NomeCapua
TipoCittà
Luogo superioreCAMPANIA
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NomeSanta Maria Capua Vetere
TipoCittà
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OggettoCapua, Abbazia di Sant'Angelo in Formis
Tipologiachiesa
Nome attualeSan Michele Arcangelo
Immagine
Nomi antichi

San Michele Arcangelo, prima detta ad arcum Dianae, poi ad Formas, e, infine, Informis, o in Formis.

Cronologia

925: Pietro I, vescovo di Capua, concede ai monaci di Montecassino la chiesa di San Michele ad arcum Dianae per costruirvi un cenobio.

943: Il vescovo di Capua, Sicone, più volte accusato di negligenza nell’esercizio dei suoi poteri, si impossessa della chiesa, sottraendola ai monaci di Montecassino. In quello stesso anno i monaci cassinesi ricorrono all’intervento del pontefice Marino II, il quale ingiunge al vescovo la restituzione dell’edificio.

1065: La chiesa, divenuta nel frattempo nuovamente di proprietà vescovile, viene ceduta a Riccardo Drengot, principe normanno di Capua e conte di Aversa, affinché vi costruisse un cenobio.

1066: Riccardo concede al cenobio, da lui costruito, i diritti relativi a diverse sue proprietà.

1072: Riccardo concede il cenobio all’abate di Montecassino, Desiderio, che avvia la ricostruzione del complesso monastico.

1078: Il clero capuano impugna presso il papa Gregorio VII, allora a Capua, la concessione della chiesa ai monaci di Montecassino, ma il papa la riconferma.

1087: anno di morte di Desiderio, che viene raffigurato come ancora vivente negli affreschi della navata. È dunque probabile che all’epoca la basilica fosse ormai quasi completa. Di poco successivo potrebbe essere il portale principale, nella cui iscrizione, invece, Desiderio viene ricordato come ormai defunto.

XII secolo, primi decenni: ricostruzione del portico d’ingresso.

1732: il cardinale Imperiali fa costruire nuovi altari (tre nelle absidi e due in fondo alle pareti laterali), realizzare alcune pitture, e porre in opera un soffitto piano in tela dipinta.

1840: viene aggunta la sacrestia.

1870: viene rinconfigurata la zona dell’altare. È probabilmente nella stessa occasione che il pavimento viene reintegrato con frammenti antichi provenienti dalla chiesa di San Benedetto a Capua.

1928: viene asportato il controsoffitto piano dipinto realizzato nel XVIII secolo dal cardinale Imperiali.

1964: viene installato quale altare maggiore un sarcofago antico proveniente dal Museo di San Martino di Napoli.

1988: restauri.

1992: scavi archeologici.

Autore
Committente

Desiderio da Montecassino. Il ruolo di fondatore svolto dall’abate è confermato sia dall’epigrafe incisa sull’architrave del portale, sia dall’affreschi dell’abside centrale, dove l’abate è rappresentato con il modello della chiesa tra le mani e con il nimbo quadrato, che lo qualifica come personaggio vivente all’epoca dell’esecuzione dei lavori.

Famiglie e persone

Desiderio da Montecassino

Descrizione

Basilica a impianto longitudinale, suddivisa in tre navate, ognuna terminante in un’abside, da due file di sette colonne in marmo per parte.

L'aula è larga metri 15.70 e lunga m. 28 nell'abside centrale e m. 26.30 in quelle laterali. Le mura della chiesa sono di blocchi di tufo medievali Le tre finestre dell’abside erano state murate prima dell’esecuzione degli affreschi, quelle delle absidi laterali più tardi. Ogni navata aveva otto finestre (ora cinque).

Le alterazioni più significative dell’impianto originario riguardano l’estremità est della navata nell’area dell’altare dell’abside maggiore, che risale al 1870.  L’altare attuale è collocato a 2 metri dal muro orientale e sopraelevato su una piattaforma di tre gradini. Il pulpito è sulla sinistra e si raggiunge attraverso una scalinata di spolia. In origine c’era una piattaforma che si estendeva per tutta la larghezza della navata, a cui si accedeva da una scalinata mosaicata posta al centro dell’altare del cardinale Imperiali, come si ancora vedere, ad esempio, in San Menna a S. Agata dei Goti (1110) dove la piattaforma serva da presbiterio sopraelevato e vi si accede da una scala centrale ed è protetto da un parapetto; un ulteriore gradino porta dalla piattaforma al livello dell’abside al centro del quale c’è altare.

Sotto l’abside è una camera voltata che serviva da cripta, a cui si accedeva da una porta, ora murata, verso sud della camera sotterranea, proprio perché c’era una scalinata a livello della navata, sulla destra della scalinata centrale, che conduceva alla cripta.

Il coro era collocato davanti al presbiterio, al livello della navata ed era delimitato a ovest da uno schermo posto a metà della navata. La collocazione dello schermo è indicato dalle tacche incise sui capitelli della quarta coppia di colonne partendo dalla porta. Gli estremi della trave dell’iconostasi si sarebbe poggiati su tali tacche e la trave sarebbe stata retta da una fila di piccole colonne su un parapetto di marmo, come a Montecassino.

Iscrizioni

Iscrizione incisa sul portale principale: “CONSCENDES CELVM, SI TE COGNOVERIS IPSVM/ VT DESIDERIVS QVI SANCTO FLAMINE PLENVS/ COMPLENDO LEGEM DEITATI CONDIDIT EDEM/ VT CAPIAT FRVCTVM QUI FINEM NESCIAT VLLVM”.

In prossimità della sagrestia un'epigrafe ricorda il restauro della chiesa promosso nel 1732 da Giuseppe Renato Imperiali, Cardinale Presbitero e abate commendatario.

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

La basilica è stata edificata sull’area di un tempio pagano dedicato a Diana, riutilizzando le strutture del podio, ancora in parte visibile all’esterno (lato sud presso il campanile) e all’interno (appena entrati in chiesa sulla destra, protetta da una lastra di vetro). Anche il podio, a sua volta, presenta due fasi di intervento: una più antica in blocchi (circa cm. 40 e alti da 60 a 70 cm) di tufo grigio locale (m17,40x20,40) risalente a una data compresa fra il 340 a.C. e la seconda guerra punica. In seguito, forse nel 74 d.C., il tempio venne ampliato, allungando il podio di circa 8 metri verso la montagna.

Di questo tempio sono stati riutilizzati le colonne, i capitelli (alcuni dei quali parzialmente rilavorati), e gran parte del pavimento in opus sectile.

Iscrizioni antiche sono ricordate nel pavimento della chiesa ancora nel XVII secolo. Una (CIL.X.3834) si trova oggi al Museo Campano di Capua. L’altra ricordava i nomi dei magistrati tifatini che verso il 74 d.C. avevano ampliato il tempio, abbellendolo con colonne e rifacendone il pavimento (cfr. De Franciscis).

L’acquasantiera di sinistra è ricavata da un’ara romana, rilavorata nel 1564 con le insegne Carafa.

Blocchi di calcare che compongono la base del campanile sono stati identificati come provenienti dall’anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere. Su uno dei blocchi che compongono l’arco di accesso al campanile si trova traccia di una figura umana, in particolare di una testa ricciuta. 

Opere d'arte medievali e moderne

L’interno è arricchito da un importante ciclo di affreschi, fatti realizzare dall’abate Desiderio ma con aggiunte anche di molto posteriori.

Nell’abside è raffigurato lo stesso Desiderio offerente con il modello della chiesa insieme a san Benedetto e agli arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele; nel catino è la figura di Cristo Pantocratore.

Lungo le pareti esterne dell’aula si sviluppa il ciclo del vecchio testamento (in parte perduto) e i ritratti degli abati di Montecassino. Le scene superstiti raffigurano: Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso; offerta di Caino e di Abele; Caino uccide Abele,Caino segnato da Dio; Noè chiamato da Dio; costruzione dell'arca; l'arca sulle acque; il sacrificio Noè;la torre di Babele; ospitalità di Abramo; Abramo incontra Melchisedech; il sacrificio di Abramo; Isacco prima di morire; la vocazione di Gedeone;  Gedeone offre il sacrificio. Segue una scena di interpretazione dubbia (martirio di san Pancrazio o di san Pantaleone, oppure ancora un riferimento a qualche altro episodio del vecchio Testamento) e un un medaglione con l'abate Giovanni, unico superstite di una serie di ritratti degli abati cassinesi.

Sulle pareti della navata centrale si scolge il ciclo del Nuovo Testamento. Editto di Erode; strage degli innocenti; Gesù al tempio con i dottori; predicazione di Giovanni; battesimo di Gesù; le tre tentazioni (pane, vanagloria, ricchezze); chiamata degli apostoli; miracolo di Cana; guarigione del lebbroso; la tempesta sedata; la guarigione del paralitico;guarigione dell' emoroissa; risurrezione della figlia di Giairo; guarigione del cieco di Gerico; moltiplicazione dei pani; la cananea; la trasfigurazione; il didramma del censo; il servitore senza pietà; obolo della vedova; parabola del buon samaritano in tre riquadri (il viandante assalito, il soccorso del samaritano, l'alloggio nell'albergo);parabola del ricco e del povero in due riquadri (il pranzo del ricco e quello del povero,il ricco nel fuoco ed il povero nel seno di Abramo); la liberazione  dell'ossesso; Gesù e Zaccheo; Gesù e la samaritana; Gesù e l'adultera;la guarigione del cieco nato;la risurrezione di Lazzaro; la madre di Giacomo e Giovanni ai piedi di Gesù; la cena a casa di Simone e la Maddalena; l'ingresso a Gerusalemme; l'ultima cena e la lavanda dei piedi; Getsemani; bacio di Giuda; Gesù deriso; Pilato si lava le mani e salita al calvario; crocifissione; la deposizione;la discesa al limbo; le piedonne al sepolcro; viaggio a Emmaus; apparizione al lago di Genezaret; l'incredulità di Tommaso; l'ascensione.

Nei pennacchi fra le colonne figure di santi e profeti.

Sulla controfacciata il Giudizio Universale.

Nell’abside destra: nella fascia superiore la Vergine col Bambino fiancheggiata da due angeli, nel registro inferiore sei santi.

L’attuale pulpito del XII secolo, ora all’estremo orientale a sinistra dell’altare, era al centro della chiesa, fuori dal recinto del coro ed era forse in legno; davanti anche un cero pasquale (in origine poggiava su di un capitello corinzio rovesciato)

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

La più antica rappresentazione della chiesa è in uno degli affreschi interni, dove viene raffigurato l'abate Desiderio che offre il modello della basilica.

 

Piante e rilievi

Rilievo degli affreschi, della facciata e della pianta da Schulz 1860, V.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Aceto 1999: Francesco Aceto, “Montecassino e l'architettura romanica in Campania: Sant'Angelo in Formis e le cattedrali di Sessa Aurunca e di Caserta Vecchia”, in Desiderio di Montecassino e la basiliche di Terra di Lavoro: il viaggio dei Normanni nel Mediterraneo, a cura di Felicio Corvese, Caserta 1999, 39-50.


Anker, Berg 1958: Peter Anker, Knut Berg, “The Nartex of Sant’Angelo in Formis”, Acta Archaeologica, 29, 1958, 95-110.

 

Baert 2004: Barbara Baert, “The image beyond the water: Christ and the Samaritan woman in Sant'Angelo in Formis (1072 - 1087)”, Arte cristiana, 92, 2004,823, 237-247.

 

Barral i Altet 1982: Xavier Barral i Altet, “Le pavement médiéval de l’église de Sant’Angelo in Formis (Campanie”, in Mosaïque. Recueil d’hommage a Henri Stern, Paris 1982, 55-60.

 

Bertaux 1904: Emile Bertaux, L’art dans l’Italie meridionale, Paris 1904.

 

Bindi 1917: Vincenzo Bindi, “Sant’Angelo in Formis presso Capua e i suoi illustratori”, Rassegna d’arte, 17, 1917, 13-24.

 

Bova 2002: Giancarlo Bova, Capua cristiana sotterranea. Sant'Angelo in Formis. Cultura santità territorio, Napoli, 2002.

 

Carbonara 2007: Giovanni Carbonara, “L'architettura della chiesa di S. Angelo in Formis”, Palladio, N.S. 20, 2007, 39, 5-36.

 

Catalani 1844: Luigi Catalani, La chiesa di S. Angelo in Formis, Napoli 1844.

 

Causa 1963: Raffaello Causa, Sant’Angelo in Formis, Milano 1963.

 

Cavalcaselle, Crowe 1886: Giovanni Battista Cavalcaselle, Joseph Archer Crowe, Storia della pittura in Italia dal sec. II al sec. XVI, vol. I, Firenze 1886, 92-101.

 

Chronica 1846: Chronica monasteri Casinesis, ed. W. Wattenbach, Hannover 1846. 

 

Corlaita Scagliarini 1967: Daniela Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, 1967, n. 9, 38-54.

 

D’Onofio, Pace 1980: Mario D’Onofrio, Valentino Pace, “San Michele Arcangelo a Sant’Angelo in Formis”, in La Campania, Milano 1997, 143-179.

 

De Franciscis 1956: Antonio De Franciscis, “Templum Dianae tifatinae”, Archivio storico di Terra di Lavoro, 1, 1956, 330-353.

 

Di Giacomo 1896: Salvatore Di Giacomo, “Une basilique du Xie siècle. Sant’Angelo in Formis”, Gazette des beaux-Arts, 1896, 137-150.

