Oggetto | Gaeta, mausoleo di Lucio Munazio Planco [scheda in corso di revisione] | |
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Luogo | Gaeta | |
Tipologia | monumento funerario a tumulo | |
Nome attuale | Mausoleo di Lucio Munazio Planco | |
Nomi antichi | Torre Orlandina; Torre di Orlando | |
Materiali e tecniche edilizie | Il cilindro, realizzato in cementizio, è rivestito all'esterno conci di calcare in opera isodoma; all'interno si alternano l'opera reticolata in calcare e l'uso del laterizio | |
Dimensioni | diametro 29,50; h 9,83 | |
Stato di conservazione | Il monumento è stato restaurato nel 1956 a cura dell’allora Soprintendenza alle antichità di Roma, in quell’occasione fu liberato dalle superfetazioni ottocentesche e furono ripristinati gli elementi della decorazione scolpita e del coronamento, in parte crollati in seguito ai bombardamenti delle Seconda Guerra Mondiale. | |
Immagine | ![]() | |
Cronologia | 30-20 a.C. | |
Fattori di datazione | Epigrafia e tipologia architettonica | |
Storia e trasformazioni medievali e moderne | Nel corso del XIX secolo erano stati installati sul monumento il semaforo della Marina Italiana e un osservatorio astronomico, a questa destinazione si deve ricondurre la costruzione di una sorta di piano superiore che si vede nei disegni e nelle stampe d’epoca, danneggiato nel corso della Seconda Guerra Mondiale e poi rimosso dal restauro degli anni Cinquanta del Novecento. | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | Il tumulo sorge sulla cima della collina di Monte Orlando, altura che occupa il lembo estremo del promontorio di Gaeta, in posizione di straordinaria visibilità sul golfo; il sepolcro si trovava all’interno dei praedia del titolare, Lucio Munazio Planco, ricordato dall’iscrizione che, entro una cornice modanata, ancora si legge incastonata nel paramento esterno in corrispondenza della porta. Il monumento appartiene per tipologia al tumulo propriamente detto e dunque è costituito da un poderoso cilindro in muratura, rivestito da un’opera isodoma di calcare, che aveva la funzione di contenere sia la camera funeraria sia il vero o proprio tumulo di terra che, in origine, doveva emergere dalla merlatura del cilindro, costituita da cippi e balaustre tra loro alternati (cfr. per la tipologia e le scansioni cronologiche interne: Schwarz 2002; in particolare per l’ambito urbano: Montanari 2009; per i monumenti a tamburo su podio: Stanco 2013). Nel caso specifico il corpo del monumento si presenta come una massa compatta e non ospita le consuete concamerazioni che, chiuse da muri radiali, erano funzionali ad alleggerire la spinta del riempimento di terra. Lo spazio interno è occupato da un corridoio anulare cui si accede da un breve dromos e sul quale si affacciano quattro camere funerarie di identiche dimensioni e disposte in maniera radiale, fatto che evidentemente qualifica il sepolcro come destinato alla famiglia di Lucio Munazio Planco e non come un monumento individuale (cfr. Hesberg 2010; mentre su una possibile valenza semantica e rituale del corridoio anulare si veda la sintesi in Schwarz 2002, 37). In particolare, le caratteristiche dimensionali (diametro di 100 piedi) e decorative (fregio dorico) permettono di associare il mausoleo di Monte Orlando a un numero ristretto di evidenze legato a un gruppo sociale molto elitario, identificato da una carriera militare e politica di spicco e da uno stretto legame con il Princeps (Balty 2006, 52); questo carattere è evidente soprattutto nei due tumuli gaetani che possono aver segnato, insieme ad altri casi urbani, l’inizio di un fenomeno poi diffusosi in maniera più ampia attraverso il ceto equestre e l’aristocrazia municipale italica (cfr. Montanari 2009, 16-19). Tali monumenti replicano, in dimensioni minori, la struttura del mausoleo che Augusto aveva fatto costruire