Oggetto | Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria Maggiore | |
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Tipologia | chiesa | |
Nome attuale | Santa Maria | |
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Nomi antichi | ||
Cronologia | IV sec.: erezione della prima chiesa, che probabilmente servì da aula per il Concilio provinciale mariano del 391 (Bova 2000, p. 224) 410: Alarico saccheggia la città e probabilmente in quella occasione anche la chiesa viene danneggiata. 432: viene restaurata dal vescovo Simmaco, che in questa occasione fa eseguire il mosaico dell’abside (distrutto nel 1743). Probabilmente è in questa epoca che Santa Maria diviene stabilmente la sede del vescovo in luogo della Basilica Apostolorum fondata da Costantino. 787: il principe longobardo di Benevento, Arechi II stipula nella chiesa un trattato di pace con Carlo Magno (Westerbergh 1956). 788: Arechi II amplia il tempio portandolo da tre a cinque navate (Pasquale 1666, pp. 86-87) IX secolo: è attestata la presenza di un Capitolo. 964: trasferimento della sede episcopale nella nuova città di Capua. La chiesa di Santa Maria Maggiore rimane comunque concattedrale e l’attiguo palazzo utilizzato come sede estiva degli arcivescovi. 1277: nella chiesa viene battezzato Roberto d'Angiò, futuro re di Napoli (Registri angioini, 1315, lit. B, fol. 176; cit. in Pasquale 1666, p. 103) 1593: con la morte del primicerio dell'epoca si estingue l'uso fino allora in vigore di celebrare coram populo, ovvero con le spalle all'abside e lo sguardo verso i fedeli (Pasquale 1666, p. 107). 1611: Roberto Bellarmino, arcivescovo di Capua, promuove il rinnovamento degli arredi liturgici: fa rimuovere il coro chiuso dal centro della navata e fa imbiancare la chiesa ricoprendo i vecchi affreschi medievali (Pasquale 1666, pp. 100, 105). 1742-1786: ampi lavori di rifacimento che portano alla situazione attuale e alla perdita degli affreschi dell’abside. Architetto della prima fase è Ignazio De Blasio, poi sostituito dal 1749 da Luca Vecchione. | |
Autore | ||
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Descrizione | L'interno si struttura in un impianto basilicale a cinque navate suddivise da colonne e da pilastri alternati. Oltre le navate estreme si aprono cappelle di epoca e forma differenti. Secondo la descrizione di Pasquale (1666) l'edificio era preceduto da un ampio quadriportico (Pasquale 1666, p. 108) le pareti della navata erano affrescate con storie del Vecchio e del Nuovo Testamento (ivi, pp. 99-100), e vi erano un "coro chiuso formato nel mezzo della Chiesa al modo antico" (ivi, p. 104) e un ciborio sostenuto da quattro colonne sopra l'altare maggiore (ivi, p. 90): tutto questo sparisce con il rinnovamento voluto da Bellarmino. | |
Iscrizioni | All’ingresso della chiesa era un’epigrafe (cit. da Bova 200, p. 231): QVICVMQVE VENERIT AD HANC ECCLESIAM CVM DEVOTIONE A PRIMO CANTV GALLI VSQVE ET PER TOTVM PRIMVM DIEM MENSIS AVGVSTI SIT MVNDVS AB OMNI PECCATO. PER OS DOMINI NOSTRI IESVY CHRISTI DICTVM EST. Sotto l'affresco dell'abside era la scitta: SANCTAE MARIAE SYMMACVUS EPISCOPVS | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | Sono di reimpiego le colonne e i capitelli delle navate. | |
Opere d'arte medievali e moderne | ciborio del Santissimo Sacramento altare della Madonna delle Grazie Nell'abside era un mosaico raffigurante la Vergine in trono col bambino, commissionato dal vescovo Simmaco, che aveva celebrato l'opera con un'iscrizione (cfr. Muntz) | |
Storia e trasformazioni | La chiesa, che è stata costruita in età paleocristiana, ha subito numerosi rifacimenti. Ampliata da Arechi nell'VIII secolo, fu poi decorata con affreschi del Vecchio e del Nuovo Testamento, obliterati nel 1611 per ordine del cardinale Roberto Bellarmino, che contemporaneamente promuove anche un generale riassetto dell'arredo ligturgico facendo spostare il coro dal centro della navata all'abside. La facies attuale è quella risalente ai restauri settecenteschi. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | Pianta in Casiello 1980. | |
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Adello 1978: Francesco Adello, La basilica di Santa Maria Maggiore di Capua Vetere, Santa Maria Capua Vetere 1978.
Bova 1990: Giancarlo Bova, “Cenni storici sul Capitolo della Collegiata di S. Maria Capua Vetere da un ms. del canonico Pasquale Vastano (1881-1961)”, Capys, 23, 1990, 3-42.
Bova 1991: Giancarlo Bova, La basilica simmachiana in S. Maria C.V. Cenni storici, Santa Maria Capua Vetere 1991.
Bova 2000: Giancarlo Bova, “Per una storia della fondazione delle basiliche paleocristiane di Capua antica: SS. Apostoli, S. Maria Maggiore, S. Pietro in Corpo”, Benedictina, 47, 2000, 221-232.
Bova 2000/a: Giancarlo Bova, “L’apostolicità della sede vescovile di Capua: una vexata quaestio”, Benedictina, 47, 2000, 559-570.
Bova 2001: Giancarlo Bova, “Per una storia di Capua cristiana sotterranea: i cimiteri paleocristiani”, Benedictina, 48, 2001, 439-446.
Bovini 1967: Giuseppe Bovini, Mosaici paleocristiani scomparsi di S. Maria Capua Vetere e di S. Prisco, in Il contributo dell'archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, atti del Convegno Nazionale di Studi Storici, promosso dalla Società di Storia Patria di Terra di Lavoro (26-31 ottobre 1966 ; Capua, Caserta, S. Maria C.V.), Roma 1967, 51-64.
Cappelletti 1866: Giuseppe Cappelletti, “Capua”, in Chiese d’Italia, tomo 20, Venezia 1866, 4-116.
Casiello 1980: Stella Casiello, Santa Maria Capua Vetere: architettura e ambiente urbano, Napoli 1980.
Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo I; tomo II]. Korol 1994: Dieter Korol, “Zum fruehchristlichen Apsismosaik der Bischofskirche von Capua Vetere (SS. Stefano e Agata) und zu zwei weiteren Apsidenbildern dieser Stadt (S. Pietro in Corpo und S. Maria Maggiore)”, Boreas. Muenstersche beitraege zur Archaeologie, 17, 1994, 121-148.
Krautheimer 1965: Richard Krautheimer, Architettura paleocristiana e bizantina, (1965) Torino 1986, pp. 223-224.
Mazzocchi 1755: Alessio Simmaco Mazzocchi, Commentarii in marmoreum Neapol. Kalendarium, Napoli 1755, III, 705-706.
Monaco 1630: Michele Monaco, Sanctuarium Capuanum, opus in quo sacrae res Capuae et per occasionem plura, tam ad diuersas ciuitates regni pertinentia, quam per se curiosa continentur. Collectore Michaele Monacho, Neapoli, apud Octavium Beltranum, MDCXXX.
Müntz 1891: Eugène Müntz, “Notes sur les mosaïques chrétiennes de l'Italie. IX”, Revue Archéologique, Paris 1891.
Pasquale 1666: Giovanni Pietro Pasquale, Historia della prima Chiesa di Capua overo di S. Maria Maggiore, in Napoli, per Lucantonio di Fusco, 1666.
Pezone 2009:Maria Gabriella Pezone, "Trasformazioni tardo barocche nelle cattedrali di Santa Maria Capua Vetere, Capua, Teano e Calvi", in Lungo l’Appia Scritti su Capua antica e dintorni, a cura di a cura di M.L.Chirico, R. Cioffi, S. Quilici Gigli, G. Pignatelli, Napoli 2009, 121-132.
Ughelli 1720: Ferdinando Ughelli, "Capuana Metropolis", in Italia sacra, cura et studio Nicola Coleti, tomo VI, Venetiis 1720, coll. 292-366.
Venditti 1967: Arnaldo Venditti, Architettura bizantina nell’Italia meridionale, Napoli 1967, 547.
Barbara Visentin, “Strategie politiche nella Capua longobarda: la difficile divisione della sede vescovile”, Nuova Rivista Storica, 91, 2007, 447-458.
Westerbergh 1956: Ulla Westerbergh, Chronicon Salernitanum. A critical edition with Studies on Literary and Historical Sources and on Language, Stockholm 1956. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 01/06/2012 08:50:39 | |
Data ultima revisione | 22/11/2016 13:23:02 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/54 |
Oggetto | Santa Maria Capua Vetere (Curti), monumento funerario c.d. Conocchia | |
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Tipologia | Monumento funerario del tipo a corpi sovrapposti | |
Nome attuale | Conocchia | |
Nomi antichi | Conocchia | |
Materiali e tecniche edilizie | Opera incerta di conci di piccolo e medio formato (larg. max minore di cm 10) con partizioni architettoniche e ricorsi in laterizio (opera mista) | |
Dimensioni | h 16,6; lato del dado di base 6,45. | |
Stato di conservazione | Si conservano la forma e l’altezza originaria, mentre completamente perduta risulta la decorazione esterna dipinta e in stucco. Il monumento è stato fortemente restaurato sia all'esterno che all'interno della camera. | |
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Cronologia | terzo quarto del I secolo a.C. | |
Fattori di datazione | Tipologia architettonica e tecnica edilizia | |
Storia e trasformazioni medievali e moderne | Il monumento è stato fortemente restaurato nel 1792 per decisione di Ferdinando IV, intervento cui risale l'iscrizione moderna che campeggia sulla facciata del sepolcro, composta per l'occasione dall'accademico ercolanese Nicola Ignarra (Tuccinardi 2011, 104); all'epoca si stabilì, per ordine regio, che il restauro fosse condotto "conservandosi tutto l’antico e imitandosi il più che sia possibile quella maniera di fabbricato": il dado di base, fortemente consunto, fu ripristinato in toto, come pure l'interno della camera funeraria, anche la tholos deve essere stata profondamente rimaneggiata e ne fu completamente ridisegnata la copertura (per una disamina dettagliata: De Franciscis, Pane 1957, 78-87; Quilici, Quilici Gigli 2006, 731 s.; Tuccinardi 2011, 106 nota 20). Doveva essere stato rimaneggiato anche il paramento del corpo centrale per inserire l'iscrizione moderna così come sono stati risagomati i tondi della nicchia centrale della fronte e del retro del monumento. Interventi di manutenzione corredati da più significative proposte di tutela sono stati realizzati a partire dal 1870 dalla Commissione per la conservazione di Monumenti di Terra di Lavoro (Quilici, Quilici Gigli 2006, 728 nota 15). Un successivo restauro è stato condotto nel 1962, sotto la direzione di Alfonso de Franciscis quando, nel rispetto delle integrazioni borboniche, si intervenne solo sui danni causati dal tempo. | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | Il sepolcro sorge lungo la via Appia e rappresenta, con le vicine Carceri Vecchie, una delle evidenze oggi più significative della necropoli monumentale che si sviluppava sui due versanti della Regina Viarum ad Oriente dell’antica Capua, dove la strada, oltrepassata la Porta Albana, proseguiva in direzione Calatia. Il monumento del tipo a più corpi sovrapposti (Kockel 1983, 23-31) è costituito da un dado di base a pianta quadrangolare nel quale è ospitata anche la camera funeraria; l'elemento intermedio, che caratterizza in maniera singolare la struttura e che ne ha determinato la grande notorietà, consiste in un corpo a pianta quadrangolare, appena rastremato verso l’alto, con i lati introflessi e gli spigoli scanditi da grossi pilastri (o cilindri) angolari. Il coronamento è costituto da un corpo circolare decorato da un ordine di semicolonne: un monoptero con intercolumni ciechi. L’elemento intermedio presenta ciascuna faccia decorata da tre edicole, realizzate in laterizio: due minori laterali e una centrale coronata da timpano e lievemente avanzata rispetto alla parete. Lo spazio interno di ciascuna edicola è occupato, nella parte superiore, da un tondo. La camera funeraria, servita da un ingresso voltato, un breve corridoio ricavato nell’elevato spessore della muratura, ha pianta quadrangolare ed è coperta da volta a botte; sulle pareti si aprono undici nicchie, disposte in numero di tre per ogni lato, eccetto che per quello che ospita il vano di accesso. L’interno della cella, ampiamente ricostruito nell’intervento di restauro della fine del Settecento, presenta pareti spoglie che mostrano a nudo i conci calcarei dell’opera incerta, mentre il piano pavimentale, poco differente dalla quota antica, è ora costituito da detriti e calcinacci originati dall’usura della struttura stessa. | |
Iscrizioni | ||
Apparato decorativo | L'aspetto antico del monumento con le decorazioni riprese in stucco e le pareti esterene intonacate e dipinte non doveva essere stato moto differente da quello di un sepolcro con rivestimento lapideo. In particolare la conformazione del corpo centrale e gli oblò che campiscono la parte superiore delle edicole si prestano a particolari suggestioni. Si potrebbe ipotizzare, sul modello di alcune stele funerarie con imago clipeata (Scarpellini 1987, 143 ss.), che anche i tondi sui lati inflessi della Conocchia ospitassero i ritratti dei defunti (sarebbe stato riprodotto in muratura lo schema altrimenti noto dell'edicola con frontone triangolare contenente il clipeo tra le lesene laterali); d'altra parte nelle necropoli pompeiane è attestano ampiamente l'uso di decorazioni in stucco all'esterno dei sepolcri e, ad esempio, un disegno del Mazois documenta, a decorare uno dei lati del monumentum di Popidius, una coppia di busti-ritratto in stucco (ipotesi sulla decorazione figurata della Conocchia sono in Hesberg 2006 e in Tuccinardi 2011). Potrebbero essere attributi alla decorazione di monumenta del tipo a "Conocchia" i due rilievi da Abellinum, appartenenti al noto tipo con personaggi ritratti nel solo busto e caratterizzati da una superficie concava e dunque adatta alla messa in opera su una struttura con lati inflessi (Simonelli 2002, 46, figg. 9-10). | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | Quilici, Quilici Gigli 2006, 730 s., figg. 8-10 (rilievo fotogrammetrico del prospetto di uno dei lati del monumento, pianta e sezione della camera).
