Oggetto | Ravello, tomba di Francesco Castaldo | |
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Collocazione | Cava dei Tirreni, Archivio della Badia | |
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Materiali e tecniche | disegno a penna | |
Dimensioni | ||
Cronologia | XVIII secolo | |
Autore | Gaetano Mansi | |
Soggetto | Tomba del vescovo Francesco Castaldo, già nella Cattedrale di Ravello | |
Descrizione | Gaetano Mansi, Inscriptionum Christianarum Amalphitani Ducatus Silloge, XVIII sec., Biblioteca Statale del Monumento Nazionale della Badia di Cava dei Tirreni, Fondo Mansi, fald. 23. Il disegno riproduce la tomba del vescovo di Ravello Francesco Castaldo (1322-1362), situata, secondo le fonti cinque e seicentesche, nel presbiterio della cattedrale ravellese ("sta la sepultura del detto vescovo Francesco Castaldo nel lato destro del’altare magiore di detta chiesa, con le sue arme et lettere", cfr. Bolvito 1585, p. 258), più precisamente, nelle pertinenze dell'Altare del Crocifisso, fondato dallo stesso vescovo nel pilastro sinistro della tribuna per custodirvi un'urna con i resti dei suoi otto predecessori (Ughelli 1644, col. 1187). Del monumento resta oggi la sola lastra con l'effigie del defunto a bassorilievo. Nel disegno essa appare montata al di sopra di un sarcofago retto da colonnine tortili binate, una tipologia coerente con la data di morte del vescovo, e adatta anche a portare “le arme” del defunto sulla cassa che ne accoglieva le spoglie. La lastra era probabilmente disposta a spiovente sul sarcofago, appoggiato contro una parete. Tuttavia le condizioni del pannello col ritratto del Castaldo, nel disegno già danneggiato, come lo è oggi, nella parte vicina alla testa del defunto, sollevano qualche dubbio sull’originarietà della composizione ritratta dall’erudito alla fine del Settecento. È probabile che la tomba sia stata manomessa e spostata una prima volta già nel corso del Seicento, quando l’altare fu eliminato, portandone via anche il sarcofago con le spoglie degli antichi vescovi (1602-1617, cfr. ADR, Visite pastorali, busta n. 473, f. 427v.). Nelle carte del Mansi mancano elementi per stabilire la collocazione della tomba nellao chiesa nel Settecento. | |
Iscrizioni | Lungo il bordo della lastra con l'effigie del defunto, a partire dal lato breve di sinistra: ". . . . . CAST ALDVS EP.VS RAVELLENSIS SVB ANNO D.NI MILLESIMO TRIGINTESIMOQVA TR.MOQV.TO die M. Aprilis XIII ind. . . . . ."
A pie' del disegno: "Francesco Castaldo Patrizio, e Vescovo di Ravello" | |
Famiglie e persone | ||
Note | Un altro schizzo, più corsivo, della sola lastra di copertura è al f. 8r: qui l’iscrizione obituaria è distribuita equamente lungo il perimetro, ma è ugualmente mutila. | |
Riproduzioni | ||
Fonti e documenti | ADR, Visite pastorali: Archivio Diocesano di Ravello, Fondo Visite pastorali Bolvito 1585: Giovan Battista Bolvito, Registro primo de le cose fameliari de casa nostra, 1585, Biblioteca Nazionale di Napoli, sezione Manoscritti e rari, Fondo San Martino, ms. 101.
Ughelli 1644: Ferdinando Ughelli, Italia sacra, sive De episcopis Italiae et insularum adiacentium, rebusque ab iis praeclare gestis, deducta serie ad nostram usque aetatem, opus singulare provincnojs XX distinctum, in quo ecclesiarum origines, urbium conditiones, principum donationes, recondita monumenta in luce proferuntur, 9 vv., Romae, apud Bernardinum Tanum, M.DC.XLIIII-M.DC.LXII, vol. I, 1644. | |
Bibliografia | inedito
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Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 02/09/2013 16:24:52 | |
Data ultima revisione | 18/11/2016 17:50:30 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Disegno/168 |
Oggetto | Ravello, Cattedrale | |
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Tipologia | chiesa cattedrale (esistente) | |
Nome attuale | ||
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Nomi antichi | ||
Cronologia | ||
Autore | ||
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Descrizione | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | Pronao con colonne e capitelli Portale centrale, di destra e di sinistra della facciata Colonne e capitelli della navata Resti del pavimento medievale con frammenti di reimpiego | |
Opere d'arte medievali e moderne |
Busto della cosiddetta Sicilgaita Rufolo (nel Museo diocesano) Lastra sepolcrale del vescovo Castaldo (nel Museo diocesano) Resti del ciborio (nel Museo diocesano) Dipinto di Santa Maria Vetrana (sec. XIV) Trittico della Madonna Bruna (sec. XIV) | |
Storia e trasformazioni | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | rilievi della porta bronzea in Schulz 1860
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Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, 4 voll., Dresden 1860. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 27/11/2012 16:54:29 | |
Data ultima revisione | 30/12/2018 22:21:08 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/140 |
Oggetto | Ravello, Palazzo Rufolo | |
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Tipologia | Palazzo con cortile e loggia aperta e giardino | |
Nome attuale | casa Rufolo | |
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Nomi antichi | ||
Cronologia | ||
Autore | ||
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Descrizione | Questo tipo di decorazione si ritrova in altri edifici residenziali campani dello stesso periodo, quali il palazzo arcivescovile di Capua, il palazzo presso la chiesa di San Pietro a Minturno, il palazzo arcivescovile di Capua, il palazzo Veniero a Sorrento e il castello Terracena a Salerno. | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | ||
Opere d'arte medievali e moderne | ||
Storia e trasformazioni | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | ||
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 04/12/2012 22:47:57 | |
Data ultima revisione | 16/11/2016 14:26:20 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/184 |
Oggetto | Ravello, Ambone Rogadeo | |
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Materiale | marmo bianco e marmi policromi, mosaico | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1090-1150 | |
Autore | ||
Descrizione | L'ambone si trova sul lato sinistro (settentrionale) della navata principale della Cattedrale di Ravello. La donazione di questo arredo liturgico si deve al vescovo Costantino Rogadeo (1094-1150). Il monumento riveste un'importanza particolare nel panorama del romanico campano perché costituisce l'unico esemplare medievale superstite di ambone a doppia rampa assiale, una tipologia ampiamente diffusa nella regione a partire dal IX secolo e testimoniata da numerosi frammenti erratici. Come molti altri amboni campani simili, quello di Ravello prevede la raffigurazione della Storia di Giona sui due parapetti delle scale: il profeta inghiottito e rigettato dal mostro marino era allusione alla morte e resurrezione di Cristo annunciata dal Vangelo proclamato dal diacono sul lettorino dell'ambone. A Ravello (nella Cattedrale ma anche in San Giovanni del Toro), così come ad Amalfi (Cattedrale) e a Cava dei Tirreni (Badia), il tema iconografico di Giona con la pistrice è espresso attraverso il medium del mosaico, mentre assai più frequenti sono i casi di traduzione a bassorilievo nel marmo della lastra. Il balconcino del lettorino è contrassegnato da un'Aquila che artiglia il libro con l'incipit del Vangelo di Giovanni. Il vano sottostante, incorniciato da due pavoni, allude al sepolcro ed era utilizzato per riporvi i volumi delle letture. Le lastre trapezoidali di marmo che racchiudono la scalea occidentale sono ricavate sul verso di due pezzi più antichi, d'età classica e di epoca paleocristiana. Le relazioni di restauro e l'esame autoptico denunciano un intervento di risistemazione dell'ambone, verosimilmente concepito in origine per essere situato nel lato destro della navata, al di sopra di una zoccolatura più alta di quella attuale, in collegament con la recinzione del coro. La costruzione del pergamo dei Rufolo fu probabilmente all'origine di una prima manomissione e dello spostamento dell'ambone Rogadeo (Gandolfo 2001). | |
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Committente | Costantino Rogadeo, vescovo di Ravello (1094-1150) | |
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | Sul lato posteriore (nord): Sic Constantinus · monet et te pastor · ovinus / istud opus carum qui fecit marmore clarum Sul parapetto del lettorile corre l’iscrizione (sud): [Constan]tinus cons/truxit pre/sul · opimus | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Aventin 2008: Laurence Aventin, "L'ambon, lieu liturgique de la proclamation de la Parole dans l'Italie du XIIe et XIIIe siècle", in Prédication et liturgie au moyen âge: études réunies par N. Bériou et F. Morenzoni, Turnhout 2008, pp. 127-161, a pp. 152-160.
