NomeGaeta
TipoCittà
Luogo superioreLAZIO
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OggettoGaeta, Castello
Tipologiacastello
Nome attualecastello
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1222-1227 lavori di ristrutturazione del castello ordinati da Federico II

1229 abbattimento della fortificazione ad opera delle truppe papali

1233 distruzione delle mura e delle torri cittadine

1261 il luogo dove "fuit castrum" viene concesso ai domenicani

1289 interventi alle mura e alle torri cittadine per volontà della corona angioina

1387 la corte durazzesca si ritira a Gaeta

1436 presa della città da parte di Pietro, fratello di Alfonso d'Aragona

1436-1442 Alfonso è di stanza a Gaeta fino alla presa di Napoli

1436-1453 interventi di ricostruzione al porto, alla dogana e al castello promossi da Alfonso

1441-1494 impianto della zecca nel castello, in cui si coniano alfonsini e tornesi

1449 trasferimento del convento domenicano di Sant'Angelo per fare posto al nuovo castello di Alfonso

1489 contratto per la costruzione di una fortezza a Gaeta su disegno di Antonio di Giorgio di Firenze

1494 sacco della città da parte delle truppe francesi

1503 nuova cinta muraria dopo la presa della città da parte di Consalvo di Cordova

1528-1532 nuova cinta muraria della città detta di Carlo V

Autore

Francesco di Luca, capomastro della Cava, responsabile del cantiere del castello alfonsino di Gaeta sotto la supervisione del vescovo di Lerida.

Guido de Antonio, incisore e argentiere di Alfonso I d'Aragona, direttore della zecca nel castello di Gaeta.

Antonio Marchesi di Settignano progetta la fortezza da costruire nel 1489 ad opera di Ambrogio Quaranta sotto la supervisione di messer Coletta del Castello, regio commissario delle fabbriche della città.

Committente

Federico II, re di Sicilia e imperatore di Germania

Alfonso I d'Aragona, re di Napoli

Consalvo di Cordova

Carlo V

Famiglie e persone
Descrizione

Il complesso della fortificazione di Gaeta si presenta in due distinti corpi di fabbrica, posti su livelli differenti ma connessi tra loro, seguendo l'orografia dei luoghi. I due castelli, ristrutturati a più riprese tra l'età di Carlo V e il regno borbonico, sono essenzialmente il frutto della lunga campagna aragonese promossa da Alfonso nel 1436 e proseguita fino al 1494. Nulla è visibile della fortificazione federiciana e sembra ormai da scartare l'ipotesi, avanzata nel secolo XIX e perdurata fino ad oggi, di un intervento dei sovrani angioini con una ricostruzione della fortezza da riconoscere nell'edificio inferiore. Le due architetture, come rivela anche la forma delle torri e le piante, sono da riferire al secolo XV e costituiscono, nelle tracce ancora percepibili, un esempio dell'architettura militare del Regno di Napoli in età aragonese. Oggi le strutture sono divise: quella inferiore, di proprietà del comune, già utilizzata come carcere è ora in restauro per essere destinata a sede distaccata dell'Università di Cassino, mentre quella superiore, già sede di un battaglione dei carabinieri, ospita oggi la sezione nautica della Guardia di Finanza.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Rilievo antico murato nel paramento del castello

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il luogo di Gaeta si presta, per la sua conformazione naturale, ad una difesa e il promontorio che domina la città, il Monte Orlando sede di scenografici monumenti funerari in età romana, come il Mausoleo di Atratino già nel secolo XV detto 'Torre d'Orlando', fu fin dal pieno medioevo sede di strutture fortificate poi congiunte alla cinta muraria cittadina. Del castello federiciano, andato distrutto dopo il 1229 insieme alle mura della città non abbiamo traccia. Documentatissimo è, invece, il castello voluto da Alfonso che subito dopo una pesante sconfitta al largo di Ponza inflittagli proprio dai gaetani capeggiati dal genovese Spinola, nel 1436 intraprende una serie di interventi in città che diventa, dopo la parentesi della presenza della corte durazzesca a fine Trecento, la sua base per la presa di Napoli e nel giro di pochi anni, distruggendo e trasferendo i complessi monastici che erano sorti in luogo del castello federiciano (monastero di San Teodoro e domenicano di Sant'Angelo) fece sorgere una nuova residenza fortificata sotto la supervisione del vescovo di Lerida e la direzione dei lavori del cavese Francesco di Luca, cui collaborarono maestranze campane dalla costa, da Cava e da Vico con trasporto di materiale da Napoli e da Ischia. Nel 1489 si intraprende una nuova fortificazione, come suggerisce la presenza di un contratto tra il capomaestro cavese Ambrogio Quaranta e messer Coletta del Castello, regio Commissario delle fabbriche della città di Gaeta, per la costruzione di una fortezza secondo il disegno del maestro fiorentino Antonio Marchesi di Settignano. Con la discesa di Carlo VIII, Gaeta fu saccheggiata e fu contesa tra francesi e spagnoli fino alla conquista da parte d Consalvo di Cordova nel 1503 che intraprese interventi di radicale trasformazione del complesso fortificato e della cinta muraria proseguito con Carlo V. Allo stesso modo, per l'importanza strategica della città per il Regno, le fortificazioni furono oggetto di cura e interventi continui per tutta l'età moderna fino alle trasformazioni neo-gotiche del tempo della residenza degli ultimi regnanti delle Due Sicilie.

Note
Fonti iconografiche

Al castello di Gaeta è dedicata una tavola nell'atlante Blaeu 1663.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Blaeu 1663:  Theatrum ciuitatum nec non admirandorum Neapolis et Siciliae regnorum, Amsterdam, Joan Blaeu, 1663.


Cardi 1979: Luigi Cardi, Lo sviluppo urbano di Gaeta dal ’500 al ’900, Gaeta 1979.

 

Cardi 2005: Luigi Cardi, Tra cielo e mare: Gaeta e il suo golfo nelle vedute e carte geografiche dal Quattrocento al Novecento, Castrocielo 2005.

 

Carpiceci 2007: Marco Carpiceci, "La raxon che Gayetha sia una dele chiave principale", in L'architettura di età aragonese nell'Italia Centro-Meridionale : verso la costituzione di un sistema informativo territoriale documentario iconografico, a cura di C. Cundari, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Facoltà di Ingegneria, Dipartimento RADAAR, vol 1: L'architettura di età aragonese nell'Italia centrale, Roma 2007, 99-120.


Ceraso 1673 (1694): Cornelio Ceraso, Breve descrittione delle cose più notabili di Gaeta, città antichissima e fortezza principalissima del Regno di Napoli, secondo le notizie istoriche raccolte da. D. Pietro Rossetto e spiegate in otto discorsi. Dedicata all’illustriss. e rev. sig. e pad. col. monsignor Paulo Ayrolo vescovo di Carinola, I ed. Napoli 1673, ed. cons. in Napoli, nella nuova Stampa di Dom. Ant. Parrino, e di Michele Luigi Mutii, 1694.

 

Cigola 2002: Michela Cigola, "Il castello angioino di Gaeta: la storia attraverso le testimonianze grafiche", in Castelli in terra, in acqua e ... in aria. Colloqui internazionali castelli e città fortificate, a cura di Giorgio Croatto, Pisa, 2002, 231-238.


Colesanti 2011: Teresa Colesanti, “Appunti per la storia dei cantieri e salari nel XV secolo: la fabrica del castello di Gaeta tra 1449 e 1453”, in Memoria, storia e identità Scritti per Laura Sciascia, a cura di M. Pacifico, M. Russo, D. Santoro, P. Sardina, Mediterranea, Quaderni 17, Palermo 2011, 199-216.

 

Colletta 2009: Teresa Colletta, «Strategie difensive e ri-fortificazione delle città portuali del regno di Napoli tra la fine del Quattrocento ed il primo trentennio del Cinquecento », in Pier Francesco da Viterbo e l'architettura militare italiana del primo Cinquecento, a cura di G. Villa, Roma 2009 (Storia dell'urbanistica, 3.Ser. 1=28.2009), 145-161.

 

D'Onofrio 1999: Mario D'Onofrio, "Il castello di Federico II a Gaeta", in Arte d'Occidente. Temi e metodi. Studi in onore di Angiola Maria Romanini, I, Roma 1999, 151-158.


Federici 1791: Giovanni Battista Federici, Degli antichi duchi e consoli o ipati della città di Gaeta. Alla S.R.M. di Ferdinando IV re delle due Sicilie, dietro la scorta de’ documenti illustrati con erudite diplomatiche ricerche dal p. d. Giovanni Battista Federici monaco casinese, in Napoli, per Vincenzo Flauto, MDCCXCI.

 

Fiengo 1971: Giuseppe Fiengo, Gaeta, monumenti e storia urbanistica, Napoli 1971.


Gaetani d'Aragona 1885: Onorato Gaetani d’Aragona, Memorie storiche della città di Gaeta, del conte di Castelmola D. Onorato Gaetani D’Aragona, Caserta 1885 (I ed. Milano 1879).

 

Gattola 1788: Girolamo Gattola, Ragionamento istorico genealogico della famiglia Gattola con una memoria pubblicata nell'anno 1769 da D. Girolamo Gattola sopra le isole di Ponza Palmaruola Pandataria e Sennone. Ora dallo stesso Autore accresciuta di notizie, e della serie delli consoli e duchi della città di Gaeta, Napoli, presso Antonio Longobardo, 1788.

 

Leccese 1958: Salvatore Leccese, Il castello di Gaeta: notizie e ricordi, Gaeta 1958.

 

Liguori Mignano et alii 1999: Vera Liguori Mignano et alii, Gaeta agli inizi del Quattrocento. Economia e società, Gaeta 1999.

 

Oliva 1669: Oliva, Paolo, Discorso dal principio fundamento dalla sempre fidelissima città di Gaeta fino al presente anno 1667. Cauato da diuersi autori dal magnifico Paulo Oliva ... Napoli, per Novello de Bonis, 1669.


Pistilli 2003: Pio Francesco Pistilli, Castelli normanni e svevi in Terra di Lavoro, Firenze 2003, 56-59

 

Scalesse 2003: T. Scalesse, «Due disegni della cittadella di Gaeta», Opus, 7, 2003 (2004), 193-200


Terenzi 2016: Pierluigi Terenzi, "Opere pubbliche e organizzazione del lavoro edile nel Regno di Napoli (secoli XIII-XV), in Giovanni Vitolo (a cura di), Città, spazi pubblici e servizi sociali nel mezzogiorno medievale, Napoli 2016, 119-135: 131-135

Link esterni

Incisione di Blaeu 1663 visibile online all'URL:

http://www.geheugenvannederland.nl/?/en/items/NESA01:L12-0130/&p=1&i=18&t=37&st=Series&sc=isPartOf%20=%20%22NESA01:21%22/

SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione02/02/2013 11:02:33
Data ultima revisione30/12/2018 21:38:16
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/313
OggettoGaeta, Cattedrale
Tipologiachiesa cattedrale (esistente)
Nome attualeSanti Erasmo e Marciano e Santa Maria Assunta
Immagine
Nomi antichi

Santa Maria del Parco (VII secolo); Santa Maria Assunta

Cronologia

681, ante: fondazione

917: ampliamento

1099/1110: consacrazione

1231, post: rifacimenti

1793: restauro neoclassico

Autore
Committente
Famiglie e persone

Francesco Gattola, arcivescovo di Gaeta (1321-1341) fa realizzare e dota la cappella del Santissimo Sacramento

Descrizione

Si ha notizia dell’esistenza di una chiesa dedicata a Santa Maria del Parco a partire dal 681 (secondo una pergamena su una disputa con la città di Massa ricordata da Federici 1791, p. 198; cfr. D’Onofrio 1996-1997, p. 239, nota 16). Qui secondo la leggenda furono nascoste le spoglie di sant’Erasmo nell’842, in seguito alla riscoperta delle quali nel 917 il vescovo Buono, l’ipata Giovanni e suo figlio Docibile decisero di ampliare l’edificio (lo afferma sulla base di una pergamena Fiengo 1971, pp. 96-97, nota 42; cfr. D’Onofrio 1996-1997, p. 239, nota 17).

La consacrazione però sarebbe avvenuta solo nel 1106, con dedica all’Assunta di Gaeta, per mano di Pasquale II (Croce 1893, p. 84; da Pandolfo, autore della Vita di Pasquale II, edita da Costantino di Montecassino come SS. D. N. Gelasii Papae vitae, 1688, p. 63). Gli eruditi però non sono concordi su questa data: Ughelli (Italia sacra, I, 1717, pp. 537-538) indica il 1110; Muratori (Repertorium Italicarum scriptores, III, 1723, p. 387) indica la data 22 maggio 1099. Il dibattito è riassunto da D’Onofrio (pp. 233-234, nota 6).

La tradizione (non accettata pienamente da Fiengo, ma perorata da Ferraro 1903, 142-143) vuole che fosse una chiesa a sette navate. Effettivamente Gattola scrive essere una chiesa “consistente in sette navi sostenute da trentasei colonne” (cfr. D’Onofrio 1996-1997, p. 237). Il corpo di fabbrica inoltre era molto più lungo, e la facciata fu abbattuta nel 1788 per allargare la piazza (Ferraro). D’Onofrio risolve il problema tipologico delle 7 navate non già con influenze nordafricane, ma con l’affiancamento di due corpi di fabbrica (tipo Amalfi e Napoli), data anche la doppia nomenclatura, Santa Maria e Sant’Erasmo. Un caso dunque di gemmazione di cattedrale doppia.

Dopo il terremoto del 1231 si provvide a ristrutturare l’edificio, innalzando archi ogivali secondo Fiengo. In effetti D’Onofrio (p. 243) ha trovato traccia del finanziamento di 50 once d’oro nel 1255 da parte di Alessandro IV per ristrutturare le domos episcopales ecclesiae gaietanae; secondo D’Onofrio in quest’occasione furono unite le due cattedrali.

Degli arredi medievali restano molti frammenti e il cero pasquale (3.50 metri, 48 riquadri) sul quale è stata prodotta molta bibliografia (Ferraro 1903, pp. 39-119 [totalmente illustrato]; Ferraro 1905; Pippal 1984; Tollo 2002). È stato riportato all’interno della chiesa nel 1904 dopo essere stato collocato fuori (come per il cero del Duomo di Capua). Da notare il riquadro paesaggistico con l’arrivo delle reliquie di sant’Erasmo a Gaeta. La datazione è quantomai incerta: Bessone Aurelij (1935, pp. 127-147), Nicola d’Angelo, metà XII secolo; Fantasia (1932), Antonio Baboccio da Piperno; Pippal, anni quaranta del ’300; Tollo, svevo-angioina (qui è sintetizzato il folto dibattito critico).

Esisteva un Battistero di San Giovanni in Fonte, annesso alla chiesa e fondato nel 1003 dal vescovo Bernardo; dalle pergamene si hanno notizie della sua costruzione tra il 1008 e il 1024, e sarebbe stato concluso nel 1054 (Ferraro 1903, pp. 219-275; D’Onofrio 1996-1997, p. 240). Fu soppresso nel ’500 per far posto al succorpo di Sant’Erasmo.