 

Ferrua 1954-55: Antonio Ferrua, “Il tempio di Diana Tifatina e la chiesa di Sant’Angelo in Formis”, Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Archeologia, 28, 1954-1955, 55-62.

 

Gunhouse 1992: Glenn Gunhouse, The fresco decoration of Sant'Angelo in Formis, PhD dissertation, Baltimore, Johns Hopkins Univ., 1992.

 

Gunhouse 1995: Glenn Gunhouse, “Gideon, the angel, and St. Pantaleon: two problematic scenes at Sant'Angelo in Formis”, Arte medievale, 2.Ser, 9, 1995, 105-117.

 

Inguanez 1925: Regesto di Sant'Angelo in Formis, ed. Mauro Inguanez, Montecassino 1925.

 

Jacobitti 1997: Gian Marco Jacobitti, “Note sui più recenti restauri di Sant'Angelo in Formis”, in Desiderio di Montecassino e l'arte della riforma gregoriana, a cura di Faustino Avagliano, Montecassino 1997, 9-15.

 

Jacobitti 1999: Gian Marco Jacobitti, “ La basilica di Sant'Angelo in Formis”, in Desiderio di Montecassino e la basiliche di Terra di Lavoro: il viaggio dei Normanni nel Mediterraneo, a cura di Felicio Corvese, Caserta 1999, 51-63.

 

Jacobitti, Abita 1992: Gian Marco Jacobitti, Salvatore Abita, La basilica benedettina di Sant'Angelo in Formis, Napoli 1992.

 

Jerphanion 1924: Guillaume de Jerphanion, “Le cycle iconographique de Sant’Angelo in Formis”, (Byzantion, 1924) poi in La voix des Monuments, Paris 1930, 261-280.

 

Lomonaco 1839: Michele Lomonaco, Dissertazione sulle varie vicende della chiesa di S. Angelo in Formis in diocesi di Capua, Capua 1839.

 

Maffei 1976: Fernanda de Maffei, “Sant’Angelo in Formis, I. Il complesso monastico e il committente nell’ambito del primo romanico campano”, Commentari, XVII, 1976, 143-178.

 

Maffei 1977: Fernanda de Maffei, “Sant’Angelo in Formis, II. La dicotomia tra scene dell’Antico Testamento e l’originario ceppo bizantino”, Commentari, XVIII, 1977, 26-57, 195-235.

 

Maffei 1984: Fernanda de Maffei, “La Sibilla "Tiburtina" e "Prophitissa" nel ciclo degli affreschi di Sant'Angelo in Formis”, in Monastica: scritti raccolti in memoria del XV centenario della nascita di S. Benedetto, Montecassino 1984, 9-30.

 

Minott 1967: Charles I. Minott, The iconography of the frescoes of the life of Christ in the Church of Sant’Angelo in Formis, PhD dissertation, Princeton University, 1967.

 

Monaco 1630: Michele Monaco, Sanctuarium Capuanum, opus in quo sacrae res Capuae et per occasionem plura, tam ad diuersas ciuitates regni pertinentia, quam per se curiosa continentur. Collectore Michaele Monacho, Neapoli, apud Octavium Beltranum, MDCXXX, 499-500.

 

Moppert-Schmidt 1967: Anita Moppert-Schmidt, Die Fresken von Sant’Angelo in Formis, Zuerich 1967.

 

Morisani 1962: Ottavio Morisani, Gli affreschi di Sant’Angelo in Formis, Napoli 1962.

 

Morisani 1967: Ottavio Morisani, “La pittura cassinese dell’epoca di Desiderio e le sue relazioni con Bisanzio”, in XIV corso di cultura ravenante e bizantina, Ravenna 1967, 253-265.

 

Olevano, Paribeni, Grandi 1996: Fulvia Olevano, Andrea Paribeni, Monica Grandi, “Il pavimento di Sant'Angelo in Formis, in Atti del IV colloquio AISCOM, Palermo 1996, 621-636.

 

Paeseler 1972: Wilhelm Paeseler, “Bauwerk und Bildkunst von Sant’Angelo in Formis. Revision der Datierungsfragen”, in Actes du XXII Congrés International d’Histoire de l’Art, (Budapest 1969), Budapest 1972, 259-273.

 

Paeseler 1972/a: Wilhelm Paeseler, “La situazione delle ricerche su Sant’Angelo in Formis”, Capys, 1972, 43-50.

 

Parente 1912: Pasquale Parente, La basilica di Sant'Angelo in Formis e l'arte del secolo XI, Santa Maria Capua Vetere 1912.

 

Regesto 2002: Il regesto di Sant'Angelo in Formis, Montecassino 2002.

 

Salazaro 1868: Demetrio Salazaro, Affreschi della basilica di S. Angelo in Formis, Napoli 1868.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhwelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, II, 170-182; V,  Atlas.

 

Spaet 2004: Markus Spaeth, “Das Regestum von Sant'Angelo in Formis: zur Medialitaet der Bilder in einem kloesterlichen Kopialbuch des 12. Jahrhunderts”, Marburger Jahrbuch fuer Kunstwissenschaft, 31, 2004, 41-59.

 

Speciale 2003: Lucinia Speciale, “Sant'Angelo in Formis: i primi restauri (1869 - 1902)”, in Storia del restauro dei dipinti a Napoli e nel regno nel XIX secolo, atti del convegno internazionale di studi, a cura di Maria Ida Catalano e Gabriella Prisco, Roma 2003, 287-300.

 

Speciale 2009: Lucinia Speciale, “Una Scala Coeli a Sant'Angelo in Formis”, in Scritti in onore di Francesco Abbate, Martina Franca (TA) 2009, 5-10.

 

Speciale 2009/a: Licinia Speciale, “Memoria e scrittura: tituli, programma, scelte d'immagine da Montecassino a Sant'Angelo in Formis”, in Medioevo: immagine e memoria, a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2009, 144-153.

 

Tomekovic 1988: Svetlana Tomekovic, “Les cycles hagiographiques de Sant'Angelo in Formis: recherche de leurs modèles”, Zbornik za likovne umetnosti, 24, 1988, 1-23.

 

Toubert 1997: Hélène Toubert, “Didier du Mont-Cassin et l'art de la réforme grégorienne: l' iconographie de l'Ancien Testament à Sant'Angelo in Formis”, in Desiderio di Montecassino e l'arte della riforma gregoriana, a cura di Faustino Avagliano, Montecassino 1997, 17-105.

 

Trimarchi 1983: Armando Trimarchi, “La basilica di Sant'Angelo in Formis: testimonianze storiche, archeologiche, architettoniche e diagnosi dei dissesti”, Capys, 16, 1983, 36-45.

 

Wettstein 1960: Janine Wettstein, Sant’Angelo in Formis et la peinture médiévale en Campanie, Gèneve 1960.

 

Wettstein 1967: Janine Wettstein, “Les fresques de Sant'Angelo in Formis et la question byzantine en Campanie, in XIV corso di cultura sull'arte ravennate e bizantina, Ravenna 1967, 393-425.

Link esterni

De Franciscis, voce (1965) Sant'Angelo in Formis in Enciclopedia dell'arte antica:

http://www.treccani.it/enciclopedia/sant-angelo-in-formis_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)/

voce (2008) Sant'Angelo in Formis su Enciclopedia dell'arte medievale:

http://www.treccani.it/enciclopedia/sant-angelo-in-formis_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale)/

SchedatoreBianca de Divitiis - Fulvio Lenzo
Data di compilazione31/05/2012 12:12:54
Data ultima revisione07/11/2016 18:44:01
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OggettoCapua, acquedotto
Tipologiaacquedotto
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1273: Carlo I d'Angiò ordina la riparazione dell'acquedotto che porta l'acqua da Sant'Angelo in Formis a Capua. 

 

1319: Roberto d’Angiò concede alla città di Capua che possa incamerare alcuni dazi per la costruzione dell’acquedotto.

 

1472: su iniziativa di re Ferrante d'Aragona, gli Eletti della città di Capua decidono la costruzione di un acquedotto che porti in città le acque da Sant'Angelo in Formis.

 

1518: "mastro Romolo fiorentino" viene chiamato a fornire una consulenza sulle fontane. Potrebbe trattarsi di Romolo Balsimelli, che negli stessi anni lavorava a Napoli.

 

1519-1521: si costruisce la fontana in piazza dei Giudici, con una vasca in marmo e una scultura in bronzo raffigurante sette vipere che escono da una tazza. Rimasta in sito fino al XIX la fontana è visibile nella Veduta di Capua pubblicata da Pacichelli nel 1703, dove è indicata con la lettera "D".

 

1519: si decide la costruzione di un'altra fontana presso il Seggio dei Cavalieri.

 

1527: si cercano nuovamente esperti per la manutenzione della fontana di San Pietro a Pisciarello (fuori città).

 

1531-1535: vengono rifatte le condutture.

 

1555: si decide di costruire nuove fontane, e a tale scopo si realizza una nuova conserva d’acqua presso il palazzo arcivescovile; i lavori cominciarono nel 1568 su direzione dell’ingegnere napoletano Gian Matteo Venezia.

 

1585: Benvenuto Tortelli presenta una relazione sulle ispezioni da lui condotte all’acquedotto. Si decide la costruzione di una nuova conserva d’acqua, localizzata fra il monastero di Santa Maria delle Dame e quello di San Benedetto.

 

1586-1592: costruzione della nuova cisterna progettata da Tortelli. La cisterna, ancora esistente, è strutturata come una vasca quadrata di m 25 di lato, con quattro pilastri cruciformi centrali.

Autore
Committente

 

Ferrante d’Aragona

Famiglie e persone

Ferrante d’Aragona

 

Giovan Battista Attendolo

Benvenuto Tortelli

Giovan Tommaso Martirano

Domenico Fontana

Giovan Vincenzo Casale

Descrizione

 

L'acquedotto quattrocentesco raccoglieva varie sorgenti del Monte Tifata, e s'immetteva nel centro urbano attraverso porta Sant' Angelo. Dopo aver rifornito la cisterna di San Benedetto, procedeva per Corso Gran Priorato  e alimentava la fontana del seggio dei Cavalieri. Dividendosi, raggiungeva a sud la fontana di piazza de' Giudici, e a nord la fontana di Nettuno, posta all'incrocio tra via Duomo e via Roma. Infine, procedendo lungo via Roma, alimentava l'abbeveratorio di San Martino alla Giudecca.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note

 

Ambrogio Attendolo riassunse l'incarico di "ingegniero sopra le fontane" svolto tra il 1559 e il 1570 in una Memoria delle cose delle fontane e fornendo disegni di dettaglio. Archivio della Cancelleria di Capua; cfr. Di Resta 1985, p. 60.

Fonti iconografiche

 

Il percorso dell'acquedotto è tracciato in una pianta redatta probabilmente da Francesco Gasperi adesso Napoli, Biblioteca Nazionale, Manoscritti, Busta 24(8.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti

1273, 12 dicembre: " Scriptum est Johanni de Alneto militi etc. Cum ex parte universorum hominum Capue nostrorum fidelium nuper maiestati nostre fuerit humiliter supplicatum ut ad expensas universitatis ipsius reparandi aqueductus veteres per quos aqua venire consuevit a partibus montis Sancti Angeli informis apud Capuam et fontem in qua aqua ipsa recipi consuevit licentiam dignaremur et ipsorum supplicationibus nostra velit annuere celsitudo fidelitati tue precipimus quatenus convocatis coram te de melioribus  et sapientioribus terre predicte in numero competenti cum quibus provideas quantitatem pecunie nocessariam in reparatione fontis et aqueductuum predictorum pecuniam ipsam taxari et imponi facias universitati predicte per probos et fideles viros per te eligendos in predictorum fontis et aqueductum predictorum tantum et non in constructione de novo facienda fideliter convertendam per expensores quos ad hoc duxeris ordinandos. Et si forte una cum consilio ipsorum virorum aliquid de novo in predictis fonte et aqueductibus videris construendum iuxta tuam et ipsorum provisionem id construi acias ad ipsius universitatis expensa prout superius est expressum. Datum Caurate XII decembris.” Cfr. Reg. Ang. 1273 A. n. 18, f. 187; da Faraglia 1883, pp. 50-51.

 

1319, 8 giugno: "universitas eadem pro suorum salute civium et utilitate communi .... vult quod aqua a longe de montibus ad civitatem ipsam deducatur in fontem” (Reg. Ang., n. 215, c. 187v; da Caggese 1922-1930, I, p. 411, nota 3).

 

1472, 12 agosto:  “Lo magnifico Colantonio de Montibus fe ambasciata alla città da parte de sua Maestà perché l’acqua di Santo Angelo si portasse dentro detta città, e ce si facessero le fontane ben ordinate; per i signori Eletti fu risposto che si vedesse per mastri esperti donde havesse a venire e che spesa ci havesse potuto correre”. Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 103. Citato da Di Resta, p. 56; Robotti 2002, p. 205.

 

1514, 27 luglio: "Fu scritto per la città al signor Conte di Popolo che le facesse gratia inviarli un certo lombardo che s'intedea che fusse stato prattico di trovare e condurre l'acqua de le fontane; e venne risposta come detto lombardo non era di quella sufficienza come la città era stata informata". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 103.

 

1516, settembre: "L'acqua delle fontane fu concessa a Iacoviello delli Capilli mentre la città facea le fontane dentro la città". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 103.

 

1518, 7 agosto: "Comparse mastro Covanne Boniello alias Barone di Bagnulo offerendo condurre l'acqua de le fontane e fare tre fontane in capua dando uno carlino d'acqua, e questo per 3 mila ducati, ... carlini, 7 la canna". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 103.

