OggettoLecce, anfiteatro
LuogoLecce
TipologiaEdificio per spettacoli
Nome attualeAnfiteatro
Nomi antichi
Materiali e tecniche edilizieOpera reticolata; opera isodoma in calcare. L'arena e la parte inferiore della cavea sono scavate nella roccia.
DimensioniAsse maggiore: 102,60 m; asse minore: 82,40 m
Stato di conservazione

Dell'edificio restano ora visibili una parte dell'arena e l'alzato fino al limite superiore delle prime arcate per un'estensione complessiva pari ad un terzo della pianta originaria.

Immagine
CronologiaImpianto di età augustea o giulio-claudia; restauro di età flavio-traianea o adrianea.
Fattori di datazione

Tecnica edilizia e decorazione architettonica.

Storia e trasformazioni medievali e moderne

- dall'età altomedievale i resti dell'anfiteatro devono aver costituito le fortificazioni dell'abitato che, fortemente contratto, si era sviluppato all'interno della struttura antica (cfr. in fonti la testimonianza del geografo Guido);

 

 - almeno dall'XI secolo deve essersi verificato lo spoglio sistematico della decorazione marmorea, come testimonierebbero i capitelli a calice reimpiegati nella cripta della Cattedrale di Otranto;

 

- molto probabilmente già nel corso dell'età normanna, con una nuova espansione della città, le arcate dell'anfiteatro siano state utilizzate come sostruzioni per gli edifici costruiti attorno alla platea pubblica (Mantovano 1997, 353-354). 

Inoltre si può ipotizzare che negli stessi anni sia stata ripresa la cinta muraria antica, probabilmente ancora visibile in parte, e che il borgo dell'anfiteatro, ad essa tangente, sia stato utilizzato come ultima estrema difesa in caso di grave pericolo e di insufficienza della cinta esterna (Cazzato, Fagiolo 1984, 22-23; Arthur 2002, 34).

 

- nel 1471 Alfonso, duca di Calabria, visita il Teatro Publico Licu, il più antico seggio della città, che doveva essere ubicato presso le arcate dell'anfiteatro (Mantovano 1997, 356);

                                   

- nel 1482 fu edificato, su commissione del governatore Giovan Battista del Tufo, il palazzo del Governo che ospitava oltre alla sala del parlamento generale, i tribunali e la residenza del governatore, strutture che, giustapposte a edifici già esistenti, contribuirono alla formazione di quel complesso edilizio eterogeneo, detto Isola del Governatore, che ha occupato il lato meridionale della piazza fino al XIX secolo.

L'Isola del Governatore doveva sfruttare gli ambienti fuori terra dell'anfiteatro riproponendone in pianta il profilo ellittico (Mantovano 1997, 356).

Nello stesso complesso erano stati inglobati la cappella di Sant'Irene e il più antico seggio cittadino; 

 

- nel 1900, con la demolizione dell'Isola del Governatore per la costruzione della Banca d'Italia, vengono nuovamente portate alla luce le arcate dell'anfiteatro; la demolizione degli edifici di età moderna termina negli anni Trenta del Novecento quando viene costruito il Palazzo delle Assicurazioni che con la sua facciata curvilinea evoca il perimetro dell'anfiteatro.

Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio per spettacoli è stato realizzato sfruttando le possibilità offerte dalla presenza in loco di un solido banco di pietra leccese; in corrispondenza delle gradinate non è stata regolarizzata la quota originaria della roccia, piuttosto disomogenea con una parte in elevato, ma è stata utilizzata per ricavarvi le sostruzioni, che sono state poi integrate con murature costruite ex novo e chiuse da volte a botte. Diversamente l'arena, l'ambulacro inferiore e le gallerie radiali di raccordo sono stati ricavati scavando nel banco roccioso, operazione che deve aver consentito anche il recupero di pietra tagliata da impiegare nella costruzione delle parti in elevato.