Il Succorpo fu concluso nel 1610 per volere del vescovo Pedro de Oña (1605-1626), e con l’occasione furono allargati il presbiterio e il coro (c’è un’iscrizione nel coro datata 1683; Fiengo 1971, p. 98, nota 51; e cita Mattei 1854; Ferraro 1903, speciatim cap. pp. 151-159). Secondo D’Onofrio, sulla scorta delle notizie inedite del ms. di Gattola (II, c. 119) la decorazione del succorpo fu affidata a Jacopo Lazzari, con atto rogato da Erasmo Varella l’8 aprile 1619. I lavori furono però ultimati da Dionisio Lazzari tra il 1644 (contratto rogato da Francesco Buosso il 6 settembre) e il 1649 (cfr. De Santis 1971-1972, p. 92; D’Onofrio 1996-1997, p. 228). Gli affreschi sono di Giacinto Brandi.

Una tradizione storiogfafica attribuisce inoltre a Pedro de Oña il trasporto da Minturno del cosiddetto Vaso di Salpione (oggi al Museo Archeologico di Napoli)  per adibirlo a fonte battesimale.

Dell’antica cattedrale resta il campanile (55 metri), che fu iniziato probabilmente nel XII secolo (post 1148, quando da Pandolfo Palagrosio veniva donato un pezzo di terra per costruirlo; D’Onofrio, p. 242) sotto la direzione di Nicola di Angelo (la cui firma, rinvenuta da Ferraro, si trova nel secondo arco del pianterreno) e concluso nel 1259, come testimoniava una perduta epigrafe (Vernazza 1821, p. 27). In esso sono stati impiegati pezzi dell’antico arredo marmoreo della chiesa e materiale di spoglio (sul maestro Nicola di Angelo cfr. Ciccone 1990).

L’attuale edificio è il frutto dei rimaneggiamenti massicci voluti dal governo regio alla fine del ’700. L’iscrizione sul portico ricorda i lavori voluti da Ferdinando IV nel 1792. La nuova cattedrale fu consacrata dal vescovo Francone il 28 maggio 1793 (Fiengo 1971, p. 96, nota 37). Con questi lavori rimase soppressa la cosiddetta “navata vecchia”, con resti di una volta a crociera affrescata e capitelli databili al XII secolo (D’Onofrio 1996-1997, p. 230-231).

La facciata fu conclusa nei primi del ’900. L’edificazione è celebrata nel testo di Ferraro (1903).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Vaso di Salpion riutilizzato come fonte battesimale.

Opere d'arte medievali e moderne

Cero pasquale 

Gisant del vescovo Francesco Gattola (1341 circa)

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Tabularium Casinense. Codex diplomaticus Cajetanus, edito dall’abbazia di Montecassino (1887-1960), con ristampa anastatica nel 1969

 

Atti della visita pastorale di mons. [Carlo] Pignatelli eseguita nella Cattedrale e nella Diocesi di Gaeta nel 1722, Archivio Capitolare di Gaeta

 

Gattola 1756 ca.: G. Gattola, Memorie istoriche della fedelissima città di Gaeta, ms. inedito, 2 voll., Archivio dell’Abbazia di Montecassino 

Bibliografia

Bessone Aurelij 1935: Antonietta Maria Bessone Aurelj, I marmorari romani, Milano-Genova-Roma-Napoli 1935

 

Ciccone 1990: Salvatore Ciccone, «Nicola di Angelo, maestro marmorario a Gaeta e nel Lazio (secolo XII)», Lunario romano, 19, 1990, 25-42

 

Croce 1893: Benedetto Croce, «Storia dell’arte nel napoletano», Napoli nobilissima, 2, 1893

 

De Santis 1971-1972: Angelo De Santis, «La Cattedrale di Gaeta nei secoli XVII e XVIII», Bollettino dell’Istituto di storia e di arte del Lazio meridionale, 7, 1971-1972, 81-105

 

D’Onofrio 1996-1997: Mario D’Onofrio, «La Cattedrale di Gaeta nel Medioevo», Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte, s. III, 19-20, 1996-1997, 227-249.

 

Fantasia 1932: P. Fantasia, L’arte medioevale in Gaeta con speciale riguardo al candelabro del cero pasquale, Napoli 1932

 

Federici 1791: Giova Battista Federici, Degli antichi duchi e consoli o ipati della città di Gaeta, Napoli 1791

 

Ferraro 1903: Salvatore Ferraro, Memorie religiose e civili della città di Gaeta, Napoli 1903 (speciatim sulla cattedrale pp. 139-149)

 

Ferraro 1905: Salvatore Ferraro, La colonna del cero pasquale di Gaeta, Napoli 1905

 

Fiengo 1971: Giuseppe Fiengo, Gaeta, Napoli 1971 (con tutte le piante delle chiese)

 

Giordano 1972: A. Giordano, La cattedra episcopale di Gaeta, Gaeta 1972

 

Mattei 1854: P. Mattei, «Il succorpo del Duomo di Gaeta, ossia la cappella di Sant’Erasmo», Poliorama pittoresco, 15, 1854, 40, 313-314; 41, 321-322

 

Perrotti 1960: Raffaele Perrotti, Restauro del campanile della Cattedrale di Gaeta, Roma 1960

 

Martina Pippal, «Der Osterleuchter des Doms S. Erasmo zu Gaeta», Arte medievale, 2, 1984, 195-240

 

Roberto Tollo, «Il candelabro per il cero pasquale nel duomo di Sant'Erasmo a Gaeta : cronologia e committenza fra modelli ideologici e modelli stilistici», in Medioevo: i modelli, a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Eletta, Milano 2002, pp. 392-404

 

Vernazza 1821: G. Vernazza, Il campanile di Gaeta, Torino 1821

Link esterni
SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione01/06/2012 09:18:37
Data ultima revisione30/12/2018 21:41:23
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/68
OggettoGaeta, cattedrale, campanile
TipologiaCampanile
Nome attualeCampanile della Cattedrale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XII exeunte-XIII ineunte: inizio dell'opera a cura del lapicida romano Nicola d'Angelo

1279 completamento del campanile con la costruzione della cella campanaria

Autore

Nicola d'Angelo, architetto e scultore di origine romana attivo nei decenni a cavallo tra XII e XIII secolo, costruisce la parte bassa della torre campanaria.

Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L’opera fu costruita nella seconda metà del XII secolo, addossandola, decentrata, al prospetto; alla base un fornice archiacuto di grandi dimensioni, con pilastri e volta a crociera retti da colonne di reimpiego, conduceva all’ingresso principale della chiesa medievale (Fiengo, 1969; D’Onofrio, 1996-1997). La base fu innalzata con il riuso di grandi conci di calcare, frammenti e epigrafi antichi e altomedievali; due leoni angolari all’altezza dell’arcata ricordano esemplari analoghi dei portali e degli arredi interni delle chiese romane del tempo. I piani successivi, aperti da bifore a doppia ghiera, sono realizzati in cotto con elementi decorativi e inserti in marmo e pietra confrontabili con le soluzioni adottate nei campanili coevi dell’Urbe. Nell seconda metà del secolo XIII venne completata (1279) l'opera con la realizzazione della cella campanaria riccamente decorata con l'inserto di parti ceramiche, come piastrelle e bacini e con uno schema a quinconce di derivazione classica, ripreso da monumenti funerari come la Conocchia di Santa Maria Capua Vetere, che ritroviamo anche in un'opera coeva, il campanile del duomo di Amalfi.

Il monumento, che costituisce uno degli accessi privilegiati alla cattedrale, oltre ai numerosi reimpieghi, notevoli nell'articolazione con colonne e paraste dell'arcone interno di una monumentalità tardo-antica, presenta una ricca decorazione coeva alla costruzione, con due leoni posti all'altezza della cornice marcapiano del primo livello e la ghiera classicheggiante dal profilo acuto del fornice d'ingresso. Nel vano di passaggio, con un bel paramento di conci di reimpiego come l'intero livello terragno dell'opera, è arricchito da una coppia di sarcofagi romani con coperchi rilavorati e resti dell'ambone romanico, qui collocati dopo lo smantellamento di età moderna, a ridosso dei sarcofagi antichi, forse già presenti nel vano e probabilmente reimpiegati per personaggi illustri della città (abbiamo la testimonianza certa del riuso dei sarcofagi per le reliquie dei santi patroni nella cripta della cattedrale). Un altro frammento dell'ambone romanico, l'aquila, oggi nel museo diocesano, sembra stesse ancora nel secolo XIX, presso la bifora del campanile a conferma della ricollocazione dei pezzi di pregio dell'arredo medievale della cattedrale presso il campanile che doveva apparire già come una sorta di museo delle antichità cittadine.

Iscrizioni

Nel campanile della cattedrale di Gaeta, un’iscrizione posta nei cunei laterali della chiave di volta (con la raffigurazione di un’aquila) sul secondo arco interno del pianterreno presenta il nome dell’artefice romano: «Nico//la(us)/ n(atus) Ange//lu(s) ro/manu(s)// magi/ster m(e)// fecit».


Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono stati censiti circa ottanta pezzi antichi intagliati o iscritti, collocati nei punti maggiore visibilità del campanile, cui vanno aggiunti i blocchi semplicemente squadrati che costituiscono per intero il basamento della torre campanaria (Mesolella 1996).

Ai lati della scala monumentale di accesso sono posti due sarcofagi strigilati (uno con protomi leonine e l'altro con Amore e Psiche) i cui coperchi furono realizzati appositamente per la nuova collocazione,  forse mediante la rilavorazione di marmi antichi, ciascuno di questi è sormontato da lastre medievali con Giona e il pistrice appartenenti all'antico ambone della Cattedrale.

L'elemento maggiormente presente e caratterizzante l'aspetto del campanile sono i blocchi con fregio dorico e architrave a due fasce, tradizionalmente attribuiti al mausoleo di Lucio Sempronio Atratino, al quale viene ricondotta  anche l'iscrizione L. ATRAT (CIL X  6138), reimpiegata nel paramento esterno.

Otto colonne di incerta provenienza sono state reimpiegate in facciata e sulla scalea, con basi modanate, fregi e cornici antichi.

Capitelli di spoglio sono utilizzati nelle bifore e anche sulle colonne che inquadrano la scalinata centrale.

Inoltre si possono individuare numerosi blocchi di calcare scolpiti provenienti dai monumenti funerari dell'antica Formiae,  situati lungo la via Appia o  nella stessa Cajeta secondo l'associazione consueta del monumentum al praedium.

Numerose sono anche le iscrizioni antiche reimpiegate: CIL X 6098.

Nello spigolo destro del basamento, in prima assise, è stato inserita l'iscrizione, realizzata su una base antica, proveniente dalla Torre di Giovanni I al Garigliano.

Opere d'arte medievali e moderne

Resti dell'ambone della cattedrale:

parapetti della scala con scene bibliche (Giona e la balena)

aquila reggileggio (già nella bifora, ora in Museo)

Storia e trasformazioni

Il campanile, eretto nei decenni tra la fine del XII e la fine del XIII secolo, non ha subito sostanziali trasformazioni nei secoli successivi, se non l'inserimento di frammenti e opere provenienti da altri ambienti della cattedrale, come i frammenti dell'ambone romanico.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Bassan 1997: Enrico Bassan, "Nicola d’Angelo", in Enciclopedia dell’arte medievale, VIII, Roma 1997, 684-685.

 

Bertaux 1904: Émile Bertaux, L’art dans l’Italie méridionale, Paris 1904, 609-612, 622-623.

 

Ciccone 1990: Salvatore Ciccone, "Nicola di Angelo maestro marmorario a Gaeta e nel Lazio (secolo XII)", Lunario romano, XIX, 1990, 25-42.

 

Claussen 1987: Peter C. Claussen, Magistri doctissimi romani, Stuttgart 1987, 19-35, 73-75, 108-109.

 

Colozzo-Di Mauro-Vaudo 1972: F. Colozzo-M. Di Mauro-E. Vaudo, Il campanile del duomo di Gaeta, Gaeta 1972.

 

Dietl 2009: Albert Dietl, Die Sprache der Signatur, Berlin 2009, 877-879, 887-888, 1407-1409, 1449-1460.

 

D'Onofrio 1996-1997: Mario D’Onofrio, "La cattedrale di Gaeta nel medioevo", Rivista dell’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte, s. III, 19-20, 1996-1997, 227-249: 241-248.

 

Fantasia 1920: Pasquale Fantasia, Sui monumenti medievali di Gaeta e specialmente sul Campanile e sul «Candelabro», Napoli 1920, 48-82.

 

Fedele 1903: Pietro Fedele, "Un’iscrizione sul campanile di Gaeta", Bullettino della Società filologica romana, 3, 1902, 13-14.

 

Ferraro 1903: S. Ferraro, Memorie religiose e civili della città di Gaeta, Napoli 1903, 121-137.

 

Fiengo 1969: Giuseppe Fiengo, "Il campanile della cattedrale di Gaeta", Napoli nobilissima, n.s., VIII, 1969, 154-164.

 

Frizzi 2014: Elisabetta Frizzi, "Formiae all'inizio di una nuova era", in Formiae. Una città all'inizio dell'Impero, a cura di Nicoletta Cassieri, Marina di Minturno 2014, 33-34.

 

Guerra 1870: Camillo Guerra, "Artistiche osservazioni sulle antichità di Gaeta e Formia nella metà del 1855", Atti della Reale accademia di archeologia lettere belle arti di Napoli, 5, 1870, 15-42: 31-34, Tav. II.

 

Longo 2009: Pietro Longo, "Iscrizioni edite e inedite da Gaeta", in Theodor Mommsen e il Lazio antico: giornata di studi in memoria dell’illustre storico, epigrafista e giurista, a cura di Francesco Mannino et al., Roma 2009, 119-150.

 

Matthiae 1952: Guglielmo Matthiae, "Componenti del gusto decorativo cosmatesco", Rivista dell’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte, n.s., I, 1952, 249-281: 264-269.

 

Mesolella 1996: Giuseppe Mesolella, "Sul campanile della cattedrale di Gaeta in occasione dei nuovi restauri", Spolia. Journal of Medieval Studies.

 

Nocita 2002-2003: Michela Nocita, "Il ricordo di un edificio militare del X secolo nel cippo iscritto del Campanile di Gaeta", Rendiconti della Pontificia accademia romana di archeologia, 75, 2002/2003, 405-423.

 

Salazaro 1871-1881: Demetrio Salazaro, Studi sui monumenti dell’Italia meridionale, voll. 3, Napoli 1871-1881, I, pp. 63-64; III, 27-28.

 

Vernazza 1821: Giuseppe Vernazza, Dissertazione sul campanile di Gaeta, s.l né a. [Torino 1821].

Link esterni

Giuseppe Mesolella, "Sul campanile della cattedrale di Gaeta in occasione dei nuovi restauri", Spolia. Journal of Medieval Studies, online.

SchedatoreAntonio Milone, Stefania Tuccinardi
Data di compilazione02/02/2013 11:09:30
Data ultima revisione06/12/2016 13:00:48
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OggettoGaeta, Grotta d'oro
Tipologia
Nome attualeGrotta d'oro
Immagine
Nomi antichi

Oratorio dell'Immacolata, detto Grotta d'Oro

Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'oratorio si trova nel complesso dell'Annunziata di Gaeta.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Al centro del polittico cinquecentesco dell'altare, tela dell'Immacolata (Scipione Pulzone, 1582-1583)

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Naldi 1989: Riccardo Naldi, "Sull'attività giovanile di Giovan Filippo Criscuolo". Bollettino d'arte, 66, 1989, 17-62.