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Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Coarelli 2013: Filippo Coarelli, “Opus mixtum”, in Tecniche costruttive del tardo ellenismo nel Lazio e in Campania, Atti del Convegno (Segni, 3 dicembre 2011), 70.
De Caro 2012: Stefano De Caro, La terra nera degli antichi campani, Napoli 2012, 60-61.
De Franciscis 1957: Alfonso de Franciscis, Roberto Pane, Mausolei romani in Campania, Napoli 1957.
Hesberg 2006: Henner von Hesberg, Les modèles des édifices funéraires en Italie: leur message et leur réception, in L'architecture funéraire monumentale. La Gaule dans l'Empire romain. Atti del convegno (Lattes 11-13 ottobre 2001), a cura di J. C. Moretti, D. Tardy, Paris 2006,11-39.
Kockel 1983: Valentin Kockel, Die Grabbauten von dem Herkulaner Tor in Pompeji, Mainz 1983.
Lanzarini, Martinis 2015: Orietta Lanzarini, Roberta Martinis, “Questo libro fu d'Andrea Palladio” il codice Destailleur B dell'Ermitage, Roma 2015, 164-165.
Quilici, Quilici Gigli 2006: Lorenzo Quilici, Stefania Quilici Gigli, Sulla Conocchia di Capua, in Aeimnestos. Miscellanea di studi per Mauro Cristofani, a cura di Benedetta Adembri, Firenze 2006, 726-737.
Rausa 1997: Federico Rausa, Pirro Ligorio. Tombe e mausolei romani, Roma 1997, 97-98. Scarpellini 1987: Donatella Scarpellini, Stele romane con imagines clipeatae in Italia, Roma 1987.
Simonelli 2002: Antonietta Simonelli, “Alcune osservazioni sull’architettura funeraria di Abellinum”, in Espacios y usos funerarios en el Occidente romano, a cura di D. Vaquerizo, Atti del convegno Cordoba 2001, Cordoba 2002, 27-56.
Tuccinardi 2011: Stefania Tuccinardi, “La Conocchia presso le Curti. Forma e significato”, in Curti tra storia e archeologia, Atti della giornata di studi (Curti, 26.02.2010), a cura di Lidia Flacone, Caserta 2011, 101-126.
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Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 11/01/2013 12:17:51 | |
Data ultima revisione | 14/12/2016 17:14:54 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/34 |
Oggetto | Santa Maria Capua vetere, Anfiteatro romano | |
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Tipologia | Monumento per spettacoli | |
Nome attuale | Anfiteatro campano | |
Nomi antichi | Chuliseo; Borlasci; Verlascio; Berelais (V-VI sec. d. C.) | |
Materiali e tecniche edilizie | Calcare del Tifata; Opera reticolata; opera laterizia | |
Dimensioni | 167 x 137 | |
Stato di conservazione | L'edificio fu spogliato nel corso dei secoli. Tale spoliazione pare documentata attraverso le recenti indagini di scavo, sin dall'età altomedievale e fino all'epoca borbonica. | |
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Cronologia | Fine I secolo con rifacimenti adrianei | |
Fattori di datazione | Tecniche edilizie in uso; capitelli; chiavi di volta; iscrizioni | |
Storia e trasformazioni medievali e moderne | Venne utilizzato come cittadella fortificata (V-VI secolo d. C.) fino all'incendio saraceno (metà del IX secolo all'incirca). Divenne una cava di materiali da riutilizzare per la costruzione degli edifici dell'omonimo centro di Capua d'età longobarda. Sono documentati archeologicamente saccheggi d'età normanno-federiciana (castrum lapidum, porta delle torri), cinquecenteschi (chiesa dell'Annunziata di Capua, Palazzo dei Giudici, Porta Napoli), e d'età borbonica per la costruzione della Reggia di Caserta. La più antica attestazione del monumento in età rinascimentale risale ad un affresco che l'arcivescovo Cesare Costa aveva fatto realizzare nel palazzo arcivescovile. Come disegno preparatorio, secondo F. Lenzo (scheda Lenzo 2012), fu realizzata un'incisione dell'edificio da un architetto della cerchia di Colantonio Stigliola. Nel disegno, con fedeltà archeologica, veniva raffigurato l'edificio a tre ordini d'arcate, con solo il primo ordine esterno decorato con le chiavi di volta figurate. Altri disegni sangalleschi raffigurano le gradinate della cavea (oggi scomparse) con il particolare del suppedaneo, elemento che trova confronto con analoghi edifici d'età flavia e della media età imperiale (Tosi 1999, p. 19 s.; scheda de Divitiis 2012). L'edificio fu utilizzato come cava di materiali ma rimase sempre a vista, concepito come monumento, e per questo non fu inglobato in costruzioni moderne. Lo scavo sistematico avvenne tra il 1811 e il 1860 a fasi alterne. I materiali di risulta furono ammassati nelle aree perimetrali dell'edificio finché tra il 1935 e il 1940 fu ripulita l'intera area e aperta al pubblico attraverso diversi interventi volti alla valorizzazione del sito. | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | L'Anfiteatro Campano di Capua fu realizzato tra la fine del II e l'inizio del I sec. a.C. in opera cementizia con paramenti in opus incertum. Ubicato in posizione periferica rispetto alla città, nella zona nord-occidentale, non lontano dal cosiddetto "arco di Adriano", ingresso dell'Appia da Casilinum. Di questo grande edificio, uno dei primi che adotti la forma ellittica e il terrapieno, non rimane quasi nulla, se non alcuni muri in opera quasi-reticolata. Infatti nel I sec. d.C. l'edificio fu completamente raso al suolo per permettere la costruzione di un nuovo grandioso edificio. Conosciamo le fasi costruttive dell'anfiteatro grazie ad una iscrizione rinvenuta e ricomposta da Alessio Simmaco Mazzocchi, trovata presso l'ingresso meridionale nel 1726 (CIL X, 3832), già esposta nel seggio di Sant'Eligio, oggi al Museo Campano, la quale attesta che l'edificio fu costruito dalla città di Capua sul finire del I sec. d.C., l'imperatore Adriano vi aggiunse colonne e statue e infine fu dedicato dall'imperatore Antonino Pio. L'area non presentava edifici preesistenti poiché ci troviamo in una zona esterna rispetto alla città. Indagini eseguite tra il 1965 e il 1975 hanno invece testimoniato la presenza in quest'area di una necropoli databile tra VII e V sec. a.C. (Sampaolo 1997). L'arena presenta una pianta ellittica, di 167 x 137 m, con quattro ingressi, ognuno dei quali evidenziato da due colonne in cipollino sormontate da capitelli compositi, probabilmente articolate in forma di avancorpo, e un alzato che originariamente doveva comporsi di quattro ordini di 80 arcate ciascuno con semicolonne di tipo tuscanico addossate ai pilastri. Ad oggi purtroppo si conserva unicamente parte del primo ordine di arcate mentre del secondo mancano attestazioni delle parti superiori. Secondo Foresta (Foresta 2013, pp. 105-106) le tre file di arcate dovevano presentare la stessa altezza e le stesse dimensioni. Al di sopra del terzo ordine era presente probabilmente un attico a parete chiusa con finestre e feritoie. Tra le finestre delle mensole sporgenti erano utilizzate per mantenere le funi del velario, necessario per proteggere gli spettatori dal sole. A questa altezza doveva corrispondere all'interno la summa cavea, costituita da un portico colonnato. Le colonne erano in marmo cipollino, in origine 120, due di queste reimpiegate nel Duomo di Capua, con capitelli corinzi in marmo proconnesio, di epoca adrianea, i quali sostenevano cornici in marmo pavonazzetto (Pensabene 2005). Le murature sono realizzate in laterizio e blocchi parallelepipedi, cioè in opera quadrata, realizzati in travertino. All'esterno l'anfiteatro era recintato con transenne di legno abbellite con elementi metallici, alternati con cippi calcarei (come per l’anfiteatro di Nola) con personificazioni mitiche come Ercole e Silvano (quest'ultimo conservato ancora in situ all'ingresso). L'interno dell'edificio era articolato in ima, media e summa cavea, divisioni orizzontali basate su criteri di tipo sociale. L'ima cavea era separata dall'arena tramite un parapetto ornato in marmi policromi, sul quale erano presenti colonnine utilizzate per sostenere una rete di protezione per gli spettatori. | |
Iscrizioni | Nel settembre del 1726 ‘scavandosi le pietre presso la Porta grande Meridionale per l’uso consueto di lastricar le strade’ tornò in luce l’iscrizione posta su uno degli ingressi e oggi visibile nel giardino del museo provinciale campano, che ha consentito in passato una datazione del primitivo complesso in età giulio-claudia e un successivo rifacimento in età adrianea-antonina. Una recente rilettura del testo epigrafico suggerisce una sua costruzione in epoca flavia e un successivo restauro adrianeo. [Colonia Iu]lia Felix Aug[usta Capua] fecit. [Divus Hadr]ianus Aug[ustus restituit]; [imagines e]t columnas ad[di curavit]. [Imp. Caes.T. Ael]ius Hadrianu[s Antoninus] [Aug.] Pius dedicavi[t | |
Apparato decorativo | Chiavi di arco figurate con protomi di divinità, di diverse dimensioni. Già il de Franciscis aveva ipotizzato che le chiavi si dividessero in tre categorie: la prima costituita da divinità di eguale dimensione, la seconda dalle protomi di Apollo e Diana e infine la terza dalle maschere. Ad ogni categoria corrispondeva un ordine di arcate (de Franciscis 1950, p. 154, sostanzialmente della stessa opinione sono anche Tran Tam Tinh 1972, p. 40 ss. e Bomgardner 2000, pp. 95-96). Questa lettura diverge sostanzialmente rispetto alla tradizione antiquaria che vedeva unicamente il primo ordine di arcate munito di tali decorazioni. Sulla base del recente studio di Simone Foresta (Foresta 2013), le chiavi d'arco superstiti possono dividersi in tre gruppi: il primo è caratterizzato da un'altezza dei conci stimabile in 1 m e da una mensola che chiude inferiormente la protome. Di questo gruppo fanno parte le protomi di Mitra/Attis, di protome maschile già in Palazzo Cagli, di divinità diademata al Museo dei Gladiatori, di Volturno al Museo Campano, della testa virile imberbe conservata in Palazzo Rinaldi-Campanino, di Giove Ammone e Mercurio murati presso il Palazzo dei Giudici, insieme con la testa maschile murata come chiave d'arco del portale di ingresso e infine la protome di Iside ritrovata a Napoli. A queste sono da aggiungere la protome attestata dal disegno di Bossi raffigurante Apollo radiato e il busto virile con clamide dell'Anfiteatro Campano, oltre alle due protomi femminili ancora in situ. Il secondo gruppo è caratterizzato da un'altezza massima di 71 cm ed è attestato dalla testa di Diana, murata presso il campanile del Duomo, e dalla testa di Apollo, murata sulla facciata del Palazzo dei Giudici. Il terzo gruppo è di dimensioni simili comprende le teste satiresche e le maschere. I secondo e il terzo gruppo presentano, inoltre, una decorazione dei conci differente al primo gruppo. Secondo Foresta, sulla base di studi architettonici, le arcate degli ordini superiori sono perfettamente identiche a quelle dell'ordine inferiore e si può calcore che i conci delle arcate di tutti gli ordini misurassero 1 m. Ne risulta pertanto che nell'Anfiteatro Campano fossero decorate unicamente le chiavi d'arco del primo ordine. Se è inconfutabilmente attribuibile il primo gruppo di protomi alle arcate del primo ordine dell'Anfiteatro Campano resta da chiarire invece la provenienza del secondo e terzo gruppo, che secondo Foresta potrebbero essere stati spoliati dal teatro, di cui è stata verificata una riedificazione in età adrianea. Capitelli corinzi; dorici; fusti in cipollino; un cippo con il rilievo di Silvano; transenne figurate con soggetti mitici o scene di sacrificio. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | La prima attestazione iconografica dell'anfiteatro è costituita dalla pianta dell'antica città di Capua, voluta dall'Arcivescovo Cesare Costa nel 1595. Giovan Battista Pacichelli pubblica una veduta d'uccello dell'Anfiteatro. | |
Piante e rilievi | Rilievi accurati al fine di una ricostruzione del monumento furono operati da Alessio Simmaco Mazzocchi (Mazzocchi 1727) e da Francesco Alvino (Alvino 1842). | |
Fonti e documenti | Nel Rinascimento l'anfiteatro campano fu oggetto di grande interesse da parte di poeti e antiquari del Regno, a partire da un epigramma di Jacopo Sannazaro (II 35) che inaugurò un felice filone di epigrammi e sonetti, produttivo per tutta l'età moderna. Con questo genere di composizioni si cimentarono anche vari poeti capuani del XVI secolo, come Girolamo Aquino e Giovan Battista Attendolo, del quale di recente sono stati rinvenuti due sonetti inediti, uno dedicato all'anfiteatro, l'altro al criptoportico (edizione in Miletti 2012, con status quaestionis). | |
Bibliografia | Alvino 1842: F. Alvino, Anfiteatro Campano illustrato e restaurato da Francesco Alvino, Napoli 1842.