Braca 2003: Antonio Braca, Le culture artistiche del Medioevo in costa d'Amalfi, Centro di Cultura e Storia Amalfitana, 2003, pp. 143-148.
Forcellino 2001: Antonio Forcellino, "Il restauro dei pulpiti della Cattedrale", in La Cattedrale di Ravello, a cura di R. Martines, Viterbo 2001, pp. 31-42, a pp. 33-37.
Gandolfo 2001: Francesco Gandolfo, "L’ambone e il pulpito della Cattedrale di Ravello", in La Cattedrale di Ravello, a cura di R. Martines, Viterbo 2001, pp. 17-31, a pp. 18-24.
Glass 1991: Dorothy Finn Glass, Romanesque sculpture in Campania. Patrons, programs, and style, Pennsylvania 1991, pp. 74, 204-208.
Guglielmi Faldi 1974: Carla Guglielmi Faldi, Il Duomo di Ravello, Salerno 1974, pp. 17-19.
Scirocco 2015: Elisabetta Scirocco, “Johan, the Whale and the Ambo. Image and Liturgy in Medieval Campania”, in The Antique Memory and the Middle Ages, a cura di Ivan Foletti e Zuzana Frantová, Viella 2015, pp. 87-123. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 04/09/2013 00:57:37 | |
Data ultima revisione | 16/11/2016 13:40:26 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/375 |
Oggetto | Ravello, Cattedrale, pergamo Rufolo | |
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Materiale | marmo bianco e marmi policromi, mosaico, pittura | |
Dimensioni | 400 x 600 cm ca. | |
Cronologia | 1272 | |
Autore | Nicola di Bartolomeo da Foggia | |
Descrizione | Il pergamo si trova nel lato destro (sud) della navata della Cattedrale di Ravello. L’architettura del monumento riflette nelle sue linee essenziali quella introdotta per la prima volta, un secolo prima, nell’arredo liturgico della Cattedrale di San Matteo a Salerno con i pulpiti Guarna e Aiello. Nel caso ravellese si assiste al felice innesto dei fermenti della cultura protogotica federiciana all’interno di un modello ormai cristallizzato, ravvivato dal naturalismo degli apparati scolpiti. L’epigrafe dichiara la consacrazione alla Vergine, dedicataria della Cattedrale e protettrice di Ravello, ma anche l’intento patriottico di Nicola e della moglie Sigilgaita Della Marra, celebrati con i loro figli Matteo, Orso, Giacomo, Mauro, e il nipote Lorenzo (figlio del primogenito Matteo). Essi si pongono sotto la protezione della Madonna e del Figlio, raffigurati fra gli stemmi della famiglia nel lato del parapetto più visibile al popolo laico, quello rivolto verso l’ingresso della chiesa (ovest). Il monumento è stato gravemente manomesso in diverse parti, che si concentrano nel vano per le scale (specialmente compromessa la porzione meridionale) e nel ballatoio di raccordo tra quest'ultimo e la cassa del pulpito vera e propria. Al di sotto del pergamo, Nicola Rufolo fondò una cappella sepolcrale per sé e i propri discendenti, servita da un altare rivolto a est, in ottemperanza all'orientamento liturgico dell'edificio. Questo, incorniciato prospetticamente dalle tre coppie di colonne che sorreggono la cassa del pulpito, ospitava il trittico duecentesco cosiddetto della Madonna della Bruna, trafugato nel 1974 e tuttora disperso. | |
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Committente | Famiglia Rufolo | |
Famiglie e persone | Nicola Rufolo, con la moglie Sicilgaita della Marra, i figli Matteo, Orso, Giacomo, Mauro, e il nipote Lorenzo. | |
Iscrizioni | Due iscrizioni, apposte sulla parete meridionale del vano che ospita le scale, ricordano la dedica dei committenti e il nome dell’artefice. Entrambe si trovavano quindi un tempo rivolte verso l'interno del coro dei canonici, disposto nella navata della chiesa e delimitato a destra e a sinistra dall'ambone del vescovo Costantino Rogadeo e dal pulpito donato dai Rufolo. La prima recita: † Virginis · istud opus / Rufulus Nicolaus amore / vir Sicligayte · patrieq(ue) / dicavit honore · Est Matheus ab hiis · Vrso / Iacobus, quoq(ue) natus / Maurus · et a primo / Laurencius est generatus. / Hoc tibi sit gratum pia / Virgo · precareq(ue) Natum / ut post ista bona det / eis celestia dona / Lapsis millenis · bis / centum · bisq(ue) tricenis / X.pi bissenis annis / ab origine plenis. La seconda: † Ego · magister · Nico/laus de Bartholome/o · de Fogia · marmorar/ius · hoc · opus · feci | |
Stemmi o emblemi araldici | Stemmi Rufolo e Della Marra sul parapetto occidentale della cassa e sul saliente sinistro dell'arco che incornicia il vano dell'altare. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Aceto 1990: Francesco Aceto, "«Magistri» e cantieri nel «Regnum Siciliae»: l'Abruzzo e la cerchia federiciana", Bollettino d’arte, s. 6, 75, 1990, 59, 15-96. Aceto 2013: Francesco Aceto, "Nicola di Bartolomeo da Foggia", Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani online 2013: http://www.treccani.it/enciclopedia/nicola-di-bartolomeo-da-foggia_(Dizionario-Biografico)/ .
Bottari 1955: Stefano Bottari, "Intorno a Nicola di Bartolomeo da Foggia", Commentari, 6, 1955, 159-163. Carotti 1928: Anna Carotti, in L'art dans l'Italie méridionale. Aggiornamento dell'opera di Émile Bertaux, sotto la direzione di A. Prandi, II, Roma 1978, 751-768, 975-985. Caskey 2004: Jill Caskey, Art and patronage in the medieval Mediterranean: merchant culture in the region of Amalfi, New York 2004, 143-146, 177-183. Guglielmi Faldi 1974: Carla Guglielmi Faldi, Il duomo di Ravello, Roma 1974, 24-33. Widemann 1991: François Widemann, "La triptique disparu de la Madonna della Bruna de la cathédrale di Ravello", Apollo, 7, 1991, 61-76.