Scipione Pulzone 2013: Scipione Pulzone. Da Gaeta a Roma alle corti europee, catalogo della mostra (Gaeta, Museo Diocesano 2013), a cura di Alessandra Acconci e Alessandro Zuccari, Roma 2013, 299-301, scheda n. 18, di Riccardo Gandolfi.

Link esterni
Schedatore
Data di compilazione26/10/2013 18:12:19
Data ultima revisione12/11/2016 22:45:32
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OggettoGaeta, Santissima Annunziata
Tipologiachiesa
Nome attualechiesa della Santissima Annunziata
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1320 fondazione (iscrizione su architrave portale laterale sinistro).

11 maggio 1354 consacrazione

Autore

Andrea e Dionisio Lazzari (rifacimento a partire dal 1619)

Committente
Famiglie e persone

Margherita di Durazzo

Ladislao di Durazzo

Alfonso I d'Aragona

Descrizione

Chiesa a navata unica, suddivisa in 4 campate coperte a crociera ogivale. Dal lato dell’abside si accede alla cappella dell’Immacolata, detta “Grotta d’Oro”, con volta a botte ribassata a cassettoni dorati e decorati da rosette.

Alla chiesa è annesso un ospedale (fondato 1355), ristrutturato nel 1619: composto da una grande aula suddivisa a due livelli da un ballatoio. La copertura a volta a botte è del XVI secolo, precedentemente era a capriate. Lo stabilimento era anche dotato di una farmacia annoverata, nel Seicento, tra le più importanti del regno. La sua dismissione risale agli anni '60-'70 del Novecento.

Iscrizioni

iscrizione con data di fondazione sul portale laterale.

 

Iscrizione sulla facciata che ne attesta il completamento nel 1621:

TEMPLI HVIVS / B.MARIAE ANNVNCIATAE / A FIDELISSIMA CAIETANA VRBE / IN IVSPATRONATVS ERECTI / FASTIGIVM NVTANS LABANSQ. / TRECENTESIMVM POST ANNVM / FIRMIVS NITIDIVSQ. RESTITVITVR / ANNO SAL. MDCXXI.

 

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Affreschi giotteschi (1334): storie del nuovo testamento e Crocifissione (perdute); cfr. Vasari 1568; Schulz 1860, II, p. 139.

Tomba di Enrico Caracciolo detto lo “Stirassi” (+ 1400) in forme tardogotiche, nel corridoio accessibile dal coro.

Tavole di Criscuolo (1531) nella cappella dell’Immacolata Concezione, detta “Grotta d’oro”.

Tela dell'Immacolata di Scipione Pulzone (1582-1583: sull'altare maggiore della Grotta d'oro)

Polittico XVI, dipinto da Andrea Sabatino.

Stalli del coro (XVII), opera di Colangelo Vinaccia da Massa.

Altari (Dionisio Lazzari).

Dipinti di Luca Giordano.

Storia e trasformazioni

La fondazione risale al 1320. L’autorizzazione da parte del vescovo Francesco Bruno a costruire un ospedale con chiesa annessa sarebbe del 2 maggio 1321. La chiesa è consacrata nel 1354. Nel XVI secolo Giuliano Colojna dona il polittico dipinto da Andrea Sabatino. A partire dal 1619 prende avvio il rifacimento. Nel 1621, viene costruita la nuova facciata, su progetto di Andrea Lazzari; l’opera di restauro è poi proseguita dal figlio di Andrea Lazzari, Jacopo, che costruisce la cappella del sacramento, e dal figlio di quest’ultimo, Dionisio, che si occupa del restauro della navata, dell’altare maggiore e di numerosi altari laterali.

Donazioni della regina Margherita e di Ladislao di Durazzo. (Schulz 1860, II, p. 139)

Donazioni Alfonso d’Aragona. (Schulz 1860, II, p. 139)

Dal 1619 inizia il restauro barocco a opera di Andrea Lazzari, poi proseguito dal figlio Jacopo e dal nipote Dionisio.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Nel 1442 Alfonso d’Aragona conferma i privilegi già concessi alla “chiesa, et hospitale et ejus gripta” da Margherita e Ladislao di Durazzo (Napoli, Archivio di Stato, Registro di diversi privilegi e di diversi anni 1463-1507, f. 207; trascritto  in Schulz 1860, IV, p. 182).

Bibliografia

Aletta 1931: Nicola Aletta, Gaeta, guida storico-artistico-archeologica, Gaeta 1931.

 

Calise 1962: Francesco Calise, Dall'arte bizantina al barocco, Gaeta 1962.

 

Fantasia 1932: Pasquale Fantasia, L'arte medievale a Gaeta …, Napoli 1932.

 

Fiengo 1971: Giuseppe Fiengo, Gaeta, storia urbanistica, Napoli 1971.

 

Fronzuto 2001: Graziano Fronzuto, Monumenti d'Arte Sacra a Gaeta, Formia 2001.

 

Gaetani d’Aragona 1885: Onorato Gaetani d'Aragona, Memorie storiche della città di Gaeta, Caserta 1885.

 

Guerra 1870-1871: Camillo Guerra, "Artistiche osservazioni sulle antichità di Gaeta e Formia nella metà del 1855", Rendiconti dell'Accademia Pontificia, V (1870-71), 15-42.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, 4 voll., Dresden 1860.

 

Vaudo 1996: Erasmo Vaudo, Gaeta, itinerario storico-monumentale, Gaeta 1996.

 

Vasari 1568: Giorgio Vasari, Le Vite de' piu eccellenti Pittori, Scultori, e Architettori, Firenze, appresso i Giunti, 1568.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione30/05/2012 13:34:40
Data ultima revisione12/11/2016 22:54:49
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OggettoGaeta, Santuario della Trinità o della Montagna Spaccata
Tipologiasantuario
Nome attualeChiesa della Santissima Trinità
Immagine
Nomi antichi

Santuario della Montagna Spaccata

Cronologia

1435 fondazione della Cappella del Crocefisso ad opera di un cittadino di Gaeta, Argeste

1477, post il santuario è legato all'Annunziata di Gaeta

1490 il santuario viene affidato al monastero benedettino di San Michele Arcangelo di Planciano a Gaeta

1514 edificazione della cappella del Crocefisso ad opera del castellano Pietro Lusciano (o Rosciano)

1687 realizzazione di una nuova fontana collegata alle cisterne superiori del santuario

1721 restauro del santuario ad opera dell'abate di Sant'Angelo di Gaeta, Gregorio Galizio

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il santuario sorto nella roccia in prossimità di una fenditura interpretata come una conseguenza del terremoto che si verificò in concomitanza con la crocefissione di Cristo, conserva resti di monumenti del primo Cinquecento, frammenti di età romana e gli arredi realizzati in occasione dei restauri sette-ottocenteschi.

Iscrizioni

Iscrizione all'ingresso della Cappella del Crocefisso ricorda l'edificazione ad opera di Pietro Lusciano, castellano della piazza di Gaeta (1514) (perduta: Ceraso 1694, 42).

Iscrizioni su lastre marmoree di età moderna (secc. XVI-XVII) composte da un monaco cassinese e poste all'ingresso della cappella dei SS. Anna e Nicola.

Stemmi o emblemi araldici

Piastrella con simbolo dell'Annunziata (sec. XVIII)

Elementi antichi di reimpiego

Frammento di fronte di sarcofago

Iscrizione funeraria antica

Opere d'arte medievali e moderne

Pennacchi con rilievi dell'Annunciazione (secolo XVI)

Altare-Cappella di San Filippo (secolo XVI)

Pala dell'altare maggiore con Battesimo di Cristo, attribuita ad Andrea Sabatini (sec. XVI, inizi) (perduta: Ceraso 1694, 37-38)

Storia e trasformazioni

Il santuario, fondato, secondo la tradizione nel secolo XI e dedicato alla Trinità, è attestata per via documentaria a partire dal secolo XV e venne ingrandito nel secolo successivo. Abbiamo notizia di due cappelle: quella dei SS. Anna e Nicola, nota dal secolo XIX come di San Filippo Neri (che avrebbe visitato il santuario) con le iscrizioni di età moderna, i resti della tomba-altare e i pennacchi con l'Annunciazione. L'altra cappella, fondata sulla pietra miracolosamente caduta dal monte e dedicata al Crocefisso, fondata nel secolo XV e rifatta nel 1514, agli inizi del Settecento è stata restaurata per volontà del napoletano Gregorio Galisi, abate del monastero di Sant'Angelo de Planciano di Gaeta. L'attuale complesso con la chiesa è opera di un radicale restauro promosso dagli alcantarini grazie al finanziamento dei sovrani borbonici a metà Ottocento.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Ceraso 1694: Cornelio Ceraso, Breve descrittione delle cose piu notabili di Gaeta; citta antichissima, e fortezza principalissima del regno di Napoli. Secondo le notitie istoriche raccolte dal sig. D. Pietro Rossetto. Di nuovo data in luce da Antonio Bulifon, e da lui dedicata all'eccellentiss. signore D. Gio. Battista Cicala ... In Napoli, 1694, 36-57.

 

Historia 1668: Historia del devotissimo luogo della SS Trinità di Gaeta de' monaci benedettini della congregazione cassinese. Scritta da una persona divota di detto santuario nel 1667..., in Napoli, nella stamperia di Agostino Tommasi, 1668.

 

Mattei 1844: Pasquale Mattei, "Il Sasso della Trinità presso Gaeta", Poliorama pittoresco, 5, 1843-1844, 337-339.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione10/01/2013 19:04:06
Data ultima revisione12/11/2016 23:00:16
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OggettoGaeta, Seggio
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale(distrutto)
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1518: richiesta di ricostruzione del sedile distrutto.

Autore
Committente

Università di Gaeta

Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Nel 1518 l'Università di Gaeta supplica Carlo V che voglia concedere l'edificazione di un nuovo seggio, poiché quello precedente è stato abbattutto per la costruzione della dogana per ordine di re Ferdinando I. Il nuovo sito indicato è nel luogo detto "Torracchio" presso il mare (Minieri Riccio 1884, pp. 195, 204-205). 

Il sedile non venne mai riedificato, e sappiamo che nei secoli successivi i nobili della città non avevano una sede autonoma per le proprie assemblee. 

Salmena (1882, p. 181, nota 22) scrive che il sedile nobile di Gaeta si riuniva nella cappella privata di casa Oliva in via Docibile 141.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Capitoli dell’università di Gaeta, 30 settembre 1518:

“[...] Re Ferdinando I fece fabbricare la regia dogana nel luogo dove era il seggio della città; e poiché in quel seggio si riuniva il Consiglio e le guardie, e si conservavano le artiglierie e le munizioni, ordinò che a spese della corte si edificasse un’altra casa a tale uso. Si dimanda che questa casa sia edificata nel sito che sceglieranno i giudici ed il Consiglio della città , e serva pel Consiglio, pel capitano ed officiale, per le guardie, e per le munizioni ed artiglieria.

Placet R. M. quod veris existentibus prenarratis fiat domus ut supplicatur” (Minieri Riccio 1884, pp. 204-205) . 

Bibliografia

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

 

Minieri Riccio 1884: Carlo Minieri Riccio, Repertorio delle pergamene della università o comune di Gaeta (1187-1704), Napoli 1884.


Nota di fatti 1783: Nota di fatti e ragioni per il sedile de’ nobili della città di Gaeta, Napoli, s.n., 1783.

 

Salmena 1882: Antonio Salmena, Morano e le sue case illustri, Milano 1882.

 

Sedile dei Nobili 1780: Per il sedile dei Nobili di genere Patrizio della città di Gaeta, s.l., s.n., 1780.


Link esterni

Minieri Riccio 1884

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione08/03/2013 16:39:20
Data ultima revisione02/12/2014 14:32:00
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OggettoGaeta, mausoleo attribuito a Lucio Sempronio Atratino
Tipologiamonumento funerario a tumulo
Nome attualemausoleo di Atratino
Nomi antichiTorre Latratina, Latratrina, Molino
Materiali e tecniche edilizieNucleo cementizio in origine rivestito da blocchi di calcare in opera isodoma
DimensioniDiametro 33; h 11
Stato di conservazione

Resta solo l'imponente nucleo cementizio del tamburo 

Immagine
Cronologia30-20 a.C.
Fattori di datazione

Tipologia architettonica, epigrafia

Storia e trasformazioni medievali e moderne

La struttura è stata completamente spogliata del paramento esterno in grossi blocchi di calcare.

Alcuni blocchi con fregio dorico sono stati reimpiegati nel campanile della Cattedrale di Gaeta.

Famiglie e persone
Descrizione

Il monumento funerario appartiene alla tipologia del tumulo propriamente detto (Schwarz 2002, Montanari 2009), costituito da un imponente cilindro destinato a contenere il riempimento di terra; le dimensioni, con un diametro di circa 100 piedi, e la particolare articolazione dello spazio interno collocano il mausoleo dell’antica Caieta nell’ambito di un ristretto gruppo di evidenze che si pone, nella prima età augustea, in significativo rapporto con le scelte realizzate da Augusto in tema di autorappresentazione dopo la morte.

A tal proposito sarà sufficiente ricordare quanto già in bibliografia è stato detto a proposito dei committenti noti; in generale l’intera classe dei monumenti a tumulo risulta prediletta in età augustea dal ceto equestre (Montanari 2009, 19) e, in maniera più puntale, per la serie numericamente più esigua dei grandi tumuli con diametro di 100 piedi è stato dimostrato un solido legame con i cd. viri triumphales (Balty 2006).

La pianta è articolata in un corridoio radiale coperto da una volta botte sul quale si aprivano gli accessi delle tre camere, mentre lo spazio destinato a una quarta cella, che doveva raccordarsi con le altre secondo uno schema a croce greca, era stato occupato da una cisterna.

Gli spazi di risulta tra le camere e tra queste e la cisterna fungevano da concamerazioni radiali.

Iscrizioni

A questo monumento viene generalmente collegata l'iscrizione (CIL X, 6138) reimpiegata nel campanile della Cattedrale di Gaeta.

Apparato decorativo

Alla decorazione scolpita monumento sono associati i blocchi con fregio dorico e architrave reimpiegati nel campanile della Cattedrale e, probabilmente, dal grande tumulo furono recuperati anche molti dei blocchi lisci con i quali è stato realizzato per intero il poderoso basamento della torre campanaria.

Il fregio si caratterizza per l’esclusiva appartenenza alla sfera sacrale degli elementi decorativi presenti nelle metope (la patera, il lituus, l'anfora, l'aspergillum, il simpulum, il guttus e l'urceus, la corona di lauro e la fiaccola); questa scelta è stata considerata in esplicita contrapposizione con programma decorativo scelto da Munazio Planco per il monumento gemello sul Monte Orlando il cui fregio dorico, in perfetta corrispondenza con il tenore del titolo epigrafico, costituisce una celebrazione della virtus militare del titolare (esibendo armi e munera militaria).

