NomeBenevento
TipoCittā
Luogo superioreCAMPANIA
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OggettoBenevento, acquedotto
Tipologiaacquedotto
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1598: primo progetto dell'ingegnere napoletano Valente de Valenti, che propose di "elevare mediante macchine le acque del fiume Sabbato".

1599: l'ingegnere Giancarlo Sorrentino propone di incanalare le acque provenienti dal Monte dlela guardia.

1705: costruzione dell'acquedotto.

1709: apertura dlela prima fontana fuori la porta del Castello, presso il convenot dei Cappuccini.

1711: apertura della fontana di Santa Sofia.

1718: apertura della fontana sulla piazza di San Bartolomeo.

Autore

Carlo Buratti

Committente

Arcivescovo Vincenzo Maria Orsini

Famiglie e persone
Descrizione

L'acquedotto progettato da Buratti correva in gran parte sotterraneo, deviando in città le acque di diverse sorgenti, alcune delle quali già individuate nel 1599 dall'ingegnere Sorrentino. Modello ispiratore erano gli antichi acquedotti romani.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Progetto di Buratti riprodotto in Gambardella 1979, p. 122 (da cui Pezone 2008, p. 218).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

 

De Lucia 1930: Salvatore De Lucia, "Fra Vincenzo Maria Orsini e le sue opere sociali. III. Dissetando un popolo", Samnium, III, 1930, 24-44.

 

Gambardella 1979: Alfonso Gambardella, Architettura e committenza nello Stato Pontificio tra barocco e rococò. Un amministratore illuminato: Giuseppe Renato Imperiali, Napoli, 1979.

 

Pezone 2008: Maria Gabriella Pezone, Carlo Buratti. Architettura tardo barocca tra Roma e Napoli, Firenze 2008, 217-221.


Zazo 1980: Alfredo Zazo, "L'acquedotto settecentesco di Benevento e le rimostranze dell'architetto romano Carlo Buratti", Samnium, LIII, 1980, 137-151.


Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione21/03/2013 13:16:51
Data ultima revisione21/03/2013 13:44:29
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OggettoBenevento, Annunziata
Tipologiachiesa e ospedale AGP
Nome attualeAnnunziata
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

664: edificazione di una chiesa da parte del duca Romualdo.

1570: la chiesa viene ricostruita a spese dell'Universitas.

1688: distrutta dal terremoto.

XVIII sec.: ricostruita integralmente.

1710: decorazione della cappella di San Gennaro.

Autore
Committente

Universitas di Benevento

Famiglie e persone
Descrizione

Il complesso è composto dalla chiesa, affacciata verso l'attuale piazza Santa Rita, e dagli edifici dell'ex ospedale e del conservatorio, che si sviluppano oltre via dell'Annunziata e sono uniti alla chiesa da un pontile. Fra la chiesa e il pontile è incastonato il nuovo campanile, mentre i resti di quello più antico, costruito in grossi blocchi di calcare, si intravedono sul fianco sinistro dell'attuale facciata. La chiesa è stata edificata in corrispondenza di un salto di quota, in prossimità delle antiche mura, e il fianco destro poggia su sostruzioni realizzate con ampio reimpiego di blocchi antichi in calcare.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Sul pontile che unisce la chiesa agli edifici dell'ex ospedale è lo stemma in pietra dell'universitas di Benevento.

Elementi antichi di reimpiego

Sono attestate, nella chiesa e nell'ospedale annesso, le epigrafi: CIL, IX, 1584; CIL, IX, 1611; CIL, IX, 1648; CIL, IX,2036; CIL, IX,2082d.

Stele con ritratto femminile

Stele con soldato

A uno degli spigoli dell'edificio dell'ex ospedale è un cippo con iscrizione CIL, IX, 1614.

Nel campanile era murato un rilievo funerario con iscrizione CIL, IX, 2045, poi trasferita dopo la ricostruzione della chiesa nell'atrio dle palazzo de Vita e oggi al Museo del Sannio.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note

La chiesa era usata per le adunanze del parlamento dell'Universitas.

Fonti iconografiche

La chiesa e l'ospedale sono visibili nella Pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781)

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1].


De Lucia 1925: Salvatore De Lucia, Passeggiate beneventane, Benevento 1925.

 

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, 136-190.

 

Pezone 2009: Maria Gabriella Pezone, “Benevento e l’architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento: un’occasione mancata”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, saggi, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 1009, 148-158.

 

Rotili 1952: Mario Rotili, L'arte nel Sannio, Benevento 1952.

 

Stroffolino 2007: Daniela Stroffolino,  Benevento città d’autore. Filippo Raguzzini e l’architettura del XVIII secolo, Napoli 2007.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione21/02/2013 11:26:28
Data ultima revisione06/11/2016 19:53:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/322
OggettoBenevento, campanile del Duomo
TipologiaCampanile
Nome attualecampanile
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1279: inizio della costruzione

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il campanile sorge accanto alla Cattedrale, alla sinistra della facciata.

Iscrizioni

Iscrizione che attesta la costruzione del campanile nel 1279: "A D MCCLXXVIIII / XI FEB IND VIII INCEP/TUM EST HOC CAMPANILE D OB/LATIONIBUS FIDELIUM ET CLERI".

"POST DEVASTATAM A FEDERICO II ANNO MCCXXXIX / HANC CIVITATEM, TVRRIS HAEC CAMPANARIA CAEPTA / EST SVB ARCHIEPISCOPO ROMANO DE CAPOFERRIS / ANNO MCCLXXIX. XI. FEBRVARII DE OBLATIONIBVS / FIDELIVM ET CLERI. POST EANDEM VRBEM PROPE / VNIVERSAM TERRAEMOTV ANN. MDCLXXXIII / DEIECTAM IPSA IMMVNIS, INSTAVRATA, TRIBVS / CAMPANIS, SVPRA QVATVOR ANTIQVIS AVCTA ET AD / FASTIGIVM PERDVCTA EST PROPRIO SVMPTV, A FR. / VINC. MAR. ORD. PRAEDIC. CARD. VRSINO ARCHIEP[ISCOP]O/ ANNO D[OMI]NI MDCXC".

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Il campanile della cattedrale di Benevento si caratterizza per l'ampia quantità di elementi antichi di reimpiego.

Epigrafi attestate: CIL, IX, 1587; CIL, IX, 1638; CIL, IX, 1639; CIL, IX, 1691; CIL, IX, 1753; CIL, IX, 2005; CIL, IX, 2020; CIL, IX, 2022.

Vi sono inoltre incorporate numerose stele funerarie antiche, rimontate in sequenza come se si trattasse di un fregio. Al centro si trova la stele di un cavaliere, rappresentato con il cavallo.

Sul lato occidentale vi è un rilievo con insegne militari ed uno con dona militaria, oltre a tre stele funerarie contigue.

Sul lato nord, in alto è una stele funeraria.

Sul lato est è il rilievo con il cinghiale assurto a simbolo della città e inserito nella stemma urbico come allusione al cinghiale ucciso da Diomede, il mitico fondatore di Benevento e una stele funeraria.

Un rilievo a soggetto gladiatorio è murato in alto nella fronte meridionale, mentre più in basso si trova una stele funeraria.

E' reimpiegata anche una maschera proveniente dal teatro e una scultura proveniente dal tempio di Minerva Berecynthia.

Infine si trova una statua tardoromana mutila raffigurante un capo militare con una testa non pertinente, inserita già in epoca longobarda. 

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Il campanile è rappresentato, insieme alla cattedrale, nella pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781), nonché nel manoscritto Benevento, Biblioteca Arcivescovile, Inventarium bonorum R. Mensae Archiaepiscopalis Beneventanae (Meomartini 1889, tav. LIX).

Il campanile è raffigurato in un altro disegno del 1599, che mostra la facciata della Cattedrale e la situazione della piazza con l'obelisco egizio qui trasportato nel 1597.

Veduta di Carlo Labruzzi (fine XVIII secolo)

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, vol. IX Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, 136-190.

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e longobarda. L'immagine urbana, Benevento 1986.

 

Strafforello 1898: Gustavo Strafforello, La Patria: Geografia dell’Italia. Provincie di Avellino, Benevento, Caserta, Salerno, Torino 1898.

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disegno Carlo Labruzzi

SchedatoreBianca de Divitiis - Fulvio Lenzo
Data di compilazione21/02/2013 10:25:45
Data ultima revisione20/12/2018 20:40:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/321
OggettoBenevento, casa in via Annunziata 117
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'elemento di interesse del piccolo palazzetto inserito nella cortina continua di via Annunziata è l'allestimento del portale d'accesso, che nello stato attuale sembra risalire al XVII secolo. Incastonato al di sotto di un pontile che scavalca la strada, il portale si compone di una semplcie cornice centinata, alla cui destra è incastonato un frammento antico (cfr. infra, Elementi antichi di reimpiego).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Accanto al portone d'ingresso è murato un rilievo con maschere.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:05:17
Data ultima revisione21/01/2015 19:02:14
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/366
OggettoBenevento, casa in via Annunziata 125
Tipologia
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

È reimpiegato un fregio dorico con gorgoneion.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/08/2014 20:38:09
Data ultima revisione07/06/2016 14:38:24
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/809
OggettoBenevento, casa in via Francesco Pacca
Tipologia
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio mostra i segni dei numerosi rimaneggiamenti subiti nei secoli. Uno spesso strato di intonaco recente impedisce la lettura dei paramenti murari, lasciando scoperte soltanto le parti in pietra, ovvero gli stipiti delle aperture e un frammento antico reimpiegato. Con molte cautele si potrebbe ipotizzare che il nucleo principale risalga ad un intervento del XVII secolo. 

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

È reimpiegato un altare antico.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreLuca Di Franco, Fulvio Lenzo
Data di compilazione03/08/2014 19:52:33
Data ultima revisione07/06/2016 15:30:56
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/808
OggettoBenevento, casa in via Giovanni De Vita 36
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XVIII-XIX secolo.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La casa è un palazzotto disadorno, che non presenta alcun elemento databile con precisione, a parte le semplici cornici delle finestre e del portale che rimandano a una datazione al XIX secolo. Lo stemma sul portale sembra però risalire al secolo precedente, e probabilmente più antiche sono le murature perimetrali, nelle quali si trova reimpiegato un frammento antico (cfr. infra, Elementi antichi di reimpiego).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Sopra il portale è murato uno stemma sormontato da corona e raffigurante due leoni rampanti affrontati con al centro una palma. Lo stemma non è fra quelli raffigurati nel manoscritto di Mario Della Vipera (cfr. Chiavassa 1960).

Elementi antichi di reimpiego

A sinistra del portale è reimpiegato il timpano di una stele funeraria antica.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Chiavassa 1960: Mario Chiavassa, La nobiltà in Benevento e il manoscritto sulle famiglie nobili beneventane di monsignor Mario della Vipera arcidiacono di Benevento, s.l., s. n., 1960.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione03/08/2014 20:59:13
Data ultima revisione20/01/2015 18:23:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/810
OggettoBenevento, casa in via Rampone
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio ha subito numerosi rimaneggiamenti, anche in età contemporanea. L'unico elemento di interesse sono i due mascheroni antichi reimpiegati nel basamento e posizionate ripsettivamente all'estremità sinistra del palazzo e in corrispondenza del portale.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Due maschere teatrali provenienti dal teatro.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986, 21.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:08:41
Data ultima revisione21/01/2015 18:09:06
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/368
OggettoBenevento, casa in vico Arechi
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1570: la casa, probabilmente già esistente, subisce un rimaneggiamento testimoniato dalla data incisa sullo stemma apposto sopra il portale.

Autore
Committente

Giovanni de Piccioli

Famiglie e persone

Giovanni de Piccioli

Descrizione

L'edificio è un basso palazzetto composto da piano terreno e piano nobile e articolato in tre campate diseguali. In corrispondenza della campata centrale è un arco, adesso murato, a sinistra dle quale è lo stemma di Giovanni de Piccioli, datato 1570, e un piccolo frammento antico raffigurante la testa di una leonessa. La campata estrema sulla destra presenta un basamento composto da alcuni grandi blocchi di calcare e da un ampio frammento antico (cfr. infra, Elementi antichi di reimpiego).

Iscrizioni

In facciata è uno stemma (cfr. infra, Stemmi o emblemi araldici) con iscrizione "IOANE DE / PICCIOLI / 1570".

Stemmi o emblemi araldici

In facciata è uno stemma raffigurante due uomini affrontati, forse in atteggiamento di lotta, sormontati da una stella a sei punte. Lo stemma è incorniciato da un elaborato cartoccio e identificato da iscrizione e data (cfr. supra, Iscrizioni).

Elementi antichi di reimpiego

Porzione di lastra lapidea coronata da fregio dorico e recante l'iscrizione CIL, IX, 1604.

Opere d'arte medievali e moderne

Apparentemente medievale la testa di leone murata nella parte alta della facciata

Storia e trasformazioni

Uno stemma è murato nella parte alta della facciata.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:36:36
Data ultima revisione20/01/2015 18:49:23
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/380
OggettoBenevento, Cattedrale
Tipologiachiesa cattedrale (esistente)
Nome attualeSanta Maria e San Bartolomeo
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

600: fondazione (Vipera 1636, pp. 25-26);

817-832: probabile restauro sotto Sicone;

1114-1129: completamente riedificata almeno tra il 1114 e il 1129,

sec. XIII, metà: lavori conclusi con la facciata

1702, post: ristrutturata dal cardinale Orsini

1943: distrutta con i bombardamenti bellici

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La Cattedrale, ad eccezione della facciata e del campanile, è stata completamente distrutta dal bombardamento alleato del settembre del 1943. Bisogna dunque affidarsi in gran parte al testo di Almerico Meomartini (1889).

La basilica preromanica: secondo Meomartini (1889) l’edificio precedente era a tre navate e di maggiore lunghezza; secondo Bove (1999, pp. 35-36) si trattava invece di una basilica a cinque navate, senza transetto con una sola abside semicircolare, con una lunghezza molto inferiore rispetto a quella romanica per far spazio al pronao colonnato (a suo avviso inoltre tutte le 52 colonne dell’edificio romanico erano già presenti nel precedente). Carella (2011, p. 26) preferisce, con molta cautela, dare più attendibilità alle parole di Meomartini, ultimo testimone critico della cattedrale prima della distruzione.

Dopo questi interventi duecenteschi non si hanno attestazioni di lavori invasivi fino ai terremoti del 1688 e del 1702, dopo i quali la cattedrale fu restaurata dal cardinal Orsini, futuro papa Benedetto XII (Basile 1970).

La chiesa si presenta a cinque navate con transetto. Le riforme del cardinal Orsini non intervennero sulla pianta della cattedrale, come dimostra un disegno del 1599.

La cripta: rimase quasi interamente interrata in epoca moderna, per rivenire alla luce con i lavori postbellici. Si presenta come un lungo corridoio trasversale alla navata della chiesa con abside centrale sulla parete occidentale. Gli affreschi rappresentano storie di San Barbato e la conversione dei longomardi, e sono stati datati da Belting al IX secolo, cronologia unanimemente accettata (cfr. Carella 2011, p. 29). Il pavimento è in opus sectile, per Parente (1997) è del XII secolo, invece pare che Carella (2011, p. 30) lo consideri più antico con alcuni confronti con pavimenti del IX secolo.

La chiesa di San Bartolomeo (distrutta): situata a sud della cattedrale, la chiesa fu demolita dopo i gravi danni del terremoto del 1702. Secondo Bove (1999, pp. 31-33, senza riferimenti storico-bibliografici) fu fondata quando Landolfo II deteneva il seggio episcopale (1108-1119), nel 1308 fu aggiunto un portico alla facciata, nel 1337 furono fatti grandi lavori al coro che penetra profondamente nella cattedrale e nel 1415 fu probabilmente modificata a causa della costruzione di una grande cupola su tamburo ottagonale. Carella (2011, pp. 31-32) sostiene invece, sulla base della versione della metà dell’XI secolo di Martino beneventano della Traslatio sancti Bartholomei (il cui corpo era stato trafugato dai beneventani alle isole Lipari), che l’edificio sarebbe stato fatto costruire da Sicardo (833-839), che sarebbe stato finito dopo la sua morte, e che era già comunicante con la cattedrale (Bove pensa siano state unite nel 1337).

Proposta ricostruttiva di Carella (2011, pp. 33-34): due basiliche una dietro l’altra, la più grande (a ovest) affiancata dal battistero, poi San Bartolomeo, e la più piccola più ad est, con un atrio laterale tra le due chiese che le rendeva comunicanti.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Nella navata sinistra è presente un sarcofago a lenòs con Gorgoneia angolari.

Sulla facciata di epoca normanna sono reipiegati: un fregio dorico con gorgoneion, un fregio con decorazione vegetale e due epistili riutilizzati come stipiti del portale di destra. 

Epigrafi: CIL, IX, 1646; CIL, IX, 1659; CIL, IX, 1711; CIL, IX, 1718; CIL, IX, 1756; CIL, IX, 1885; CIL, IX, 1904; CIL, IX, 1977; CIL, IX, 2071; CIL, IX, 2078.

Nella cripta sono reimpiegati un capitello dorico-tuscanico ed un'epigrafe nel pavimento. Questi appartengono alla prima fase di reimpiego, databile al VI sec. d.C. (Pensabene, Lupia 2003, p. 1575) mentre è da rivedere l'ipotesi che vuole l'originaria cattedrale composta da cinque navate che riutilizzano 56 capitelli di reimpiego, di stesso modulo e fattura, provenienti da un edificio del foro (Palmentieri 2010, p. 85).

Presso Piazza Orsini era collocato già dal 1597 un obelisco egiziano proveniente dal tempio di Iside; oggi l'obelisco si trova presso Piazza Papiniano. 

Opere d'arte medievali e moderne

porta bronzea

pulpito

Storia e trasformazioni

La Cattedrale di Santa Maria sarebbe stata costruita su un tempio di Iside secondo H. W. Muller. La data di fondazione secondo Vipera (1636, pp. 25-26) sarebbe il 15 dicembre 600 per mano del vescovo Davide, che però è vissuto durante il regno di Arechi II nell’VIII secolo, ma gli storici tendono a confermare la data di fondazione (cfr. Carella 2011, p. 22, nota 87).

Probabilmente Sicone (817-832) provvide a ristrutturare l’edificio, come testimonierebbe un passo della Traslatio Sancti Januari episcopi e come confermava la stele funeraria di Sicone, andata però perduta nel ’43 (Belting [1968, pp. 57-58] pensa si riferisca a un edificio limitrofo, proposta non accettata dai Rotili).

Nel XII secolo si intervenne ancora, come attesta la cronaca di Falcone Beneventano (almeno dall’anno 1114), nel 1124 i lavori erano ancora in corso (col trasferimento delle reliquie di san Barbato nell’altare di San Sebastiano), e nel 1129 i lavori raggiunsero l’altare dei santi Desiderio, Gennaro e Festo (confermato anche dalla Traslatio succitata). All’inizio del ’200 si concluse la facciata e nel 1280 fu costruito il campanile.

Note
Fonti iconografiche

La Cattedrale è rappresentata nella pianta Pizzella

La pianta del duomo nel 1599 è riprodotta nel manoscritto Benevento, Biblioteca Arcivescovile, Inventarium bonorum R. Mensae Archiaepiscopalis Beneventanae (Meomartini 1889, tav. LIX).

La facciata è raffigurata in un altro disegno del 1599, che mostra il campanile e la situazione della piazza con l'obelisco egizio qui trasportato nel 1597.

Piante e rilievi

Rilievo del prospetto, dettagli della porta bronzea e del pulpito in Schulz 1860

Fonti/Documenti
Bibliografia

Basile 1970: S. Basile, "Restauri settecenteschi a Benevento", Samnium, 43, 1970, 184-213.

 

Belting 1968: H. Belting, Studien zur beneventanischen Malerei, Wiesbaden 1968.

 

Bove 1999: Francesco Bove, "L’architecture de la cathédrale de Bénévent", in La cathédrale de Bénévent, a cura di T. Forrest Kelly, Ludion, Gand-Amsterdam 1999, 15-44.

 

Carella 2011, Silvio Carella, Architecture religieuse haut-médiévale en Italie méridionale: la diocèse de Bénévent, Paris IV - Brepols, Turnhout 2011 (speciatim 22-34).

 

Meomartini 1889: Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, lavoro storico, artistico, critico, Benevento 1889 (speciatim 396-472).

 

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarum, vol. IX Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, 136-190. 


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010.

 

Parente 1997: G. Parente, "La pseudocripta del Duomo di Benevento", Bollettino d’informazione della Soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici per le province di Caserta e Benevento, II, 1997.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, "Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento", in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo (Spoleto, 20-23 ottobre 2002; Benevento, 24-27 ottobre 2002), Spoleto 2003, 1555-1576.

 

Rotili 1973: Mario Rotili, "La Cattedrale di Benevento nell’Alto Medioevo", Bollettino di storia dell’arte del Centro studi per i nuclei antichi e documenti artistici della Campania meridionale, 2, 1973, 3-14.


Strafforello 1898: Gustavo Strafforello, La Patria: Geografia dell’Italia. Provincie di Avellino, Benevento, Caserta, Salerno, Torino 1898.

 

Ughelli 1721: Ferdinando Ughelli, “Beneventana metropolis”, in IdemItalia sacra, cura et studio Nicola Coleti, tomo VIII, Venetiis 1721, coll. 3-188.

 

Vipera 1636: Chronologia episcoporum et archiepiscoporum Metropolitanæ Ecclesiæ Beneventanæ quorum extat memoria, adiecta insuper brevi rerum sub unoquoq; episcopatu memorabilium narratione, ac capituli Beneventani antiquitate, privilegiis, et canonicorum numero, studio et industria Marii de Vipera archidiaconi Beneventani, selecta, cum duplici indice locupletissimo, iuxta ordinem alphabeticum, Napoli MDCXXXVI, typis Ioan. Dominici Montanari.

 

Link esterni

Esterno della Cattedrale nel disegno di Carlo Labruzzi (1789) online sul portale BAV

SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione31/05/2012 16:04:28
Data ultima revisione21/12/2018 14:41:11
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OggettoBenevento, dogana
Tipologiaedificio pubblico: dogana
Nome attuale(distrutto)
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

La dogana è visibile nella pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781), nonché in alcune piante ottocenteche in Archivio di Stato di Roma, Camerale III, busta 365, fasc. 99: Istrumenti di concessione dei proventi dei sali e tabacchi, dell'amministrazione dei lotti, della dativa reale ed altre sopratasse addizionali governative; Istrumento di obbligo al pagamento per gli appaltatori delle dogane, i marchesi Mosti; Concessione in enfiteusi perpetua alla Comunità del locale della dogana e di quattro casotti con due piante topografiche (copie). 1816-1855.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione21/02/2013 13:43:58
Data ultima revisione04/06/2016 19:37:53
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OggettoBenevento, mura
Tipologiamura urbiche
Nome attualemura
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

545 d.C. : le mura romane sono demolite da Totila (Procopii, De Bello Gothico, III, 6)

VI-VIII sec.: costruzione di una nuova cinta muraria

774 d.C.: Arechi II amplia la città aggregandovi la civitas nova, che viene inglobata nella cinta muraria

926: la Porta Somma viene inglobata in quella che poi sarebbe stata la Rocca dei Rettori.

1241, post: l'arcivescovo Romano Capodiferro promuove restauri per riparare ai danni causati dall'assedio di Federico II.

1465: un terremoto colpisce la città e le fonti elencano fra gli edifici danneggiati anche la cinta muraria ("menia conquassata et partim in terram collapsa").

1475: restauri a una torre e una porta urbica non meglio identificati (forse la torre della Catena e la vicina Port'Arsa) sono testimoniati da un epitaffio commemorativo in onore del governatore Battista Ventimiglia (cfr. infra, Iscrizioni).

1478: Sisto IV destina al restauro delle mura i proventi delle gabelle.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La cinta muraria di Benevento è in gran parte risalente al periodo altomedievale. Il tracciato è il risultato di un primo intervento (VI-VII sec.) e di un successivo ampliamento (VIII secolo). La prima cinta racchiudeva soltanto la porzione dell'attuale centro urbano compresa fra la collina e il fiume Calore, la seconda invece si estende verso le rive del fiume Sabato. Un ulteriore ampliamento, di dimensioni più contenute, risale al 926, quando l'antica Porta Somma viene inglobata nel complesso della Rocca dei Rettori.

Il paramento murario presenta notevoli discontinuità, in particolare si rilevano alcune porzioni costruite con blocchi megalitici di calcare, altre in ciottoli di fiume e altre ancora in laterizio. I flessi del perimetro sono sengati da torri, fra cui si segnalano la Torre della Catena e la Torre De Simone.

Nella sua pianta Saverio Casselli enumera otto porte: Porta Castello, Portella dell'Annunziata, Porta Rofina (o Porta Napoli), Port'Arsa, Porta San Lorenzo, Porta Pia, Porta Rettore e Port'Aurea (arco di Traiano).

Iscrizioni

Schiavo (1758, p. 254) trascrive un epitaffio celebrativo in onore del vescovo Battista Ventimiglia, governatore di Benevento, che nel 1477 avrebbe fatto ricostruire una torre e una porta urbica. Lo stesso autore riferisce poi di una iscrizione celebrativa che sarebbe stata eretta in suo onore "nell'arco fra i due ponti sopra il fiume di Sabbato nel 1475" (ivi, p. 256). Stefano Borgia (1763-1769, III, p. 405) sintetizza le due informazioni collocando l'iscrizione per il rifacimento della porta e della torre presso il fiume Sabato e identificando la torre in questione come quella della Catena. Il testo dell'iscrizione, come suddiviso da Borgia, è il seguente:

"SEDENTE SIXTO IIII P.M. / BAPTISTA EPISCOPO VINTIMILLIEN. GVBERNATORE / OCTO CONSVLIBVS EX PVBLICIS VECTIGALIBVS / SVMPTVM FACIENTIBVS / HAEC TVRRIS CVM PORTA A FVNDAMENTIS / AEDIFICATA EST VETERE PRIORE DEJECTA / MCCCCLXXV. X. KAL. SEPT."

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Numerosi sono gli elementi di spoglio inseriti nel paramento murario della cinta e nelle torri.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Le mura sono ben visibili nelle piante Pizzella (1764) e Casselli (1781). L'intero circuito murario è poi rilevato da Carlo Buratti dopo il terremoto del 1702 (disegno riprodotto in Pezone 2008, p. 205).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1].

 

Meomartini 1889: Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, lavoro storico, artistico, critico, Benevento 1889. 

 

Pezone 2008: Maria Gabriella Pezone, Carlo Buratti. Architettura tardo barocca tra Roma e Napoli, Firenze 2008, 212-213.

 

Pezone 2009: Maria Gabriella Pezone, “Benevento e l’architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento: un’occasione mancata”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, saggi, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2009, 148-158.

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986.

 

Santoro 1972: Lucio Santoro, "La Rocca dei Rettori e la cinta fortificata di Benevento", in Scritti in onore di Roberto Pane,  Napoli 1972, 127-147.

 

Schiavo 1758: Domenico Schiavo, "Notizie della Famiglia Ventimiglia passata da Palermo nella città di Benevento", in Opuscoli di autori siciliani, tomo primo, in Catania, presso di Gioachino Pulejo, 1758, 247-258.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:11:07
Data ultima revisione06/11/2016 13:24:58
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OggettoBenevento, nuova chiesa di San Bartolomeo
Tipologiachiesa
Nome attualeSan Bartolomeo
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1706: raccolta fondi e offerte die fedeli per la ricostruzione della chiesa.

1726: acquisto del terreno per la nuova fabbrica.

1726-1729: costruzione


Autore

attribuito a Filippo Raguzzini.

Committente

Vincenzo Orsini (papa Benedetto XIII).

Famiglie e persone
Descrizione

La chiesa ha un impianto longitudinale a navata unica, con due cappelle per lato e terminazione absidata. La copertura è a volta a botte, e la facciata si articola in due registri sovrapposti collegati da volute, scanditi da paraste corinzie. Le uniche aperture sono il portale, al livello inferiore, e il finestrone soprastante nel secondo registro.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Sul portale è lo stemma di papa Benedetto XIII Orsini. 

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Nella chiesa è attualmente un frammento di rilievo raffigurante gli Apostoli e proveniente dalla vecchia basilica.

Storia e trasformazioni

La chiesa è stata eretta in sostituzione della precedente basilica di San Bartolomeo, andata distrutta col terremoto del 1688. Dopo aver iniziato la ricostruzione sullo stesso sito, un nuovo terremoto, nel 1702, distrugge anche il nuovo edificio in costruzione. L’area viene quindi destinata alla realizzazione della piazza Orsini, e la chiesa viene innalzata in un sito differente. 


Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1]

 

Bove 2000: Franco Bove, “Le sedi monumentali beneventane”, in Tre apostoli, una regione, a cura di G. Giordano, Cava de’ Tirreni 2000, 70-79.

 

Ghianda, Notari 2006: Maria Luisa Ghianda, Lilli Notari, Gli edifici bartolomeani in Benevento, Benevento 2006.

 

Grimaldi 2004: San Bartolomeo. La basilica e il Martirio, a cura di Luisa Grimaldi, Roma 2004.


Meomartini 1889: Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, lavoro storico, artistico, critico, Benevento 1889. 

 

Pezone 2008: Maria Gabriella Pezone, Carlo Buratti. Architettura tardo barocca tra Roma e Napoli, Firenze 2008, 212-213.

 

Pezone 2009: Maria Gabriella Pezone, “Benevento e l’architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento: un’occasione mancata”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, saggi, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 1009, 148-158.

 

Sarnelli 1691: Pompeo Sarnelli, Memorie chronologiche de’ vescovi ed arcivescovi della S. Chiesa di Benevento, colla serie de’ Duchi, e Principi Longobardi della stessa città, e colle memorie della provincia Beneventana, in Napoli, presso Giuseppe Roselli, 1691.

 

Vipera 1636: Mario de Vipera, Chronologia episcoporum, et archiepiscoporum metropolitanae ecclesiae Beneuentanae quorum extant memoria. Adiecta insuper breui rerum sub unoquoque episcopatu memorabilium narratione. ... Studio, & industria Marii de Vipera archidiaconi Beneuentani, selecta. Cum duplici indice locupletissimo, Neapoli, typis Io. Dominici Montanari, 1636.

 

Zazo 1958/a: Alfredo Zazo, “Benevento che fu: la basilica di San Bartolomeo”, Samnium, 31, 1958, 226-231.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione21/08/2013 17:24:22
Data ultima revisione06/11/2016 20:22:19
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/494
OggettoBenevento, palatium civitatis
Tipologiapalazzo pubblico
Nome attualepalazzo Paolo V
Immagine
Nomi antichi

 

palazzo Paolo V, Palazzo Pubblico, palazzo Magistrale

Cronologia

 

1513: sul sito è documentata una "domus universitatis".

1552: la "domus universitatis" viene arredata con i "seggi del Consiglio" e il "banco del Cancellario".

1597: si acquistano gli immobili adiacenti per ampliare la sede.

1598: si avvia il cantiere.

1607: completamento del prospetto principale.

1614: si stipula il contratto con i marmorari.

1615: si acquistano altre case "per la costruzione del palazzo".

1616: la città decide nuovi stanziamenti "per terminare il palazzo".

1620: ampliamento con l'acquisto della casa di Marco Antonio Guidi.

1629: ulteriori acquisti di immobili per la costitusione di un ambiente destinato a ospitare l'archivio della città.

1630: il governatore Taddeo Barberini autorizza la spesa di 500 ducati per completare la fabbrica dell'archivio.

1685: la sala principale al piano nobile risulta occupata da una "sala della commedia", ovvero un teatro ligneo a quattro ordini di palchi.

1702: dopo i danni causati dal terremoto il palazzo viene rimaneggiato e l'architetto Carlo Buratti ne esegue i rilievi.

1774: il teatro viene restaurato.

1850: il teatro viene smantellato.

1850-1853: il palazzo viene innalzato di un piano con la creazione di un mezzanino sottotetto e la sala è frazionata in ambienti minori.

1858: lavori di consolidamento.

1870-1880: nuovi lavori e apertura della finestre nel sottotetto.

1894: le finestre del sottotetto vengono modificate da semicircolari a quadrate e si riveste la facciata con un paramento bugnato.

1904: il palazzo viene ampliato di una campata sulla destra inglobando la vecchia chiesa di Santa Caterina. 

Autore

 

Giovanni Fontana (cfr. Zazo 1978).

Committente


Universitas di Benevento, papa Paolo V Borghese.

Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo si articola intorno a una corte centrale si sviluppa su due piani principali e un mezzanino sottotetto. La facciata è interamente bugnata, con al centro un grande portale al piano terra, sormontato da un balcone balaustrato al piano nobile. Le finestre del piano terreno hanno un coronamento mistilineo, quelle del piano nobile hanno timpani triangolari e curvilinei aternati, mentre quelle del sottotetto hanno una cornice semplice.

Iscrizioni

Sul portale:

PAVLO V PONT. MAX / BENEVENTVM / SAMNITVM OLIM RESP. TVM CELEBRIS / LONGOBARDORVM PRINCIPVM SEDES / APOST. NVNC IMPERIO FELICISSIMA / AD PVBLICAM COMMODITATEM

Molte altre iscrizioni sono murate nell'atrio. Fra di esse l'iscrizione di Clemente XI che elenca le opere di ricostruzione promosse dall'arcivescovo Orsini.

Stemmi o emblemi araldici

 

Sul portale stemma della città di Benevento.

Elementi antichi di reimpiego

Fino al 1920 all'interno del palazzo era custodito il fronte di un sarcofago con scena di Amazzonomachia, interpretato come Ratto delle Sabine.

Nel palazzo è anche l'iscrizione CIL, IX, 1645.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'universitas beneventana per molto tempo utilizzò come sede delle proprie assemblee la cattedrale, le chiese dell'Annunziata e di Santa Caterina, il palazzo dei Principi Longobardi e la Rocca dei Priori. In seguito al divieto di radunarsi nelle chiese, promulgato dall'arcivescovo Giacomo Savelli (1560-1574) nel Sinodo Diocesano del 1567, si decise la costruzione di un palazzo presso la chiesa di Santa Caterina, dove almeno dal 1503 esisteva una "domus universitatis", che probabilmente costituì il nucleo principale del palazzo.

Il nuovo palazzo è stato attribuito, nella sua facies cinquecentesca, a Giovanni Fontana (1514-1614), ma è stato completato nel secolo successivo (Borgia 1763-1769, II, pp. 170 e ss.) e più volte rifatto. All'interno la sala maggiore, almeno dal 1685 e fino al 1850, era utilizzata come teatro (Pacichelli 1685).

Note

L'articolazione del corpo in fondo al cortile, così come raffigurato da Debret, con una grande apertura arcuata al piano terreno e una loggia a tre arcate al livello superiore, lascia supporre che si tratti del primitivo nucleo (la "domus universitatis" documentata nel 1513), strutturato in maniera analoga agli edifici dei Seggi del Regno di Napoli.

Fonti iconografiche

L'aspetto del palazzo nel 1702 è documentato dagli accurati disegni di Carlo Buratti che riproducono la pianta e la facciata del palazzo nello stato di fatto, e poi anche in altri elaborati di progetto relativi ai lavori di consolidamento necessari (in Archivio di Stato di Roma, Camerale III, busta 361).

L'atrio e il cortile interno sono accuratamente registrati in un disegno di Abel Blouet (1824).

L'edificio è rappresentato anche nella pianta Pizzella, dove è identificato come "Palazzo Pubblico", e nella pianta Casselli (n. 19; alla lettera "L" la chiesa di Santa Lucia).

La situazione della facciata prima dell'ampliamento del 1904 è documentata da una foto in Meomartini 1909, p. 126.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1]

 

Boscia, Bove 1989: Francesco Boscia, Mario Bove, "Palazzo Paolo V: tipologia e storia", Studi Beneventani, I, giugno 1989, 25-57.

 

Meomartini 1909: Almerico Meomartini, Benevento, Bergamo 1909. 


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, vol. IX Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, 136-190.


Pacichelli 1685: Giovan Battista Pacichelli, Memorie de' viaggi per l'Europa Christiana, Napoli 1785.


Pezone 2008: Maria Gabriella Pezone, Carlo Buratti. Architettura tardo barocca tra Roma e Napoli, Firenze 2008.


Pezone 2009: Maria Gabriella Pezone, “Benevento e l’architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento: un’occasione mancata”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, saggi, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2009, 148-158.


Pezone 2009/a: Maria Gabriella Pezone, “Trasformazioni urbane a Benevento tra Sei e Settecento: architetti, maestranze e opere tra Roma e Napoli”, in Città, castelli, paesaggi euromediterranei. Storie, rappresentazioni, progetti, Atti del Sesto Colloquio internazionale di Studi Castello di Carlo V (Capua 1-2 dicembre 2006), Lecce 2009, 167-175.


Zazo 1978: Alfredo Zazo, “Il palatium civitatis di Benevento di Giovanni Fontana”, Samnium, 51, 1978, 1-11.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione20/02/2013 13:21:56
Data ultima revisione06/11/2016 20:30:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/320
OggettoBenevento, palazzo con togati in via San Filippo
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzetto si eleva a due piani fuori terra per un'ampiezza di quattro campate. Il grande portale con semplice cornice centinata in pietra, si apre in posizione decentrata nelal seconda campata da sinistra. L'edificio appare di difficile datazione e comunque mostra i segni di insistite ricostruzioni. Unico elemento di interesse è il ricorso sistematico a una serie di reperti antichi: in particolare quattro statue frammentarie di togati che sono incastonati in facciata muratura in posizioni premimenti, due alle estremità e un'altra coppia ai lati del portale. 

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Murati nel palazzo sono: una statua acefala di togato; un frammento di fregio dorico; la parte inferiore di un togato; la parte inferiore di una statua femminile; frammento di una statua femminile; frammento di un rilievo gladiatorio.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986, 21.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:30:46
Data ultima revisione21/01/2015 18:40:44
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/377
OggettoBenevento, palazzo con togati in vico Volpe
TipologiaPalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Stele funeraria antica nell'angolo del palazzo.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione13/07/2014 11:55:17
Data ultima revisione06/11/2016 01:49:13
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/805
OggettoBenevento, Palazzo De Cillis
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi

Palazzo De Cillis

Cronologia

XIV secolo: realizzazione delle trifore al piano nobile.

XVI-XVIII secolo: rimaneggiamenti.