Zchomelidse 1999: Nino Maria Zchomelidse, "Amore Virginis und honore patria. Die Rufolo Kanzel im Dom von Ravello", Analecta Romana Instituti Danici, 26, 1999, 99-117. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 10/12/2012 21:27:38 | |
Data ultima revisione | 26/01/2017 20:18:25 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/117 |
Oggetto | Ravello, Cattedrale, porta di bronzo | |
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Materiale | bronzo | |
Dimensioni | 278 cm x 266 cm | |
Cronologia | 1179 | |
Autore | Barisano da Trani | |
Descrizione | La porta della Cattedrale di Ravello è formata da due battenti lignei (XVIII secolo) su cui sono montate 80 formelle bronzee rettangolari (54 figurate e 26 decorative), ripartite in nove file e inserite in una intelaiatura scandita da grandi borchie. Nel programma iconografico si dispiega una rappresentazione gerarchica del Creato, da Cristo fino al mondo umano e vegetale. Fu commissionata dal nobile ravellese Sergio Muscettola ed è attribuita a Barisano da Trani, autore delle porte delle cattedrali di Trani e Monreale, entrambe firmate. L'opera si inserisce in una serie di porte bronzee donate alle chiese della Costa (Salerno, Atrani, Amalfi) da notabili locali; quella di Ravello si differenzia dalle altre, di fattura e importazione costantinopolitane, anche per la lavorazione del bronzo a rilievo, mediante una tecnica a stampo che sostituiva l'incisione ageminata dei battenti bizantini. | |
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Committente | Sergio Muscettola | |
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ANNO MILLESIMO CENTESIMO SEPTUAGESI MO NONO INCARNACIO IESU XPO DNO RNO MEMENTO DNE FA MULO TUO SERGIO MUSETULE 7 UXORI SUE SICLIGAUDE 7 FI LIIS SUIS MAURO 7 JOHES 7 FI LIA SUA ANNA QUOT ISTA POR TA FACERE AGIT AD HO NOREM DEI 7 SANCTE MA RIE VIRGINIS.
Nella formella con l'offerente inginocchiato davanti a san Nicola: MEM ENTO DO MINE FA MULI TUI SE RGI MU SSETU LE DE IO RDANI | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | La porta è stata recentemente sottoposta a un restauro, terminato nel 2013, che ha offerto l'occasione per studiare e ricomporre il programma decorativo originale (cfr. convegno "Ad honorem Dei. Il programma decorativo della porta bronzea del Duomo di Ravello", Ravello, 7-8 maggio 2009). | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Bianco 1984: Rosaria Bianco, scheda in Ravello: il Duomo e il Museo, Salerno 1984, 19-21.
Braca 2003: Antonio Braca, Le culture artistiche del Medioevo in Costa di Amalfi, Amalfi 2003, 179-190.
Braca 2009: Antonio Braca, "Porta bronzea del duomo di Ravello", in Fieri iussit pro redemptione, a cura di G. Camelia e G. Cobalto, Amalfi 2009, 299-301.
Braca 2009: Antonio Braca, "Tecnologia metallica delle porte di bronzo bizantine", in Fieri iussit pro redemptione, a cura di G. Camelia e G. Cobalto, Amalfi 2009, 259-266.
Melczer 1984: William Melczer, La porta di bronzo di Barisano da Trani a Ravello: iconografia e stile, Cava de' Tirreni 1984.
Pace 2004: Valentino Pace, "Da Amalfi a Benevento. Porte di bronzo figurate nell'Italia meridionale medievale", Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, n.s. 13, 2003, 25, 41-69.
Refice 1999: Paola Refice, "Le porte di bronzo medievali dell'Italia meridionale. Rifacimenti e restauri tra Otto e Novecento", in La porta di Bonanno nel Duomo di Pisa e le porte bronzee medioevali europee, Pontedera 1999, 301-315. | |
Allegati | ||
Link esterni | Presentazione del restauro sul sito del MiBAC: | |
Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 04/09/2013 22:50:56 | |
Data ultima revisione | 26/01/2017 20:19:36 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/378 |
Oggetto | Ravello, Cattedrale, sarcofago dei vescovi | |
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Materiale | marmo bianco | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1340 | |
Autore | ||
Descrizione | Il sarcofago, oggi inglobato nell'altare maggiore della Cattedrale di Ravello, fu realizzato nel 1340 per accogliere le spoglie dei primi otto vescovi locali, ed era connesso all'Altare del Crocifisso, addossato al pilastro settentrionale della tribuna. Presenta una decorazione figurata su tre lati, quello frontale e i due laterali, mentre è liscio nella parte tergale. È privo di copertura. La fronte e i lati brevi sono scanditi da archi a tutto sesto retti da colonnine tortili che inquadrano santi; al centro della fronte, in un clipeo sorretto da quattro angeli, è la figura a mezzobusto del Cristo benedicente. Ai suoi lati, partendo da sinistra, troviamo la Vergine annunciata, sant'Andrea e san Pietro seduti; san Paolo e il Battista seduti, e all'estrema destra l'arcangelo Michele, stante, che schiaccia il drago. Sui lati brevi compaiono la Madonna in trono col Bambino (a destra) e i santi Antonio Abate e Nicola di Bari (a sinistra). Le figure sui lati presentano dei fori circolari, forse per l'inserimento di reliquie. La composizione generale è in linea con la tipologia di sarcofago impostasi a Napoli con l'arrivo di Tino di Camaino, dagli anni venti del Trecento, con figure - solitamente personaggi sacri - sedute o stanti al di sotto di archeggiature; il clipeo centrale retto dagli angeli, pure se meno diffuso, discende dagli stessi prototipi napoletani. I tratti di stile sono perfettamente coerenti con la data dichiarata dall'iscrizione (1340). La lunga iscrizione, che corre sul bordo superiore e inferiore, riporta i nomi degli otto vescovi di cui il sarcofago conteneva le spoglie, a partire dal primo vescovo della diocesi, Orso Papicio (1086-1094). Negli spazi di risulta tra gli archetti compaiono: all'estrema sinistra, l'Angelo annunciante in dialogo con la sottostante figura di Maria, negli altri tre, gli stemmi del vescovo Francesco Castaldo (Guerritore Barone 1908, p. 88). Il vescovo istituì l'Altare del Santissimo Crocifisso nel 1320 (Pansa 1724, II, p. 90) o, più probabilmente, nel 1340, data riportata sul sarcofago dei vescovi che ne faceva parte integrante (ADR, Visite pastorali, busta 473, f. 427v). L'altare era dotato di una pala d’altare con una Deposizione, oggi non più reperibile, e fu demolito nel 1602 (ADR, Visite pastorali, busta 473, f. 109r).
Il Castaldo aveva associato all'altare e alla venerazione dei vescovi di Ravello la propria sepoltura (Ughelli 1644, col. 1187), di cui restano oggi la lastra con l'effigie mortuaria nel Museo del Duomo e un disegno nell'archivio della Badia di Cava dei Tirreni.
Il sarcofago, asportato in seguito alla demolizione dell'altare, fino agli anni settanta del Novecento si trovava murato nella navata destra e appariva come una lastra (Imperato 1971). | |
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Committente | Francesco Castaldo, vescovo di Ravello (1322-1362) | |
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ADR, Visite pastorali: Archivio Diocesano di Ravello, Fondo Visite pastorali, XVI-XIX secc.
Ughelli 1644: Ferdinando Ughelli, Italia sacra, sive De episcopis Italiae et insularum adiacentium, rebusque ab iis praeclare gestis, deducta serie ad nostram usque aetatem, opus singulare provincnojs XX distinctum, in quo ecclesiarum origines, urbium conditiones, principum donationes, recondita monumenta in luce proferuntur, 9 vv., Romae, apud Bernardinum Tanum, M.DC.XLIIII-M.DC.LXII, vol. I, 1644. | |
Bibliografia | Guerritore Barone 1908: Antonio Guerritore Barone, Ravello e il suo patriziato: notizie storiche e nobiliari, Napoli 1908.
Guglielmi Faldi 1974: Carla Guglielmi Faldi, Il Duomo di Ravello, Salerno 1974, 34-36.
Imperato 1971: Giuseppe Imperato, "Un interessantissimo sarcofago", Incontro, IV, 1971, n. 3, 3-4.
Mansi 1887: Luigi Mansi, Ravello sacra-monumentale, Ravello, Zini, 1887, 65.