 

1518, 8 agosto: "Furo creati per lo consiglio diece deputati che con li signori Eletti s'informassero bene de l'offerta e capitoli offerti per decto messer Barone di decte fontane, dandoli omnia(?) potestà de fare l'instrumento con lo predetto". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 103.

 

1518, 26 agosto: Essendo stato offerto per li signori Eletti al detto mastro Barone che se pigliasse uno delli doi partiti, o 2600 ducati, o de carlini 6 e mezzo la canna, eccetto fare dette fontane per detti ducati 2600, e ne fu fatto istrumento per mano di notare Angelo Acconciato". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 103.

 

1518, 29 ottobre: "Lite mossa al Proposto di Santo Angelo in Formis a l'acqua di dette fontane". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 104.

 

1518, 6 dicembre: Si vedde decto mastro Barone nello ponere delli tufoli non osservava quello che aveva promesso". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 104.

 

1518, 19 dicembre: "Parere di mastro Romolo fiorentino che venne sopra tal differenza che si dovesse fare questa mistura videlicet arena, calce, bruccioni di marmore sottili, e ticoli ben triti passati per lo vano e di tal mistura si arravogliose il tufolo, che quando bene il tufolo fusse guasto detta mistura saria stata per sopportare l'acqua". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 104.

 

1519, 4 giugno: "Havendo lo signore Guidone Ferramosca conte di Mignano offerto al predetto preposto di Santo Angelo 100 ducati acciò cadesse tutte le raggioni che havea sopra l'acqua de dette fontane per li signori Eletti et aggiunti, fu concluso che se li dessero e si facesse la cautela a consiglio de savio, e più fu concluso che si facesse la fontana alli Giudici nel cantone de l'Ecclesia di Santo Loya, dove stava pintato Santo Christofaro". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 104.

 

1519, 4 giugno: "Appuntamento pigliato con lo signor Diomede Carrafa preposto di Santo Angelo di fare le cautele di dette acque per detti 100 ducati". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 104.

 

1519, 22 giugno: "Fu fatto l'instrumento di dett'acque con detto Diomede per detti ducati 100 per mano di notare Angelo Acconiato di Capua dove promise detto signor Diomede a sue spese fra un mese impetrare l'assenso Apostolico e Regio". "Fu scritto a Roma detto breve. 24 Iunii". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 104.

 

1519, 2 luglio: " Fu concluso che si facesse la fontana a pede la finestra del seggio de li Cavalieri". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 104.

 

1519, 10 luglio: "Confirmati per lo consiglio l'instromenti fatti con detto signor Preposto delle dett'acque e concluso che l'Eletti pro tempore non possono concedere, né disponere dette acque a nisciuno particularmente, né gratis, né a pagamento senza espressa licenza del detto consiglio". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 104.

 

1519, 25 luglio: "Aviso coe detto signor Proposto per ... prima aspettava provisione da Roma, e subbito haveria dato opera ad essi dire lo beneplacito del illustrissimo signor Viceré". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, pp. 104-105.

 

1519, 29 agosto: "Relatione del signor Giacomo di Capua come del signor Decolle havea ottenuta licenza oretenus, che durante l'edificio delle fontane li denari del del vino s'havessero potuto esplicare in l'edificio di dette fontane, non ostante il capitolo di sua signoria". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 105.

 

1521, 29 agosto: "Arbitri per vedere si mastro Barone havea totalmente compita l'opera delle fontane". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 105.

 

1521, giugno: "Fu fatta la conca e le vipere di bronzo per la fontana de li Giudici. Depositione de l'esperti andati a vedere l'opera fatta per detto mastro Barone di dette fontane e come in dette fontane ci andava l'acqua del Sambuco, de Santo Vito, de la Fontanella, l'acqua de lo quondam Berardino d'Antignano, de Santo Pietro a Pisciarello e di Santo Angelo in Formis, e che le conserve fatte et ogni altra cosa andava bene e senza fraude, e che da quesl dì s'intendessero essere finite dette fontane e cominciare li quattro anni". Atti della Cancelleria di Capua. Cfr. Manna 1588, p. 105.

 

1779-1781: “Per la ricomposizione, e manutenzione de’ pubblici acquedotti della medesima, siamo in obbligo di rappresentare, come riconosciutosi, che nella parte più superiore degli acquedotti, e propriamente dal principio del Bosco di S. Vito sino alle principali sorgive, vi fossero degli impedimenti, o lesioni, per le quali buona porzione delle acqua delle dette sorgive va a perdersi non pervenendo nella parte inferiore, volle questo Illustrissimo Cons. Gov.re che si fosse ciò riconosciuto dal Signor D. Francesco Gaspari Direttore assistente dell’opera di riattazione, lo chè eseguitosi anche coll’assistenza di alcuni di Noi, si è dal detto signor Francesco fatta la seguente relazione che è di tal tenore cioè: / Alli Sig.ri Dep.ti delle fontane di questa città di Capoa= Nel sospetto, che una porzione di acqua disperdasi nel corso del formale della città, furono da me in unione delle signorie loro praticati gli assaggi proposti dal Colonnello Sig D. Giovanni Bompiede Direttor dell’opera mercè li quali misurata l’acqua in varie sezioni dal medesimo corso, si è verificata una tale perdita nel tratto dal Cisternone sistente nel principio del bosco di S. Vito sino alle vicinanze della sorgiva, che dicesi del Mandrone che forma l’estensione di circa canne 340”. Archivio Comunale di Capua, F. 151, Diversorum (1779-1781), cc. 80 e sgg. ; da Pezone 1008, p. 1091, nota 21.

Bibliografia

Caggese 1922-1930: Romolo Caggese, Roberto d’Angiò e i suoi tempi, 2 voll. Firenze 1922-1930.

 

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Faraglia 1883: Nunzio Federico Faraglia, Il comune nell’Italia meridionale dalla conquista normanna all’invasione napoleonica, Napoli 1883.

 

Manna 1588: Gian Antonio Manna, Prima parte della cancellaria de tutti privilegii, capitoli, lettere regie, decreti, conclusioni del consiglio et altre scritture della fedelissima città di Capua dall'anno 1109 insino all'anno 1570. Ridotte per ordine d'alfabeto per il magnifico Gian Antonio Manna cittadino del regimento di detta città, Neapoli, apud Horatium Salviani 1588.

 

Pezone 2008: Maria Gabriella Pezone, “Sulle orme di Luigi Vanvitelli. Architettura e ingegneria idraulica in Terra di Lavoro”,  in Atti del 2° convegno internazionale di Storia dell’Ingegneria (Napoli 7-8-9- aprile 2008), a cura di S. D’Agostino, 2 voll., Napoli 2008, II, 1081-1093.

  

Robotti 1983: Ciro Robotti, Palazzo Antignano e l’architettura rinascimentale a Capua, Lecce 1983.

 

Robotti 2002: Ciro Robotti, “L’acquedotto da Sant’Angelo in Formis a Capua”, in Francesco Starace, L’acqua e l’architettura. Acquedotti e fontane del Regno di Napoli, Lecce 2002, 197-218.

 

Robotti 2007: Ciro Robotti, "L’acqua dalle sorgenti di Sant’Angelo in Formis a Capua sul Volturno", Archivio Storico per le Province Napoletane, CXXV, 2007, 265-290.

 

Russo 2008: Luigi Russo, "Progetti di restauro degli acquedotti di Capua (1803-06)", Rivista Storica di Terra di Lavoro - Bollettino on-line dell’Archivio di Stato di Caserta, III/2, 2008, 56-66.


Senatore 2016: Francesco Senatore, "Capua nel Quattrocento: la cura degli spazi e dei cittadini", in Giovanni Vitolo (a cura di), Città, spazi pubblici e servizi sociali nel mezzogiorno medievale, Napoli 2016, 317-350

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SchedatoreBianca de Divitiis - Fulvio Lenzo
Data di compilazione12/03/2013 20:01:45
Data ultima revisione07/11/2016 19:17:10
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OggettoCapua, castello delle Pietre
Tipologiacastello
Nome attualecastello delle Pietre
Immagine
Nomi antichi

Castello Novo, Castrum Lapidum

Cronologia

XI sec. (post 1062): costruzione.

XIII: ampliamenti.

XVI: realizzazione finestre architravate in piperno nel corpo basso.

XIX sec.: vengono realizzate le merlature e le due bifore neogotiche del torrione.

Autore
Committente

Riccardo conte di Aversa

Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio, addossato alle mura urbane, è costituito da un corpo longitudinale e da un possente mastio a pianta quadrata. La parte basamentale di entrambi è in grossi blocchi di calcare bianco, da cui il nome di castello "delle Pietre".

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

L'intero basamento in calcare bianco sembra essere di reimpiego, probabilmente proveniente dall'anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere. Si distinguono diversi frammenti modanati di cornici e altri frammenti architettonici, in particolare un blocco con rilievi figurati. Un elemento di fregio con epigrafe dedicatoria ("FIER"); fotografia in Pane, Filangieri 1990, II, p. 503.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Napoli, Biblioteca Nazionale, Rilievi (1812). Riprodotti in Di Resta 1983, figg. 68, 69, 70, 72, 73; Di Resta 1985, p. 29.

Piante e rilievi

Piante in Pane, Filangieri 1990, II, pp. 554-535.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Alvino 1934: P. Alvino, "Il Castello normanno e delle Pietre di Capua", Il Popolo di Roma, n. 12, 14 gennaio 1934.

 

Di Resta 1983: Isabella Di Resta, Capua Medievale. La città dal IX al XIII secolo e l'architettura dell'età longobarda, Napoli 1983.

 

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985, 27-29.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 533-536

 

Pistilli 1999: Pio Francesco Pistilli, “Un castello a recinto normanno in Terra di Lavoro: il castrum Lapidum di Capua”, in Arte d’Occidente: temi e metodi, a cura di Antonio Cadei et al.,  Roma 1999, I,  143-149.

 

Rinaldo 1753-1755: Ottavio Rinaldo, Memorie istoriche della fedelissima città di Capua raccolte da Ottavio Rinaldo, 2 tomi, in Napoli, appresso Giovanni di Simone, MDCCLIII-MDCCLV [vol. 1vol. 2], II, 161-165.


Senatore 2016: Francesco Senatore, "Capua nel Quattrocento: la cura degli spazi e dei cittadini", in Giovanni Vitolo (a cura di), Città, spazi pubblici e servizi sociali nel mezzogiorno medievale, Napoli 2016, 317-350


Trimarchi 1985: Armando Trimarchi, "Un complesso di opere architettoniche a difesa della città di Capua, durante i secoli XII-XVIII. Piano di sviluppo urbanistico e sistemi costruttivi delle fortificazioni", Capys, 18, 1985, 42-54.


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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione01/06/2012 06:45:29
Data ultima revisione07/11/2016 19:32:42
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OggettoCapua, castello di Carlo V
Tipologiafortezza
Nome attualecastello di Carlo V
Immagine
Nomi antichi

castello

Cronologia

1543: iniziano i lavori per la costruzione, su progetto iniziale di Gian Giacomo dell'Acaja e sotto la supervisione di Ambrogio Attendolo.

1552: il castello è ultimato.

1729: rifacimenti operati durante il viceregno austriaco.

Autore
Committente
Famiglie e persone

Ambrogio Attendolo

Gian Giacomo dell'Acaja

Descrizione

Edificio a pianta quadrangolare con bastioni angolari molto sporgenti e grande corte centrale. Attualmente inaccessibile poiché adibito a usi militari.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Piante in Robotti 1987; Pane Filangieri 1990.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Brunetti 2006: Oronzo Brunetti, L’ingegno delle mura. L’Atlante Lemos della Bibliothèque Nationale de France, Firenze 2006.


Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.


Garofano Venosta 1971: Salvatore Garofano Venosta, “Il regio castello o cittadella di Capua”, in Le opere di fortificazione nel paesaggio o nel contesto urbano, Atti dell’VIII tavola rotonda (Napoli, Certosa di San Martino, 25-27 aprile 1969), Salerno 1971, estratto.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 425-427.

 

Parente 1920: Pasquale Parente, “Il regio castello di Capua”, Napoli Nobilissima, n.s., I, 1920, 147-148.

 

Robotti 1987: Ciro Robotti, “Una presenza rinascimentale a Capua: il forte di Carlo V sul Volturno”, Quaderni dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale, IV, 1987, 75-96.

 

Robotti 2002: Ciro Robotti, “Il castello di Carlo V a Capua : una poco nota architettura del Cinquecento in Campania”, in Carlo V, Napoli e il Mediterraneo,  atti del convegno internazionale svoltosi dall'11 al 13 gennaio 2001 presso la Società Napoletana di Storia Patria in Castelnuovo Napoli, a cura di Giuseppe Galasso e Aurelio Musi, Napoli 2002, 705-744.

 

Santoro 1980: Lucio Santoro, “Opere difensive nel Viceregno”, in Napoli e la Toscana dei Medici, Napoli 1980, 136-138.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione08/09/2012 12:49:25
Data ultima revisione02/12/2014 18:22:20
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OggettoCapua, chiesa del Gesù Piccolo
Tipologiachiesa
Nome attualechiesa del Gesù Piccolo
Immagine
Nomi antichi

Chiesa del Gesù Gonfalone, chiesa del Gesù Piccolo

Cronologia

IX secolo: fondazione.