Autore
Committente
Famiglie e persone

famiglia De Cillis

Descrizione

Il palazzo presenta una facciata compatta a due piani, e termina contro un pontile attraverso il quale si raggiunge la via Magistrale. Al piano nobile presenta i resti di due trifore trecentesce in tufo. Il portale verso il pontile è sormontato dallo stemma in pietra della famiglia.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Lo stemma della famiglia è murato sopra il portale adiacente al pontile.

Elementi antichi di reimpiego

Frammento con fronte di urna marmorea; frammento con iscrizione CIL, IX, 1734.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:12:44
Data ultima revisione20/12/2018 20:46:09
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/371
OggettoBenevento, Palazzo in via De Caro
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo presenta una facciata composta da elementi di reimpiego. In particolare i due spigoli sono marcati da una sovrapposizioni di blocchi di calcare antico, forse soglie. Al centro della facciata, all'altezza del primo piano è inserito una stele funeraria con timpano retto da due paraste con basi e capitelli che racchiudono il ritratto a tre quarti di busto di una figura maschile togata e di una femminile panneggiata. Anche la base del palazzo presenta pezzi di reimpiego, tra cui si nota una tavoletta da gioco. 

Si trattava forse in origine di una torre.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Stele antica all'altezza del secondo piano.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione02/02/2013 11:14:58
Data ultima revisione11/07/2014 17:44:25
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/315
OggettoBenevento, Palazzo Margiacca
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Margiacca
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XVI secolo.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo si presenta come un edificio compatto, con semplice portale con cornice centinata in pietra. Elemento di interesse è la stele antica murata alla destra del portale.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Stele antica alla destra del portale. Nel muro di una casa di fronte è presente un'altra stele antica molto simile.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:15:11
Data ultima revisione20/12/2018 20:42:34
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/372
OggettoBenevento, ponte sul Calore
Tipologiaponte
Nome attualeponte Vanvitelli
Immagine
Nomi antichi

ponte Sant'Onofrio

Cronologia

ponte costruito in epoca romana.

rifatto in età longobarda.

1715: l'architetto Giovan Battista Nauclerio esegue lavori di consolidamento al ponte.

1766-1767: Luigi Vanvitelli esegue i rilievi del ponte per procedere al suo rinforzo 

1767: iniziano i lavori di ricostruzione.

1768: i lavori vengono interrotti.

1777: i lavori del nuovo ponte riprendono sotto la guida di Saverio Casselli e Carlo Bernasconi, con approvazione di Carlo Vanvitelli.

1949: il ponte è danneggiato dall'alluvione.

1952: il ponte viene abbattutto e ricostruito.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il ponte antico aveva un profilo a schiena d'asino, con arcate di varia altezza intervallatte da archetti minori di scarico.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Il ponte medievale poggiava su pilae di età romana, poi rifatte nel XVIII secolo.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Rappresentato nella Pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781)

Piante e rilievi

Giovan Battista Nauclerio, Pianta del Ponte del fiume Calore-1715 (Archivio di Stato di Roma, Camerale III, b. 361, t. III, 1); Saverio Casselli, Stato presente della nuova Fabb.a del Pont-Calore oggi 12 Nov.e 177nove (Archivio di Stato di Roma, Congregazione del Buon Governo, serie IV, b. 91); Saverio Casselli, Piantato e Prospetto del nuovo Ponte calore accresciuto di larghezza dalla parte sopra corrente del fiume (Archivio di Stato di Roma, Congregazione del Buon Governo, serie IV, b. 91). Tutti riprodotti in Pezone 2009/a.

Rilievi di Luigi Vanvitelli (Napoli, Biblioteca Nazionale, Autografi Vanvitelliani, Mss. XV.A.9 bis, busta 1).

Fonti/Documenti

Archivio di Stato di Roma, Camerale III, b. 361/83, t. III, n. 1, foglio senza numerazione, Relazione di Giovan Battista Nauclerio.

Bibliografia

Di Marco 2005: Fabrizio Di Marco, "Il ponte sul Calore a Benevento. Nuove acquisizioni sul progetto vanvitelliano e sulla fase conclusiva dei lavori", in Luigi Vanvitelli 1700-2000, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Caserta, palazzo Reale, 15-16 dicembre 2000), a cura di Alfonso Gambardella, San Nicola La Strada (CE) 2005, 401-407.

 

Di Stefano 1973: Roberto Di Stefano, “Luigi Vanvitelli ingegnere e restauratore”, in Luigi Vanvitelli, Napoli 1973, 171-246.

 

Galasso 1959: Elio Galasso, Vanvitelli a Benevento, Benevento 1959.


Pezone 2009/a: Maria Gabriella Pezone, “Trasformazioni urbane a Benevento tra Sei e Settecento: architetti, maestranze e opere tra Roma e Napoli”, in Città, castelli, paesaggi euromediterranei. Storie, rappresentazioni, progetti, Atti del Sesto Colloquio internazionale di Studi Castello di Carlo V (Capua 1-2 dicembre 2006), Lecce 2009, 167-175.

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986.

 

Zazo 1942: Alfredo Zazo, “Luigi Vanvitelli e la costruzione del ponte Calore in Benevento”, Samnium, XV, 1942, 85-86.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:40:06
Data ultima revisione03/09/2016 17:27:29
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OggettoBenevento, pontile San Gennaro
Tipologia
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

VII-VIII secolo: costruzione dei pontili su fondazioni di presistenti edifici romani.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il complesso è formato da una serie di passaggi voltati e vie coperte stratificatisi nel tempo, che secondo Rotili 1986, 130, sarebbero sorti intorno al VII-VIII secolo su preesistenti strutture romane. Alcuni pontili hanno solaio in legno, altri sono voltati a botte.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Alcune parti della struttura poggiano su fondazioni di età romana. Nelle murature in alzato sono reimpiegati tre fusti di colonna, di cui due con capitelli ionici (uno privo delle volute angolari), una lastra con iscrizione CIL, X, 2050, un'altra lastra con iscrizione "GVB", un piccolo plinto con cornici modanate e un frammento di base attica di colonna.

Opere d'arte medievali e moderne

All'interno è una edicola votiva con dipinto sacro del XVIII-XIX secolo.

Storia e trasformazioni

L'insieme dei passaggi voltati è tradizionalmente identificato come il luogo di nascita di san Gennaro (come tale viene infatti raffigurato an che nella pianta Pizzella del 1764).

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta in Rotili 1986, p. 152.

Fonti/Documenti
Bibliografia


Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1].


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:16:04
Data ultima revisione06/11/2016 20:39:49
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OggettoBenevento, pontili in via Francesco Pacca
Tipologiainfrastruttura
Nome attualepontili
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il complesso di passaggi voltati si trova nella parte settentrionale della città medievale nei pressi del convento francescano di San Marciano e presenta un paramento murario con mattoni e pietre listati secondo una tecnica di origine bizantina diffusa a Benevento fin dall'alto medioevo. Lungo la via si trovano due pontili, il primo, longilineo, con volta a botte su sostegni con conci di reimpiego e volte a botte divise in campate da spesse arcate a tutto tondo. Il secondo, posto in successione, si sviluppa in un snodo viario con una volta a vela chiusa dalle arcate d'ingresso.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Le struttura poggiano su conci squadrati di grandi dimensioni che non possono che esser di reimpiego, come anche i laterizi impiegati nel paramento murario.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

I pontili sono una caratteristica del tessuto urbano della Benevento medievale e sono attestati dall'alto medioevo. Come risulta da un documento del 1012 riguardante un terreno, per la loro costruzione si impiegavano anche mezzi di reimpiego; infatti, per edificare "pontilem et casam" si dà il permesso a "foveas ibidem cavare et columpnas figere" sulle quali si sarebbe costruito.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta in Rotili 1986, 153

Fonti/Documenti
Bibliografia

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Napoli 1986, 128-131, 153

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione28/03/2013 16:51:33
Data ultima revisione09/07/2016 00:34:43
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OggettoBenevento, Port'Arsa
TipologiaPorta urbica
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi

Porta Liscardi, Port'Arsa, porta delle Calcare

Cronologia

774: la porta è citata come porta Liscardi in un diploma di Arechi II.

Autore
Committente

Arechi II

Famiglie e persone
Descrizione

La porta, una delle otto che fino al XVIII secolo si aprivano nelle mura, è composta da una semplice arcata in calcare bianco inquadrata da due semicolonne con capitelli dorici dal collarino a ovoli e dardi e con cornice superiore a fusaroli e perline. Nei pressi sorge la torre della Catena.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

La porta è costruita interamente con materiale antico. In particolare le due semicolonne laterali, con capitelli dorici, risultano intessute con il pilastro retrostante, cosa che induce a ipotizzarne la provenienza da un sistema di arco inquadrato, forse spogliato dalle strutture del non lontano teatro romano.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

La porta è identificata nella pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1].

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:11:52
Data ultima revisione03/09/2016 17:28:45
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OggettoBenevento, Porta Rettore
TipologiaPorta urbica
Nome attualePorta Rettore
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XV secolo?

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La porta consiste in una semplice apertura arcuata: si trattava infatti di un accesso secondario alla città, parto dal lato del fiume Calore fra le porta Aurea e la Porta Calore, che dava accesso diretto al ponte che scavalcava il corso d'acqua.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

All'esterno della porta è murata una stele con ritratto di togato.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note

Probabilmente la porta è stata realizzata nel corso dei rifacimenti alla cinta muraria successivi alle distruzioni causate dal terremoto del 1456, attestati da una iscrizione del 1475 (cfr. Benevento, mura). I lavori dovevano prolungarsi per diverso tempo se ancora nel 1478 Sisto IV decretava di destinare al ripristino delle mura i proventi delle gabelle.

Fonti iconografiche

La porta è identificata nella pianta Pizzella (1764) e nella pianta  Casselli (1781).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione10/05/2013 10:56:17
Data ultima revisione21/01/2015 18:41:22
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OggettoBenevento, Rocca dei Rettori
Tipologiacastello
Nome attualeRocca dei Rettori
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1320 (5 luglio): il rettore Guglielmo de Balaeto riceve l'ordine da papa XXII di costruire una fortezza.

1321 (30 settembre): Giovanni XXII ordina che lo spazio occupato dal monastero benedettino di S. Maria Porta Somma fosse abbandonato

1321: costruita dal rettore Guglielmo da Balaeto su istanza di papa Giovanni XXII.

1585: la rocca viene trasformata in carcere, e l'abitazione del governatore si sposta nell'attiguo palazzo apostolico.

XVIII secolo: a quel tempo al rocca ospitava il carcere, il tribunale e l'archivio.

1702: il terremoto provoca danni, e dei restauri viene incaricato l'architetto Carlo Buratti.

Autore

Arnaldo de Brusacco

magister Meulus e magister Landulphus

Committente

papa Giovanni XXII

Guglielmo de Balaeto

Famiglie e persone

papa Giovanni XXII

papa Benedetto XII

Guglielmo de Balaeto

Arnaldo de Brusacco

magister Meulus e magister Landulphus

Pierre Ricard

Descrizione

La Rocca domina da un lato la città e dall'altro la valle del Sabato, dove c'era la via romana che da Benevento portava ad Avellino, e sorge sul sito Porta Somma, databile al I secolo d.C. (Rotili 1986, 19) e sulle mura di una fortezza romana. Nell'area c'erano inoltre alcuni resti di costruzioni difensive del periodo longobardo, inglobati nel nuovo castello trecentesco. Inoltre la Rocca sorge sul sito del preesistente monastero benedettino di S. Maria di Porta Somma.

La costruzione della Rocca fu intrapresa tra l'ottobre e il dicembre del 1332, affidando il progetto architettonico a frate Arnaldo de Brusacco, nobile francese e abate di Santa Sofia. I lavori furono diretti da magister Landulfus e magister Meulus, che troviamo definiti  "fabricatores totius castri et hospitii novi", in occasione di un loro resoconto sui lavori in corso dato al rettore e al tesoriere il 26 marzo 1336 (Zazo 1954, 18).

L'esigenza di una fortezza fu probabilmente suggerita a Papa XXII  dal neo-eletto rettore Guglielmo di Balaeto  a seguito dei sanguinosi tumulti e scontri tra rettori e arcivescovi che negli anni precedenti avevano sconvolto la città, tra cui l'ultimo nel 1316. Interessante a questo proposito la relazione del 1336 redatta dal Tesoriere della città Pierre Ricard (Mollat 1950; Zazo 1954, 8): a parte le violenze commesse contro il precedente rettore Ugo de Laysac, c'era la consuetudine che i cittadini, in tempo di sede vacante, espellevano dalla città i rappresentanti pontifici. La costruzione di una fortezza avrebbe scongiurato tale pratica. Inoltre Benevento, isolata all'interno del territorio del Regno di Napoli, era continuamente soggetta alle sopraffazioni dei baroni ragnicoli vicini. Questi problemi si univano alla necessità di avere come residenza un "locum decentem et eminentem", che eguagliasse il palazzo dei principi longobardi, che per ultimo aveva ospitato papa Gregorio X nel 1272. 

La Rocca risulta incastrata "per modum turris" fra le mura orientali della città, e fu costruito utilizzando cospicui frammenti antichi, come avvenne per la contemporanea facciata del Duomo. Il primo livello si elevava di sette metri e vi si accedeva attraverso un ingresso voltato "ad modum Carcassone", con evidenti riferimenti all'architettura militare del sud della Francia. Sopra l'ingresso si trovava un'aula lunga circa quindici metri, larga sette, alta otto, con camino e guardaroba; la sala si apriva con due finestre verso la città e una verso l'esterno delle mura. In corrispondenza di questa sala, al piano superiore se ne trovava un'altra, collegata alla terrazza del castello attraverso una scala a chiocciola (Zazo 1954, 14). La terrazza era cinta di merli sporgenti; durante una visita alla città Carlo duca di Calabria fece aggiungere nei quattro angoli delle torricelle (Mollat 1950). Delle quattro torricelle, solo due erano state costruite all'epoca della relazione di Pierre Ricard del 1336: entrambe erano costata ottanta once d'oro e una di esse era stata progettata da Arnaldo di Brusacco. Entrambe le torricelle hanno una forma cilindrica; in particolare torricella posta a sud-ovest presenta una base quadrangolare costruita a imitazione delle Torri di Federico II a Capua (Rotili 1952, 102). 

Sul sito del monastero di S. Maria a Piazza, adiacente al castello, fu realizzato un palazzo adibito a residenza dei funzionari; questo presentava  un'aula di ventiquattro metri, con tre finestre "sicut Consistorium avinionense". Al di sotto si trovava il carcere, a oriente il cellario; sono documentati dispense per i viveri e servizi.  Al centro del cortile si trovava la cappella dedicata alla Vergine. Già nel 1336 il Vicario la maggior parte dei familiari del Rettore e del Tesoriere furono costretti a cercare alloggio altrove, dal momento che il palazzo non riusciva a ospitare tutti i funzionari.

Iscrizioni

Lapide che ricorda l'inizio della costruzione: "ANNO DOMINI MCCCXXI TEMPORE DOMINI JOHANNIS PP. XXII INCEPTUM FUIT HOC CASTRUM QUOD FECIT VENERABILIS VIR DOMINUS GUILLELMUS DE BALAETO RECTOR BENEVENTI ET CAMPANIAE SEDE APOSTOLICA APUD AVINIONE EXISTENTE" (Zazo 1954, 11).

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Nel 1993 sotto la guida di Daniela Giampaola furono effettuate indagini archeologiche presso l'edificio al fine di accertare le diverse fasi edilizie. Il dato più interessante è costituito dal rinvenimento di tracce della struttura dell'acquedotto romano inglobato nella muratura della torre longobarda. Si tratta probabilmente dell'acquedotto di epoca augustea noto come "sannitico", a cui si collegano anche due cisterne. Il muro in blocchi di calcare a sud invece è stato datato al IV-V sec. d.C. ed esso è stato eretto abbassando la quota d'imposta per proteggere l'area della rocca attraverso la distruzione di uno o più monumenti funerari. Probabilmente la maggior parte dei blocchi e degli elementi decorativi dell'edificio provengono dalla distruzioni di questi monumenti funerari romani (Tocco Sciarelli 1993, pp. 734-736).

Nelle due torrette a pianta poligonale sono reimpiegate diversi ritratti antichi in pessimo stato di conservazione, proveniente probabilmente da stele funerarie.

Nella torre occidentale si trovano reimpiegate alcune stele funerarie (un rilievo con coppia di defunti, uno con tre defunti) e un frammento di soggetto gladiatorio.

Tra queste c'è anche una stele di un cavaliere.

Sul lato sud-est in alto vi è una stele con coppia di defunti.

Sulla facciata in alto vi è una stele con coppia di defunti.

Nel paramento murario orientale vi sono un rilievo con sella curulis e pilastrino, una stele con busto maschile, una stele con busto maschile acefalo, una con busto femminile, un rilievo con scanalature, un rilievo con cavallo, un frammento di trabeazione con fregio a girali vegetali, un blocco con girali vegetali, un frammento di lastra con cassettoni, tre frammenti di trabeazione con fregio a ghirlande, un capitello corinzio di lesena ed una lastra con iscrizione CIL IX 1926. Al di sopra di quest'ultima si conserva un blocco iscritto molto frammentario. Nell'angolo nord-ovest si trova una stele con busto maschile, un frammento di un fregio dorico e un cippo con iscrizione.

Infine, sullo stesso lato, vi è un rilievo con due maschere (pinax) proveniente dal Teatro o dalla tomba di un attore, databile al I sec. a.C.

Sul lato d'ingresso della rocca è reimpiegato un fregio dorico e un frammento di cornice, al di sotto dell'iscrizione moderna.

Nelle fondamenta fu utilizzata un'ara con iscrizione sacra.

Nel giardino sono conservate alcune stele funerarie.

Un'ara funeraria è stata reimpiegata come gradino sotto la finestra di una sala.

Di fronte alla Rocca dei Rettori, nel piazzale 4 novembre, sono reimpiegati due pilastrini ottagonali nel monumento di Urbano VIII.

Nelle mura vicino la porta dei Rettori erano reimpiegate: un'iscrizione con fregio dorico, CIL IX 1624, una stele funeraria oggi al Museo del Sannio.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

La Rocca compare in quasi tutte le principali raffigurazioni urbane di Benevento. A partire dalla accurata Veduta di Benevento e del noce sacro, pubblicata da Pietro Piperno nel 1634, e poi dalla più schematica Descrittione del sito di Benevento con il luogo della Noce superstitiosa, pubblicata dallo stesso autore l'anno successivo. La rocca è poi rappresentata nella pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781).

Rilievi dello stato di fatto del complesso (composto dalla Rocca e dal palazzo Apostolico), in pianta e prospetto esterno realizzati dall'architetto Carlo Buratti nel 1702 sono presso l'Archivio di Stato Roma, Camerale III, busta 361.

Disegno acquerellato "Prospetto del Regio Palazzo, e Castello di Benevento", datato 06/08/1769, realizzato dall'ingegniere regio Domenico Gherig su commissione di Bernardo Tanucci. Archivio di Stato di Napoli,  Farnese, 1489/2, all. A.

Piante e rilievi

Disegno acquerellato "Prospetto del Regio Palazzo, e Castello di Benevento", datato 06/08/1769, Archivio di Stato di Napoli,  Farnese, 1489/2, all. A.

Fonti/Documenti

Relazione del 1336 redatta dal Tesoriere della città Pierre Ricard (Mollat 1950)

Bibliografia

Bertelli Buquicchio 1992: G. Bertelli Buquicchio, "Benevento", in Enciclopedia dell'Arte Medievale, Roma 1992.

 

Mollat 1950: Guillaume Mollat, "Construction d'une fortesse à Bénévent sous le pontificats de Jean XXII e de Bénôit XII", Mélanges d'archèologie et d'histoire, 62, 1950, 149-164.

 

Pezone 2008: Maria Gabriella Pezone, Carlo Buratti. Architettura tardo barocca tra Roma e Napoli, Firenze 2008.

 

Rotili 1952: Mario Rotili, L'arte nel Sannio, Benevento 1952.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e longobarda. L'immagine urbana, Benevento 1986.

 

Tocco Sciarelli 1993: Giuliana Tocco Sciarelli, L'attività archeologica nelle province Avellino, Benevento e Salerno, in Sibari e la Sibaritideatti del trentaduesimo convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto-Sibari, 7-12 ottobre 1992, Taranto 1993, pp. 723-740.

 

Zazo 1954: Alfredo Zazo, Il castello di Benevento, Napoli 1954.

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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione30/12/2012 20:18:52
Data ultima revisione06/11/2016 13:17:31
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OggettoBenevento, San Bartolomeo
Tipologiachiesa (distrutta)
Nome attualeSan Bartolomeo
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

838: le reliquie dell'apostolo Bartolomeo vengono trafugate da Lipari e trasportate a Benevento per ordine di Sicardo.

1112: costruzione.

1308: Monaldo Monaldeschi aggiunge il portico esterno.

1337: costruzione di una nuova cappella maggiore alle spalle del presbiterio.

1430 ca.: l'arcivescovo Gaspare Colonna, nipote di Martino V, fa restaurare la chiesa e voltare la grande cupola.

1456: il terremoto danneggia gravemente la chiesa.

1688: il terremoto rade al suolo la chiesa e si decide la ricostruzione.

1702: il nuovo terremoto danneggia gravemente le nuove strutture ancora in costruzione, e si decide di abbattere quanto fino allora innalzato.

1726-1729: viene scelto un sito differente per l'edificazione di una nuova chiesa intitolata a San Bartolomeo.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La chiesa, addossata al fianco sinistro della Cattedrale, aveva un impianto rettangolare con al centro una anello circolare di colonne che sostenevano una cupola e profondo presbiterio rettangolare.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Provengono dalla vecchia chiesa di San Bartolomeo due rilievi in marmo, forse frammenti di sarcofago, oggi nella nuova chiesa di San Bartolomeo.

Storia e trasformazioni

Edificata nel XII secolo, nel 1308 viene aggiunto il portico, e poi nel XV rifatta la cupola. Danneggiata dal terremoto del 1456, e poi più gravemente da quello del del 1702 viene infine abbattuta e ricostruita in altro sito fra 1726 e 1729.

Note

L'epigrafe che Pezone riferisce al rifacimento della chiesa, rimandando a Borgia Borgia 1763-1769, III, 405 (SEDENTE SIXTO III. P. M. / BAPTISTA EPISCOPO VINTIMILLIEN. GVBERNATORE / OCTO CONSVLIBVS EX PVBLICIS VECTIGALIBVS / SVMPTVM FACIENTIBVS / HAEC TVRRIS CVM PORTA A FVNDAMENTIS / AEDIFICATA EST VETERE PRIORE DEJECTA / MCCCCLXXV. X. KAL. SEPT), in realtà è riportata dall'erudito a proposito dei ponti sul fiume Sabato.

Fonti iconografiche

L'aspetto della chiesa alla fine del XVI secolo è testimoniato da una veduta esterna e una pianta manoscritte; Benevento, Biblioteca Arcivescovile, Inventarium bonorum R. Mensae Archiaepiscopalis Beneventanae (Meomartini 1889, tavv. LIX, LX). La cupola della chiesa è riconoscibile nella Veduta di Benevento e del noce sacro pubblicata da Pietro Piperno nel 1634.

La chiesa nuova è rappresentata nelle piante Pizzella (1764) e Casselli (1781).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1]

 

Bove 2000: Franco Bove, “Le sedi monumentali beneventane”, in Tre apostoli, una regione, a cura di G. Giordano, Cava de’ Tirreni 2000, 70-79.

 

Ghianda, Notari 2006: Maria Luisa Ghianda, Lilli Notari, Gli edifici bartolomeani in Benevento, Benevento 2006.

 

Grimaldi 2004: San Bartolomeo. La basilica e il Martirio, a cura di Luisa Grimaldi, Roma 2004.


Meomartini 1889: Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, lavoro storico, artistico, critico, Benevento 1889. 

 

Pezone 2008: Maria Gabriella Pezone, Carlo Buratti. Architettura tardo barocca tra Roma e Napoli, Firenze 2008, 212-213.

 

Pezone 2009: Maria Gabriella Pezone, “Benevento e l’architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento: un’occasione mancata”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, saggi, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 1009, 148-158.

 

Sarnelli 1691: Pompeo Sarnelli, Memorie chronologiche de’ vescovi ed arcivescovi della S. Chiesa di Benevento, colla serie de’ Duchi, e Principi Longobardi della stessa città, e colle memorie della provincia Beneventana, in Napoli, presso Giuseppe Roselli, 1691.

 

Vipera 1636: Mario de Vipera, Chronologia episcoporum, et archiepiscoporum metropolitanae ecclesiae Beneuentanae quorum extant memoria. Adiecta insuper breui rerum sub unoquoque episcopatu memorabilium narratione. ... Studio, & industria Marii de Vipera archidiaconi Beneuentani, selecta. Cum duplici indice locupletissimo, Neapoli, typis Io. Dominici Montanari, 1636.

 

Zazo 1958/a: Alfredo Zazo, “Benevento che fu: la basilica di San Bartolomeo”, Samnium, 31, 1958, 226-231.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione20/02/2013 12:43:24
Data ultima revisione21/12/2018 14:47:42
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/319
OggettoBenevento, San Domenico
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso
Nome attualeSan Domenico
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1233: la chiesa viene fondata da Roffredo Epifanio (cfr. infra, Iscrizioni).

1688: distrutta dal terremoto.

1692-1708: la chiesa è ricostruita nelle forme attuali.

Autore
Committente

Roffredo Epifanio

Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni

Sull'architrave del portale laterale dell'ex convento, aperto sulla vecchia via Magistrale, oggi Garibaldi, è l'iscrizione di Roffredo Epifanio del 1233: “+ IVDEX ROFFRIDVS IN LEGVM DOGMATE FIDVS DOCTOR EPIPHANIDES AVCTOR FVIT ISTIVS AVLE / CHRISTE MARIA TIBI DOMINICE MAGDALA PAVLE IVDEX ROFFREDVS ETERNVM CONFERO FEDVS / F[RAT]RIBVS HOC MVNVS VT POST MISERABILE FVNVS NVLL[VS] NATORVM POSSIT TRANSFERRE / MEORV[M] IVSPATRONAT[VS] / E[ST] LOCVS ISTE DAT[VS] CHRISTI NASCENTIS TERDENIS MILLE DVCENTIS A[N]NIS ET TERNIS HEC LECTOR OPVSCVLA CERNIS / MENSE AVGVSTVTIS”.  Sul margine destro dell’architrave: “CVM / VXO/RE / SVA / TRV/CCI/A”.

 

Al di sopra dello stesso portale è murata una lastra con altra iscrizione del 1716: "MDCCXVI / PORTA QVAM ROFFRIDVS EPIPHANIVS POSVIT IN HVIVS ECCLESIAE FVNDATIONE ANNO MCCXXXIII / PER TERRAEMOTVM MDCLXXXVIII SIMVL CVM ECCLESIA CORRVIT / ITERVM REAEDIFICATA ECCLESIA / ETIAM ET IPSA PORTA PRO CHRISTI FIDELIVM COMMODITATE APERITVR / ET HOC EODEM ANNO MDCCXVI / IN QVO QVINTAM RELIGIONIS PRAEDICATORVM CENTVRIAM / FR. VINCENTIVS M. ORD. PRAED. CARDINALIS VRSINVS ARCHIEPISCOP. / SOLEMNI RITV CELEBRAVIT / TANTAE ANTIQVITATIS, ET BENEFICIJ MEMORIA, NE PERIRET / CONVENTVS POSVIT / R.F.R. VINCENTIO FERRERO PRIORE".

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Il blocco antico con iscrizione CIL, IX, 1556 era reimpiegato come soglia: adesso al Museo del Sannio.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

La chiesa e il monastero sono visibili nella Pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781)

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

De Lucia: Salvatore De Lucia, Passeggiate beneventane, Benevento 1925.


Rotili 1952: Mario Rotili, L'arte nel Sannio, Benevento 1952.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:27:25
Data ultima revisione03/09/2016 17:29:53
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OggettoBenevento, San Francesco
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso (esistenti)
Nome attualeSan Francesco
Immagine
Nomi antichi

San Costanzo, Sant'Antonio, San Francesco

Cronologia

1243: i nobili beneventani Pietro Stampalupo, Landolfo Cantalupo e Roffredo Persico donano ai frati Minori Conventuali la chiesa di San Costanzo.

XIII-XIV: edificazione della nuova chiesa e del convento, nel quale viene incorporata la vecchia chiesa di San Costanzo.

XV secolo: lavori di ampliamento.

1702: danni a causa del terremoto, seguono interventi di restauro.

1806: soppressione del monastero.

1865: il complesso è adibito a distratto militare.

1959: il complesso viene restituito ai francescani.

1962-1968: restauri alla chiesa.

Autore
Committente
Famiglie e persone

Pietro Stampalupo

Landolfo Cantalupo

Roffredo Persico

Descrizione

Preceduta da un portico a tre arcate, la chiesa si sviluppa internamente in una navata unica conclusa da presbiterio a pianta quadrata voltato a crociera. Addossato al fianco sinistro della chiesa è il portico quadrato, con arcate ogivali poggianti su colonne antiche. In un ambiente annesso al chiostro è visibile il livello inferiore della torre campanaria, sostenuta da una volta poggiante su colonne antiche.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego le colonne del chiostro, quelle del portico, e le colonne e i capitelli poste alla base del campanile e ai lati del portale di ingresso della chiesa. Nel portico è anche un frammento di fregio con motivi vegetali, mentre incastonato ad uno spigolo del deambulatorio del chiostro è il fusto di una colonna scanalata sormontato da un capitello ionico a pianta quadrata.

Epigrafi: CIL, IX, 1627; CIL, IX, 1683.

Opere d'arte medievali e moderne

Nel presbiterio frammento di affresco rappresentante la Madonna dell’Umiltà (1360 ca.) di ignoto pittore napoletano, e immagine del donatore Pietro Stampalupo inginocchiato dinanzi a Croce di Lucca.

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Il complesso è raffigurato nella pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, vol. IX Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, 136-190.

 

Rotili 1952: Mario Rotili, L'arte nel Sannio, Benevento 1952.


Zazo 1955: Alfredo Zazo, “Benevento che fu: la chiesa e il convento di S. Francesco dei minori conventuali (1683)”, Samnium, 28, 1955, 109-110.

Link esterni

Il convento nel sito dei Minori Conventuali della Provincia Napoletana:

http://www.fratiminoriconventualinapoli.it/site/i-conventi/la-provincia/convento-s-francesco-benevento/

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione21/02/2013 16:23:35
Data ultima revisione06/11/2016 20:43:03
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/324
OggettoBenevento, San Marciano
Tipologiachiesa
Nome attuale(distrutta)
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

724: la chiesa è citata in un diploma.

769: il  Chronicon Beneventani Monasterii S. Sofia definisce la chiesa "nuovamente fondata" dal duca Arechi.

1156: nella chiesa Guglielmo I il Normanno rende omaggio a papa Adriano IV e viene riconosciuto quale re di Sicilia, duca di Puglia e principe di Capua.

1266: presso la chiesa ha luogo la battaglia di Benevento, con la quale Carlo I d'Angiò si assicura il dominio del Regno di Sicilia sconfiggendo Manfredi, che muore nella battaglia e viene sepolto rpesso la chiesa.

1269: Carlo I d'Angiò ordina la costruzione di un monastero sul luogo della battaglia

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Secondo la tradizione erudita locale la chiesa sarebbe sorta sulle rovine di un tempio di Ercole (Vita 1754).

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La chiesa è nota poiché legata a due momenti cruciali nella storia del Regno. Il cronista Romualdo Salernitano, nel 1156 il normanno Guglielmo vi rese omaggio al pontefice Adriano IV, che lo riconobbe re di Sicilia, duca di Puglia e principe di Capua. Secondo Saba Malaspina presso questa chiesa sarebbe stato sepolto Manfredi dopo la sconfitta subita da Carlo I d'Angiò nel 1266. Le spoglie di Manfredi, sepolte sotto un cumulo di pietre, sarebbero state profanate e disperde per ordine di Bartolomeo Pignatelli, vescovo di Cosenza, con il consenso di papa Clemente IV.

Note

Sia Flavio Biondo (1474, 404-405) che Leandro Alberti (1551, 219v-220), nelle brevi trattazioni dedicate a Benevento citano l'episodio l'incontro fra papa Adriano IV e il sovrano normanno Guglielmo I, identificando però erroneamente la chiesa in cui tale incontro sarebbe avvenuto come "San Martino". L'errore sembra risalire a Biondo, da cui poi sarebbe passato a Platinae a Leandro Alberti.

Fonti iconografiche

L'abside della chiesa, identificata come rudere del tempio di Ercole è in una incisione in Vita 1654, p. 85. La stessa abside è visibile nel contesto nella pianta Pizzella del 1764 e nella Veduta Lucchesini incisa nello stesso anno, dove è identificata dal numero "4".

L'abside è raffigurata anche in uno dei disegni di Carlo Labruzzi (1789, BAV, Vat.lat. 14933, f.222r).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Il 12 luglio 1269 Carlo I d’Angiò ordina la costruzione di un monastero nel luogo in cui ha sconfitto Manfredi. Archivio Angioino, Reg. Carol. I, 1272, B, fol. 18: “Karolus etc. iustitiario Principatus et Terrae Laboris. Cum nos in campo Beneventano, ubi de Manfredo obtinuimus victoriam, in terra beati Marci ultra Beneventum, velimus quoddam monasterium ad honorem Dei facere construi, volumus et fidelitati tue (praecipiendo mandamus), q(uatenus) statim receptis presentibus ad requisitionem Alberici de Cathal(aunis) dilecti clerici et familiaris nostri, quem propterea destinamus, calcem et lapides necessarios pro eodem opere de pecunia augustalium vel quacunque alia, quae est vel erit per manus tuas, emas illaque ad predictum locum facias deportari ac provideas de bobus rectoribusque et omnibus necessariis pro negotio supradicto; non obstante etc. . Datum in obsidione Lucerie XXIIII iulii XII indictionis.”. (Minieri Riccio 1850, pp. 77-78, doc. C; Schulz 1860, II, p. 332 e ivi IV, p. 19, doc. XLVIII).

 

Saba Malaspina, lib. 3, cap. 13: “Formosum igitur corpus Manfredi exanime sublatum est de loco exitus, et ibi de prope juxta quamdam Ecclesiam ruinosam in eodem campo thriumphi cum gloria depositum Gallicorum, magno lapillorum et lapidum acervo congeritur, conditur, et sine tumulo taliter sepelitur”.

 

Dante, Purgatorio, Canto III: “L’ossa del corpo mio sarien ancora / In cò del ponte presso a Benevento, / Sotto la guardia della grave mora. / Or le bagna la pioggia e move il vento / di fuor dal regno, quasi lungo il Verde, / Ove le trasmutò a lume spento”.

 

Flavio Biondo: "… Guillielmus Normannum Siciliae regem ab Adriano tertio pontifice Romano ecclesia sancti Martini apud Beneventum sese Ligium hominem fecisse Romanae ecclesiae, et dimissa urbe ipsa pro peculari, et propria Roma ecclesiae in regno fuisse, quod occupaverat, confirmatum".

Bibliografia

Alberti 1551: Leandro Alberti, Descrittione di tutta Italia, in Vineggia, appresso Pietro dei Nicolini da Sabbio, 1551.

 

Biondo 1474: Biondo Flavio, Italia Illustrata,  [1474], ed. consultata: Blondi Flavii Forlivensis, Opera, Basileæ, ex Officina Frobeniana 1531.

 

Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1].


Chronicon Beneventani Monasterii S. Sofia, ed. Ferdinando Ughelli, Italia Sacra, vol. X, Venetiis 1722, coll. 415-560.

 

Malaspina 1899: Saba Malaspina, Rerum Sicularum historia, ed. a cura di Walter Koller e August Nitsche (“Die Chronik des Saba Malaspina”), in Monumenta Germaniae Historica, XXXV, Hannover 1999.



Minieri Riccio 1850: Camillo Minieri Riccio, Alcuni studii storici intorno a Manfredi e Corradino della imperiale casa di Hohenstaufen, Napoli 1850.

 

Meomartini 1909: Almerico Meomartini, Benevento, Bergamo 1909.

 

Romoaldo Salernitano 1866: Romoaldi II archiepiscopi Salernitani Annales, ed. a cura di Wilhelm Arndt, in Monumenta Germaniae Historica, XIX, Hannover 1866, 387-461.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860.

 

Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754.


Zazo 1955: Alfredo Zazo, “Un tempio pagano e la chiesa ruinosa che ricorda Manfredi di Svevia”, Samnium, XXVIII, luglio-dicembre 1955, 121-126

Link esterni

Disegno di Labruzzi sul portale BAV

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione02/04/2013 21:14:08
Data ultima revisione20/01/2015 21:02:21
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/386
OggettoBenevento, San Salvatore
Tipologia
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

926: primo documento che cita la chiesa come esistente.

1650: restauri.

1688: danneggiata dal terremoto.

1696: la chiesa, ristrutturata, è riaperta al culto.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La chiesa è a tre navate suddivise da due file di colonne antiche in granito grigio. 

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

L'angolo sinistro della facciata è segnato da un elemento cilindrico con decorazione a foglie e cornici a ovoli e perline.

A destra dell'arco che sovrasta il portale principale lastra antica con iscrizione CIL, IX, 1826.

Fra Giocondo e l'anonimo Rediano attestano anche l'iscrizione CIL, IX, 1923.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Visibile nella Pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781)

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

De Lucia: Salvatore De Lucia, Passeggiate beneventane, Benevento 1925.

 

Rotili 1952: Mario Rotili, L'arte nel Sannio, Benevento 1952.

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:29:18
Data ultima revisione06/11/2016 13:52:15
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/376
OggettoBenevento, Sant'Agostino
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso
Nome attualeUniversitā degli studi del Sannio
Immagine
Nomi antichi

Sant'Agostino

Cronologia

XIV secolo.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La chiesa è a navata unica con presbiterio quadrangolare. La facciata a capanna è animata dal portale trecentesco. Sul fianco sinistro della chiesa si estende il complesso dell'ex convento, organizzato intorno a un chiostro quadrato ad archi ogivali su colonne antiche.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono antiche le colonne del chiostro.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Rappresentato nella Pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781)

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

De Lucia: Salvatore De Lucia, Passeggiate beneventane, Benevento 1925.


Rotili 1952: Mario Rotili, L'arte nel Sannio, Benevento 1952.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986.