Mansi 1898: Luigi Mansi, Illustrazione dei principali monumenti di arte e di storia del versante amalfitano, Roma 1898, 39.
Pansa 1724: Francesco Pansa, Istoria dell'antica repubblica d'Amalfi e delle sue città, col registro di tutti gli archivj dell'istessa, 2 vv., in Napoli, per Paolo Severini, 1724.
Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, nach dem Tode des Verfassers herausgegeben von Ferdinand von Quast, 5 voll., Dresden 1860, II, 273. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 03/09/2013 17:28:23 | |
Data ultima revisione | 26/01/2017 20:20:23 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/373 |
Oggetto | Ravello, Cattedrale, tavola di Santa Maria Vetrana | |
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Materiale | tempera su tavola a fondo oro | |
Dimensioni | 75 cm x 100 cm | |
Cronologia | seconda metà del XIV secolo | |
Autore | ||
Descrizione | La tavola, attualmente conservata in un locale annesso alla Cattedrale di Ravello, raffigura, fra due angeli, la Vergine col Bambino benedicente, con il committente in abiti vescovili inginocchiato in basso a sinistra. Lo stato di conservazione non ottimale non impedisce di apprezzare la qualità dell'opera, di pregevole fattura. L'icona trecentesca fu verosimilmente collocata fin dall'origine su un altare privilegiato al centro della tribuna della chiesa, alle spalle dell'altare maggiore che invece si ergeva come oggi verso la navata. Tradizionalmente detta di Santa Maria Vetrana, era tenuta in grande venerazione per la sua antichità e le sue virtù miracolose (ADR, Visite pastorali, busta 473, f. 8r). Per l'opera è stata proposta una datazione oscillante tra la metà (Guglielmi Faldi 1974) e la fine del Trecento (Bologna 1955 e 1969). I caratteri stilistici denotano la ricezione di elementi figurativi senesi, declinati da un maestro probabilmente campano. Sulla base della datazione suggerita dallo stile, Carla Guglielmi Faldi ha proposto cautalmente di identificare il committente con Francesco Castaldo (+1362), il presule che intorno al 1340 legò la sua memoria ad alcuni interventi significativi nella Cattedrale di Ravello (Altare del Crocifisso con il sarcofago dei primi vescovi, sua sepoltura, stalli del coro). La tavola dal 1658 fu inglobata in una composizione a polittico raffigurante l’Assunzione della Vergine, un’Annunciazione e i santi Maria Maddalena, Sebastiano, Barbara, Caterina, creduto di Andrea da Salerno ma recentemente attribuito a Giovan Filippo Criscuolo.
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Committente | Francesco Castaldo, vescovo di Ravello (1322-1362) (?) | |
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | La tavola è stata sottoposta a restauro in occasione della mostra tenuta nel Duomo di Salerno nel 1954-55 (Opere d’arte nel Salernitano 1955) che ne ha consentito la liberazione dalle ridipinture ed il trasporto su nuovo supporto ligneo. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ADR, Visite pastorali: Archivio Diocesano di Ravello, Fondo Visite Pastorali, XVI-XIX secc. | |
Bibliografia | Bologna 1955: Ferdinando Bologna in Opere d’arte nel Salernitano dal XII al XVIII secolo, catalogo della mostra a cura di F. Bologna, Napoli 1955, 35 e 78 scheda 11.
Bologna 1969: Ferdinando Bologna, I pittori alla corte angioina di Napoli, 1266-1414, e un riesame dell'arte nell'età fridericiana, Roma 1969, 341 e n. 252.
Guglielmi Faldi 1974: Carla Guglielmi Faldi, Il Duomo di Ravello, Salerno 1974, 36-37.
Reid (ed. Milone 1997): Francis Nevile Reid, Ravello, a cura di E. Allen e C. Lacaita, traduzione di Annafranca Buono, introduzione e note di Antonio Milone, Sarno 1997, 106 nn. 48-49.
Morisani 1947: Ottavio Morisani, Pittura del Trecento in Napoli, Napoli 1947, 137 e n. 16. Opere d’arte nel Salernitano 1955: Opere d’arte nel Salernitano dal XII al XVIII secolo, catalogo della mostra a cura di Ferdinando Bologna, Napoli 1955. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 03/09/2013 19:33:13 | |
Data ultima revisione | 26/01/2017 20:22:27 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/374 |
Oggetto | Ravello, Cattedrale, trittico della Madonna della Bruna (scomparso) | |
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Luogo di conservazione | ||
Materiale | tempera su tavola a fondo oro | |
Dimensioni | ||
Cronologia | primo quarto del XIV secolo | |
Autore | ||
Descrizione | L’ancona, in forma di trittico, con la Vergine in trono col Bambino affiancata da San Giovanni Battista e San Nicola di Bari, è databile al secondo decennio del Trecento, per la resa pienamente prospettica del trono e una certa morbidezza dei panneggi, che s'impongono al di là di alcuni stilemi di cultura bizantina. La tavola, trafugata nel 1974, si trovava fino ad allora sull'altare al di sotto del pulpito dei Rufolo nella Cattedrale di Ravello. In assenza di un’adeguata documentazione fotografica del trittico, pesantemente ridipinto, non è possibile stabilire se lo stemma Rufolo visibile ai piedi della Vergine fosse originario oppure frutto di un’aggiunta successiva. Nel suo testamento Nicola Rufolo (†23 maggio 1286) aveva prescritto che al di sotto del pergamo fosse fondata una cappella sepolcrale, intitolata alla Vergine; e nel 1287 gli eredi di Nicola, in osservanza delle sue volontà, dotavano la cappella di rendite e stabilivano gli oneri di messe per l’anima del padre (per il documento relativo cfr. Widemann 1991, pp. 70-71). È ragionevole immaginare la presenza di un'immagine sacra per la celebrazione all'interno della nicchia in cui è ricavato l'altare, incorniciata da un arco marmoreo a tutto sesto decorato a mosaico in linea con gli ornati del pergamo soprastante e da due draghi in posa araldica. Pare però poco probabile che la tavola trafugata nel 1974, dall'insolita forma centinata e malamente ricomposta, fosse pensata fin dall'origine per essere collocata al di sotto del pulpito dei Rufolo. L’originaria pertinenza della tavola all’altare è messa in dubbio non solo dalla composizione, evidentemente adattata in uno spazio più piccolo dell’originale, ma anche dal silenzio del documento di dedicazione della cappella, che pure si dilunga nell’elencare minuziosamente gli arredi di cui l’altare viene dotato. Quest'ultimo dato fa sospettare che in origine la nicchia per la celebrazione al di sotto del pulpito prevedesse piuttosto un fondo mosaicato (Gandolfo 2001) oppure affrescato (Widemann 1991), come nell'altro esempio ravellese, poco distante dal Duomo, di San Giovanni del Toro. L'ultima ipotesi sembra confermata da alcuni elementi deducibili dalle visite pastorali (Scirocco 2010). Nelle Sante visite dei secoli XVI-XVII l'altare risulta spoglio (ADR, Visite Pastorali, Buste 473-474). Si ritiene comunemente che la tavola mariana avesse altra collocazione fino al 1711, quando i Confalone, eredi dei Rufolo, vollero riaffermare il loro diritto ereditario sulla cappella. E' possibile la tavola sia stata adattata al vano che sovrasta l'altare proprio in tale occasione. Vi fu allora apposta un’iscrizione (Pansa 1724, II, p. 84): “Sotto al pulpito vi sta una cappella, dedicata alla Nostra Signora, dove dice:
Aram hanc, quam anno Domini 1272 Magnæ Matri sub titulo Brunæ Nicolaus Rufalus, Sore dux, magnus maritimarum classium præfectus, dicarat, de hinc vetustate corrosam ac pene deletam non pristine modo, sed et elegantiori formæ, d(ominus) Franciscus, d(ominus) Joseph, d(ominus) Cajetanus, d(ominus) Joannis Confalone filii, et fratres, reddidere anno salutis 1711. E da sotto il piano del pulpito: D. O. M. / Siste viator siste, hanc aspice urnam / Ex Rufalis Confalone in unam familiæ domum. / Sic transit gloria mundi”. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | Foto d'archivio | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti |
ADR, Visite pastorali: Archivio Diocesano di Ravello, Fondo Visite pastorali, secc. XVI-XIX
Pansa 1724: Francesco Pansa, Istoria dell'antica repubblica d'Amalfi e delle sue città, col registro di tutti gli archivj dell'istessa, 2 vv., in Napoli, per Paolo Severini, 1724.