per se stesso e per la propria famiglia in Campo Marzio (Hesberg, Panciera 1994; anche l’articolazione dello spazio interno e la presenza del corridoio anulare rimandano al medesimo modello). Non è un caso che Munazio Planco e Sempronio Atratino abbiano scelto lo stesso tipo di monumento funerario, comunicando attraverso i simboli esibiti nelle metope il carattere, volutamente differenziato, della propria preminenza sociale (la virtus militare e la pietas dell’augure), in un clima di reciproca emulazione e di antagonismo (sui rapporti tra i due monumenti Polito 1998; Maschek 2012, 165-166). D’altra parte è stato già ampiamente dimostrato il nesso che si può istituire tra viri triumphales e tumulo funerario (Balty 2006); questo fattore acquista una particolare evidenza nel mausoleo di Munazio Planco, dove l’iscrizione celebra il defunto come trionfatore ex Raetis (43 a.C.), oltre che ricordarne in ordine il consolato, la censura, le due acclamazioni imperatorie, la dignità di settemviro degli epuloni, la ricostruzione del tempio di Saturno, le concessioni di terre nel beneventano nonchè la fondazione delle colonie di Lugudunum e di Raurica (sull’iscrizione: Masi 1971; Schwarz 2002, 159-160 in rapporto al tipo di monumento; si noti la presenza della metopa con trofeo in corrispondenza dell’epigrafe). Dunque il monumentum, costruito evidentemente intorno al 20 a.C., quando il longevo titolare doveva essere ancora in vita, rappresenta, da una parte, un’attestazione di lealtà verso il Princeps e dall’altra, l’ultima manifestazione orgogliosa di un’attività politica e militare condotta ancora in autonomia, espressione di una condizione evidentemente non più replicabile sotto il Principato (Polito 1998, 136; Schwarz 2002, 160). Un’ulteriore valenza semantica, molto suggestiva, è stata proposta da Fellmann, primo editore del monumento: la fortuna del tipo a tumulo poteva rappresentare un omaggio alle tradizioni locali, in questo caso ben più che locali, rimandando al mito della sepoltura della nutrice di Enea, al tumulo di Caieta, che secondo la tradizione - recepita da Virgilio - morì presso il promontorio dando il proprio nome alla località (Fellmann 1957, 10-11; Schwarz 2002, 160). | |
Iscrizioni | CIL X 6087 | |
Apparato decorativo | Il fregio dorico, composto da 120 metope decorate essenzialmente da armi, mostra un numero limitato di motivi la cui successione è scandita dalle metope con corona murale. Il repertorio delle armi (scudi circolari, ovali, rettangolari ed esagonali, pelte, corazze, elmi, schinieri, spade e lance) è costituito sia da elementi che richiamano direttamente il trionfo ex Raetiis di Munazio Planco (scudi esagonali decorati con motivi a S nei quattro quarti della superficie, presenti anche nei trofei, e caratterizzati come nordici: Polito 1998, 44 decorazione 17) sia da elementi più genericamente allusivi al valore ecumenico della vittoria di Roma (le pelte) e ormai appartenenti a un lessico celebrativo consolidato. La corona murale rientra nel novero dei dona militaria: si trattava di un’onorificenza concessa al generale che aveva condotto vittoriosamente un assedio e qui costituisce un probabile riferimento a un’impresa compiuta da Munazio Planco nelle campagne militari in Gallia (sul programma figurativo: Fellmann 1957, 32-56; Polito 1998, 135-136; in particolare per la corona muralis: Capaldi 2004-2005, 454-463). | |
Note | ||
Fonti iconografiche | Giuliano da Sangallo, Codice Barberiniano, fol. 7v (Borsi 1985, 69-70) Baldassarre Peruzzi, Uffizi, Arch. 419 v, 420 v (Vasori 1981, 50-51) | |
Piante e rilievi | - Fellmann 1957, fig. 1 (rilievo del prospetto precedente al restauro, datato 1951/54); fig. 3 (modanature); fig. 4 (cippi di coronamento); fig. 8 (pianta); fig. 9 (sezione); fig. 10 (rilievo del prospetto dei muri della camera).
- Schwarz 2002, tav. 33, 1-2.