Zazo 1955: Alfredo Zazo, “Benevento che fu: la chiesa e il convento di S. Agostino”, Samnium, 28, 1955, 202-204.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:18:59
Data ultima revisione06/11/2016 13:54:05
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/374
OggettoBenevento, Sant'Ilario
Tipologiachiesa
Nome attualeMuseo dell'Arco di Benevento
Immagine
Nomi antichi

Sant'Ilario a Port'Aurea

Cronologia

VII-VIII secolo: prime attestazioni dell'edificio (da scavi archeologici)

XII secolo: prime attestazioni documentarie della "ecclesia vocabolo Sancti Ylari"

1148: le fonti documentarie citano un "monasterium Sancti Ylari quod constructum est a foris prope portam auream" annesso alla chiesa (Borgia 1763-1769, III, p. 137).

1504: papa Giulio II unisce la chiesa al Capitolo di Benevento (Borgia 1763-1769, III, p. 137).

1688: il complesso viene gravemente danenggiato dal terremoto, tanto da essere abbandonato.

1712: la chiesa viene sconsacrata e adibita a casa colonica

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Lo spazio interno consiste in una semplice aula rettangolare absidata e coperta con una seuccessione di due cupole che all'esterno appaiono incastonate in altrettanti tiburi rettangolari con copertura a falde.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

L'edificio longobardo insiste su un preesistente complesso edilizio di età imperiale (II secolo d.C.). Nelle murature sono incastonati due fregi antichi, nel paramento murario sud-est. Il primo si trova reimpiegato, insieme ad altri blocchi di calcare di spoglio, come testata del muro, il secondo invece era usato come stipite di un vano oggi tompagnato (Rotili 1986, tav. XVII, figg. 2-3). All'interno, sempre nella muratura è reimpiegato un frammento di fregio dorico (Pensabene, Lupia 2003).

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Dopo i restauri intrapresi nel 2000, la chiesa è stata adibita a sede museale dedicata al vicino arco trionfale di Benevento.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta e sezioni in Rotili 1986.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1]

 

Carella 2011: Silvio Carella, Architecture religieuse haut-médiévale en Italie méridionale: le diocèse de Bénévent, Turnhout 2011.

 

De Lucia 1925: Salvatore De Lucia, Passeggiate beneventane, Benevento 1925.

 

Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, pp. 1555-1576.

 

Rotili 1952: Mario Rotili, L'arte nel Sannio, Benevento 1952.

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986.

 

Visconti 2007: Daniela Visconti, “La chiesa di Sant’Ilario a Benevento: un prototipo dell’architettura longobarda”, Salternum, 18-19, 2007, 107-112.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione01/06/2012 06:39:54
Data ultima revisione06/11/2016 13:56:33
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/41
OggettoBenevento, Santa Sofia
Tipologiachiesa con complesso monastico (trasformato)
Nome attualeSanta Sofia
Immagine
Nomi antichi

Aghia Sophia (in greco), dedicazione attestata da Erchemperto 

Cronologia

758 c.a fondazione

760 traslazione delle reliquie dei “XII fratelli martiri”.

768 traslazione reliquie di san Mercurio.

sec. XI Viene costruito il campanile addossato alla facciata. (Rotili 1978, p. 274)

1688 con il terremoto del 5 giugno crolla il campanile (Rotili 1978, p. 275).

1696 restauri (Galasso 1968)

1702 restauri all’interno e al campanile (ricostruito staccato dalla chiesa) a opera di Carlo Buratti.

1958 restauro (ricostruzione) a opera di Antonino Rusconi.

Autore
Committente

La fondazione si deve al duca Arechi II (758-787), nonostante fosse stata già voluta dal duca Gisulfo II (742-751).

Famiglie e persone
Descrizione

Chiesa a pianta centrale con coperture voltate. Circonferenza di m. 23,50, altezza alla gronda di ca. m. 8. L’interno è composto da due deambulatori concentrici: quello più interno a sei colonne, l’antro a 10 sostegni , di cui 8 pilastri quadrangolari e 2 colonne. Il perimetro esterno si presenta oggi come l’intersezione di un cerchio, segnato da tre absidi a conclusione dell’asse longitudinale, e un profilo stellato sui lati. L’esagono centrale è sormontato da una torretta cupolata e aperta da finestre. Sul lato nord della chiesa si innesta il chiostro quadrato.

Iscrizioni

Un frammento di iscrizione con poche lettere è affrescato nell’abside.

Un'iscrizione nel primo capitello nord del chiostro attesta che la costruzione avvenne durante il governo dell'abate Giovanni IV (1142-1176): "Perpetuis annis stat Quarti fama Iohannis per quem Pastorem domus hunc habet ista decorem" (Meomartini 1889, p. 379).

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di riuso le 6 colonne del deambulatorio più interno (4 in granito del foro e 2 in Nero Antico), così come le due colonne interne più vicine all’ingresso e quelle esterne ai lati per portale (granito del foro a sinistra e cipollino a destra).

All'interno della chiesa sono reimpiegati diversi capitelli dorici defunzionalizzati e adoperati come basi di colonna e in un caso come capitello di una semicolonna addossata ad un pilastro, così come due capitelli corinzi giulio-claudi, due capitelli della prima metà del II sec. d.C., due capitelli asiatici e un capitello composito. Un capitello composito è riutilizzato come vera di pozzo nel giardino del chiostro, dove è presente anche un capitello dorico, murato su un basamento.

All'esterno del muro di cinta era una fontana decorata con il fronte di un sarcofago antico con scena di amazzonomachia, oggi trasferito al Museo del Sannio. 

Nel campanile è reimpiegato un rilievo a soggetto gladiatorio. All'interno del campanile si trova invece un fregio dorico con leone.

Nella chiesa e in vari ambienti del monastero sono attestate le epigrafi: CIL, IX, 1702; CIL, IX, 1721; CIL, IX, 1781; CIL, IX, 1811; CIL, IX, 1818; CIL, IX, 1899; CIL, IX, 1967; CIL, IX, 2081.

Nel campanile: CIL, IX, 1565; CIL, IX, 1620; CIL, IX, 1628; CIL, IX, 1634; CIL, IX, 1694; CIL, IX, 1713; CIL, IX, 1819; CIL, IX, 1874; CIL, IX, 1880.

Nella piazza della chiesa: CIL, IX, 2031; CIL, IX, 2069.

Opere d'arte medievali e moderne

Portale romanico con lunetta scolpita: Cristo in trono affiancato dalla Vergine e da San Mercurio; ai suoi piedi un personaggio inginocchiato, forse l’abate Giovanni IV, forse il duca Arechi II.

Affreschi medievali nelle due absidi laterali. Bologna (1962; 1992) data gli affreschi all’epoca di Arechi II; Belting 1967; Belting 1968 e poi Bertelli 1983, pp. 94-95, li ritengono successivi al ciclo nella cripta dell’Epifanio a San Vincenzo al Volturno (826-843).

Tracce di affreschi medievali all’interno e all’esterno.

Nel chiostro sono particolarmente interessanti i capitelli del porticato.

Tracce di un arredo interno ritrovate durante i restauri del 1958 non consentono di verificare l’esistenza di una schola cantorum al centro dell’aula, mentre sembra più probabile l’esistenza di un sinthronon nell’absidiola meridionale.

Si ha notizia di una statua di Arechi II, esistente fino al Seicento, all’interno della chiesa, ma non è chiaro come fosse (stante, inginocchiato, giacente), né dove fosse collocata (fonti mss. citate in Rotili 1986, p. 189, e 238, nota 491).

Storia e trasformazioni

La chiesa è di fondazione ducale, e da subito vi viene annesso un monastero femminile benedettino, la cui badessa è la sorella di Arechi II, e che viene posto alle dipendenze da Montecassino. Nel 760 avviene la traslazione delle reliquie dei XII fratelli martiri, e nel 768 quella delle reliquie di san Mercurio. Dopo il 938 è attestata la trasformazione in monastero maschile.

Il problema più grave di Santa Sofia è dato dalle incertezze circa la conformazione originaria, poiché i discutibili restauri di metà XX secolo hanno cancellato le tracce della situazione precedente, ma non sono stati accompagnati da rilievi archeologici o studi scientifici fondati, quanto piuttosto da una generica interpretazione di dati archeologici parziali. In particolare l’inconsueta e inspiegabile pianta stellare è stata realizzata abbattendo le murature circolari dell’edificio precedente, e insistendo sulle tracce di speroni angolari ritrovati all’interno e all’esterno del perimetro precedente. Dubbi sussistono anche per la copertura del vano centrale, che doveva in qualche modo essere provvisto di fonti di luce, ma che nella configurazione attuale conserva la soluzione risalente al XVIII secolo.

Rusconi (1967, p. 350) ipotizza come modello ispiratore la tenda nomade dei Longobardi, ma il nomadismo dei longobardi non è attestato, e la dedicazione, oltre che, in maniera generica, l’idea di chiesa centrale con schermi di colonne, rimandano al prototipo della Santa Sofia giustinianea di Costantinopoli. L’edificio mostra caratteri misti germanici e orientali. Il problema storiografico è quello dell’unicità (ovvero della ricerca dell’originalità nell’architettura medievale) e dei probabili modelli, ancorché reinterpretati in maniera libera.

Un indizio sulla conformazione originaria della chiesa viene dai documenti relativi ai restauri successivi al terremoto del 1688, in cui si fa riferimento a un "irregularium parietum labyrintho", e si precisa che vennero ricostruite in forma «ovatam» per ristabilire "symmetriam, regulam ac venustatem" (Galasso 1968; Pezone 2009). 

Note
Fonti iconografiche

La fonte iconografica più antica è una miniatura nel Chronicon Sanctae Sophiae (BAV, Vat. Lat. 4939, f. 28v), che mostra il duca Arechi II che presiede alla costruzione della chiesa. La rappresentazione è molto schematica e mostra un edificio coperto a tegole, con una cupola sulla parte centrale e una cupola minore verosimilmente sul presbiterio. Paragonabile ai mosaici all’interno di Santa Sofia a Costantinopoli che mostrano Giustiniano con il modellino della chiesa.

Rotili 1986, p. 186 pubblica una foto dell’interno prima dei restauri del 1958.

Due disegni di Carlo Labruzzi (1789) mostrano il muro di cinta del complesso. 

Piante e rilievi

Numerose piante e sezioni sono state pubblicate, sia di rilievo che ipotesi di ricostruzione dello stato originario: Schulz 1860 (vedi infra, Allegati); Rusconi 1958; Cavuoto, Pane 1963-1964; Carella 2011, 48, 52. Approssimativa pianta degli scavi in Ferrante 1952.

Fonti/Documenti

Annales Beneventani, ed. W. Wattenmbach, MGH SS, III, Hannover 1839, 173-185.

 

Chronica S. Benedicti Casinensis, ed. G. Waitz, MGH SRLI, 467-488.


Chronicon Beneventani Monasterii S. Sofia, ed. Ferdinando Ughelli, Italia Sacra, vol. X, Venetiis 1722, coll. 415-560.

 

Leone Ostiense, Chronica Montis Casini, in MGH, SS, VIII, 585.


Translatio Sancti Mercurii, ed. a cura di G. Waitz, in MGH, Scriptores rerum langobardicarum et italica rum saec. VI-IX, 576-580.

 

Herchemperti, H.L. B., 3, 326.

 

Alphani Salirnitani, Metrum heroicum in honore duodecim fratrum, ed. a cura di Anselmo Lentini, Faustino Avaglino, I carmi di Alfano I arcivescovo di Salerno, Montecassino 1975, 97-126.


Translatio Duodecim Martyrum, ed. a cura di G. Waitz, in MGH, Scriptores rerum langobardicarum et italicarum saec. VI-IX, 574 e ss.

 

Giordano De Nicastro, Memorie istoriche intorno alla corona regale usata dai serenissimi prencipi di Benevento longobarda, ms. [Benvento 1719], in Scritture di Storia Beneventana, Benevento, Biblioteca arcivescovile F. Pacca, fondo manoscritti, Storia di Benevento, ms. 7, ff. 27-35, f. 30v (parla della statua di Arechi II in Santa Sofia).

 

Anonimo, Dell’istoria di Benevento, ms. XVIII sec., Benevento, Biblioteca arcivescovile F. Pacca, fondo manoscritti, Storia di Benevento, f. 97v. (parla della statua di Arechi II in Santa Sofia).

Bibliografia

Basile 1970: Salvatore Basile, “Restauri settecenteschi a Benevento”, Samnium, 43, 1970, 184-213.

 

Belting 1962: Hans Belting, “Studien zum Beneventanischen Hof im 8. Jahrhundert”, Dumbarton Oaks papers, 16, 1962, 141-193. 

 

Belting 1967: Hans Belting, “Probleme der Kunstgeschichte Italiens im Frühmittelalter”, Frühmittelalterliche Studien, 1, 1967, 94-143. 

 

Belting 1968: Hans Belting, Studien zum Beneventanischen Malerei, Wiesbaden 1968.

 

Bertaux 1908: Emile Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Paris 1908.

 

Bertelli 1983: Carlo Bertelli, “Traccia allo studio delle fondazioni medievali dell'arte italiana”, in Storia dell’arte italiana Einaudi, vol. V, Torino 1983, 3-163.

 

Bertolini 1923: Ottorino Bertolini, “Gli Annales Beneventani, Bullettino dell’Istituto Storico Italiano, 42, 1923, 59-87. 

 

Bologna 1962: Ferdinando Bologna, La pittura italiana delle origini, Roma 1962.

 

Bologna 1992: Ferdinando Bologna, “Momenti della cultura figurativa nella Campania medievale”, in Storia e civiltà della Campania, a cura di Giovanni Pugliese Carratelli, vol. 2, Il Medioevo, Napoli 1992, 171-275.

 

Bove 1995: Francesco Bove, “Città monastica beneventana”, Studi Beneventani, 6, 1995, 169-210. 

 

Carella 1998: Silvio Carella, “Osservazioni preliminari su Santa Sofia di Benevento”, Studi Beneventani, 7, 1998, 141-186. 

 

Carella 2003: Silvio Carella, “Sainte-Sophie de Bénévent et l'architecture religieuse longobarde en Italie méridionale”, Hortus Artium Medievalium, 9, 2003, 331-356.

 

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Cavuoto 1963-1964: Paolo Cavuoto, “La chiesa di S. Sofia a Benevento”, Napoli nobilissima, s. 3, 3, 1963-1964, 53-66. 

 

Colombo 1995: Luigi Colombo, “Il rilievo tridimensionale di Santa Sofia a Benevento”, Ananke , 9,1995, 92-95.

 

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Costagliola 2003: Monica Costagliola, “Nuovi dati sulla chiesa longobarda di S. Sofia a Benevento”, in III Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, (Salerno, 2 - 5 ottobre 2003), a cura di Rosa Fiorillo, Paolo Peduto, Firenze 2003, II, 600-608. 

 

Ferrante 1952: Mario Ferrante, “Chiesa e chiostro di S. Sofia in Benevento”, Samnium, 25, 1952, 73-96.


Galasso 1954: Elio Galasso, “Nuovi documenti per la storia di S. Sofia”, Samnium, 27, 1954, 14-56.


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Galasso 1969: Elio Galasso, “Inediti capitoli di riforma per S. Sofia di Benevento. 1211”, Samnium, XIII, 3-4, 1969, 111-121.

 

Galasso 1986: Elio Galasso, Trame di fotografie, ori, e tesori della Longobardia meridionale nel museo del Sannio, Benevento 1986.

 

Giess 1959: Hildegard Giess, “The sculpture of the cloister of Santa Sofia in Benevento”, The art bulletin, 41,1959, 249-256.

 

Giovardi 1730: Victorio Giovardi, Acta Passionis et translationis sanctorum Martyrum Mercuri ac XII fratrum, Romae 1730. 

 

Krautheimer 1965: Richard Krautheimer, Architettura paleocristiana e bizantina, (1965) Torino 1986.

 

Lavagnino 1960: Emilio Lavagnino, L’arte medievale, Torino 1960. 

 

Leonardis 2002: Rocco Leonardis, “The plan of S. Sofia: a view into early medieval design”, Architectura, 32, 2002, 105-122. 

 

Lepore 1995: Carmelo Lepore, “Monasticum Beneventanum”, Studi Beneventani, 6, 1995, 25-168.

 

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Loud 2000: Graham A. Loud, Montecassino and Benevento in the Middle Ages. Essays in south Italian church history, Aldershot 2000.


Meomartini 1889: Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, lavoro storico, artistico, critico, Benevento 1889.

 

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, vol. IX Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, 136-190. 

 

Naldi 1990: Riccardo Naldi, “Intorno al chiostro di Santa Sofia a Benevento”, Bollettino d'arte, s. 6, 76, 1990, 60, 25-66. 

 

Pezone 2008: Maria Gabriella Pezone, Carlo Buratti. Architettura tardo barocca tra Roma e Napoli, Firenze 2008.

 

Pezone 2009/a: Maria Gabriella Pezone, “Trasformazioni urbane a Benevento tra Sei e Settecento: architetti, maestranze e opere tra Roma e Napoli”, in Città, castelli, paesaggi euromediterranei. Storie, rappresentazioni, progetti, Atti del Sesto Colloquio internazionale di Studi Castello di Carlo V (Capua 1-2 dicembre 2006), Lecce 2009, 167-175.

 

Rotili 1967: Mario Rotili, “Architettura e scultura dell'Alto Medioevo a Benevento”, in XIV corso di cultura sull'arte ravennate e bizantina, Ravenna 1967, 293-307.

 

Rotili 1974: Mario Rotili, “I monumenti della Longobardia meridionale attraverso gli ultimi studi”, in Atti del Convegno Internazionale sul Tema: la civiltà dei Longobardi in Europa, (Roma, 24 - 26 maggio 1971; Cividale del Friuli, 27 - 28 maggio 1971), Roma 1974, 203-239.

 

Rotili 1978: Mario Rotili, in Emile Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale. Aggiornamento dell'opera di Emile Bertaux sotto la direzione di Adriano Prandi, Roma 1978, vol. IV, 266-290.

 

Rotili 1981: Marcello Rotili, “La culture artistique, Zodiaque, 1981, 203-243.

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda. L'immagine urbana, Benevento 1986, 184-201.

 

Rusconi 1963-1964: Antonino Rusconi, “Per S. Sofia di Benevento, Napoli nobilissima, s.3, 3, 1963-1964, 157-159.

 

Rusconi 1967: Antonino Rusconi, “La chiesa di S. Sofia di Benevento, in XIV corso di cultura sull'arte ravennate e bizantina, Ravenna 1967, 339-359.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm  Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, II, Dresden 1860, 327- 329. 

 

Venditti 1967: Arnaldo Venditti, Architettura bizantina nell’Italia meridionale, Milano 1967. 

 

Zazo 1929: Alfredo Zazo, “La chiesa e il palazzo badiale di S. Sofia di Benevento dopo il terremoto del 1688, Samnium, 2, 1929.

 

Zazo 1956: Alfredo Zazo, “I beni della badia di S. Sofia, Samnium, 29, 1956, 131-186.


Zazo 1964: Alfredo Zazo, “Chiese, feudi e possessi della badia di S. Sofia di Benevento nel secolo XIV, Samnium, 37, 1964, 1-67.

 

Zazo 1968: Alfredo Zazo, “Il liber registri iurium della curia pontificia di Benevento, Samnium, 41, 1968, 13-195.

Link esterni

Disegno di Carlo Labruzzi raffigurante il complesso e il muro di cinta, e altro disegno dello stesso artista raffigurante il dettaglio della fontana murata all'esterno.

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione30/05/2012 13:49:25
Data ultima revisione06/11/2016 14:20:40
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/18
OggettoBenevento, torre De Simone
TipologiaTorre
Nome attualetorre De Simone
Immagine
Nomi antichi

torre Santo Panaro. torre De Simone

Cronologia

VII-VIII secolo: costruzione

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La torre, che occupa il vertice nordorientale della cinta muraria urbana, ha un impianto cilindrico. Costruita nella porzione superiore con una muratura mista di laterizio e ciottoli di fiume legati con malta, poggia su un basamento in grossi blocchi di calcare. La provenienza di questi blocchi da edifici di età romana è testimoniata dalla presenza di fori e scanalature per ammorsaggi con elementi metallici e ulteriormente comprovata da un elemento figurato con il rilievo di un personaggio maschile con un grande recipiente, identificato come un cesta (panaro), da cui è derivata la denominazione tradizione di torre del Santo Panaro. Il nome di Torre De Simone deriva invece dalla famiglia proprietaria del palazzo entro le cui pertinenze il palazzo era stato inglobato.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

blocco con capitello

bassorilievo con personaggio maschile

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Il rilievo antico è riprodotto in un'incisione pubblicata in Vita 1754.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986.


Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754.

Bibliografia
Link esterni

Vita 1754

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:38:40
Data ultima revisione17/12/2016 15:42:17
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OggettoBenevento, torre della Catena
TipologiaTorre
Nome attualeTorre della Catena
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

VIII secolo: costruzione

XV secolo: probabile restauro

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La torre, che sorge sul versante delle mura affacciate verso il fiume Sabato, a poca distanza da Port'Arsa, ha un impianto poligonale rafforzato agli spigoli da grossi blocchi in calcare di reimpiego. Sempre di reimpiego è parte dei laterizi della porzione sommitale. Nel basamento sono inoltre inserite cinque bugne emisferiche poste a distanza regolare l'una dall'altra.

Iscrizioni

Schiavo (1758, p. 254) trascrive un'epitaffio celebrativo in onore del vescovo Battista Ventimiglia, governatore di Benevento, che nel 1477 avrebbe fatto ricostruire una torre e una porta urbica. Lo stesso autore riferisce poi di una iscrizione celebrativa che sarebbe stata eretta in suo onore "nell'arco fra i due ponti sopra il fiume di Sabbato nel 1475" (ivi, p. 256). Stefano Borgia (1763-1769, III, p. 405) sintetizza le due informazioni collocando l'iscrizione per il rifacimento della porta e della torre presso il fiume Sabato e identificando la torre in questione come quella della Catena. Il testo dell'iscrizione, come suddiviso da Borgia, è il seguente:

"SEDENTE SIXTO IIII P.M. / BAPTISTA EPISCOPO VINTIMILLIEN. GVBERNATORE / OCTO CONSVLIBVS EX PVBLICIS VECTIGALIBVS / SVMPTVM FACIENTIBVS / HAEC TVRRIS CVM PORTA A FVNDAMENTIS / AEDIFICATA EST VETERE PRIORE DEJECTA / MCCCCLXXV. X. KAL. SEPT."

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Gran parte della struttura è costruita con materiale antico di reimpiego, sia nelle porzioni lapidee, sia in quelle in laterizio.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

La torre è raffigurata nelle piante nelle piante Pizzella (1764) e Casselli (1781). 

Piante e rilievi

Rilievo della torre in Rotili 1986.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1].

 

Pezone 2009: Maria Gabriella Pezone, “Benevento e l’architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento: un’occasione mancata”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, saggi, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2009, 148-158.

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986.

 

Schiavo 1758: Domenico Schiavo, "Notizie della Famiglia Ventimiglia passata da Palermo nella città di Benevento", in Opuscoli di autori siciliani, tomo primo, in Catania, presso di Gioachino Pulejo, 1758, 247-258.


Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 12:39:21
Data ultima revisione21/01/2015 17:58:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/382
OggettoBenevento, arco del Sacramento
TipologiaArco ad un fornice
Nome attualeArco detto del Sacramento
Nomi antichi'del Sacramento'
Materiali e tecniche edilizieopera lateriza
Dimensioni
Stato di conservazione

Resta solo il paramento interno in parte restaurato in epoca moderna.

Immagine
CronologiaEtā imperiale
Fattori di datazione

Tecniche edilizie in uso

Storia e trasformazioni medievali e moderne

L'appellativo 'del Sacramento' - secondo gli eruditi locali - sarebbe derivato dalla vicinanza dell'arco alle cappelle del duomo.

Famiglie e persone
Descrizione

L'arco si trova in via Carlo Torre, all'angolo del palazzo vescovile. Costruito in laterizio, presenta un solo fornice sormontato da un attico. Conserva una fondazione in blocchi di pietra squadrata, ora a vista.
La facciata si presenta priva del rivestimento antico. Restano alcuni lacerti delle murature e le nicchie in cui dovevano essere originariamente alloggiate le statue.

Al di sotto dei livelli stradali moderni sono stati rinvenuti tratti di un selciato antico  su cui doveva essere impiantato il circuito viario romano - con orientamento nord-nord/ovest - e di cui l'arco faceva parte.

L'arco romano, eretto in epoca imperiale (probabilmente tra la fine del I e il principio del II secolo d.C.) nei pressi dell'area forense, fu riutilizzato in età medievale come porta urbica o d'ingresso. Archi simili sono noti in altre città campane, come il cd. arco di Adriano a Capua, sito all'ingresso della città lungo la via Appia.

Iscrizioni
Apparato decorativo
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Raffigurato in una incisione pubblicata da Saint-Non nel 1783 e in un disengo di Carlo Labruzzi del 1789.

Fonti e documenti
Bibliografia

De Maria 1988: S. De Maria, Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana, Roma 1988.


Giampaola 1991: D. Giampaola, Benevento, in La romanisation du Samnium aux IIe et Ier siècles av. J.C., Napoli 1991, 831.

 

Meomartini 1889: A. Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, lavoro storico, artistico, critico, Benevento, 1889.

Link esterni

Disegno di Carlo Labruzzi online sul portale BAV

SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione21/02/2013 19:58:22
Data ultima revisione04/06/2016 20:37:48
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/45
OggettoBenevento, arco di Traiano
TipologiaArco trionfale - Porta urbica
Nome attuale
Nomi antichiPorta Aurea
Materiali e tecniche edilizieRilievi e paramento marmoreo.
Dimensioni
Stato di conservazione

Il rivestimento dell'attico è frammentario.

Immagine
Cronologia114-117 d. C.
Fattori di datazione

Iscrizione; stile dei rilievi.

Storia e trasformazioni medievali e moderne

Con l’occupazione longobarda, l’arco venne inglobato nella fortificazione muraria

Subì diversi restauri in seguito ai danni del tempo e dei terremoti: sotto Urbano VIII, poi nel 1661, nel 1713 e nel 1792. In particolare nel 1713, quando l'arco era utilizzato ancora come porta cittadina, cadde l'architrave di marmo che serviva da battente alla porta; il consiglio cittadino allora deliberò la spesa di 212 ducati per il restauro. La licenza per spendere tale somma fu concessa il 1 dicembre dello stesso anno (Zazo 1976, p. 75). Fino al 1849 l’arco era inglobato in abitazioni private. Con Pio IX si decise di liberare l’arco dalle sovrastrutture moderne.

Famiglie e persone

Imperatore Traiano.

Descrizione

Posto sulla via Appia, come accesso simbolico al tratto dal centro di Benevento verso la Puglia, fu voluto dall’imperatore Traiano nell’ambito del progetto di ri-valorizzazione della via Traiana. Ad un solo fornice, l’arco (alto 15,60 m e largo 8,60 m) ricalca in parte quello di Tito del Foro romano. È costruito in blocchi di pietra calcarea rivestiti con pannelli in marmo pario.Riporta sulle due fronti dell’attico l’iscrizione dedicatoria del Senato e una serie di pannelli a rilievo, secondo un programma ben definito: i pannelli delle facciate e dell’interno del fornice rappresentano scene della vita dell’imperatore a favore delle province (lato esterno)  e a favore di Roma (lato interno alla città), mentre l’interno del fornice è dedicato alla città di Benevento. Il tutto culmina con l’apoteosi di Traiano sull’attico. Qui, ai lati dell'iscrizione dedicatoria, sono posti due pannelli, sul lato esterno, il pannello di sinistra, non interamente conservato, rappresentava L'omaggio delle divinità agresti provinciali, e quello di destra la Deduzione di colonie provinciali; sul lato interno, a sinistra era Traiano accolto dalla Triade capitolina e a destra Traiano nel Foro Boario (luogo tradizionale per l'annona populi Romani).

Il fregio figurato della trabeazione sorretta dalle colonne raffigura la processione del trionfo di Traiano sulla Dacia.

Tra la serie di pannelli celebranti alcuni episodi della vita di Traiano, sono di importanza unica quelli con la scena dell’institutio alimentaria, (fornice, lato destro) una sorte di provvedimento assistenziale adottato dall’imperatore nei confronti dei bambini degli abitanti della piana beneventana. Il sacrificio della cerimonia dell’apertura della via Traiana è rappresentato a sinistra del fornice. Nelle chiavi d’arco sono raffigurate la Fortuna e Roma.

L’opera originariamente doveva far parte di un piano edilizio monumentale, voluto dall’imperatore in città. A queste opere vanno ricondotte una coppia di statue di Traiano e Plotina, oggi al museo provinciale del Sannio. 

Iscrizioni
Apparato decorativo
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti e documenti

Giuliano da Sangallo 1488

Sebastiano Serlio (1475-1554).

G. P. Panini (1740-1750).

G. B. Piranesi (1720-1778). 

Veduta dell'Arco trionfale dell'Imperator Traiano nella città di Benevento Princip. Ulteriore, Venezia, presso Giambattista Albrizzi, 1761

Pianta Pizzella (1764)

Pianta Casselli (1781)

Luigi Canina (1842)

Bibliografia

Adamo Muscettola 1992: S. Adamo Muscettola, “Per una riedizione dell’arco di Traiano a Benevento: appunti sul fregio trionfale”, Prospettiva, 1992, 2-16

 

Benevento 1985: Benevento: l’arco e la città, a cura di S. Adamo Muscettola, A. Balasco, D. Giampaola, Napoli 1985

 

De Maria 1988: S. De Maria, Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana, Roma 1988, 148-149, 232-235

 

Hassel 1972: F. J. Hassel, Der Trajansbogen in Benevent. Ein Bauwerk des römischen Senates, Mainz 1966.

 

Meomartini 1889: A. Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, lavoro storico, artistico, critico, Benevento, 1889

 

Nolli 1723: C. Nolli, Dell’arco Traiano in Benevento,  inciso, e posto in luce da Carlo Nolli nell’anno MDCCLXX; Descrizione del celebre arco, eretto in Benevento a Marco Ulpio Traiano, 14. imperadore, dal senato, e popolo di Roma nell'anno del Signore 112: opera di Giovanni di Nicastro, Benevento, nella stamp. arcivescovile, 1723.

 

Pietrangeli 1947: C. Pietrangeli, L’arco di Traiano a Benevento, Novara 1947.

  

Rossi 1980: L. Rossi, Rotocalchi di pietra, segni e disegni dei tempi sui monumenti trionfali dell’impero romano, Milano 1980, 110-117.

 

Rossi 1816: L’arco di Traiano a Benevento, Napoli 1816.

 

Rotili 1972: M. Rotili, L’arco di Traiano a Benevento, Roma 1972.

 

Tomei 1974-75: M. A. Tomei, Osservazioni su alcune personificazioni femminili dell’arco di Traiano a Benevento, Studi miscellanei 22, 1974-1975, 205-212.

 

Vessberg 1962: O. Vessberg, "A Reconstruction Problem on the Arch of Benevento", Opuscola romana, 4, 1962, pp. 159-164

 

Zazo 1976: A. Zazo, Curiosità storiche beneventane, Benevento 1976.

Link esterni
SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione10/12/2012 17:34:03
Data ultima revisione06/11/2016 13:08:15
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/23
OggettoBenevento, ponte 'leproso'
TipologiaPonte romano
Nome attualePonte Leproso
Nomi antichiPonte Leproso o dei Lebbrosi o di San Cosimo
Materiali e tecniche edilizieOpera quadrata.
Dimensioni
Stato di conservazione

Restano le fondazioni e parte degli archi antichi

Immagine
CronologiaIII secolo a. C.; restauro in epoca imperiale.
Fattori di datazione

Tecniche edilizie in uso; epigrafi.

Storia e trasformazioni medievali e moderne

Fu restaurato già sotto gli imperatori severi (III sec. d. C.). Distrutto dai Goti di Totila nel VI secolo, durante il saccheggio di Benevento, e successivamente ricostruito. Nel corso dei secoli fu rimaneggiato, in particolare dopo il terremoto del 1702 a seguito della ricostruzione di Giovan Battista Nauclerio che ridusse le arcate da cinque a quattro.

Il ponte in origine si chiamava 'marmoreo' (detto 'lapideo' nei documenti). Il nome attuale deriverebbe, secondo gli storici locali, da un vicino ospedale per lebbrosi d’età medievale, del quale però non si hanno notizie. Il nome è attestato per la prima volta nel 1071, in un diploma di concessione del principe longobardo Landolfo VI a favore di Dacomario, all'epoca rettore della città. Il documento, facente parte della Cronaca di Santa Sofia, è conservato nella Biblioteca Vaticana. Durante il XIX secolo il ponte veniva anche chiamato ponte di San Cosimo, dal nome di una chiesa che sorge nelle vicinanze.

Famiglie e persone

Console Appio Claudio Cieco (?)

Descrizione

Situato ad ovest di Benevento, poco lontano da Port’Arsa, il ponte conserva poco della struttura originaria con il profilo a schiena d’asino, avendo subito molti interventi e trasformazioni. Rimangono pochi piloni (quattro su cinque), costruiti in opera quadrata, con superfici calcaree a vista. Il Meomartini ne fornisce una descrizione molto dettagliata, con un rilievo accurato che mostra la situazione alla fine del XIX secolo. Il ponte romano, a cinque archi, aveva le volte di forma semicircolare, uguali con un diametro di 8.70 m e con una sola linea di imposta, modificata poi.

La fondazione è in blocchi calcarei con uno zoccolo sporgente lungo il perimetro delle pile; le arcate sono realizzate in opera laterizia.

Il ponte fu realizzato, secondo la tradizione, dal censore Appio Claudio Cieco nel III secolo a. C., in occasione dell'apertura della via consolare Appia, riutilizzando forse  un ponte più antico - d'età sannitica - sul fiume Sabato. Fu restaurato dall’imperatore Settimio Severo e dal figlio Caracalla, nel 202 d. C..

Al suo sbocco sorgeva un emporium (reimpiegato poi in chiesa dedicata ai Santi Quaranta). Secondo lo storico Zigarelli, l'uccisione di Manfredi di Svevia da parte di Carlo d'Angiò durante la battaglia di Benevento (1266) sarebbe avvenuta presso il suddetto ponte romano.

L’architettura realizzata per agevolare il passaggio della via Appia che metteva in comunicazione Roma con Brindisi, fa capo ad una serie di opere d’ingegneria realizzate dai romani per superare le difficoltà geomorfologiche della piana campana.

Oltre che dall’Appia, il centro di Benevento era attraversato da un diverticolo della via Latina, costruita per mettere in comunicazione l’hinterland campano, in particolare Teano e Alife, con il resto dell’area. Secondo Daniela Giampaola il ponte Fratto sul Calore in contrada Cellarulo potrebbe riferirsi a questo secondo asse viario, di questo avviso non è però Mario Rotili. Un altro ponte (segnalato nell’itinerarium Antonini) venne costruito ad Apollosa, a 6 km da Benevento, per mettere in comunicazione il centro sannitico con Caudium [luogo in cui aveva soggiornato Orazio nel suo viaggio per Brindisi]. Anche questo ponte venne ricostruito dai Severi, come conferma la lettura di un’epigrafe, persa all’epoca del Mommsen, letta da Ciriaco d’Ancona, in cui si ricordava: PONTEM VETVSTATE DILAPSVM A  SOLO  SVA PECVNIA RESTIVERVNT). Un altro ponte è documentato da una fotografia  a Tufara (Ashby 2003, p. 147 n. 91), in parte distrutto con l’ultima guerra. 

Nei pressi del ponte Leproso sono stati individuati alcuni mausolei funerari e un’area di necropoli imperiale.

Iscrizioni
Apparato decorativo
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Rappresentato nella Pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781)

Fonti e documenti

Strab., Geogr., VI, 283. It. Ant. 304,2.

Disegno di Carlo Labruzzi (1748-1817).

S. Borgia indica a prova di quanto scritto un documento del 1117  che a Benevento, sul fiume Sabato, vi erano tre ponti, il Maggiore, quello di S. Barbara (poi detto di S. Maria degli Angeli) e il Lebbroso.

Bibliografia

Borgia 1763: S. Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal sec. VIII al secolo XVIII, Roma 1763-69.

 

Garrucci 1864: R. Garrucci, Dissertazioni archeologiche di vario argomento,  Roma 1864, 82.

 

Meomartini 1896: A. Memorartini, Del cammino della Via Appia da Benevento al Ponte Appiano sul Calore, Benevento 1896.

 

Meomartini 1889: A. Meomartini, I monumenti e le opere della città di Benevento: lavoro storico, artistico, critico, Tipografia di L. de Martini e figlio, Benevento 1889, 273-283.

 

Felle 1993: A. E. Felle, Inscriptiones christianae Italiae  septimo saeculo antiquiores, 8, Bari 1993, 16.

 

Ashby 2003: Sulla via Appia da Roma a Brindisi. Le fotografie di Thomas Ashby 1891-1925, a cura di T. AshbyS. Le Pera Buranelli, R. Turchetti, Roma 2003, 145.

 

Rotili 2006: Benevento nella tarda antichità: dalla diagnostica archeologica in contrada Cellarulo alla ricostruzione dell'assetto urbano, a cura di M. Rotili, G. Ceraudo, Benevento 2006.

 

Lungo l'Appia 2012: Lungo l'Appia e la Traiana. Le fotografie di Robert Gardner in viaggio con Thomas Ashby nel territorio di Beneventum agli inizi del Novecento, a cura di G. Ceraudo, Roma 2012.

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione13/03/2013 16:06:06
Data ultima revisione04/06/2016 20:41:55
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/50
OggettoBenevento, teatro romano
TipologiaMonumento per spettacoli
Nome attualeTeatro d'epoca romana
Nomi antichi'Grottoni di Mappa'
Materiali e tecniche edilizieRealizzato in opera cementizia con paramenti in blocchi di pietra calcarea e laterizio.
DimensioniDiametro: 90 m.
Stato di conservazione

Persa buona parte dell'apparato decorativo pittorico e scultoreo di rivestimento; quest'ultimo fu in parte saccheggiato dall'età longobarda.