Quindi se da una parte venivano esaltati i trionfi di Lucio Munazio Planco, dall’altra, il grande tumulo di Atratino aveva lo scopo di esaltare la pietas del defunto e, dunque attraverso la reiterazione dei simboli, ricordare ed eternare la carica di augure che il defunto aveva ricoperto dal 40 a.C. per ben 47 anni di seguito (in particolare sul rapporto dialettico tra le scelte decorative realizzate nei due monumenti cfr. Polito 1998, 135-13; Maschek 2012, 165-166).

Note
Fonti iconografiche

acquerello di Carlo Labruzzi (1789), BAV, Vat.lat. 14933 (188)

Piante e rilievi
Fonti e documenti

Pietro Rossetto (1694) rileva la somiglianza dell'edificio, che definisce tempio, alla torre di Orlando e fornisce una sorta di paraetimologia della denominazione popolare dell'edificio Latratina che corregge in Latratrina. Secondo Rossetto si trattava del tempio di Mercurio; riferendo la sovrapposizione della divinità romana al dio egiziano Anubi, rappresentato come un cane, l'erudito collega la denominazione dell'edificio a una supposta attività oracolare che doveva avvenire con tre latrati, Latratrina appunto.

Bibliografia

Balty 2006: Jean-Charles Balty, Des tombeaux et des hommes, à propos de quelques mausolées circulaires du monde romain, in a cura di Jean-Charles Moretti, Dominique Tardy, L'architecture funéraire monumentale. La Gaule dans l'Empire romain (Atti del convegno, Lattes 11-13 ottobre 2001), Paris 2006, 41-53.

 

Bonzano 2012: Francesca Bonzano, “Un intervento edilizio di età augustea nel santuario di Tas-Silġ a Malta”, Scienze dell'Antichità, 2012, 164-165, fig. 9.

 

Frizzi 2014: Elisabetta Frizzi, “Formiae all'inizio di una nuova era”, in Formiae. Una città all'inizio dell'Impero, a cura di Nicoletta Cassieri, Marina di Minturno 2014, 23-34 (in particolare 24-25).

 

Graen 2008: Dennis Graen, Sepultus in villa. Die Grabbauten römischer Villenbesitzer, Hamburg 2008, 247-248.

 

Hesberg 1992 (1994): Henner von Hesberg, Römische Grabbauten, Darmstadt 1992 [traduzione italiana: Monumenta: i sepolcri romani e la loro architettura, a cura di L. Di Loreto, Milano 1994], 117.

 

Maschek 2012: Dominik  Maschek, Rationes decoris. Aufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012, 67-68; 86; 89; 131; 161; sulla decorazione delle metope: 165-166;  217; 241; 284, DF 77, tav. 18, 1-3.

 

Montanari 2009: Paolo Montanari, Sepolcri circolari di Roma e suburbio: elementi architettonici dell’elevato, Roma 2009.

 

Polito 1998: Eugenio Polito, Fulegentibus armis: introduzione allo studio dei fregi d'armi antichi, Roma 1998, 136-137.

 

Polito 2010: Eugenio Polito, "Fregi dorici e monumenti funerari: un aggiornamento", in Monumenta. I mausolei romani tra commemorazione funebre e propaganda celebrativa, Atti del Convegno di Studi (Monte Porzio Catone, 25 ottobre 2008), Tusculana.3, a cura di Massimiliano Valenti, Roma 2010, 23-34.

 

 

Rossetto 1694: Pietro Rossetto, Breve descrittione delle cose più notabili di Gaeta. Città antichissima e fortezza principalissima del Regno di Napoli, Napoli 1694, 9.

 

Schwarz 2002: Martina Schwarz, Tumulat Italia tellus: Gestaltung, Chronologie und Bedeutung der römischen Rundgräber in Italien, Leiden 2002, 160-162, M 24, tav. 34 1,2.

 

Link esterni

acquerello di Carlo Labruzzi (1789), BAV, Vat.lat. 14933 (188)

SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione08/04/2014 11:05:10
Data ultima revisione02/01/2019 18:04:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/64
OggettoGaeta, mausoleo di Lucio Munazio Planco [scheda in corso di revisione]
Tipologiamonumento funerario a tumulo
Nome attualeMausoleo di Lucio Munazio Planco
Nomi antichiTorre Orlandina; Torre di Orlando
Materiali e tecniche edilizieIl cilindro, realizzato in cementizio, è rivestito all'esterno conci di calcare in opera isodoma; all'interno si alternano l'opera reticolata in calcare e l'uso del laterizio
Dimensionidiametro 29,50; h 9,83
Stato di conservazione

Il monumento è stato restaurato nel 1956 a cura dell’allora Soprintendenza alle antichità di Roma, in quell’occasione fu liberato dalle superfetazioni ottocentesche e furono ripristinati gli elementi della decorazione scolpita e del coronamento, in parte crollati in seguito ai bombardamenti delle Seconda Guerra Mondiale.

Immagine
Cronologia30-20 a.C.
Fattori di datazione

Epigrafia e tipologia architettonica

Storia e trasformazioni medievali e moderne

Nel corso del XIX secolo erano stati installati sul monumento il semaforo della Marina Italiana e un osservatorio astronomico, a questa destinazione si deve ricondurre la costruzione di una sorta di piano superiore che si vede nei disegni e nelle stampe d’epoca, danneggiato nel corso della Seconda Guerra Mondiale e poi rimosso dal restauro degli anni Cinquanta del Novecento.

Famiglie e persone
Descrizione

Il tumulo sorge sulla cima della collina di Monte Orlando, altura che occupa il lembo estremo del promontorio di Gaeta, in posizione di straordinaria visibilità sul golfo; il sepolcro si trovava all’interno dei praedia del titolare, Lucio Munazio Planco, ricordato dall’iscrizione che, entro una cornice modanata, ancora si legge incastonata nel paramento esterno in corrispondenza della porta.

Il monumento appartiene per tipologia al tumulo propriamente detto e dunque è costituito da un poderoso cilindro in muratura, rivestito da un’opera isodoma di calcare, che aveva la funzione di contenere sia la camera funeraria sia il vero o proprio tumulo di terra che, in origine, doveva emergere dalla merlatura del cilindro, costituita da cippi e balaustre tra loro alternati (cfr. per la tipologia e le scansioni cronologiche interne: Schwarz 2002; in particolare per l’ambito urbano: Montanari 2009; per i monumenti a tamburo su podio: Stanco 2013).

Nel caso specifico il corpo del monumento si presenta come una massa compatta e non ospita le consuete concamerazioni che, chiuse da muri radiali, erano funzionali ad alleggerire la spinta del riempimento di terra.

Lo spazio interno è occupato da un corridoio anulare cui si accede da un breve dromos e sul quale si affacciano quattro camere funerarie di identiche dimensioni e disposte in maniera radiale, fatto che evidentemente qualifica il sepolcro come destinato alla famiglia di Lucio Munazio Planco e non come un monumento individuale (cfr. Hesberg 2010; mentre su una possibile valenza semantica e rituale del corridoio anulare si veda la sintesi in Schwarz 2002, 37).

In particolare, le caratteristiche dimensionali (diametro di 100 piedi) e decorative (fregio dorico) permettono di associare il mausoleo di Monte Orlando a un numero ristretto di evidenze legato a un gruppo sociale molto elitario, identificato da una carriera militare e politica di spicco e da uno stretto legame con il Princeps (Balty 2006, 52); questo carattere è evidente soprattutto nei due tumuli gaetani che possono aver segnato, insieme ad altri casi urbani, l’inizio di un fenomeno poi diffusosi in maniera più ampia attraverso il ceto equestre e l’aristocrazia municipale italica (cfr. Montanari 2009, 16-19). Tali monumenti replicano, in dimensioni minori, la struttura del mausoleo che Augusto aveva fatto costruire per se stesso e per la propria famiglia in Campo Marzio (Hesberg, Panciera 1994; anche l’articolazione dello spazio interno e la presenza del corridoio anulare rimandano al medesimo modello).

Non è un caso che Munazio Planco e Sempronio Atratino abbiano scelto lo stesso tipo di monumento funerario, comunicando attraverso i simboli esibiti nelle metope il carattere, volutamente differenziato, della propria preminenza sociale (la virtus militare e la pietas dell’augure), in un clima di reciproca emulazione e di antagonismo (sui rapporti tra i due monumenti Polito 1998; Maschek 2012, 165-166).

D’altra parte è stato già ampiamente dimostrato il nesso che si può istituire tra viri triumphales e tumulo funerario (Balty 2006); questo fattore acquista una particolare evidenza nel mausoleo di Munazio Planco, dove l’iscrizione celebra il defunto come trionfatore ex Raetis (43 a.C.), oltre che ricordarne in ordine il consolato, la censura, le due acclamazioni imperatorie, la dignità di settemviro degli epuloni, la ricostruzione del tempio di Saturno, le concessioni di terre nel beneventano nonchè la fondazione delle colonie di Lugudunum e di Raurica (sull’iscrizione: Masi 1971; Schwarz 2002, 159-160 in rapporto al tipo di monumento; si noti la presenza della metopa con trofeo in corrispondenza dell’epigrafe).

Dunque il monumentum, costruito evidentemente intorno al 20 a.C., quando il longevo titolare doveva essere ancora in vita, rappresenta, da una parte, un’attestazione di lealtà verso il Princeps e dall’altra, l’ultima manifestazione orgogliosa di un’attività politica e militare condotta ancora in autonomia, espressione di una condizione evidentemente non più replicabile sotto il Principato (Polito 1998, 136; Schwarz 2002, 160).

Un’ulteriore valenza semantica, molto suggestiva, è stata proposta da Fellmann, primo editore del monumento: la fortuna del tipo a tumulo poteva rappresentare un omaggio alle tradizioni locali, in questo caso ben più che locali, rimandando al mito della sepoltura della nutrice di Enea, al tumulo di Caieta, che secondo la tradizione - recepita da Virgilio - morì presso il promontorio dando il proprio nome alla località (Fellmann 1957, 10-11; Schwarz 2002, 160).

Iscrizioni

CIL X 6087

Apparato decorativo

Il fregio dorico, composto da 120 metope decorate essenzialmente da armi, mostra un numero limitato di motivi la cui successione è scandita dalle metope con corona murale. Il repertorio delle armi (scudi circolari, ovali, rettangolari ed esagonali, pelte, corazze, elmi, schinieri, spade e lance) è costituito sia da elementi che richiamano direttamente il trionfo ex Raetiis di Munazio Planco (scudi esagonali decorati con motivi a S nei quattro quarti della superficie, presenti anche nei trofei, e caratterizzati come nordici: Polito 1998, 44 decorazione 17) sia da elementi più genericamente allusivi al valore ecumenico della vittoria di Roma (le pelte) e ormai appartenenti a un lessico celebrativo consolidato.

La corona murale rientra nel novero dei dona militaria: si trattava di un’onorificenza concessa al generale che aveva condotto vittoriosamente un assedio e qui costituisce un probabile riferimento a un’impresa compiuta da Munazio Planco nelle campagne militari in Gallia (sul programma figurativo: Fellmann 1957, 32-56; Polito 1998, 135-136; in particolare per la corona muralis: Capaldi 2004-2005, 454-463).

Note
Fonti iconografiche

Giuliano da Sangallo, Codice Barberiniano, fol. 7v (Borsi 1985, 69-70)

Baldassarre Peruzzi, Uffizi, Arch. 419 v, 420 v (Vasori 1981, 50-51)

Piante e rilievi

- Fellmann 1957, fig. 1 (rilievo del prospetto precedente al restauro, datato 1951/54); fig. 3 (modanature); fig. 4 (cippi di coronamento); fig. 8 (pianta); fig. 9 (sezione); fig. 10 (rilievo del prospetto dei muri della camera).

 

- Schwarz 2002, tav. 33, 1-2.

 

Fonti e documenti
Bibliografia

Balty 2006: Jean-Charles Balty, Des tombeaux et des hommes, à propos de quelques mausolées circulaires du monde romain, in a cura di Jean-Charles Moretti, Dominique Tardy, L'architecture funéraire monumentale. La Gaule dans l'Empire romain (Atti del convegno, Lattes 11-13 ottobre 2001), Paris 2006, 41-53.

 

Borsi 1985: Stefano Borsi, Giuliano da Sangallo: i disegni di architettura e dell’antico, Roma 1985.

 

Capaldi 2004-2005: Carmela Capaldi, Rilievi in calcare dall’anfiteatro di Nola, Rendiconti dell’accademia di lettere e belle arti di Napoli 73, 2004-2005, 439-468.

 

Coarelli 2013: Filippo Coarelli, “Opus mixtum”, in Tecniche costruttive del tardo ellenismo nel Lazio e in Campania, Atti del Convegno (Segni, 3 dicembre 2011), 69.

 

De Rossi 1980: Giovanni Maria de Rossi, Lazio Meridionale, Roma 1980, 191-194, fig. 59.

 

Fellmann 1957: Rudolf Fellmann, Das Grab des Lucius Munatius Plancus bei Gaëta, Basel 1957.

 

Frizzi 2014: Elisabetta Frizzi, “Formiae all'inizio di una nuova era”, in Formiae. Una città all'inizio dell'Impero, a cura di Nicoletta Cassieri, Marina di Minturno 2014, 33-34. Augusto, 24-25

 

Graen 2008: Dennis Graen, Sepultus in villa. Die Grabbauten römischer Villenbesitzer, Hamburg 2008, 245-246.

 

Hesberg 1992 (1994): Henner von Hesberg, Römische Grabbauten, Darmstadt 1992 [traduzione italiana: Monumenta: i sepolcri romani e la loro architettura, a cura di L. Di Loreto, Milano 1994], 117.

 

Hesberg 2010: Henner von Hesberg, "Monumenta. Alcune riflessioni", in Monumenta. I mausolei romani tra commemorazione funebre e propaganda celebrativa, Atti del Convegno di Studi (Monte Porzio Catone, 25 ottobre 2008), Tusculana.3, a cura di Massimiliano Valenti, Roma 2010, 13-22 (in particolare 15-17).

 

Hesberg, Panciera 1994: Henner von Hesberg, Silvio Panciera, Das Mausoleum des Augustus : der Bau und seine Inschriften, München 1994.

 

Maschek 2012: Dominik Maschek, Rationes decoris. Aufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012, 165-166, 241, 317 DF 172.

 

Mancini 2000: Armando Mancini, Lucio Munazio Planco, Isola del Liri 2000.

 

Montanari 2009: Paolo Montanari, Sepolcri circolari di Roma e suburbio: elementi architettonici dell’elevato, Roma 2009.


Polito 1998: Eugenio Polito, Fulgentibus armis: introduzione allo studio dei fregi d'armi antichi, Roma 1998, 135-136.

 

Polito 2010: Eugenio Polito, "Fregi dorici e monumenti funerari: un aggiornamento", in Monumenta. I mausolei romani tra commemorazione funebre e propaganda celebrativa, Atti del Convegno di Studi (Monte Porzio Catone, 25 ottobre 2008), Tusculana.3, a cura di Massimiliano Valenti, Roma 2010, 23-34.

 

Pighius 1587: Stephanus Pighius, Ercules Prodicius, Antwerpen 1587, 441-443. 

 

Schwarz 2002: Martina Schwarz, Tumulat Italia tellus: Gestaltung, Chronologie und Bedeutung der römischen Rundgräber in Italien, Leiden 2002, 158-160, M23, tav. 33 1,2.