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Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Balty 2006: Jean-Charles Balty, Des tombeaux et des hommes, à propos de quelques mausolées circulaires du monde romain, in a cura di Jean-Charles Moretti, Dominique Tardy, L'architecture funéraire monumentale. La Gaule dans l'Empire romain (Atti del convegno, Lattes 11-13 ottobre 2001), Paris 2006, 41-53.
Borsi 1985: Stefano Borsi, Giuliano da Sangallo: i disegni di architettura e dell’antico, Roma 1985.
Capaldi 2004-2005: Carmela Capaldi, Rilievi in calcare dall’anfiteatro di Nola, Rendiconti dell’accademia di lettere e belle arti di Napoli 73, 2004-2005, 439-468.
Coarelli 2013: Filippo Coarelli, “Opus mixtum”, in Tecniche costruttive del tardo ellenismo nel Lazio e in Campania, Atti del Convegno (Segni, 3 dicembre 2011), 69.
De Rossi 1980: Giovanni Maria de Rossi, Lazio Meridionale, Roma 1980, 191-194, fig. 59.
Fellmann 1957: Rudolf Fellmann, Das Grab des Lucius Munatius Plancus bei Gaëta, Basel 1957.
Frizzi 2014: Elisabetta Frizzi, “Formiae all'inizio di una nuova era”, in Formiae. Una città all'inizio dell'Impero, a cura di Nicoletta Cassieri, Marina di Minturno 2014, 33-34. Augusto, 24-25
Graen 2008: Dennis Graen, Sepultus in villa. Die Grabbauten römischer Villenbesitzer, Hamburg 2008, 245-246.
Hesberg 1992 (1994): Henner von Hesberg, Römische Grabbauten, Darmstadt 1992 [traduzione italiana: Monumenta: i sepolcri romani e la loro architettura, a cura di L. Di Loreto, Milano 1994], 117.
Hesberg 2010: Henner von Hesberg, "Monumenta. Alcune riflessioni", in Monumenta. I mausolei romani tra commemorazione funebre e propaganda celebrativa, Atti del Convegno di Studi (Monte Porzio Catone, 25 ottobre 2008), Tusculana.3, a cura di Massimiliano Valenti, Roma 2010, 13-22 (in particolare 15-17).
Hesberg, Panciera 1994: Henner von Hesberg, Silvio Panciera, Das Mausoleum des Augustus : der Bau und seine Inschriften, München 1994.
Maschek 2012: Dominik Maschek, Rationes decoris. Aufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012, 165-166, 241, 317 DF 172.
Mancini 2000: Armando Mancini, Lucio Munazio Planco, Isola del Liri 2000.
Montanari 2009: Paolo Montanari, Sepolcri circolari di Roma e suburbio: elementi architettonici dell’elevato, Roma 2009. Polito 1998: Eugenio Polito, Fulgentibus armis: introduzione allo studio dei fregi d'armi antichi, Roma 1998, 135-136.
Polito 2010: Eugenio Polito, "Fregi dorici e monumenti funerari: un aggiornamento", in Monumenta. I mausolei romani tra commemorazione funebre e propaganda celebrativa, Atti del Convegno di Studi (Monte Porzio Catone, 25 ottobre 2008), Tusculana.3, a cura di Massimiliano Valenti, Roma 2010, 23-34.
Pighius 1587: Stephanus Pighius, Ercules Prodicius, Antwerpen 1587, 441-443.
Schwarz 2002: Martina Schwarz, Tumulat Italia tellus: Gestaltung, Chronologie und Bedeutung der römischen Rundgräber in Italien, Leiden 2002, 158-160, M23, tav. 33 1,2.
Stanco 2013: Enrico Angelo Stanco, Il mausoleo degli "Acilii Glabriones" ad Alife e i sepolcri a tamburo su podio, con camera coperta a cupola, Roma 2013, in particolare pp. 19-26, figg.38, 41, 130.
Vasori 1981: Orietta Vasori, I monumenti antichi in Italia nei disegni degli Uffizi, Roma 1981.
Watkins 1997: Thomas H. Watkins, L. Munatius Plancus: serving and surviving in the Roman revolution, Atlanta 1997. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 02/02/2013 11:07:02 | |
Data ultima revisione | 17/12/2016 10:56:16 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/37 |