1274 istituzione della Confraternita del Gonfalone (data tradizionale)

1594 quattro congregazioni si uniscono in quella di Gesù Gonfalone

Autore
Committente
Famiglie e persone

Famiglia Tobia dona una casa per impiantare il monastero di francescane (notizia riportata dalla tradizione)

Descrizione

La chiesa e il complesso monastico adiacente, risalente al sec. XIV ma con modifiche, restauri e rifacimenti tra XVI e XVIII secolo, è oggi abbandonato e in precarie condizioni di conservazione. Il portale d'ingresso è settecentesco mentre la chiesa conserva le parti strutturali trecentesche con una navata ad arcate, tracce di affreschi pertinenti probabilmente a tombe ad arcosoli e frammenti architettonici (colonne e capitelli) di reimpiego o dell'età medievale. L'adiacente convento, risalente all'età moderna, era riservato alle figlie di artigiani (falegnami, sarti, barbieri, calzolai) e le quattro congregazioni furono unificate in quella di Gesù Gonfalone nel 1594, quando si ricostruì l'intero complesso, anch'esso in precarie condizioni che lasciano trasparire l'assetto settecentesco dell'edificio.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Affreschi (sec. XIV)  nell'interno

Storia e trasformazioni

Il complesso, di origine medievale, conserva tracce del suo assetto originario nonostante le radicali trasformazioni a partire dalla fondazione della Congrega del Gesù Gonfalone (1594) con notevoli rifacimenti nel corso del secolo XVIII.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta della chiesa in Pane, Filangieri 1990, II, p. 557.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990, II, 555-558.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione14/12/2012 18:52:17
Data ultima revisione08/07/2016 20:40:57
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OggettoCapua, chiesa dell'Annunziata
Tipologiachiesa (esistente)
Nome attualechiesa della Santissima Annunziata
Immagine
Nomi antichi

chiesa della Santissima Annunziata

Cronologia

1318-1320: fondazione.

1323: lascito testamentario a favore dell'Annunziata (Marino 2003, p. 4).

1369: L'ospedale dell?Annunziata di Capua vende un mulino sul Garigliano (Marino 2003, p. 4)

1395: lascito testamentario di Antonello di Capua a favore dell'Annunziata (Pergamene di Capua 1958, n. CCXLIV, pp. 96-97; cit. da Marino 2003, p. 4)

1464 contratto dell'università per la costruzione dei locali dell'ospedale

1514: 8 febbraio 1514 vengono dati a la Nunciata. Donati per la fabrica de la tribuna docati 5? (Manna 1588, c. 88v; Cancelleria, 6, f. 33)

1515: Il 22 febbraio 1515 la città dona all'Annunziata 15 ducati (Manna 1588, c. 88v; Cancelleria 7, f. 44)

1531: il 6 giugno 1531 si decide la ricostruzione della chiesa angioina secondo lo modello, e disegno che venerà da Roma (Manna 1588, c. 60v; Cancelleria 14, f. 44).

1531: pagamento a mastro Batista Fiorentino abitante in Roma per caparro de lo modello de la fabrica de la ecclesia et campanile e più altro ad Tugio Ogliararo per portatura de dicto modello da Roma (Giorgi 1990, p. 29, nota 5);

1535: Il 3 aprile 1535 viene concluso per lo consiglio che tutta quella quantità de cavalli che si trovavano in potere de la Città si detteso a detta ecclesia [dell'Annunziata] per la fabrica (Manna f. 88v; cfr. Cancelleria, 14, f. 84).

1538: nuovo progetto redatto da un anonimo mastro Architettore de Napole (Manna 1588, c.61r; Cancelleria 15, f. 38); molto probabilmente si tratta di Attendolo (Giorgio 1990; De Rosa 2001).

1552: si realizza arco della tribuna in piperno (Manna 1588, c. 61v; Giorgi 1990, p. 35, nota 10). Altri pagamenti nel 1554-55 sempre per piperni.

1581: interviene Benvenuto Tortelli (Giorgi 1990).

1588: la chiesa è probabilmente ultimata, poiché viene definita magnificata di Fabrica (Giorgi 1990, nota 32).

1616-1621: realizzazione del soffitto cassettonato e dei dipinti che lo decorano (Porzio 2017-2018).

1684: la Curia Arte decreta il rifacimento della cupola.

1755: si realizzano opere a completamento degli altari e del cassettonato ligneo (Giorgi 1990, nota 36).

sec. XVIII, fine: nuovi lavori nella cupola, nella sagrestia e nel conservatorio diretti dall'ingegnere Francesco Gaspari (Giorgi 1990).

Autore

Dopo un primo progetto (1535) portato da Roma e opera di un non meglio identificato Giovan Battista fiorentino (forse Giovan Battista da Sangallo; cfr. Giorgi 1990, p. 29, nota 5), nel 1538 si ricorre a un ignoto "mastro Architettore de Napole".

Dal 1555 al 1581 la fabbrica viene proseguita sotto la guida di Ambrogio Attendolo.

Nel 1581 interviene Benvenuto Tortelli.

Committente

La chiesa e l?ospedale erano di patrocinio della città.

Famiglie e persone

Ambrogio Attendolo

Descrizione

Chiesa a navata unica con quattro cappelle per lato. Segue un presbiterio quadrato coperto a cupola e un coro rettangolare. Dal coro si accede alla sagrestia, e da qui al campanile, collocato sul retro dell?edificio. La facciata è scandita da quattro paraste corinzie che reggono timpano triangolare. Sul fianco sinistro della chiesa paraste corinzie binate attraversate da due fasce orizzontali a opus reticulatum (moderno). La cupola ha alto tamburo con finestre rettangolari timpanate alternate a paraste binate che reggono cornicione a mensole; sopra la trabeazione d'imposta piccolo attico con finestre centinate.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Tutto il basamento è in calcare proveniente dall?anfiteatro di Capua vetere (cfr. infra, Documenti). Nel basamento del fianco sinistro è inserito un blocco con tracce di finto paramento isodomo che A. Palmentieri (comunicazione orale) ritiene proveniente da un antico monumento funerario. 

 

Opere d'arte medievali e moderne

Pitture settecentesche sugli altari e nel soffitto della chiesa.

Coro ligneo intagliato (XVI secolo).

Altare maggiore in marmi mischi (XVIII secolo).

Proviene dai locali dell'annesso ospedale il gruppo ligneo dell'Annunciazione (1470 ca.) ora al Museo Campano di Capua.

Storia e trasformazioni

 

Architetto della chiesa risulta essere, dal 1555 al 1581 Ambrogio Attendolo (Giorgi 1990, p. 37). È Attendolo a spiegare che la fascia a opus reticolatum doveva estendersi a tutto il fianco, ma che poi non venne proseguita per motivi economici, preferendo un paramento intonacato ritmato dalle paraste. Altro caso di opus reticulatum moderno è a Napoli nel cosiddetto palazzo del Panormita a Nido. Nel 1581 si stavano ponendo in opera le finestre in corrispondenza delle cappelle interne. Le maestranze ritengono il disegno di Attendolo inadeguato e il bastoniero dell'Annunziata invia il disegno a Napoli per sottoporlo ad esperti, che lo bocciano. Il nuovo progetto viene mostrato a Benvenuto Tortelli, Pignalosa Cafaro, e Vincenzo della Monica ingegnieri Napolitani et anco a Don Marco et Don Valerio chierici regolari, e tutti lo approvano. Don Marco e Don Valerio sono i teatini Marco Palescandolo e Valerio Pagano.

 

Nel 1562 si manifestano i primi dissesti alla chiesa, che dovettero aggravarsi nel tempo poiché nel 1574 intervengono in sopralluogo i cinque amministratori della città, il commissario delle Regie Strade Galeota e gli ingegneri Ambrogio Attendolo e Giacomo Frisone ad effetto di far molto bene rivedere la fabrica et cupola di detta chiesa, la quale secondo il giuditio del signor barone Martirano minacciava rovina (Giorgi 1990, p. 39; e documenti a pp. 90, 91). Nel 1581 interviene Benvenuto Tortelli (Giorgi 1990/a). Nel 1583 la costruzione delle parti murarie è quasi ultimata e si chiede preventivo per le carpenterie del tetto: si decide di realizzare una intempiatura a cassettoni, che però viene realizzato soltanto fra 1616 e 1619, quando l?interno della chiesa viene aggiornato al gusto corrente. Nel convento attiguo era attivo il domenicano Fra Giuseppe Nuvolo.


Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Rilievo della pianta in Giorgi 1990, p. 31; Pane, Filangieri 1990.

Fonti/Documenti

Nel 1531 viene concluso per lo consiglio  [della città di Capua] che per la fabrica di detta Ecclesia sialicito alli mastri pigliare, e fare pigliare delle pietre delli borlasci di quelle che sono in terra, acciò non  se roini l'edificio (Mannna 1588, c. 60v, che rimanda a ACC, Cancelleria 14, f. 50); il 6 ottobre 1569 si decide che tutte le rotture de pietre de li borlasci siano de la Nuntiata per farne calcare de calce (Manna 1588, p. 62, che rimanda a ACC, Cancelleria 25, f. 158).

I documenti relativi al cassettonato sono pubblicati in Porzio 2017-2018.

Bibliografia

De Rosa 2001: Daniela De Rosa, "La chiesa dell'Annunziata di Capua: contributo storiografico e nuovi documenti", Capys, 34, 2001, 131-148.

 

De Rosa, Fusco 2004: Daniela De Rosa, Luigi Fusco, "Opere perdute... e ritrovate della chiesa dell'Annunziata di Capua", Capys, 37, 2004, 47-55.

 

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Garofano Venosta 1966:  Salvatore Garofano Venosta, Antichi ospedali di Capua, Aversa 1966.

 

Giorgi 1990: Lucia Giorgi, Architettura religiosa a Capua. I complessi della SS. Annunziata, S. Maria e S. Giovanni delle Dame Monache, Roma 1990.

 

Giorgi 1990/a: Lucia Giorgi, "L?intervento di Benvenuto Tortelli nel monastero benedettino di Santa Maria della Dame Monache a Capua", Atti dell?Accademia Pontaniana, N.S., 39, 1990, 91-108. 


Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3].


 

Manna 1588: Gian Antonio Manna, Prima parte della cancellaria de tutti privilegii, capitoli, lettere regie, decreti, conclusioni del consiglio et altre scritture della fedelissima città di Capua dall'anno 1109 insino all'anno 1570. Ridotte per ordine d'alfabeto per il magnifico Gian Antonio Manna cittadino del regimento di detta città, Neapoli, apud Horatium Salviani 1588, 58r-62r.

 

Marino 2003: Salvatore Marino, "L?Annunziata di Marcianise nel Tardo Medioevo (1336-1513)", Quaderni Meridionali, 33-34, 2003, 47-78.


Monaco 1630: Michele Monaco, Sanctuarium Capuanum, opus in quo sacrae res Capuae et per occasionem plura, tam ad diuersas ciuitates regni pertinentia, quam per se curiosa continentur. Collectore Michaele Monacho, Neapoli, apud Octavium Beltranum, MDCXXX.


Pacelli 1984: Vincenzo Pacelli, "Testimonianze, considerazioni e problemi di restauro sui dipinti seicenteschi dell'Annunziata di Capua", Ricerche sul '600 napoletano, 3, 1984, 85-119.


Pergamene di Capua 1958: Le pergamene di Capua, a cura di Jole Mazzoleni, Napoli 1958.

 

Pergamene di Montevergine 1956-1962: Abbazia di Montevergine. Regesto delle pergamene, a cura di Giovanni Mongelli, 7 volumi, Napoli 1956-1962.

 

Porzio 2017-2018: Giuseppe Porzio, "Il soffitto della chiesa dell'Annunziata a Capua. Nuovi documenti e precisazioni (e una nota su Giovanni Bernardino Azzolino)", Ricerche sull'arte a Napoli in età moderna. Saggi e documenti, 2017-2018, 102-121


Rinaldo 1753-1755: Ottavio Rinaldo, Memorie istoriche della fedelissima città di Capua raccolte da Ottavio Rinaldo, 2 tomi, in Napoli, appresso Giovanni di Simone, MDCCLIII-MDCCLV [vol. 1vol. 2].

 

Senatore 2016: Francesco Senatore, "Capua nel Quattrocento: la cura degli spazi e dei cittadini", in Giovanni Vitolo (a cura di), Città, spazi pubblici e servizi sociali nel mezzogiorno medievale, Napoli 2016, 317-350

 

Serraglio 2001: Riccardo Serraglio, "Interventi settecenteschi per la Santa Casa dell'Annunziata di Capua", in Ferdinando Fuga 1699-1999 Roma, Napoli, Palermo, a cura di Alfonso Gambardella, Napoli 2001, 353-364.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione14/04/2012 14:29:25
Data ultima revisione22/02/2019 16:49:02
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OggettoCapua, convento del Carmine
Tipologiacomplesso monastico (trasformato)
Nome attualeMuseo civico di arte contemporanea di Terra di Lavoro
Immagine
Nomi antichi

Convento dei padri carmelitani

Cronologia

1617 edificazione del chiostro del complesso carmelitano

Autore
Committente
Famiglie e persone

I plinti che reggono le colonne del chiostro recano gli stemmi delle famiglie cittadine che finanziarono la costruzione

Descrizione

Il chiostro del complesso carmelitano, fondato nel secolo XIII ma rifatto a partire dal Cinquecento, è la parte meglio conservato con un'architettura di stampo manierista, con colonne su alti plinti con stemmi nobiliari e iscrizioni, che reggono arcate a tutto sesto dal profilo snello e il primo piano adorno di balconi.