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Bibliografia | Gandolfo 2001: Francesco Gandolfo, "L’ambone e il pulpito della Cattedrale di Ravello", in La Cattedrale di Ravello, a cura di R. Martines, Viterbo 2001, 19-31.
Guglielmi Faldi 1974: Carla Guglielmi Faldi, Il Duomo di Ravello, Salerno 1974, 32.
Reid (ed. Milone 1997): Francis Nevile Reid, Ravello, a cura di E. Allen e C. Lacaita, traduzione di Annafranca Buono, introduzione e note di Antonio Milone, Sarno, Labirinto, 1997, 103-104, n. 39.
Scirocco 2010: Elisabetta Scirocco, Arredi liturgici dei secoli XI-XIII in Campania, tesi di dottorato, Napoli 2010, 91-93.
Widemann 1991: François Widemann, "La triptique disparu de la Madonna della Bruna de la cathédrale di Ravello", Apollo, 7, 1991, 61-76. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 02/09/2013 18:34:42 | |
Data ultima revisione | 26/01/2017 20:23:15 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/371 |
Oggetto | Ravello, Museo diocesano, busto muliebre, detto di Sicilgaita Rufolo | |
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Materiale | marmo bianco | |
Dimensioni | h 47,5 cm | |
Cronologia | 1272 | |
Autore | Nicola di Bartolomeo da Foggia | |
Descrizione | Il busto raffigura una giovane donna col capo coronato e grandi orecchini a pendaglio che poggiano sulla veste, anch'essa riccamente decorata. I capelli sono raccolti ordinatamente in due trecce che cadono sulle spalle. Unanime nel riconoscervi uno degli esiti più alti della cultura classicista di età federiciana, la critica si è mostrata discorde nell'interpretare il significato dell'opera, considerata alternativamente un ritratto in senso proprio oppure una (alquanto enigmatica) personificazione simbolica. L'autore è certamente da riconoscersi in Nicola di Bartolomeo da Foggia, sulla base delle equivalenze formali e decorative riscontrabili tra il busto e i rilievi del pergamo dei Rufolo (1272) nella Cattedrale di Ravello. La scultura è documentata sul vano di accesso al pergamo a partire dalla metà del XVI secolo, quando il viceré don Pietro de Toledo la fece trasportare a Napoli, salvo poi restituirla in seguito alle proteste dei ravellesi (carte del notaio Battimelli [1540-1541] in Camera 1881, p. 313 n. 1; Bolvito 1585, pp. 258-259). Negli anni settanta del Novecento è stata poi rimossa e ricoverata nei locali del museo annesso alla Cattedrale. In virtù della sua ipotizzabile pertinenza originaria al monumento dei Rufolo, la figura è stata tradizionalmente identificata, a partire da Schulz (1860, II, p. 272), con Sicilgaita della Marra, moglie di Nicola Rufolo, ricordata nell'iscrizione dedicatoria del monumento, oppure (Filangieri di Candida 1903) con Anna della Marra, sposa di Matteo Rufolo. Dopo Adolfo Venturi (1904, p. 681), che ha proposto il confronto dell'effigie marmorea con le raffigurazioni dell’Ecclesia nei rotoli di Exultet, la critica tende oggi a riconoscere nella cosiddetta “Sicilgaita Rufolo” una personificazione dell’Ecclesia o una Madonna Regina. Le evidenti suggestioni antichizzanti dell'opera la collegano alle esperienze dei cantieri svevi pugliesi e alla Porta di Capua. Sulla base di questi riferimenti culturali, Zchomelidse (1999) e Caskey (2004) hanno suggerito di leggervi anche una personificazione della città di Ravello. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | Bolvito 1585: Giovan Battista Bolvito, Registro primo de le cose fameliari de casa nostra, 1585, Biblioteca Nazionale di Napoli, sezione Manoscritti e rari, Fondo San Martino, ms. 101.
Camera 1881: Matteo Camera, Memorie storico-diplomatiche dell'antica città e ducato di Amalfi, II, Salerno 1881.
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Bibliografia | Aceto 1997: Francesco Aceto, voce "Nicola di Bartolomeo da Foggia", in Enciclopedia dell'Arte medievale, VIII, 1997 su Treccani online: http://www.treccani.it/enciclopedia/nicola-di-bartolomeo-da-foggia_(Enciclopedia_dell'_Arte_Medievale)/
Aceto 2013: Francesco Aceto, voce "Nicola di Bartolomeo da Foggia", in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani online 2013: http://www.treccani.it/enciclopedia/nicola-di-bartolomeo-da-foggia_(Dizionario-Biografico)/
Bologna 1950: Ferdinando Bologna, Per una revisione dei problemi della scultura meridionale dal IX al XIII secolo, in Sculture lignee in Campania, cat. mostra a cura di F. Bologna e R. Causa, Napoli 1950, pp. 21-30.
Bottari 1955: Stefano Bottari, "Intorno a Nicola di Bartolomeo da Foggia", Commentari, VI (1955), pp. 159-163.
Braca 2003: Antonio Braca, Le culture artistiche del Medioevo in Costa di Amalfi, pp. 211-213.
Caskey 2004: Jill Caskey, Art and patronage in the medieval Mediterranean: merchant culture in the region of Amalfi, New York 2004, pp. 182-183.
D'Aniello 1984: Antonia D'Aniello, scheda in Ravello. Il Duomo e il Museo, Salerno 1984, pp. 36-38.
Filangieri di Candida 1903: Antonio Filangieri di Candida, "Del preteso busto di Sigilgaita Rufolo", Napoli Nobilissima, 12, fasc. 1, 3, 1903, pp. 3-9, 34-37.
Gandolfo 1999: Francesco Gandolfo, La scultura normanno-sveva in Campania. Botteghe e modelli, Roma 1999, pp. 125-126.
Lightbown 1988: Ronald W. Lightbown, "Portrait or Idealization: the Ravello Bust", Apollo, 127, 1988, n. 312, pp. 108-112.
Müller 2007: Rebecca Müller, "Überlegungen zur mittelalterlichen Bildnisbüste", in Kopf/Bild. Die Büste in Mittelalter und Früher Neuzeit, hrsg. v. J. Kohl, R. Müller, Berlin 2007, pp. 33-73.
Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860.
Venturi 1904: Adolfo Venturi, Storia dell'arte italiana, III, Milano 1904, p. 681.
Verzar 2006: Christine Verzar, scheda in Set in Stone. The Face in Medieval Sculpture, cat. mostra New York, Metropolitan Museum, ed. C. T. Little, pp. 159-162.
Volbach 1932: Wolfgang Fritz Volbach, "Ein antikisierendes Bruchstück von einer kampanischen Kanzel in Berlin", Jahrbuch der Preußischen Kunstsammlungen, 53 (1932), pp. 183-197, a p. 197.