 

Stanco 2013: Enrico Angelo Stanco, Il mausoleo degli "Acilii Glabriones" ad Alife  e i sepolcri a tamburo su podio, con camera coperta a cupola, Roma 2013, in particolare pp. 19-26, figg.38, 41, 130.

 

Vasori 1981: Orietta Vasori, I monumenti antichi in Italia nei disegni degli Uffizi, Roma 1981.

 

Watkins 1997: Thomas H. Watkins, L. Munatius Plancus: serving and surviving in the Roman revolution, Atlanta 1997.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione02/02/2013 11:07:02
Data ultima revisione17/12/2016 10:56:16
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/37
OggettoBaltimora, Walters Art Museum (già Gaeta), Fronte di sarcofago di Riccardo Gattola
Luogo di conservazioneBaltimora (USA)
Materialemarmo
Dimensioni75 cm x 190 cm x 12.7 cm
Cronologia1417
AutorePaolo da Gualdo Cattaneo
Descrizione

Il rilievo faceva parte del monumento funebre che Riccardo Gattola si fece in vita - come recita l'iscrizione - nella chiesa di San Francesco a Gaeta, passato poi nella collezione della Villa Bardini a Marignolle (cfr. foto in Neri Lusanna 2009, 56), e successivamente smembrato. Solo la fronte del sarcofago si trova oggi nel Walters Art Museum di Baltimora (Maryland, USA), come pubblicato, su segnalazione di Francesco Caglioti, da Pasqualetti (2001, 31-34). Come ricorda l'iscrizione tutto il monumento era di mano dello scultore umbro Paolo da Gualdo Cattaneo.

Immagine
CommittenteRiccardo Gattola
Famiglie e persone

Gattola

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Stemmi Gattola

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Pasqualetti 2001: Cristiana Pasqualetti, "Paolo da Gualdo Cattaneo: uno scultore umbro a Roma e nel Lazio agli inizi del Quattrocento", Prospettiva, 103/104, 2001, 12-46.

 

Neri Lusanna 2009: Enrica Neri Lusanna, "Gli inizi di Paolo da Gualdo: vecchi equivoci sulla sua formazione e nuove proposte", Studi di storia dell'arte, 20, 2009, 53-72.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione23/02/2013 16:00:53
Data ultima revisione12/11/2016 12:10:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/184
OggettoFirenze, Museo Bardini (già Gaeta), Gisant di Riccardo Gattola
Luogo di conservazione
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1417
AutorePaolo da Gualdo Cattaneo
Descrizione

Il gisant faceva parte del monumento funebre che Riccardo Gattola si fece in vita - come recita l'iscrizione - nella chiesa di San Francesco a Gaeta, passato poi nella collezione della Villa Bardini a Marignolle (cfr. foto in Neri Lusanna 2009, 56), e successivamente smembrato. La figura del defunto si trova oggi nel Museo Bardini di Firenze, invece la fronte del sarcofago è emigrata a Baltimora (Maryland, USA). Come ricorda l'iscrizione tutto il monumento era di mano dello scultore umbra Paolo da Gualdo Cattaneo.

Immagine
CommittenteRiccardo Gattola
Famiglie e persone

Gattola

Iscrizioni

Girolamo Gattola (1788, 22-23) ricorda così l'epigrafe: "Intorno poi alla cassa leggesi la seguente breve iscrizione col nome, cognome e patria dell'artefice, e dice così: Anno Domini MCCCCXVII Indn. XI Nobile homo Ricardo Gattula Sco Jacobu recerare hoc opus pro se a Magistru Paulu de Gaulu Catanii Magistro de marmo".

L'iscrizione, che oggi si vede con le dovute integrazioni, corre lungo la base su cui riposa in gisant: ANNO D(OMI)NI MCCCCXVII XI IND(ICTIO)NE NOBILE HOMO RICARDO GATTULA S(AN)C(T)O IACOBU FECE FARE HOC OPUS PRO SE A MAGISTRU PAULU DA GAULU CATANII MAGISTRO DE MARMO

Stemmi o emblemi araldici

Stemmi Gattola

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Gattola 1788: Girolamo Gattola, Ragionamento istorico genealogico della famiglia Gattola, Napoli 1788.

 

Neri Lusanna 2009: Enrica Neri Lusanna, "Gli inizi di Paolo da Gualdo: vecchi equivoci sulla sua formazione e nuove proposte", Studi di storia dell'arte, 20, 2009, 53-72.

 

Pasqualetti 2001: Cristiana Pasqualetti, "Paolo da Gualdo Cattaneo: uno scultore umbro a Roma e nel Lazio agli inizi del Quattrocento", Prospettiva, 103/104, 2001, 12-46.

 

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione23/02/2013 17:29:09
Data ultima revisione12/11/2016 12:05:08
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/185
OggettoGaeta, Annunziata, Immacolata di Scipione Pulzone
Materialeolio su tela
Dimensioni180 cm x 122,5 cm
Cronologia1582-1583
AutoreScipione Pulzone da Gaeta
Descrizione

La tela dell'Immacolata si trova sull'altare maggiore dell'Oratorio dell'Immacolata, anche detto Grotta d'oro, nel complesso dell'Annunziata di Gaeta.

E' l'unica opera, tra quelle eseguite per la città dal pittore gaetano Scipione Pulzone, che si trova ancora nella sua collocazione originaria. L'opera si va a incistare in un complesso decorativo preesistente, degli anni trenta del '500, ascrivibile al pittore Giovan Filippo Criscuolo (Naldi 1989). La cona principale fu dunque sostituita con quella di Pulzone, che si può datare con un certo margine di sicurezza attorno al 1582, quando è documentato un ritorno di Scipione a Gaeta (cfr. come ultima voce la scheda di Riccardo Gandolfi in Scipione Pulzone 2013, 299-301).

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Naldi 1989: Riccardo Naldi, "Sull'attività giovanile di Giovan Filippo Criscuolo". Bollettino d'arte, LXXVI, 1989, 17-62.


Scipione Pulzone 2013: Scipione Pulzone. Da Gaeta a Roma alle corti europee, catalogo della mostra (Gaeta, Museo Diocesano 2013), a cura di Alessandra Acconci e Alessandro Zuccari, Roma 2013, 299-301, scheda n. 18, di Riccardo Gandolfi.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione26/10/2013 18:15:31
Data ultima revisione05/07/2016 19:59:16
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/390
OggettoGaeta, Annunziata, Sarcofago di Enrico Caracciolo
Materialemarmo
Dimensioni61 cm x 227 cm x 75 cm
Cronologiapost 1400
Autore
Descrizione

Il sarcofago di Enrico Caracciolo si trova nel corridorio della sacrestia della chiesa dell'Annunziata di Gaeta. L'iscrizione ci informa che egli era morto nel 1400 e l'opera sarà da datare a ridosso di quell'anno. Il modello, stilistico e iconografico, è stato messo giustamente in relazione da Cristiana Pasqualetti (2001, 34) con il precedente della fronte di sarcofago di Riccardo Gattola già in San Francesco a Gaeta.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni

"HIC IACET CORPUS MANNIFICI [sic] VIRI HENRICI CARACIOLI DICTI STIRASSI DE NEAPOLIS MILITIS QUI OBIIT ANNO DOMINI MCCCC DIE XXI MENSIS FEBRUARI IND. OCTAVA CUUIS [sic] ANIMA REQUIESCAT IN PACE AMEN".

Stemmi o emblemi araldici

Stemmi Caracciolo

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Garms, Sommerlechner, Telesko 1994: Jörg Garms, Andrea Sommerlechner, Werner Telesko, Die mittelalterlichen Grabmäler in Rom und Latium vom 13. bis zum 15. Jahrhundert. 2. Band: Die Monumentalgräber, Wien 1994, 196-198, n. 74.

 

Pasqualetti 2001: Cristiana Pasqualetti, "Paolo da Gualdo Cattaneo: uno scultore umbro a Roma e nel Lazio agli inizi del Quattrocento", Prospettiva, 103/104, 2001, 12-46.

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione02/02/2013 11:13:18
Data ultima revisione30/06/2016 12:35:20
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/164
OggettoGaeta, Cattedrale, cero pasquale
Materialemarmo bianco
Dimensionih 350cm
Cronologiasec. XIII o XIV
Autore
Descrizione

Il candelabro pasquale della Cattedrale di Gaeta si trova oggi, al termine dei lavori di restauro conclusi nel 2014, sul presbiterio, al lato sinistro dell'altare maggiore.

Consiste in una colonna istoriata con grande capitello. Il fusto è ricoperto da 48 formelle a bassorilievo, che contengono la passio del santo vescovo gaetano Erasmo insieme a episodi del Nuovo testamento. Tutte le storie sono disposte su quattro bande verticali da dodici formelle, in modo tale che ognuno due cicli occupi 24 formelle contigue. L’ordine di lettura delle scene segue un andamento bustrofedico e procede dall’alto verso il basso. Il bocciolo del cero è costituito da un capitello con due registri di grandi fiori, quello superiore abitato da uccelli.

Tra Sei e Settecento il rapporto tra colonna e capitello era stato stravolto: il fusto, collocato al di sopra del capitello rovesciato e sorretto da una base neo-attica con quattro leoni (oggi smembrata e posta all’ingresso della Cattedrale), fu posto a decorare lo spazio antistante alla chiesa in occasione dei restauri borbonici. Abbandonata in un deposito a metà Ottocento, l’opera è stata salvata dalla distruzione, ed è rientrata nel suo edificio di pertinenza agli inizi del Novecento. Alla storia materiale degli ultimi secoli si devono probabilmente i danni al bocciolo e la perdita di numerose parti aggettanti nei rilievi del fusto.

Ciononostante, il candelabro gaetano conserva un posto peculiare nell'ambito di questo tipo di arredi liturgici medievali, per la quantità del materiale narrativo e iconografico dispiegato sul fusto.

Pur giungendo in qualche caso a conclusioni discordanti sulla datazione dell’opera, oscillante tra il XIII e il XIV secolo, gli studiosi sono concordi nel rilevare le peculiarità iconografiche di alcune scene, le citazioni dall’antico, l’allusione ai ritratti ufficiali di Federico II, così come i significati politici e religiosi sottesi alla presenza di un ciclo erasmiano tanto esteso nel candelabro pasquale della Cattedrale.

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Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Paniccia 2015: Chiara Paniccia, “Il cero pasquale della Cattedrale di Gaeta”, Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo 117 (2015, pp. 140-176.

 

Zchomelidse 2014: Nino Zchomelidse, Art, Ritual, and Civic Identity in Medieval Southern Italy, University Park 2014, pp. 204-224.

 

Tollo 2003: Roberto Tollo, in XVII centenario di S. Erasmo vescovo e martire (303-2003), atti del convegno (Formia-Gaeta 2003), a cura di Luigi Cardi, Marina di Minturno 2003, pp. 54-79.

 

Tollo 2002: Roberto Tollo, “Il candelabro per il cero pasquale nel duomo di Sant’Erasmo a Gaeta: cronologia e committenza fra modelli ideologici e modelli stilistici”, in Medioevo: i modelli, atti del convegno (Parma 1999), a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2002, pp. 392-404.

 

Pippal 1985: Martina Pippal, “Der Osterleuchter des Doms S. Erasmo zu Gaeta”, Arte medievale 2 (1985), pp. 195-240.

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SchedatoreElisabetta Scirocco
Data di compilazione02/02/2013 11:13:49
Data ultima revisione12/11/2016 23:15:57
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/165
OggettoGaeta, Cattedrale, Gisant del vescovo Francesco Gattola
Materialemarmo
Dimensioni27 cm x 180,5 cm x 57,5 cm
Cronologiapost 1340
Autore
Descrizione

Il gisant del vescovo gaetano Francesco Gattola è un'opera della metà del '300 di modesta fattura e pare sia stato il coperchio di un sarcofago. Si trovava probabilmente nella Cappella del Santissimo Sacramento della Cattedrale; cappella costruita dallo stess Gattola, come testimonierebbe l'integrazione dell'epigrafe che possiamo ricavare da Ughelli (1717-1722, I, 541; ripresa da Garms, Sommerlechner, Telesko 1994).

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Committente
Famiglie e persone

Gattola

Iscrizioni

L'iscrizione attualmente visibile è: "A(NNO) D(OMINI) MCCCXL I(N)D(ICTIONE) VIII OB(IIT) V(ENERABILIS) D(OMINUS) FRANC(ISCUS) GATUL(A) D(E)I GRATIA".

Ughelli (1717-1722, I, 541) fornisce l'integrazione: "Anno MCCCXLI die viij. Octobris obiit / Dominus Franciscus Gattula, Dei Gratia / Episcopus Cajetanus, cujus anima requie/scat in pace. Fabricavit capellam sanctissi/mi Sacramenti et dotavit".

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Garms, Sommerlechner, Telesko 1994: Jörg Garms, Andrea Sommerlechner, Werner Telesko, Die mittelalterlichen Grabmäler in Rom und Latium vom 13. bis zum 15. Jahrhundert. 2. Band: Die Monumentalgräber, Wien 1994, 195-196, n. 73.

 

Ughelli 1717-1722: Ferdinando Ughelli, Italia sacra, 9 voll., Venezia 1717-1722.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione23/02/2013 17:56:01
Data ultima revisione30/06/2016 12:31:52
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/186
OggettoGaeta, Santuario della Trinità, Annunciazione
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiainizi XVI secolo
Autore
Descrizione

I due pennacchi scolpiti a bassorilievo che albergano l'Arcangelo Gabriele e la Vergine sono oggi murati sulla porta di accesso al Santuario della Trinità, anche conosciuto come della Montagna Spaccata, di Gaeta.

Dovevano in origine essere montati sull'arco di una cappella e sono di pregevole fattura, in uno stile forse compatibile con quello dello scultore della cosiddetta Cappella di San Filippo nel complesso dello stesso santuario.

Si tratta di rilievi di gusto toscano, con momenti di raffinata esecuzione, sopratutto nel volto e nelle mani della Madonna. 

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Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione10/01/2013 19:18:22
Data ultima revisione12/07/2016 18:25:33
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/156
OggettoGaeta, Santuario della Trinità, Cappella di San Filippo alla Montagna Spaccata
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiainizi XVI secolo
Autore
Descrizione

Si tratta di un'incorniciatura marmorea di una monumentale cappella che non sappiamo se in origine fosse collocata dov'è oggi, ossia in una cappelluccia del Santuario della Trinità di Gaeta che solo a fine '800 pare sia stata dedicata a San Filippo Neri, che pare abbia trascorso del tempo in questi luoghi.

Le paraste e i capitelli sono decorati con grottesche, e i dadi in basso con angeli mesti con stemmi, non identificati, il che farebbe pensare ad una sepoltura monumentale. 

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Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione10/01/2013 19:09:25
Data ultima revisione30/06/2016 12:30:15
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/155
OggettoGaeta, campanile della Cattedrale, blocchi con fregio dorico dal mausoleo di Lucius Sempronius Atratinus
Collocazione attuale

Gaeta, campanile della Cattedrale; i blocchi figurano nel paramento esterno del basamento e sulle pareti della scalea di accesso.