Iscrizioni

Sui plinti, iscrizioni che ricordano i finanziatori del chiostro.

Stemmi o emblemi araldici

Stemmi delle famiglie cittadine che finanziarono la costruzione.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Vera da pozzo nel chiostro con rilievo della Madonna del Carmelo (sec. XVII)

Storia e trasformazioni

Il complesso monastico che ha origine nel sec. XIII fu rifatto a partire dalla prima metà del Cinquecento; l'elemento più significativo che si conserva è il chiostro edificato ai primi del Seicento, con gli stemmi dei personaggi e delle famiglie cittadine che lo finanziarono.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990, I, 253-256

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione07/12/2012 18:55:00
Data ultima revisione08/07/2016 21:01:35
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OggettoCapua, Duomo
Tipologiachiesa cattedrale (esistente)
Nome attualeSanti Stefano e Agata
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

856: fondazione, voluta da Landolfo.

861: consacrazione.

966: papa Giovanni XIII la eleva a Metropolìa.

1072-1086: l'arcivescovo Erveo aggiunge il quadriportico e probabilmente anche il succorpo.

1110-1130: i vescovi Ottone e Ugone fanno realizzare affreschi e mosaici (visibili fino al 1720).

1288 forse restauri eseguiti da un Cinzio della Pigna nel succorpo, dove è stemma dell’artefice.

1489-1491: l’arcivescovo Giordano Caetani d’Aragona commissiona lavori di ampliamento verso oriente con l’esecuzione di altre due arcate, l'erezione della torre di San Paolino e probabilmente anche la ristrutturazione dell’atrio.

1526: l’arcivescovo Nicola da Slombergh costruisce il soffitto a cassettoni dorati della navata.

1572: l'arcivescovo Cesare Costa rimoderna la cappelal di Sant'Agata, poi del Sacramento.

1579: viene costruita la sagrestia.

1604: l’arcivescovo Bellarmino abolisce il coro al centro della navata e lo trasferisce nell’abside.

1712 -1724: interventi dell’architetto romano Sebastiano Cipriani portano all’aggiunta di cappelle laterali, al mascheramento delle capriate con una volta a incannucciato, e alla riorganizzazione del  succorpo. Nel corso di questi stessi interventi vengono demoliti i mosaici di Ugone, smembrato l’ambone, smantellato il cassettonato ligneo e spostato all’esterno il cero pasquale  (che viene adibito a fontana).

1776: l’architetto Giovanni del Gaizo presenta un progetto per la sagrestia, il cappellone e lo spogliatorio dei canonici, nell’ambito dei lavori promossi dagli arcivescovi Ruffo e Galeota, rimasti irrealizzati.

1854: interventi ri restauro diretti da Federico Travaglini.

1943: bombardamenti alleati distruggono quasi completamente la chiesa  

Autore
Committente

vescovo Landolfo (843-879).

Famiglie e persone

Camillo Pellegrino senior (iscrizione funebre)

Descrizione

La cattedrale di Capua è preceduta da un quadriportico al cui esterno è affiancato un campanile. All'interno si sviluppa in tre navate suddivise da colonne. Cappelle si aprono all'esterno delle navate perimetrali, e una cappelal di dimensione maggiore, dedicata al Sacramento, è alla destra del presbiterio, al di sotto del quale si sviluppa una cripta.

Iscrizioni

Sull'arco trionfale era la scritta: 

CONDIDIT HANC AULAM LANDULPHUS / ET OTHO BEAVIT / MAENIA, RES, MOREM, VITREUM DEDIT / UGO DECOREM.

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego:

le colonne e i capitelli dell'atrio e della navata;

rilievo del paliotto dell'altare della Cappella di San Paolino;

il sarcofago a lenòs reimpiegato per la tomba di Cesare di Capua, conte di Altavilla

Il quadriportico, chiamato "Paradiso", ospitava le sepolture dei principi longobardi, ospitate in sarcofagi antichi. Proviene dal duomo la vasca in breccia verde d'Egitto.

Opere d'arte medievali e moderne

Cero pasquale

frammenti del recinto corale

Perduto il mosaico absidale fatto realizzare da Ugone e descritto e riprodotto in una incisione in Ciampini 1699, pp. 165-169, tav. XLIV.

tomba di Cesare di Capua conte di Altavilla, con sarcofago reimpiegato

monumento funebre di Giordano Caetani

monumento funebre di Matteo Di Capua

Frammento di tomba con testa di gisant (sec. XIV) (oggi nel Museo diocesano)

Rilievo con Angelo adorante (sec. XV) ora nel Museo diocesano

Rilievo con Madonna e Bambino (sec. XV)

Pavimento maiolicato già nella cappella Caetani (sec. XV) (oggi nel Museo diocesano).

Rilievo con santo e fedeli (sec. XVI)

Rilievo con Deposizione (sec. XVI)

Statua di San Francesco d'Assisi (sec. XVI, attr. Geronimo D'Auria)

Il portale laterale proviene dalla chiesa di San Giovanni delle Monache.

Storia e trasformazioni

Fondata nel IX secolo, la cattedrale di Capua è stata quasi integralmente ricostruita in epoca normanna e ha poi subito numerosi rifacimenti. Danneggiata dal terremoto del 1702, viene consolidata fra il 1712 e il 1724 su progetto dell'architetto romano Sebastiano Cipriani, che in quella occasione sostituisce gli archivolti soprastanti le colonne interne con architravi rettilinei, e imposta una finta volta a botte sulla navata centrale.

Parte di questi interventi viene rimossa durante i restauri ottocenteschi voluti dall'arcivescovo Giuseppe Cosenza e realizzati dall'architetto Federico Travaglini nel 1854.

Nel 1943 l'edificio è gravemente danneggiato dai bombardamenti, e viene ricostruito negli anni successivi. L'intervento è di consolidamento mimetico nel corpo anteriore e in quello longitudinale, di contrasto nel presbiterio, risolto con una volta ad arco iperbolico in cemento armato.

Note
Fonti iconografiche

Pierre-Adrien Paris, Pianta idealizzata della Cattedrale (XIX secolo).

Piante e rilievi

Pianta in Casiello 1983; Pane, Filangieri 1990.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Aceto 2007: Francesco Aceto, "Peritia greca e arte della Riforma: una proposta per il coro della cattedrale di Capua", in Medioevo mediterraneo. L'Occidente, Bisanzio e l'Islam, a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2007, 627-636.

 

Bova 1996: Giancarlo Bova, Le pergamene normanne della Mater Ecclesia Capuana (1091-1197), Napoli 1996.

 

Bova 1998: Giancarlo Bova, Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana (1201-1228), I, Napoli 1998.

 

Bova 1999: Giancarlo Bova, Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana (1229-1239), II, Napoli 1999.

 

Bova 2001: Giancarlo Bova, Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana (1240-1250), III, Napoli 2001.

 

Campone 2003: Maria Carolina Campone, "Il campanile della cattedrale di Capua e l'inedito progetto di Enrico Alvino", Capys, 36, 2003, 17-26.

 

Cappelletti 1866: Giuseppe Cappelletti, "Capua", in Chiese d’Italia, tomo 20, Venezia 1866, 4-116.

 

Casiello 1983: Stella Casiello, "Restauri e ricostruzioni nella cattedrale di Capua", Capys, 16, 1983, 3-19.

 

Ceraso 1916: Giovanni Ceraso, Il Duomo di Capua, metropoli e basilica, Santa Maria Capua Vetere 1916.

 

Ciampini 1699: Vetera Monimenta in quibus praecipue musiva oipera sacrarum profanarumq. aedium structura ac nonnulli antiqui Ritus, Dissertationibus, Iconibusque illustrantus, Iohannis Ciampini Romani, […], Pars Secunda post auctoris obitum evulgata, Romae, MDCXIX, ex Typographia Bernabò, in via Murattae.

 

Garofano Venosta 1967: Salvatore Garofano Venosta, "Un dipinto su tavola di Antoniazzo Romano nel duomo di Capua", in Il contributo dell'archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, Roma 1967, 323-326.

 

Gemelli 2001: Anna Maria Gemelli, "Due vasche antiche in marmo della Cattedrale di Capua", Xenia antiqua, 10, 2001, 35-42.

 

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo Itomo II].

 

Iannelli 1858: Gabriele Iannelli, Sacra guida della chiesa cattedrale di Capua, Napoli 1858.


Lipinsky 1963-1964: Angelo Lipinsky, "La chiesa metropolitana di Capua e il suo tesoro", Archivio storico di Terra di Lavoro, 3, 1963-1964, 341-435

 

Lipinsky 1967: Angelo Lipinsky, "Il sarcofago di Adelgrima", in Il contributo dell'archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, Roma 1967, 351-358.

 

Natale 1776: Francesco Antonio Natale, Lettera intorno ad una sacra colonna de' bassi tempi eretta al presente dinanzi all'atrio del duomo di Capua, Napoli 1776.


Pane 2005: Andrea Pane,  "La cupola della cappella del Tesoro nella cattedrale dei Santi Stefano ed Agata a Capua", in Le cupole in Campania: indagini conoscitive e problemi di conservazione, a cura di Stella Casiello, Napoli 2005, 389-394.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, I, 210-231.

 

Pezone 2009: Maria Gabriella Pezone, "Trasformazioni tardo barocche nelle cattedrali di Santa Maria Capua Vetere, Capua, Teano e Calvi", in Lungo l’Appia Scritti su Capua antica e dintorni, a cura di a cura di M.L.Chirico, R. Cioffi, S. Quilici Gigli, G. Pignatelli, Napoli 2009, 121-132.


Pisani 1887: Biagio Pisani, La cappella del Sacramento nel Duomo di Capua, Capua 1887.

 

Pratilli 1758: Francesco Maria Pratilli, Dell’origine della Metropolitana Ecclesiastica della chiesa di Capua, Napoli 1758.


Robotti 1988: Ciro Robotti, "Disegni di Giovanni Del Gaizo, architetto napoletano", Opus, I, 1988, 88-94.

 

Rotili 1967: Mario  Rotili, "L’Exultet della Cattedrale di Capua e la miniatura beneventana", in Il contributo dell'archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, Roma 1967, 197-210.

 

Ughelli 1720: Ferdinando Ughelli, "Capuana Metropolis", in Italia sacra, cura et studio Nicola Coleti, tomo VI, Venetiis 1720, coll. 292-366.

 

Zchomelidse 1996: Nino Zchomelidse, "Der Osterleuchter im Dom von Capua: Kirchenmobiliar und Liturgie im lokalen Kontext", Mededelingen van het Nederlands Instituut te Rome, 55, 1996, 18-43.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione01/06/2012 06:46:42
Data ultima revisione20/12/2018 22:21:32
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OggettoCapua, Duomo, campanile
Tipologiacampanile
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi

Il campanile del Duomo di Capua

Cronologia

secc. XI-XII edificazione

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La mole della torre campanaria prospetta e domina l'ampio slargo che circonda l'insula episcopale di Capua, sorgendo con i suoi quattro ordini sul fianco destro del quadriportico. Il pianterreno presenta un paramento murario in calcare e marmo di reimpiego con grandi conci squadrati e ben connessi; agli angoli colonne e capitelli di reimpiego secondo una soluzione tipica per i campanili romanici (secc. XI-XIII) della regione. Lo stesso masiccio paramento si presenta nel secondo ordine con una elegante bifora e l'inserto di frammenti figurati di reimpiego o eseguiti al tempo della costruzione. Dal terzo ordine, la murazione è in pietra e laterizi a fasce bicrome per esigenze statiche e decorative.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Colonne e capitelli

Frammenti figurati, tra cui una chiave d'arco con protome di Diana, epigrafi (iscrizione di un liberto e CIL X 4023), conci nel paramento

Opere d'arte medievali e moderne

Rilievi di età romanica inseriti nel paramento, tra cui figura dello Spinario, allegoria del peccato della lussuria (una scultura di analogo soggetto si trova murato nella parete esterna della chiesa di Santa Maria di Teggiano)

Storia e trasformazioni

Il campanile si presenta sostanzialmente nella forma originaria, pur avendo subito nel corso del tempo restauri e rifacimenti soprattutto negli ultimi registri.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

 

Campone 2003: Maria Carolina Campone, "Il campanile della cattedrale di Capua e l'inedito progetto di Enrico Alvino", Capys, 36, 2003, 17-26


Cappelletti 1866: Giuseppe Cappelletti, "Capua", in Chiese d’Italia, tomo 20, Venezia 1866, 4-116.

 

Casiello 1983: Stella Casiello, "Restauri e ricostruzioni nella cattedrale di Capua", Capys, 16, 1983, 3-19.

 

Ceraso 1916: Giovanni Ceraso, Il Duomo di Capua, metropoli e basilica, Santa Maria Capua Vetere 1916.

 

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo Itomo II].


Iannelli 1858: Gabriele Iannelli, Sacra guida della chiesa cattedrale di Capua, Napoli 1858.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, I, 210-231.


Pratilli 1758: Francesco Maria Pratilli, Dell’origine della Metropolitana Ecclesiastica della chiesa di Capua, Napoli 1758.


Robotti 1988: Ciro Robotti, "Disegni di Giovanni Del Gaizo, architetto napoletano", Opus, I, 1988, 88-94.

 

Ughelli 1720: Ferdinando Ughelli, "Capuana Metropolis", in Italia sacra, cura et studio Nicola Coleti, tomo VI, Venetiis 1720, coll. 292-366.