Zchomelidse 1999: Nino Zchomelidse, "Amore Virginis und honore patriae. Die Rufolo Kanzel im Dom von Ravello", Analecta Romana Instituti Danici, XXVI (1999), pp. 99-117. | |
Allegati | ||
Link esterni |
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Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 04/09/2013 22:46:06 | |
Data ultima revisione | 16/11/2016 13:44:06 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/377 |
Oggetto | Ravello, Museo diocesano, lastra tombale del vescovo Castaldo | |
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Materiale | marmo | |
Dimensioni | 159 cm x 67 cm | |
Cronologia | 1340-1362 | |
Autore | ||
Descrizione | La lastra tombale è conservata nel museo annesso alla Cattedrale di Ravello, attualmente (settembre 2013) ospitato nei locali della chiesa del Corpo di Cristo. È quanto resta della sepoltura del vescovo Francesco Castaldo, a capo della diocesi ravellese tra il 1322 e il 1362. Il presule è raffigurato, secondo un'iconografia consueta, disteso sul catafalco funebre con indosso i paramenti (mitria, pastorale, pallio, guanti) richiesti dalla dignità ecclesiastica. Poggia il capo su un cuscino riccamente ornato.
La tipologia della lastra, con col defunto al centro intagliato a bassorilievo e l'iscrizione disposta lungo i bordi, è abbastanza tipica per una sepoltura terragna. Una collocazione nel pavimento pare confermata dal grado di consunzione della superficie. Il pezzo è inoltre mutilo della spalletta con l'iscrizione nelle porzioni in capo e a sinistra del defunto, ritagliate con cura.
Un disegno di Gaetano Mansi (1744-1817) nell'Archivio della Badia di Cava ritrae il pannello marmoreo, nelle condizioni in cui lo vediamo oggi, montato a spiovente al di sopra di un sarcofago su tre coppie di colonnette tortili.
L'iscrizione, mutila a metà in conseguenza della perdita della cornice su due lati, presenta alcuni problemi per la parte relativa alla datazione. L'anno menzionato è il 1340 o il 1345, con una propensione per la seconda ipotesi, visto che l’indizione potrebbe essere la quindicesima (“XV”, cfr. Milone 1997, n. 24 a pp. 99-100), che cadeva appunto nel 1345 (nell’aprile del 1340 ricorreva invece l’ottava indizione) e poi nel 1362, anno di morte del vescovo.
La tomba si trovava a sinistra dell'altare maggiore, presso il pilastro settentrionale della tribuna, nelle pertinenze dell'Altare del Crocifisso (Ughelli 1644), fondato dallo stesso Castaldo, che vi aveva collocato le spoglie dei primi otto vescovo di Ravello, custodite all'interno di un sarcofago scolpito ancora in chiesa. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | Francesco Castaldo, monaco benedettino e vescovo di Ravello. Fu eletto il 10 novembre 1322 e morì il 4 giugno 1362 (Gams 1931, p. 916; Eubel 1898, p. 435).
Secondo le fonti a questo prelato si devono alcune importanti commissioni in favore della chiesa ravellese: oltre alla fondazione dell’Altare del Crocifisso, Giovan Battista Bolvito gli attribuisce anche la realizzazione del succorpo e la copertura delle navate (Bolvito 1585, p. 258; Ughelli 1644, col. 1187). Ancora agli inizi del Settecento in chiesa, nel coro canonicale nella navata, si ammiravano gli stalli lignei con la sua impresa (Pansa 1724, II, p. 84). | |
Iscrizioni | *** CASTALDUS EP(iscopu)S RAVELLEN(sis) SUB AN(n)O D(omi)NI MCCCQUATRAG(esimo) QUI(n)TO D(ie) M(ensis) AP(ri)LIS X*** IND(ictionis) *** | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | Disegno di Gaetano Mansi, Archivio della Badia di Cava dei Tirreni | |
Fonti e documenti | Bolvito 1585: Giovan Battista Bolvito, Registro primo de le cose fameliari de casa nostra, 1585, Biblioteca Nazionale di Napoli, sezione Manoscritti e rari, Fondo San Martino, ms. 101.
Pansa 1724: Francesco Pansa, Istoria dell'antica repubblica d'Amalfi e delle sue città, col registro di tutti gli archivj dell'istessa, 2 vv., in Napoli, per Paolo Severini, 1724.
Ughelli 1644: Ferdinando Ughelli, Italia sacra, sive De episcopis Italiae et insularum adiacentium, rebusque ab iis praeclare gestis, deducta serie ad nostram usque aetatem, opus singulare provincnojs XX distinctum, in quo ecclesiarum origines, urbium conditiones, principum donationes, recondita monumenta in luce proferuntur, 9 vv., Romae, apud Bernardinum Tanum, M.DC.XLIIII-M.DC.LXII, vol. I, 1644. | |
Bibliografia | Carafa 1984: Rosa Carafa, scheda in Ravello: il Duomo e il Museo, Salerno 1984, pp. 59-61.
Eubel 1898: Conradus Eubel, Hierarchia catholica medii ævi, sive summorum pontificorum, S. R. E. cardinalium, ecclesiarum antistitum series,vol. I, Ab anno 1198 usque ad annum 1431 perducta, Monasterii, sumptibus et typis Librariæ Begensbergianæ, MDCCCXCVIII.
Gams 1931: Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, quotquot innotuerunt a Beato Petro Apostolo, Leipzig 1931.
Milone 1997: Francis Nevile Reid, Ravello, a cura di E. Allen e C. Lacaita, traduzione di Annafranca Buono, introduzione e note di Antonio Milone, Sarno 1997. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 02/09/2013 19:15:38 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 19:30:25 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/372 |
Oggetto | Ravello, Museo diocesano, resti del ciborio della Cattedrale | |
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Materiale | marmo bianco, mosaico | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1279 | |
Autore | Matteo di Narni | |
Descrizione | La Cattedrale di Ravello era dotata di un ciborio sull'altare maggiore. La struttura, a pianta quadrangolare, era del tipo denominato “a gabbia”, diffuso in area romana e pugliese fra XI e XIII secolo, con una cupola a spicchi sostenuta da un doppio ordine di colonnine (24 in quello inferiore, 16 nel superiore) e coronata dal tondo con l’Agnus Dei. Sugli architravi, ai quattro angoli, erano gli animali del Tetramorfo. Della struttura, smembrata entro intorno al 1718 (ADR, Visite pastorali), si conservano nel museo del Duomo, oltre al tondo sommitale con l'Agnus Dei (h. cm 71), due capitelli (h. 30,5 cm), due architravi (25x315 cm, 25x279 cm), tre colonnette (h. 49 cm) e l'Aquila simbolo dell'evangelista Giovanni (h. 63 cm). Il Leone e il Toro sono stati trafugati nel 1975 dalla fontana cittadina (la cosiddetta “Fontana Moresca”) sulla quale erano stati sistemati, segando malamente le zampe degli animali; i basamenti con quel che resta delle sculture si trovano anch’essi nel Museo. I due capitelli corinzi sono accomunati dall’impostazione decorativa e dalla resa del rilievo, e sono stati attribuiti alla maestranza che lavora agli inizi del XIII secolo al pergamo di San Giovanni del Toro (Carotti 1978), suggerendo l’ipotesi di un loro reimpiego nel ciborio tardoduecentesco. L'opera fu commissionata da Matteo Rufolo, menzionato tra i figli di Nicola Rufolo nell'iscrizione dedicatoria sul pulpito nella stessa cattedrale. Sull’attività di Matteo di Narni non si posseggono notizie precise all’infuori del tempietto ravellese e di un rilievo marmoreo a Caiazzo (anch’esso distrutto), mentre è evidente la sua formazione nell’ambiente dei marmorari romani e la suggestione esercitata sulla sua personalità dall’ambiente classicheggiante delle aree meridionali d’influenza cassinese. | |
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Committente | Matteo Rufolo | |
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | su uno degli architravi: † Hoc Math(eu)s opus Ruful(us) mandavit honore Virginis et Nati fieri p(at)rieque decore cui coniux est Anna viro · s(un)t hii quoq(ue) grati illorum primus Laurenci(us) ordine nati Barth(olomæus) adest huic probitate S(e)C(un)D(us) Simon et, hiis junior Franciscus crimine mund(us) · hii geniti primogeniti Nicoletta Ioh(anne)s Math(e)ol(us) puer Urso q(u)ib(us) ne co(r)p(or)a damnes / tertiu(s) hinc sequitur Math(eu)s Simone nat(us) quis succedat avo fama vitaq(ue) beatuS · Hos o(mn)es tu sum(m)e D(eu)s pietate paterna tempora per multa salva defend(e), guberna. Anno milleno bis centum septuageno hisq(ue) novem misce tempus sic advena disce. Mag(ister) Math(eu)s de Narnia fecit hoc opus (da: Galante 1995, n. 37 a p. 65) | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ADR, Visite pastorali: Archivio Diocesano di Ravello, Fondo Visite pastorali, busta 474, f. 773v.