Bomgardner 2000: D.L. Bomgardner, The Story of the Roman Amphiteatre, London-New York. 2000.
Chioffi 2000: L. Chioffi, “Chi ha costruito l'Anfiteatro Campano?”, Orizzonti, 1, 2000, 67-82Cecere, Renda 2012: I. Cecere, G. Renda, “Immagini dell'Anfiteatro Campano fra arte e archeologia: disegni, vedute e incisioni del Settecento e dell'Ottocento”, Orizzonti, 13, 2012, pp. 83-100.
Chioffi 2001: L. Chioffi, “Ancora sull'epigrafe dell'Anfiteatro Campano”, Orizzonti, 2, 2001, pp. 159-164.
de Franciscis 1950: A. de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, BdA 35, 1950, 153-155.
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113.
Grassi 2000: B. Grassi, “L'Anfiteatro Campano”, in Guida all'antica Capua, S. Maria Capua Vetere 2000, pp. 22-26.
Giuliani 2001: C.F. Giuliani, “Alcune osservazioni in margine all'Anfiteatro Campano”, in Beni culturali e Terra di Lavoro. Prospettive di ricerca e metodi di valorizzazione (Atti del Convegno, S. Maria Capua Vetere, 9-10 dicembre 1998), Napoli 2001, 33-40.
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008.
Mazzocchi 1727: Mazzocchi 1727: Alexii Symmachi Mazochi Metropolitanae Ecclesiae Campanae Canonici Theologi In Mutilum Campani Amphitheatri Titulum aliasque nonnullas Campanas inscriptiones commentarius, Neapoli, ex typographia Felicis Muscae, 1727.
Miletti 2012: Lorenzo Miletti, “L’anfiteatro e il criptoportico di Capua nell’antiquaria del cinquecento. Due sonetti inediti di Giovan Battista Attendolo”, La parola del Passato, 67, 2012 [2014], 134-148.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65.
Pensabene 2005: P. Pensabene, “Marmi e committenza negli edifici di spettacolo in Campania”, Marmora, 1, 2005, p. 123-127.
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’anfiteatro campano, Roma 1941.
Sampaolo 1997: V. Sampaolo, “L'Anfiteatro Campano”, in L. Spina, L'Anfiteatro Campano di Capua, Napoli 1997, 13-22.
Sampaolo 1999: V. Sampaolo, “Organizzazione dello spazio urbano e di quello extraurbano a Capua”, in ATTA, V, 1999, 139-146 tav. I.
Tosi 1999: G. Tosi, Teatri e anfiteatri dell’Italia romana nella tradizione grafica rinascimentale: commento archeologico, Padova 1999, 19-20
Tran Tam Tinh 1972: V. Tran Tam Tinh, Le culte des divinités orientales en Campanie en dehors de Pompei, de Stabies et d’Herculanum, Leiden, 1972.
Tuck 2007: S. L. Tuck, “Spectacle and ideology in the relief decorations of the Anfiteatro Campano at Capua”, JRA, 20 2007, pp. 255-272. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 08/06/2012 15:11:34 | |
Data ultima revisione | 22/11/2016 13:30:08 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/7 |
Oggetto | Santa Maria Capua Vetere, arco romano | |
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Tipologia | Arco a tre fornici | |
Nome attuale | Arco cd. di Adriano | |
Nomi antichi | Arco felice, arco di Adriano, archi di Capua. | |
Materiali e tecniche edilizie | Murature in opera laterizia. | |
Dimensioni | H 10 m; larg. 18,5. | |
Stato di conservazione | Paramento marmoreo asportato. Resta solo il conglomerato interno del paramento. | |
Immagine | ||
Cronologia | Età flavia | |
Fattori di datazione | Tecniche edilizie in uso | |
Storia e trasformazioni medievali e moderne | L’arco d’ingresso alla città di Capua è noto sin dal ‘500 da una serie di disegni che raffigurano la forma originaria dei pilastri con parte dell'attacco degli archi. Già in queste figurazioni sono visibili le nicchie sulla fronte di una delle due facciate. Nelle incisioni è documentato lo stato di degrado del monumento: l’arco superstite leggermente deformato a causa della mancanza del paramento e i resti di un pilastro isolato. Solo Pirro Ligorio integra delle colonnine a lato delle nicchie frontali. Su un angolo interno di una delle pile restano le tracce di un’edicoletta raccordata ad una scaletta, che le fonti assegnano a Maria, testimoniando il riuso del monumento in un’epoca moderna. | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | Situato sulla via Appia lungo la linea pomeriale l’arco si presentava in origine con tre fornici e archi a tutto sesto. Presenta dei pilastri in laterizio posti su due ordini di blocchi sovrapposti in calcare, che ne costituivano la fondazione. L'arco d'ingresso alla città, attribuito dalle fonti erudite locali all'età di Adriano, appartiene secondo una nuova ricostruzione ad un fase precedente, d'epoca flavia. L'architettura nota sin dai disegni del Cinquecento trova confronti per la tipologia e la tecnica edilizia con il cd. arco del Sacramente di Benevento, costruito secondo la tradizione in età adrianea. | |
Iscrizioni | ||
Apparato decorativo | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | ||
Fonti e documenti | Disegno di C. Labruzzi (1789) Disegno di B. Olivieri (1793) Disegno di G. Bossi (1810) Disegno di L. Rossini (1839) | |
Bibliografia | Beloch 1989: J. Beloch, Campania. Storia e topografia della Napoli antica e dei suoi dintorni, Napoli 1989
De Maria 1988: S. De Maria, Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana, Roma 1988
Pratilli 1745: F. M. Pratilli, Della via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi, Napoli 1745
Quilici 2001: L. Quilici, S. Quilici Gigli, "Sull'arco di Capua", in Urbanizzazione delle campagne nell'Italia antica, Roma 2001, pp. 205-233.
Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, "Viaggio archeologico tra Capua vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi", Prospettiva, 9, 1977, pp. 38-54 | |
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri | |
Data di compilazione | 11/06/2012 08:41:16 | |
Data ultima revisione | 22/11/2016 13:30:40 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/9 |
Oggetto | Santa Maria Capua Vetere, capitolium | |
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Tipologia | Tempio romano | |
Nome attuale | ||
Nomi antichi | ||
Materiali e tecniche edilizie | ||
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | ||
Immagine | ||
Cronologia | inizio I sec. d.C. | |
Fattori di datazione | Tecniche edilizie in uso, fonti letterarie, pianta dell'edificio. | |
Storia e trasformazioni medievali e moderne | Secondo il Chronicon Volturnense (Federici 1925) le colonne in granito rosa di Assuan del tempio furono riutilizzate nella basilica di S. Vincenzo al Volturno | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | Il tempio, già noto dalle fonti lettararie, costituiva il fulcro del foro dell'antica Capua. L'edificio oggi risulta quasi totalmente scomparso e risulta, pertanto, ricostruibile solo grazie alle notizie antiquarie. Tra XII e XIII sec. il tempio era ancora visibile dal momento che esisteva, come si evince da documenti, uno stretto legame tra il capitolium e il quartiere di Sant'Erasmo, dove esisteva la chiesa dedicata al santo e una torre. L'edificio era probabilmente visibile sul finire del XVI sec. quando fu ritratto nel dipinto voluto dall'arcivescovo Cesare Costa rappresentante una ricostruzione dell'antica Capua: il capitolium si trova di fronte al criptoportico, ancora oggi esistente, e a fianco al teatro. Dopo alcune testimonianze di Bouchard e Pacichelli, nel 1745 Pratilli (Pratilli 1745, pp. 286-288) fornisce chiare notizie relative alla distruzione dell'edificio. L'area subì infine nel XIX sec. un completo rifacimento per la costruzione della caserma militare (sulle altre fonti ottocentesche e sulla bibliografia precedente vd. Foresta 2011). Grazie allo studio di Foresta è oggi possibile riconoscere il tempio in alcuni resti di strutture in laterizio in reticolato inglabate nell'ottocentesca Caserma Pica. Nello specifico si riconoscono l'angolo sud-orientale e quello sud-occidentale. Si evince per di più che l'edificio moderno ricalca perfettamente quello antico, che doveva misurare 28 m per 22 m. In parte inglobati nella caserma è uno dei setti murari che doveva dividere la cella in tre navate di cui la centrale era di dimensioni maggiori. Si conservano inoltre due piccoli ambienti quadrangolari posti sotto l'antico podio e oggi raggiungibili tramite uno stretto cunicolo. Essi sono riconducibili alle favissae poste sotto la pars postica del tempio. Secondo le ricostruzione il tempio era costruito more tuscanico, era prostilo, esastilo e con gradinata di accesso sulla fronte. | |
Iscrizioni | ||
Apparato decorativo | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | ||
Fonti e documenti | Poesia di Camillo Pellegrino che attesta che proprio Cesare Costa abitò in una casa ricavate nel tempio: ‘Ragiono con un Angelo, non privo / Di carne, ma di bei costumi ador-no,/Gentil, cortese e d’ogni vizio schivo,/Con cui dispenso il resto poi del giorno, / Perché egli ha nobil stanza, e fresca, e bella, / Ch’altra pari non ha nel suo contorno. / Voi lo sapete, che foste a vedella, / di Giove il Tempio Capitoli-no,/Monsignor nostro abitò un tempo in quella.’ (Foresta 2011, nota 24) | |
Bibliografia | Federici 1925: V. Federici (a cura di), Chronicon Volturnense del Monaco Giovanni, I, Roma 1925
Foresta 2011: Simone Foresta, "Il Capitolium dell’antica Capua. Osservazioni sulle testimonianze antiquarie e archeologiche", Orizzonti, 12, 2011, 11-23 | |
Link esterni | ||
Schedatore | Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 04/11/2014 19:22:24 | |
Data ultima revisione | 06/11/2016 18:00:11 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/68 |
Oggetto | Santa Maria Capua Vetere, Criptoportico | |
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Tipologia | Edificio con porticati e volte | |
Nome attuale | ||
Nomi antichi | ||
Materiali e tecniche edilizie | ||
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | L'edificio antico fa parte attualmente del seminterrato del carcere borbonico (attuale sede della SUN). | |
Immagine | ||
Cronologia | ||
Fattori di datazione | ||
Storia e trasformazioni medievali e moderne | All’inizio del ‘600 sull’antico monumento fu costruito un convento con una cappella dedicata a San Francesco di Paola. Nel XVIII secolo ospitò un reggimento di cavalleria. La fabbrica ottocentesca del carcere borbonico costituisce la fase ultima del reimpiego del complesso antico. | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | La struttura a pianta quadrata, che anticamente prospettava sulla via Appia, doveva essere in origine ubicato su una terrazza e doveva servire da quinta per raccordare altri edifici pubblici, quali il capitolium e il teatro. L’edificio si compone di una pianta a P greco con tre ambulacri a navata unica (lung. Laterali 1,07 m, centrale 90,7 m). Questi ambienti sono coperti da una volta a botte; non è al momento identificabile l’h complessiva in quanto i saggi di scavo non hanno ancora consentito di rilevare il piano di calpestio originario (forse h 10-11 m). I muri sono realizzati in opera reticolata e tratti sono in opera laterizia. I fori come bocche di lupo, moderne, sono frutto del riuso moderno dell’edificio, come le mangiatoie, forse in uso dalla cavalleria settecentesca. Il Pratilli restituisce la presenza di nicchie alla pareti, di cui oggi non vi è traccia, a causa del forte interro. Scomparse le pitture che dovevano ricoprire le pareti; tra queste si segnala un affresco raffgirante il ratto di Europa e altri stucchi. L’analisi delle strutture murarie suggerisce una costruzione dell'edificio monumentale verso la metà del I sec. a. C. L'edificio doveva far parte dello schema associativo tipico Foro-santuario-criptoportico, ricorrente in particolare in area laziale-campana. Nelle vicinanze sarebbe stata edificata successivamente una grandiosa porticus con fregi figurati, dall’alto valore simbolico (Capaldi 2010). | |
Iscrizioni | ||
Apparato decorativo | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Capaldi 2010: Carmela Capaldi, "Una nuova attestazione dell’evergetismo edilizio di Augusto a Capua", in Il Mediterraneo e la storia, epigrafia e archeologia in Campania, letture storiche, atti dell’incontro internazionale di studio, a cura di L. Chioffi,Napoli, 4-5 dicembre 2008, Napoli 2010, 95-118.