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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione07/12/2012 17:35:22
Data ultima revisione20/12/2018 22:23:57
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OggettoCapua, Duomo, cripta con Santo Sepolcro
Tipologiacripta
Nome attualeSacello del Santo Sepolcro
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1288: data di probabile costruzione. In quest'anno sono infatti documentati lavori di rifacimento in cattedrale promossi dall'arcivescovo Cinzio della Pigna.

1719-1724: restauro promosso dall'arcivescovo Nicola Caracciolo e affidato all'architetto romano Sebastiano Cipriani.

1943: la cattedrale viene bombardata e subisce gravi danni alla copertura e a tutta la zona absidale.

1949: nelle operazioni di restauro il tempietto viene rimontato senza l'apparato decorativo settecentesco.

Autore

Il rifacimento del 1719-24 è opera di Sebastiano Cipriani.

Committente

Graus (1895-1896, pp. 137-138) e  Rüdiger (2003, p. 14), basandosi su quanto scritto da Iannelli (1858, pp. 21-22), lo ritengono opera dell'arcivescovo Cinzio della Pigna a causa delle decorazioni a pigna.

Famiglie e persone
Descrizione

La cripta si sviluppa al di sotto del presbiterio della Cattedrale di Capua. Nella sua configurazione attuale si sviluppa come un'aula rettangolare circondata da un peristilio di colonne, mentre al centro si innalza il tempietto. Questo è composto da un corpo ottagonale preceduto da un vestibolo rettangolare inquadrato da due colonne con capitelli finemente decorati. Lungo le pareti esterne del tempietto sono invece tarsie marmoree medievali, provenienti dall'arredo liturgico tardoromanico della cattedrale, di cui si conservano numerosi frammenti in chiesa.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Nella cripta è attualmente collocato un sarcofago antico con fronte decorata da bassorilievo raffigurante il mito di Ippolito e Fedra.

Opere d'arte medievali e moderne

Capitelli del tempietto

All'interno del tempietto è la statua del Cristo deposto di Matteo Bottigliero.

Storia e trasformazioni

Di costruzione medievale, il tempietto viene ridecorato nella prima metà del XVIII secolo. Tali decorazioni sono state asportate durante i restauri post bellici di metà Novecento.

Note

Il tempietto è una delle tante repliche del Santo Sepolcro realizzate nell'Occidente medievale sul modello di quello esistente nella basilica dell'Anastasis di Gerusalemme.  Va notato che Capua era una tappa importante nel pellegrinaggio verso Gerusalemme, attestata su uno snodo importante della via Appia, che conduceva a Brindisi, da dove partivano le navi dirette alla Terra Santa. A testimoniare questo ruolo era anche la presenza in città di una casa dell'ordine di Gerusalemme, attestata dal 1179, e poi sostituita nel 1604 dal dal nuovo complesso di San Giovanni dei Cavalieri.

Dalman (1922, 64)  e Kroesen (2000, p. 53), hanno notato strette affinità fra  il Santo Sepolcro di Capua e quello di Eichstaett, in Baviera, voluto dal vescovo Otto nel 1194.

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Aceto 2007: Francesco Aceto, "Peritia greca e arte della Riforma: una proposta per il coro della cattedrale di Capua", in Medioevo mediterraneo. L'Occidente, Bisanzio e l'Islam, a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2007, 627-636.

 

Casiello 1983: Stella Casiello, "Restauri e ricostruzioni nella cattedrale di Capua", Capys, XVI, 1983, 3-19.


Ceraso 1916: Giovanni Ceraso, Il Duomo di Capua, metropoli e basilica, Santa Maria Capua Vetere 1916.

  

Dalman 1922: Gustaf Dalman, Das Grab Christi in Deutschland, Leipzig 1922.

 

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo Itomo II].


Graus 1895-1896: Johannes Graus, "Das  Grab des Welterloesers in seinen mittelalterlichen Nachbildungen",  Der Kirchenschmuck. Blaetter des christlichen Kunstvereins der Dioecese Seckau, XXVI, 1895, 125-139; 141-150; 153-157; XXVII, 1896, 10-12; 33-37.

 

Iannelli 1858: Gabriele Iannelli, Sacra guida della chiesa cattedrale di Capua, Napoli 1858.

 

 

Kroesen 2000: Justin E. A. Kroesen, The Sepulchrum Domini through the ages : its form and function,   Leuven  2000.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, I, 210-231.


Pezone 2009: Maria Gabriella Pezone, "Trasformazioni tardo barocche nelle cattedrali di Santa Maria Capua Vetere, Capua, Teano e Calvi", in Lungo l’Appia. Scritti su Capua antica e dintorni, a cura di a cura di M.L.Chirico, R. Cioffi, S. Quilici Gigli, G. Pignatelli, Napoli 2009, 121-132.


Pratilli 1758: Francesco Maria Pratilli, Dell’origine della Metropolitana Ecclesiastica della chiesa di Capua, Napoli 1758.


Robotti 1988: Ciro Robotti, "Disegni di Giovanni Del Gaizo, architetto napoletano", Opus, I, 1988, 88-94.

 

Rotili 1967: Mario  Rotili, "L’Exultet della Cattedrale di Capua e la miniatura beneventana", in Il contributo dell'archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, Roma 1967, 197-210.

 

Rüdiger 2003: Michael Rüdiger,  Nachbauten des Heiligen Grabes in Jerusalem in der Zeit von Gegenreformation und Barock: ein Beitrag zur Kultgeschichte architektonischer Devotionalkopien, Regensburg  2003.

 

Ughelli 1720: Ferdinando Ughelli, "Capuana Metropolis", in Italia sacra, cura et studio Nicola Coleti, tomo VI, Venetiis 1720, coll. 292-366.

 

Zchomelidse 1996: Nino Zchomelidse, "Der Osterleuchter im Dom von Capua: Kirchenmobiliar und Liturgie im lokalen Kontext", Mededelingen van het Nederlands Instituut te Rome, LV, 1996, 18-43.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 17:47:49
Data ultima revisione07/01/2019 22:51:15
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/220
OggettoCapua, loggia della Gran Guardia
Tipologiaedificio pubblico: loggia
Nome attualepalazzo della Gran Guardia
Immagine
Nomi antichi

Bivach

Cronologia

1608-1610: costruzione.

1676: viene collocata la statua di Carlo II d'Asburgo (Pascale 1682, dedica).

XIX, prima metà: viene profondamente rimaneggiata.

1877: adibita a ufficio postale.

Autore
Committente

viceré Lemos.

Famiglie e persone
Descrizione

Attualmente l'edificio si presenta come una loggia a tre arcate aperte in una muratura con bugnato piatto a fasce orizzontali. L'intelaiatura architettonica è costituita da un ordine di paraste doriche su piedistallo e si conclude con una trabeazione a  metope e triglifi. Questa situazione risale al rifacimento ottocentesco. Prima di allora la loggia aveva una facciata a capanna, con una sola arcata centrale, con cornice centinata bugnata, e nel registro superiore una nicchia ospitante la statua del sovrano.

Iscrizioni

Una iscrizione commemora la visita del re a Capua:

KAROLO II REGI CATHOL / PHIL IV FIL PHIL III NEP PHIL II PRONEP / KAROLI V CAES ABNEP / AVITAE GENEROSITATIS HAEREDI PROPAGATORI GLORIAE / ANNO REGIMINIS SVI IMPLETO / IAM VOTA IMPLENTI MONARCHIAE / SIMVL ET SPEM AVREI SAECVLI REVOCANDI / ORDO POPVLVSQ. CAPVANVS / DEVOTVS NVMINI MAIESTATIQ. EIVS / STATVAM IN FORO MARMOREAM / ADORANBVNDVS POS / MANSVRVM PRISCAE FIDELITATIS SVAE TESTIMONIVM / AVSTRIACI SCEPTRI PERENNATVRI AVSPICIVM / VIII ID. NOVEMBER AN. AL. MDCLXXVI

L'altra epigrafe è in onore dell'allora viceré:

D.D. FERDINANDO IOACHINO FAXARDO / REQVENSES ET ZVNIGA / MARCHIONE VELEZIVM / PROREGE NEAPOLIT / D. IOSEPHO DE LEDESMA / REGIO / AD.D. CLAR. NEAPOL. CONSILIARIO / ET CAPVANAE CIVITATIS / REGIO GVBERNATORE / AVRORAM OPTATO FACIVNT / HAEC LVMINA / SAECLO.

Stemmi o emblemi araldici

In facciata vi sono gli stemmi della città di Capua, del re e del viceré.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

statua di Carlo II d'Asburgo.

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Rossini 1839: Luigi Rossini, Viaggio Pittoresco da Roma a Napoli, Roma 1839, tav. 63. 

Progetto per la riforma del prospetto della  Gran Guardia di Capua, prima metà XIX secolo, sigla di approvazione di C. Bessacca,  disegno a penna (cm 23x39), scala di palmi (Roma, I.S.C.A.G., Disegni e stampe, F. 4500).

Prospetto antico della Gran Guardia di Capua, prima metà del XIX secolo, disegno a  penna acquerellato (cm. 24,5x39), ), scala di palmi (Roma, I.S.C.A.G., Disegni e stampe, F. 4501).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 448-449.

 

Pascale 1682: Agostino Pascale, Racconto del sacco di Capua dato dall’iniquo Cesare Borgia sul dì 24 di luglio nell’anno dell’humana salute 1501, in Napoli, per Antonio Bulifon, MDCLXXXII.


Rossini 1839: Luigi Rossini, Viaggio Pittoresco da Roma a Napoli, Roma 1839, tav. 63. 


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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 17:13:46
Data ultima revisione08/11/2016 19:21:17
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OggettoCapua, Palazzo Antignano
Tipologiapalazzo
Nome attualeMuseo Campano
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente

La configurazione quattrocentesca del palazzo si deve probabilmente a Francesco Antignano, capitano e consigliere di Alfonso I d'Aragona.

Famiglie e persone

Famiglia Antignano

Sarro Antignano

Francesco Antignano 

Alfonso I d'Aragona

Lucrezia d'Alagno

Descrizione

La costruzione originaria del palazzo risale forse al XI secolo, all'epoca della fondazione della Capua Longobarda. Compreso tra le attuali via Duomo, Via Principi Longobardi e via Roma, il palazzo presenta un prospetto principale a due piani, dominato dal portale catalano-durazzesco. Costruito in tufo grigio, il portale presenta nella parte interna dei due stipiti grandi blocchi antichi di calcare bianco che provengono probabilmente dall'Anfiteatro di Santa Maria Maggiore Capua Vetere; due colonnine a capitelli compositi reggono l'arco del portale. Al posto del tradizionale arco depresso, il portale presenta tre alti festoni cuspidati, sormontate da fioroni e che inglobano ciascuno uno stemma, quello degli Antignano (al centro) e ai lati gli stemmi con le armi degli Antignano e dei d'Alagno. La parte interna dell'apertura presenta una quadruplice cornice che riprende il profilo cuspidato superiore e poggi su un gruppo di colonnine. 

Prospiciente il portale d'ingresso e dal lato opposto della strada sono presenti i resti di un giardino. Il palazzo confina con l'antico seggio di Antignano: quando il palazzo inglobò l'antica chiesa di San Lorenzo ad Crucem, fu costruita una volta che collegava il primo piano con gli altri ambienti soprastanti il seggio degli Antignano. Un ingresso di servizio con una scala a due rampe permetteva di raggiungere i vani sopra il seggio.

L'androne coperto da una volta a botte ribassata in tufo grigio presenta un costolone centrale longitudinale sorretto da capitelli pensili con al centro lo stemma della famiglia Antignano. Da qui si accede al primo cortile con una scala aperta con archi rampanti su colonne  con capitelli e basi fatte di blocchi di calcare; piccoli pilastri a conci squadrati e mensole reggono la copertura della scala, mentre l'andamento dei gradini è sottolineato da una cornice a zig-zag al disotto del parapetto con corrimano in pietra. In cima alla scala si trova il protale in tufo grigio, con cornice cuspidata e con decorazioni a rilievo, da cui si accede alla gran sala del primo piano.

 

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego i grandi blocchi di calcare bianco inseriti negli stipiti del portale.

Opere d'arte medievali e moderne

Il palazzo inglobò la chiesa di San Lorenzo ad Crucem, i cui resti si possono riconoscere negli archi ogivali esterni tompagnati e in tre tronchi di colonne, ci cui uno con capitello del X secolo.

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994.


Robotti 1983: Ciro Robotti, Palazzo Antignano e l'architettura rinascimentale a Capua, Napoli 1983.

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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione01/06/2012 11:06:02
Data ultima revisione07/01/2019 22:52:11
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OggettoCapua, palazzo arcivescovile
Tipologiapalazzo
Nome attualepalazzo arcivescovile
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

X-XII secolo: costruzione.

XVIII secolo: rifacimento.

Autore
Committente

arcivescovo Erveo.

Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo vescovile è addossato alla cattedrale. La facciata sul cortile è caratterizzata da una  loggia aperta settecentesca. Della porzione più antica sussiste una parete esterna (ormai inglobata all’interno) con tarsie lapidee in tufo giallo e tufo grigio,  che probabilmente risale alla seconda metà XI secolo e che Giulio Pane (1990) ritiene opera del vasto programma di rinnovamento intrapreso in quegli anni dall’arcivescovo Erveo. Questo tipo di decorazione si ritrova anche in altri edifici residenziali campani campani di età normanna, quali castel Terracena a Salerno, il palazzo Veniero a Sorrento, il palazzo presso la chiesa di San Pietro a Minturno, casa Rufolo a Ravello.