Immagine
CronologiaPrima fase: I secolo d. C.; seconda fase: etā adrianea; terza fase: 210 d. C.
Fattori di datazione

Tecniche edilizie in uso; stratigrafie murarie; arredi scultorei

Storia e trasformazioni medievali e moderne

L'edificio ha subito molte manomissioni sin dall'età tardoantica. Fu utilizzato come cava di materiali durante il periodo longobardo per la costruzione, in particolare,  della chiesa di Santa Sofia, convento di San Francesco, convento di Sant’Agostino, cripta del duomo, da cui provengono i capitelli d'ordine dorico-tuscanico riutilizzati come basi di colonna. All'età medievale risale una spoliazione più articolata per la costruzione della cattedrale: furono impiegati per dividere le navate della chiesa i fusti di colonna (in marmo bianco scanalato) e i capitelli dello stesso tipo (corinzio d'ordine occidentale), spolia perduti a seguito della distruzione della chiesa nel corso dei bombardamenti bellici di inizio secolo. A questa seconda fase di spoliazione appartiene il saccheggio di una chiave d'arco con soggetto teatrale che fu impiegata nel paramento esterno dell'attico del campanile. L'edificio fu lasciato in disuso fino al XVII secolo, periodo a cui risale la costruzione della chiesa di Santa Maria della Verità in corrispondenza della parte sinistra della cavea. Per questo progetto edilizio vennero usate come sostegno delle fondazioni moderne le strutture del teatro stesso. Intorno all'edificio sorsero anche case private, tra cui quella dei sig.ri Mappa che hanno influenzato la toponomastica dell'intera area (Meomartini 1889, p. 343). Tra la fine dell'Ottocento e l'inzio del Novecento si colloca la fase di 'restauro' del monumento attraverso la distruzione delle superfetazioni moderne e lo scavo dei muri antichi interrati.

Per quanto fosse stata rinvenuta in città (anche se fuori contesto) l'epigrafe che attestava l'esistenza del teatro, l'edificio fu ritenuto erroneamente dagli eruditi locali un anfiteatro, sulla base del racconto di Tacito (Annal. XV, XXXIII-IV: "petiturusque maris Hadriae traiectus, apud Beneventum interim consedit: ubi gladiatorium munus a Vatinio celebre edebatur"). L'errore in cui caddero alcuni scaturiva anche dalla mancanza di una precisa attestazione archeologica riferita all'anfiteatro. Quest'ultimo edificio fu scoperto solo sul finire degli anni 80 del secolo scorso in prossimità del ponte Leproso. Sulla questione si veda Meomartini 1889.

Famiglie e persone
Descrizione

Il teatro romano  sorge tra la c.d. port'Arsa e la cattedrale, in prossimità del cardo maximus dell'antico impianto urbanistico romano. L’intera area, ubicata nella zona occidentale della città antica, fu abbandonata nel periodo tardoantico, divenendo solo con Arechi il centro delle attività agricole e artigianali. L’edificio venne inglobato nel quartiere medievale di Triggio.

Le indagini archeologiche hanno restituito le strutture del primitivo teatro con murature in opera incerta (I secolo). Per quanto vi siano testimonianze risalenti ad una suo uso in età neroniana (Tacito racconta che l'imperatore si sarebbe fermato a Benevento dopo essersi esibito a Napoli - Annal. XV, XXXIII-IV), la forma attuale risale ad una monumentalizzazione di età adrianea. L'edificio fu successivamente restaurato ad opera dell'imperatore Caracalla al principio del III secolo d. C.

L'edificio presenta una pianta semicircolare del tipo in plano - rispettando la conformazione dell’area vicina ad altri complessi monumentali (forse l'Iseo ed altri edifici templari) - con strutture in muratura autoportanti. Questa scelta pare al momento l’unica presenta nella regio II. Anche la facciata a tre ordini sovrapposti (tuscanico, ionico e corinzio) pare non attestata altrove.

A. Meomartini testimonia l'assetto delle arcate, che a fine Ottocento presentavano nove grossi cunei in pietra calcarea con estradosso piano (Meomartini 1889, p. 349).  Le chiavi d'arco del primo ordine erano decorate con soggetti teatrali (maschere appartenenti al repertorio comico e tragico).

Le gradinate e l’edificio scenico erano rivestiti con lastre marmoree e stucchi, ancora parzialmente conservati. Si individua il modello nel teatro di Marcello, anche se in questo caso si sostituisce il dorico con il tuscanico del I ordine. Di estremo interesse, la scaenae frons dotata di due basiliche laterali, una sorta di luogo d’incontro per gli spettatori.

L'edificio venne in parte distrutto in seguito al  terremoto del 396 d. C.

Iscrizioni

F. Pratilli trascrive un testo riferibile al restauro del teatro da parte dell'imperatore Commodo: DIVO COMMODO /AUGUSTO / PIO  FELICI P P / RESTITUTORI SCEN / THEATR SACROR / CERTAMIN ET PUBL / AERARI ET THERMAR / BENEVENTANI / D D.

Per quanto l'iscrizione sia  stata trascritta anche da Giovanni de Nicastro, al principio del Settecento,  rientra tra quelle beneventane ritenute false (cf. CIL, X, 217*). Sui restauri commodiani ad altri edifici per spettacoli si veda Horster 2001, p. 295 nota 204.

Apparato decorativo

Delle 25 chiavi d'arco del primo ordine tuscanico restano:

Una coppia di chiavi d'arco con soggetti teatrali (Gasparri 2003);

Quattro frammenti di chiave d'arco con soggetto tragico reimpiegati nel centro storico e nel paramento del campanile.

Note

Scavato da R. Pane a metà del 1900; indagini recenti ad opera della soprintendenza archeologica di Sa, Av, Bn, Ce.

Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Visibile nella Pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781). Due vedute in Vita 1754. Raffigurato in una incisione pubblicata da Saint-Non e in un disegno di Carlo Labruzzi del 1789.

Fonti e documenti

M. de Vipera, Chronologia episcoporum, et archiepiscoporum metropolitanae ecclesiae Beneuentanae quorum extant memoria. Adiecta insuper breui rerum sub unoquoque episcopatu memorabilium narratione. ... Studio, & industria Marii de Vipera archidiaconi Beneuentani, selecta. Cum duplici indice locupletissimo, Neapoli, typis Io. Dominici Montanari, 1636, 4.

Un'incisione di Giovanni Colle de Vita raffigura il teatro con il secondo ordine formato da una base e una colonna (Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754, 84).

Vedute del teatro romano di G. P. Panini (1740-1750).

Un'incisione del teatro è in: Bernardino Oliveri, Vedute degli avanzi dei monumenti antichi delle due Sicilie, dedicate alla santità di Papa Pio Sesto, Roma 1794.

http://arachne.uni-koeln.de/Tei-Viewer/cgi-bin/teiviewer.php?scan=BOOK-810679-0001_233671

Bibliografia

Cresci 2009: S. Cresci, "Il teatro romano di Benevento", Forma Urbis, 14 2009, 30-39.

 

Gasparri 2003: C. Gasparri, "Maschere monumentali in marmo su edifici romani. Documenti per il repertorio teatrale di età imperiale", in Il personaggio e la maschera, a cura di R. Grisolia, G. M. Rispoli, Pozzuoli 2005.

 

Horster 2001: M. Horster, Bauinschriften roemischer Kaiser, Stuttgard 2001.

 

Meomartini 1889: A. Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città Benevento, Benevento 1889.

 

Pensabene 2005: P. Pensabene, "Marmi e committenza negli edifici per spettacoli in Campania", Marmora, International Journal for Archaeology History and Archaeometry of Marbles and Stone, 2005, 69-143.

 

Pratilli 1745: F. Pratilli, Della via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi, 4, Napoli 1745, 448.

 

Tosi 2003: G. Tosi, Gli edifici per spettacoli nell’Italia romana, Roma 2003.

 

Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754.

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Disegno di Carlo Labruzzi online sul portale BAV

SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione18/12/2012 13:27:27
Data ultima revisione06/11/2016 16:43:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/28
OggettoBenevento, iscrizione di Roffredo Beneventano
SupportoPietra calcarea
Cronologia1233
Immagine
Prima attestazione
Trascrizione

“+ IVDEX ROFFRIDVS IN LEGVM DOGMATE FIDVS DOCTOR EPIPHANIDES AVCTOR FVIT ISTIVS AVLE / CHRISTE MARIA TIBI DOMINICE MAGDALA PAVLE IVDEX ROFFREDVS ETERNVM CONFERO FEDVS / F[RAT]RIBVS HOC MVNVS VT POST MISERABILE FVNVS NVLL[VS] NATORVM POSSIT TRANSFERRE / MEORV[M] IVSPATRONAT[VS] / E[ST] LOCVS ISTE DAT[VS] CHRISTI NASCENTIS TERDENIS MILLE DVCENTIS A[N]NIS ET TERNIS HEC LECTOR OPVSCVLA CERNIS / MENSE AVGVSTVTIS”.

 Sul margine destro dell’architrave: “CVM / VXO/RE / SVA / TRV/CCI/A”.

Famiglie e persone

Roffredo Epifanio

Note

L'iscrizione è intagliata nell'architrave della porta laterale dell'ex convento di San Domenico a Benevento.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Giustiniani 1787: Lorenzo Giustiniani, “Beneventano (Roffredo)”, in Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, tomo I, in Napoli, 1787, nella Stamperia Simoniana, 112-116.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione28/03/2013 18:02:50
Data ultima revisione28/03/2013 18:41:25
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/34
OggettoBenevento, iscrizione fondazione del campanile
SupportoCalcare
Cronologia1279
Immagine
Prima attestazione

Riprodotta a stampa in una incisione pubblicata in Vita 1764, 419.

Trascrizione


A D MCCLXXVIIII / XI FEB IND VIII INCEP/TUM EST HOC CAMPANILE D OB/LATIONIBUS FIDELIUM ET CLERI 

Famiglie e persone
Note

L'iscrizione attesta la costruzione del campanile ed è collocata al di sotto della fila di stele funerarie che cingono il monumento.

Fonti iconograficheVita 1764
Fonti e documenti
Bibliografia

Vita 1764: Iohannes de Vita, Thesaurus alter Antiquitatum Beneventanarum Medii Aevi, Romae, ex typographia Palladis, excudebat Marcus Palearini, 1764.

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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione18/03/2013 11:41:36
Data ultima revisione29/03/2013 13:23:33
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/31
OggettoBenevento, Arcivescovato, cassetta delle reliquie di San Bartolomeo
Materialerame a sbalzo dorato
Dimensionigiā 85 cm x 45 cm x 60 cm
Cronologiapost 1338 (?)
Autore
Descrizione

La piccola arca coperta a tetto a spioventi è conservata nell'Arcivescovato di Benevento. E' stata enormemente danneggiata durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e un recente restauro ha provato a ricomporre i pochi pezzi superstiti. Sulla fronte principale trovava posto l'immagine di san Bartolomeo, tra due angeli turiferari, e sullo spiovente il Salvatore tra due angeli con candelabri; sulla fronte posteriore invece erano raffigurati tre vescovi in abiti pontificali. Per la ricostruzione ci si può basare anche sulla descrizione del gesuita Domenico Viva del 1698 (p. 6).

La cassetta fu commissionata con pochi dubbi in occasione della traslazione delle reliquie di san Bartolomeo, effettuata nel 1338 dal vescovo di Benevento Arnaldo di Brusacco, poiché autorizzata l'anno precedente da papa Benedetto XII. Attorno al quel 1338 andrà dunque datato questo manufatto, che ad oggi ha pochi confronti nell'arte meridionale. La disamina stilistica non è resa semplice dal povero stato di conservazione dei brani superstiti, ma parebbe assolutamente in linea con l'arte angioina napoletana del quarto decennio del Trecento (cfr. la recente scheda di Ruotolo, in Il corpo e la metamorfosi 2005, 125).

Immagine
CommittenteArnaldo di Brusacco vescovo di Benevento (?)
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Il corpo e la metamorfosi 2005: Il corpo e la metamorfosi. Omaggio a San Bartolomeo, a cura di Vega de Martini, Roma 2005 (scheda di Renato Ruotolo, p. 125, n. 1).

 

Rotili 1952: Mario Rotili, L'arte nel Sannio, Benevento 1952.


Ruotolo 2003: Renato Ruotolo, "San Bartolomeo: dall'urna ai busti reliquiari"  Rivista storica del Sannio, 3 Serie, X, 2003, 242-253.

 

Viva 1698: Efemeride di quanto è accaduto nella celeberrima ricognitione e traslatione del corpo del glorioso apostolo san Bartolomeo [...] scritta dal padre Domenico Viva della Compagnia di Giesù, Benevento 1698.

 

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione24/09/2013 18:26:59
Data ultima revisione02/01/2019 18:12:13
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/381
OggettoBenevento, colonna del leone
Collocazione originaria
Materiale
Dimensioni
Cronologia
Autore
Descrizione
Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografichevisibili nella Pianta Pizzella (1764) e nella pianta Casselli (1781)
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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Disegno di Carlo Labruzzi (1789) online sul portale BAV

Schedatore
Data di compilazione27/03/2013 12:41:48
Data ultima revisione20/01/2015 22:10:55
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/223
OggettoBenevento, Duomo, porta bronzea
Materialebronzo
Dimensioni
Cronologia
Autore
Descrizione

I due battenti bronzei chiudevano il portale principale del Duomo di Benevento.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconograficheVita 1764
Fonti e documenti

I battenti bronzei sono raffigurati insieme alla cornice marmorea dle portale in una incisione pubblicata da Vita 1764.

Bibliografia
Allegati
Link esterni
Schedatore
Data di compilazione29/03/2013 13:54:59
Data ultima revisione02/01/2019 18:13:13
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/229
OggettoBenevento, Duomo, statua del cosiddetto Cavaliere
Materialepietra calcarea
Dimensioni
Cronologiaterzo quarto del XIII secolo
Autore
Descrizione

La scultura si trova su una grande mensola della facciata della Cattedrale di Benevento. Fu recuperata e restaurata dopo i bombardamenti che distrussero la chiesa.

A pubblicarla fu in primis Rotili (1952, 90-95), e Valentiner la ripubblicò - come inedita - nel 1955. Quest'ultimo pensava ad un ritratto tombale di Manfredi di Svevia un tempo nella cattedrale di Benevento, ipotesi contrastata da Rotili (1966), più incline a vedere nel personaggio ritratto un uomo illustre della società locale nell'epoca di Manfredi.

Sia come sia, si tratta di una delle statue a tutto tondo (benché non ben rifinita nella parte tergale) con datazione più alta dell'Italia meridionale (cfr. anche Bologna 1955, 87-88; e Leone de Castris 1986, 124).

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Bologna 1955: Ferdinando Bologna, Opere d'arte nel Salernitano dal XII al XVIII secolo, Napoli 1955, 87-88.

 

Leone de Castris 1986: Pier Luigi Leone De Castris, Arte di corte nella Napoli angioina, Firenze 1986. 

 

Rotili 1952: Mario Rotili, L'arte nel Sannio, Benevento 1952.

 

Rotili 1966: Mario Rotili, "Il 'Cavaliere' di Benevento", in Dante e l'Italia Meridionale, Firenze 1966, 163-168.

 

Valentiner 1955: Wilhem Reinhold Valentiner, "An Italian portrait statue of the Hohenstaufen period", The Art Quarterly, XVIII, 1955, 1, 11-26.

Allegati
Link esterni
SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione21/02/2013 20:50:55
Data ultima revisione02/01/2019 18:50:15
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/182
OggettoBenevento, Duomo, statua di San Bartolomeo
Materialemarmo
Dimensioni195 cm x 85 cm
Cronologia
AutoreNicola da Monteforte
Descrizione

La statua raffigura San Bartolomeo, il patrono della città di Benevento, a cui era dedicata la chiesa (oggi distrutta) attigua alla Cattedrale. Si trova oggi sistemata nella navata destra del Duomo. 

E' stato attribuito allo scultore Nicola da Monteforte (cfr. Negri Arnoldi 1972, 26), attivo in città nella produzione dei due pulpiti della Cattedrale.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Negri Arnoldi 1972: Francesco Negri Arnoldi, Pietro Oderisio, Nicola da Monteforte e la scultura campana del primo Trecento, "Commentari", XXIII, 1972, 12-30.

 

Francesco Aceto, Nicola da Monteforte, in Dizionario Biografico degli Italiani, 2013.

Allegati
Link esterni

Aceto 2013: http://www.treccani.it/enciclopedia/nicola-da-monteforte_(Dizionario-Biografico)/

SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione20/02/2013 16:40:09
Data ultima revisione02/01/2019 18:50:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/181
OggettoBenevento, Duomo, Virtų cariatide (Caritā?)
Collocazione originaria
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiaultimo quarto del XIV secolo
Autore
Descrizione

La scultura si trova oggi esposta nel vano ipogeo della Cattedrale di Benevento, musealizzato dopo i recenti lavori di restauro (conclusi nel 2012). Non si conosce l'originaria provenienza dell'opera. Si tratta tuttavia di una Virtù cariatide, senza dubbio proveniente da un monumento funebre di grandi dimensioni. La presenza di un bambino preso per mano farebbe pensare a una Carità, anche se l'agnello suggerirebbe una Fede. Stilisticamente può essere collocata nell'ultimo quarto del '300.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione26/02/2013 16:39:26
Data ultima revisione13/07/2016 14:26:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/188
OggettoBenevento, San Bartolomeo, rilievi con apostoli dall'antica basilica di San Bartolomeo
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiaprimo quarto del XV secolo (?)
Autore
Descrizione

I due rilievi si trovano nell'attuate chiesa di San Bartolomeo a Benevento, ma provengono dall'antica basilica. Sono raffigurati tre apostoli in ciascun rilievo. Facevano dunque parte di un piccolo apostolato, probabilmente completo. Stilisticamente paiono databili verso l'inizio del Quattrocento.

Ne tratta brevemente Notari (in Ghianda, Notari 2006, 138), riferendo che Meomartini riteneva questi rilievi pezzi di un architrave, come riferirebbe Salvatore De Lucia in Passeggiate beneventane, ma giustamente esclude quest'ipotesi (sono riprodotti anche in Grimaldi 2004, 18).

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Ghianda, Notari 2006: Maria Luisa Ghianda, Lilli Notari, Gli edifici bartolomeiani in Benevento. Il sacello altomedievale, la basilica medievale, la basilica settecentesca, Benevento 2006.

 

Grimaldi 2004: Luisa Grimaldi, San Bartolomeo. La basilica e il martirio, Roma 2004.

Allegati
Link esterni
SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione21/08/2013 17:17:38
Data ultima revisione02/01/2019 18:51:49
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/341
OggettoBenevento, San francesco, affresco della Croce di Lucca
Materialeaffresco
Dimensioni
CronologiaXIV secolo
Autore
Descrizione

L'affresco si trova in una nicchia ogivale nella chiesa di San Francesco a Benevento. Raffigura la Croce di Lucca col donatore orante Pietro Stampalupo, grazie al cui lascito del 1243 fu fondata la comunità francescana.

Immagine
Committente
Famiglie e persone

Pietro Stampalupo

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione21/08/2013 12:03:16
Data ultima revisione02/01/2019 18:52:30
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/340
OggettoBenevento, altare
Collocazione attuale

Benevento, casa in via Francesco Pacca.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneL'altare č murato nella facciata ma sembra che la faccia anteriore sia interamente conservata. Manca invece parte delle estremitā inferiore e superiore.
CronologiaI sec. a.C.
Descrizione

L'altare, di forma quadrangolare, presenta una ghirlanda avvolta in un nastro e mantenuta da due bucrani posti nei due angoli superiori. Sulla ghirlanda è realizzata una colomba con testa reclinata. Superiormente è presente un'iscrizione non più facilmente leggibile, forse "DEUM", mentre inferiormente vi è la scritta "PARENTUM" (per confronti con altri altari vd. Schraudolph 1993).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Schraudolph 1993: Ellen Schraudolph, Römische Götterweihungen mit Reliefschmuck aus Italien: Altäre, Basen und Reliefs, Heidelberg 1993.

Allegati
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/08/2014 19:56:05
Data ultima revisione20/01/2015 18:55:36
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/429
OggettoBenevento, Ara con epigrafe
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nelle fondamenta.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione
CronologiaEtā flavia / etā traianea
Descrizione

Sull'ara è riportata la seguente epigrafe di carattere sacro:


Attini sacrum
et Minervae 
Paracent(iae)
M(arcus) Rutilius
Peculiaris sac(erdos)
et libr(arius) public(us)
XVvir(alis) ob taur(obolium)

 

Secondo l'interpretazione di Adamo Muscettola 1994, il dedicante era un liberto di Marcus Rutilius Lupus, e cioè colui il quale fece innalzare gli obelischi egizi a Benevento in onore dell'imperatore Domiziano.

Nell'epigrafe si parla di un sacrificio cruento (taurobolium) in onore di Attis e Minerva Paracentia. Queste due divinità sono insolitamente associate poiché solitamente a fianco ad Attis si trova Magna Mater/Cibele. Inoltre l'attributo Paracentia (altre volte Berecyntia) è un unicum nelle attestazioni romane. In realtà il termine equivale a "frigia" o "troiana" e dunque si configura come il culto di Athena Iliaca, ben noto in ambito magno greco e trova stretti legami anche con il centro di Benevento ( vd. Torelli 2002 per le diverse interpretazioni).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note


Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Adamo Muscettola 1994: Stefania Adamo Muscettola, "I flavi tra Iside e Cibele", La parola del passato, 49, 1994, 97-99.

 

AE 1994: L'année épigraphique 1994, n. 538.


Guadagno 2010: Giuseppe Guadagno, "Minerva Paracentia e Ceres: persistenza ed assimilazione di culti preromani nella Beneventum romana", Epigraphica, 72, 2010, 91-110.


Torelli 2002: Marina R. Torelli, Benevento romana, Roma 2002, 98, 196.

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Scheda di G. Camodeca sul portale EAGLE: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione27/04/2014 19:01:39
Data ultima revisione06/11/2016 13:44:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/341
OggettoBenevento, blocco con capitello
Collocazione attuale

Benevento, torre De Simone.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Il blocco è spezzato sul lato destro e su quello inferiore

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Sul lato sinistro di un blocco liscio è realizzato un capitello a sofà posto su di una lesena liscia. Il capitello presenta una grande foglia d'acanto centrale a tre lobi, le cui zone d'ombra sono a forma ogivale. Ai lati due volute partono dalla base del capitello e sono fiancheggiate da due fiori dallo stelo estremamente lungo. Il capitello è databile in età augustea e trova confronti con i capitelli del Tempio di Apollo Palatino, con alcuni di Ricina e Ostia (per i confronti vd. Adamo Muscettola 1991, p. 212).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Adamo Muscettola 1991: Stefania Adamo Muscettola, Appunti sulla cultura figurativa in area irpina, in La romanisation du Samnium aux IIe et Ier siècles av. J.C. Actes du colloque, Naples 4-5 novembre 1988, Napoli 1991, p. 211, fig.13.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, p. 1567.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/08/2014 11:38:47
Data ultima revisione24/06/2016 13:29:43
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/433
OggettoBenevento, blocco con epigrafe
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Estremamente frammentario. Fratturato nella parte inferiore e in quelle laterali. Superficie molto abrasa

Cronologia
Descrizione

Sul blocco si vede la scritta:

curr[.]

sumpturu[.]

Immagine
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Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 16:33:18
Data ultima revisione06/06/2016 14:29:10
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/362
OggettoBenevento, blocco con girali vegetali
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Spezzato sul lato sinistro

CronologiaEtā augustea
Descrizione

Sul blocco calcareo, spezzato sul lato sinistro ma rifinito su quello opposto, è realizzato a bassorilievo un tralcio vegetale disposto a girali, di cui ne rimangono due. Lungo il tralcio nascono piccole e lunghe foglie e al centro dei girali si aprono due grandi fiori di diverso tipo, una rosetta e un fiore d'acanto, entrambi formati da quattro petali. 

Il tipo di decorazione ornamentale trova attestazioni vastissime nel mondo romano sopattutto a partire dal I sec. a.C. grazie al diffondersi di modelli ellenistici. Lo stile di questo fregio è molto elegante e raffinato che ben si inserisce nella tradizione augustea così come la tipologia di ornamentazione (sui fregi in generale vedi Schörner 1995 e da ultimo Maschek 2008).

Secondo l'interpretazione di Adamo Muscettola e Palmentieri (Adamo Muscettola 1991, p. 213, Palmentieri 2010, p, 643), il rilievo faceva parte di un monumento funerario a tamburo. Credo che, rispetto allo stile e alle dimensioni di altri rilievi beneventani, questo potesse far parte anche di un monumento di altro tipo, come un edificio templare.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Adamo Muscettola 1991: Stefania Adamo Muscettola, Appunti sulla cultura figurativa in area irpina, in La romanisation du Samnium aux IIe et Ier siècles av. J.C. Actes du colloque, Naples 4-5 novembre 1988, Napoli 1991.


Maschek 2008: Dominik Maschek, Neue Überlegungen zur Produktionsdynamik und kulturhistorischen Bedeutung mittelitalischer Rankenornamentik des ersten Jahrhunderts vor Christus, RM 114, 2008, 99-177.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 643.


Schörner 1995: Günther Schörner, Römische Rankenfriese: Untersuchungen zur Baudekoration der späten Republik und der frühen und mittleren Kaiserzeit im Westen des Imperium Romanum, Mainz 1995, cat. 39, tav. 17, fig. 4.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 15:54:21
Data ultima revisione03/09/2016 17:37:29
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/358
OggettoBenevento, bue Apis
Collocazione attuale

Esposto all'esterno della cinta muraria presso Porta San Lorenzo

Prima attestazione
Materiale
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione
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Famiglie e persone
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Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
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Disegno di Carlo Labruzzi (1789) sul portale BAV

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Data di compilazione10/05/2013 11:21:02
Data ultima revisione20/01/2015 21:04:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/282
OggettoBenevento, capitelli dorici
Collocazione attuale

Benevento, chiesa di Santa Sofia.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneSono presenti diverse scheggiature e fratture
CronologiaII sec. d.C.
Descrizione

Sono presenti sei capitelli dorici-tuscanici all'interno della chiesa di Santa Sofia, cinque sono riutilizzati come base di altrettante colonne dell'esagono e uno è riutilizzato come capitello di una semicolonna addossata alla parete.

I capitelli presentano un collarino decorato con una fila di astragali e un kyma ionico ad ovoli e freccette.

Tre di questi capitelli risultano rilavorati al fine di eliminare il partito decorativo composto da ovoli e freccette, che erano più sporgenti rispetto al profilo del capitello. 

Capitelli di stessa fattura sono reimpiegati nella Port'Arsa, nella cripta della cattedrale, nell'ex convento di S. Agostino e nel chiostro della chiesa di S. Francesco e facevano parte della decorazione del teatro romano di Benevento.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, pp. 666-667.


Pensabene 1998: Patrizio Pensabene, Nota sul reimpiego e il recupero dell’antico in Puglia e Campania tra V e IX secolo, in Atti delle V Giornate di studio sull’età romanobarbarica, Benevento 1998, p. 222.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione09/07/2014 17:13:35
Data ultima revisione09/07/2014 18:43:04
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/401
OggettoBenevento, capitello composito
Collocazione attuale

Benevento, chiesa di Santa Sofia.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazioneBuono stato di conservazione
CronologiaSeconda metā del I sec. d.C.
Descrizione

Il capitello è composto da un kalathos formato da due corone di foglie d'acanto. Le foglie hanno un contorno lievemente frastagliato, i cui lobi sono formati da foglione leggermente concave e dalle punte arrotondate e creano tra l'uno e l'altro zone d'ombra triangolari allungate. La costolatura centrale delle foglie è segnata tramite due solchi profondi di trapano.

L'echino, separato dal kalathos per mezzo del solito collare di perle e fusarole, per ciascun lato presenta un gruppo di tre ovoli contenuti in larghi sgusci. Gli ovoli ai lati dell'echino sono coperti da semipalmette. L'abaco risulta piuttosto leggero e al centro di ciascun lato concavo presenta un fiore a forma di palmetta.

Per il pel plasticismo in cui sono presenti intenti naturalistici, uniti a leggeri effetti chiaroscurali, si può proporre una datazione nella seconda metà del I sec. d.C.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 665.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione09/07/2014 17:36:24
Data ultima revisione03/08/2014 19:32:25
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/402
OggettoBenevento, capitello corinzio di lesena
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Mancano le volute del capitello e la foglia esterna destra della corona.

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Su un blocco di forma parallelepipeda è rappresentato un capitello di lesena dalle forme plastiche. Questo è delimitato in basso, nel punto di congiunzione con la lesena sottostante perduta, da una fila di perline. La decorazione si compone di due corone di due e tre foglie d'acanto, formate ciascuna da cinque lobi a quattro punte. Ogni lobo è solcato da spesse e regolari nervature. Dietro la seconda e la quarta foglia si sviluppano i cauli baccellati e chiusi in alto da un orlo convesso solcato da una nervatura. Da questi nascono le due foglie, interna ed esterna del calice che bordano elici e volute (oggi perdute). Infine dietro la foglia centrale compare lo stelo del fiore dell'abaco. 

Il blocco doveva originariamente costituire la fronte di un monumento funerario. Un blocco con capitello del tutto simile a quello in esame è conservato nella Rocca (Adamo Muscettola 1991, fig. 14). Gli elementi distintivi del capitello sono i margini aguzzi dei lobi delle foglie, appiattite sul kalathos, tranne per la parte terminale, curvata in avanti, le nervature a sezione angolare e le zone d'ombra a forma di occhielli, determinate dall'incontro di lobi contigui. Questi elementi convergono verso una datazione nell'età tardo-repubblicana. Foglie di questo tipo si trovano ad esempio su un capitello del Museo Nazionale Romano (MNR, I, 11, p. 1, n. 2 (A. Gallottini)), su due capitelli di Ostia (Pensabene 1973, nn. 208-209) e con uno di Teano, reimpiegato in una cappella della Cattedrale (Palmentieri 2010, p. 643).

Immagine
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Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Adamo Muscettola 1991: Stefania Adamo Muscettola, Appunti sulla cultura figurativa in area irpina, in La romanisation du Samnium aux IIe et Ier siècles av. J.C. Actes du colloque, Naples 4-5 novembre 1988, Napoli 1991, 211, fig. 12.

 

MNR I, 1-11: A. Giuliano (a cura di), Museo Nazionale Romano. Le sculture, I, 1-11, Roma 1979-1991.

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 643.


Pensabene 1973: Patrizio Pensabene, Scavi di Ostia, VII. I capitelli, Roma 1973.

 

Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, tav IV, fig. 8.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 12:30:12
Data ultima revisione03/09/2016 17:39:06
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/355
OggettoBenevento, capitello ionico di pilastro
Collocazione attuale

Benevento, chiesa di San Francesco.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneUna delle due facce visibili presenta profonde scheggiature
CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il capitello ionico di pilastro presenta tra le due volute un kyma ionico schiacciato ai cui lati sono presenti le classiche semipalmette che in parte coprono gli ovoli laterali. Dopo una piccola modanatura partiva il pilastro. Questo tipo di realizzazione a rilievo del kyma può forse far collocare il capitello in età tardo-repubblicana.

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Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione10/07/2014 18:30:51
Data ultima revisione10/07/2014 18:38:41
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/406
OggettoBenevento, CIL IX, 1638
Collocazione attuale

Benevento, campanile della duomo, lato occidentale.

Prima attestazione

1489-1495, riportata da Fra Giocondo.

MaterialeCalcare locale
Dimensionih. 0,55; larg. 0,42.
Stato di conservazione

Due grosse fratture, nella parte alta e sul lato destro, hanno cancellato alcune lettere.

Cronologia131 d.C. / 230 d.C.
Descrizione

Sulla lastra è riportata la seguente iscrizione:

N(umerio) Afinio N(umeri) f(ilio)
Pal(atina) Hi̲eraci,
decu̲rioni
Beneventan(o),
qui vixit aṇ(nis)
XVIIII, dieb(us) XX̲X̲I, 
N(umerius) Afinius Apulûs
et Afinia Acte
parent(es) infelic(issimi).


Si tratta di un'epigrafe di carattere funerario, databile per i caratteri paleografici tra il 130 e il 230 d.C.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

Oltre a Fra Giocondo, l'epigrafe è nota in diverse sillogi manoscritte come Matal (Vat. lat. 6039, f. 367), Accursio (II, 2), Verusius (Romano f. 55, berlinese f. 27), Gualtero (n. 72)  (cfr. Mommsen 1883, n. 2045).

Bibliografia

Camodeca 1982: Giuseppe Camodeca, I senatori originari della Campania e delle regiones II-III, in Epigrafia e ordine senatorio, 2, Atti del colloquio internazione AIEGL, Roma 14 - 20 maggio 1981, Roma 1982, 136.


Garrucci 1875: Raffaele Garrucci, Le antiche iscrizioni di Benevento, Roma 1875, 144.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, n. 1638.


Torelli 2002: Marina R. Torelli, Benevento romana, Roma 2002, 336.


Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754, XIV, n. 17.

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È presente la scheda di G. Camodeca sul portale EAGLE:

http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?ita

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione06/06/2014 13:12:02
Data ultima revisione03/09/2016 17:40:17
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/371
OggettoBenevento, CIL IX, 1659
Collocazione attuale

Benevento, cattedrale, sulla facciata, nel muro tra il portale centrale e quello sinistro.

Prima attestazione

La prima attestazione è nella silloge manoscritta di Giorgio Gualtero, morto nel 1625.

MaterialeCalcare locale
Dimensionih. 0,71, largh. 0,71.
Stato di conservazione

Buono stato di conservazione.

Cronologia220-250 d.C.
Descrizione

Su una lastra di forma circolare è riportata la seguente iscrizione di carattere funerario:

 

C(aio) Umbrìo
Servilio Iusto,
Iustiss(imi) abnepot(i), 
decurion(i) Ben(eventi);
vix(it) ann(is) XXX.
Servilia Varia
mater.


La gens Umbria qui nominata è stata ricondotta alla città di Compsa anche se non mancano pareri che la vogliano originaria di Benevento stessa (su questo vd. Torelli 2002, p. 339). Una Servilia Varia, sacerdotessa di Attis e Minerva Berecinthia, è, invece, attestata da altre tre epigrafi beneventane (CIL, IX, 1538, 1541, 1542) e potrebbe essere la stessa dell'epigrafe in esame.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note


Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

L'epigrafe è presente in diverse sillogi manoscritte come Gualtero (n. 74), Verusius (Romano f. 94, berlinese f. 27) e Stefanoni (f. 173) (cfr. Mommsen 1883, n. 1659).

Bibliografia

Garrucci 1875: Raffaele Garrucci, Le antiche iscrizioni di Benevento, Roma 1875, 146.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, n. 1659.


Torelli 2002: Marina R. Torelli, Benevento romana, Roma 2002, 340, nota 153.


Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754, 93 e XIV, n. 18.

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Scheda di G. Camodeca sul portale EAGLE: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?do=book&id_nr=EDR129772+&provinz=&land=

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione08/06/2014 18:57:44
Data ultima revisione06/11/2016 14:34:50
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/373
OggettoBenevento, CIL IX, 1734
Collocazione attuale

Benevento, palazzo de Cillis.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
DimensioniH. 0,37, lungh. 0,51
Stato di conservazioneSpezzata nelle parti superiore ed inferiore, mentre conserva il bordo originario a destra e a sinistra. La superficie presenta diverse scheggiature
CronologiaII sec. d.C.
Descrizione

La lastra presenta la seguente iscrizione di carattere funerario:


D(is) M(anibus).
Afiniae Asy
atice bene
merent[i]

Immagine
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Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, n. 1734.


Torelli 2002: Marina R. Torelli, Benevento romana, Roma 2002, p. 323, nota 76.

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È presente la scheda di Giuseppe Camodeca sul portale EAGLE: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?do=book&id_nr=&provinz=&land=&fo_antik=

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione11/07/2014 16:59:06
Data ultima revisione11/07/2014 16:59:06
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/412
OggettoBenevento, CIL IX, 2005
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sul lato ovest.

Prima attestazione

È attestato per la prima volta nel liber Redianus, come riporta il CIL (Mommsen 1883)

MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

La lastra risulta integra, tranne per l'angolo superiore destro leggermente scheggiato

Cronologia
Descrizione

La lastra riporta la seguente iscrizione funeraria:

 

D M S

TURRANIUS APER
HOMO DULCISS

QUI VIX ANN XL

TADIA URSA

CON DUL CUM QUEM VIXIT

ANN XVII EQ F H APIUM

TIGRINU SEVERUEICONC 

Immagine
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Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

Oltre al liber Redianus, l'epigrafe è presente in diverse sillogi come quella di Vallambert in Matal (Cod. Vat. 6039, f. 364b), Accursio (II, 3) e Verusio (Romano f. 129, berlinese f. 50).

Bibliografia

Gruterus 1603: Janas Gruterus, Inscriptiones antiquae totius orbis Romani in corpus absolutißimum redactae, Heidelberg 1603, 842, n. 6.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, n. 2005.


Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754, XLI, n. 10.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione19/06/2014 21:12:02
Data ultima revisione03/09/2016 17:42:23
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/389
OggettoBenevento, CIL IX, 2078
Collocazione attuale

Benevento, cattedrale, sulla facciata, nel muro tra il portale centrale e quello sinistro.

Prima attestazione

È presente per la prima volta nella silloge di Stephanonius.

MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneFratturato su entrambi i lati e mancante di una porzione della lastra in basso
CronologiaI sec. a.C.
Descrizione

Sulla lastra, reimpiegata in posizione verticale, è visibile la seguente epigrafe:

 

[---]aΔsequitur fratrum felix mo[---]

[---]tartareos qui mos viΔit et ips[---]

[---]Δie IIII nonarum iuliarum imp[---]

[---]eoΔemq consule inΔictione qu[---]

Immagine
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Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

Oltre alla silloge di Stephanonius (f. 173), l'epigrafe è presente anche nella silloge di Verusio (Berlinese f. 23).

Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, n. 2078.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione19/06/2014 17:48:08
Data ultima revisione19/06/2014 18:35:00
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/383
OggettoBenevento, cippo con iscrizione CIL, IX, 1614
Collocazione attuale

Attualmente murato in uno degli spigoli dell'ex ospedale dell'Annunziata.

Prima attestazione
MaterialeCalcare
Dimensionialtezza: cm 126 larghezza: cm 80 spessore: cm 48 altezza lettere: cm 3-6
Stato di conservazione
Cronologia21 d.C. / 50 d.C.
Descrizione

Il cippo è murato nello spigolo dell'edificio, e mostra il fianco destro, con rilievo di patera, e il fronte con iscrizione CIL, IX, 1614.

Il testo dell'iscrizione (da scheda De Carlo su EAGLE):

"L(ucio) Laetilio L(uci) f(ilio)

Ste(llatina) Rufo

t̲rib(uno) mil(itum) leg(ionis) X̣X̲I̲I̲

don(ato) hasta pura̲

corona vallari

aedili, quaes(tori), I̅I̅vir(o)

i(ure) d(icundo), praef(ecto) fabrum,

Atteia Q(uinti) f(ilia) Prisca

uxor".