de Franciscis 1975: Alfonso de Franciscis, "Il criptoportico dell’antica Capua e gli scavi nella zona adiacente", Rendiconti della Accademia di archeologia, lettere e belle arti, Napoli, 50, 1975, 39-54.
Foresta 2011: Simone Foresta, "Il Capitolium dell’antica Capua. Osservazioni sulle testimonianze antiquarie e archeologiche", Orizzonti, 12, 2011, 11-23.
Quilici 2008: S. Quilici Gigli," Strutturazione e monumentalizzazione dello spazio pubblico a Capua: il criptoportico lungo la via Appia", in Spazi, Forme e infrastrutture dell’abitare, a cura di L. Quilici, S. Quilici Gigli, Roma 2008, 93-118. | |
Link esterni | Disegno di Carlo Labruzzi raffigurante l'interno del criptoportico online sul portale BAV | |
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 11/06/2012 08:12:03 | |
Data ultima revisione | 06/11/2016 18:00:59 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/8 |
Oggetto | Santa Maria Capua Vetere, teatro romano | |
---|---|---|
Tipologia | Monumento per spettacoli | |
Nome attuale | Teatro | |
Nomi antichi | ||
Materiali e tecniche edilizie | Opera laterizia; opera reticolata. | |
Dimensioni | Diametro della cavea: 88,50 m. | |
Stato di conservazione | Dell'edificio rimane solo parte delle sostruzioni, costituite da camere voltate. | |
Immagine | ||
Cronologia | Prima fase: fine II sec. a.C. con possibile rifacimento della scena in età augustea; seconda fase: età adrianea; terza fase: III-IV sec. d.C. | |
Fattori di datazione | Tecniche edilizie in uso; epigrafi; elementi architettonici | |
Storia e trasformazioni medievali e moderne | L'edificio probabilmente noto e spoliato nei secoli fu quasi totalmente distrutto per la creazione di un più agevole accesso alla moderna via Appia. | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | Il teatro sorgeva all'interno della città antica di Capua, nell'area del foro, sul quale si affacciava tramite il lato della scena. Ad oggi, grazie agli scavi di Carettoni (Carettoni 1943), si conoscono tre ambienti di forma trapezoidale con paramento in opera laterizia, con tracce nelle parti inferiori di reticolato, e volta in calcestruzzo, che costituivano gli elementi di sostruzione, grazie ai quali è stato possibile ricostruire il diametro della cavea, calcolato in 88,50 m. Grazie al supporto delle iscrizioni sappiamo che il primo edificio fu eretto intorno alla fine del II sec. d.C., anche se è probabile che fu rinnovato in età augustea. Un'altra iscrizione testimonia il rifacimento nell'arco del II sec. d.C. dell'intero edificio. Probabilmente questa monumentale opera si può collocare in età augustea se si accetta la pertinenza di due capitelli, uno al Duomo di Capua nova ed uno nel portale della chiesa di Sant'Angelo in Formis, sicuramente databili all'età adrianea, così come le chiavi d'arco con maschere e con protomi di satiri, anch'esse databili in età adrianea. | |
Iscrizioni | Le prime iscrizioni, identiche, che menzionano il teatro sono databile al 108 a.C. e furono scoperte presso Santa Maria Capua Vetere in località San Leucio e ricordano l'attività del collegio di Iovei Optumo Maxsumo, che diedero in appalto la costruzione del teatro, prevedendo l'utilizzo di un aggestus (CIL I, 2945; de Franciscis 1950): [L(ucius) Iue]ntius L(uci) f(ilius) Ruf(us),
Una seconda epigrafe (CIL X, 3907) testimonia un rifacimento, probabilmente in età adrianea, affidato a Q. Annius Ianuarius: D(is) M(anibus) s(acrum). Huic ordo decurionum, ob merita eius honorem
Un'ultima epigrafe testimonia, infine, un restauro databile tra III e IV sec. d.C. (CIL X, 3821): 〈:in margine superiore〉 〈:in margine inferiore〉 | |
Apparato decorativo | Patrizio Pensabene ricollega alla decorazione della frons scenae due capitelli di epoca adrianea, il primo reimpiegato in una finestra del campanile del Duomo di Capua nova ed un altro nel portale della chiesa di Sant'Angelo in Formis, i quali sottintendono una elevata qualità esecutiva affidata probabilmente ad officine operanti nella decorazione di Villa Adriana a Tivoli (Pensabene 2005, p. 123). Nell'area sono stati recuperati diversi frammenti di marmi colorati, colonne e cornici, che doveva far parte della decorazione dell'orchestra. Secondo una recente ipotesi (Foresta 2013), una serie di chiavi d'arco, alte circa 71 cm massima conservata, tradizionalmente collegate con la decorazione dell'Anfiteatro Campano, potrebbe essere appartenute alla decorazione delle arcate esterne del teatro. Si tratta di teste di satiri e maschere, oltre ad una protome di Diana ed una di Apollo. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | Il teatro è stato disegnato da Carlo Labruzzi (Foresta 2013, p. 107) | |
Piante e rilievi | È possibile probabilmente vedere nella pianta di Capua antica, fatta eseguire dall'Arcivescovo Cesare Costa, e a noi nota attraverso l'incisione di Jacopo Thevenot del 1676, dove al numero 39 compare una struttura simile ad un teatro, la cui scena lambisce l'area del foro, la cui piazza è delimitata da un portico a forma di U in basso (n. 9) e una struttura templare in alto (n. 5) La pianta delle strutture superstiti è in Carettoni 1943. | |
Fonti e documenti | Nel 1810 il Bossi (Corlàita Scagliarini 1977, p. 44) dice "presso all'arco e al Criptoportico vedonsi gli avanzi d'un teatro considerabile". Il Rucca (Rucca 1828) descrive l'edificio come "questo avanzo sì meschino / che sul dosso ha un casolar". | |
Bibliografia | Beloch 1890: J. Beloch, Campanien, 1890, 350-351
Carettoni 1943: G. Carettoni, “Elementi di un edificio teatrale nella caserma ‘1 ottobre 1860’”, Notizie degli scavi di antichità, 1943, 149-154.
Corlàita Scagliarini 1977: D. Corlàita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, 9, 1977, 38-54.
de Franciscis 1950: A. de Franciscis, “Due iscrizioni inedite dei ‘magistri Campani’”, Epigraphica, 12, 1950, 124-130
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), 93-113.
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828.
Sear 2006: Frank Sear, Roman Theatres: an Architectural Study, Oxford 2006, 121-122.
Teti 1902: N. Teti, Frammenti storici della Capua antica oggi S. Maria Capua Vetere, Santa Maria Capua Vetere 1902, 404-410.
Tosi 1999: G. Tosi, Teatri e anfiteatri dell'Italia romana nella tradizione grafica rinascimentale. Commento archeologico, Padova 1999, 133-134 | |
Link esterni | ||
Schedatore | Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 23/02/2013 19:56:30 | |
Data ultima revisione | 22/11/2016 13:33:11 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/46 |
Oggetto | Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria Maggiore, Altare della Madonna delle Grazie | |
---|---|---|
Collocazione originaria | Capua | |
Materiale | marmo | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1550-1552 | |
Autore | Annibale Caccavello e Giovan Domenico d'Auria | |
Descrizione | Si tratta dell'altare eseguito da Caccavello e d'Auria per la cappella di Luca Rinaldo in Santa Caterina a Capua. Attualmente si trova in una cappella della navata laterale sinistra della ex cattedrale di Santa Maria Capua Vetere. Sull'altare, due colonnine scanalate dai capitelli corinzi sostengono una trabeazione, il cui fregio e decorato con testi di cherubini a rilievo. Al di sopra trova posto l'epigrafe dedicatoria sotto forma di targa, sostenuta da due angioletti marmorei, scolpiti a tutto tondo. Originariamente conteneva il rilievo della Madonna delle Grazie e le anime del purgatorio, oggi conservato al Museo Campano. Attualmente al posto della cona è esposta una riproduzione fotografica della stessa, ma in passato nella nicchia vie era una scultura lignea dell'Addolorata. Quando la chiesa di Santa Caterina fu soppressa (1806), venne spogliata dei suoi arredi (a partire dal 1820). L'ancona marmorea fu traslata al Museo Campano, e si trovava lì sicuramente nel 1873. La storia dell'altare invece è stata riportata alla luce da Amirante (2007), che l'ha riconosciuta grazie all'epigrafe dedicatoria, che corrisponde a quella trascritta da Granata (1766, I, 275). Dal Diario di Annibale Caccavello risulta che l'altare fu commissionato il 18 giugno 1550 da Marco Giugnano di Capua, per conto di Luca Rinaldo, fu messo in opera il 15 dicembre del 1551, e saldato definitivamente il 7 gennaio del 1552 (Amirante 2007, 95). | |
Immagine | ![]() | |
Committente | Luca Rinaldo vescovo di Gravina | |
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | "CHRISTI DEI OPTIMI MAXIMI / GENITRICI MARIAE / LUCAS RANALDUS GRAVINENSIUM PRAESUL / SAGELLUM LUBENS EXTRUXIT / AC PIE DICAVIT AN(NO) TEOCONIAE MDLI". | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | Granata 1766, 275: "La cappella coll'effigie di Maria delle Grazie, formata in bassorilievo di marmo coll'anime purganti a' suoi piedi, è della famiglia Rinaldi, che vi ha anche la propria sepoltura; e vi si legge questa iscrizione [...]". | |
Bibliografia | Amirante 2007: Francesca Amirante, "Una cornice per la Madonna delle Grazie nel Museo Campano di Capua", in Giovanni da Nola, Annibale Caccavello, Giovan Domenico D’Auria. Sculture ‘ritrovate’ tra Napoli e Terra di Lavoro, 1545-1565, a cura di Riccardo Naldi, Napoli 2007.
Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, Napoli 1766. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Fernando Loffredo | |
Data di compilazione | 13/08/2012 15:21:25 | |
Data ultima revisione | 22/11/2016 13:14:50 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/22 |
Oggetto | Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria Maggiore, ciborio | |
---|---|---|
Materiale | marmo | |
Dimensioni | 200 cm x 300 cm | |
Cronologia | primo quarto del '500 | |
Autore | ||
Descrizione | Il Ciborio di Santa Maria Capua Vetere è collocato nella Cappella del Santissimo nella chiesa di Santa Maria. Esso non trova menzione nella letteratura storiografica della città e si deve a Francesca Amirante (2001) la prima analisi critica dell’opera. Il primo riferimento si ritrova nel settecentesco manoscritto, mai pubblicato, sulla Storia delle chiese di Capua di G. Di Capua Capece (Biblioteca Museo Campano, busta 557, c. 71r) e nella santa visita dell’arcivescovo Capece Galeota del 1766 (per entrambe cfr. Amirante 2001, 135-136). Nel 1805, nel momento in cui la chiesa veniva ristrutturata, il marmoraio Gennaro di Lucca fu incaricato di costruire l’altare per il Cappellone del Santissimo (Casiello 1980, 81). Secondo la Amirante (2001, 136-137) ci sarebbe la possibilità che si tratti del ciborio innalzato su commissione del vescovo Niccolò Schomberg (1520-1536) nella cattedrale di Capua Nova. La Amirante avvicina stilisticamente il Ciborio ad opere che crede di Romolo Balsimelli, ma che Francesco Caglioti (2004) ha correttamente riferito a Cesare Quaranta da Cava de’ Tirreni. Benché vi sia una somiglianza compositiva, Cesare Quaranta si presenta come uno scultore molto più morbido nei panneggi e delicato nei volti rispetto all’artefice del Ciborio capuano, connotato da un fare più spigoloso, debitore di una cultura lombarda, e che allo stesso tempo trova dei punti di contatto con il contemporaneo napoletano Girolamo Santacroce (cfr. Naldi 1997). | |
Immagine | ![]() | |
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | "QUI / MANDUCAT / HUNC / PANEM / VIVET / IN / AETERNUM" (non originale) | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | G. Di Capua Capece, Storia delle chiese di Capua, Biblioteca Museo Campano, busta 557, c. 71r: “Finalmente si vede la cappella del Santissimo Sacramento posseduto dalla Collegiata [di Santa Maria] ornata di un balaustro di bianchissimo marmo, fatto lavorare nell’anno 1754 da Domenico Fiorillo per sua divozione; il quadro è cosa singolare e molto bello perché è d’alabastro con più statue di eccellente marmo scolpite”.
Santa visita dell’arcivescovo Capece Galeota, Archivio Diocesano di Caserta, 1766: “Accessit deinde ad […] altare Sanctissimi Sacramenti in latere sinistro novii Majoris […] et […] vidit supra dictu altare in pariete effigium marmorea et inaurata, rapresentante in media tabernaculis et ex lateribus hinc einda simulacra SS. Apostolus, et in parte superiori simulacra pariter marmorea SS. Evangelistas […] Joannis et Mattheus, et in extremitate Spiritus Sanctus in forma columba supra quod est imago Eterni Patri”. | |
Bibliografia | Amirante 2001: Francesca Amirante, La scultura del ’500 in Terra di Lavoro, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XIV ciclo, 2001, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, 133-140, scheda n. 9
Caglioti 2004: Francesco Caglioti, “Due Virtù marmoree del primo Cinquecento napoletano emigrate a Lawrence, Kansas. I Carafa di Santa Severina e lo scultore Cesare Quaranta per San Domenico Maggiore”, Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, 48, 2004, 333-358
Casiello 1980: Stella Casiello, Santa Maria Capua Vetere: architettura e ambiente urbano, Napoli 1980
De Bottis 1929: G. De Bottis, «Un ricordo marmoreo dell’epoca del Rinascimento in onore dell’Eucarestia nella prima chiesa di Capua antica», in Il primo congresso eucaristico dell’Arcidiocesi di Capua. 8-13 maggio 1929, Santa Maria Capua Vetere 1929, 57
Naldi 1997: Riccardo Naldi, Girolamo Santacroce: orafo e scultore napoletano del Cinquecento, Napoli 1997 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Fernando Loffredo | |
Data di compilazione | 08/08/2012 17:33:04 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 19:36:01 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/21 |
Oggetto | Capua, blocco con iscrizione CIL, X, 4185 | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Il blocco è murato all'esterno di una casa in piazza Eboli | |
Prima attestazione | È presente nel codice Chigianus J. VI. 203, f. 46. | |
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | Del blocco è visibile solo la parte anteriore poiché murata nella parete dell'edificio. È presente una forte spaccatura che attraversa il blocco dall'alto verso il basso | |
Cronologia | ||
Descrizione | L'iscrizione, di carattere funerario, presente nella parte alta del blocco, disposta su tre righe, è la seguente: D M S M ITEIO IVSTO FILIO HIC SITO | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | Oltre al già citato Chigianus (f. 46) l'epigrafe è nota nel liber Redianus (f. 112, n. 8), in Iucundus Cicognae (n. 5), nella silloge Piccartiana (n. 41), nella silloge di Augustinus Tifernus (cod. 3528, f. 49), in Stephanonius (f. 113), nella silloge di Matteo Geronimo Mazza, e in altri manoscritti (Mommsen 1883, p. 415). | |
Bibliografia | Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442. Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 161, fig. 169. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 06/12/2012 20:09:09 | |
Data ultima revisione | 16/10/2014 10:23:56 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/128 |
Oggetto | Capua, blocco iscritto CIL, X, 3961 | |
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Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Il blocco è murato alla base dell'arco di ingresso dell'ex Seggio dei Nobili di Capua. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | ||
Cronologia | ||
Descrizione |
Testo: TI.CLAVDIO / LACONI GRAMMA/TICO GRAECO / CLAVDIA VERA / MARITO BEN/MERENTI FECIT / CVM QVO VIXIT / ANNIS XXVI.
| |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | Il cippo era esposto, insieme ad un altro con iscrizione IG 885, presso il Seggio dei Nobili di Capua, dove entrambi si trovano tuttora. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | Trascritta da Pellegrino 1651, p. 780; Vecchioni (“vicino l’arco dell’Oliva”); cfr. Mommsen 1883, p. 397. | |
Bibliografia | Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442. Pellegrino 1651: Camillo Pellegrino [junior], Apparato alle antichità di Capua o discorsi sulla Campania Felice, in Napoli, per Francesco Savio Stampatore della Corte Arcivescovile, 1651. Rinaldo 1753-1755: Ottavio Rinaldo, Memorie istoriche della fedelissima città di Capua raccolte da Ottavio Rinaldo, 2 tomi, in Napoli, appresso Giovanni di Simone, MDCCLIII-MDCCLV [vol. 1; vol. 2], I, 284. | |
Allegati | ||
Link esterni | Scheda di M. Foglia nel database epigrafico EAGLE: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?id_nr=EDR005788 | |
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 07/12/2012 14:12:28 | |
Data ultima revisione | 08/11/2016 20:06:06 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/130 |
Oggetto | Capua, blocco iscritto IG 885 | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Il blocco è murato alla base dell'ingresso dell'ex Seggio dei Nobili di Capua. | |
Prima attestazione | 1507. | |
Materiale | Calcare | |
Dimensioni | alt.: cm 68.00 larg.: cm 85.00 altezza lettere: cm 6-7 | |
Stato di conservazione | ||
Cronologia | 101 d.C. / 200 d.C. | |
Descrizione | Si tratta di una delle rarissime iscrizioni esposte in Italia meridionale con testo greco. Testo (da De Vita): Ἰουλία Μάρκελλα / Ἰουλίου Βάσσου / θυγάτηρ / Κομμαγηνὴ ἄλυπε / χαῖρε | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | Il cippo era esposto, insieme ad un altro con iscrizione CIL, X, 3961, presso il Seggio dei Nobili di Capua, dove entrambi si trovano tuttora. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | L'iscrizione (IG 885,; Franz 5875d) è riportata da Pellegrino 1651, p.780, e in precedenza era stata trascritta da Agostino Tiferno (Vienna, ms. 3528, f. 48: “Capuae”) e poi da Muratori (2093, 1) “ex schedis Philippi Argelati” (Kaibel 1890, p. 231). | |
Bibliografia | Kaibel 1890: Georgius Kaibel, Inscriptiones Graecae Siciliae et Italiae, Berolini 1890. Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 298.