Pansa 1724: Francesco Pansa, Istoria dell'antica repubblica d'Amalfi e delle sue città, col registro di tutti gli archivj dell'istessa, Napoli 1724, II, p. 83. | |
Bibliografia | Carotti 1978: Anna Carotti, in Art dans l'Italie Méridionale, Aggiornamento dell'opera di Emile Bertaux sotto la direzione di Adriano Prandi, Roma 1978, V, 473.
De Martini 1984: Vega de Martini, scheda in Ravello: il Duomo e il Museo, Salerno 1984, 48-56.
Galante 1995: Maria Galante, "Scritture esposte e scritture d’apparato: le iscrizioni della Costiera nel Medioevo", in Documenti e realtà del Mezzogiorno italiano in età medievale e moderna, Atti delle Giornate di studio in memoria di Jole Mazzoleni, Amalfi 10-12 dicembre 1993, Amalfi 1995, 55-93.
Imperato 1976: Giuseppe Imperato, Visioni di Ravello, Salerno 1976, 123 n. 18.
White 1987: Alberto White, "Il ciborio della Cattedrale di Ravello: un’ipotesi ricostruttiva e qualche notazione", in Atti della Giornata di studio per il IX centenario della fondazione della diocesi di Ravello (Ravello, 21 giugno 1986), Ravello 1987, 175-188. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Elisabetta Scirocco | |
Data di compilazione | 04/09/2013 22:43:32 | |
Data ultima revisione | 16/11/2016 13:55:56 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/376 |
Oggetto | Ravello, Duomo, ambone | |
---|---|---|
Luogo di provenienza | ||
Collocazione attuale | Ravello, Duomo, navata centrale. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Marmo bianco, marmo proconnesio, marmo bardiglio | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | ||
Cronologia | fine del II secolo d.C.- inizio III d.C. | |
Descrizione | L'ambone del Duomo di Ravello è stato realizzato con materiale di reimpiego. Sul lato interno si rileva che una delle lastre decorate all'esterno con dischi di porfido è stata ricavata dal reimpiego di un lastrone di soffitto romano rilavorato che, solo in alcuni parti, conserva tracce dell'incorniciatura dei cassettoni con kyma ionico e kyma lesbio trilobato (o anthemion a tralci ondulati?) ascrivibili all'età severiana; prima del reimpiego per la realizzazione dell'ambone, la lastra era già stata scolpita al centro con un motivo decorativo del IX-X sec., un albero della vita nascente da un kantharos. Sul retro, in corrispondenza della navata laterale, le due transenne trapezoidali sono state realizzate con l' assemblamento di lastre di marmo lisce (bardiglio e proconnesio); una delle lastre all'interno, visibile dalla scala, è stata invece ricavata da parte della fronte di un sarcofago a ghirlande di tipo microasiatico di produzione campana databile tra la fine del II e i primi decenni del III sec. d.C. (un gorgoneion riempie la lunetta delimitata da un festone di foglie di quercia pendente da corna di bucrani). Una ripresa dall'antico del motivo a foglie d'acanto si riscontra alla base dei pilastrini angolari e nella corona di foglie intorno al pomo posto a coronamento degli stessi pilastrini. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Pensabene 2015: Patrizio Pensabene, "Il reimpiego a Ravello: il caso del Duomo", Rivista dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, 66, 2015, 89-91. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Marina Caso | |
Data di compilazione | 26/11/2015 17:30:55 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 14:26:36 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/546 |
Oggetto | Ravello, Duomo, nartece, quattro colonne e un capitello | |
---|---|---|
Luogo di provenienza | ||
Collocazione attuale | Ravello, Duomo, nartece | |
Prima attestazione | ||
Materiale | 1. granito elbano o misio (colonna); marmo bianco (capitello); 2. granito misio (colonna); 3. granito rosa (colonna); 4. granito troadense | |
Dimensioni | 1. h. 3, 50 m, diam. 0,35 m; 2. diam. 0, 44 m; 3. h. 3, 40 m, diam. 0, 38 m; 4. diam. 0, 40 m | |
Stato di conservazione | 1. Nel capitello, rilavorata la cima delle foglie della prima corona, quelle angolari della seconda, le foglie esterne dei calici, le spirali delle volute e il fiore d'abaco. 2. Il fusto presenta corrosione superficiale e un'ampia scheggiatura in prossimità del sommoscapo. 3. Scapi danneggiati. 4. Scapi in buono stato di conservazione. | |
Cronologia | Capitelli: 1. III sec. d.C.; 2.,4. XI-XII sec. | |
Descrizione | 1 Fusto di colonna con capitello. Lato sinistro, contro l'angolo della facciata. Il fusto di colonna è sormontato da un capitello a due corone di foglie d'acanto spinoso che, incontrandosi, definiscono forme geometriche; la base attica è forse moderna (Pensabene 2015, 63, 2 figg. 4a-b); 2. Fusto di colonna. Lato sinistro. La colonna antica è sormontata da un capitello corinzieggiante medioevale di ispirazione classicistica; la base è moderna (Pensabene 2015, 64-66, 1 figg. 5a-b) 3. Fusto di colonna. Lato destro. La base è moderna (Pensabene 2015, 66, 2 fig. 7) 4. Fusto di colonna. Lato destro. Il capitello è uguale al capitello medioevale di 2. sul lato sinistro. La base è moderna. (Pensabene 2015, 66, 1 fig. 6a-b-c) | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | La sistemazione attuale dei quattro fusti risale all'ultimo restauro moderno (Pensabene 2015, 63) | |
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Pensabene 2015: Patrizio Pensabene, "Il reimpiego a Ravello: il caso del Duomo", Rivista dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, 66, 2015, 63-66. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Marina Caso | |
Data di compilazione | 08/10/2015 17:19:11 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 14:27:53 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/540 |
Oggetto | Ravello, Duomo, navate, basi, fusti e capitelli di colonne | |
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Luogo di provenienza | ||
Collocazione attuale | Ravello, Duomo, navata | |
Prima attestazione | ||
Materiale | ||
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | ||
Cronologia | ||
Descrizione |
Le navate sono state realizzate mediante materiale di reimpiego, solo un capitello e un fusto non provengono da contesti antichi. I fusti, in prevalenza di granito, potrebbero essere stati prelevati da qualche magazzino di smistamento di marmi semilavorati, di cui in epoca tarda ancora ricchi di materiali erano quelli di Porto, di aree portuali collegate a Roma e, in Campania, di Pozzuoli. I capitelli, eterogenei per fattura e epoca, sono tutti di età imperiale ad eccezione di un capitello protobizantino ed uno medioevale. Riguardo alle basi, otto sono attiche e sei composite, mentre, in due casi, capitelli ionici posti a rovescio fungono da basi.