L'anfiteatro, con un prospetto articolato in sessantotto arcate sormontate da un attico, era fornito di quattro entrate situate in corrispondenza degli assi principali; l'accesso avveniva alla quota della media cavea, da qui si poteva salire verso l'ambulacro superiore e la summa cavea o scendere verso l'ambulacro inferiore che dava l'accesso all'ima cavea, ottenuta dal banco roccioso; sull'ambulacro inferiore si aprivano inoltre sei passaggi di servizio che conducevano all'arena. I setti murari, costruiti in cementizio, erano rivestiti in opera reticolata.

Ancora piuttosto discussa è la cronologia dell'impianto, pur restando certa la successione di due fasi edilizie con un ampliamento della pianta originaria.

In genere la prima fase, caratterizzata dall'uso dell'opera reticolata per le porzioni autoportanti, è assegnata all'età augustea, mentre ad un intervento successivo si attribuiscono la costruzione del portico perimetrale di facciata e del maenianum summum (Tosi 2003). Questa ristrutturazione è stata ricondotta, citando solo alcune delle principali posizioni in merito, all'età traianea in base all'iscrizione di dedica incisa su uno degli epistili delle due entrate principali (Buonocore 1992, 116-117), mentre i capitelli della porticus in summa cavea dovrebbero risalire all'età adrianea (Pensabene 1972), come pure sembrano circoscrivibili entro la prima metà del II secolo d.C. i rilievi del balteus che corre sul muro del podio (Legrottaglie 2008, 234). 

Iscrizioni
Apparato decorativo

Scultura decorativa: un rilievo con scene di venationes, parzialmente ricomposto nelle operazioni di restauro, corre lungo il balteus di coronamento del muro del podio (Legrottaglie 2008, 234-240).

Negli scavi effettuati tra il 1904 e il 1935 sono state recuperate diverse sculture la cui collocazione nell'assetto originario resta al momento non definibile con certezza. Tra queste spiccano un ritratto di Augusto, una statua di Minerva e un trofeo loricato (per l'elenco completo Legrottaglie 2008, 240-242).

Elementi architettonici: ai capitelli corinzieggianti a calice in marmo greco, trovati in sito, vanno aggiunti il capitello reimpiegato in palazzo D'Arpe e, secondo una posizione consolidata nella storia degli studi, i quindici capitelli reimpiegati nella cripta della Cattedrale di Otranto (cfr. Pensabene 1972 ma si veda anche Becker 2008). 

I capitelli e i frammenti architettonici in marmo bianco, rinvenuti nelle colmatura dell'arena o delle arcate, sono stati attribuiti alla porticus in summa cavea.


Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti e documenti

- Guidone (Geogr., 28):

De hac theatrum tantummodo, ceteris moenibus solo coaequatis, olim solemni studio conditum restat. In cuius iam incolae parvum pene lapsum municipium sibimet quod nomen antiquum reservat fecere culmine, quod figuram magis urbis quam eandem urbem exprimit.

In huius suburbanis monumenta antiquorum inumera sub divo exposita solido sculpta cernuntur lapide.

 

- Galateo 1558, 15 5:

Che questa città vanti una fondazione antichissima e fosse assai estesa lo rivelano gli archi, i cunicoli, le volte e le strutture portanti poderose, ma non elegantemente rifinite, degli edifici che si trovano sotto terra.

La Grecia infatti non aveva ancora scoperto la filosofia o l'architettura o le altre belle arti, che in seguito

rinvenne e praticò; voglio dire che Licio Idomeneo aveva appreso più a maneggiar le armi che ad aver dimestichezza con le lettere o l'architettura. Credo infatti che queste costruzioni risalgano all'epoca in cui egli governava la città, oppure, prima di lui, ai tempi degli Iapigi o di Mallenio, il fondatore di Lecce. (trad. Defilippis 2005, 67)

 

- Ferrari 1707, 515 (ma entro il 1586):

La città di Lecce contrappone [...] alle Vorlasce, antichissime reliquie del Leccese teatro dentro la piazza della Città, le quali sono suggello della sua antichissima grandezza, al contrario delle Vorlasce, che sono antichissime e suggelli insuperabili, e testimoni chiari della Città di Lecce con la novità della Città di Capua [...].