Pellegrino 1651: Camillo Pellegrino [junior], Apparato alle antichità di Capua o discorsi sulla Campania Felice, in Napoli, per Francesco Savio Stampatore della Corte Arcivescovile, 1651. | |
Allegati | ||
Link esterni | Scheda di R. De Vita nel database epigrafico EAGLE: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?id_nr=EDR116007 | |
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 07/12/2012 14:06:03 | |
Data ultima revisione | 08/11/2016 20:04:38 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/129 |
Oggetto | Capua, chiave d'arco con maschera di Pan | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Reimpiegata nel basamento di palazzo Giudici. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h. 0.75 m., Iung. 0.68 m. | |
Stato di conservazione | La superficie superiore della capigliatura è abrasa e le ciocche anteriori dei capelli presentano diverse scheggiature. | |
Cronologia | Età adrianea. | |
Descrizione | Chiave d'arco decorata con protome di Pan, riconoscibile dalla particolare forma del naso e della bocca, esprimente il sincretismo fra uomo e capra. Il volto è raffigurato in posizione frontale con la linea d'arresto al livello della barba e la sommità della chioma che coincide con la cornice superiore dell'arco. L'espressione dell'ovale, largo e allungato, incorniciato da una ricca chioma con ciocche brevi e mosse e da una barba folta e ondulata, è severa. La fronte è percorsa da una profonda ruga orizzontale e le sopracciglia si aggrottano in modo accentuato verso il naso con una curva profonda e carnosa, sollevandosi poi verso le tempie. Gli occhi, la cui pupilla è un semplice disco concavo, sono nettamente Insieme ad altre quattro maschere pertinenti all'ambito teatrale, il pezzo in esame doveva abbellire le chiavi delle arcate del teatro romano di Capua (Foresta 2013). Il riuso di questi oggetti e la fama dell'arena capuana hanno contribuito a creare una tradizione fasulla sulla provenienza del pezzo. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977. | |
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Scagliarini 1977: D. C. Scagliarini, Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, p. 38 ss. Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 202 n. 129 tav. X Foresta 2013: Simone Foresta, Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano, RIASA 30-31, 2007-2008, p. 109, n. 13. Palmentieri 2013: A. Palmentieri, Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani. In Atti del XIIe Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, CRPA, Museo Archeologico di Pola (Croazia), 23-28 Maggio 2011, Pola 2013, in press | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 28/11/2012 18:23:13 | |
Data ultima revisione | 21/09/2014 17:16:27 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/70 |
Oggetto | Capua, chiave d'arco con maschera teatrale | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Reimpiegata in palazzo Giudici. | |
Prima attestazione | Metà del XVI secolo. | |
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h. max. 65.5 m., lung. 0.54 m | |
Stato di conservazione | La parte superiore della capigliatura presenta un'ampia lacuna. | |
Cronologia | Età adrianea. | |
Descrizione | Chiave d'arco decorata con una maschera tragica. Il soggetto è raffigurato in posizione frontale con la linea d'arresto al livello del mento e la sommità della chioma che coincide con la cornice superiore dell'arco. Il viso dall'ovale largo e tondeggiante, incorniciato da una acconciatura con piccolo onkos, è costituito sulla fronte da un quadruplice filare di riccioli a linguette che diventa triplice ai lati e termina con due fasci di ciocche spiraliformi. La fronte, non troppo alta, è perfettamente liscia. L'arcata sopracciliare, nettamente delineata, ombreggia intensamente i grandi occhi spalancati, contornati dalle palpebre pesanti dal netto profilo. La pupilla è resa attraverso un disco concavo.Sono visibili due rughe d'espressione ai lati del naso. La bocca è aperta "a ciliegia" e il mento è pronunciato. Sul blocco di chiave sono visibili dei listelli laterali che facevano parte della modanatura dell'arco. La maschera ritenuta dalla tradizione proveniente dall'anfiteatro campano, dove avrebbe occupato il terzo ordine di arcate, va ritenuta sulla base del soggetto iconografico pertinente al teatro romano di Capua (Foresta 2013). Il monumento noto dal XVI secolo fu spogliato dei suoi materiali alla stessa maniera dell'arena, come simbolo dell'identità capuana. La maschera si confronta per le dimensioni e i tipi teatrali con altre maschere reimpiegate sulla facciata dello stesso palazzo e con una chiave d'arco di satiro, conservata al museo campano - proveniente dall'arco di Sant'Eligio dove è attestata la prima raccolta di antichità capuane. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977. | |
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 28/11/2012 18:17:08 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 13:50:13 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/66 |
Oggetto | Capua, chiave d'arco con maschera teatrale di giovane satiro | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Reimpiegata in palazzo Giudici. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h. max 0, 65 | |
Stato di conservazione | Scheggiate le pupille e l'arcata sopracciliare destra. Corrosa la zona del mento e della chioma. | |
Cronologia | Età adrianea. | |
Descrizione | Chiave d'arco decorata con protome di satiro giovane, caratterizzato dalle orecchie ferine, a punta. Il volto è raffigurato in posizione frontale con la linea d'arresto al livello del mento e la sommità della chioma che coincide con la cornice superiore dell'arco. I capelli, ispidi e diritti sul capo, si dispongono come una raggiera di fiamme intorno alla fronte, perfettamente liscia. L'arcata sopracciliare è nettamente delineata e gli occhi, la pupilla è formata da un semplice disco concavo, sono profondamente contornati dalle palpebre pesanti. Il volto, dagli zigomi accentuati e le guance piene, presenta due rughe d'espressione ai lati del naso camuso e la bocca larga ha labbra molto carnose. Sul blocco di chiave sono visibili dei listelli che facevano parte della modanatura dell'arco. La maschera ritenuta erroneamente proveniente dall'anfiteatro doveva decorare le arcate del teatro romano insieme ad altri soggetti simili, reimpiegati nel palazzo dei Giudici (Foresta 2013). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977. | |
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 28/11/2012 18:22:13 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 13:56:09 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/69 |
Oggetto | Capua, chiave d'arco con protome di Apollo arciere | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Reimpiegata in palazzo Giudici. | |
Prima attestazione | Principio del XVIII secolo. | |
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h. 0.71 m., h. della testa 0.42 m | |
Stato di conservazione | Abrasa la corona di lauro che cinge la testa. Rotture in corrispondenza del naso e del labbro inferiore. Scheggiato il mento. | |
Cronologia | Età adrianea | |
Descrizione | Chiave d'arco decorata con una protome di Apollo arciere. Il dio è raffigurato in posizione frontale, a mezzo busto, con la linea d'arresto immediatamente al di sotto dei pettorali alla cui altezza sono tagliate anche le braccia. Il viso è ovale e tondeggiante. La folta chioma si distribuisce sulle tempie in due bande opposte con morbide ciocche ondulate e fluisce sul petto in due file di capelli serpeggianti. La testa è cinta da un'alta corona di lauro. Gli occhi, a differenza delle altre protomi, sono privi di pupilla e profondamente contornati dalle palpebre. Il busto è attraversato diagonalmente da un balteo che va dalla spalla destra al pettorale sinistro e sostiene una faretra di cui è visibile l'estremità superiore che sporge dietro alla spalla destra. Sulla spalla sinistra è appoggiata una clamide a rade pieghe parallele. Sul blocco di chiave sono visibili dei listelli laterali che facevano parte della modanatura dell'arco. Il pregevole manufatto fu rinvenuto da A. Simmaco Mazzocchi all'ingresso meridionale dell'anfiteatro campano, nel 1727. Il suo recupero sulla facciata del palazzo dei Giudici risale ad una risistemazione dell'edificio (in cui dovevano essere inserite, almeno dal XVI secolo, le altre maschere), realizzata nel corso dell'Ottocento. La chiave doveva ornare il primo ordine d'arcate esterno dell'arena. Secondo Foresta (Foresta 2013), questa chiave farebbe parte di un secondo gruppo, di dimensioni minori rispetto alla prima serie certamente riconducibile alla decorazione delle arcate dell'Anfiteatro Campano e pertanto mette in dubbio la sua appartenenza al su detto edificio. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977. | |
Rilievi | ||
Fonti e documenti | Rucca 1828, p. 197 | |
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 28/11/2012 18:20:07 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 14:06:48 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/67 |
Oggetto | Capua, chiave d'arco con protome di Diana | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Nel campanile del Duomo. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h. 0.71 m | |
Stato di conservazione | Scheggiature superficiali. Il concio d'arco è stato in parte tagliato. | |
Cronologia | Età adrianea | |
Descrizione | Chiave d'arco decorata con una protome di Diana. La divinità è raffigurata in posizione frontale, a mezzo busto, con la linea d'arresto immediatamente al di sotto dei pettorali, al cui livello sono tagliate La testa, risentendo del gusto classicistico tipica dell'età adrianea, si richiama a prototipi dell'età fidiaca net modellato del volto e nel disegno della capigliatura le cui ciocche sono rese mediante netti solchi di trapano e può essere confrontata con la testa di Artemide del tipo Ariccia al Museo Nazionale Romano, replica di II d.C. di un originale greco del 440. Secondo studi pregressi, il blocco faceva parte del gruppo di chiavi d'arco che decoravano il secondo livello del portico dell'anfiteatro. Nuove scoperte permettono di smentire quest'ipotesi riconducendo la serie di chiavi con protomi virili o di divinità al primo ordine di arcate dell'arena capuana. Da questa serie sarebbe esclusa un'altra, formata da cinque chiavi di minori dimensioni e con soggetti teatrali, solitamente attribuite al terzo ordine e che, invece, potrebbe provenire dal teatro. Questa protome insieme ad un'altra con Apollo è di dimensioni minori rispetto alla serie principale (che misura 1 m) che sicuramente decorava il primo ordine di arcate dell'Anfiteatro Campano. È possibile, pertanto, che anche questa chiave d'arco facesse parte della decorazione del teatro (Foresta 2013). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 06/02/2013 15:10:23 | |
Data ultima revisione | 20/12/2018 23:38:26 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/232 |
Oggetto | Capua, Chiave d'arco con protome di Giove Ammone | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | E' reimpiegato nella facciata di palazzo Giudici. | |
Prima attestazione | Metà del XVI secolo. | |
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | H. 0.91, h. della testa 0.53, I. delle spalle 0.85 | |
Stato di conservazione | Manca la parte superiore della chioma e il naso è scheggiato. | |
Cronologia | Età adrianea | |
Descrizione | Chiave d'arco decorata con una protome di Giove Ammone. Il dio è raffigurato in posizione frontale con la testa leggermente rivolta verso destra, a mezzo busto con sagoma semilunata, e presenta una piccola mensola d'appoggio che demarca la linea d'arresto, immediatamente al di sotto dei pettorali. Le braccia sono tagliate all'altezza del tricipite. Il viso dall'ovale largo e tondeggiante, incorniciato da una lunga chioma fluente sulle spalle con riccioli anelliformi e da una folta barba che ricopre il mento e parte del collo. Ai lati della testa sono visibili due corna ricurve, attributo dì Giove Ammone. La pupilla è realizzata con un foro di trapano. Le labbra sono carnose e la bocca semiaperta. Sul torace, ampio, è raffigurata una clamide a rade pieghe parallele che ricoprono la spalla sinistra. L'esemplare appartiene ad una delle protomi scolpite sulle chiavi d'arco degli ordini esterni dell'anfiteatro campano e faceva parte di un ciclo decorativo che comprendeva le maggiori divinità dell'Olimpo greco-romano. Le corna, attributo della divinità, sono chiaramente visibili in un disegno realizzato dal pittore milanese Giuseppe Bossi durante il suo soggiorno in Terra di lavoro, nel 1810. Tipologicamente la testa richiama prototipi greci del V secolo a. C., rispondendo a quel gusto classicistico tipico dell'età adrianea. Proveniente dall'anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, occupava il primo ordine di arcate del portico esterno, l'unico in cui al momento sia possibile provare la presenza di materiali del genere (Foresta 2013) | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977. | |
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 28/11/2012 16:24:52 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 14:08:09 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/65 |
Oggetto | Capua, Chiave d'arco con protome di Helios | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | ||
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Il blocco si trovava reimpiegato fino ai primi decenni dell'Ottocento nella porta Napoli di Capua, oggi è disperso. | |
Prima attestazione | 1810 nel taccuino di Giuseppe Bossi. | |
Materiale | ||
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | ||
Cronologia | Età adrianea | |
Descrizione | Chiave d'arco con protome di Helios identificata nel 1810 sulla porta Napoli. L'arco monumentale, come è noto dai documenti di archivio del museo campano, era stato costruito nel XVI secolo con i calcari recuperati dall'anfiteatro romano di Capua. Tra questi materiali, nel fornice del versante orientale doveva figurare anche la chiave in esame, impiegata con la funzione originaria. Il pezzo rimanda per le caratteristiche iconografiche alle altri chiavi d'arco conservate nell'arena o reimpiegate nello stesso periodo nel moderno centro di Capua. Il dio è raffigurato nel disegno di G. Bossi con il capo radiato e una veste frangiata. Un soggetto analogo, realizzato in marmo, si trova nella collezione bavarese, alla Glyptothek di Monaco di Baviera. In entrambi i rilievi, la divinità è raffigurata secondo uno schema iconografico standardizzato in epoca imperiale: capelli lunghi e mossi, veste frangiata. Nell'esemplare tedesco, si osservano delle tecniche più ricercate rispetto al rilievo capuano: gli elementi radiali sono realizzati con cannule in bronzo dorato, come suggeriscono i fori posti a raggiera sul capo. Oltre alla testimonianza del pittore milanese non abbiamo riscontro sull'effettivo riuso del marmo nell'arco cinquecentesco. Già D. Scagliarini aveva dubitato della sua testimonianza a causa dell'uso di una duplice didascalia per indicare la sua collocazione: porta Napoli - Porta Roma. Un disegno coevo di un architetto francesce che raffigura i rilievi della porta dal versante napoletano esclude la possibilità del riuso su questo lato. Per quanto dubbia, la testimonianza di Bossi andrebbe quindi interpretata in riferimento alla collocazione della chiave di Elios vista sull'arco detto di Porta Napoli, ma sul fornice che guardava in direzione di Roma. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri | |
Data di compilazione | 05/02/2013 18:59:54 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 14:08:46 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/230 |
Oggetto | Capua, chiave d'arco con protome di Hermes | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Reimpiegata in palazzo Giudici | |
Prima attestazione | Metà XVI secolo. | |
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h. 1,00, h. della testa 0,43 | |
Stato di conservazione | Abrasa fa parte frontale del petaso di cui è rotta l'aletta di sinistra. | |
Cronologia | Età adrianea. | |
Descrizione | Chiave d'arco decorata con protome di Mercurio. Il dio è raffigurato in posizione frontale, a mezzo busto, con la linea d'arresto a livello dell'arcata epigastrica. Le braccia sono tagliate all'altezza del tricipite. La testa supera dalla nuca in su la curva modanata dell'arco. Viso dall'ovale allungato, incorniciato da capelli corti con ciocche brevi e mosse realizzate mediante piccoli solchi di trapano. Sulla testa indossa La chiave doveva decorare in antico un arco del porticato esterno dell'arena capuana decorato con immagini di divinità (Foresta 2013). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977. | |
