Oggetto | San Prisco, monumento funerario a tamburo | |
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Luogo | San Prisco | |
Tipologia | Mausoleo romano | |
Nome attuale | Carceri Vecchie | |
Nomi antichi | Carceri Vecchie | |
Materiali e tecniche edilizie | opera incerta tendente al quasi reticolato di conci di calcare con ricorsi in laterizio; opera reticolata di cubilia di tufo giallo | |
Dimensioni | h 6; diametro 21 | |
Stato di conservazione | Il monumento, ben conservato, ha subito diversi restauri finalizzati al risarcimento del paramento esterno e al consolidamento delle partiture decorate. La parte superiore è stata molto rimaneggiata come si deduce dalla calotta in cemento a copertura dell?ambiente centrale. L'ottocentesca chiesa di Santa Maria della Libera riutilizza parte delle strutture antiche. | |
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Cronologia | Primo ventennio del I secolo d.C. | |
Fattori di datazione | Tipologia architettonica. | |
Storia e trasformazioni medievali e moderne | La chiesa di S. Maria della Libera ha occupato, a partire dall?Ottocento, parte delle concamerazioni radiali e del dromos, in corrispondenza all?originario accesso della struttura. | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | Il sepolcro sorgeva lungo l?Appia antica che procedeva in direzione Calatia e a breve distanza dalle mura cittadine, appaenteneva dunque alla necropoli orientale dell'antica Capua, area che sin dall'età sannitica risulta destinata a sepolture di prestigio. Il monumento, caratterizzato da un ottimo stato di conservazione e mai completamente interrato, rappresenta, con la vicina Conocchia, uno degli elementi maggiormente identificativi del paesaggio della Capua vetus. La denominazione vulgata di Carceri Vecchie deriva dalla credenza popolare che questa singolare struttura fosse stata in antico un carcere per gladiatori. Nonostante la notorietà del mausoleo manca ad oggi un?edizione scientifica aggiornata e il principale studio di riferimento resta il saggio edito da Roberto Pane negli anni Cinquanta del secolo scorso (De Franciscis, Pane 1957, 86-104, da rivedere ampiamente nelle conclusioni). Il sepolcro a pianta circolare, riconducibile alla tipologia del tumulo (Schwarz 2002), presenta un cilindro di base, privo di qualsiasi forma di podio, all?interno del quale si sviluppa una camera a pianta cruciforme, racchiusa in un secondo muraglione anulare e servita da uno stretto dromos; il livello superiore è costituito da un cilindro minore scandito da paraste. Tra il cilindro e il muro della cella si sviluppano quattro setti radiali che determinano altrettante concamerazioni. Il prospetto esterno è scandito, per i due terzi, da una successione di nicchie ad arco, alternativamente a pianta rettangolare e semicircolare, inquadrate da semicolonne tuscaniche su dado di base che sostengono una finta trabeazione, costituita da architrave e fregio, divisi da una fascia modanata (listello in laterizio); probabilmente doveva esserci una cornice di coronamento ormai di difficile lettura. Le semicolonne sono realizzate in blocchetti di calcare intervallati da ricorsi in laterizio, come pure la parete su cui poggiano, mentre il paramento all?interno delle nicchie presenta un?opera incerta, tendente al quasi reticolato, di piccoli conci di calcare e ricorsi in laterizio. La piattabanda è costituita da laterizi, probabilmente i canonici bessali, inchiavardati da un concio triangolare di calcare in corrispondenza di ogni semicolonna. Nell?arco di circonferenza diametralmente opposto all?ingresso si susseguono sette intercolumni privi di nicchie. In corrispondenza di questa variazione nello spessore del muro esterno è stato ricavato un corridoio semilunato, che ospitava una (duplice?) scalinata dalla quale si poteva accedere al livello superiore: sono funzionali alla realizzazione del breve vano di servizio sia l?assenza delle nicchie sul prospetto sia il ricorso a contrafforti semicircolari che dall?interno sostengono il muro anulare, in questo punto evidentemente più fragile (per un confronto tipologico in ambito urbano cfr. Hesberg 1994, 121; Spera 2004, 183). Il cilindro superiore ha paramento esterno in opera quasi reticolata di calcare con paraste e cornice superiore in laterizio. La struttura del monumento è particolarmente complessa, sia per l?articolazione dei volumi in pianta e nell?alzato, sia per il ricorso a tecniche edilizie e materiali