OggettoBenevento, ponte 'leproso'
LuogoBenevento
TipologiaPonte romano
Nome attualePonte Leproso
Nomi antichiPonte Leproso o dei Lebbrosi o di San Cosimo
Materiali e tecniche edilizieOpera quadrata.
Dimensioni
Stato di conservazione

Restano le fondazioni e parte degli archi antichi

Immagine
CronologiaIII secolo a. C.; restauro in epoca imperiale.
Fattori di datazione

Tecniche edilizie in uso; epigrafi.

Storia e trasformazioni medievali e moderne

Fu restaurato già sotto gli imperatori severi (III sec. d. C.). Distrutto dai Goti di Totila nel VI secolo, durante il saccheggio di Benevento, e successivamente ricostruito. Nel corso dei secoli fu rimaneggiato, in particolare dopo il terremoto del 1702 a seguito della ricostruzione di Giovan Battista Nauclerio che ridusse le arcate da cinque a quattro.

Il ponte in origine si chiamava 'marmoreo' (detto 'lapideo' nei documenti). Il nome attuale deriverebbe, secondo gli storici locali, da un vicino ospedale per lebbrosi d’età medievale, del quale però non si hanno notizie. Il nome è attestato per la prima volta nel 1071, in un diploma di concessione del principe longobardo Landolfo VI a favore di Dacomario, all'epoca rettore della città. Il documento, facente parte della Cronaca di Santa Sofia, è conservato nella Biblioteca Vaticana. Durante il XIX secolo il ponte veniva anche chiamato ponte di San Cosimo, dal nome di una chiesa che sorge nelle vicinanze.

Famiglie e persone

Console Appio Claudio Cieco (?)

Descrizione

Situato ad ovest di Benevento, poco lontano da Port’Arsa, il ponte conserva poco della struttura originaria con il profilo a schiena d’asino, avendo subito molti interventi e trasformazioni. Rimangono pochi piloni (quattro su cinque), costruiti in opera quadrata, con superfici calcaree a vista. Il Meomartini ne fornisce una descrizione molto dettagliata, con un rilievo accurato che mostra la situazione alla fine del XIX secolo. Il ponte romano, a cinque archi, aveva le volte di forma semicircolare, uguali con un diametro di 8.70 m e con una sola linea di imposta, modificata poi.

La fondazione è in blocchi calcarei con uno zoccolo sporgente lungo il perimetro delle pile; le arcate sono realizzate in opera laterizia.

Il ponte fu realizzato, secondo la tradizione, dal censore Appio Claudio Cieco nel III secolo a. C., in occasione dell'apertura della via consolare Appia, riutilizzando forse  un ponte più antico - d'età sannitica - sul fiume Sabato. Fu restaurato dall’imperatore Settimio Severo e dal figlio Caracalla, nel 202 d. C..

Al suo sbocco sorgeva un emporium (reimpiegato poi in chiesa dedicata ai Santi Quaranta). Secondo lo storico Zigarelli, l'uccisione di Manfredi di Svevia da parte di Carlo d'Angiò durante la battaglia di Benevento (1266) sarebbe avvenuta presso il suddetto ponte romano.

L’architettura realizzata per agevolare il passaggio della via Appia che metteva in comunicazione Roma con Brindisi, fa capo ad una serie di opere d’ingegneria realizzate dai romani per superare le difficoltà geomorfologiche della piana campana.

Oltre che dall’Appia, il centro di Benevento era attraversato da un diverticolo della via Latina, costruita per mettere in comunicazione l’hinterland campano, in particolare Teano e Alife, con il resto dell’area. Secondo Daniela Giampaola il ponte Fratto sul Calore in contrada Cellarulo potrebbe riferirsi a questo secondo asse viario, di questo avviso non è però Mario Rotili. Un altro ponte (segnalato nell’itinerarium Antonini) venne costruito ad Apollosa, a 6 km da Benevento, per mettere in comunicazione il centro sannitico con Caudium [luogo in cui aveva soggiornato Orazio nel suo viaggio per Brindisi]. Anche questo ponte venne ricostruito dai Severi, come conferma la lettura di un’epigrafe, persa all’epoca del Mommsen, letta da Ciriaco d’Ancona, in cui si ricordava: PONTEM VETVSTATE DILAPSVM A  SOLO  SVA PECVNIA RESTIVERVNT). Un altro ponte è documentato da una fotografia  a Tufara (Ashby 2003, p. 147 n. 91), in parte distrutto con l’ultima guerra. 

Nei pressi del ponte Leproso sono stati individuati alcuni mausolei funerari e un’area di necropoli imperiale.

Iscrizioni
Apparato decorativo
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Rappresentato nella Pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781)

Fonti e documenti

Strab., Geogr., VI, 283. It. Ant. 304,2.

Disegno di Carlo Labruzzi (1748-1817).

S. Borgia indica a prova di quanto scritto un documento del 1117  che a Benevento, sul fiume Sabato, vi erano tre ponti, il Maggiore, quello di S. Barbara (poi detto di S. Maria degli Angeli) e il Lebbroso.

Bibliografia

Borgia 1763: S. Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal sec. VIII al secolo XVIII, Roma 1763-69.

 

Garrucci 1864: R. Garrucci, Dissertazioni archeologiche di vario argomento,  Roma 1864, 82.

 

Meomartini 1896: A. Memorartini, Del cammino della Via Appia da Benevento al Ponte Appiano sul Calore, Benevento 1896.

 

Meomartini 1889: A. Meomartini, I monumenti e le opere della città di Benevento: lavoro storico, artistico, critico, Tipografia di L. de Martini e figlio, Benevento 1889, 273-283.

 

Felle 1993: A. E. Felle, Inscriptiones christianae Italiae  septimo saeculo antiquiores, 8, Bari 1993, 16.

 

Ashby 2003: Sulla via Appia da Roma a Brindisi. Le fotografie di Thomas Ashby 1891-1925, a cura di T. AshbyS. Le Pera Buranelli, R. Turchetti, Roma 2003, 145.

 

Rotili 2006: Benevento nella tarda antichità: dalla diagnostica archeologica in contrada Cellarulo alla ricostruzione dell'assetto urbano, a cura di M. Rotili, G. Ceraudo, Benevento 2006.

 

Lungo l'Appia 2012: Lungo l'Appia e la Traiana. Le fotografie di Robert Gardner in viaggio con Thomas Ashby nel territorio di Beneventum agli inizi del Novecento, a cura di G. Ceraudo, Roma 2012.

Link esterni
SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione13/03/2013 16:06:06
Data ultima revisione04/06/2016 20:41:55
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/50