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, 136-190.

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Scheda di A. De Carlo su database epigrafico EAGLE:

http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?id_nr=EDR102388

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione27/03/2013 19:41:28
Data ultima revisione06/06/2016 13:08:39
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/275
OggettoBenevento, cippo con iscrizione CIL, IX, 1646
Collocazione attuale

Il cippo è murato lungo il fianco destro del duomo

Prima attestazione

XVI sec.: Accursio, Vallambert (in Jean Matal, BAV, Vat. Lat. 6039, f. 364) 

Materiale
Dimensionialt.: 147.00 lat.: 77.50 Crass./Diam.: 0.00 litt. alt.: 4-7
Stato di conservazione
Cronologia31 d.C. / 70 d.C.
Descrizione

testo (da scheda De CArlo su EAGLE):

M(arcus) Gavius
M(arci) fil(ius) Palat(ina) 
Sabinus 
scriba, aed(ilis) 
i(ure) d(icundo), praef(ectus) fab(rum), 
sibi et 
Nasenniae M(arci) f(iliae)
Iustae uxori b(ene) m(erenti).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā

Murato all'esterno della cattedrale. Vita 1654, p. 135; Inscriptiones Beneventanae III, XII, n. 11: "In muro Aedis Majoris".

Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

BAV, Vat. Lat. 6039: Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. Lat. 6039 (Jean Matal, silloge epigrafica)

Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, vol. IX Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, 136-190.

 

Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754. 

Allegati
Link esterni

Scheda di A. De Carlo in database epigrafico EAGLE:

http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?id_nr=EDR102326

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione23/02/2013 10:11:11
Data ultima revisione06/11/2016 14:33:48
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/252
OggettoBenevento, cippo iscritto
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
DimensioniH. 0,96 m.; largh. 0,43 m.
Stato di conservazionePer l'attuale stato di conservazione si vede solo la parte anteriore del cippo. Presenta diverse scheggiature sulla superficie e lungo i bordi.
CronologiaSeconda metā del I secolo a.C.
Descrizione

Il cippo, di carattere sepolcrale presenta la seguente iscrizione:


T(iti) Octavi Antioc(hi)
T(iti) Octavė Grati
Octaviai Graec(ai)
Octaviai Laetai.
In agr(o) p(edes) XII, in fr(onte) p(edes) XII.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Zazo 1941: Alfredo Zazo, Varietà e postille, Samnium 14, 1941, p. 187.

Allegati
Link esterni

È presente la scheda di G. Camodeca sul database EAGLE: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?do=

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 16:17:36
Data ultima revisione06/05/2014 18:29:57
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/361
OggettoBenevento, due capitelli
Collocazione attuale

Benevento, chiesa di Santa Sofia.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazioneOttimo stato di conservazione.
CronologiaInizio I sec. d.C.
Descrizione

Questi due capitelli reimpiegati nella chiesa di Santa Sofia presentano stesso modulo e stessa lavorazione. Il kalathos è formato da due corone di foglie d'acanto. Le foglie hanno un contorno lievemente frastagliato, i cui lobi sono formati da foglione leggermente concave e dalle punte arrotondate e creano tra l'uno e l'altro zone d'ombra triangolari allungate. La costolatura centrale delle foglie è segnata tramite la naturale concavità dei lobi laterali. Completano il kalathos caulicoli scanalati da cui fuoriescono elici, volute e calice a foglia d'acanto. Per il tipo di foglia, dalla delicata naturalezza e plasticità, il capitello è databile all'inizio del I sec. d.C.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/08/2014 19:32:55
Data ultima revisione03/08/2014 19:54:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/428
OggettoBenevento, due epistili con soffitto decorato
Collocazione attuale

Benevento, cattedrale, reimpiegati come stipiti del portale di destra.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazione

Buono stato di conservazione. Una piccola scheggiatura è presente in alto sull'epitelio di sinistra

CronologiaEtā severiana
Descrizione

I due stipiti del portale laterale sono stati realizzati riutilizzando due diversi epistili corinzi di stesso modulo ma con diversa decorazione. Entrambi presentano fregio liscio privo di decorazione e un architrave che si articola in tre fasce decorate.

Epistilio di sinistra: partendo dal basso, la modanatura di separazione tra la seconda e la terza fascia dell'architrave è costituita da coppie di fusarole romboidali che si alternano a perline cilindriche con estremità a punta, mentre la modanatura che separa la seconda dalla prima fascia è costituita da un kyma di foglie di quercia; il coronamento dell'architrave presenta invece prima una fascia di fusarole e perline dello stesso tipo di quello della modanatura descritta prima e poi una gola decorata con un kyma lesbio composto da fiori di loto che presentano uno stelo allargato e una corolla di pari altezza mentre gli archetti trilobati presentano il lobo superiore bruscamente troncato in alto dal listello superiore (vedi tipo 4 di Mattern 2001, p. 54). Il soffitto dell'architrave è decorato tramite una cornice con kyma a foglie di quercia e all'interno un lacunare composto da una serie di elementi vegetali.

Epistilio di destra: l'architrave è decorato nella separazione tra terza e seconda fascia da fusarole e perline dello stesso tipo già descritto per il precedente epistilio, mentre nella modanatura tra seconda e prima fascia troviamo sempre un kyma di foglie di quercia. Il coronamento dell'architrave invece è composto da fusarole e perline del tipo già descritto e da una gola decorata con kyma lesbio continuo nella forma detta "a farfalla". Anche in questo caso il soffitto è decorato tramite un lacunare vegetale bordato da un kyma lesbio a fiori di loto ed archetti dello stesso tipo del coronamento dell'architrave dell'epistilio di sinistra.

Il tipo di kyma lesbio a fiori di loto e archetti è inquadrabile tra la fine del II sec. e l'inizio del III sec. d.C. Lo stesso kyma a foglie di quercia è ben attestato in produzioni di II sec. d.C. a Pozzuoli (vedi in generale Demma 2007, in cui si ritrovano tutte le tipologie di modanature qui presentate). Proprio tra Pozzuoli (macellum) e Benevento (teatro) sono state notati stretti raffronti, tanto che Pensabene (Pensabene 2005, p. 139) pensa all'utilizzo di maestranze puteolane in età severiana utilizzate per l'edificazione del teatro su committenza imperiale.

I due architravi sono inquadrabili in età severiana e non è escluso che possano provenire dal teatro di Benevento. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Demma 2007: Filippo Demma, Monumenti pubblici di Puteoli: per un’archeologia dell’architettura, Roma 2007.


Mattern 2001: Torsten Mattern, Gesims und Ornament: zur stadtrömischen Architektur von der Republik bis Septimius Severus, Münster 2001.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 656.


Pensabene 2005: Patrizio Pensabene, Marmi e committenza negli edifici di spettacolo in Campania, Marmora 1, 2005, 69-143.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986, tav. XV, 1.


Wegner 1957: Max Wegner, Ornamente kaiserzeitlicher Bauten Roms: Soffitten, Köln 1957, 80, n. 28a-b.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione19/06/2014 18:42:04
Data ultima revisione03/09/2016 17:44:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/385
OggettoBenevento, due fregi
Collocazione attuale

Benevento, chiesa di Sant'Ilario, sul paramento murario sud-est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Fratturato su entrambi i lati

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il primo fregio, reimpiegato come stipite di un vano poi tompagnato, presenta un doppio bordo modanato che inquadra il campo centrale continuo in cui si vedono la parte terminante di un mostro marino anguiforme e un delfino quasi interamente conservato, ad eccezione della coda. Lo stile è molto essenziale nella resa dei dettagli ma di pregevole fattura per il tipo di materiale utilizzato. Stilisticamente e iconograficamente rimanda ad un fregio conservato al Museo del Sannio (Rotili 1986, tav. XVII, fig. 1) nonché ad un rilievo con cavallo marino reimpiegato nella Rocca dei Rettori. Questi elementi dovevano probabilmente far parte di un unico monumento a carattere funerario.

Il secondo fregio è invece caratterizzato da una decorazione a palmetta stilizzata da cui parte una voluta, al di sopra della quale si trova una rosetta. Lo stesso motivo si doveva ripetere ciclicamente, come si evince dalla presenza dell'inizio di una voluta speculare sull'altro lato. Sotto al fregio vi è un architrave a due fasce sormontato da un coronamento composto da una gola e un listello liscio. Una palmetta simile, seppur angolare, si trova su un fregio con girali vegetali reimpiegato nella Rocca dei Rettori. Anche in questo caso si può ipotizzare la pertinenza ad un monumento funerario.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, tesi dottorato 2010, 650.

 

Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, 15-76, figg. 13-14.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986, 22, 57, tav. XVII, figg. 2-3.


Visconti 2007: Daniela Visconti, “La chiesa di Sant’Ilario a Benevento: un prototipo dell’architettura longobarda”, Salternum, 18-19, 2007, fig. 8.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione24/06/2014 12:48:23
Data ultima revisione03/09/2016 17:45:35
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/397
OggettoBenevento, frammento di cornice
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, facciata.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneIl pezzo risulta frammentario su tutti i lati
CronologiaI sec. a.C. - I sec. d.C.
Descrizione

La cornice è stata reimpiegata al contrario e si riescono ad intravedere soltanto i dentelli. La parte soprastante, non visibile, doveva essere decorata con altre modanature sporgenti.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 637.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione02/06/2014 21:28:44
Data ultima revisione02/06/2014 21:51:49
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/368
OggettoBenevento, frammento di fregio dorico
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario nell'angolo sud-est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Il blocco è spezzato sul lato destro. La metopa del lato rivolto verso sud è abrasa

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il blocco, finito sul lato sinistro, è decorato da un architrave liscio, sormontato da un fregio dorico, di cui si conservano due triglifi e una metopa con testa di bue. Sull'altro lato è presente, invece, un triglifo e ll campo di un'altra metopa, del tutto rovinata.

Il blocco è pertinente all'angolo sinistro dell'epistilio di un monumento funerario a dado, tipologia diffusa ampiamente in età tardo-repubblicana (su questo vd. da ultimo Maschek 2012).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Maschek 2012: Dominik Maschek, Rationes decorisAufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 639. 


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, tav IV, fig. 8.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986, tav. XXI, 4.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 15:16:12
Data ultima revisione03/09/2016 17:46:54
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/356
OggettoBenevento, frammento di fregio dorico
Collocazione attuale

Benevento, palazzo in via San Filippo.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneSpezzato su tutti i lati. Il triglifo si conserva quasi intatto, mancano le regulae e le guttae. La metopa č conservata per metā
CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il piccolo frammento conseva parte di un fregio dorico, nello specifico un triglifo e metà metopa raffigurante un bucranio. Quest'ultimo ha occhi allungati e pendenti, lunghe corna e una benda che gli cinge il capo e ricade sui lati.

Il fregio faceva parte della decorazione architettonica di un monumento funerario, come è ben attestato a Benevento in età tardo-repubblicana (vd. Maschek 2012).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Maschek 2012: Dominik Maschek,Rationes decoris. Aufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione13/07/2014 19:58:30
Data ultima revisione13/07/2014 19:58:30
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/419
OggettoBenevento, frammento di fregio dorico
Collocazione attuale

Benevento, chiesa di Sant'Ilario.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneFortemente danneggiato.
CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Del fregio rimane visibile solo parte del triglifo. Non è possibile appurare se durante i lavori di intonacatura della parete sia stata parzialmente obliterata parte del fregio.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, p. 1576.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/08/2014 19:03:11
Data ultima revisione03/08/2014 19:03:11
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/427
OggettoBenevento, frammento di lastra a cassettoni
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Superficie scheggiata. Rotto su tutti i lati

CronologiaI sec. a.C.
Descrizione

Il blocco presenta una prima parte liscia a sinistra e successivamente una serie di riquadri bordati da modanature sporgenti e al centro dei quali vi sono dei motivi figurati di difficile lettura. Si riesce ad intravedere la coda di un delfino e un fiore. Il pezzo potrebbe appartenere al soffitto di un monumento funerario.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 641.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, tav IV, fig. 8.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione02/06/2014 21:57:30
Data ultima revisione03/09/2016 17:48:00
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/370
OggettoBenevento, frammento di rilievo con gladiatore
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, torre sud-occidentale.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Sono presenti diverse fratture. La gamba è spezzata all'altezza dell'inguine.

CronologiaI sec. a.C.
Descrizione

Il frammento rappresenta la gamba destra a rilievo di un gladiatore, come si evince dalla presenza dello schiniero, di una tipologia chiamata cnemides, che si differenzia dagli ocreae, poiché, a differenza di questi ultimi, coprono anche le ginocchia. Sullo schiniero, all'altezza del ginocchio, vi è una decorazione, forse una testina femminile. 

Per la torsione della gamba si può dedurre che il frammento facesse parte di una raffigurazione, di dimensioni uguali al vero, che raffigurava una lotta fra due gladiatori affrontati, di cui si conoscono moltissime attestazioni (vd. da ultimo Papini 2004, con ampia bibl. prec.; il frammento è pubblicato in appendice).

A Benevento sono noti altri rilievi gladiatori, di dimensioni minori, tre al Museo del Sannio (di cui due erano reimpiegati nel mulino Rummo), uno è reimpiegato nel campanile del Duomo, uno nel campanile della chiesa di S. Sofia. Un frammento di dimensioni maggiori è reimpiegato nella facciata di una casa in via S. Filippo.

Il gladiatore rappresentato era un oplomachus, un thraex o uno scissor per la presenza degli cnemides. Gli oplomachi erano armati pesantemente con spada dritta, elmo crestato e scudo circolare. I thraeces, invece, sono caratterizzati da elmo con lophos a forma di grifo e sica (spada ricurva). Infine gli scissores hanno una lorica squamata o hamata ed elmo che copriva l'intero volto (La Paglia 2011, pp. 132-139). Come esempio si può citare un rilievo al Museo della Civiltà Romana, in cui un Thraex, a sinistra, affronta un oplomachus (da ultimo Sangue e arena 2001, p. 356, n. 70). 

Il rilievo, come gli altri di medesimo soggetto, sono stati da sempre riferiti alla decorazione dell'anfiteatro (vd. da ultimo Augenti 2001, p. 72). Resti dell'anfiteatro sono stati di recente rintracciati nelle vicinanze del Ponte Leproso, antico ingresso in città tramite la via Appia. L'esistenza di un edificio per spettacoli è anche accertata dalla testimonianza di Tacito (XV, 34), il quale racconta che l'imperatore Nerone assistette a Benevento a giochi gladiatori su invito di Vatinio nel 64 d.C. Ulteriore conferma è data da un'epigrafe funeriaria conservata al Museo del Sannio, che menziona due gladiatori, Purpurio e Filemazio, entrambi retiarii (scheda su EDR qui).  

Il frammento, come gli altri attestati a Benevento, tra l'altro reimpiegati tutti in edifici posti al di fuori delle mura della città romana, potrebbe, però, essere riferibile ad un monumento funerario. Rilievi di questo genere sono ben attestati sia per sepolture di cittadini romani, o liberti evidentemente, sia per gladiatori.

La strettissima connessine che lega l'iconografia dei munera gladiatoria con il mondo funerario si rispecchia direttamente nelle sue origini. Già a partire dal IV sec. a.C. sono attestati combattimenti tra uomini in occasione della celebrazione dei funerali delle classi aristocratiche. Spostandosi successivamente dall'ambito privato a quello pubblico, la rappresentazione di combattimenti gladiatori sulle tombe si lega alla volontà di autocelebrazione del defunto, nel ricordare gli atti di evergetismo compiuti in vita per la cittadinanza attraverso l'organizzazione dei munera (in generale vd. da ultimo Papini 2004; sulle rappresentazioni di ambito funerario vd. La Paglia 2011).

Risulta, invece, difficile la datazione per la frammentarietà del pezzo. Se si tratta, tuttavia, di un rilievo funerario la datazione dovrebbe collocarsi intorno al I sec. a.C., poiché questo tipo di rappresentazioni è maggiormente attestato in questo periodo. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Augenti 2001: Domenico Augenti, Spettacoli del Colosseo nelle cronache degli antichi, Roma 2001.

 

La Paglia 2011: Silvio La Paglia, Spectaculum mortis. I rilievi gladiatori di ambito funerario in Italia, Tesi di Laurea, Università Federico II, 2011.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, tesi dottorato 2010, 636.

 

Papini 2004: Massimiliano Papini, Munera gladiatoria e venationes nel mondo delle immagini, MemLinc 9, 19, 2004, 5-221.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986, 26, 57, tav. XXIV, 2.


Sangue e arena 2001: A. La Regina (a cura di), Sangue e arena, Milano 2001.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione18/03/2013 12:00:24
Data ultima revisione03/09/2016 17:48:42
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/269
OggettoBenevento, frammento di rilievo gladiatorio
Collocazione attuale

Benevento, palazzo in via San Filippo.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneLa gamba č mancante del piede e comprende parte del bacino. La superficie si presenta consunta
CronologiaInizio I sec. d.C.
Descrizione

Nel frammento sembra potersi identificare la gamba destra di un gladiatore rivolto verso sinistra. Conduce verso questa interpretazione la presenza della corta veste che copre solo la parte più alta della coscia, identificabile come subligaculum. Ovviamente è del tutto impossibile capire che tipo di gladiatore è rappresentato però sicuramente la scena presentava due o più guerrieri in lotta fra loro. È possibile che l'arto appartenesse ad uno dei busti di gladiatori noti tra Museo del Sannio, Rocca dei Rettori, campanile della cattedrale e campanile di Santa Sofia. 

Il rilievo poteva sia essere ornamento dell'anfiteatro sia, più probabilmente, essere posto a decorazione di un monumento funerario.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione13/07/2014 19:40:30
Data ultima revisione13/07/2014 19:40:30
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/418
OggettoBenevento, frammento di statua femminile
Collocazione attuale

Benevento, palazzo in via San Filippo.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Forti scheggiature nella parte centrale del busto. Manca la parte superiore dal petto in su e quella inferiore dalle ginocchia in giù

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

La statua rappresenta una figura femminile vestita di tunica e mantello. Quest'ultimo è avvolto parzialmente intorno al braccio sinistro, piegato e portato davanti al petto. Il braccio destro, non conservato, doveva appoggiarsi sulla mano sinistra e porsi perpendicolarmente al braccio opposto portando la mano verso il viso. Questo tipo di iconografia è riconducibile allo schema della cosiddetta pudicitia (su questo vedi Eule 2001). La statua di stile piuttosto rozzo può essere datato all'età tardo-repubblicana e far parte di un monumento funerario, dal momento che sono attestate stele con busti o figure intere riproducenti figure femminili raffigurate secondo questo schema iconografico.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Eule 2001: J. Cordelia Eule, Hellenistische Bürgerinnen aus Kleinasien: weibliche Gewandstatuen in ihrem antiken Kontext, Instanbul 2001.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 652.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, p. 1569, fig. 9.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione13/07/2014 20:26:01
Data ultima revisione24/06/2016 13:41:21
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/421
OggettoBenevento, frammento di trabeazione con fregio a girali vegetali
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Sono presenti diverse scheggiature su tutta la superficie

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il blocco è pertinente all'epistilio angolare di un monumento, probabilmente di carattere funerario. In esso sono realizzati sia l'architrave a tre fasce, chiuso superiormente da un coronamento a gola rovescia, sia il fregio. Quest'ultimo è decorato con un motivo vegetale di girali alle cui estremità germogliano fiori e foglie. Sul lato sinistro è invece presente una semipalmetta che chiude su quel lato la decorazione.

Il tipo di decorazione ornamentale trova attestazioni vastissime nel mondo romano sopattutto a partire dal I sec. a.C. grazie al diffondersi di modelli ellenistici. Questo tipo di modello viene poi ripreso in ambito locale come nel caso del fregio in esame e di altri tra cui uno conservato all'interno della stessa Rocca dei Rettori (Adamo Muscettola 1991). Lo stile di questi fregi è piuttosto sommario nella plasticità delle foglie, in cui si vede un utilizzo poco sapiente dello scalpello. Lo stile ancora molto metallico, ma di qualità più elevata, lo si ritrova in alcuni fregi urbani (sui fregi in generale vedi Schörner 1995 e da ultimo Maschek 2008).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Adamo Muscettola 1991: Stefania Adamo Muscettola, Appunti sulla cultura figurativa in area irpina, in La romanisation du Samnium aux IIe et Ier siècles av. J.C. Actes du colloque, Naples 4-5 novembre 1988, Napoli 1991, 213.


Maschek 2008: Dominik Maschek, Neue Überlegungen zur Produktionsdynamik und kulturhistorischen Bedeutung mittelitalischer Rankenornamentik des ersten Jahrhunderts vor Christus, RM 114, 2008, 99-177.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 642.

Schörner 1995: Günther Schörner, Römische Rankenfriese: Untersuchungen zur Baudekoration der späten Republik und der frühen und mittleren Kaiserzeit im Westen des Imperium Romanum, Mainz 1995.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 15:59:30
Data ultima revisione03/09/2016 17:50:08
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/359
OggettoBenevento, fregio con decorazione vegetale
Collocazione attuale

Benevento, cattedrale, sopra il portale di destra.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazioneSpezzato su tutti i lati
CronologiaPrima metā II sec. d.C.
Descrizione

Il blocco marmoreo, reimpiegato sopra il portale laterale del duomo e rilavorato nella parte sottostante per aderire alla superficie curva del fastigio, presenta una superficie decorata a rilievo. Si tratta dei resti di una cornice decorata con motivi vegetale che delimitava uno spazio liscio, forse arricchito da qualche altra decorazione a rilievo. La decorazione della cornice è costituita da tralci di vite, che ondeggiano e si disponogono ad occupare tutto lo spazio a disposizione, formando, con il loro diramarsi, dei girali. Essi sono arricchiti ad ogni terminazione da grappoli d'uva.

Questo tipo di raffigurazione deriva da modelli tardo-repubblicani e soprattutto augustei in cui compaiono girali vegetali d'acanto e fiori, qui ripresi nella forma e nella disposizione dai pampini e dai grappoli d'uva. Un esempio vicino per stile e composizione è a villa Adriana (Mathea-Förtsch 1999, tav. 85, n. 5). Lo stile che contraddistingue il rilievo è molto fresco e vivace, il rilievo è plastico. Si può collocare pertanto il pezzo tra l'inizio del I sec. d.C. e l'età adrianea.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mathea-Förtsch 1999: Marion Mathea-Förtsch, Römische Rankenpfeiler und -pilaster : Schmuckstützen mit vegetabilem Dekor, vornehmlich aus Italien und den westlichen Provinzen, Mainz 1999.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione19/06/2014 18:35:23
Data ultima revisione20/06/2014 15:27:02
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/384
OggettoBenevento, fregio dorico
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, sul lato d'ingresso, sotto l'iscrizione moderna.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Il blocco è spezzato in due al centro. Manca la parte dell'architrave

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il pezzo reimpiegato sulla facciata della Rocca dei Rettori è un fregio dorico, di cui rimangono tre triglifi e due campi metopali, decorati il primo con una rosetta a quattro ampi petali e il secondo con due armi incrociate. Rimangono in minima parte altre due metope, la cui decorazione è impossibile riconoscere per il cattivo stato di conservazione. 

ll blocco, reimpiegato al contrario, è pertinente all'epistilio di un monumento funerario a dado, tipologia diffusa ampiamente in età tardo-repubblicana. La sua diffusione in Italia, attraverso modelli di ispirazione ellenistica e, molto probabilmente alessandrina, spazia dall'inizio del I sec. a.C. fino alla media età augustea, ed è stata più volte collegata ad una attestazione del consenso al potere nei luoghi toccati dalla colonizzazione triumvirale.  (su questo vd. da ultimo Maschek 2012). A Benevento, come anche a Sant'Agata dei Goti, Avellino, Capua, Teano ecc. sono noti diversi altri elementi simili. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note

Il fregio è reimpiegato al contrario.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Maschek 2012: Dominik Maschek, Rationes decorisAufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012, p. 306, cat. DF 144, tav. 31, 2.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 636-637.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 15:36:52
Data ultima revisione03/09/2016 17:51:10
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/357
OggettoBenevento, fregio dorico
Collocazione attuale

Benevento, all'interno del campanile di Santa Sofia.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Frammentario sui lati, la metopa di sinistra è spezzata a metà

CronologiaEtā tardo repubblicana
Descrizione

Del fregio dorico rimangono due triglifi e due campi metopali, decorati il primo, frammentario, con una parma, lo scudo rotondo della cavalleria dietro il quale si intravede una delle due lance incrociate, e il secondo con un leone rampante. I leoni sono spesso posti a decorazione di monumenti funerari e su fregi dorici sono attestati a Venafro e ad Aquileia (Palmentieri 2010).

ll blocco è pertinente all'epistilio di un monumento funerario a dado, tipologia diffusa ampiamente in età tardo-repubblicana. La sua diffusione in Italia, attraverso modelli di ispirazione ellenistica e, molto probabilmente alessandrina, spazia dall'inizio del I sec. a.C. fino alla media età augustea, ed è stata più volte collegata ad una attestazione del consenso al potere nei luoghi toccati dalla colonizzazione triumvirale (su questo vd. da ultimo Maschek 2012). A Benevento, come anche a Sant'Agata dei Goti, Avellino, Capua, Teano ecc. sono noti diversi altri elementi simili. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Maschek 2012: Dominik Maschek, Rationes decorisAufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012, p. 306, cat. DF 144, tav. 31, 2.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 660.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986, tav. XIX, 4.


Spalthoff 2010: Benjamin Heinrich Spalthoff, Repräsentationsformen des römischen Ritterstandes, Rahden 2010, cat. 26, fig. 162.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione09/07/2014 15:05:06
Data ultima revisione06/11/2016 14:06:57
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/400
OggettoBenevento, fregio dorico con gorgoneion
Collocazione attuale

Benevemto, cattedrale, sulla facciata.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Spezzato sul lato sinistro e destro, fratture lungo i bordi.

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il piccolo frammento è riconducibile ad un fregio dorico, di cui rimane un triglifo e una metopa, in cui è raffigurato il volto della Gorgone Medusa. Il rilievo risulta molto raffinato e dalle delicate proporzioni. Sulla testa è presente un serpente, allusivo dei capelli della Gorgone, i quali per il resto sono resi più schematicamente, e inoltre le ali.

ll blocco, reimpiegato a quarantacinque gradi, è pertinente all'epistilio di un monumento funerario a dado, tipologia diffusa ampiamente in età tardo-repubblicana. La sua diffusione in Italia, attraverso modelli di ispirazione ellenistica e, molto probabilmente alessandrina, spazia dall'inizio del I sec. a.C. fino alla media età augustea, ed è stata più volte collegata ad una attestazione del consenso al potere nei luoghi toccati dalla colonizzazione triumvirale.  (su questo vd. da ultimo Maschek 2012). A Benevento, come anche a Sant'Agata dei Goti, Avellino, Capua, Teano ecc. sono noti diversi altri elementi simili. La presenza del gorgoneion nel campo metopale è attestata solo a Benevento in un altro caso di un fregio del Museo del Sannio, in cui compare la Gorgone di fattura stilisticamente meno raffinata.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Maschek 2012: Dominik Maschek, Rationes decorisAufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 652.


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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione08/06/2014 18:37:51
Data ultima revisione08/06/2016 19:05:41
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/372
OggettoBenevento, fregio dorico con gorgoneion
Collocazione attuale

Benevento, casa in via Annunziata 125.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Il blocco è integro in altezza ma spezzato su entrambi i lati. Il volto femminile è piuttosto danneggiato soprattutto nella parte della capigliatura.

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

In un sol blocco è lavorato l'architrave liscio e il fregio dorico, di cui si conservano due triglifi e una metopa. La metopa è decorata con un rilievo rappresentante una protome femminile, dall'aspetto austero e severo come denotano le profonde rughe labio-nasali e gli occhi profondamente infossati. Della capigliatura rimane poco ma dall'andamento disordinato e rivolto verso l'alto delle ciocche è probabile che si tratti del volto della Gorgone. Una protome simile è al Museo del Sannio di Benevento (Maschek 2013, tav. 31, 3, n. DF 145).

Il fregio-architrave doveva comporre la decorazione di un monumento funerario, come è ampiamente attestato a Benevento e in altri siti in età tardo-repubblicana.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Maschek 2012: Dominik Maschek, Rationes decorisAufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, "Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento", in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo (Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002), Spoleto 2003, 1570.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/08/2014 20:39:26
Data ultima revisione06/01/2019 13:09:41
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/431
OggettoBenevento, fregio dorico con iscrizione CIL IX, 1604
Collocazione attuale

Benevento, casa in vico Arechi.

Prima attestazione

La prima attestazione è nella silloge manoscritta di Giorgio Gualtero, morto nel 1625

MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Spezzato su tutti i lati. Le lettere sono tutte chiaramente leggibili, nonostante diverse scheggiature presenti sulla superficie

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il blocco presenta ancora buona parte del fregio dorico e l'iscrizione sottostante che recita quanto segue:

 

AVIDIENO T F STE LEC

CENTURIONI

DECURIONI

 

Questa iscrizione è molto importante poiché testimonia come i veterani stanziati a Benevento, come è il caso del personaggio in questione, il centurione Avidienus, fossero arrivati a ricoprire cariche di un certo livello all'interno della città, in questo caso decurione (Torelli 2002, p. 171).

Il fregio dorico, invece, conserva cinque triglifi e quattro campi metopali, decorati il primo, il secondo e il quarto con rosette di diversa fattura (per i tipi vedi Maschek 2012, 254-257) e il terzo con un volto tra foglioline baccellate. 

ll blocco è pertinente all'epistilio di un monumento funerario a dado, tipologia diffusa ampiamente in età tardo-repubblicana. La sua diffusione in Italia, attraverso modelli di ispirazione ellenistica e, molto probabilmente alessandrina, spazia dall'inizio del I sec. a.C. fino alla media età augustea, ed è stata più volte collegata ad una attestazione del consenso al potere nei luoghi toccati dalla colonizzazione triumvirale.  (su questo vd. da ultimo Maschek 2012). Sono ben noti a Benevento, reimpiegati in città o conservati nel Museo del Sannio molti altri esemplari di genere simile, in cui compaiono motivi figurativi si stessa fattura così come lo stesso tipo di triglifi con regulae.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

L'epigrafe è presente in diverse sillogi manoscritte come Gualtero (n. 99), Verusius (Romano f. 29, berlinese f. 26) e Stefanoni (f. 173) (cfr. Mommsen 1883, n. 1604)

Bibliografia

Garrucci 1875: Raffaele Garrucci, Le antiche iscrizioni di Benevento, Roma 1875, p. 114.


Maschek 2012: Dominik Maschek, Rationes decorisAufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, n. 1604.

 

Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, p. 1570, tav VI, fig. 11.

 

Torelli 2002: Marina R. Torelli, Benevento romana, Roma 2002.

 

Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754, p. 230 e XIV, n. 20.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione11/07/2014 13:38:56
Data ultima revisione24/06/2016 13:56:03
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/411
OggettoBenevento, iscrizione CIL IX, 1587
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sulla facciata est.

Prima attestazione

La prima attestazione è contenuta nella silloge manoscritta di Giorgio Gualtherus, morto nel 1625.

MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneFratturato su entrambi i lati
Cronologia
Descrizione

La lastra conserva la seguente iscrizione:

 

[---](t)el rufin[---]

[---]et avo sena[---]

 

Dall'iscrizione si evince che il personaggio di Rufin(us), della tribù Stellatina, in cui rientra Benevento, è di ordine senatorio, dal momento che lo sono i suoi antenati. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

Oltre alla silloge di Gualtherus (n. 71), l'epigrafe è nota in quella di Verusio (Romano f. 137).

Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, n. 1638.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione18/06/2014 20:42:18
Data ultima revisione18/06/2014 20:42:18
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/379
OggettoBenevento, lastra con iscrizione CIL IX 1926
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, reimpiegata nel paramento murario orientale, in basso.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensionih. 0,80; larg. 0,78.
Stato di conservazione

La superficie è molto abrasa e non permette una facile lettura delle lettere. Due profonde scheggiature sono presenti sul lato destro della lastra.

Cronologia1 d.C. / 70 d.C.
Descrizione

Su una lastra di forma quadrata, i cui bordi sono modanati con un listello liscio ed una gola dritta, è riportata la seguente iscrizione di carattere funerario:

 

Petronia [-] (liberta)

Philista si[b]i et

N(umerio) Stenio N(umeri) [l(iberto)]

Saturnin[o]

viro suo

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note

L'epigrafe è stata reimpiegata al contrario.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, n. 1926.


Torelli 2002: Marina R. Torelli, Benevento romana, Roma 2002, pp. 322 nota 71, 365 nota 247, 410.

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Scheda di G. Camodeca sul portale EAGLE: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?do=book&id_

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione20/04/2014 22:43:28
Data ultima revisione06/11/2016 13:39:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/340
OggettoBenevento, lastra con iscrizione CIL, IX, 1645
Collocazione attuale

Benevento, atrio del palazzo Pubblico

Prima attestazione

1620: Georgius Gualterius (cfr. Mommsen 1883, 138-139)

Materialemarmo
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione

Lastra in marmo con iscrizione CIL, X, 1645: "BENEVENTVM / FELIX / M. FLAVIVS MARCELLVS / RVTILIVS / PRO HONORE ĪĪVIRATVS / POSVIT / L.D. D.D."

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā

Esposta nell'atrio del palazzo Pubblico della città. Vita 1754, 128: "in atrio publica aedes"; Vita 1754, Inscriptiones Beneventanae III, II, n. 1: "In atrio Aedis Publicae litterae pereleganter insculptis".

Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, vol. IX Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, 136-190. 

 

Pococke 1752: Richard Pococke, Inscriptionum Antiquarum Grac. Et Latin. Liber: Accedit, Numismatum Ptolemaeorum, Imperatorum, Augustarum et Caesarum, in Aegypto cusorum, e Scriniis Britannicis, Catalogus, Typis Mandati, anno MDCCLII, 70-71.


Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione21/02/2013 18:28:57
Data ultima revisione03/09/2016 17:52:32
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/250
OggettoBenevento, lastra con iscrizione CIL, IX, 1648
Collocazione attuale

La lastra è attualmente murata all'esterno dell'ex ospedale dell'Annunziata

Prima attestazione

La prima attestazione è nel masoscritto di Marinus Verusius, noto in due codici, la cui ultima redazione dovrebbe datarsi al 1683, come riferisce il Mommsen (CIL IX, 139).

MaterialeCalcare locale
Dimensionih. 0,55; larg. 0,73.
Stato di conservazione

Poche abrasioni nell'angolo superiore destro

Cronologia41 d.C./54 d.C.
Descrizione

L'epigrafe, di carattere funerario, menziona tre personaggi, di cui uno è un augustale, cioè sacerdote del culto imperiale (Duthoy 1978). Nello specifico il termine claudialis è riferito all'imperatore Claudio. Questo tipo di variante della più generica dicitura sevir augustalisaugustalis è legata proprio alla specificazione dell'imperatore regnante ed è attestata anche in altre epigrafi, anche a Benevento (da ultimo sull'epigrafe cfr. Corazza 2013).

Gli augustali erano solitamente liberti. Il figlio del liberto Lucius Lollius Orio, Lucius Lollius Suavis, a cui è dedicata l'iscrizione insieme alla moglie Hirria Tertulla, essendo un cittadino romano, aveva ricoperto due cariche, l'aedilis e il praefectus fabrum, la prima civlle e la seconda militare. Nello specifico il praefectus fabrum era un ufficiale dell'esercito e la carica è attestata dalle fonti dal II sec. a.C. all'età dei Severi. Questa carica era riservata agli equites ed era solitamente ricoperta dopo la carica di tribunus militum, mentre a partire dalla riforma di Claudio, si estese anche ad altre categorie (Cerva 2000). Esiste una corposa quantità di epigrafi che menzionano figli di liberti che assumono questa carica, e l'epigrafe in esame rientra fra queste (Cerva 2000, p. 189). Infine, è importante notare come moltre epigrafi, soprattutto a cavallo tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., menzionino praefecti fabrum in qualità di architetti o con la funzione di amministrazione e sorveglianza in campo edile. È molto probabile che Lucius Lollius Suavis abbia ricoperto una carica di questo tipo a Benevento, dal momento che, in precedenza, era stato aedilis (Verzàr-Bass 2000).

 

Il testo dell'epigrafe è il seguente:

 

L(ucio) Lollio L(uci) f(ilio) Suavi


aedili, praef(ecto) fabr(um),


L(ucius) Lollius Orio pat(er),


Aug(ustalis) Claud(ialis), sibi et


Hirriae Tertullae


uxori.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

È presente nella silloge manoscritta di Marinus Verusius, che dal Mommsen sappiamo intitolata "Thesaurus monumentorum Benevento suaque convalle diligenter a curiositate iuvenis eiusdem civitatis exquisitus, ut ad historias aliquando de sua patria narrandas huius opes opem ferant" e forse databile al 1683 (codice romano f. 54, codice berlinese f. 29).

Bibliografia

Cerva 2000: Massimiliano Cerva, La praefectura fabrum. Un'introduzionein M. Cébeillac-Gervasoni (a cura di), Les élites municipales de l'Italie péninsulaire de la mort de César à la mort de Domitien. Classes sociales dirigeantes et pouvoir central, Rome 2000, 177-196.

 

Corazza 2013: Gemma Corazza, Gli augustales di Benevento, in P. Caruso (a cura di), Antiqua beneventana. La storia della città romana attraverso la documentazione epigrafica, Benevento 2013, 331-360.

 

Dessau 1902: Hermann Dessau, Inscriptiones latinae selectae, 2, Berolini 1902, n. 6499.

 

Duthoy 1978: Robert Duthoy, Les Augustales, in ANRW 16, 2, Berlin 1978, 1254-1309.

 

Garrucci 1875: Raffaele Garrucci, Le antiche iscrizioni di Benevento, Roma 1875, 138.

 

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, n. 1648.


Orelli 1828-1856: Johann Caspar Orelli, Inscriptionum latinarum selectarum amplissima collectio ad illustrandam Romanae Antiquitatis disciplinam accommodata, ac magnarum collectionum supplementum complura emendationesque exhibens, Turici 1828-1856, n. 3430.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, 1570.


Verzàr-Bass 2000: Monika Verzàr-Bass, Il Praefectus fabrum e il problema dell'edilizia pubblica, in M. Cébeillac-Gervasoni (a cura di), Les élites municipales de l'Italie péninsulaire de la mort de César à la mort de Domitien. Classes sociales dirigeantes et pouvoir central, Rome 2000, 197-224.

