoli, Fondo S. Martino 436, tomo LII, c. 5, qui trascritto da Herklotz 1985, 87): Dragono Comiti Comitum, Ducum Duci, huius sacri templi fundatori, Guglielmo regi, Roberto Guiscardo instauratori, fratribus ac eorum successoribus, et templi benefactoribus, quorum hossa hic sita sunt, que bona postea a principibus occupata fuere. Frater Ardicinus Goxiticus Barba civis Novarien(sis) huius templi Baiulinus sacellum hoc erexit. An. Dnj MDLX. Nell’occasione fu con ogni probabilità adattato a sepoltura comune degli Altavilla uno dei sepolcri normanni presenti in chiesa; lo conferma la morfologia del monumento, coerente con la tipologia medievale ad arcosolio con involucro architettonico libero, e l’impiego per il sarcofago dello stesso cipollino in opera nella tomba di Alberada (Herklotz 1985, 88-89). Nel novero delle originali tombe medievali normanne Herklotz 1985 (89) propone di includere anche la tomba degli Acciaiuoli, situata accanto al sepolcro comune degli Altavilla. La prima notizia di sepolture della famiglia Altavilla nella chiesa della Trinità risale a un documento di donazione datato 1060, col quale Roberto il Guiscardo concedeva ai monaci il castello di Dordanum con relativa chiesa, in favore dell’anima dei suoi genitori, dei suoi fratelli conti, e di altri congiunti, sepolti nella Trinità (quorum corpora in monasterio Sancte Trinitatis Venusii jacent sepulti; cfr. Ménager 1981, 34). Non conosciamo i nomi dei fratelli del Guiscardo già sepolti a Venosa dagli anni cinquanta dell’XI secolo. Roberto nel 1069 vi fece traslare anche le spoglie dei suoi fratelli sepolti in luoghi diversi della Puglia: verosimilmente Guglielmo Braccio di Ferro e Drogone, forse Umfredo (per altri già sepolto nella Trinità) e anche Malgiero. Vi fu forse sepolto anche Umberto (m. 1071), mentre nel suo testamento (1080) Guglielmo di Sanicardo indicò la Trinità come luogo designato per la propria sepoltura. Negli anni seguenti aumentarono i benefici e i donativi concessi all’abbazia, che verosimilmente si presentava come il luogo verso cui far naturalmente confluire le sepolture dei membri della famiglia, situata com’era al centro geografico degli interessi politici del costituendo dominio normanno. Non è da trascurare, in quest’ottica, la presenza nella Trinità di alcune reliquie martiriali oggetto di una particolare promozione cultuale da parte di Vittore II nel 1055 (le reliquie di Senator, Viator, Cassiodor e della loro madre Dominata): un dato che poteva legarsi alla presenza dei sepolcri Altavilla e incrementarne il prestigio e il valore religioso e memoriale. L'operazione attuata dai primi normanni, e promossa con forza dal Guiscardo, faceva della Trinità di Venosa il sacrario della casa d'Altavilla e allo stesso tempo il monumento fondante della loro 'nobiltà' di stirpe e della loro legittimità di governo (Delogu 1994, Aceto 2007). Lo stesso corpo di Roberto il Guiscardo, morto in Oriente nel 1085, fu trasportato a Venosa nel sacrario di famiglia per volontà della moglie Sicilgaita, mentre il cuore e le viscere furono deposte a Otranto. Dopo la morte di Roberto, i suoi successori si indirizzarono verso altri luoghi di sepoltura (Sicilgaita a Montecassino, Ruggero I e sua moglie a Mileto, Ruggero Borsa e il figlio Guglielmo a Salerno, Boemondo a Canosa). Le tombe Altavilla presenti nella chiesa della Trinità di Venosa al termine dell’XI secolo dovevano essere numerose, superando forse la decina (Herklotz 1985, p. 84). In chiesa si trova ancora la più tarda tomba di Alberada, prima moglie del Guiscardo. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Aceto 2007: Francesco Aceto, "La corte e la chiesa: l'Incompiuta Trinità di Venosa. Un'ipotesi sulla sua destinazione funeraria", in Medioevo: la Chiesa e il Palazzo, Atti del Convegno internazionale di studi (Parma, 20-24 settembre 2005), a cura di A. C. Quintavalle, Milano 2007, 403-413.
Bertaux 1904: Emile Bertaux, L'art dans l'Italie Méridionale, I, Paris 1904, 320.
De Lachenal 1998: Lucilla de Lachenal, “L'Incompiuta di Venosa. Un'abbaziale fra propaganda e reimpiego”, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes, 110, 1998, 299-315.
Delogu 1994: Paolo Delogu, "La committenza degli Altavilla: produzione monumentale e propaganda politica", in I Normanni, popolo d'Europa 1030-1200, a cura di M. D'Onofrio, Roma 1994, 188-192.
Falla-Andaloro 1991: Marina Falla, Maria Andaloro, “Altavilla”, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, I, 1991.
Herklotz 1985: "Sepulcra" e "Monumenta" del Medioevo. Studi sull'arte sepolcrale in Italia, Napoli 1985.
Lauridia 1970: Emanuele Lauridia, La chiesa della SS. Trinità di Venosa: monumento nazionale dal 20-XI-1897, Bari 1970.
Ménager 1981: Léon Robert Ménager, Recueil des actes des ducs normands d'Italie (1046-1127). I: Les premiers ducs (1046-1087), Bari 1981.
Musset 1985: Lucien Musset, “Les sépultures des souverains normands: un aspect de l’idéologie du pouvoir”, in Atour du pouvoir ducal normand, a cura di L. Musset, J. M. Bouvris, J. M. Maillefer, Caen 1985, 19-44.
Tramontana 2005: Salvatore Tramontana, voce "Altavilla", in Enciclopedia Federiciana, 2005. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 04/06/2014 10:33:17 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 20:50:06 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/460 |