Bibliografia

Amici 1999: Carla Maria Amici, "L'anfiteatro romano di Lecce", in Lecce romana e il suo teatro, a cura di Francesco d'Andria, Lecce 1999, 95-103.

 

Arthur 2000: Paul Arthur, "L'archeologia di Lecce medievale", in Lecce. Frammenti di storia urbana. Tesori archeologici sotto la Banca d'Italia, a cura di Liliana Giardino, Paul Arthur, Gian-Paolo Ciongoli, 33-40.

 

Becker 2008: Oliver Becker, "Spolie oder Neuanfertigung? Zu einem antiken Kapitelltyp in der Krypta der Kathedrale von Otranto", Mitteilungen des Deutschen Archäologischen InstitutsRömische Abteilung, 114, 2008, 439-492.

 

Buonocore 1992: Marco Buonocore, Epigrafia anfiteatrale dell'Occidente romano. III, Regiones Italiae II-V, Sicilia, Sardinia et Corsica, 116-117, n. 81.

 

Capodiferro Cencetti 1999: Anna Maria Capodiferro Cencetti, "Storia della continuità urbana. Esempi di persistenze strategiche", in Città e monumenti nell’ Italia antica, a cura di Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli, Atlante Tematico di Topografia Antica 7, Roma 1998, 225-236.

 

Cazzato, Fagiolo 1984: Vincenzo Cazzato, Marcello Fagiolo, Lecce, Roma-Bari 1984, 21-22.


Defilippis 2005: Antonio de Ferrariis Galateo. La Iapigia (Liber de situ Iapygiae), introduzione, testo, traduzione e note a cura di Domenico Defilippis, prefazione di Francesco Tateo, Galatina 2005.


Federico 2016: Eduardo Federico, "Quali Greci? Identità e storia magno-greca nel Liber de situ Iapygiae di Antonio de Ferrariis, detto il Galateo", Incidenza dell'Antico, 14.1, 2016, 89-108.


Ferrari 1707: Apologia paradossica di m. Iacopo Antonio Ferrari giurisconsulto, e patrizio leccese divisata in tre libri; nella quale si dimostra chiaramente le precedenza, che dee avere l'antichissima, e fedelissima città di Lecce [...] ricavata dal suo manuscritto originale, e riscontrata con le migliori copie ne corrono per opera di Lazzaro Greco [...], In Lecce, per Tommaso Mazzei della medesima città, nell'anno 1707.

 

Gabellone et al. 2015: Francesco Gabellone, Ivan Ferrari, Francesco Giuri, Maria Chiffi, "The contribution of the 3D study for new reconstructive proposals of Lecce in Roman age"Proceedings of the 1st International Conference on Metrology for Archaeology (Benevento  21-23.10.2015),534- 538. 

 

Galateo 1558: Antonii Galatei Liciensis philosophi et medici doctissimi qui aetate magni Pontani vixit, Liber de situ Iapygiae, Basileae, per Petrum Pernam, 1558.

 

Legrottaglie 2008: Giuseppina Legrottaglie, Il Sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, 234-242.

 

Mantovano 1997: Andrea Mantovano, "Trasformazioni di uno spazio pubblico. Piazza Sant'Oronzo a Lecce", in Architettura e città a Lecce, a cura di Vincenzo Cazzato e Simonetta Politano, Galatina 1997, 353-371.


Pensabene 1972: Patrizio Pensabene, "Unofficina greca per gli elementi decorativi architettonici dell’anfiteatro di Lecce", Ricerche e studi. Museo Francesco Ribezzo, 6, 1972, Brindisi 9-38.

 

Rescio 2011: Pierfrancesco Rescio, “Esempio di analisi di un monumento. Scavi nell’anfiteatro di Lecce”, in Pierfranesco Rescio, Topografia antica e medievale. Lineamenti per lo studio del territorio, 49-58.

 

Tosi 2003: Giovanna Tosi, Gli edifici per spettagolo nell'Italia romana, Roma 2003, 214-216.

Link esterni
SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione05/07/2014 19:32:36
Data ultima revisione06/09/2017 15:37:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/65