Al piano terra ambiente con colonne antiche e volte ogivali, adibito ad antiquarium nel 1916, come attestato dall’iscrizione (cfr. infra, Iscrizioni).

L’ambiente soprastante adibito a cappella vescovile già nella prima metà del Cinquecento, con elegante paliotto marmoreo.

Iscrizioni

PROXIMA IN AVLA / COLVMNAS ROMANORVM AETATIS / OPERIS ALBARII VEL MVRALIS / OPERIMENTO OBTECTAS / IANVARIVS COSENZA CAMPANORVM ARCHIEP. / EXPOLIRI JVSSIT / COLLECTIS IBIDEM VARIIS ANTIQVAE MANVS / MARMORIBVS / ANNO MCMXVI.

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego le colonne al piano terra.

Un sarcofago figurato era reimpiegato come abbeveratoio davanti all'Episcopio

Opere d'arte medievali e moderne

Altare marmoreo della Natività, trasferito dalla chiesa di San Benedetto.

Nel salone principale del palazzo l'arcivescovo Cesare Costa aveva fatto affrescare una veduta con la ricostruzione topografica di Santa Maria Capua Vetere nell'antichità.

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Sezione del palazzo in corrispondenza della sala con le tarsie lapidee medievali, e rilievo di dettaglio delle tarsie, in Casiello 1998, pp. 190-191.

Fonti/Documenti
Bibliografia

 

Casiello 1990-1992: Stella Casiello, "Vestigia architettoniche di età normanna nel palazzo arcivescovile di Capua", Quaderni dell'Istituto di Storia dell'Architettura, n.s., fascc. 15-20, Roma 1990-1992, 99-108.


Casiello 1998: Stella Casiello, "Architetture di età normanna in Campania. Problemi di conservazione", Napoli Nobilissima, s. 3, vol. 37, 1998, 185-194.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, I, 232-238.

 

Pezone 2008: Maria Gabriella Pezone, “Sulle orme di Luigi Vanvitelli. Architettura e ingegneria idraulica in Terra di Lavoro”,  in Atti del 2° convegno internazionale di Storia dell’Ingegneria (Napoli 7-8-9- aprile 2008), a cura di S. D’Agostino, 2 voll., Napoli 2008, II, 1081-1093.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione06/12/2012 20:20:43
Data ultima revisione09/11/2016 11:21:05
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OggettoCapua, Palazzo Boccardi
TipologiaPalazzo con cortile
Nome attualePalazzo Boccardi
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

sec. XV costruzione con portale

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo conserva l'impianto originario ma un radicale rifacimento settecentesco ha salvato solo il portale in pietra tufacea ad arco ribassato del secolo XV di stile durazzesco catalano incorniciato in una riquadratura con gli stemmi nei pennacchi (scomparsi in occasione di un recente ripristino statico dell'edificio).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Sui paracarri, stemmi nobiliari (sec. XVIII)

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'edificio di origine quattrocentesca ha subito un radicale intervento di restauro nel sec. XVIII.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990,  II, 517.

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SchedatoreBianca de Divitiis, Antonio Milone
Data di compilazione07/12/2012 14:41:00
Data ultima revisione07/01/2019 22:49:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/215
OggettoCapua, Palazzo De Capua
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Gentile
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XV secolo

Autore
Committente
Famiglie e persone

De Capua

Gentile

Descrizione

Il palazzo, in corso Gran Priorato 35, è organizzato planimetricamente intorno a una cortile centrale quadrangolare, aperto sul retro verso il giardino. La facciata è su due livelli, con un basamento a scarpa concluso superiormente da un toro. un altro toro collega i davanzali delle finestre, contornate da una cornice architravata in pietra con mensole agli angoli interni.

Oltre il portale, con cornice in pietra centinata e inquadrato da due paraste corinzie scanalate, si apre un vestibolo con volta lunettata. Sul lato destro del cortile si innesta la scala a rampe rettinilinee che conduce al piano nobile.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Uno stemma è affrescato sulla volta del vestibolo.

Elementi antichi di reimpiego

Sono apparentemente di reimpiego i due blocchi in calcare inseriti alla base degli stipiti del portale.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Nel palazzo venne ospitato Carlo V durante il suo soggiorno a Capua il 23 marzo 1536.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, pp. 329-330.

 

Robotti 1980: Ciro Robotti, "La visita di Carlo V a Capua", Capys 13, 1980, 39-48.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione14/12/2012 14:20:10
Data ultima revisione07/01/2019 19:59:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/304
OggettoCapua, Palazzo dei Giudici
Tipologiapalazzo pubblico
Nome attualePalazzo dei Giudici
Immagine
Nomi antichi

Palazzo di Giustizia

Palazzo del Governatore

Palazzo Regio

Palazzo della Regia Corte di Giustizia

Cronologia

1539-1594

1539-1555: il Consiglio di Capua acquista botteghe nel sito di Porta Capuana o dei Giudici  per costruire il Palazzo dei Giudici.

1580: si abbattono botteghe antistanti il palazzo per regolarizzare la piazza, che venne poi lastricata.

1588: viene realizzato il cornicione del palazzo.

1593: aggiunta dell'arengario al piano nobile.

Autore

Ambrogio Attendolo

Committente

Consiglio di Capua

Eletti di Capua

Famiglie e persone

Ambrogio Attendolo

Gian Giacomo d'Acaja

Descrizione

Il palazzo sorge nell'attuale Piazza Giudici e aveva in origine la funzione di ospitare la Corte e la residenza del Governatore della città. E' possibile che il palazzo sorga in prossimità del sito dove nel Quattrocento è attestata una Colonna dei Giudici, forse utilizzata come luogo di pubblico giudizio. Per costruire il palazzo il Consiglio capuano acquistò alcune botteghe, diroccò botteghe e locali di proprietà del monastero di San Lorenzo e di S. Eligio, un palazzo preesistente, un'osteria del Capitolo arcivescovile e una cappella. La direzione dei lavori furono affidati ad Ambrogio Attendolo; a lui è da ascriversi molto probabilmente anche il progetto, che fu portato a termine dopo la sua morte nel 1585. Per gli "intagli" furono utilizzate le pietre dell'Anfiteatro di Capua Vetere, mentre per i cantonali fu utilizzata la pietra di Sarzano. Nei documenti della Cancelleria capuana sono registrati le decisioni relative al trasporto dei materiali da Capua Vetere al cantiere del nuovo edificio. Palazzo Giudici presenta murate nella parte basamentale le chiavi d'arco provenienti dal primo ordine dell'anfiteatro di Capua Vetere e molto probabilmente anche dal teatro. In origine queste teste  erano forse collocae al disopra delle finestre del pianterreno e potrebbero essere state spostate nella posizione attuale nell'Ottocento quando fu realizzato il piano ammezzato. Una testa è collocata anche nella chiave del portale bugnato, e potrebbe essere stata identificata con il mitico fondatore della città, l'eroe virgiliano Capys. Il palazzo con i cantonali e il portale bugnato ricordano progetti realizzati a Roma nel primo Cinquecento, in particolare da Antonio da Sangallo (Di Resta, 1985; Giorgi 2007). Giorgi (2007) cita un atto notarile del 1597 che collega l'abate capuano Annibale del Riccio con un membro della famiglia Farrattini, il cui palazzo ad Amelia era stato progettato da Antonio da Sangallo il giovane, utilizzando tale documento per rafforzare la tesi dell'influsso sangalliano sul Palazzo dei Giudici. Stando alla documentazione, il palazzo fu realizzato da maestranze campane (Di Resta 1985; Giorgi 2007). Nel 1593 fu aggiunto l'arengario, il balcone  posto in sostituzione di una delle finestre del piano nobile.

 

 

 

Alla costruzione dovevano contribuire aanche i casali capuani.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Le pietre per gli "intagli" derivano dall' Anfiteatro di Capua Vetere.

Nel basamento del palazzo sono reimpiegate protomi provenienti dal teatro e dall'anfiteatro di Capua Vetere e raffiguranti rispettivamente:

Apollo

Giove Ammone

maschera teatrale

Diana

Hermes

giovane satiro

satiro barbuto

 

Un'altra chiave d'arco con protome virile (forse Capys) è reimpiegata, ancora con la funzione di chiave d'arco, nel portale principale.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note

Secondo la Di Resta (Di Resta 1985) le chiavi d'arco hanno ricevuto l'attuale sistemazione nell'Ottocento in seguito alla realizzazione del piano ammezzato.

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

A.C.C. 19, Cancelleria 23, ff. 114, 122, 274, 292t, 293t, 136-137; 200t, 209, 220t, 242t-252t

A.C.C. 20, Cancelleria 24, ff. 196t, 231.

A.C.C. 21, Cancelleria 25, ff. 13-21; 433.

A.C.C. 21, Cancelleria 26, ff. 28; 366-367.

A.C.C. 24, Cancelleria 27, ff. 467t-468.

A.C.C. 25, Cancelleria 28, ff. 326

Epistolario

Bibliografia

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Bari 1985.

 

Giorgi 2007: Lucia Giorgi, «Maestranze "forestiere" attive a Capua e Caserta dalla seconda metà del 1500 agli inizi del 1600», Rivista di Terra di Lavoro, 2, 2007, 5-13.

 

Manna 1588: Gian Antonio Manna, Prima parte della cancellaria de tutti privilegii, capitoli, lettere regie, decreti, conclusioni del consiglio et altre scritture della fedelissima città di Capua dall'anno 1109 insino all'anno 1570. Ridotte per ordine d'alfabeto per il magnifico Gian Antonio Manna cittadino del regimento di detta città, Neapoli, apud Horatium Salviani 1588, 188v-189v.


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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione01/06/2012 06:49:13
Data ultima revisione07/01/2019 20:00:05
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/45
OggettoCapua, Palazzo dell'Udienza
Tipologiapalazzo pubblico
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1564

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Il 14 gennaio 1564 «Giontati nella solita udienza li eccellenti signori Marco Antonio di Maio, Pirro Pellegrino et Camillo Oliva, tre degli eletti predetti con voto del magnifico Geronimo Sarzulo loro compagno han concluso che s’habbia da tompagnare di fabrica la prima parte del vaciuo sotto la sala di questa udienza, il quale è mattonato per decoro e ornamento della città e delli signori eletti che sedeno la quando si vendeno le intrate della città e che vi si faccia una porta con una finestra di lustro e da l’altra parte de detto vaciuo si faccia una cancellata di ferro alta che non si possi entrare come che prima senci urinava e faceano altre immunditie per esser luogo tanto publico che sta nel mezzo della città, e serve all’effetto honorato predetto e che dentro di detto vaciuo se facciano li seditori seu poggi atorno con balaustri, e tavole di noce, e sopra li travi una templatura per accomodarlo tutto bene et anco s’habbia da fare un’altra porta da la banda che refere alla corte di detta udienza acciò li signori eletti possano entrare per detta udienza in lo luogo predetto comodamente e coverti come li piace, e di questa opera che n’habbia pensiero di farla eseguire n’hanno dato il carico al magnifico Giampietro Olimpo sindico, il quale have accettato detto peso per amor di detti signori con riserva che selli signori eletti prossimi futuri vorranno ampliare, o far in altro modo l’opera predetta possano fare quanto li piace» (ACC, vol. 19, Cancelleria 23, f. 246v). Diversi mesi dopo, il 2 novembre dello stesso anno, «Essendo già compita la templatura della loggia del udienza e l’astraco a la sala di essa, e l’altra templatura sotto la detta sala, si è dato ordine di fare la nova porta per salire al palazzo di detta udienza da la banda del vaciuo sotto la detta sala, ove si fanno per ordine di detti signori li balaustri di marmo con la ferriata a modo de li seggi di Napoli, et s’è detto che si fabrichi la porta antica dal seggio di Santo Eligio» (ACC, vol. 20, Cancelleria 24, f. 25r).

Bibliografia
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione14/04/2013 20:38:22
Data ultima revisione07/01/2019 20:00:39
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/388
OggettoCapua, palazzo di via Gianfrotta, 4
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

sec. XV edificazione del palazzo con portale

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo, oggetto di un recente restauro, sorge presso via del Pomerio accanto alla chiesa di San Raffaele e conserva dell'assetto originario il portale ad arco ribassato in pietra tufacea con gli stipiti in calcare mentre le finestre superiori appiaiono già del secolo XVI. Nella parte basamentale si scorgono elementi di reimpiego.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Nei pennacchi del portale, stemmi forse un tempo dipinti

Elementi antichi di reimpiego

Nella parte basamentale del prospetto, frammenti reimpiegati

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo di fondazione quattrocentesca appare ricostruito nel piano superiore.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990, I, 124-125

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione07/12/2012 21:51:14
Data ultima revisione08/07/2016 21:48:00
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/229
OggettoCapua, Palazzo Eboli
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone

famiglia Eboli

Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

 

All'esterno del palazzo erano murate diverse stele e iscrizioni, oggi trasferite al Museo Campano: CIL, X, 3907; CIL, X, 3909. Ancora in loco blocco con iscrizioneCIL, X, 4185.


Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note

Unica descrizione del palazzo è in Pane, Filangieri 1990, dove è schedato, ma non identificato come casa Eboli. L'identificazione è possibile grazie alle informazioni toponomastiche (l'area è ancora denominata Largo d'Eboli) e alle precisazioni in Granata 1752-1756, I, 349 nella legenda alla mappa ai numeri 90 e 91:

90. “Via che dal largo, detto d’Eboli, per la nobile famiglia Eboli, che quivi abitava, corre da Occidente ad Oriente fino al palaggio de’ Signori Mazziotta”.