Prima attestazione
MaterialeCalcare
Dimensionih 1,14 (fregio h 0,57-0,59); largh. max 1,60.
Stato di conservazione
CronologiaUltimo trentennio del I secolo a.C.
Descrizione

I 19  blocchi decorati con fregio dorico (28 metope e 32 triglifi; cfr. Nocita 2002-2003, 408) sono concordemente attribuiti al mausoleo di Lucio Sempronio Atratino, monumento cui dovrebbero pure riferirsi gli 8 blocchi con architrave a due fasce, ugualmente pertinenti ad una trabeazione dorica (con rapporto fregio architrave di 1:1).

Le metope quadrangolari sono intervallate da triglifi leggermente più stretti con capitulum sommitale e divisi da un canale di forma trapezoidale; l'architrave a due fasce sembra lavorato separatamente insieme al listello di chiusura inferiore del fregio e in alcuni casi reca ancora visibili le sei guttae troncoconiche che dovevano corrispondere al triglifo.

Il monumento, cui sono tradizionalmente associati i blocchi con architrave e fregio dorici, è di tipo a tumulo e risulta, anche nelle dimensioni (diametro di circa 100 piedi), analogo al sepolcro di Munazio Planco situato sul monte Orlando (per la tipologia: Heberg 1994, 113-134; Schwarz 2002,  Balty 2006).

Rispetto al tumulo gemello, quello di Atratino, ugualmente collocato nei praedia del suo titolare, si differenzia per l'esclusiva appartenenza alla sfera sacrale degli elementi decorativi presenti nelle metope; si trovano infatti come ornamenti isolati la patera, il lituus, l'anfora, l'aspergillum, il simpulum, il guttus e l'urceus, la corona di lauro, la fiaccola e un motivo vegetale a semipalmetta nascente da un calice campanulato. In alcuni casi gli elementi figurati non sono più leggibili perché deliberatamente erasi al momento del reimpiego.

Probabilmente in esplicita contrapposizione con il monumento di Munazio Planco, la cui decorazione era incentrata sulla virtus militare del titolare  (armi e munera militaria), il grande tumulo di Atratino aveva lo scopo di esaltare la pietas del defunto e, dunque attraverso la reiterazione dei simboli, quell'auguralato che il personaggio aveva ricoperto dal 40 a.C. per ben 47 anni di seguito (in particolare sul rapporto dialettico tra le scelte decorative realizzate nei due monumenti cfr. Polito 1998, 135-13;  Maschek 2012, 165-166).

Manca ad oggi un'edizione aggiornata del monumento attribuito ad Atratino che proponga una restituzione grafica e metrologica dell'apparto decorativo; occorre infatti rilevare che di recente sono stati avanzati dubbi sull'appartenenza dell'iscrizione (CIL X 6138), pure reimpiegata nel paramento esterno del campanile, al grande tumulo funerario (cfr. Longo 2009, 129-132) e in ogni modo si deve tener presente che il testo è inciso su un blocco rettilineo e dunque occorrerà prospettarne una messa in opera differente rispetto al titulus del mausoleo di Planco.

Inoltre, non è stato ancora realizzato un rilievo attento delle partiture decorative di reimpiego che consenta di accertare la presenza di un raggio di curvatura congruente con quello del monumento. La titolarità del sepolcro sembra però garantita dalla denominazione tradizionale del tumulo, noto come Torre Latratina almeno dall'età moderna.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Balthy 2006: Jean-Charles Balthy, Des tombeaux et des hommes, à propos de quelques mausolées circulaires du monde romain, in a cura di Jean-Charles Moretti, Dominique Tardy, L'architecture funéraire monumentale. La Gaule dans l'Empire romain (Atti del convegno, Lattes 11-13 ottobre 2001), Paris 2006, 41-53.

 

Frizzi 2014: Elisabetta Frizzi, Formiae all'inizio di una nuova era, in Formiae. Una città all'inizio dell'Impero, a cura di Nicoletta Cassieri, Marina di Minturno 2014, 33-34.

 

Graen 2008: Dennis Graen, ‘Sepultus in villa’. Die Grabbauten römischer Villenbesitzer, Hamburg 2008, 247-8, R8.

 

Hesberg 1994; Henner von Hesberg, Römische Grabbauten, Darmstadt 1992 [traduzione italiana: Monumenta: i sepolcri romani e la loro architettura, L. DI LORETO (ed.), Milano 1994]. 

 

Longo 2009: Pietro Longo, "Iscrizioni edite e inedite da Gaeta", in Theodor Mommsen e il Lazio antico : giornata di studi in memoria dell’illustre storico, epigrafista e giurista, a cura di Francesco Mannino et al., Roma 2009, 119-150.

 

Maschek 2012: Dominik  Maschek, Rationes decoris. Aufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012,  67-68; 86; 89; 131; 161; sulla decorazione delle metope: 165-166;  217; 241; 284, DF 77, tav. 18, 1-3.

 

Nocita 2002-2003: Michela Nocita, "Il ricordo di un edificio militare del X secolo nel cippo iscritto del Campanile di Gaeta", Rendiconti della Pontificia accademia romana di archeologia 75, 2002/2003, 405-423.

 

Polito 1998: Eugenio Polito, Fulegentibus armis: introduzione allo studio dei fregi d'armi antichi, Roma 1998, 136-137.

 

Polito 2010: Eugenio Polito, "Fregi dorici e monumenti funerari: un aggiornamento", in Monumenta. I mausolei romani tra commemorazione funebre e propaganda celebrativa, Atti del Convegno di Studi, Monte Porzio Catone, 25 ottobre 2008, Tusculana.3, a cura di Massimiliano Valenti, Roma 2010, 23-34.

 

Schwarz 2002: Martina Schwarz, Tumulat Italia tellus, Gestaltung, Chronologie und Bedeutung der römischen Rundgräber in Italien, Leidorf 2002, 87-89, 160-162, M 24, tav. 34 1,2.

 

 

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione04/02/2014 14:12:38
Data ultima revisione06/01/2019 13:24:02
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OggettoGaeta, campanile della Cattedrale, base modanata
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Gaeta, campanile della Cattedrale, basi delle terza colonna a destra e a sinistra della scalea di accesso.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionia) h 0,29; diam. inf. 0,88; diam. sup. 0,77; h plinto 0,085; b) h 0,305; diam. inf. 0,90; diam. sup. 0,78; h plinto 0,105
Stato di conservazione

a) il plinto è rotto nell'angolo, i due tori presentano una vistosa scheggiatura nel lato rivolto verso la scalea; b) stato di conservazione peggiore dell'altro esemplare, con tutti gli angoli del plinto mancanti e il toro superiore molto compromesso, la base è stata resecata per essere addossata al muro posteriore.

Cronologiaetà augustea o giulio-claudia
Descrizione

Le due basi, evidentemente provenienti dallo stesso ignoto monumento pubblico, sono state reimpiegate in maniera simmetrica ai due lati della scalea di accesso al campanile nella terza colonna più interna. Le basi, scolpite in un unico blocco con un basso plinto modanato, si articolano in due tori divisi da una scozia piuttosto svasata (tipo attico). Il toro superiore è decorato da foglie di alloro embricate e tenute insieme da un nastro che le percorre obliquamente (come una vera e propria ghirlanda; per lo schema: Schreiter 1995, 190-2, fig. 16,1), mentre la scozia è interessata da una serie di baccellature concave; piuttosto singolare è la lavorazione del toro inferiore che appare sfaccettata da una serie di listelli così da assumere un profilo poligonale. Sul plinto sono stati ricavati una fascia liscia incorniciata in basso e in alto da un tondino e un listello piatto.

Secondo quanto già rilevato da Mesolella (Mesolella 2012, 626) le due basi riprendono modalità decorative tipiche degli edifici pubblici urbani augustei e giulio-claudi semplificandone gli elementi (sicuramente evocativo in questo senso risulta il motivo delle foglie di alloro a decorare il toro); si spiegherebbe così la decorazione del plinto (fascia liscia invece che un intaglio più complesso, cfr. Schreiter 1995, 184-187) e la strana morfologia del toro inferiore, per il quale non si può escludere che la lavorazione sia stata interrotta allo stato preparatorio.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche

Disegno di Baldassarre Peruzzi: Uffizi, 420A r (Wurm 1984, 62).

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Aurigemma 1955: Salvatore Aurigemma, A. de Santis, Gaeta, Formia, Minturno. Itinerari dei musei, gallerie e monumenti d'Italia, Roma 1957, tav. 11. 

 

Mesolella 2012: Giuseppe Mesolella, La decorazione architettonica di Minturnae, Formiae, Tarracina: l’età Augustea e Giulio-Claudia, Roma 2012, 625-6, G48-49.

 

Schreiter 1995: Charlotte Schreiter, "Römische Schmuckbasen", Kölner Jahrbuch 28, 1995, 298, n. 45a, figg. 143, 228.

 

Wurm 1984: Wurm Heinrich, Baldassarre Peruzzi : Architekturzeichnungen, Tübingen 1984.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione01/04/2014 16:59:00
Data ultima revisione06/01/2019 13:25:23
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/334
OggettoGaeta, campanile della Cattedrale, cornice a mensole
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

La cornice è reimpiegata nel campanile della Cattedrale sul lato sinisto della scalea centrale, tra le basi delle su colonne granitiche.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazione

Risulta tagliata la corona superiore, probabilmente al fine di regolarizzare il pezzo al momento del suo reimpiego.

Cronologia
Descrizione

La cornice è del tipo a mensole rettangolari e presenta i lacunari privi di elementi decorativi.

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Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mesolella 2012: G. Mesolella, La decorazione architettonica di Formiae, Minturnae e Tarracina. L’età augustea e giulio-claudia, Roma 2012, 602, G1 tav. XXXVII.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione08/06/2016 16:41:06
Data ultima revisione06/01/2019 13:25:48
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/579
OggettoGaeta, campanile della Cattedrale, fregio-architrave con anthemion
Luogo di provenienzaFormia
Collocazione attuale

Gaeta, campanile della Cattedrale. Il blocco è stato reimpiegato capovolto a sinistra della scala.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionih 0,60; larg. 0,90
Stato di conservazione

La superficie presenta diverse scheggiature.

CronologiaEtà augustea
Descrizione

Il blocco angolare presenta un architrave a due fasce, progressivamente aggettanti, e un raffinato fregio con anthemion: entro coppie di nastri piatti legati tra di loro da un motivo vegetale si determina uno spazio circolare campito da raffinati kantharoi con coperchio conico.

I nastri sono tra loro uniti  in alto e in basso da un elemento orizzontale.

Il fregio, che trova numerosi confronti in ambito urbano (Sydow 1977), doveva appartenere a un monumento funerario, molto probabilmente ad edicola (in questa prospettiva ben funzionano anche le dimensioni); questo tipo di decorazione, nella quale forse il kantharos può essere ritenuto allusivo all'urna e più in generale alla sfera funeraria, ha un'ampia diffusione in ambito urbano, in particolare in età augustea, nei monopteroi e nelle edicole funerarie.

Dunque se una destinazione funeraria del fregio risulta decisamente plausibile se ne può affermare, almeno a livello dubitativo, anche una provenienza dal territorio di Formiae, in questa direzione porterebbe la precisa corrispondenza con un pezzo erratico, ritrovato in tempi recenti e conservato attualmente a Formia presso il Centro Sportivo Bruno Zauli (Mesolella 2012, 577, F27).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mesolella 2012: Giuseppe Mesolella, La decorazione architettonica di Minturnae, Formiae, Tarracina: l’età Augustea e Giulio-Claudia, Roma 2012, 605, G8,  tav. XXXVII.

 

Sydow 1977: Wilhelm von Sydow, "Eine Grabrotunde an der Via Appia antica", Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts 92, 1977, 241-321 (in particolare:  287, n. 3, tav. 45 a,b).

 

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione04/02/2014 13:39:27
Data ultima revisione06/01/2019 13:26:34
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/320
OggettoGaeta, campanile della Cattedrale, iscrizione CIL X 6098
Luogo di provenienzaFormia
Collocazione attuale

Gaeta, campanile della Cattedrale, sul fianco sinistro esterno della base, in ottava assise.

Prima attestazione

Iucundus f. 127

MaterialeMarmo bianco
Dimensionih 0,58; largh. 1,52; h lettere: cm 12,5 (I linea); 10 (II, III linea); 10,5 (IV linea).
Stato di conservazione

Mutilo sui due lati, numerose scheggiature superficiali.

CronologiaPrima metà I sec. d.C.
Descrizione

Il frammento epigrafico deve attribuirsi al monumento funerario di due cittadini formiani, come si evince dalla menzione della Tribus Aemilia; tra questi, il primo, il cui nome è in evidenza nel testo, era stato militare di carriera (praefectus levis armaturae) e, secondo la lettura di Lidio Gasperini, doveva aver riportato successi in Spagna, tanto da meritare il titolo di Hispaniensis che in questo caso, non potendo essere un etnico, varrebbe come cognomen ex virtute (Gasperini 1995, 12-14).

In occasione dei restauri della torre campanaria eseguiti nel 1995 è stata pubblicata da L. Gasperini l'edizione aggiornata del testo:

[- -u]rius, C(ai) f(ilius), Aem(ilia tribu), Gallu[s- - -]

[- prae]f(ectus) levis armátúrae pr[- - - - - - - - -]

                                 Hispánié(n)sis

[- -]urius, C(ai) f(ilius), M(arci) n(epos), Aem(ilia tribu) [-]

 

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Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Gasperini 1995: Lidio Gasperini, "Vecchie e nuove epigrafi romane di Gaeta", Formianum, II, 1994, Marina di Minturno 1995, 11-24.

 

De Meo 2015: scheda EDR152551.

 

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EDR152551 

SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione13/04/2014 22:26:36
Data ultima revisione06/01/2019 13:27:06
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/338
OggettoGaeta, campanile della Cattedrale, iscrizione CIL X 6138
Collocazione attuale

Gaeta, il blocco è reimpiegato sul lato esterno sinistro del campanile della Cattedrale, in terza assise.

Prima attestazione

Filonardianus liber, f. 29 (1507)

MaterialeCalcare
Dimensionih 0,525; largh. 1,07 (h lettere cm 21)
Stato di conservazione

I margini superiore e inferiore del blocco, nonostante numerose scheggiature, seguono il taglio antico, come pure forse il lato sinistro. Mentre è incompleto quello di destra e interessato da un'ampia scheggiatura sulla superficie.

CronologiaUltimo trentennio del I secolo a.C.
Descrizione

L'iscrizione reca il nome di Lucio Sempronio Atratino, uno dei personaggi di spicco della scena politica tra la tarda Repubblica e l'inizio del Principato, che dopo una militanza tra i sostenitori di Antonio si schierò dalla parte di Augusto poco prima della disfatta finale  (cfr. Graen 2008).

Gasperini ha ritenuto il testo completo a sinistra, riferendo l'omissione del gentilizio ad una moda onomastica diffusa nelle iscrizioni di età tardo-repubblicana, in particolare in quelle relative a membri di gentes di antica nobilitas (Gasperini 1995).

Il titolo, di notevoli dimensioni, poteva appartenere ad un monumento onorario, forse ubicato nella villa gaetana di Atratino, oppure al suo mausoleo (Gasperini 1995). Il reimpiego massiccio nella stessa sede di numerosi blocchi di fregio e di trabeazione dorici attribuiti al tumulo, ora spogliato, noto per tradizione come Torre Latratina, rende probante questa ultima ipotesi, generalmente accettata in ambito scientifico (Schwarz 2002; Graen 2008).