 

Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754, XII, n. 8.

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L'epigrafe è presente sul database EAGLE: 

http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?id_nr=EDR102201

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione27/03/2013 17:23:21
Data ultima revisione03/09/2016 17:53:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/272
OggettoBenevento, maschera teatrale
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Manca il naso, le cavità oculari sono state riempiti con pietre grossolanamente sbozzate

CronologiaEtā severiana
Descrizione

La maschera presenta tratti del volto particolarmente marcati. Le arcate sopraccigliari sono pronunciate e arcuate, mentre gli occhi, forati, sono grandi e globulari. La bocca è fortemente spalancata a formare un cerchio, circondato da labbra rese a baccelli. La pettinatura è resa mediante una scriminatura centrale da cui partono ciocche ondulate. 

La protome conserva i tratti obliqui laterali che le permettavano l'impiego come chiave d'arco, utilizzata sicuramente in un edificio per spettacolo come il teatro, che a Benevento è ben noto. Altre maschere dello stesso genere sono murate lungo le pareti di alcune abitazioni del centro storico (sulle maschere teatrali vd. Gasparri 2003).

La maschera trova stringenti confronti con quelle rinvenute presso il teatro di Ostia (sul teatro di Ostia vd. Pensabene 2007, pp. 284-290) soprattutto per la resa delle labbra. Le maschere di Ostia sono relative al rifacimento di età severiana della struttura, epoca in cui si possono collocare pertanto anche gli esemplari beneventani.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Gasparri 2003: C. Gasparri, "Maschere monumentali in marmo su edifici romani. Documenti per il repertorio teatrale di età imperiale", in Il personaggio e la maschera, a cura di R. Grisolia, G. M. Rispoli, Pozzuoli 2005, 59-65.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 633.


Pensabene 2007: Patrizio Pensabene, Ostiensium marmorum decus et decor. Studi architettonici, decorativi e archeometrici, Roma 2007.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione18/03/2013 11:30:31
Data ultima revisione06/11/2016 20:02:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/267
OggettoBenevento, maschere teatrali
Collocazione attuale

Benevento, casa in via Rampone.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneSuperficie quasi completamente abrasa. Manca parte della capigliatura e del mento
CronologiaII sec. d.C.
Descrizione

Le due maschere, di grandi dimensioni, sono del tutto simili e presentano occhi e bocca cavi. Le sopracciglia sono molto marcate e sporgenti mentre la capigliatura è caratterizzata da grosse ciocche pettinate a partire da una scriminatura centrale. L'unica differenza tra le due maschere è la barba, presente solo in una delle due.

Molto difficile capire di che tipo di maschera si tratti e la loro cronologia precisa, probabilmente inquadrabile nell'arco del II sec. d.C. Sicuramente, tuttavia, facevano parte della decorazione del teatro cittadino insieme ad altre maschere reimpiegate in città e altre ancora in situ.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 633.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione11/07/2014 13:14:40
Data ultima revisione03/04/2015 12:03:41
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/410
OggettoBenevento, obelisco di piazza Papiniano
Collocazione attuale

L'obelisco è eretto come monumento al centro di piazza Papiniano.

Prima attestazione

La prima attestazione risale al 1599, due anni dopo la sua collocazione davanti alla cattedrale, poiché compare in un disegno.

Materialegranito rosso egiziano (granito di Assuan)
Dimensioni
Stato di conservazione

L'obelisco risulta ricomposto da più pezzi pertinenti fra loro tranne uno

Cronologia88 d.C.
Descrizione

L'obelisco, in granito rosso di Assuan, si trova oggi presso Piazza Papiniano, dove fu collocato nel 1872, mentre precedentemente era stato ricomposto, dopo il suo rinvenimento, di fronte la cattedrale nel 1597 (Meomartini 1899, p. 485). Sulle quattro facce del monolite si conserva l'iscrizione in geroglifico egiziano, la quale fornisce diverse informazioni (Erman 1896; Müller 1969; Iversen 1973). Si tratta di geroglifici databili in epoca post-tolemaica, i quali sono chiari nell'affermare che si tratta di ex-voto "pro salute et reditu" dell'imperatore Domiziano per la campagna contro i daci (Bresciani 1986, p. 83).

L'obelisco, quindi, non fu reimpiegato come spesso accadeva, bensì realizzato ad hoc. Importante è la menzione del dedicante, colui che finanziò la ricostruzione dell'Iseo, di cui l'obelisco faceva parte. Si tratta di Titus Iulius Lupus, la cui giusta lettura si deve a Edda Bresciani dopo una serie di cattive interpretazioni dei geroglifici (Lucilius Rufus, Rutilius Lupus, Lucilius Lupus; su questo vedi anche Adamo Muscettola 1994, Iasiello 1997, Torelli 2002, pp. 186-187). Questo personaggio è ben noto anche dalle fonti letterarie: Beneventano di Nascita tra il 71-72 e il 72-73 d.C., sotto l'imperatore Vespasiano, fu Praefectus Aegypti. In virtù dei suoi stretti rapporti con l'Egitto, Lupus ebbe la possibilità di onorare l'imperatore filoisiaco Domiziano di un monumento di grande valore ideologico. Lo stesso Domiziano, all'inizio del suo regno, aveva fatto realizzare e iscrivere un obelisco per abbellire il ricostruito tempio di Iside nel Campo Marzio (Bresciani 1986, pp. 84-85).

Il monumento faceva parte della decorazione del tempio di Iside insieme ad un altro di identica fattura, i cui frammenti erano conservati nel Palazzo Arcivescovile e un altro fu rinvenuto nel giardino di Palazzo De Simone nel 1892 e tutti portati al Museo del Sannio (Meomartini 1889, p. 485), ed altri materiali conservati sempre al Museo del Sannio, rinvenuti a più riprese (nei pressi dell'ex convento di S. Agostino nel 1904; presso piazza Cardinal Pacca; in via Rummo; nell'area dell'arco del Sacramento, vd. Torelli 2002, p. 189, nota 72). Secondo Müller (Müller 1971), sulla base dell'analisi dei materiali rinvenuti, esisterebbero tre edifici dedicati a culti egizi: il primo probabilmente realizzato già nel I sec. a.C. e dedicato ad Iside Pelagia, un secondo di età domizianea dedicato ad Iside ed un santuario dedicato ad Osiride-Canopo, di cui si conserva il ricordo in un epigrafe (CIL IX, 1685).

La zona in cui sorgeva il tempio potrebbe essere non lontana dalla cattedrale, visti i luoghi di rinvenimento delle sculture egizie (sul culto di Iside a Benevento e in Italia vd. da ultimo Pirelli 2007 e Gasparini 2007). 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note

Trasportato nel 1597 davanti alla cattedrale (De Nicastro, Benevento sacra, manoscritto, p. 89; cit. da Meomartini 1899, p. 485). Proveniente dal tempio di Iside fatto costruire a Benevento da Lucilio Rufo.

Fonti iconografiche

La collocazione davanti alla cattedrale, oltre che dalle fonti scritte, è attestata da un disegno del 1599, dove sono raffigurati anche la cattedrale e il suo campanile.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Adamo Muscettola 1994: Stefania Adamo Muscettola, "I flavi tra Iside e Cibele", La parola del passato, 49, 1994, 97-99.


Bresciani 1986: Edda Bresciani, "Tra Egitto e Roma. Aspetti della cultura egiziana in rapporto col mondo romano", in Gli interscambi culturali e socio-economici fra l’Africa settentrionale e l’Europa mediterranea, Atti del congresso internazionale di Amalfi, 5-8 dicembre 1983, Napoli 1986, 83-98.


Erman 1896: A. Erman, "Obelisken Röm. Zeit. Die Obelisken von Benevent", Zeitschrift für Ägyptische Sprache, 34, 1896, 149-158.


Gasparini 2007: Valentino Gasparini, "Santuari isiaci in Italia: criteri e contesti di diffusione", in Religioni in contatto nel Mediterraneo antico. Modalità di diffusione e processi di interferenza, Atti del 3° incontro su "Le religioni orientali nel mondo greco e romano (Loveno di Menaggio, Como, 26-28 maggio) (=Mediterranea, 4 , 2007), 65-87.


Iasiello 1997: Italo M. Iasiello, "Marco Rutilio Lupo", in Iside, il mito, il mistero, la magia, Catalogo della mostra, Milano 1997, 179-180.


Iversen 1973: E. Iversen, "The inscriptions from the obelisks of Benevento", Acta Orientalia, 35, 1973, 15 ssg.


Meomartini 1889: Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, lavoro storico, artistico, critico, Benevento 1889.


Müller 1969: Hans Wolfgang Müller, Beneventum, MÄS 16, 1969, 10-11.


Müller 1971: Hans Wolfgang Müller, Il culto di Iside nell’antica Benevento: catalogo delle sculture provenienti dai santuari egiziani dell’antina Benevento nel Museo del Sannio, 1971 


Pirelli 2007: Rosanna Pirelli, "Il culto di Iside a Benevento", in Egittomania. Iside e il mistero, Catalogo della mostra (Napoli, Museo Archeologico Nazionale. 12 ottobre 2006-26 febbraio 2007), a cura di Stefano De Caro, Milano 2006, 129-143.

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986, tav. XXV, 1.


Torelli 2002: Marina R. Torelli, Benevento romana, Roma 2002.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione25/03/2013 10:35:08
Data ultima revisione06/11/2016 14:36:55
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/271
OggettoBenevento, parte inferiore di statua femminile
Collocazione attuale

Benevento, palazzo in via San Filippo.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Manca la parte superiore della statua. Parte della statua è inglobata nella muratura.

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Su un semplice plinto quadrangolare è posta la figura stante di una donna vestita di tunica, che copre parte dei piedi, e mantello, di cui se ne vede una prima parte ricadente lungo la gamba destra e un secondo lembo ricadente con movimento ondulato lungo la gamba sinistra. La statua, forse di carattere funerario, è caratterizzata da una visione frontale. È forte infine la schematizzazione delle pieghe del panneggio e l'appiattimento dei piani. Per questi motivi la scultura dovrebbe collocarsi in età tardo-repubblicana.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, p. 1569.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione13/07/2014 20:12:17
Data ultima revisione24/06/2016 13:38:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/420
OggettoBenevento, parte inferiore di togato
Collocazione attuale

Benevento, palazzo in via San Filippo.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Manca l'intera parte superiore della statua. Lo spigolo destro del plinto è spezzato mentre diverse scheggiature sono presenti su tutta la superficie

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Al di sopra di un plinto si conserva la parte inferiore di una statua di togato di cui rimangono i piedi ben in vista e la parte terminale della tunica e della toga e sul lato detro un piccolo oggetto segnato da alcune incisioni che sembrano riprodurre in maniera schematica una ghirlanda. La mancanza della lacinia e la ristrettezza del sinus fanno dedurre che si tratti una toga exigua collocabile in età tardo-repubblicana. Non è possibile chiarire se si tratti di un rilievo o di una statua a tutto tondo poiché in questo tipo di produzioni è privileggiata la visione frontale che comporta anche lo schiacciamento dei piani.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, “Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento”, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, (Spoleto, 20-23 ottobre 2002; Benevento, 24-27 ottobre 2002), Spoleto 2003, p. 1569.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione13/07/2014 12:57:17
Data ultima revisione06/11/2016 20:35:02
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/417
OggettoBenevento, rilievo a soggetto gladiatorio
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sul lato sud.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneLa lastra sembra spezzata all'altezza del petto del gladiatore.
CronologiaInizio I sec. d.C.
Descrizione

Il rilievo per l'attuale collocazione risulta di difficile descrizione. Ciò che si riesce a scorgere è la presenza di un gladiatore rivolto verso destra, di cui rimane la testa coperta da un elmo con calotta liscia, tesa sporgente sulla fronte e paragnatide a coprire le guance. In mano porta uno scudo semicilindrico, imbracciato a sinistra. Il guerriero probabilmente doveva essere proteso in uno scontro verso un avversario, portando il corpo verso destra. L'avversario molto probabilmente è conservato in un rilievo del Museo del Sannio. Il rilievo così ricomposto è ben confrontabile con uno proveniente da Castrum Novum a Santa Marinella (RM) e conservato a Civitavecchia, di origine funeraria e datato all'inizio del I sec. d.C.  (Sangue e arena 2001, 356, cat. n. 71).

Il rilievo, come gli altri di medesimo soggetto, sono stati da sempre riferiti alla decorazione dell'anfiteatro (vd. da ultimo Augenti 2001, p. 72). Dell'anfiteatro, tuttavia, non si conosce nulla, neanche accenni provenienti dalla cultura antiquaria. L'esistenza di un edificio per spettacoli è però accertato dalla testimonianza di Tacito (XV, 34), il quale racconta che l'imperatore Nerone assistette a Benevento a giochi gladiatori su invito di Vatinio nel 64 d.C. Ulteriore conferma è data da un'epigrafe funeriaria conservata al Museo del Sannio, che menziona due gladiatori, Purpurio e Filemazio, entrambi retiarii (scheda su EDR qui). La completa assenza di attestazioni archeologiche riferibili all'anfiteatro potrebbe far pensare che l'edificio che ospitò l'imperatore Nerone fosse in legno, come d'altronde erano quelli di Roma prima della costruzione dell'anfiteatro flavio. 

Il frammento, come gli altri attestati a Benevento, tra l'altro reimpiegati tutti in edifici posti al di fuori delle mura della città romana, potrebbe essere riferibile ad un monumento funerario. Rilievi di questo genere sono ben attestati sia per sepolture di cittadini romani, o liberti evidentemente, sia per gladiatori.

La strettissima connessine che lega l'iconografia dei munera gladiatoria con il mondo funerario si rispecchia direttamente nelle sue origini. Già a partire dal IV sec. a.C. sono attestati combattimenti tra uomini in occasione della celebrazione dei funerali delle classi aristocratiche. Spostandosi successivamente dall'ambito privato a quello pubblico, la rappresentazione di combattimenti gladiatori sulle tombe si lega alla volontà di autocelebrazione del defunto, nel ricordare gli atti di evergetismo compiuti in vita per la cittadinanza attraverso l'organizzazione dei munera (in generale vd. da ultimo Papini 2004; sulle rappresentazioni di ambito funerario vd. La Paglia 2011).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Augenti 2001: Domenico Augenti, Spettacoli del Colosseo nelle cronache degli antichi, Roma 2001.

 

La Paglia 2011: Silvio La Paglia, Spectaculum mortis. I rilievi gladiatori di ambito funerario in Italia, Tesi di Laurea, Università Federico II, 2011.

 

Papini 2004: Massimiliano Papini, Munera gladiatoria e venationes nel mondo delle immagini, MemLinc 9, 19, 2004, pp. 5-221.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986, pp. 22, 57, tav. XV, 3.


Sangue e arena 2001: A. La Regina (a cura di), Sangue e arena, Milano 2001.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione21/06/2014 21:32:21
Data ultima revisione03/08/2014 18:55:20
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/392
OggettoBenevento, rilievo a soggetto gladiatorio
Collocazione attuale

Benevento, campanile della chiesa di Santa Sofia.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

La lastra è spezzata all'altezza del petto del gladiatore

CronologiaInizio I sec. d.C.
Descrizione

Il rilievo presenta parte di un gladiatore rivolto verso destra, di cui rimane la testa coperta da un elmo con calotta liscia, solcata solo da una fascia, tesa sporgente sulla fronte e ricurva sulla nuca e paragnatide a coprire le guance. Il capo è rivolto verso il basso mentre il corpo è avvolto in una veste Il guerriero probabilmente doveva essere proteso in uno scontro verso un avversario, portando il corpo verso destra dove doveva trovarsi l'avversario. Stranamente il guerriero sembra interamente vestito mentre solitamente i gladiatori portavano soltanto un subligaculum cinto in vita da un balteus. Potrebbe pertanto far parte della categoria degli equites, che solitamente combattevano a cavallo ma spesso scendevano e aprivano i combattimenti. Solitamente erano caratterizzati da una tunica, un elmo emisferico (forse non di metallo, ma di cuoio) con visiera, una manica, talvolta protezioni alle gambe (probabilmente semplici fasce). Erano armati di lancia e di una spada abbastanza lunga; si difendevano imbracciando un piccolo scudo rotondo, la parmula (La Paglia 2011, p. 134).

Il rilievo, come gli altri di medesimo soggetto, sono stati da sempre riferiti alla decorazione dell'anfiteatro (vd. da ultimo Augenti 2001, p. 72). Dell'anfiteatro, tuttavia, non si conosce nulla, neanche accenni provenienti dalla cultura antiquaria. L'esistenza di un edificio per spettacoli è però accertato dalla testimonianza di Tacito (XV, 34), il quale racconta che l'imperatore Nerone assistette a Benevento a giochi gladiatori su invito di Vatinio nel 64 d.C. Ulteriore conferma è data da un'epigrafe funeriaria conservata al Museo del Sannio, che menziona due gladiatori, Purpurio e Filemazio, entrambi retiarii (scheda su EDR qui). La completa assenza di attestazioni archeologiche riferibili all'anfiteatro potrebbe far pensare che l'edificio che ospitò l'imperatore Nerone fosse in legno, come d'altronde erano quelli di Roma prima della costruzione dell'anfiteatro flavio. 

Il frammento, come gli altri attestati a Benevento, tra l'altro reimpiegati tutti in edifici posti al di fuori delle mura della città romana, potrebbe essere riferibile ad un monumento funerario. Rilievi di questo genere sono ben attestati sia per sepolture di cittadini romani, o liberti evidentemente, sia per gladiatori.

La strettissima connessine che lega l'iconografia dei munera gladiatoria con il mondo funerario si rispecchia direttamente nelle sue origini. Già a partire dal IV sec. a.C. sono attestati combattimenti tra uomini in occasione della celebrazione dei funerali delle classi aristocratiche. Spostandosi successivamente dall'ambito privato a quello pubblico, la rappresentazione di combattimenti gladiatori sulle tombe si lega alla volontà di autocelebrazione del defunto, nel ricordare gli atti di evergetismo compiuti in vita per la cittadinanza attraverso l'organizzazione dei munera (in generale vd. da ultimo Papini 2004; sulle rappresentazioni di ambito funerario vd. La Paglia 2011).

Il rilievo può collocarsi all'inizio del I sec. d.C.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Augenti 2001: Domenico Augenti, Spettacoli del Colosseo nelle cronache degli antichi, Roma 2001.

 

La Paglia 2011: Silvio La Paglia, Spectaculum mortis. I rilievi gladiatori di ambito funerario in Italia, Tesi di Laurea, Università Federico II, 2011.

 

Papini 2004: Massimiliano Papini, "Munera gladiatoria e venationes nel mondo delle immagini", MemLinc, 9, 19, 2004, 5-221.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 643-644.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986, p. 57, tav. XXIII, 1.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione24/06/2014 13:38:52
Data ultima revisione06/11/2016 14:02:54
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/398
OggettoBenevento, rilievo con cavallo
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazioneFratturato su entrambi i lati
CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il rilievo presenta la raffigurazione di un cavallo marino, come si nota dalla presenza della criniera a punte. Il cavallo è disposto in uno spazio rettangolare e presenta il corpo allungato e disteso e le zampe anteriori protese in avanti. I lati superiore e inferiore sono rifiniti, il che fa dedurre che si tratti di un blocco relativo alla decorazione di un fregio.

Stilisticamente il cavallo è reso ad alto rilievo ma presenta un volume piuttosto squadrato e appiattito e passaggi di piano marcati e meccanici. Si tratta probabilmente del lavoro di una bottega locale che si ispira a modelli figurativi comuni e l'approssimazione del lavoro con lo scalpello è forse giustificato dalla distanza dalla quale doveva essere visto il fregio. Secondo Palmentieri 2010, il fregio sarebbe pertinente ad un monumento funerario.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 640.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 12:12:53
Data ultima revisione30/05/2014 13:27:40
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/353
OggettoBenevento, rilievo con coppia di defunti
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, torre occidentale.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Diverse scheggiature sulla superficie. Manca parte del bordo esterno.

CronologiaEtā augustea
Descrizione

In un campo rettangolare con bordo su tutti i lati, sono presenti a rilievo due busti, tagliati all'altezza della vita. È ripetuto per i personaggi, entrambi maschili, lo stesso schema iconografico: toga exigua, braccio destro piegato e portato sul petto nell'atto di stringere la toga, mentre il sinistro è piegato verso il basso. 

Si tratta di un rilievo piuttosto convenzionale sulle stele funerarie romane, che si diffondono soprattutto tra I sec. a.C. e I sec. d.C. e attribuibili per lo più all'ordo libertinus (Lo Monaco 1998, con bibl. prec. a nota 4). Nella stessa Benevento sono numerose le testimonianze di stele che condividono con quella in esame l'iconografia e lo stile (Frenz 1985). Per la presenza della toga exigua la stele si può datare entro l'età augustea.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, p. 125, tav. 33, 3.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/05/2014 19:10:42
Data ultima revisione06/06/2016 14:55:13
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/348
OggettoBenevento, rilievo con dona militaria
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sul lato ovest.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Fratturato sul lato destro e quello inferiore

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Su un blocco parallelepipedo vi è una decorazione a rilievo costituita da un asta ornata da almeno due patere baccellate e terminante con un elemento metallico modanato di diffice definizione mentre a fianco si trova un torques decorato da globuli. Si tratta sicuramente di un unicum per quanto riguarda la raffigurazione, soprattutto per la presenza della patera che può essere ricollegata ad un passo di Polibio, il quale racconta che il dono per chi avesse ucciso e spoliato il nemico era appunto una phiale. Questa usanza venne a decadere in età augustea (Adamo Muscettola 1991, pp. 209-211). Il rilievo appartiene ad un monumento funerario che secondo Palmentieri (Palmentieri 2010, p. 669) sarebbe lo stesso a cui appartiene anche il rilievo con insegne militari. Altri rilievi provenienti da Benevento e dall'area irpina e raffiguranti fasci littori o insegne e schinieri costituiscono le uniche attestazioni di monumenti funerari che utilizzano questo schema figurativo volto ad autocelebrare le virtù militari del defunto.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Adamo Muscettola 1991: Stefania Adamo Muscettola, Appunti sulla cultura figurativa in area irpina, in La romanisation du Samnium aux IIe et Ier siècles av. J.C. Actes du colloque, Naples 4-5 novembre 1988, Napoli 1991, fig. 8.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 669.


Spalthoff 2010: Benjamin Heinrich Spalthoff, Repräsentationsformen des römischen Ritterstandes, Rahden 2010, cat. 20.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione23/06/2014 21:32:54
Data ultima revisione03/09/2016 17:56:29
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/395
OggettoBenevento, rilievo con due busti e iscrizione CIL IX, 2045
Collocazione attuale

La parte sinistra è segnalata nel cortile di Palazzo de Vita mentre la parte destra è al Museo del Sannio.

Prima attestazione

1489-1495, riportata da Fra Giocondo.

MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Diverse abrasioni. Manca il naso della figura femminile

CronologiaPrima etā augustea
Descrizione

Il rilievo, che presenta una figura maschile ed una femminile ai lati di un'iscrizione, era originariamente murato in alto sul lato destro della porta minore della chiesa, al confine con il campanile. Il Mommsen vide la lastra nell'atrio del Palazzo de Vita (CIL IX, 2045, con riferimento alle sillogi manoscritte precedenti), mentre la prima attestazione è nel manoscritto di Fra Giocondo da Verona. Dalla testimonianza di Jean Matal (metà XVI secolo) risulta che a destra del testo vi era un busto femminile: "effigies matris et filii dextra humero sinistro reiectam vestem preehdentium" (BAV, cod. Vat. Lat. 6039, f. 364). Giovanni de Vita racconta come la lastra sia stata portata a casa sua nel 1748, mancante delle ultime lettere sulla destra (Vita 1754, p. 9 e XLVI, n. 48), sulla quale egli stesso fece apporre un'iscrizione moderna che esaltasse la propria famiglia (Iasiello 2013, p. 145). Il de Vita riporta un'incisione, in effetti poco realistica, della lastra, in cui viene oltremodo esaltata la parte iscritta a scapito della rappresentazione figurata. Garrucci ne da notizia in due occasioni (Garrucci 1857, p. 13, Garrucci 1864, tav. VIII) e riporta un disegno in cui manca anche il busto maschile, ma, così come spiegato da de Vita, sono mancanti le ultime lettere sulla destra.

La parte mancante, forse staccatasi dal resto della lastra a causa del terremoto del 1688, è stata riconosciuta in un frammento con figura femminile, in cui rimangono ancora le lettere ER a fianco alla testa e una mano della figura maschile a fianco (Frenz 1985, p. 118, n. 72, tav. 32, fig. 3).

All'interno di un campo bordato da un listello liscio e spesso è una donna, rappresentata di mezzo busto e avvolta in un ampio mantello, che porta a coprire il capo con la mano sinistra. Il braccio destro è piegato e stretto intorno al ventre, incontrando il gomito opposto quasi a volerlo supportare nel gesto. Il capo, leggermente piegato verso destra, presenta un volto fortemente segnato dall'età, come si evince dalle profonde rughe labio-nasali e della fronte e dall'epidermide non più elastica. Un aspetto severo è trasmesso attraverso i piccoli occhi incassati nelle orbite e dalla bocca serrata. I capelli sono pettinati secondo la cosiddetta Nodusfrisur, contraddistinta da una larga ciocca di capelli della fronte tirati indietro e appuntati sull'occipite in una crocchia mentre sulle tempie sono organizzati in bande che si attorcigliano su se stesse per poi unirsi alla crocchia (Frenz 1985; per la moda della Nodusfrisur vd. Winkes 1995). Per la presenza del velo i dettagli della capigliatura non sono visibili e per questo si può genericamente proporre una datazione nella prima età augustea.

 

Il testo dell'epigrafe è il seguente:

 

Infelix fatu[m]          

prior debui[t]

mori mater

Immagine
Famiglie e persone

Giovanni de Vita

Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche

Incisione di Giovanni de Vita, apografo di Raffaele Garrucci.

Rilievi
Fonti e documenti

È presente nelle sillogi di Fra Giocondo, e in altre tra cui Franco (n. 13), Matal (Vat. lat. 6039, f. 364), Smetio, Panvinio (Vat. lat. 6036, f. 115), Verusius (Romano f. 57, berlinese f. 50), Guarltero (n. 37) e Stefanoni (cfr. Mommsen 1883, n. 2045). Compare anche nel manoscritto di Ottavio Bilotta, datato al 1634, non conosciuto dal Mommsen (n. 18, vd. Remesal Rodriguez 2013)

Bibliografia

Bieber 1959: Margarete Bieber, Roman men in Greek himation (Romani palliati). A contribution to the history of copying, ProcAmPhilSoc 103, 1959, p. 388, fig. 21.


Garrucci 1857: Raffaele Garrucci, I segni delle lapidi latine, volgarmente detti accenti, Roma 1857.

 

Garrucci 1864: Raffaele Garrucci, Dissertazioni archeologiche di vario argomento, Roma 1864.

 

Iasiello 2013: Italo M. Iasiello, L'epigrafia di Benevento, Garrucci e i problemi della scienza dell'antichità nell'Ottocento, in P. Caruso (a cura di), Antiqua beneventana. La storia della città romana attraverso la documentazione epigrafica, Benevento 2013, pp. 144-193.

 

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, “Beneventum”, in Corpus Inscriptionum Latinarurm, IX, Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, n. 2045.

 

Pacichelli 1685: Giovanni Battista Pacichelli, Memorie de' viaggi per l'Europa christiana, 4, Roma 1685, p. 2 e 182

 

Remesal Rodriguez 2013: José Remesal Rodriguez, Las Antiquae inscriptiones quae Beneventi extant ab Octavio Bilocta collectae. Notas sobra la cultura en Benevento durante el siglo XVII, in P. Caruso (a cura di), Antiqua beneventana. La storia della città romana attraverso la documentazione epigrafica, Benevento 2013, pp. 79-142.

 

Rotili 1967: Mario Rotili, Il Museo del Sannio nell’abbazia di Santa Sofia e nella Rocca dei rettori di Benevento, Roma 1967, p. 15.

 

Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754.

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Per il progetto EAGLE è stata realizzata una scheda on-line da G. Camodeca:

http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione19/04/2014 19:59:08
Data ultima revisione08/06/2016 11:06:40
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/339
OggettoBenevento, rilievo con insegne militari
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sul lato ovest.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Fratturato sul lato destro e su quelli inferiore e superiore

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Su un blocco parallelepipedo campeggia una raffigurazione a rilievo caratterizzata sulla sinistra un signum militare con doppio ovum e doppia phalera con la raffigurazione di soldati, al centro si trova una particolare struttura metallica e infine sulla destra probabilmente il sostegno dell'aquila imperiale. Il rilievo probabilmente era associato all'altro reimpiegato poco più in alto con dona militaria. Secondo Spalthoff (Spalthoff 2010) dovrebbe trattarsi del monumento funerario di un primipilarisAltri rilievi provenienti da Benevento e dall'area irpina e raffiguranti fasci littori o insegne e schinieri costituiscono le uniche attestazioni di monumenti funerari che utilizzano questo schema figurativo volto ad autocelebrare le virtù militari del defunto.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Adamo Muscettola 1991: Stefania Adamo Muscettola, Appunti sulla cultura figurativa in area irpina, in La romanisation du Samnium aux IIe et Ier siècles av. J.C. Actes du colloque, Naples 4-5 novembre 1988, Napoli 1991, fig. 7.

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 669.

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986, 22, 57, tav. XV, 4.


Spalthoff 2010: Benjamin Heinrich Spalthoff, Repräsentationsformen des römischen Ritterstandes, Rahden 2010, cat. 20, tav. 92, fig. 281.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione19/06/2014 19:41:01
Data ultima revisione03/09/2016 17:57:28
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/387
OggettoBenevento, rilievo con maiale stolato
Collocazione attuale

Benevento, campanile della Cattedrale, sulla facciata est.

Prima attestazione

La prima menzione del rilievo risale al 1550, anno in cui è datata una lettera di Nicolò Franco a N. Carbone, conservata nel Ms. Vat. lat. 5642 (Iasiello 2006, p. 43).

MaterialeMarmo bianco
DimensioniLarg. 1,40 m. ca.
Stato di conservazione

I due angoli superiori sono spezzati ma restaurati mentre quello inferiore sinistro, completamente mancante, è stato sostituito con un'aggiunta moderna in marmo differente. Sulla superficie sono presenti diverse scheggiature soprattutto sulla coscia destra e sul capo.

CronologiaEtā augustea
Descrizione

La lastra, di grandi dimensioni, rappresenta, all'interno di un bordo modanato, un grosso maiale. Questo è rappresentato nell'atto di incedere, come è evidente dalla posizione delle zampe e dalla posizione del corpo, e presenta il dorso ricurvo e il capo leggermente rivolto verso l'alto. L'animale porta una lunga fascia che cinge il corpo all'altezza del torace e scende verso il basso e presenta una finissima decorazione a bassorilievo con tralci d'edera che si distribuiscono a girali. Una simile finezza contraddistingue gli elementi del capo come gli occhi, circondati da una fine palpebra, la corona di foglie e le treccine che gli cadono dietro all'orecchio. L'aspetto ferino dell'animale è sottolineato solo dalle grosse fauci semidischiuse.

Il rilievo allude chiaramente ad un sacrificio o genericamente alla sacralità. Questo perché il rilievo è concluso mediante un bordo modanato e non è direttamente legato a victimarii o ad altri animali sacrificali. Lo stato frammentario dei bordi è dovuto forse ai danni che ha subito il rilievo in età moderna, connessi con il terremoto del 1702. Per l'aspetto compositivo del rilievo il miglior confronto è costituito da un rilievo con toro, già appartenuto alla collezione Carafa ed oggi conservato a Brocklesby Park in collezione Yarborough, con il quale condivide anche molti tratti stilitici. In primis si può notare una identica scelta decorativa per la benda che cinge il corpo dell'animale, le treccine e soprattutto la vivace espressione e ponderazione dell'animale. Per quanto riguarda entrambi gli animali il miglior confronto, se pur non stilistico, è costituito da uno dei lati dei cosiddetti "plutei traianei", rinvenuti nel Foro Romano, che fungevano da balaustre. In questo caso il maiale è raffigurato con treccine e bende, così come il toro, il quale però per questo tipo di iconografia trova anche altri confronti precedenti come la Base dei Vicomagistri dei Musei Vaticani e i rilievi di Villa Medici. La benda che porta il maiale, così come il toro, è la vitta, una benda portata, in ambito sacro, da sacerdoti e sacerdotesse ma attestata dalle fonti anche per altari, templi e animali destinati al sacrificio (Virg., Georg. III, 487; Ovid., Ep. ex Pont. III, 2.74; Stat., Achill. II, 301). Infine è possibile notare che i due rilievi, quello beneventano e quello già in collezione Carafa, siano il risultato di una scelta iconografica operata da una stessa officina, volta a smembrare la convenzionale scena dei suovetaurilia romani, in cui sono solitamente presenti il maiale, il toro e la pecora.

Questa immagine, identificata come cinghiale, è strettamente connessa con la città di Benevento e la sua fondazione. Sappiamo, infatti, dalle fonti (Solin., II, 10; Martian. Capell. 642; Serv., Ad Aen., VIII, 9, XI, 246; Steph. Byz. s.v. Βενεβεντός; Suid., s.v. Βενεβεντός; Procop., B.G. I, 15) che Benevento sarebbe stata fondata dal mitico eroe Diomede, re di Argo. Egli era figlio di Deipile e Tideo, a sua volta nato dalle prime nozze di Eneo, re di Calidone in Etolia. L'eroe, dopo aver rubato il Palladio insieme ad Ulisse e aver distrutto Troia, salpò alla volta dell'Italia e qui fondò diverse città. Tra queste città figura Benevento, nella quale, attraverso la testimonianza di Procopio che visitò di persona la città, sappiamo che erano presenti ancora al suo tempo - il VI sec. d.C. - zanne di cinghiale di grandi dimensioni, connesse alla caccia del cinghiale calidonio, ucciso da Meleagro, zio di Diomede. Ancor più interessante è poi il collegamento che lo storico di Cesarea fa tra Benevento e Roma. Egli, infatti, unico tra le fonti antiche, racconta che il passaggio del prezioso simulacro rubato a Troia - il Palladio - dalle mani di Diomede, che lo portò in Italia, a quelle di Enea, e quindi a Roma, sarebbe avvenuto proprio a Benevento (su questo vd. Torelli 2002, pp. 25-51). A Benevento d'altronde è ben nota la presenza di un culto di Minerva Berecyntia, termine quest'ultimo che equivale a "frigia" o "troiana" e dunque si configura come il culto di Athena Iliaca, ben noto in ambito magno greco. Questo culto potrebbe, dunque, rispecchiare una connessione con la fondazione mitica di Diomede, il suo legame con il Palladio e il ricordo di una città "greca". Una origine greca della città, peraltro non legata a Diomede, è testimoniata da Festo, derivante forse da Varrone, il quale dice: "Beneventum, colonia cum deduceretur, appellari coeptum est melioris omnis causa. Namque eam urbem antea Graeci incolentes Maloenton appellarunt". 

Dunque, a questa importante tradizione storica si ricollega la presenza del rilievo, posto sul campanile, ad altezza d'uomo e sul lato che guarda verso la piazza. È importante però comprendere a quando risalga questa interpretazione e di conseguenza il reimpiego del rilievo.

Una lettera di Nicolò Franco a N. Carbone e datata al 1550, fornisce l'unica testimonianza cinquecentesca della presenza di una "insegna" del cinghiale. Al Franco è già nota la connessione tra il cinghiale e la fondazione della città di Benevento per opera di Diomede. Purtroppo però nella lettera non si specifica in alcun modo se il rilievo si trovasse sul campanile o in altro luogo.

Questa tradizione è sicuramente ben nota a Giovanni de Vita (Vita 1754, pp. 15-17), il quale pone anche una riproduzione del disegno sul frontespizio della propria opera. Egli esalta fortemente la figura dell'eroe Diomede e riporta tutte le fonti che lo ricollegano alla città e alla fondazione di Benevento, in primis proprio Procopio.

Almerico Meomartini (Meomartini 1889, p. 430) ritiene che il rilievo raffiguri un maiale "stolato e laureato" pronto al sacrificio in onore di Cerere. Critica aspramente il de Vita e la sua interpretazione estremamente forzata legata al mitico fondatore di Benevento e "all'arme" della città. A suo dire, fu addirittura modificato lo stemma della città che precedentemente era uno scudo quadripartito a cui fu aggiunto il simbolo del cinghiale.

È nota anche la presenza di un altro rilievo, probabilmente un sarcofago, raffigurante la caccia al cinghiale calidonio nel Palazzo Arcivescovile, distrutto durante la seconda guerra mondiale (Zigarelli 1860, p. 5). Il Bartoli (Bartoli 1758, p. 11) racconta di questo rilievo come raffigurante Adone e Afrodite, scambiato, per la somiglianza dei soggetti rappresentati, per un rilievo con Meleagro ed Atalanta. Egli non lo vide di persona ma tramite un'incisione di Pierre Jacques Gaultier, mostratagli da Ottavio Rinaldo a Capua. La sua descrizione corrisponde perfettamente al sarcofago mostrato nell'opera di de Vita (Vita 1754, p. 323), nella quale è riportata una dissertazione di Giovanni Battista Passeri, probabilmente l'"Erudito" a cui si rivolge criticamente il Bartoli. Passeri infatti ritiene che il rilievo riproduca il mito di Meleagro, contrariamente, e giustamente, Bartoli vi vede il mito di Adone. La riproduzione a stampa deriva forse dell'incisione, eseguita da Gualtier e vista dal Bartoli a Capua. Purtroppo non sappiamo quando il sarcofago fu portato nel palazzo, ma sicuramente fu collegato anch'esso alle origini mitiche della città.

Per concludere, si può affermare che il rilievo con maiale è stato collocato nell'attuale posizione probabilmente dopo il terremoto del 1702, quando il campanile fu parzialmente ristrutturato ad opera del Cardinale Orsini. Ciò è confermato dalla stretta connessione che intercorre tra il rilievo in esame e l'epigrafe commemorativa dei lavori di ristrutturazione. È certamente possibile, comunque, che il rilievo già si trovasse sul campanile e che sia stato riposizionato dopo i danni subiti a causa del terremoto. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche

Il rilievo è riprodotto nel frontespizio di Vita 1754 e come dettaglio decorativo nell'angolo superiore sinistro della pianta Pizzella (1764), stampata nel secondo volume di Borgia 1763-1769 

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Bartoli 1758: Giuseppe Bartoli, Saggio d'osservazioni sopra un antico basso rilievo d'argento scavato ne' contorni d'Ercolano il dì marzo MDCCCLVIII, e rappresentante Venere sconsolata per la morte d'Adone, Roma 1758.