Composizione delle colonne: base composita del II sec. d.C, fusto di granito troadense, capitello corinzio di età medioevale di ispirazione classicistica (Pensabene 2015, 71-73, 1d, figg. 13 a-c); base attica databile tra la fine del II e l'inizio del III sec. d.C., fusto di granito troadense, capitello composito della seconda metà del II sec. d.C. (Pensabene 2015, 73-74, 1s, figg. 14a-c); base attica databile tra la fine del II e l'inizio del III sec. d.C., fusto di granito misio, capitello corinzio della seconda metà del II sec. d.C. (Pensabene 2015, 74-75, 2d, figg. 15a-c); base composita della fine del II sec. d. C., fusto di granito misio, capitello composito di fine II sec. d.C. (Pensabene 2015, 75, 2s, figg. 16a-c); base attica del II/III sec. d.C., fusto in granito misio, capitello corinzio asiatico del III sec. d. C. (Pensabene 2015, 75, 3d, figg. 17a-c); base attica del II/III sec. d.C., fusto di granito misio, capitello corinzio asiatico di età severina (Pensabene 2015, 76-77, 3s, figg. 18a-c); base ottenuta dal reimpiego di un capitello ionico rovesciato databile tra il IV e il V sec. d.C., fusto in granito troadense, capitello corinzio asiatico databile tra il tardo III e la prima metà del IV sec. d.C. (Pensabene 2015, 77-80, 4d, figg. 19a-d); base attica del II/III sec. d.C., fusto di granito troadense, capitello composito con fiore d'abaco rilavorato databile tra la fine del II e la prima metà del III sec. d.C. (Pensabene 2015, 80-81, 4s figg. 20a-b); base attica del II/III sec. d. C., fusto di granito misio, capitello composito databile al II sec. d.C. (Pensabene 2015, 81-82, 5d figg. 21a-b); base attica databile al II/III sec. d. C., fusto di granito misio, capitello corinzio databile tra la fine dell'età giulio-claudia e la prima età flavia (Pensabene 2015, 82, 5s figg. 22a-b); base composita del II/III sec a. C., fusto di granito troadense, capitello corinzio asiatico del III sec. d.C. (Pensabene 2015, 82, 6d figg. 23a-d); base attica databile tra la fine del II e l'inizio del III sec. d.C., fusto di granito troadense, capitello corinzio databile tra la fine dell'età giulio-claudia e la prima età flavia (Pensabene 2015, 84, 6s figg. 24a-c); base composita del II/III sec. d.C., fusto di granito misio, capitello corinzio asiatico databile nel III sec. d.C. (Pensabene 2015, 85, 7d figg. 25a-c); base composita del II/III sec. d. C., fusto in bigio antico di Lesbo, capitello corinzio databile nel terzo venticinquennio del I sec. d. C. (Pensabene 2015, 85-86 , 7s figg. 26a-c); base ottenuta dal reimpiego di un capitello ionico rovesciato databile al III sec. d.C., fusto di granito misio, capitello corinzio asiatico del III sec. d. C. (Pensabene 2015, 86, 8d figg. 27a-d); base composita databile nel II sec. d.C., fusto moderno in granito molto chiaro, capitello corinzio a medaglione di età bizantina databile dalla prima metà del V agli inizi del VI sec. d.C. (Pensabene 2015, 88-89, 8s figg. 28a-c). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Pensabene 2015: Patrizio Pensabene, "Il reimpiego a Ravello: il caso del Duomo", Rivista dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, 66, 2015, 61-63, 71-89. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Marina Caso | |
Data di compilazione | 26/11/2015 17:23:33 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 14:37:31 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/545 |
Oggetto | Ravello, Duomo, pavimento | |
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Luogo di provenienza | ||
Collocazione attuale | Ravello, Duomo, pavimento in corrispondenza del pulpito. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | ||
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | ||
Cronologia | ||
Descrizione | Tracce dell'originario pavimento di reimpiego sono state messe in luce in occasione del restauro in corrispondenza del pulpito: tondi di cipollino, granito del Foro, breccia dorata (?), alabastro (?). | |
Immagine | ||
Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Pensabene 2015: Patrizio Pensabene, "Il reimpiego a Ravello: il caso del Duomo", Rivista dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, 66, 2015, 91- 92. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Marina Caso | |
Data di compilazione | 26/11/2015 17:38:22 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 14:40:07 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/547 |
Oggetto | Ravello, Duomo, portale centrale | |
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Luogo di provenienza | ||
Collocazione attuale | Ravello, Duomo, nartece | |
Prima attestazione | ||
Materiale | ||
Dimensioni | Marmo proconnesio | |
Stato di conservazione | 1. Cornice: lung. 2,50 m 2. Architrave: larg. 0, 33 m 3. Stipite destro: h 3, 84 m (solo architrave 3, 40 m); larg. 0, 42 m; prof. max 0, 30 m; stipite sinistro: h. 3, 80 m; larg. 0, 40 m; prof. max 0, 30 m | |
Cronologia | Età giulio-claudia, probabilmente neroniana. | |
Descrizione | 1. Cornice: La decorazione prevede, dall'alto verso il basso, una sima decorata con un kyma di foglie, un astragalo, una serie di baccellature e un kyma ionico a ovuli e freccette. In antico, l'elemento architettonico doveva fungere, come nel contesto di reimpiego, da coronamento di portale. 2. Architrave: l'elemento, in antico montato come soffitto, presenta il lacunare decorato con una ghirlanda incorniciata da un kyma di fogliette e un kyma lesbio continuo; il lato posto come soffitto presenta tre fasce distinte da un astragalo e un kyma di fogliette e un'incorniciatura a kyma di fogliette acantizzanti. 3. Stipiti: gli stipiti sono realizzati con elementi di architrave disposti verticalmente, uguali a quello dell'architrave orizzontale dello stesso portale. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | L'architrave e gli stipiti reimpiegati nel portale sono riferibili alla stessa trabeazione antica, utilizzata anche per il portale sinistro e il portale destro. | |
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Pensabene 2015: Patrizio Pensabene, "Il reimpiego a Ravello: il caso del Duomo", Rivista dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, 66, 2015, 66-69, figg. 8a-b, 9 a-c, 10. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Marina Caso | |
Data di compilazione | 26/11/2015 15:24:48 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 14:41:14 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/542 |
Oggetto | Ravello, Duomo, portale destro | |
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Luogo di provenienza | ||
Collocazione attuale | Ravello, Duomo, nartece | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Marmo proconnesio | |
Dimensioni | Larg. 2,30 m; h. 0,40 m; prof. 0, 20 m | |
Stato di conservazione | Il pezzo è stato tagliato ai lati e rilavolato lungo il margine superiore. | |
Cronologia | Età giulio-claudia, probabilmente neroniana. | |
Descrizione | La cornice poggia su due stipiti lisci. La sima è stata rilavorata in modo da presentare una superficie liscia, seguono un astragalo, una serie di baccellature, un kyma ionico a ovuli e lancette, una serie di dentelli e un kyma lesbio trilobato. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | La cornice è stato ricavata dalla trabeazione antica da cui provengono anche gli elementi architettonici del portale centrale e del portale sinistro. | |
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Pensabene 2015: Patrizio Pensabene, "Il reimpiego a Ravello: il caso del Duomo", Rivista dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, 66, 2015, 70-71, figg. 12 a-b. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Marina Caso | |
Data di compilazione | 26/11/2015 17:04:59 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 14:41:40 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/544 |