Non è sfuggito agli studi più recenti che, a differenza dei citati elementi di trabeazione, il blocco iscritto appartiene sicuramente ad una struttura rettilinea poichè non presenta la minima curvatura (Schwarz 2002, 161). Si potrebbe proporre il posizionamento dell'iscrizione su un eventuale podio quadrangolare invece che sul cilindro; si tratta di una soluzione poco comune che è stata recentemente ipotizzata anche per il mausoleo alifano degli Acilii Glabriones (Stanco 2013, 50; anche le dimensioni delle iscrizioni risulterebbero affini).

Di recente è stata suggerita l’associazione del blocco con un secondo frammento iscritto, ugualmente reimpiegato nel campanile della cattedrale (L. Sta[---]), che risulta paragonabile per ductus e per dimensioni delle lettere (Longo 2009, 131-133). Secondo questa ipotesi l’iscrizione monumentale, realizzata su conci di calcare, potrebbe essere relativa a un monumento pubblico recante il nome di due personaggi, ossia i due magistrati locali coinvolti in un’importante opera edilizia della Formiae tardorepubblicana e primo augustea.

 

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Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi

Un rilievo del frammento iscritto è pubblicato in Gasperini 1995, 12, fig. 1.

 

Fonti e documenti
Bibliografia

Gasperini 1995: Lidio Gasperini, "Vecchie e nuove epigrafi romane di Gaeta", Formianum, II, 1994, Marina di Minturno 1995, 11-24.

 

Graen 2008: Dennis Graen, ‘Sepultus in villa’. Die Grabbauten römischer Villenbesitzer, Hamburg 2008, 247-248, R8.

 

Longo 2009: Pietro Longo, "Iscrizioni edite e inedite da Gaeta", in Theodor Mommsen e il Lazio antico.Giornata di studi in memoria dell’illustre storico, epigrafista e giurista, a cura di Francesco Mannino et al., Roma 2009, 119-150.

 

Schwarz 2002: Martina Schwarz, Tumulat Italia tellus: Gestaltung, Chronologie und Bedeutung der römischen Rundgräber in Italien, Leiden 2002, 160-163.

 

Stanco 2013: Enrico Stanco, Il mausoleo degli Acilii Glabriones ad Alife e i sepolcri a tamburo su podio con camera a cupola, Roma 2013.

 

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Scheda EDR152550 

SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione13/04/2014 22:15:07
Data ultima revisione06/01/2019 13:27:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/337
OggettoGaeta, campanile della Cattedrale, iscrizione di Giovanni I
Luogo di provenienzaMinturno
Collocazione attuale

Gaeta, campanile della Cattedrale, nello spigolo destro del basamento, in prima assise

Prima attestazione

Leo Hostiensis, Chronica

MaterialeMarmo proconnesio
Dimensioni
Stato di conservazione

Mancante dello spigolo in alto a sinistra; presenta una vistosa lacuna sullo spigolo destro, dove nella frattura sono evidenti anche perni metallici.

Cronologiaetà romana; X secolo d.C.
Descrizione

L'iscrizione medievale, che riutilizza una base di statua, ricorda la costruzione di una torre da parte di Giovanni I, figlio di Docibile I, in traiecto flumine, cioè nel punto specifico del Garigliano in cui ne era possibile l'attraversamento mediante una scafa.  La torre, ora non più esistente, faceva parte delle strutture difensive approntate durante la guerra contro i Saraceni, in particolare in occasione della battaglia che si svolse nel 915 presso il Garigliano (Nocita 2002-2003, 418).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità

La prime cinque linee del testo sembrerebbero citate da Leone Ostiense in relazione all'episodio della rivolta pugliese contro i Bizantini e alla fuga di Datto, uno dei ribelli, che trovò rifugio nella torre del Garigliano; la breve storia del luogo che Leone riferisce risulta infatti ricalcata sul testo di questa epigrafe, che il cronista dunque doveva vedere ancora nella sua collocazione originaria sulla sponda destra del Garigliano.

Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Leo Hostiensis: Leo Hostiensis, Chronica, in Mon. Germ. Hist. Script., VII, Honnover 1846, 652.


Nocita 2002-2003: Michela Nocita, "Il ricordo di un edificio militare del X secolo nel cippo iscritto del Campanile di Gaeta", Rendiconti della Pontificia accademia romana di archeologia 75, 2002/2003, 405-423.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione10/06/2016 07:30:53
Data ultima revisione06/01/2019 13:29:18
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/580
OggettoGaeta, campanile della Cattedrale, sarcofago a lenòs
Luogo di provenienzaLAZIO
Collocazione attuale

Gaeta, campanile della Cattedrale, a destra della scalea di accesso.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionih 0, 55; lungh. 1,75; sp. 0,65.
Stato di conservazione

La cassa presenta diverse abrasioni superficiali e alcune lacune lungo l'orlo; poco leggibili sono ora i dettagli delle protomi. La porzione sinistra della vasca è interessata da una lunga scheggiatura obliqua. Il coperchio, non antico e realizzato in pendant con quello del sarcofago con Amore e Psiche, collocato dalla parte opposta della scalea, è costituito da due parti giustapposte di differenti dimensioni (XII secolo). 

Cronologia240 d.C.
Descrizione

Il sarcofago a lenòs appartiene al nutrito gruppo di sarcofagi con protomi leonine e vasca strigilata (Stroszeck 1998; in particolare per il tipo di decorazione cfr. 95-97; sul significato della forma a lenòs, cfr. Chiarlo 1974; per una sintesi sul rapporto tra sarcofagi a lenòs e vasche, cfr. Ambrogi 1995, 24-26).

La cassa si caratterizza per un notevole impegno decorativo; le strigilature hanno margini rilevati e sono divise da una doppia cresta intervallata da una punta di lancia e procedono, con andamento opposto, verso la mandorla centrale che è campita da una raffinata palmetta (per il simbolismo, ricondotto alla semantica della vittoria contro la morte, cfr. Baratta 2007). L'orlo della lenòs è svasato e decorato da un da ovoli entro sgusci molto schematici, tra questo e il corpo della cassa si sviluppa come un breve collarino baccellato.

Una tale scelta decorativa, che sembra non trovare confronti diretti per il collarino con baccellature, si inserisce comunque in una tendenza ampiamente sviluppata in esemplari urbani e che conosce alcuni dei casi più significativi nel Sarcofago Torlonia (Stroszeck 1991, 146, kat. 305) e nel sarcofago di Palazzo Antonelli (Ead., 147, Kat. 309), prodotti più tardi di un ventennio rispetto a quello in esame e nei quali una serie di modanature più articolata raccorda il corpo della vasca con l’orlo estroflesso.

Il kyma ionico è ricavato incidendo le parti: ovoli molto appuntiti si susseguono entro gusci appena rilevati e separati da una linguetta piatta.  Mentre le criniere delle teste leonine presentano vistosi e irregolari segni di trapano (canali e una molteplicità di piccoli forellini) che appaiono contrastare con la resa della protome e dell’occhio del felino, eseguito a scalpello, e che potrebbero essere ricondotti o a un non finito oppure a un intervento medievale finalizzato a “restaurare” particolari mal conservati. 

Le protomi sono del tipo con anello stretto tra le fauci.

L'esemplare, forse da ascrivere alla produzione di un'officina campana (Koch, Sichtermann 1982, 279) e probabilmente utilizzato in origine in un ricco mausoleo dell'antica Formiae o della vicina Minturnae, è stato datato in base al trattamento delle strigilature, alla morfologia della protome e alla resa stilistica della criniera dei leoni intorno al 240 d.C. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Il reimpiego dei due sarcofagi posti ai lati della monumentale scala di accesso al campanile e la realizzazione dei coperchi, che costituiscono al momento un episodio importante e poco valorizzato di riuso e citazione dell'antico nella produzione artistica medievale, devono probabilmente ricondursi al progetto del marmorario romano Nicola d'Angelo sotto la cui direzione fu realizzato il primo impianto del campanile tra il 1148 e il 1171.

Fonti iconografiche

F. Debret, Voyage en Italie "tombeau antique in Gaeta"

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Ambrogi 2005: Annarena Ambrogi, Vasche di età romana in marmi bianchi e colorati, Roma 1995.

 

Baratta 2006: Giulia Baratta," Materiale per uno studio preliminare di sarcofagi strigilati a mandorla centrale", Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Macerata 39, 2006, 65-120.

 

Baratta 2007: Giulia Baratta 2007, "La mandorla centrale dei sarcofagi strigilati. Un campo iconografico e i suoi simboli", in Römische Bilderwelten: von der Wirklichkeit zum Bild und zurück, Kolloquium der Gerda Henkel Stiftung am Deutschen Archäologischen Institut Rom (15 - 17 März 2004), a cura di  Fernande Hölscher e Tonio Hölscher, Heidelberg 2007, 202, fig. 18.

 

Chiarlo 1974: Roberto Chiarlo, "Sul significato dei sarcofagi a ληνoς decorati con leoni", Annali della Scuola normale superiore di Pisa. 3,4.1974,  1307-1345.

 

Koch, Sichtermann 1982:  Guntram Koch, Hellmut Sichtermann, Römische Sarkophage, München 1982, 214, 279, 291, 268.

 

de Lachenal 1995: Lucilla de Lachenal, Spolia. Uso e reimpiego dell'antico dal III al XIV secolo, Milano 1995, 239.

 

Luschi 1984: Licia Luschi, "Viterbo e i centri abbaziali del Lazio: primi risultati di un'indagine sui sarcofagi romani  reimpiegati", in, Colloquio sul reimpiego dei sarcofagi romani nel Medioevo, Pisa 5-12 settembre1982, a cura di Bernard Andreae e Salvatore Settis,) Marburger Winckelmann-Programm 1983, Verlag des kunstgeschichtlichen Seminars, Marburg/Lahn 1984, 171-185.

 

de Spagnolis 1986: Marisa de Spagnolis, Le Sculture del Museo Diocesano di Gaeta, Roma 1986, 22.

 

Stroszeck 1998: Jutta Stroszeck, Löwen-Sarkophage: Sarkophage mit Löwenköpfen, schreitenden Löwen und Löwen-Kampfgruppen, Berlin 1998, 105 n. 18, tav. 127,3.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione02/02/2013 11:08:50
Data ultima revisione06/01/2019 13:29:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/228
OggettoGaeta, campanile della Cattedrale, sarcofago strigilato con Amore e Psiche
Luogo di provenienzaLAZIO
Collocazione attuale

Gaeta, campanile della Cattedrale

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazione

Si registrano diverse lacune sul bordo della cassa e sulle creste delle strigilature; manca l’angolo superiore destro. I volti dei personaggi sembrano intenzionalmente abrasi. Il coperchio non è antico ed è stato realizzato in due parti distinte.

CronologiaPrima metà del III secolo d.C.
Descrizione

Il sarcofago a cassa rettangolare  presenta la fronte decorata da due pannelli con strigilature convergenti verso il centro, dove si apre un pannello di larghezza minore, risparmiato dalla decorazione a strigili e occupato dal gruppo di Amore e Psiche. Alle due estremità della fronte  si trovano altri due campi liberi più brevi in ciascuno dei quali è stata scolpita la figura stante di un erote.  I lati sono decorati in maniera più corsiva con una parma ombelicata su due lance incrociate, molti dettagli sono appena incisi.

Il gruppo centrale presenta l'abraccio di Amore e Psiche:  Amore nudo,  con l'arco e la faretra a terra a destra, si volge - secondo lo schema canonico - verso Psiche, ponendole la mano destra sulla guancia, mentre la fanciulla risponde all'abbraccio cingendogli la vita. Psiche è vestita di un lungo chitone (per il gruppo ellenistico al quale ricondurre l'iconografia sui sarcofagi cfr. Orlandi 1972, 37-39).

I due eroti, geni funerari, che portano l'arco sulle spalle e tengono la faretra a terra, vestono una sorta di perizoma  allacciato sul ventre e hanno capelli lunghi e ricciuti che scendono fino al collo, forse fermati sulla fronte da una benda.

Come già rilevato, il sarcofago di Gaeta risulta particolarmente vicino nello schema e nelle iconografie individuate a un esemplare conservato a Villa Doria (De Spagnolis 1986,  21; Pensabene 1977), che presenta però il gruppo centrale inquadrato da un prospetto architettonico, con due lesene sormontate da un arco, e un opposto orientamento della testa dei genietti laterali, inoltre, più in generale, la cassa a Villa Doria  si caratterizza per una maggiore accuratezza nel trattamento dei dettagli.

Sulla base di questo confronto se ne propone una datazione entro la prima metà del III secolo d.C.; la cassa, come quella a lenòs reimpiegata nella stessa sede, è stata attribuita a un'officina campana (Koch, Sichtermann 1982, 279).

Il coperchio, del tipo a doppio spiovente con acroteri laterali, si costituisce di due parti perfettamente simmetriche e tra loro giustapposte e pare ottenuto, molto probabilmente, dalla rilavorazione di marmi antichi. La superficie dello spiovente rivolto verso la fronte è decorata da strigilature e gli acroteri sono campiti da motivi vegetali. Le strigilature convergono a creare, nel punto in cui le due parti si uniscono, una mandorla centrale occupata da un motivo vegetale, forse ispirato dalla palmetta del sarcofago a lenòs, mentre i frontoncini laterali sono decorati da una rosetta.

È evidente che i coperchi furono concepiti insieme e per una visione obbligata (i lati e il retro sono non finiti o del tutto non lavorati), dunque è molto probabile che la sistemazione delle casse ai lati della scalea appartenesse al progetto originario del campanile, orgogliosamente firmato dal marmorario romano Nicola d’Angelo (1148-1171). 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

De Spagnolis 1986: Marisa de Spagnolis, Le Sculture del Museo Diocesano di Gaeta, Roma 1986, 21.

 

Koch, Sichtermann 1982:  Guntram Koch, Hellmut Sichtermann, Römische Sarkophage, München 1982, 214, 279, 291, 268.

 

Luschi 1984: Licia Luschi, "Viterbo e i centri abbaziali del Lazio: primi risultati di un'indagine sui sarcofagi romani  reimpiegati", in, Colloquio sul reimpiego dei sarcofagi romani nel Medioevo, Pisa 5-12 settembre1982, a cura di Bernard Andreae e Salvatore Settis,) Marburger Winckelmann-Programm 1983, Verlag des kunstgeschichtlichen Seminars, Marburg/Lahn 1984, 171-185. 

 

Orlandi 1972: Orlandi A., "Il sarcofago di Palazzo Mattei con le tre Grazie ed Eros e Psyche", Archeologia Classica, 24, 1972, 32-47. (citazione 41, nota 38).

 

Pensabene 1977: Patrizio Pensabene, "Sarcofago strigilato a edicola centrale con Amore e Psyche", in Antichità di Villa Doria Pamphilij, a cura di Raissa Calza, Roma 1977, 225-226, tav. CL.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione01/04/2014 17:27:08
Data ultima revisione06/01/2019 13:30:38
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/335
OggettoGenova, già Gaeta, sarcofago con il trionfo di Dioniso
Luogo di conservazioneGenova
Luogo di reimpiegoGenova
Collocazione attuale

Genova, Museo di S. Agostino

Prima attestazione
Materialemarmo
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologiametà del II secolo d.C.
Descrizione

La fronte di sarcofago mostra Bacco in clamide stante su un carro, tirato da una coppia di centauri, che avanza, preceduto dal thiasos, verso un gruppo intento a compiere un sacrificio.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

LIMC III, s.v. Dyonysos/Bacchus,  558, n. 249 (C. Gasparri).