 

Borgia 1763-1769: Stefano Borgia, Memorie istoriche della pontificia città di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII divise in tre parti, raccolte ed illustrate da Stefano Borgia Referendario dell'una, l'altra Segnatura, Protonotario apostolico, governatore della medesima, Roma, dalle stamperie del Salomoni, 1763-1769.  [vol. 1vol. 2vol. 3.1].


Iasiello 2006: Italo Iasiello, "La città dei miti. Uso e abuso dell'antico a Benevento", Samnium, 79, nn. 1-4, 2006, 39-74.


Meomartini 1889: Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento, lavoro storico, artistico, critico, Benevento 1889.


Miletti 2015: Lorenzo Miletti, "Rediscovering Myths in the Renaissance: The Calydonian Boar and the Reception of Procopius' Gothic War in Benevento", Greek, Roman and Byzantine Studies, 55, 2015, 788-811


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 652.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento Romana e Longobarda, Ercolano 1986, p. 22, tav. XV, 2.

 

Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754. 

 

Zigarelli 1860: Daniello Maria Zigarelli, Storia di Benevento, Napoli 1860.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione21/02/2013 21:02:45
Data ultima revisione01/02/2023 19:54:54
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/251
OggettoBenevento, rilievo con maschere
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Il blocco è spezzato nella parte inferiore e superiore. La cornice superiore del rilievo con maschere è scheggiato nel centro

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Su di una lastra quadrangolare dalla superficie liscia sono presenti sulla destra delle scanalature relative ad una lesena e al centro un pinax. Quest'ultimo presenta un bordo modanato e superiormente una cornice formata, dal basso verso l'alto, da gola rovescia, dentelli, gola dritta e astragali e perline. Al centro del riquadro campeggiano due maschere viste di profilo, l'una maschile e l'altra femminile, entrambe però caratterizzate dalla bocca aperta, dall'occhio forato e da un'acconciatura composta da bande ondulate e pettinate verso il lato e boccoli a forma di cavatappi che scendono schematicamente verso il basso.

Questo tipo di decorazioni con maschere è conosciuto soprattutto per i teatri ma ha alcune attestazioni in ambito funerario. Il rilievo in esame rientra sicuramente in questa seconda categoria per la presenza della parte liscia intorno al riquadro con maschere e delle scanalature. Si tratta infatti della decorazione della fronte di un monumento funerario. Un rilievo simile è attestato ad Avellino reimpiegato nel Duomo, oltre che a Volcei e a Monteleone (vd. Adamo Muscettola 1991, p. 208).

Il rilievo si può datare in età tardo-repubblicana.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Adamo Muscettola 1991: Stefania Adamo Muscettola, Appunti sulla cultura figurativa in area irpina, in La romanisation du Samnium aux IIe et Ier siècles av. J.C. Actes du colloque, Naples 4-5 novembre 1988, Napoli 1991, p. 209, fig. 6.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 640.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, tav IV, fig. 8.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 12:20:56
Data ultima revisione03/09/2016 17:58:32
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/354
OggettoBenevento, rilievo con maschere
Collocazione attuale

Benevento, casa in via Annunziata 117.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

La lastra è spezzata su tutti i lati. La superficie marmorea dei volti è profondamente abrasa e scheggiata così come è scheggiature sono presenti sul capitello

CronologiaII sec. d.C.
Descrizione

La lastra presenta sul lato destro un capitello su lesena caratterizzato da doppia corona di foglie d'acanto, in cui le costolature sono realizzate tramite lunghi e profondi solchi realizzati col trapano, mentre le zone d'ombra sono circolari. I caulicoli sono percorsi da lunghe foglioline e da questi escono volute, elici e calici fogliformi. Il largo uso del trapano e l'estrema semplificazione del capitello suggerisce una datazione verso la fine del II sec. o l'inizio del III sec. d.C.

Sul lato sinistro sono presenti due maschere rappresentate frontalmente, come si evince dalla mancanza del collo, dagli occhi sbarrati, dalla particolare acconciatura con capelli lunghi che incorniciano il volto e dalla bocca innaturalmente spalancata. La maschera di sinistra risulta praticamente illegibile. 

Il rilievo doveva probabilmente far parte della decorazione del teatro, di cui è nota la fasa severiana.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, p. 1570.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione10/07/2014 18:55:29
Data ultima revisione24/06/2016 13:12:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/407
OggettoBenevento, rilievo con motivi vegetali
Collocazione attuale

Benevento, chiesa di San Francesco.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneSpezzato sui lati, presente un'ampia frattura presso l'angolo superiore destro
CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Sul fregio corre una decorazione continua vegetale che si compone di un motivo centrale costituito da un cespo d'acanto, i cui lobi sono composti da foglioline appuntite. Dal cespo si dipartono su ambo i lati tralci vegetali che in parte si dispongono a girali e dai quali nascono dei fiori. Al di sotto del fregio, dopo una modanatura costituita da una gola rovescia si trova parte dell'architrave. 

Il rilievo in generale è di fattura mediocre, meccanica la resa plastica degli elementi ed essenziale la veduta prospettica delle foglie dell'acanto in secondo piano. Si tratta quindi del prodotto di un'officina locale, probabilmente di età tardo-repubblicana, assimilabile ad altri fregi vegetali beneventani, come quelli della Rocca dei Rettori (vedi anche un fregio dall'anfiteatro di Lucera con stesso tipo di acanto e altri prodotti simili coevi in Schörner 1995). 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, tav X, fig. 17, n. 137.


Schörner 1995: Günther Schörner, Römische Rankenfriese: Untersuchungen zur Baudekoration der späten Republik und der frühen und mittleren Kaiserzeit im Westen des Imperium Romanum, Mainz 1995.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione10/07/2014 17:55:54
Data ultima revisione10/07/2014 18:17:23
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/405
OggettoBenevento, rilievo con personaggio maschile
Collocazione attuale

Il rilievo è reimpiegato nella murazione urbica di epoca longobarda, all'esterno della torre De Simone.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Superficie abrasa. Gli angoli sono scheggiati

CronologiaI sec. a.C.
Descrizione

Il blocco, di forma rettangolare, presenta una nicchia dalla copertura arcuata, in cui è presente una decorazione a rilievo: una figura maschile vestita di toga exigua è ritratto nel gesto di mantenere con la mano destra un recipiente cilindrico probabilmente metallico attraverso un gancio. Il contenitore sembra poggiare su tre bassi piedi rettangolari.

Il rilievo doveva probabilmente far parte di un monumento funerario in cui era rappresentata una scena di vita quotidiana relativa all'attività del defunto. Una scena simile è rappresentata su un rilievo al Museo Campano di Capua, in cui tuttavia vi è una pesatura di pani. Il recipiente doveva essere un modo utilizzato per la pesatura di generi alimentari, come si vede in un altro rilievo, datato al III sec. d.C., conservato al Royal Ontario Museum di Toronto o in un mosaico dell'Aula dei mensores ad Ostia, con scena di misurazione del grano (in generale vd. Corti 2001).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche

Incisione in Vita 1754.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Corti 2001: Carla Corti, Pesi e misure nei commerci. Arti, mestieri e professioni, in Pondera. Pesi e misure nell'antichità, a cura di C. Corti, N. Giordani, Modena 2001, pp. 143-166.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 644.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, p. 1567, fig. 7.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione27/03/2013 20:17:03
Data ultima revisione24/06/2016 13:31:03
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/276
OggettoBenevento, rilievo con scanalature
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Il pezzo risulta frammentario nella parte superiore

CronologiaI sec. a.C.
Descrizione

Si tratta di un blocco che presenta una parte liscia ed una con le scanalature relative ad una lesena. Il pezzo può essere sicuramente collocato sulla facciata di un monumento funerario ed essere collegato ad altri elementi reimpiegati sulla stessa Rocca dei Rettori, che presentano un capitello di lesena e un rilievo con maschere insieme a scanalature riferibili a lesene.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 640-641.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, tav IV, fig. 8.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione02/06/2014 21:40:29
Data ultima revisione03/09/2016 17:59:41
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/369
OggettoBenevento, rilievo con sella curulis e pilastrino
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Frammentario su tutti i lati.

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il blocco presenta una decorazione a rilievo. Il campo centrale doveva essere delimitato da due lesene scanalate, di cui ne rimane parte di una, impostate su basi modanate con due tori inframezzati da una scozia. Del rilievo centrale rimane solo una sella curulis con le gambe tornite e il sedile modanato (sulle rappresentazioni di sella curulis vd. Schäffer 1989). Il tipo di gambe della sella non trova confronti con altre rappresentazioni di simile genere, tranne che per un rilievo funerario al Museo Campano con scena di pesatura, in cui un uomo è seduto su un seggio molto simile a quello in esame (Corti 2001, fig. 78).

Il rilievo, per la presenza della lesena, doveva decorare un monumento funerario, forse di un magistrato locale. Spesso la sella è associata ai fasci littori. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Corti 2001: Carla Corti, Pesi e misure nei commerci. Arti, mestieri e professioni, in Pondera. Pesi e misure nell'antichità, a cura di C. Corti, N. Giordani, Modena 2001, 143-166.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 641.


Schäfer 1989: Imperii Insignia: Sella curulis und Fasces. Zur Repräsentation römischer Magistrate, RM Ergänzungsheft 29, Mainz 1989.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/05/2014 19:14:35
Data ultima revisione03/09/2016 18:00:30
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/349
OggettoBenevento, rilievo con tre defunti
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario sul lato nord-ovest della torre occidentale.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Manca l'angolo destro superiore della lastra. Forti abrasioni e scheggiature su tutta la superficie. I volti sono stati rilavorati in età medievale.

CronologiaEtā augustea
Descrizione

Il rilievo presenta un campo senza bordature sul quale sono ricavate tre figure: la prima e la seconda, una maschile ed una femminile, sono tagliate all'altezza del petto ma sono poco leggibili. Sembra che si tratti di un uomo vestito di toga e una donna capite velato. La terza figura sulla destra, più leggibile, è un uomo avvolto nella toga exigua e presenta il braccio destro piegato e portato davanti al petto. Il busto è tagliato ad un livello leggermente più in basso rispetto alle altre due figure, all'altezza del ventre. Per tutti e tre i busti sono state eseguite delle rilavorazioni nella zona del viso, tramite una resa più schematica e intuitiva dei tratti somatici. Questo fenomeno della rilavorazione è ben noto a Benevento soprattutto sulle stele reimpiegate nel Duomo (Frenz 1985; in generale sulla rilavorazione dell'antico vd. D'Onofrio 2003).

La stele rappresenta alcuni membri di una famiglia di origine libertina, come sempre per questo tipo di rappresentazioni (Lo Monaco 1998, con bibl. prec. a nota 4), e apparteva ad un monumento funerario posto lungo una delle vie che conducevano in città. 

Per la toga exigua il rilievo si può datare in età augustea.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

D'Onofrio 2003: Mario D'Onofrio, Rilavorazione dell'antico nel Medioevo, Roma 2003.


Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, 126, tav. 38, 3.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, tesi dottorato 2010, 635.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione28/04/2014 21:12:37
Data ultima revisione06/11/2016 13:31:03
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/345
OggettoBenevento, rilievo funerario con coppia di defunti
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario a sud-est ad una notevole altezza.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Mancano l'angolo sinistro della lastra e i volti dei defunti.

CronologiaEtā augustea
Descrizione

In un campo rettangolare, senza bordo, sono ricavati a rilievo due busti, tagliati all'altezza della vita. Il primo a sinistra è un personaggio maschile avvolto nella toga exigua, il quale ha il braccio destro piegato e portato sul petto nell'atto di stringere la toga, mentre il sinistro è piegato e mantiene con la mano il volumen. Il secondo busto è di una donna rappresentata capite velato e nell'atto di stringere con la mano destra il mantello. 

Si tratta di un rilievo piuttosto convenzionale sulle stele funerarie romane, che si diffondono soprattutto tra I sec. a.C. e I sec. d.C. e attribuibili per lo più all'ordo libertinus (Lo Monaco 1998, con bibl. prec. a nota 4). Nella stessa Benevento sono numerose le testimonianze di stele che condividono con quella in esame l'iconografia e lo stile (Frenz 1985). Per la presenza della toga exigua la stele si può datare entro l'età augustea.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note


Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, 125, tav. 38, 2.


Lo Monaco 1998: Annalisa Lo Monaco, L’ordo libertinus, la tomba, l’immagine: una nota sulla nascita del busto ritratto, BullCom 99, 1998, 85-100.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, tesi dottorato 2010, 635.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione28/04/2014 20:08:44
Data ultima revisione06/11/2016 13:34:05
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/344
OggettoBenevento, Sarcofago a ghirlande e fiaccole angolari
Collocazione attuale

Museo del Sannio.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensionih 0,50; lung. 1,48
Stato di conservazioneReca un foro circolare sul fondo. Un altro č presente sulla fronte, in basso. Tracce di segni di grappe sul bordo.
Cronologia
Descrizione

Sarcofago a cassa rettangolare decorato sulla fronte da tre fiaccole stilizzate a cui sono sospese due pesanti ghirlande di foglie di alloro legate ad un nastro. Nella semilunetta sinistra è raffigurato un cane
mentre insegue una preda, forse un agnello; in quella di destra due uccelli nell'atto di beccare frutti. Un grifo a rilievo è raffigurato a sinistra. L'altro fianco è liscio.

L'esemplare, in pessimo stato di conservazione a causa dell'uso come vasca  per fontana, riproduce una tipologia poco nota. La produzione di casse che imitano il motivo microasiatico a ghirlande, introducendo spesso la variante della fiaccola, è frutto di una bottega locale di età antonina.

Il pezzo di cui si ignora il contesto di riutilizzo venne impiegato a partire dall'età medievale come vasca o fontanile nel centro storico, secondo un costume attestato in altri centri campani (Capua, Salerno, Teano).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Inedito. 

Palmentieri cs.: A. Palmentieri, Local workshops of Roman Imperial Age. A contribution to the study of production of Campania Sarcophagi, in Asmosia X, International Conference, in press.

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione12/12/2012 21:53:11
Data ultima revisione08/03/2013 21:31:20
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/196
OggettoBenevento, sarcofago a lenōs con il trionfo di Dioniso su una tigre
Collocazione attuale

Museo del Sannio. Reimpiegato come sepoltura nella chiesa di S. Pietro.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensionih 0,63; lung. 1,87; lato breve 0,68
Stato di conservazione

Parte del listello superiore è stato resecato. Superficie corrosa. Manca il coperchio.

CronologiaTardo severiano
Descrizione

Sarcofago a lenòs con la raffigurazione di Dioniso su una tigre tra due protomi di leone con le fauci aperte. Segue il tiasos dionisiaco formato da Menadi e satiri. 

L'esemplare per il trionfo di Dioniso sulla tigre si accosta ai sarcofagi di Salerno (duomo) e di Sessa Aurunca (palazzo di Transo), pur distaccandosene per la presenza delle due protomi angolari, che arricchiscono la scena, misera per la resa delle figure. Rielaborazione locale tardo-severiana di un modello urbano.

La presenza di fori lungo le pareti rimandano ad un riuso medievale come bacino di una fontana. Ad una fase successiva dovrebbe risalire il recupero della cassa, al momento non meglio documentato, come sepoltura nobiliare.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Stroszeck 1998: J. Stroszeck, Löwen-Sarkophage: Sarkophage mit Löwenköpfen, schreitenden Löwen und Löwen-Kampfgruppen, Berlin 1998, p. 103 n. 4.

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione12/12/2012 21:52:32
Data ultima revisione05/01/2019 14:21:40
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/195
OggettoBenevento, sarcofago con il mito di Ippolito e Fedra
Collocazione attuale

Museo del Sannio.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionih 0,65; lung. 1,76
Stato di conservazioneMancano i fianchi, il retro e il coperchio. Tracce di rilavorazioni sul retro come mensa.
Cronologia210 d. C.
Descrizione

Fronte di sarcofago con mito di Ippolito e Fedra. La scena è suddivisa in due scene tramite un pilastrino centrale, a sinistra viene rappresenta Fedra addolorata prima della partenza dell'eroe per la caccia e successivamente quella della caccia vera e propria. Del cinghiale resta solo un piccolo frammento.

Estremamente raffinato per il modo di realizzare le figure e i panneggi, per la scena mitica  piuttosto chiara e in parte semplificata si confronta con un esemplare del Louvre e con uno dei Musei Vaticani (Valbruzzi 1998).

La rilavorazione del retro suggerisce il reimpiego come mensa di altare. Mancano dati sulla provenienza del pezzo da una delle chiese beneventane dove venne impiegato per il nuovo uso secondo un costume comunemente diffuso tra il XIV e il XVI secolo in Campania.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche

Incisione in De Vita 1754.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Valbruzzi 1998: F. Valbruzzi, Su alcune officine di sarcofagi in Campania in età romano-imperiale, in Akten des Symposiums "125 Jahre Sarkophag-Corpus", Marburg 1998,  p. 119 tav. 59,3

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione12/12/2012 21:53:46
Data ultima revisione27/03/2013 19:25:14
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/197
OggettoBenevento, sarcofago con scena di Amazzonomachia
Collocazione attuale

Benevento, Museo Provinciale del Sannio

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionih 1,50; lung. 2,45
Stato di conservazione

Resta la fronte di una cassa monumentale. I lati corti sono stati resecati. Tracce di colore.

Cronologia230 d. C.
Descrizione

Fronte di sarcofago con la scena dello scontro tra Greci e Amazzoni. Quest'ultimi sono raffigurati su tre piani convergenti al centro verso il gruppo di Achille con Pentesilea, morente, tra le braccia dell'eroe. La fronte monumentale presenta un rilievo fine ed elegante nella resa dei particolari.

Il recente restauro della lastra ha consentito di recuperare tracce di colore sui volti dei combattenti. L'esemplare è stato di recente considerato della stessa bottega campana del sarcofago con il mito di Ippolito, conservato nel Museo del Sannio. Già G. Koch lo aveva definito un prodotto di bottega locale accostandolo ai due rilievi di Sorrento (Vescovado) e dell'abazia di  Montevergine (museo). La similitudine con questi esemplari rimanda ad una comune rielaborazione di un cartone urbano. Il frammento fu riutilizzato come rilievo per l'arredo scultoreo di una fontana ubicata nei pressi del chiostro come documentano una serie di dipinti e incisioni.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note

Il rilievo ha goduto di una particolare fortuna, sin dal Seicento, periodo in cui veniva interpretato come la rappresentazione de 'il Ratto delle Sabine'.

All'epoca si trovava reimpiegato presso il muro di cinta del convento di Santa Sofia, Largo San Giovenale. Il riuso risale  alla fine del XV secolo.

Papa Benedetto XIII Orsini lo fece inserire come rilievo di una fontana; fu poi trasferito presso il palazzo di città (Paolo V) da cui venne trasferito il 1920 per entrare a far parte della collezione del Museo.

Fonti iconografiche

Stampe, gouache

Incisione in Saint-Non 1781-1786, III, p. 10.

Incisione in Vita 1754.

La collocazione sul muro di cinta di Santa Sofia è testimoniata anche da un disegno di Carlo Labruzzi, quella nel cortile del palazzo di Città è visibile nel disegno di Abel Blouet

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Faedo 1999: Lucia Faedo, "Aspetti della cultura figurativa nel territorio delle Regioni II e III tra III e V secolo", in L’Italia meridionale in età tardo antico: atti del trentottesimo convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 1999, 473-527.

 

Grassinger 1999: D. Grassinger, Die mythologischen Sarkophage, 1, Achill, Adonis, Aeneas, Aktaion, Alkestis, Amazonen. ASR, 12, 1, Berlin 1999, 254 s. n. 137, tav. 112, 1.3.

 

Saint-Non 1781-1786: Jean-Claude Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou Description des royaumes de Naples et de Sicile, 4 voll., Paris, s.n., 1781-1786 [vol. 1.1vol. 1.2vol. 3vol. 4.1vol. 4.2].

 

Valbruzzi 1998: F. Valbruzzi, "Su alcune officine di sarcofagi in Campania in età romano-imperiale", in Akten des Symposiums "125 Jahre Sarkophag-Corpus", Mainz 1998, 119 s. tav. 60,1.

 

Vita 1754: Iohannes de Vita, Thesaurus antiquitatum Beneventanarum, Romae, ex typographia Palladis excudebant Nicolaus, et Marcus Palearini typographi et bibliopolae Romani, 1754. 

 

 

 

 

Allegati
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Disegno di Carlo Labruzzi (1789) online sul portale BAV

SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione01/12/2012 15:34:06
Data ultima revisione05/01/2019 14:22:29
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/72
OggettoBenevento, sarcofago strigilato a lenōs con Gorgoneia angolari
Collocazione attuale

Benevento, Cattedrale, navata sinistra.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensioni
Stato di conservazione

Superficie leggermente usurata.

CronologiaEtā severiana
Descrizione

Lenòs dalle pareti dritte lavorata interamente con un motivo a strigili contrapposti che si congiungono al centro in una piccola mandorla. Gli strigili sono delimitati in alto e in basso da un listello e da una gola
rovescia. Sono posti simmetricamente ai lati due protomi di Gorgoni raffigurate in parte col busto ritagliato fino alla spalla. Gli esemplari si diversificano per i tratti dell'ovale del volto e degli occhi.

In base all'epigrafe sul coperchio si recupera l'epoca del riuso della cassa come reliquiario (XVII secolo). L'unicità del pezzo - che non rientra nello studio del corpus - ne fa un prodotto di una bottega locale, analogamente al coevo esemplare dell'abazia di Montevergine. In questi due casi campani, è documentata la sostituzione della protome leonina con quella della Gorgone. La produzione delle lenoi con protomi di animali, di derivazione dalle vasche d'età imperiale, è di consueto attribuita alle botteghe urbane. Di fatti la tipologia della cassa in esame trova molteplici riscontri con esemplari urbani, come quelli delle catacombe di Domitilla (Stroszeck 1998).

Il riuso dell'esemplare come reliquario (e non come sepoltura nobiliare) rimanda ad un gusto diffuso in altri centri della Campania medievale e rinascimentale (ad esempio a Capua: sarcofago di Fedra e Ippolito).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note

Sul coperchio è incisa l'iscrizione moderna: "PLVRIM SS OSSA / CINERES SANGVINEM / LIPSANA / HVC TRANSTVLIT / DIE X NOVEMB / A D MDCLXXXVII / FR VINCENTIVS MARIA ORD PRAED VRSINVS METROPOLITA".

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Inedito. Una citazione del contenuto del reliquiario è in G. Bertelli, "Ampolline-reliquario dalla cattedrale di Benevento", in Bisanzio e l'Occidente: arte, archeologia, storia, studi in onore di Fernanda de'
Maffei, Roma 1996, 307-321 fig. 1.

 

Palmentieri cs.: A. Palmentieri, "Local workshops of Roman Imperial Age. A contribution to the study of production of Campania Sarcophagi", in Asmosia X, International Conference, in press.

Allegati
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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione12/12/2012 21:55:24
Data ultima revisione06/01/2019 13:10:52
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/200
OggettoBenevento, serie di stele funerarie
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sulla facciata nord.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione
CronologiaTra l'etā augustea e l'etā giulio-claudia
Descrizione

Sulla facciata nord del campanile sono reimpiegate sette stele funerarie - a parte la stele con cavaliere, trattata separatamente - del tipo a cassetta, che secondo una consolidata tradizione di studi (Lo Monaco 1998, con bibl. prec. a nota 4), i rilievi funerari con busto ritratto sono stati creati proprio per l'ordo libertinus e sarebbero una riformulazione delle statue intere togate di gentes aristocratiche, dovuta a ragioni economiche. I volti dei defunti risultano tutti rilavorati.


- Prima da sinistra: La stele è delimitata sui quattro lati da un listello liscio e nella nicchia sono presenti tre busti, i primi due femminili, il terzo maschile, tagliati al di sotto della vita. I due busti femminili presentano un corpo interamente coperto da un mantello dalle pieghe linerari e profonde, da cui fuoriescono unicamente le due mani, la destra portata sull'addome, la sinistra allineata al fianco corrispondente. Solo la figura di sinistra conserva la testa, velata e caratterizzata da una campigliatura voluminosa con ampie bande pettinate sulle tempie, volto dai piani spigolosi e pupille forate. La figura maschile di destra riprende iconograficamente le prime due per la posizione del corpo e delle mani, con la differenza costituita dalla presenza della toga ampia, che scende al di sotto del braccio destro. Il volto, ancha in questo caso caratterizzato da profili spigolosi, presenta una capigliatura caratterizzata da piccole ciocche pettinate in avanti a formare una piccola e composta frangia. Datazione: secondo quarto del I sec. d.C.; bibl.: Bieber 1959, p. 392, 417, fig. 29; Zanker 1975, p. 276, fig. 10; Frenz 1977, p. 65, nota 242; Frenz 1985, tav. 35, 3; Rotili 1986, tav. XV, 1.


- Seconda da sinistra: La stele presenta tre busti, due maschili ed uno femminile, tagliati al di sotto della vita. I tre personaggi replicano lo stesso schema compositivo, costituito dal braccio destro portato sul petto nell'atto di mantenere un lembo della veste. I due personaggi maschili indossano un'ampia toga e presentano una capigliatura costituita da sottili ciocche pettinate in avanti a formare una corta frangia. La donna porta invece il velo sul capo e presenta una capigliatura dai volumi espansi e capelli pettinate in ampie bande all'indietro. Datazione: secondo quarto del I sec. d.C.; bibl.: Bieber 1959, p. 392, 417, fig. 29; Zanker 1975, p. 276, fig. 10; Frenz 1985, p. 123, n. 84; Palmentieri 2010, p. 653.


- Terza da sinistra: la stele presenta due busti maschili di dimensione leggermente maggiori rispetto ai precedenti e tagliati per questo all'altezza della vita. Entrambi presentano il braccio destro portato davanti all'addome e con la mano mantengono un lembo dell'ampia toga, mentre il braccio sinistro è allineato al fianco sinistro. Il capo è caratterizzato da ampie orecchie, nel caso del personaggio di sinistra raffigurate praticamente di prospetto, e da una capigliatura molto semplice, simile alle precedenti. Datazione: età augustea; bibl.: Bieber 1959, p. 392, 417, fig. 29; Zanker 1975, p. 276, fig. 10; Frenz 1977, p. 15, nota 47; Frenz 1985,p. 117, n. 75, tav. 33, 4; Rotili 1986, tav. XV, 1. 


- Quarta da sinistra: La stele presenta due busti, uno maschile e l'altro femminile, tagliati al di sotto della vita. Entrambi presentano la stessa impostazione caratterizzata dal braccio destro portato al petto mentre il sinistro affiancato alla vita. L'uomo ha una larga toga mentre la donna ha un mantello che quasi imita la disposizione della toga e il capo è scoperto. L'uomo è caratterizzato da una pettinatura semplice simile alle precedenti mentre la donna ha due bande molto espanse pettinate sui lati attraverso una scriminatura centrale. Quest'ultima capigliatura ricorda da vicino quelle in voga in età giulio-claudia e sembra più anziana dell'uomo, forse si tratta di sua madre. Datazione: età giulio-claudia; bibl.: Bieber 1959, p. 392, 417, fig. 29; Zanker 1975, p. 276, fig. 10; Frenz 1985, p. 121, n. 79, tav. 34, 2; Rotili 1986, tav. XV, 1; Kockel 1993, p. 27, nota 230; Palmentieri 2010, p. 655.


- Quinta da sinistra: La stele presenta due busti, uno maschile ed uno femminile, tagliati al di sotto della vita. Il personaggio maschile presenta il braccio destro portato al petto mentre il sinistro affiancato alla vita, mentre la donna ha il braccio destro  piegato e stretto intorno al ventre e incontra il gomito opposto quasi a volerlo supportare nel gesto. Il capo, leggermente piegato verso destra, presenta un volto segnato dall'età. Mentre l'uomo è raffigurato calvo ed ha il volto quasi totalmente scheggiato, la donna presenta, al di sotto del velo, una capigliatura caratterizzata da bande pettinate lateralmente ed ondulate a partire dalla scriminatura centrale. Nell'impostazione della figura il personaggio ricorda quello su di una stele, reimpiegata nella chiesa dell'Annunziata ed oggi al Museo del Sannio. La capigliatura invece ricorda quella di Antonia Minore. Datazione: età tiberiana; bibl.: Bieber 1959, p. 392, 417, fig. 29; Zanker 1975, p. 276, fig. 10; Frenz 1985, pp. 120-121, n. 78, tav. 33, 2; Rotili 1986, tav. XV, 1.


- Sesto da sinistra: La stele presenta tre busti, due maschili ed uno femminile, tagliati al di sotto della vita. I tre personaggi replicano lo stesso schema compositivo, costituito dal braccio destro portato sul petto nell'atto di mantenere un lembo della veste. I due personaggi maschili indossano un'ampia toga e presentano una capigliatura costituita da sottili ciocche pettinate in avanti a formare una corta frangia. La donna porta invece il velo sul capo e presenta una capigliatura particolare ed elaborata, costituita da due lunghe trecce che fanno da cornice al volto e che sembrano partire dalla scriminatura centrale. Se per lo stile e lo schema compositivo la stele è assimilabile alle altre già presentate, la capigliatura della donna risulta molto particolare e riprendere modelli di età tardo-repubblicana. Datazione: età augustea; bibl. Bieber 1959, p. 392, 417, fig. 29; Zanker 1975, p. 276, fig. 10; Frenz 1977, p. 16, nota 51; Frenz 1985, p. 123, n. 83, tav. 35, 1; Rotili 1986, tav. XV, 1.


- Settima da sinistra: Sulla stele è rappresentato un busto femminile, tagliato all'altezza del bacino e avvolto in un ampio mantello, che ricopre le braccia e la testa, lasciando scoperte soltanto le mani. Il braccio destro è piegato e portato verso la spalla opposta e con la mano mantiene il lembo del mantello mentre il sinistro è piegato ad angolo retto davanti al ventre. Il volto della donna si presenta pieno, ma non più giovanissimo. La pettinatura è caratterizzata da capelli lisci, poco espansi e pettinati a partire dalla scriminatura centrale. La stele stilisticamente e iconograficamente è confrontabile con una stele reimpiegata nella chiesa dell'Annunziata. Datazione: Età augusto-tiberiana; bibl. Bieber 1959, p. 392, 417, fig. 29; Zanker 1975, p. 276, fig. 10; Frenz 1985, p. 116, n. 67, tav. 30, 2; Rotili 1986, tav. XV, 1; Palmentieri 2010, p. 662.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Bieber 1959: Margarete Bieber, Roman men in Greek himation (Romani palliati). A contribution to the history of copying, ProcAmPhilSoc 103, 1959.


Frenz 1977: Hams G. Grenz, Untersuchungen zu den frühen römischen Grabreliefs, Frankfurt 1977.


Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985.


Kockel, Porträtreliefs römischer Grabbauten, Mainz 1993.


Lo Monaco 1998: Annalisa Lo Monaco, L’ordo libertinus, la tomba, l’immagine: una nota sulla nascita del busto ritratto, BullCom 99, 1998, 85-100.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986.


Zanker 1975: Paul  Zanker, Grabreliefs römischer Freigelassener, JdI 90, 1975.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione18/06/2014 20:59:22
Data ultima revisione03/09/2016 18:08:40
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/380
OggettoBenevento, statua di soldato
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sul lato nord, molto in alto.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

La testa non è pertinente, forse parte del corpo è rilavorata

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

La statua rappresenta un soldato, come si evince dalla lorica con pteryges. La gamba sinistra è avanzata mentre il braccio destro è portato verso il fianco sinistro, nell'atto di mantenere la spada. Tutta la parte anteriore del corpo è coperta dal paludamentum appuntato sulla spalla destra. Questa statua dai profili massicci e dai dettagli approssimativi è in realtà un rilievo. Questo tipo di statue è attestato in ambito funerario ed un esempio estremamente affine si trova al Museo del Sannio (Adamo Muscettola 1991, fig. 25). 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Adamo Muscettola 1991: Stefania Adamo Muscettola, "Appunti sulla cultura figurativa in area irpina", in La romanisation du Samnium aux IIe et Ier siècles av. J.C. Actes du colloque, Naples 4-5 novembre 1988, Napoli 1991.


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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione23/06/2014 21:47:17
Data ultima revisione06/11/2016 20:04:01
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/396
OggettoBenevento, statua di togato
Collocazione attuale

Benevento, palazzo in via San Filippo.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Mancano la testa e i piedi. L'intera parte destra della statua è inglobata nella muratura

CronologiaEtā augustea
Descrizione

La statua acefala raffigura un personaggio maschile stante sulla gamba sinistra mentre la destra è flessa. Indossa un'ampa toga al di sopra di una tunica. Non si vede il braccio sinistro a causa dell'attuale collocazione mentre il destro è piegato e portato sull'addome nell'atto di stringere un lembo del balteus della toga. L'ampia toga gira intorno alla spalla sinistra per poi ricadere sulla destra in un lungo sinus che tocca il ginocchio. Al centro è formato un ricco umbo a forma di U.

Questo tipo di toga in cui il risvolto a forma di U fuoriesce dal balteus è diffuso a partire dall'età augustea e diviene, per tutta l'età imperiale, la più utilizzata (vd. Götte 1990). Dal punto di vista stilistico si nota una certa accuratezza nella resa della fitta serie di pieghe ed una quasi completa assenza di schematismi che, pur rimanendo all'interno di una produzione locale, sembra potersi collocare in età augustea. La statua doveva essere completata con una testa ritratto.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Götte 1990: Hans Rupprecht Götte, Studien zu römischen Togadarstellungen, Mainz 1990.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 652.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, “Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento”, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, (Spoleto, 20-23 ottobre 2002; Benevento, 24-27 ottobre 2002), Spoleto 2003, p. 1569, fig. 9.


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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione13/07/2014 12:28:52
Data ultima revisione06/11/2016 20:32:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/416
OggettoBenevento, stele con busto femminile
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Manca un'antefissa e presenta diverse scheggiature sulle lesene, sul mantello e sul volto.

CronologiaEtā tiberiana
Descrizione

La stele è formata da un'edicola con lesene lisce e capitelli, che sorreggono l'architrave e il timpano triangolare, decorato con due lepri a rilievo. Agli angoli del timpano vi erano due antefisse a palmetta, di cui una oggi mancante.

All'interno dell'edicola è rappresentato a rilievo il busto di una donna capite velato, tagliato all'altezza del vita. La donna è avvolta in una tunica e in un mantello che le copre le spalle e il braccio destro piegato e portato al petto. Il mantello, attraverso ampie pieghe semicircolari, ricade sul ventre e poi si avvolge ancora intorno al braccio sinistro. La mano destra sembra mantenere un lembo del mantello e portarlo verso l'alto per coprirsi.

L'attuale stato di conservazione non permette di capire bene la tipologia di capigliatura, che sembra, tuttavia, essere caratterizzata da una scriminatura centrale e da bande voluminose di capelli che si distribuiscono sulle tempie. Questo tipo di pettinatura è tipico degli ultimi ritratti di Livia, di età tiberiana, e di alcuni ritratti di età giulio-claudia (sui ritratti di Livia vd. Winkes 1995).

Per la forma e la posizione del corpo il busto è confrontabile con il terzo dei quattro busti della stele conservata nel giardino della Rocca dei Rettori (vd. Frenz 1985, tav. 43).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note

La stele è riportata in Palmentieri 2010 come inedita ma risulta pubblicata tra le stele studiate da Frenz 1985, dove, tuttavia, si menziona la presenza nel timpano di un vaso da cui bevono due persone al posto delle lepri.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, 128, tav. 40, 1. 


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 638. 


Winkes 1995: Rolf Winkes, Livia, Octavia, Iulia: Porträts und Darstellungen, Providence 1995.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/05/2014 19:43:57
Data ultima revisione03/09/2016 18:10:04
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/351
OggettoBenevento, stele con busto maschile
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, reimpiegata nell'angolo nord-ovest del paramento murario, in basso.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Manca la testa.

Cronologia
Descrizione

Della stele, priva di bordi, rimane solamente il busto di uomo, tagliato all'altezza della vita, avvolto in una toga exigua. Il braccio destro è piegato e portato davanti al ventre, intorno al quale si stringe il balteus. Il braccio destro è piegato e portato in avanti e sembra mantenere un volumen. Lo schema della figura è quello convenzionale e molto attestato sulle stele funerarie di Benevento.

Il rilievo sembra scalpellato lungo il perimetro della figura, così da eliminare il fondo neutro della stele.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, p. 125, tav. 38, 4.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, tesi dottorato 2010, p. 639.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione29/04/2014 17:53:33
Data ultima revisione06/11/2016 13:42:07
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/347
OggettoBenevento, stele con busto maschile
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Manca il bordo inferiore. Diverse scheggiature soprattutto sul collo, mentre la superficie del viso è quasi completamente abrasa.

CronologiaEtā augusto-tiberiana
Descrizione

La stele è contornata da un'impalcatura architettonica costituita da due lesene lisce, che sostengono, attraverso due capitelli, un timpano triangolare modanato e decorato nel centro da una rosetta a sei petali. Nel campo centrale è rappresentato il busto di uomo, tagliato all'altezza della vita e avvolto interamente nella toga exigua. Quest'ultima è caratterizzata da fitte pieghe poco profonde ma estrememente lineari. Il braccio destro è stretto al petto e mantiene la toga mentre il sinistro è accostato al bacino e sembra portare nella mano il volumen.  

Il volto si imposta su un collo massiccio ma è sproporzionato poiché di dimensioni ridotte rispetto alla possente volumentria del corpo. Dal perfetto ovale del volto fuoriescono solo le orecchie. I tratti del viso non sono più ravvisabili per lo stato di conservazione della superficie mentre i capelli sembrano trattati a piccole ciocche e ricadere sulla fronte in una frangia. 

Per il tipo di capigliatura e di toga il busto è databile in età augustea o al massimo nella prima età tiberiana. La sproporzione del corpo è il risultato evidente di una lavorazione separata del corpo e del volto come denotano anche alcuni tratti stilistici. 