da costruzione differenti: si alternano, infatti, un?opera incerta di piccoli conci di calcare dall?aspetto particolarmente accurato, usata in combinazione con il laterizio, e l?opera reticolata di tufo. La scelta della tecnica edilizia sembrerebbe differenziata a seconda del materiale (tufo e calcare) e della destinazione dell?intervento: le parti esterne esibiscono il bel paramento in calcare, mentre i muri di spinta delle concamerazioni interne utilizzano conci di tufo piuttosto grossi e disposti in un ordinato reticolo, nelle nicchie semicircolari, e un?opera incerta di calcare tendente al reticolato, nei setti radiali. La camera interna, cui conduce un corridoio, coperto da volta a botte, è a croce greca con uno spazio centrale quadrangolare chiuso da volta a crociera (l m 1,80); uno dei bracci è raccordato con il corridoio mentre gli altri tre, con pianta rettangolare (larg. m 1,80; lungh. 1,30) e volta a botte, sono destinati ad alloggiare le sepolture. Le pareti non dovevano presentare nicchie, infatti le aperture attualmente visibili sono state praticate in una fase successiva, mentre le sepolture erano ubicate in tre ambienti ipogei, coperti da una volta a botte e sormontati da un bancone in muratura, che si aprono in adiacenza alla parete di fondo di ciascun vano. All'interno della camera si conservano ampi tratti della decorazione ad affresco in terzo stile. Il tipo architettonico, che si configura come una variante (o forse anche una forma evoluta) del tumulo vero e proprio, in cui la presenza del cono di terra ha perso la monumentalità originaria e il cilindro, costituito da strutture più esili, ha acquistato evidenti caratteri decorativi, inizia ad essere attestato a partire dall?età protoaugustea in concomitanza con l?abbandono delle forme del tumulo tradizionale. Il monumento di San Prisco ben si data, in base a questi elementi, in piena età augustea o alla prima età di Tiberio (entro il primo ventennio del I secolo d.C.); inoltre, anche la decorazione di terzo stile che si conserva all?interno della camera concorda con il quadro cronologico di riferimento finora delineato in base alla tipologia architettonica. | |
Iscrizioni | ||
Apparato decorativo | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | Pianta e sezione (non aggiornati) in: - De Franciscis, Pane 1957 - Hesberg 1994 - Mari, Coste 1980 - Schwarz 2002 | |
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | De Caro 2012: Stefano De Caro, La terra nera degli antichi campani, Napoli 2012, 59-60.
De Franciscis, Pane 1957: Alfonso de Franciscis, Roberto Pane, Mausolei romani in Campania, Napoli 1957, 86-104, figg. 74-84.
Eisner 1986: Michael Eisner, Zur Typologie der Grabbauten im Suburbium Roms, (RM suppl. 26), Mainz 1986, 218 note 825-826
Gros 2001: Pierre Gros, L'architecture romaine, II. Maisons, palais, villas et tombeaux, Paris 2001, 433-434, fig. 525.
Eck, Hesberg 2003: Werner Eck, Henner von Hesberg, Der Rundbau eines Dispensator Augusti und andere Grabmäler der frühen Kaiserzeit in Köln. Monumente und Inschriften, Kölner Jahrbuch 36, 2003, 151-205 (in particolare 181).
Hesberg 1994: Henner von Hesberg, Römische Grabbauten, Darmstadt 1992 [traduzione italiana: Monumenta: i sepolcri romani e la loro architettura, a cura di L. Di Loreto, Milano 1994], 121 s.
Lanzarini, Martinis 2015: Orietta Lanzarini, Roberta Martinis, ?Questo libro fu d'Andrea Palladio? il codice Destailleur B dell'Ermitage, Roma 2015, 164-165.
Mari, Coste 1980: Zaccaria Mari, Jean Coste, "La Torraccia dell'inviolata sull'antica via di Montecelio, con una nota di topografia medioevale", Rivista dell?Istituto di Archeologia e Storia dell?Arte 3, 1980, pp. 17-36 (in particolare 30- 31, figg. 19-20).
Rausa 1997: Federico Rausa, Pirro Ligorio. Tombe e mausolei romani, Roma 1997, 99-102.
Schwarz 2002: Martina Schwarz, Tumulat Italia tellus: Gestaltung, Chronologie und Bedeutung der römischen Rundgräber in Italien, Leiden 2002, 39, 46, 214, M 90, tavv. 48,2-49,1.
Spera 2004: Lucrezia Spera, Via Appia, Antiche Strade del Lazio 16, Roma 2004, 183.
Tuccinardi 2010: Stefania Tuccinardi, Sepulcrorum Magnificentia. Studio sulle architetture funerarie della Campania romana, Tesi di dottorato, XXIII Ciclo, Università degli Studi di Napoli Federico II, 220-230. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 11/01/2013 12:19:30 | |
Data ultima revisione | 18/07/2017 15:08:57 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/35 |