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 28/11/2012 18:21:26 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 14:10:12 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/68 |
Oggetto | Capua, chiave d'arco con protome virile | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Reimpiegata come chiave d'arco del portale di palazzo Giudici. | |
Prima attestazione | Metà XVI secolo. | |
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h 1,00 | |
Stato di conservazione | Scheggiata la parte frontale della chioma a destra. | |
Cronologia | Età adrianea | |
Descrizione | Protome virile raffigurata in posizione frontale, a mezzo busto, con la linea d'arresto semicircolare immediatamente al di sotto dei pettorali. Le braccia sono tagliate all'altezza delle spalle. Il pezzo, reimpiegato come chiave d'arco nel portale di ingresso al palazzo in epoca piuttosto recente, si caratterizza per la chioma, riccioluta, e per la veste. Un soggetto analogo, frammentario, è stato rinvenuto di recente nel corso dello scavo dell'arena capuana. Entrambi i pezzi, che rappresentano immagini di uomini, dovevano decorare il primo ordine di arcate dell'anfiteatro in alternanza ad altre chiavi riproducenti soggetti mitici (Foresta 2013). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977. | |
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 28/11/2012 18:24:35 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 14:12:49 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/71 |
Oggetto | Capua, Chiave d'arco con protome virile | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Cortile interno di Palazzo Rinaldi Campanino, via Bartolomeo de Capua n. 4 | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h 0.71 m | |
Stato di conservazione | Mancante del busto e dei conci modanati | |
Cronologia | Età adrianea | |
Descrizione | Chiave d'arco decorata con protome virile raffigurata in posizione frontale con la linea d'arresto al livello del mento. Il volto dall'ovale largo e tondeggiante è incorniciato da una folta chioma con due riccioli In base ai confronti con le altre chiavi d'arco capuane con immagini virili doveva far parte della decorazione del primo ordine d'arcate dell'anfiteatro campano (Foresta 2013). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 06/02/2013 19:29:15 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 14:14:17 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/237 |
Oggetto | Capua, cippo con iscrizione CIL, X, 4425 | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Il blocco, attualmente incorporato nello stipite dell'Arco dei Panellari, è documentato in epoca precedente presso il Seggio dei Nobili. | |
Prima attestazione | 1489-1495: Fra Giocondo lo descrive "apud sessionem Olivae" (cfr. Mommsen 1883, p. 432). | |
Materiale | ||
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | ||
Cronologia | ||
Descrizione | Si tratta di un cippo funerario con coronamento a timpano curvo e fronte incassato, recante l'iscrizione CIL, X, 4425. Testo: D.M.S. / ZETVS CAMPANVS / FILIO PIO FECIT / ET SIBI ET COIVG / KALLAIDI / QVI VIXIT ANNIS / XXXIII MESIBVS / XI DIEBVS III | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | Descritto da Fra Giocondo presso il seggio dell'Oliva. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 07/12/2012 17:31:41 | |
Data ultima revisione | 20/01/2014 19:20:51 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/138 |
Oggetto | Capua, cippo con patera | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Murato alla base dell'arco di ingresso all'ex Seggio dei Nobili. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | Parzialmente scheggiato nella parte superiore | |
Cronologia | ||
Descrizione | Il blocco, quasi interamente scalpellato, conserva ancora una patera a rilievo e pertanto dovrebbe identificarsi come un altare o una base. | |
Immagine | ![]() | |
Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | Il cippo, parzialmente scalpellato, è murato alla base dell'arco di ingresso all'ex Seggio dei Nobili. Non è nota l'epoca in cui il blocco è stato murato in questa posizione. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | ||
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo - Angela Palmentieri - Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 07/12/2012 14:18:22 | |
Data ultima revisione | 07/06/2016 11:21:20 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/131 |
Oggetto | Capua, frammento di iscrizione | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Capua, campanile del Duomo | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | Spezzato sul lato destro e su quello sinistro, superficie in buono stato di conservazione. | |
Cronologia | Prima età imperiale | |
Descrizione | La lastra reimpiegata su una delle facce del campanile del Duomo è stata rilavorata per fungere da blocco costruttivo nel nucleo della muratura. Si legge:
(...)M.F. FAL. SIBI M (A) SVIVS O L NIGER
L'epigrafe è, come l'altra reimpiegata affianco, di carattere sepolcrale. Manca la parte iniziale con il nome del dedicante, figlio di Marcus della tribù Falerna, nella quale rientrava Capua, che dedicò il monumento funerario per sé (sibi) e per un suo congiunto. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, p. 403, n. 4023. Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994, p. 153, n. 143 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 22/01/2016 12:41:43 | |
Data ultima revisione | 07/11/2016 19:30:09 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/554 |
Oggetto | Capua, frammento di iscrizione | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Capua, campanile del Duomo | |
Prima attestazione | ||
Materiale | calcare locale | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | Spezzato sul lato sinistro e su quello destro. Superficie in buono stato di conservazione. | |
Cronologia | Prima età imperiale | |
Descrizione | La lastra reimpiegata su una delle facce del campanile del Duomo è stata rilavorata per fungere da blocco costruittivo nel nucleo della muratura. Si legge: PHAPRAES LIB L'epigrafe è sicuramente legata alla sfera funeraria e menziona un personaggio Phapraes, dichiarato liberto (LIB). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994, p. 153, n. 143 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 22/01/2016 13:26:22 | |
Data ultima revisione | 22/01/2016 13:31:51 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/555 |
Oggetto | Capua, Museo Campano, chiave d'arco con protome di satiro giovane | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Un tempo sotto l'arco di S. Eligio, secondo la tradizione proveniente dalla porta delle Torri di Federico II. Dal 1899 è conservato nel giardino del museo campano. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h 0,58; larg. 0,90 | |
Stato di conservazione | Barba scheggiata. | |
Cronologia | Età adrianea | |
Descrizione | Protome figurata con una testa giovanile imberbe con gli zigomi pronunciati. Le orecchie appuntite fuoriescono dalla folta capigliatura riccioluta, irta sulla fronte e in parte recumbente sul volto. Tracce di L'esemplare in buono stato di conservazione è ricondotto al terzo ordine di arcate dell'anfiteatro capuano, in base alla altezza ridotta rispetto alle altre protomi. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Foresta 2013: Simone Foresta, "Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano", Rivista dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, 30-31, 2007-2008, p. 109, n. 15. Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 202 n. 130.
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, "Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani", In Atti del XIIe Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press. Pesce 1941, G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941, p. 12 n. 4 tav. Xb. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 06/02/2013 15:14:02 | |
Data ultima revisione | 08/11/2016 20:17:56 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/234 |
Oggetto | Capua, Museo campano, Chiave d'arco con protome di Volturno | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Un tempo sotto l'arco di S. Eligio, secondo la tradizione proveniente | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h 1,00; larg. 1,40 | |
Stato di conservazione | Leggeremente resecato il fondo. Superficie annerita a causa degli agenti atmosferici. Attributo frammentario. | |
Cronologia | Età adrianea | |
Descrizione | Chiave d'arco con una divinità maschile rappresentata frontalmente. Il volto squadrato è caratterizzato da occhi grandi, con l'iride incisa, leggermenti appesantiti dall'arcata sopraccigliare. I capelli riccioluti si dispongono sulle tempie e lungo il viso. Il capo è coperto da un copricapo vegetale. Il busto nudo indossa un mantello che scende dalla spalla destra e su cui si intravede un vaso da cui fuorisce l'acqua. L'esemplare è tradizionalmente ritenuto la raffigurazione del Volturnus amnis. Piuttosto integro è associato alle altre chiavi provenienti dall'anfiteatro capuano. Poco sappiamo sul suo possibile utilizzo sulla Porta delle Torri di Federico II. La tradizione locale attribuisce solitamente la collezione di materiali raccolta sotto l'arco della chiesa di Sant'Eligio alla distruzione dell'arco federiciano (fenomeno collocato intorno alla metà del Cinquecento). Da questo contesto potrebbero provenire le chiavi reimpiegate nella facciata del palazzo dei Giudici (coevo alla distruzione della porta). Questi elementi, rispetto alla chiave in esame sono in uno stato piuttosto frammentario al punto di essere reimpiegati come rilievi. Al contrario sotto il sedile furono collocati pezzi in buono stato di conservazione. La presenza di questa protome sotto l'arco è inoltre documentata da un disegno del principio dell'Ottocento di Rossini. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 06/02/2013 15:12:16 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 14:12:02 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/233 |
Oggetto | Capua, Museo campano, chiave d'arco con protome virile | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Museo Provinciale Campano | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | h 0,48 | |
Stato di conservazione | Sono stati resecati i due conci modanati laterali. Sul retro è stato praticato un foro passante per consentire il passaggio dell'acqua attraverso la bocca. | |
Cronologia | Età adrianea | |
Descrizione | Chiave d'arco con protome virile. Il viso presenta un ovale largo e tondeggiante, incorniciato da una folta chioma che si distribuisce sulle tempie in due bande opposte con morbide ciocche ondulate che arrivano a coprire le orecchie. La fronte è liscia. L'arcata sopracilliare, nettamente delineata, ombreggia intensamente gli occhi, profondamente contornati dalle palpebre pesanti. Un'ampia scanalatura semilunata indica l'iride mentre la pupilla è un dischetto, in cui con una smussatura sotto la palpebra superiore è indicato il guizzo di luce. In base alle analogie iconografiche e tecnico-stilistiche con le altre chiavi superstiti dell'anfiteatro, il pezzo è comunemente ritenuto una protome del secondo ordine del porticato esterno dell'anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, che includeva, come per il primo, le divinità del pantheon greco-romano e Questa tesi è stata messa in discussione di recente, in seguito all'analisi del repertorio iconografico. Il rilievo era utilizzato, almeno dal XVIII secolo, come mascherone per una fontana nel cortile del Palazzo Cagli in via Duomo, documentando un fenomeno collezionistico locale. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia |
Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54
de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155
Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113
Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.
Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65
Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press
Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941
Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri, Luca Di Franco | |
Data di compilazione | 05/02/2013 20:26:45 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 14:13:27 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/231 |
Oggetto | Capua, Museo Campano, rilievo del 'Genius Theatri' CIL, X, 3821 | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Capua, Museo Provinciale Campano. Proveniente dall'Arco di Sant'Eligio, dove era stato esposto nel 1665. | |
Prima attestazione | 1620-1640: ritrovamento. 1665: esposizione sotto l'arco di Sant'Eligio. | |
Materiale | Marmo italico | |
Dimensioni | h 37,5; lung. 1,19; spessore 8 | |
Stato di conservazione | Si conserva diviso in due frammenti fra loro combacianti; la parte superiore è preparata per un incasso a muro. Il retro non è visibile. | |
Cronologia | 151 d.C./200 d.C | |
Descrizione | Il blocco di marmo, diviso in due parti, venne recuperato dallo scavo seicentesco del teatro di Capua vetere e venne trasportato successivamente sotto l'arco di Sant'Eligio, sede della prima collezione di antichità della città di Capua. Il rilievo rappresenta una scena di costruzione del proscenio del teatro di Capua. Si distinguono, partendo da sinistra, una ruota a pale mossa da una coppia di schiavi - il cd. tympanum di cui parla Vitruvio, e a lato un gruppo di divinità che presiedono ai lavori (Minerva, Giove, Diana) e una figura femminile con una cornucopia, ritenuta tradizionalmente il Genio del teatro. A destra, la scena termina con l'immagine di un serpente, con funzione apotropaica. Il rilievo di tipo grossolano fu realizzato da un'officina scultorea locale intorno alla metà del II secolo d. C.. Verso questa cronologia rimanda l'iscrizione incisa lungo il bordo superiore: 'Genius [the]atri', mentre in basso -all'interno della tabula ansata - vi è il testo dedicatorio relativo a Lucceius Peculiaris, mecenate e restauratore di parte del teatro di Santa Maria Capua vetere. Le indagini di scavo dei primi decenni del Novecento hanno confermato la fondazione del teatro capuano in epoca augustea e i successivi restauri realizzati a partire dall'età dell'imperatore Adriano. Rilievi del genere, di tradizione ellenistica, sono noti a Capua (oltre all'esemplare del teatro è conosciuto un altro rilievo celebrativo con scena di costruzione dall'anfiteatro campano rinvenuto durante gli scavi borbonici dell'arena) e a Terracina (in particolare si tratta di un rilievo in marmo greco datato alla seconda metà del I secolo a. C.) -(Marmi colorati 2002, p. 517 n. 268). Dalla tomba degli Haterii di Roma proviene un altro rilievo di epoca flavia con scena di costruzione di macchinari edili (Marmi colorati 2002, p. 501 n. 227). Il rilievo, che non presenta tracce di rilavorazione postclassica, fa parte insieme ad altri materiali classici di una collezione di antichità formata sotto l'arco di Sant'Eligio a partire dalla metà del XVI secolo. Testo dell'iscrizione: Genius [the]atri / / Lucceius Peculiaris redemptor prosceni / ex biso fecit. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | Ritrovata durante gli scavi condotti da Girolamo dell'Uva presso il teatro di Santa Maria Capua Vetere insieme ad alcune statue e a una colonna di marmo africano, quest'ultima condotta a Napoli presso il Collegio del Gesù dove probabilmente viene riutilizzata per le opere di decorazione della chiesa. La lastra Genius Theatri invece perviene in mano del sacerdote Stefano Bovenzi, e poi passata in eredità al fratello Giuseppe, il quale la cede qgli Eletti della città di Capua (Paolo Caiazza, Carlo Salzillo di Girolamo, Alessandro Sarzuti e Angelo Ollettini), che la fanno collocare sotto l'arco di Sant'Eligio insieme a una nuova iscrizione commemorante l'evento. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | Incisione in Pasquale 1665, in Mazzocchi 1727, in Millin 1811. | |
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Chioffi 2005: Laura Chioffi, Museo Provinciale Campano di Capua: la Raccolta epigrafica, Capua 2005. Marmi colorati 2002: I marmi colorati della Roma imperiale, Venezia 2002.