Per il tipo di lavorazione del panneggio e per la posizione del corpo, la stele in esame ricorda quelle di Publio Oppio Pamphilo al Museo del Sannio (Frenz 1985, p. 133, tav. 44, 1), mentre la stessa rosetta a sei petali è attestata su una stele dei magazzini del Museo del Sannio (Frenz 1985, p. 129, tav. 40, 2).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, p. 128, tav. 39, 4. 


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 638.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/05/2014 19:24:03
Data ultima revisione06/11/2016 13:35:11
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/350
OggettoBenevento, stele con busto maschile acefalo
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Manca la testa e la parte superiore della cornice. Presenti diverse scheggiature lungo il bordo.

CronologiaEtā augustea
Descrizione

La stele, del tipo a cassetta poiché decorata da un semplice listello liscio che correva lungo tutto il bordo della lastra, è caratterizzata da un busto, tagliato all'altezza della vita. La testa è stata forse asportata per essere sostituita da una nuova medievale poiché è stato ricavato un incavo nella zona del collo.

La posizione del corpo è quella convenzionale. Avvolto nella toga exigua, il braccio destro è portato al petto e tiene un lembo della veste con la mano, mentre l'arto sinistro non è conservato ma presumibilimente era tenuto a fianco del bacino. 

Il busto si contraddistingue per una lavorazione estremamente naturalistica della mano destra in si intravedono facilmente i nervi e le ossa e da pieghe, che, diversamente da molte diffuse nel territorio beneventano, sono poco schematiche e seguono le onde formate dal movimento del braccio. Naturalistica è la resa del bordo della toga reso a maggior rilievo e avvolto in un giro stretto intorno alla mano. Uno stile così distinto è ravvisabile a Benevento e nel territorio circostante solo in una stele reimpiegata nel campanile del Duomo (Frenz 1985,p. 114, tav. 29, 1).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, 114-115, tav. 29, 2. 


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 638-639.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, tav IV, fig. 8.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 11:50:27
Data ultima revisione03/09/2016 18:14:09
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/352
OggettoBenevento, stele con ritratto femminile
Collocazione attuale

La stele è attualmente murata nel muro dell'ex ospedale dell'Annunziata

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

La superficie presenta diverse scheggiature e abrasioni. Manca il naso della defunta mentre le lesene che componevano la cornice architettonica della stele sono ricoperte da stuccature.

Cronologiaprima etā augustea
Descrizione

La stele funeraria è decorata superiormente da un timpano, al centro del quale campeggia una testa maschile barbata in cattivo stato di conservazione. Questo è disposto al di sopra di un piccolo architrave e di una cornice modanata, sorretti ai lati da due lesene, che conferiscono al rilievo una struttura architettonica che incornicia la figura centrale. Tuttavia, la stuccatura che è stata fatta nel momento in cui la stele è stata posizionata nel muro, o forse successivamente, ha coperto gli angoli terminali del timpano e le lesene. Questo tipo di stele è molto diffuso nell'area beneventana ed irpina (Frenz 1985, pp. 43-56), meno, invece, in area urbana (Kockel 1993, p. 10).

Al centro, su un piano più basso, è rappresentato un busto femminile, tagliato all'altezza del bacino e avvolto in un ampio mantello, che ricopre le braccia e la testa, lasciando scoperte soltanto le mani. Il braccio destro è piegato e portato verso la spalla opposta e con la mano mantiene il lembo del mantello mentre il sinistro è piegato ad angolo retto davanti al ventre e la mano presenta il dito indice e il medio alzati. Il volto della donna si presenta pieno, ma non più giovanissimo, e dagli zigomi espansi. Risaltano per l'accuratezza esecutiva la piccola e delicata bocca e gli occhi amigdaloidi. La pettinatura è caratterizzata dalla cosiddetta Nodusfrisur, che si compone di un ampio ciuffo centrale riportato indietro e pettinato in modo da creare un ampio rigonfiamento mentre, sulle tempie, i capelli sono avvolti in due bande che si attorcigliano su se stesse man mano che scendono verso le orecchie. Questo tipo di pettinatura è tipica dei decenni tra il secondo triumvirato e la prima età augustea ed è attestata soprattutto nei ritratti di Livia, moglie di Augusto, nel tipo Albani-Bonn (Winkes 1995). La Nodusfrisur è ovviamente una delle pettinature più attestate su queste stele, che hanno un'ampissima diffusione tra I sec. a.C. e I sec. d.C. (Kockel 1993, pp. 32-49), soprattutto nei ritratti di liberti che hanno più spiccati intenti autocelebrativi tramite rappresentazioni iconiche e assimilazioni alla dinastia regnante. Secondo una consolidata tradizione di studi (Lo Monaco 1998, con bibl. prec. a nota 4), i rilievi funerari con busto ritratto sono stati creati proprio per l'ordo libertinus e sarebbero una riformulazione delle statue intere togate di gentes aristocratiche, dovuta a ragioni economiche. Secondo Annalisa Lo Monaco, questa scelta iconografica può essere stata ispirata da una tradizione ben diffusa in ambito etrusco e trasmessa poi a Roma. Nel ritratto in esame si ravvisano, infatti, oltre alla pettinatura, molti tratti in comune con Livia, negli zigomi larghi e alti e nella piccola bocca incorniciata dalle pieghe labio-nasali, come ad esempio in un ritratto giovanile di Pesaro (Fabbrini 1956-57).

I tratti sommari ed essenziali, che contraddistinguono la resa del panneggio, con linee marcate nella definizione delle pieghe e nelle mani di dimensione eccessiva, si ritrovano in molte stele provenienti dall'area beneventana o irpina e nelle altre reimpiegate negli edifici della città, come ad esempio una stele con coppia di defunti del Museo di Avellino (Frenz 1985, tav. 41, 1). Il particolare gesto delle due dita tese della mano sinistra lo si ritrova anche su una stele con dextrarum iunctio da Baranello, in provincia di Campobasso (Frenz 1985, tav. 54, 1).

La stele proviene con ogni probabilità da una delle necropoli situate lungo le principali strade di accesso alla città (Pensabene, Lupia 2003, p. 1566).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note

Nelle indagini operate da Pensabene, Lupia 2003, sono stati rintracciati 232 elementi di reimpiego nella città di Benevento. Non tutti sono pubblicati o citati ma nella carta a fig. 17 la stele dovrebbe essere una tra i numeri 42-46. 

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Fabbrini 1956-57: Laura Fabbrini, Un ritratto giovanile di Livia nel Museo Oliveriano di Pesaro. Appendice, Studia Oliveriana 4, 1956-57, 163-178.

 

Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985.


Kockel 1993:  Valentin Kockel, Porträtreliefs römischer Grabbauten, Mainz 1993.

 

Lo Monaco 1998: Annalisa Lo Monaco, L’ordo libertinus, la tomba, l’immagine: una nota sulla nascita del busto ritratto, BullCom 99, 1998, 85-100.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, 1570.

 

Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986, 21, tav. XIII, 2.

 

Winkes 1995: Rolf Winkes, Livia, Octavia, Iulia: Porträts und Darstellungen, Providence 1995.

Allegati
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione27/03/2013 17:41:01
Data ultima revisione03/09/2016 18:15:16
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/273
OggettoBenevento, stele con soldato
Collocazione attuale

La stele è attualmente murata nel muro dell'ex ospedale dell'Annunziata

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Forti abrasioni su tutta la superficie, in special modo sul viso. Manca l'avambraccio destro.

CronologiaPrima metā del I secolo d.C.
Descrizione

In una nicchia quadrangolare, incorniciata da un semplice bordo liscio, campeggia un busto rappresentato di tre quarti. A causa del pessimo stato di conservazione la maggior parte del rilievo risulta illeggibile. Si nota, tuttavia, che il capo ha un profilo squadrato, da cui emergono le orecchie, e una pettinatura a corte ciocche che scendono sulla fronte. Il corpo, quasi compresso all'interno dello spazio quadrangolare, è coperto dalla lorica, mentre la parte superiore è avvolta nel paludamentum. Il braccio destro è piegato ad angolo retto e portato davanti all'addome, mentre del sinistro si vede solo la mano che stringe il fodero della spada, di cui si vede parte dell'elsa. Nonostante per il taglio della figura non sarebbero stati visibili, o lo sarebbero stati solo parzialmente, nella parte bassa si intravedono i Pteryges.

La stele rientra tipologicamente nei rilievi a cassetta, diffusi tra l'età tardorepubblicana e la prima metà del I sec. d.C. (Kockel 1993). La rappresentazione allude chiaramente ad un soldato, di cui sono note alcune attestazione nell'area beneventana ed irpina, come ad esempio rilievi con soldato e cavallo da Avellino, e a Benevento, reimpiegati nella Rocca dei Rettori e nel campanile del Duomo, datati tra l'età augustea e la metà del I sec. d.C. (Frenz 1985). Quest'ultimo è significativamente posto al centro rispetto della serie di rilievi funerari reimpiegati sul campanile. Una impostazione simile delle braccia e della spada è presente su una stele di Altilia (Frenz 1985, n. 128).

Questo tipo di rappresentazioni di soldati risulta attestato soprattutto nelle province, in cui era più comune la presenza e la volontà di mostrare il proprio status militare, spesso associandovi i segni delle onorificenze ricevute (vedi ad esempio la famosa stele di M. Caelio a Bonn, Rinaldi Tufi 1988). In ambito urbano è molto raro, poiché attestato in un solo caso su un rilievo conservato a Boston con cinque busti, di cui il centrale loricato (Kockel 1993, cat. J1), mentre risulta più comune il caso della rappresentazione eroica, in cui il busto è coperto solo dal mantello ripiegato sulla spalla (Kockel 1993, p. 25).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, 1570.

 

Rinaldi Tufi 1988: Sergio Rinaldi Tufi, Militari romani sul Reno. L’iconografia degli “Stehende Soldaten” nelle stele funerarie del I sec. d.C., Roma 1988.


Kockel 1993:  Valentin Kockel, Porträtreliefs römischer Grabbauten, Mainz 1993.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione27/03/2013 17:50:01
Data ultima revisione03/09/2016 18:16:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/274
OggettoBenevento, stele di cavaliere
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Forte scheggiatura nell'angolo inferiore sinistro. Manca quasi totalmente il timpano dell'edicola. Il volto è parzialmente rilavorato.

CronologiaPrima metā del I secolo d.C.
Descrizione

La stele è composta da un'edicola, formata da due lesene lisce che sostengono un timpano dalla cornice profilata ma quasi totalmente perduto. All'interno del timpano si trova una falera a rilievo. Nella nicchia dell'edicola si trovano invece i due terzi di una figura maschile loricata e ammantata. Della lorica si vede bene un alto cingulum con pteryges lungo la vita. Il braccio sinistro è piegato a coprire l'addome mentre il destro è aperto di lato a mantenere le briglie del cavallo postogli di fianco. La mano del cavaliere in realtà spuntano dal bordo sinistro, mostrando una certa incertezza compositiva. Il cavallo è presentato con il muso di prospetto mentre il corpo continua alle spalle del cavaliere. Sui piani morbidi della pelle si trovano le cinghie del morso decorate con due dischi tra le orecchie e sul muso. 

Il volto del soldato, infine, si presenta spigoloso negli zigomi e nel mento. Le sopracciglia sono aggrottate mentre gli occhi, di piccole dimensioni, hanno la pupilla incisa. La capigliatura è resa attraverso singole lunghe incisioni secondo una pettinatura dai volumi espansi e la corta frangia. Nei tratti del volto si ravvisano, come accade per tutta la serie di stele del campanile della cattedrale, decise rilavorazioni, volte probabilmente ad uniformare le sculture antiche ai criteri visivi ed iconografici del XIII secolo.

La stele si inserisce stilisticamente all'interno della ricca produzione locale di carattere funerario, anche se mostra una maggiore accuratezza nella resa del panneggio. La capigliatura dal punto di vista tecnico può essere collocata probabilmente in età giulio-claudia. Dal punto di vista compositivo l'unico esempio di stele con soldato con cavallo a fianco è una stele che si trova a Benevento, reimpiegato nella Rocca dei Rettori. In questi due casi il defunto vuole chiaramente mostrare il proprio status di cavaliere romano.

Il rilievo è posto al centro della serie stele del campanile che "guardano" i cittadini, evidentemente con l'intento di assimilare il ruolo del cavaliere romano a quello dei cavalieri di quell'epoca. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Bieber 1959: Margarete Bieber, Roman men in Greek himation (Romani palliati). A contribution to the history of copying, ProcAmPhilSoc 103, 1959, 392, 417, fig. 29.


Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, 140, n. 116, tav. 51.

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 653-654.

 

Rebecchi 1976: Le stele di età tetrarchica al Museo di Aquileia. Documenti tardo-antichi per la storia della città, Aquileia nostra 47, 1976, 88, fig. 13.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986, 22, tav. XV, 1.


Spalthoff 2010: Benjamin Heinrich Spalthoff, Repräsentationsformen des römischen Ritterstandes, Rahden 2010, 165, n. 19, fig. 200.


Zanker 1975: Paul  Zanker, Grabreliefs römischer Freigelassener, JdI 90, 1975, 278, fig. 10.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione18/03/2013 11:35:29
Data ultima revisione03/09/2016 18:17:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/268
OggettoBenevento, stele di cavaliere
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, sulla facciata settentrionale a circa 3 m di altezza.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Manca l'angolo sinistro della stele e la porzione destra del volto dell'uomo.

CronologiaEtā augustea
Descrizione

La stele è composta da un'edicola, formata da colonnine lisce, senza base e sormontate da schematici capitelli e da un timpano dai bordi modanati, in cui sono realizzati una rosetta e due uccellini a rilievo. Questo tipo di stele ad edicola è molto diffuso nell'area beneventana ed irpina (Frenz 1985, pp. 43-56), meno, invece, in area urbana (Kockel 1993, p. 10).

Al centro campeggia un busto maschile, tagliato all'altezza del ventre, rappresentato con indosso la toga avvolta intorno al braccio destro piegato davanti al petto. Il volto, seppur in pessimo stato di conservazione, è squadrato e impostato su un collo vigoroso. I capelli sono trattati a piccole ciocche leggermente ondulate e pettinate verso la fronte. 

Sul lato sinistro vi è un cavallo rappresentato di prospetto. Nella nicchia sono rappresentati sia la parte anteriore del corpo con l'inizio delle zampe sia la testa. Il cavallo ha le briglia fra i denti e una cinghia sulla fronte. 

Più che del ritratto di un soldato siamo di fronte alla rappresentazione di un cittadino romano, anche se probabilmente di origine libertina, in cui viene ostentato il possesso di un cavallo. Il confronto migliore si può rintracciare nella stele reimpiegata, sempre a Benevento, sulla facciata del campanile del Duomo. 

Per il tipo di toga la stele è databile all'età augustea.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985.

 

Kockel 1993:  Valentin Kockel, Porträtreliefs römischer Grabbauten, Mainz 1993.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, tesi dottorato 2010, p. 636

 

Rebecchi 1976: Le stele di età tetrarchica al Museo di Aquileia. Documenti tardo-antichi per la storia della città, Aquileia nostra 47, 1976, p. 88, fig. 14.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986, tav. XII, 1.


Spalthoff 2010: Benjamin Heinrich Spalthoff, Repräsentationsformen des römischen Ritterstandes, Rahden 2010, p. 167, n. 24, figg. 13-14.


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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione27/04/2014 21:15:11
Data ultima revisione06/11/2016 13:32:56
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/343
OggettoBenevento, stele di togato
Collocazione attuale

Murata all'esterno di Porta Rettore.

Prima attestazione
Materiale
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione
Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
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Data di compilazione10/05/2013 11:00:59
Data ultima revisione20/01/2015 22:39:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/281
OggettoBenevento, stele funeraria
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sulla facciata est, in alto.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Sono presenti alcune scheggiature lungo il bordo superiore.

CronologiaPrima metā del I sec. d.C.
Descrizione

La stele presenta due busti, uno maschile e l'altro femminile, di proporzioni piuttosto tozze e tagliati per questo all'altezza della vita. Entrambi presentano il braccio destro portato davanti all'addome e con la mano mantengono un lembo dell'ampia toga, mentre il braccio sinistro è allineato al fianco sinistro. La figura femminile presenta una capigliatura molto particolare, i capelli sono infatti pettinati verso il basso a partire dalla scriminatura centrale e coprono le orecchie, quasi come se fossero sciolti e non raccolti in una crocchia. Il rilievo, rispetto agli altri esempi beneventani risulta nei tratti estremamente essenziale.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1977: Hams G. Grenz, Untersuchungen zu den frühen römischen Grabreliefs, Frankfurt 1977, 60, nota 213.


Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, 122, n. 81, tav. 34, 1.


Zanker 1975: Paul  Zanker, "Grabreliefs römischer Freigelassener", JdI, 90, 1975, 276, fig. 11.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione18/06/2014 21:14:06
Data ultima revisione06/11/2016 20:00:56
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/381
OggettoBenevento, stele funeraria
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sulla facciata nord, in alto.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Manca l'antefissa di sinistra. Presente qualche scheggiatura sul volto e sul busto

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

La stele funeraria è decorata superiormente da un timpano, al centro del quale campeggiano due tritoni che mantengono un vaso. Questo è disposto al di sopra di un piccolo architrave e di una cornice modanata, sorretti ai lati da due lesene, che conferiscono al rilievo una struttura architettonica che incornicia la nicchia centrale. Alle due estremità vi erano antefisse in forma di semipalmetta, di cui oggi se ne conserva soltanto una.

All'interno di quest'ultima vi sono due busti, uno maschile e l'altro femminile, tagliati al di sotto della vita. Entrambi presentano la stessa impostazione caratterizzata dal braccio destro portato al petto mentre il sinistro affiancato alla vita. L'uomo ha una larga toga e porta una capigliatura molto semplice, con capelli corti trattati a singole lunghe ciocche che aderiscono fortemente alla calotta cranica. lLa donna, invece, ha un mantello che quasi imita la disposizione della toga e il capo è scoperto. La capigliatura è molto particolareggiata, presenta infatti capelli organizzati in due grosse bande laterali a partire dalla scriminatura centrale e trattati a singole grosse ciocche, confrontabile, secondo Frenz, con un ritratto di Philadelphia ed uno degli Uffizi.


Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, 130, n. 99, tav. 41, 2.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 660.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione18/06/2014 21:19:27
Data ultima revisione06/11/2016 19:59:38
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/382
OggettoBenevento, stele funeraria
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sul lato occidentale.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

I volti dei due defunti sono totalmente scheggiati. Manca una buona parte del bordo superiore.

CronologiaSecondo quarto del III sec. d. C.
Descrizione

La stele è del tipo a cassetta, che secondo una consolidata tradizione di studi (Lo Monaco 1998, con bibl. prec. a nota 4), i rilievi funerari con busto ritratto sono stati creati proprio per l'ordo libertinus e sarebbero una riformulazione delle statue intere togate di gentes aristocratiche, dovuta a ragioni economiche. All'interno della nicchia troviamo due busti, uno maschile e l'altro femminile, tagliati al di sotto della vita. Entrambi presentano la stessa impostazione caratterizzata dal braccio destro portato al petto mentre il sinistro affiancato alla vita. L'uomo ha una larga toga mentre la donna ha un mantello che quasi imita la disposizione della toga e il capo è velato. Per il tipo di toga e per lo stile la stele è inquadrabile in età giulio-claudia.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, 121, n. 80, tav. 34, 3.


Kleiner, Kleiner 1976: D.E.E. Kleiner, F.S. Kleiner, Two Romano-Provençal portrait reliefs. American School of Classical Studies. Athenian Agora excavations, MEFRA 88, 1976, 254, fig. 13.


Lo Monaco 1998: Annalisa Lo Monaco, L’ordo libertinus, la tomba, l’immagine: una nota sulla nascita del busto ritratto, BullCom 99, 1998, 85-100.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione22/06/2014 20:48:30
Data ultima revisione03/09/2016 18:19:25
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/393
OggettoBenevento, stele funeraria
Collocazione attuale

Benevento, palazzo in via De Caro.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Diverse scheggiature su tutta la superficie in special modo sui volti.

CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

I busti, tagliati all'altezza della vita di due personaggi, il primo maschile vestito di toga exigua dalle pieghe fitte e corsive e il secondo femminile dalla pesante veste e dal mantello che copre il capo, sono inquadrati da un edicola formata da lesene e capitelli che sorreggono un timpano triangolare modanato. All'interno del timpano campeggia un fiore dai petali appuntiti. 

La stele stilisticamente rientra nelle produzioni locali dell'area sannitica ed irpina in cui i defunti, marito e moglie, sono rappresentati con immediatezza ed essenzialità. Si tratta di un rilievo piuttosto convenzionale sulle stele funerarie romane, che si diffondono soprattutto tra I sec. a.C. e I sec. d.C. e attribuibili per lo più all'ordo libertinus (Lo Monaco 1998, con bibl. prec. a nota 4).Per il tipo di toga e di stile, piuttosto accurato nelle proporzioni e nella resa del panneggio, la stele può datarsi in età tardo repubblicana.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Lo Monaco 1998: Annalisa Lo Monaco, "L’ordo libertinus, la tomba, l’immagine: una nota sulla nascita del busto ritratto", BullCom, 99, 1998, 85-100.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione11/07/2014 17:24:28
Data ultima revisione06/11/2016 20:36:33
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/413
OggettoBenevento, stele funeraria
Collocazione attuale

Benevento, palazzo Margiacca.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneManca completamente il bordo. La superficie sui volti č abrasa
CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

La stele presenta un personaggio maschile vestito di toga ed uno femmiline vestito con un mantello che copre diagonalmente il corpo, nell'atto di stringersi la mano, in segno di unione (dextrarum iunctio). La particolarità è che, in maniera piuttosto goffa, la donna per porgere la mano destra al marito e per essere raffigurata frantalmente gira il gomito in maniera del tutto innaturale. Un simile gesto è presente su una stele di Baranello (Campobasso, Frenz 1985, tav. 54, 1). Altri particolari sono impossibili da definire per lo stato di conservazione del rilievo.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione11/07/2014 17:45:44
Data ultima revisione03/08/2014 20:25:35
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/414
OggettoBenevento, stele funeraria
Collocazione attuale

Benevento, palazzo in vico Volpe.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneMancano le teste e il bordo sinistro. Profonde scheggiature su tutta la superficie.
CronologiaEtā claudia
Descrizione

La stele presenta quattro busti, il primo, il secondo e il quarto maschili ed il terzo femminile, tagliati al di sotto della vita e chiusi in una edicola di cui rimane solo parte della base della lesena a sinistra. I tre personaggi replicano lo stesso schema compositivo, costituito dal braccio destro portato sul petto nell'atto di mantenere un lembo del balteus della toga nel caso degli uomini e del mantello nel caso della donna. Sotto la toga e il mantello i quattro personaggi portano una veste con scollo a V. I tre personaggi maschili indossano un'ampia toga, che, all'altezza dell'addome forma un ricco umbo. La donna porta invece il velo sul capo e i resti di riccioli che scendono sulle spalle denota che portasse una capigliatura tipica di Agrippina Minore e dunque in voga in età claudia. La resa stilistica del panneggio sembra piuttosto accurata nonostante la standardizzazione e la serialità dell'immagine. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985, p. 21.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 647.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, fig. 12.


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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione13/07/2014 11:57:12
Data ultima revisione13/07/2014 11:57:12
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/415
OggettoBenevento, stele funeraria
Collocazione attuale

Benevento, in un muro di fronte palazzo Margiacca

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneLa superficie č fortemente abrasa, soprattutto nella zona del volto. Mancano completamente i bordi della stele.
CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

La stele presenta un personaggio maschile vestito di toga ed uno femmiline vestito con un mantello che copre diagonalmente il corpo, nell'atto di stringersi la mano, in segno di unione (dextrarum iunctio). Un simile gesto è presente su una stele di Baranello (Campobasso, Frenz 1985, tav. 54, 1) e su un'altra di Benevento, murata sulla facciata di palazzo Margiacca. Altri particolari sono impossibili da definire per lo stato di conservazione del rilievo.

Al di sopra della stele è murato un altro rilievo con figura maschile di proporzioni ridotte e goffe, il cui stato di conservazione non permette ulteriori analisi.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/08/2014 20:11:22
Data ultima revisione03/08/2014 20:11:22
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/430
OggettoBenevento, timpano di stele funeraria
Collocazione attuale

Benevento, casa in via Giovanni De Vita 36.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneManca l'angolo sinistro e gran parte degli acroteri. La superficie č fortemente danneggiata.
CronologiaEtā tardo-repubblicana
Descrizione

Il timpano presenta, all'interno di uno spazio triangolare dai bordi modanati, una protome femminile, facilmente identificabile con una Gorgone per i capelli resi a grosse ciocche e sconmpigliati e per la forma tondeggiante del volto. Completano il campo decorativo due tralci vegetali da cui spuntano un fiore e un bulbo. Alle estremità superiori del timpano sono parzialmente conservati gli acroteri fitomorfi. Il volto della Gorgone è ben confrontabile con una Gorgone rappresentata su un blocco con ritratto di destinazione funeraria ad Isernia (Frenz 1985, tav. 55, 1).

Il timpano doveva costituire la decorazione superiore di una stele funeraria.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985.

Allegati
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione03/08/2014 21:12:24
Data ultima revisione20/01/2015 18:20:48
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/432
OggettoBenevento, tre frammenti di trabeazione con fregio a ghirlande
Collocazione attuale

Benevento, Rocca dei Rettori, nel paramento murario ad est. I primi due sono posizionati l'uno sull'altro mentre il terzo è ad un'altezza maggiore.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

I blocchi sono quasi integri, presenti solo alcune scheggiature sulla superficie

CronologiaEtā tardo-repubblicana - etā augustea
Descrizione

I tre blocchi sono pertinenti ad una decorazione architettonica di un medesimo edificio e presentano dimensioni e decorazioni simili. Sul fregio infatti è presente un motivo ornamentale formato da bucrani, visti frontalmente, a cui sono legati, attraverso bende pendenti sui lati, ghirlande di frutta e fiori. Al di sotto del fregio è presente, lavorato nello stesso blocco, l'architrave a due fasce sormontato da un coronamento costituito da una gola rovescia e un listello liscio.

I tre blocchi sono affini dal punto di vista stilistico e dimensionale ad un altro blocco conservato al Museo del Sannio. I quattro blocchi dovevano comporre la decorazione architettonica di un monumento, probabilmente funerario. Sappiamo che questo genere di decorazioni è molto comune in età romana e trova la sua massima espressione, in ambito sacro, nella decorazione del recinto interno dell'Ara Pacis Augustae a Roma. In ambito funerario è ad esempio utilizzato nella decorazione del mausoleo di Cecilia Metella ed inoltre è uno dei motivi principali che ornano i sarcofagi già a partire dal cosiddetto sarcofago Caffarelli, conservato a Berlino, che costituisce un confronto puntuale con il fregio in esame (sull'ambito funerario del motivo delle ghirlande vd. Zanker 2008, pp. 34-35 e Herdejürgen 1996, pp. 25-26). 

Lo stile molto fine e la volumetria delicato del rilievo collocano i fregi tra la fine dell'età repubblicana e l'età augustea. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Herdejürgen 1996: Helga Herdejürgen, Die dekorativen römischen Sarkophage. Stadtrömische und italische Girlandensarkophage. Die Sarkophage des ersten und zweiten Jahrhunderts, in ASR, VI, 2, 1, Berlin 1996.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 642.


Pensabene, Lupia 2003: Patrizio Pensabene, Aurora Lupia, Il reimpiego nel periodo longobardo a Benevento, in I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto, 20-23 ottobre 2002. Benevento, 24-27 ottobre 2002, Spoleto 2003, tav IV, fig. 8.


Zanker 2008: Paul Zanker, Vivere con i miti: l'iconografia dei sarcofagi romani, Torino 2008.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione04/05/2014 16:08:14
Data ultima revisione03/09/2016 18:20:45
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/360
OggettoBenevento, tre stele funerarie contigue
Collocazione attuale

Benevento, campanile della cattedrale, sul lato ovest.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione
CronologiaEtā giulio-claudia
Descrizione

Le tre stele poste su questo lato del campanile riprendono idealmente la serie presente sul lato principale nord del campanile. Anche in questo caso si tratta di stele a cassetta, in cui i volti dei defunti si presentano parzialmente rilavorati.

Non è ben chiaro se si tratta di tre stele oppure di un'unica stele divisa in tre parti, dal momento che non vi sono dobbi bordi. I tre personaggi, comunque, sembrano stilisticamente affini e presentano una stessa impostazione caratterizzata dal braccio destro portato sul petto e il sinistro affiancato alla vita. La prima figura da sinistra è una donna ammantata e con capo coperto dal velo, sotto il quale si vede una pettinatura molto semplice con capelli lisci pettinati verso le tempie a partire dalla scriminatura centrale. Molto particolare è la presenza di un bimbo ancora in fasce, mantenuto con il braccio sinistro. Stilisticamente e iconograficamente risulta affine alla terza stele reimpiegata sul lato nord del campanile (Zanker 1975, p. 302; Frenz 1977, p. 19; Frenz 1985, p. 117, n. 71, tav. 30, 4; Rotili 1986, p. 22, tav. XIV; Palmentieri 2010, p. 662).

Segue il busto di un uomo, il quale indossa un'ampia toga e presentano una capigliatura costituita da sottili e lunghe ciocche pettinate in avanti a formare una corta frangia. Messe molto in risalto sono le orecchie, viste quasi di prospetto (Frenz 1977, p. 14, nota 44; Frenz 1985, p. 114, n. 63, tav. 29, 1).

Le ultime due figure sono due donne, dalla simile iconografia ma profondamente diverse per capigliatura. La prima infatti presenta due trecce che incorniciano il volto, partendo probabilmente dalla scriminatura centrale, ed in questo è del tutto simile alla figura femminile sulla sesta stele del lato nord del campanile. La seconda invece presenta due bande ondulate pettinate verso le tempie a partire dalla scriminatura centrale. Le singole ciocche sono rese attraverso l'uso dello scalpello (Frenz 1977, p. 15, nota 48; Frenz 1985, p. 120, n. 76, tav. 33, 1; Rotili 1986, p. 22, tav. XIV, 3; Palmentieri 2010, p. 661). 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichitā
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Frenz 1977: Hams G. Grenz, Untersuchungen zu den frühen römischen Grabreliefs, Frankfurt 1977.


Frenz 1985: Hans G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel- und Süditalien, Archaeologica 37, Rom 1985.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010.


Rotili 1986: Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda: l'immagine urbana, Benevento 1986.


Zanker 1975: Paul  Zanker, Grabreliefs römischer Freigelassener, JdI 90, 1975.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione19/06/2014 18:55:26
Data ultima revisione03/09/2016 18:22:43
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/386
DenominazioneBenevento, Archivio storico del Comune
Scheda CittāBenevento
Sede storica

Museo Provinciale del Sannio

Tipologia
Soggetti produttori

- Pontefici

- Sovrani

- Universitas di Benevento

- Chiesa e ospedale dell’Annunziata di Benevento

Storia dell'archivio

La documentazione dell’Archivio storico del Comune di Benevento fa parte integrante dell’archivio storico e della biblioteca del Museo del Sannio. Nel 1929 il Consiglio Provinciale di Benevento istituì la Biblioteca del Sannio, in osservanza alle norme di legge che affidavano alle biblioteche di capoluogo il ruolo di istituti di ricerca e di pubblica lettura. La biblioteca fu aggregata agli altri istituti culturali della Provincia, il Museo del Sannio, fondato nel 1873, e l'Archivio Storico, istituito nel 1909, con i quali costituì un organismo complesso, affidato alla direzione di Alfredo Zazo. Per tale organismo fu necessario acquisire una sede più ampia della Rocca dei Rettori, dov'erano ubicati fin dall'origine il Museo e l'Archivio del Sannio: di qui l'acquisto del complesso architettonico monumentale di Santa Sofia. Nel 1973 l’archivio fu definitivamente incorporato al Museo del Sannio.

 

Consistenza dell'Archivio
Fondi archivistici
  1. ACBn, Fondo pergamenaceo (1191-1745), 178 pergg.

A) Bullae Summorum Pontificum et Sedis Apostolicae Legatorum (1221-1592), 24 pergg.

B) Brevia Summorum Pontificum (1417-1745), 99 pergg.

C) Diplomata imperatorum, regum et principum (1191-1495), 22 pergg. D) Varia spectantia ad communitatem et particulares (1384-1673), 33 pergg.

  1. ACBn, Fondo cartaceo (secc. XIV-XX).
  2. ACBn, SS. Annunziata (1279-1633), pergg. 790.
Strumenti di corredo

- ACBn, Inventario dell’Archivio storico del Comune di Benevento (secc. XII-XVIII), a cura di Gilberta Famiglietti.

- ACBn, Inventario parziale delle pergamene, 1710.

- ACBn, Inventario del fondo cartaceo (secc. XIV-XX).

 

Raccolte e miscellanee

L’Archivio storico del Comune di Benevento conserva centinaia di pergamene e volumi manoscritti cartacei datati tra il XII e il XIX secolo. Si riporta di seguito una selezione di documenti, d’età medievale e moderna, riguardanti direttamente l’amministrazione cittadina.

Dei documenti pergamenacei e dei volumi manoscritti sono riportati, nell’ordine: il fondo archivistico, la sezione, il numero di corda dell’unità archivistica, il titolo del documento, gli estremi cronologici, il numero di tomo, ove presente, e la consistenza in carte.

  1. ACBn, Fondo pergamenaceo (1191-1745)
  • Bullae Summorum Pontificum et Sedis Apostolicae Legatorum

-       Circa Gubernatores, seu Rectores (1309-1424), IV, nn. 6-7;

-       Privilegia et Statuta Civitatis (1234-1266), VI, nn. 12.13;

-       Libertates et exemptiones civium in Regno (1234-1266), VII, nn. 14-16;

-       Scripturas et Archium Civitatis (1593), IX, n. 18;

-       Census, contractus et conventiones (1401-1592), XI, nn. 20-21;

-       Circa Privilegia Civitatis (1459), XIV, n. 25;

  • Brevia Summorum Pontificum

-       Circa Arcem (1481), I, n. 1;

-       Circa Archivum et scripturas Civitatis (1598-1628), III, nn. 4-5

-       Circa Cives novos, seu adscriptos (1513) VI, n. 15;

-       Circa confinia (1483), VIII, n. 22;

-       Circa Doctores creandos (1484), XIII, n. 29;

-       Circa gabellas (1471-1563), XVI, nn. 33-42;

-       Circa Gubernatores (1473-1623), XVII, nn- 43-50;

-       Circa moenia, pontes et vias (1465-1540), XXI, nn. 55-58;

-       Circa notarios creandos (1479-1487), XXIII, nn. 60-61;

-       Circa Reges (1488-1496), XXX, nn. 76-78;

-       Circa Statuta Civitatis (1480-1548), XXXII, nn. 80-82.

  • Diplomata imperatorum, regum et principum

-       Privilegia, mandata et capitula civitatis (1191-1495), I, 1-18.

  •  Varia spectantia ad communitatem et particulares

-       Consilia, seu Parlamenta (1484), III, n. 21.

 

  1. ACBn, Fondo cartaceo (secc. XIV-XX)
  • Sect. II (Iurisdictionales): Memoria e documenti circa i confini (1489-1654), t. I, n. 14, cc. 132.
  • Sect. IV (Circa contractus): Istrumenti Communitativi (1314-1662), t. II, n. 51, cc. 90.
  • Sect. V (Circa Privilegia et favores): Privilegi e grazie dei pontefici (1453-1703), n. 61, cc. 88.
  • Sect. IX (Epistolares): Lettere ai governatori e vicegovernatori (1504-1673), t. II, n. 137, cc. 84; Lettere ai Consoli (1482-1721), t. I, n. 156, cc. 41; Lettere ai Consoli (1483-1680), t. II, n. 157, cc. 34; Lettere ai Consoli (1483-1685), t. I, n. 158, cc. 38; Lettere ai Consoli (1521-1638), t. I, n. 159, cc. 21. 

 

Note

Una parte della documentazione d’età medievale e moderna prodotta o anche relativa all’amministrazione della città è conservata presso altri archivi. Si riporta qui di seguito l’elenco dei fondi archivistici conservati negli archivi di Stato di Benevento e Roma e nella Biblioteca Capitolare di Benevento.

- ASBn (=Archivio di Stato di Benevento), Atti dei notai, Benevento (1401-1634), voll. 679; Archivi di famiglie e di persone, Pedicini, marchesi di Luogosano (1423-1863), voll. 25, pergg. 44; Raccolte e miscellanee, Pergamene (1453-1770), pergg. 59.

- ASRm (=Archivio di Stato di Roma), Miscellanea camerale per luoghi, Benevento (1484-1807), bb. 17; Tesorerie provinciali, Benevento (1469-1802), regg. 188.

- BCBn (=Biblioteca Capitolare di Benevento), Statuti della città di Benevento (1230); Regestum privilegiorum Favagrossa (1489).

 

Bibliografia

De Lucia 1928: Salvatore De Lucia, Il Museo del Sannio, Benevento 1928.

 

Glielmo 1981: Elena Glielmo e Maria Antonietta Glielmo, Le scritture del fondo civico del Comune di Benevento, Milano C.EDI.M, 1981.

 

Lombardi 1985: Lombardi Giuseppe, “Alle origini del Museo del Sannio e della Biblioteca Beneventana”, in Rivista storica del Sannio, a. 2, n. 3 (1985), 5-15.

 

Rotili 1963: Mario Rotili, Il Museo del Sannio, Benevento 1963.

 

Zazo 1962: Alfredo Zazo, “Innovazioni nella Benevento del 1600. L’archivio civile del Comune”, in Samnium, a. 35, n. 3 (1962).

 

Zazo 1965: Alfredo Zazo, Notizie sui brevi del XV e XVI secolo dell’Archivio Storico Provinciale di Benevento, Napoli 1965.

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SchedatoreSalvatore Marino
Data di creazione14/03/2014 12:07:45
Data ultima revisione03/09/2016 18:23:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Scheda Archivio/12
NomeBenevento
Status amministrativocomune capoluogo di provincia
Estensione del territorio comunale129,96 kmq
Popolazione60.049 (ISTAT 2015)
MuseiMuseo provinciale del Sannio; Museo diocesano; Museo d'arte contemporanea Sannio; Museo Strega; Museo della tecnica e del lavoro in agricoltura
ArchiviArchivio del Comune di Benevento; Archivio di Stato di Benevento; Archivio storico diocesano di Benevento
BibliotecheBiblioteca del Museo del Sannio; Biblioteca dell'Archivio di Stato; Biblioteca Capitolare; Biblioteca arcivescovile
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/12