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Schedatore
Data di compilazione30/11/2014 13:38:15
Data ultima revisione07/12/2016 17:51:48
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/480
OggettoNapoli, Museo Archeologico (già Gaeta), cratere di Salpion [SCHEDA IN CORSO DI REVISIONE]
Luogo di conservazioneNapoli
Luogo di provenienzaFormia
Collocazione attuale

Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. 6673

Prima attestazione

Nel 1575 Pighius, cui si deve anche la prima trascrizione dell'epigrafe, vide il cratere nella Cattedrale di Gaeta (Pighius 1587, 440: in templo pro Sacri Baptismatis lavacro).

Materialemarmo pentelico
Dimensionih 1,30 (con il piede); d 0,99
Stato di conservazione

Il piede è di restauro; sono state risarcite le lacune sull'orlo e nel corpo del vaso e quelle relative all'attacco delle anse orizzontali; un foro circolare, praticato appena sopra la carena, potrebbe essere ricondotto al reimpiego del pezzo così come la lastra di marmo, decorata con una croce a estremità espanse, sistemata all'interno della vasca. La traccia di una sfregatura sul collo delle figure è stata collegata con la notizia, non altrimenti verificata, dell'uso del pezzo come bitta sul porto di Formia (Finati 1823, tav.49). Incrostazioni rossastre all'interno e sull'orlo.

Cronologiametà del I secolo a.C.
Descrizione

Il cratere a calice con vasca decorata da corpose baccellature, corpo slanciato e orlo svasato, appartiene alla nota produzione di grandi vasi in pentelico decorati a rilievo e di altri preziosi oggetti di arredo di gusto eclettico e classicistico realizzata, a partire almeno dalla fine del II secolo a.C., da officine attiche e indirizzata quasi esclusivamente al mercato romano (Grassinger 1991).

La firma, completata dall'etnico athenaios in posizione di sicura visibilità, conferma l'origine ateniese dell'artista (IG XIV 1260: "Salpion, ateniese, realizzò l'opera"), e costituisce un vero e proprio certificato di qualità del prodotto (Slavazzi 2010).

Il fregio rappresenta un episodio dell'infanzia di Dioniso, afferente al fortunato tema della kourotrophia del dio: Hermes, in clamide e petasos, consegna il piccolo Dioniso a una ninfa di Nysa che, seduta, porge una nebris per accoglierlo tra le braccia. Il gruppo centrale della composizione è introdotto dal thiasos festante, composto da un satiro con tirso e pelle ferina, una menade con timpano, e un satiro con il diaulos ed è guidato da Hermes, mentre alle spalle della ninfa, in un'ambientazione serena e boschiva, evocativa del contesto di Nysa, figurano un sileno e due ninfe stanti.

Il cratere, arredo lussuoso di una delle ville d'otium dall'antica Formiae, ha rivestito un ruolo centrale nella storia degli studi sul fenomeno storico-artistico convenzionalmente noto come neoatticismo (ora Cain, Dräger 1994). Sono infatti molto rari i vasi decorativi antichi con firma dell'artista; oltre al cratere di Salpion si conoscono il vaso di Sosibios al Louvre (Hamiaux 1998, 197-199, n. 216) e il Rhyton di Pontios dagli Horti di Mecenate (Età della Conquista, 309, III.20, S. Guglielmi).

Come è stato ampiamente dimostrato, la decorazione figurata di questo genere di prodotti risulta scomponibile in moduli autonomi, discendenti da modelli diversi e replicati in maniera indipendente (Hauser 1889, da rivedere ora almeno nella prospettiva di Cain, Dräger 1994). Nell'opera di Salpion si deve dunque isolare il gruppo con la presentazione di Dioniso alla ninfa: si tratta, infatti, di un’iconografia che la coerenza narrativa e stilistica ha indotto a ritenere elaborata nel tardo classicismo (forse per la base di una statua perduta di Dioniso realizzata nella cerchia prassitelica cfr. Fuchs 1957, 140-141; diversamente Hanfmann, Moore 1969-1970, 43-44). Mentre nella realizzazione del corteggio di satiri, menadi, ninfe e sileni concorrono precedenti formali diversi (Fuchs 1957, 141-142), combinati poi insieme nel costruire una sequenza ben organizzata culminante nell'episodio centrale della “presentazione” della divinità.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

La prima menzione del celebre vaso marmoreo si deve a Stephanus Pighius che vide il cratere nella Cattedrale di Gaeta dove veniva utilizzato come fonte battesimale. La notizia appartiene a una dettagliata descrizione della città, visitata dall'umanista in occasione del suo viaggio con il giovane principe Carlo di Clève (1575); come è noto il resoconto del viaggio confluì nell'opera a stampa (Hercules Prodicius, cfr. Pighius 1587) dedicata alla memoria del principe morto giovanissimo durante la visita a Roma.

Lo stesso Pighius riferisce la provenienza del cratere dalle rovine della vicina Formia, notizia che si ritrova, quasi citata alla lettera, un secolo dopo nella descrizione di Pietro Rossetto (1675), che aggiunge però importanti precisazioni sulla struttura del fonte battesimale. Il cratere antico, che doveva essere noto all'epoca come Tazza di Bacco, era collocato vicino la cappella del Santissimo Sacramento e sostenuto da «quattro leoni di marmo tutti d'un pezzo», evidentemente il gruppo che ora, diviso in due parti, è posto ad inquadrare l'ingresso della Cattedrale.

Fonti iconografiche

- Pietro Testa (?): Taccuino degli Uffizi  "Architettura 6975-7135",  fol. XLVIII, 7019, penna ad acquerello grigio (Conti 1982, tav. XLIII);

 - disegno Franks II, fol. 56 n. 377 (Conti 1982, 49, fig. 20)

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Cain, Dräger 1994: H.U. Cain, O. Drager, "Die sogenannten neuattischen Werkstatten", in  Das Wrack. Der antike Schiffsfund von Mahdia, catalogo della mostra (Bonn 1994), a cura di G. Hellenkemper Salies et al., Köln 1994, 809–830.

 

Conti 1982: Graziella Conti, "Disegni dall'antico agli Uffizi "Architettura 6975-7135", Rivista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte, 5, 1982. 

 

Età della Conquista: I giorni di Roma. L’età della conquista, catalogo della mostra (Roma 2010), a cura di E. La Rocca, C. Parisi Presicce con A. Lo Monaco, Roma 2010.

 

Finati 1823: Giovambattista Finati, Il real Museo borbonico descritto da Giovambattista Finati, tav. XLIX, Napoli 1823.

 

Fuchs 1957: W. Fuchs, Die Vorbilder der neuattischen Reliefs, Berlin 1959. 

 

Grassinger 1991: Dagmar Grassinger, Römische Marmorkratere, Mainz 1991, 175-177, n. 19, tavv. 22-23.

 

Hamiaux 1998: Marianne Hamiaux, Les sculptures grecques II. La période hellénistique (IIIe-Ier siècles avant J.-C.), Paris 1998.

 

Hanfmann, Moore 1969-1970: G. M. A. Hanfmann , C. B. Moore, Hermes and Dionysus. A Neo-Attic Relief, in  Acquisitions (Fogg Art Museum), N. 1969/1970, pp. 41-49.

 

Huaser 1889: Friedrich Hauser, Die neu-attischen Reliefs, Stuttgart 1889.

 

Pighius 1587: Stephanus Pighius, Hercules Prodicius, Antwerpen 1587, 440. 

 

Rausa 1993: Federico Rausa, "Cratere marmoreo baccellato con figure a rilievo", in Il Palazzo del Quirinale. Catalogo delle sculture, a cura di Lucia Guerrini e Carlo Gasparri, Roma 1993, 147-151.

 

Rossetto 1694: Pietro Rossetto, Breve descrittione delle cose più notabili di Gaeta. Città antichissima e fortezza principalissima del Regno di Napoli, per gli Socii Dom. An. Parrino e Michele Luigi Mutij, Napoli 1694, IV discorso, 28-29.

 

Slavazzi 2010: Fabrizio Slavazzi, Il lusso del principe. Una ricognizione sull’arredo marmoreo delle ville imperiali, in "Amoenitas", 1, 2010, 1-19.

 

Tuccinardi 2014: Stefania Tuccinardi, "IV. 24 Cratere di Salpion", in Augusto e la Campania, catalogo della mostra, a cura di Teresa Elena Cinquantaquattro, Carmela Capaldi, Valeria Sampaolo, Napoli 2014, 64.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione11/04/2014 17:01:33
Data ultima revisione02/10/2017 16:35:15
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/336
DenominazioneGaeta, Archivio Storico Comunale
Scheda CittàGaeta
Sede storica

via Annunziata 7 e 21, 04024 Gaeta

Tipologia
Soggetti produttori

Università di Gaeta

Comune di Gaeta

Casa santa dell’Annunziata di Gaeta

Asilo infantile Vittorio Emanuele II di Gaeta

Cappella di S. Erasmo

Comune di Elena

Giardino d’infanzia Regina Margherita di Gaeta

Storia dell'archivio

L'archivio storico comunale "Nicola Magliocca", la cui intitolazione risale all'anno 2004, è conservato presso l'antico Ospedale della SS. Annunziata, edificio adibito a sede dei servizi culturali comunali. La documentazione è stata riordinata e inventariata in due fasi successive, corrispondenti a due diversi inventari che si integrano a vicenda: uno del 1988 e uno del 1999.

L'archivio conserva la documentazione prodotta dall’Universitas di Gaeta, tra cui le deliberazioni della città e i libri contabili dell’amministrazione cittadina (secoli XVI-XVIII). Conserva anche l’archivio dell’Annunziata di Gaeta, costituito da un fondo pergamenaceo e uno cartaceo (secoli XIV-XVII) e da libri corali (secolo XV). Il fondo è stato riordinato e inventariato nel 1992.

Le pergamene della città di Gaeta, in totale 249 pezzi, conservate negli archivi della città, furono trasferite nel 1846 presso l’Archivio di Stato di Napoli. Prima del trasferimento fu promessa al Comune di Gaeta copia legale delle pergamene; dei 249 pezzi di cui era costituito il fondo pergamenaceo, nel 1860 giunsero in città le copie dei primi 67 documenti regi (1187-1440), più le copie di tre atti notarili. Gli originali del fondo pergamenaceo della città di Gaeta andarono distrutti nell’incendio del 30 settembre del 1943, mentre le copie dei settanta documenti sono tuttora conservate presso l’Archivio storico del Comune, regestate ed edite nel 1997 (Le pergamene 1997). Dei 249 documenti originali, trasferiti nell’Archivio di Stato di Napoli, quindi distrutti nel 1943, restano oggi solo i sommari, curati dagli archivisti napoletani e pubblicati nel 1884 a cura di Bartolomeo Capasso (Repertorio 1884).

Altri documenti relativi alla storia di Gaeta e ai suoi rapporti mercantili sono conservati negli archivi di Savona, Genova, Salerno, Palermo, Firenze, Prato, Venezia, Barcellona, Dubrovnick e Roma (Le pergamene 1997, VIII).

 

Consistenza dell'Archivio
Fondi archivistici

- Comune di Gaeta (1187-1959) 1.023 uu. aa.

- SS. Annunziata di Gaeta (secoli XIV-XIX)

- Asilo infantile Vittorio Emanuele II di Gaeta (1898-1975), 14 uu. aa.

- Cappella di S. Erasmo (1715-1783), 2 uu. aa.

- Comune di Elena (1901-1927), 30 uu. aa.

- Giardino d’infanzia Regina Margherita di Gaeta (1873-1976), 14 uu. aa.

- Stato civile del Comune di Gaeta (1809-1959), 388 uu. aa.

- Ufficio di conciliazione di Gaeta (1822-1946), 12 uu. aa.

Strumenti di corredo

Inventari del fondo archivistico del Comune di Gaeta

Raccolte e miscellanee

Alcune serie archivistiche dell’Archivio del Comune contengono documenti cartacei relativi alla storia dell’amministrazione cittadina. Le serie archivistiche sono elencate e descritte qui di seguito.

  • Serie II: Delibere del parlamento o Consiglio (1519-1805);
  • Serie IV: Corrispondenza con i giudici (1525-1802);
  • Serie VII: Atti del Comune antico (1682-1763);
  • Serie IX: Gabelle (1677-1797);
  • Serie X: Ordini e bandi (1522-1782);
  • Serie XII: Libri dei Razionali (1530-1642);
  • Serie XIII: Libri dei Monitionieri (1566-1716);
  • Serie XIV: Libri dei Rationali e Monitionieri (1575-1734);
  • Serie XXI: Censi (secc. XVI-XVII);
  • Serie XXIV: Sindacati (1570-1751);
  • Serie XXVI: Spese militari (1587-1635);
  • Serie XXVII: Registri diversi (1543-1798).
Note

I primi cinque volumi della serie II, Delibere del parlamento o Consiglio (1519-1805), sono i seguenti:

  1. Deliberationum (1519-1530):
  2. Liber deliberationem Consilii (1534-1538);
  3. Liber quintus deliberationum (1538-1544);
  4. Liber sextus deliberationum (1544-15539;
  5. Liber septimus deliberationum (1553-1559).
Bibliografia

CDC 1969: Codex Diplomaticus Cajetanus, pars 1 e 2, Rist. Anast., Isola del Liri, Pisani 1969.

 

De Santis 1973: A. De Santis, “La legislazione statutaria nella Regione Gaetana. Cenni riassuntivi”, Economia Pontina, 1973.

 

Di Tucci 1926: R. Di Tucci, “La legislazione statutaria del Comune di Gaeta”, Studi di Storia napoletana in onore di M. Schipa, Napoli, 1926.


Le pergamene 1997: Le pergamene di Gaeta. Archivio Storico Comunale (1187-1440), a cura di Pasquale Corbo, Gaeta 1997.


Repertorio 1884: Repertorio delle pergamene della Università di Gaeta (1187-1704), a cura di B. Capasso e degli archivisti del R. Archivio di Stato di Napoli, Tipografia R. Rinaldi, Napoli, 1884.


Statuta, privilegia et consuetudinis Cajetae, Gaeta, La Poligrafica, 1986.

 

Allegati
Link esterni

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=cons&Chiave=7074

SchedatoreSalvatore Marino
Data di creazione18/02/2013 18:55:19
Data ultima revisione04/09/2016 17:18:15
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Scheda Archivio/8
NomeGaeta
Status amministrativoComune in provincia di Latina
Estensione del territorio comunale29 Kmq c.a
Popolazione20.876 (ISTAT 2015)
MuseiCentro Storico Culturale di Gaeta (museo archeologico e pinacoteca); Museo diocesano; Pinacoteca comunale di Arte Contemporanea
ArchiviArchivio Storico Comunale; Archivio storico dell'Arcidiocesi di Gaeta
BibliotecheBiblioteca comunale; Biblioteca dell'Arcidiocesi di Gaeta
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/13