Mazzocchi 1727: Alexii Symmachi Mazochi Metropolitanae Ecclesiae Campanae Canonici Theologi In Mutilum Campani Amphitheatri Titulum aliasque nonnullas Campanas inscriptiones commentarius, Neapoli, ex typographia Felicis Muscae, 1727, pp. 158-160.
Millin 1810: Aubin Louis Millin, Galerie Mythologique. Recueil de monuments pour servir à l’étude de la mythologie, de l’histoire de l’art, de l’antiquité figurée, et du langage allégorique des anciens, tome premier, à Paris, de l’imprimerie de P. Didot l’Ainé, 1801, tav. XXXVIII. Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.
| |
Allegati | ||
Link esterni | Scheda di M. Foglia nel database epigrafico EAGLE: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?id_nr=EDR005660 | |
Schedatore | Fulvio Lenzo - Angela Palmentieri | |
Data di compilazione | 02/12/2012 12:46:47 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 12:39:30 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/73 |
Oggetto | Capua, Museo diocesano, rilievo con motivi vitinei | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Capua, museo diocesano. Reimpiegato come paliotto della altare della cappella di San Paolino, nel duomo. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Marmo bianco | |
Dimensioni | h 0,95; lung. 2,18 | |
Stato di conservazione | Ritagliato lungo il bordo. Tracce di incassi dovuti al riuso. | |
Cronologia | Età tiberiana | |
Descrizione | Lastra di grandi dimensioni con al centro una patera decorata finemente con una rosetta a sei petali carnosi e ai lati due racemi vitinei. Tra gli elementi vegetali che si intrecciano al centro in un nodo si collocano piccoli passerotti svolazzanti o colti nell'atto di beccare l'uva. Lungo il bordo destro restano tracce di un arbusto di foglie di alloro, in maggioranza perse a causa del taglio verticale. Accanto alla patera, in posizione evidente, sono mostrati un urceus e un simpulus, elementi connessi ad un ambito sacrificale. La lastra che fu rinvenuta dal de Franciscis durante lo scavo del duomo nel 1957 era impiegata come pala d'altare. Il frammento, facente parte di un rilievo più ampio, fu evidentemente riadoperato sin dal Tardoantico in ambito religioso in virtù dell'intepretatio christiana del motivo figurativo a tralci d'uva. L'esemplare che denuncia una certa ingenuità stilistica, certamente frutto di officine locali, ripropone il ritmo modulare degli elementi vegetali, quali girali d'acanto e di foglie di vite, pertinenti al repertorio in uso a partire dall'età augustea. Si ipotizza il recupero dal rivestimento di un grande altare capuano, costruito in età tiberiana sul modello dell'Ara Pacis (CAPALDI c.s.). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | De Franciscis 1957: Alfonso De Franciscis, "Capua", Notizie degli scavi di antichità, 1957, 359-362 fig. I. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri | |
Data di compilazione | 05/03/2013 18:23:20 | |
Data ultima revisione | 11/11/2016 12:38:35 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/254 |
Oggetto | Capua, Museo diocesano, sarcofago con Eroti vendemmiatori | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Capua, Museo diocesano. | |
Prima attestazione | Secondo le fonti settecentesche si trovava reimpiegato come abbeveratoio dinanzi all'Episcopio. | |
Materiale | Marmo bianco (proconnesio) | |
Dimensioni | h 0,60; lungh. 1,96; largh. 0,56 | |
Stato di conservazione | Superficie corrosa. Fori di scolo sul fondo e sulla fronte. | |
Cronologia | Fine II secolo d. C. | |
Descrizione | Cassa parallelepipeda figurata sulla fronte con una scena di Eroti vendemmiatori, delimitata ai lati da due erme barbate. Al centro è raffigurato Dioniso stante tra satiri e capri; verso destra c'è un amorino semisdraiato su una roccia con al di sotto degli animali. Il retro è liscio, mentre ai lati reca un Erote -realizzato con un rilievo appena stilizzato. Questo elemento suggerisce la collocazione del marmo lungo il fondo della parete della tomba. La cassa fa parte di un gruppo di quattro sarcofagi, prodotti da un'officina lapicida campana, in età tardo-antonina (Bonanno 1978). L'esemplare capuano rimanda al tipo riutilizzato come sepoltura nel Duomo di Teano. Entrambe le tombe vanno ricondotte alle necropoli extraurbane d'età medio imperiale, da cui furono recuperate a partire dall'età medievale. Nel caso in esame, attraverso l'analisi dei fori di scolo per far defluire l'acqua, si evidenzia un riutilizzo come fontana o abbeveratoio. Dalle fonti erudite locali sappiamo che la vasca era impiegata dinanzi alla curia vescovile. Questo tipo di riuso, che trova confornti in altri ambiti territoriali (come ad esempio Salerno) suggerisce il recupero precoce del sarcofago per una rifunzionalizzazione di tipo economico. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | Secondo la tradizione locale si trovava reimpiegato come abbeveratoio dinanzi all'Episcopio. | |
Bibliografia | Bonanno 1978: M. Bonanno, "Un gruppo di sarcofagi romani con scena di vendemmia", Prospettiva. Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 13, 1978, 43-49 figg. 1-2. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri | |
Data di compilazione | 08/06/2012 14:09:09 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 13:14:00 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/13 |
Oggetto | Capua, rilievo figurato con una sfinge | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Il blocco è murato all'ingresso della scala di palazzo Rinaldi Milano. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | Visibile solo una parte del rilievo. | |
Cronologia | Fine età repubblicana. | |
Descrizione | Rilievo funerario decorato da una doppia modanatura che racchiude una sfinge a rilievo. L'immagine apotropaica dell'animale doveva occupare la parte sommitale della decorazione di un monumento funerario costruito tra la fine dell'età repubblicana e la prima età imperiale. Materiali del genere sono noti nel centro storico di Benevento, confermando la diffusione nel territorio della Campania interna di un gusto decorativo derivato dal mondo pre-romano. Il pezzo è da considerarsi inedito, perchè non rientra nella schedatura preliminare dei materiali classici reimpiegati nelle chiese e dei palazzi di Capua nova (Pane-Filangieri 1994). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Pane-Filangieri 1990: G. Pane, A. Filangieri, Capua. Architettura e arte: catalogo delle opere, Capua 1994
Rotili 1986: M. Rotili, Benevento romana e longobarda. L' immagine urbana, Napoli 1986 | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri | |
Data di compilazione | 05/12/2012 21:08:26 | |
Data ultima revisione | 09/11/2016 16:28:44 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/124 |
Oggetto | Capua, sarcofago a lenòs con protomi di leone | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Cattedrale di Capua, navata destra, seconda cappella. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Marmo bianco | |
Dimensioni | h. 0,63; lungh. 1,85; larg. max 0,28 | |
Stato di conservazione | Della lenòs è visibile la fronte e quasi metà dei fianchi. Lungo i bordi la cassa è scheggiata in più punti. Privo del coperchio antico. | |
Cronologia | 230 d. C. | |
Descrizione | Sarcofago del tipo a lenòs con la fronte decorata da una doppia serie di strigilature, opposte e simmetriche tra di loro. Gli strigili convergono al centro in una mandorla, priva di decorazione, e proseguono sui due lati brevi ricurvi, incorniciate al di sopra e al di sotto da una modanatura multipla. Nella metà superiore della fronte vi sono, a destra e a sinistra, due protomi leonine con anello nelle fauci. Il sarcofago, di produzione urbana, trova confronti con una serie diffusa a Roma nei primi decenni del III sec. d. C. (Stroszeck 1998); in Campania si conosce, oltre all'esemplare capuano, un'altra lenòs, reimpiegata come sepoltura nel chiostro del Paradiso ad Amalfi, simile per la tipologia delle protomi leonine con gli anelli tra le fauci. Un altro esemplare, relativamente più recente, si trova nel campanile della cattedrale di Gaeta, anch'esso reimpiegato come sepoltura in età tardo-medievale. Il coperchio, moderno, presenta l'immagine del defunto disteso, Cesare di Capua, conte di Altavilla, rappresentato come un cavaliere con la spada al fianco. Il corpo è raffigurato in posizione supina con la testa poggiata su di un cuscino merlato e le mani giunte in atto di preghiera; ai suoi piedi presenta un cagnolino accucciato, simbolo di fedeltà e vigilanza. | |
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Famiglie e persone | Cesare di Capua, conte di Altavilla | |
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Granata 1766: F. Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, I, Napoli 1766, 69
Stroszeck 1998: J. Stroszeck, Löwen-Sarkophage: Sarkophage mit Löwenköpfen, schreitenden Löwen und Löwen-Kampfgruppen, Die antiken Sarkophagreliefs, Berlin 1998, 104, n. 10, tav. 13, fig. 3, tav. 81, fig. 5
| |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri | |
Data di compilazione | 08/06/2012 13:14:46 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 13:15:05 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/11 |
Oggetto | Capua, sarcofago con il mito di Ippolito e Fedra | |
---|---|---|
Luogo di conservazione | Capua | |
Luogo di reimpiego | Capua | |
Collocazione attuale | Cattedrale di Capua, cripta. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Marmo bianco | |
Dimensioni | h 0,62; lung. 2,37; largh. 0,76 | |
Stato di conservazione | Conserva il coperchio originale. La cassa è stata riutilizzata come reliquario. | |
Cronologia | Metà del III secolo d. C. | |
Descrizione | Cassa monolitica con il mito di Fedra e Ippolito. Nella metà sinistra della fronte è rappresentato il commiato dell'eroe dalla madre dolente, raffigurata seduta con accanto le ancelle. La seconda parte della scena presenta il secondo episodio mitico: la caccia al cinghiale, eseguita assieme ai cavalieri e alle divinità. I lati presentano due fiaccole angolari, con un rilievo piuttosto mediocre, che sostengono una ghirlanda di foglie di alloro. Il coperchio, pertinente, è del tipo a doppio spiovente con acroteri angolari figurati con una palmetta. L'esemplare fa capo ad un gruppo di sarcofagi di produzione urbana, raffigurante il mito di Ippolito e Fedra, realizzati verso la metà del III sec. d. C. Il pezzo, semirifinito, dovette essere terminato in ambito locale come prova il soggetto e la modalità d'esecuzione del rilievo dei fianchi, che rimanda ad alcuni sarcofagi beneventani e salernitani prodotti localmente (Valbruzzi 1998). Per la scena della rappresentazione del tema mitico, diviso in due scene, è stato spesso rapportato ad una coppia di sarcofagi (di Cava dei Tirreni e di Salerno) con il mito di Meleagro (Valbruzzi 1998). L'esemplare è impiegato come contenitore di reliquie, secondo un'usanza, attestata a partire dal Medioevo fino alla prima Età moderna (Colloquio 1984). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Koch-Sichtermann 1982: G. Koch, H. Sichtermann, Römische Sarkophage, Handbuch der Archäologie, München 1982 p. 290 fig. 309
Colloquio 1984: Colloquio sul reimpiego dei sarcofagi nel Medioevo, a cura di B. Andrae, S. Settis, Marburg 1984
Valbruzzi 1998: F. Valbruzzi, "Su alcune officine di sarcofagi in Campania in età romano-imperiale", in Akten des Symposiums "125 Jahre Sarkophag-Corpus", Mainz 1998, p. 121. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Angela Palmentieri | |
Data di compilazione | 08/06/2012 13:32:41 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 13:16:32 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/12 |