91. “Largo d’Eboli, Parapetto con batteria di cannoni sopra del Fiume, molini de’ Signori Capua, e pesca de’ pesci”.

L'identificazione delle case d'Eboli trova inoltre conferma nel confronto fra la stele con tre teste, oggi non più in loco, e le foto d'epoca.

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, I, 184-185.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione06/12/2012 19:55:28
Data ultima revisione07/01/2019 20:01:14
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/210
OggettoCapua, Palazzo Fazio
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Fazio
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

sec. XV edificazione con portale

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo conserva nel prospetto dalla forma originaria il portale in pietra tufacea ad arco ribassato di stile durazzesco catalano (sec. XV) con stemmi e, alla base degli stipiti, l'inserto di due blocchi di calcare, probabilmente di reimpiego, provenienti dalle rovine di Capua. Si conserva anche il cantonale con blocchi tufacei su cui è stato adagiato uno stemma di famiglia in pietra bianca.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Nei pennacchi e sulla chiave di volta del portale:

stemma nobiliare con mezzaluna contornata da tre stelle (famiglia Sale o Como)

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo conserva l'impianto originario e, del prospetto, il bel portale ad arco ribassato con stemmi e la cornice di coronamento con le testate delle capriate originarie come mensole.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990, I, 187.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione07/12/2012 11:35:51
Data ultima revisione07/01/2019 20:01:55
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/213
OggettoCapua, Palazzo Fieramosca
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo  si sviluppa lungo uno degli assi principali della citàà con la sua notevole mole presentando una significativa struttura a torre nell'angolo all'incrocio con una strada minore perpendicolare.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego i blocchi in calcare bianco del basamento, le colonne del cortile interno e un frammento di iscrizione murato all'esterno.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Resta 1970: Isabella Di Resta, "Il palazzo Fieramosca a Capua", Napoli Nobilissima, 9, 1970, 53-60.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990, 434-441

 

Faraglia 1877-1878: Nicola Faraglia, "Ettore e la casa Fieramosca", Archivio Storico per le Province Napoletane, 2, 1877, 647-709; 3, 1878, 471-560.

 

Parente 1915: "Il palagio di Ettore Fieramosca a Capua", Arte e storia, 34, 1915.

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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione01/06/2012 07:10:10
Data ultima revisione07/01/2019 22:47:55
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/46
OggettoCapua, Palazzo Imbriani
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Imbriani
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XVI secolo

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'ingresso al palazzo è segnato da un portale ad arco su pilastri ionici, del tipo noto come "portale mormandeo". Quindi si sviluppa un atrio voltato e un cortile. Dall'atrio si accede alla scala coperta affacciata sul cortile, e il cui ripiano intermedio è segnato da una coppia di colonne.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione14/04/2013 19:02:16
Data ultima revisione07/01/2019 22:50:23
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/387
OggettoCapua, palazzo in Corso Appio 26
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Una coppia di statue di togati di età romana è incassata ai due lati dell'androne del palazzo. Entrambe le opere non presentano la testa originaria (Pane, Filangieri 1990, II, 506). In origine erano probabilmente collocate negli stipiti del portale principale, come ancora si vede nel portale del palazzo di Santa Maria Capua Vetere, di fronte al Mitreo.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Nell'androne del palazzo sono murate una statua maschile di togato, e una statua femminile con veste panneggiata

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994.

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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione07/12/2012 17:49:58
Data ultima revisione09/11/2016 15:48:35
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/221
OggettoCapua, palazzo in Corso Gran Priorato di Malta, 70
Tipologiapalazzo
Nome attualepalazzo
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XV secolo: edificazione

1467, ante: Pontano registra nel De aspiratione l'epigrafe murata capovolta in uno dei due stipiti.

Autore
Committente

Famiglia de Capua (?). Nel registrare l'iscrizione murata nel portale nella sua silloge, Fra Giocondo da Verona scrive che si trova in “Capuae in latere portae D. Iacobi de Capua”.

Famiglie e persone

Famiglia De Capua

Iacopo De Capua

Conte di Paleno

Giovanni Pontano

Giovanni Giocondo da Verona

 

Descrizione

Il palazzo presenta un portale ad arco ribassato in piperno. L'arco poggia su due stipiti di calacare antico, di cui uno è una iscrizione funeraria capovolta (CIL, X, 3984).

Iscrizioni

Blocco iscritto con due coltelli: CIL, X, 3984

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di rempiego i due blocchi di calcare inseriti alla base del portale. Uno dei due reca l'iscrizione CIL, X, 3984

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione07/12/2012 16:48:22
Data ultima revisione12/05/2017 17:59:24
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/217
OggettoCapua, palazzo in via Bartolomeo da Capua 10
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

sec. XV edificazione con portale

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo, recentemente restaurato, conserva il portale ad arco ribassato di stile durazzesco-catalano in tufo grigio con cornice a crocette e, nei pennacchi, stemmi (un braccio che regge un albero); nella chiave di volta, edicola a bassorilievo (allusivo ad un simbolo religioso). Negli stipiti blocchi di calcare di reimpiego; altri elementi antichi riusati nella parte basamentale e all'angolo dell'edificio. All'interno, una scala aperta a rampa unica.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Nei pennacchi:

stemma con braccio che regge albero

Elementi antichi di reimpiego

Allo spigolo del palazzo è reimpiegato un frammento di fregio antico con girali d'acanto

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'edificio conserva tracce della sua conformazione originaria nel portale, negli elementi reimpiegati e nel cortile con la scala aperta.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990, I, 178

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione07/12/2012 19:24:24
Data ultima revisione08/07/2016 22:11:28
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/224
OggettoCapua, palazzo in via Pier delle Vigne
Tipologiapalazzo
Nome attualepalazzo Verazzo
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

fine XV secolo - inizio XVI secolo

Autore

L'attribuzione del palazzo è tuttora una questione aperta. L'impostazione della pianta e il lessico architettonico portano ad attribuire la paternità del progetto a un architetto fiorentino e finora il candidato principale è stato Giuliano da Maiano, attivo a Napoli e nel Regno tra il 1485 e il 1490 (Pane 1937; De Simone 2007). I dettagli architettonici e soprattutto l'uso dell'ordine dorico porterebbero a individuare l'autore in Giuliano da Sangallo che, soggiornando a Napoli nel 1488, potrebbe aver fornito il progetto, senza poi seguire la realizzazione dell'opera. E' anche possibile che il palazzo sia stato progettato da un architetto di provenienza fiorentino-sangallesco: in questo senso un candidato possibile potrebbe essere identificato in Romolo Balsimelli, giunto a Napoli forse al seguito di Andrea Ferrucci nel 1505. Nel Balsimelli si potrebbe identificare infatti quel "Romolo fiorentino" citato nei documenti della cancelleria di Capua per aver fornito nel 1518 una consulenza per l'acquedotto e le fontane di Capua. L'identificazione in Balsimelli come il possibile architetto del palazzo potrebbe essere supportata dal confronto con le opere che realizzò a Napoli.

Committente
Famiglie e persone

Giuliano da Maiano

Giuliano da Sangallo

Romolo Balsimelli

Descrizione

Il palazzo si presenta come un esempio di Rinascimento fiorentino trapiantato a Capua, per la regolarità e simmetria della pianta costruita intorno a un cortile quadrato e per il vocabolario architettonico. Inoltre la corrispondenza tra la scansione interna ed esterna e l'unitarietà del linguaggio indicano che il palazzo fu costruito sulla base di un unico progetto e in unico momento.

Le due facciate, entrambe rimaste incompiute, presentano un alto e continuo basamento in piperno, con un sottile zoccolo di calcare antico. Il pianterreno è scandito da paraste slanciate in piperno con capitelli dorici, ad eccezione di uno decorato con panoplie. Le finestre a arco a tutto sesto riprendono quelle che si trovano nei palazzi fiorentini quattrocenteschi; in particolare ricordano le finestre di Palazzo Gondi o quelle di Palazzo Corsi-Horne. L'attuale portale è moderno, ma riprende la forma a tutto sesto che doveva avere quello originario, probabilmente realizzato in piperno, come il resto delle membrature del palazzo; è anche possibile ipotizzare che, seppur fiorentino nella forma, anche questo portale presentava stipiti realizzati con blocchi di calcare antico, come tutti gli altri portali capuani realizzati tra Quattrocento e inizio Cinquecento. Attraverso un androne voltato a botte si accede al cortile quadrato su cui si aprono quattro arcate a pieno centro, secondo una soluzione che ricorda gli interni delle cappelle rinascimentali. Il cortile è scandito da paraste piegate a 90° che ricordano quelle utilizzate nella cappella della chiesa di Santa Chiara a Firenze (1493-1500) attribuita a Giuliano da Sangallo. Questo tipo di paraste furono utilizzate per la prima volta a Napoli nella cappella dei Carafa di Santaseverina nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli (c. 1508) eseguita ai fiorentini Andrea Ferrucci e di Romolo Balsimelli. L'uso dell'ordine dorico richiama l'ambito sangallesco: in particolare i capitelli dorici con calato scanalato e rucentato sono simili a quelli disegnati da Giuliano per i due pilastri all'ingresso del portico della chiesa di Cestello a Firenze e nel palazzo Rovere a Savona. Sulle arcate e lesene poggia una trabeazione con un ampio fregio liscio e cornice a dentelli. Sulla trabeazione poggiano le finestre a tutto sesto e a fascia girata, come quelle dell'esterno. Se il disegno complessivo e in particolare l'uso del dorico indicano una possibile paternità di Sangallo, oppure di un architetto formatosi nell'ambito sangallesco. Un possibile candidato potrebbe essere forse l'architetto fiorentino Romolo Balsimelli, attestato a Capua nel 1518: il cortile del palazzo ricorda infatti la cappella dei Carafa di Santaseverina, che costruì insieme al suo maestro Andrea Ferrucci; inoltre il tipo di fiorentinità del palazzo si avvicina molto a quello della chiesa di Santa Caterina a Formiello a Napoli, di cui fu direttore dei lavori (1518).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo è stato riutilizzato nell'Ottocento come Gendarmeria

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Rilievi in Pane 1937 (151-152) e Pane, Filangieri (1990), 1994

Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane 1937: Roberto Pane, Architettura del Rinascimento in Napoli, Napoli 1937, 150-151. 

 

De Simone 2007: Anna Luigia De Simone, "Capua, palazzo Verazzo", in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 147-149.

 

Fiore 1989: Francesco Paolo Fiore, “La fabbrica quattrocentesca del palazzo della Rovere a Savona,” in Sisto IV e Giulio II. Mecenati e promotori di cultura, Silvia Bottaro et al. (a cura), Savona, 1989), 261-276.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 509-512.


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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione01/06/2012 07:19:25
Data ultima revisione09/11/2016 16:04:08
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/47
OggettoCapua, palazzo in via Roma 38
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

se. XVI, prima metà: costruzione

secc. XVIII-XIX: rifacimenti

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo è aperto sulla strada con portale ad arco a tutto sesto, che dà accesso a un cortile quadrangolare. Sulla destra del cortile si sviluppa la scala, collegata a una doppia loggia con due coppie sovrapposte di archi a tutto sesto poggianti su colonne antiche.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Al livello inferiore della loggia è una colonna antica in cipollino con capitello corinzio; la colonna soprastante ha fusto antico in marmo portasanta e capitello ionico moderno.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 312-313.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione05/12/2012 20:11:06
Data ultima revisione09/11/2016 16:08:03
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/206
OggettoCapua, palazzo in via Roma 50
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

sec. XV edificazione del palazzo

sec. XVIII ristrutturazione del complesso

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo che affaccia su via Roma con il prospetto ottocentesco mentre l'interno conserva parti più antiche con l'arcone con piedistalli in calcare di reimpiego (forse in origine in facciata) che introduce nel cortile con una scala aperta di foggia settecentesca e un portale ogivale che dà accesso ai locali di una rimessa affiancata da una vera da pozzo realizzata, molto probabilmente, con pezzi di reimpiego.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Blocchi di calcare alla base dell'arcone del cortile

Rocchi della vera da pozzo nel cortile

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo, rifatto tra Sette e Ottocento, conserva alcune parti dell'assetto originario come l'arcone del cortile e una porta dal profilo ogivale della rimessa.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990, II, 307

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione05/12/2012 20:16:38
Data ultima revisione08/07/2016 22:31:20
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/207
OggettoCapua, palazzo in vico Giuseppe de Capua 5
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo sorge in un vicolo perpendicolare alla strada su cui è palazzo Rinaldi Milano. L'elemento più caratteristico è il portale in piperno con basamento in calcare. Nello spigolo dell'edificio è un blocco in calcare con frammento di fregio.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Frammento di fregio con motivi fitomorfi.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994,  II, 297; 324.

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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione07/12/2012 14:45:06
Data ultima revisione09/11/2016 16:13:30
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/216
OggettoCapua, palazzo in vico S. Giovanni a Corte 8
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Gli stipiti del portale del palazzo inglobano una stele con togato e un'altra stele iscritta, mentre una terza stele con tre togati segna lo spigolo dell'edificio.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II,  300.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 19:07:32
Data ultima revisione09/11/2016 15:42:07
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/223
OggettoCapua, Palazzo Milano
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Rinaldi Milano
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

c. 1470

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo si presenta formato da due piani e da un ammezzato; in origine però la facciata su via Rinaldi doveva essere solo ad un piano, oltre quello pianterreno, e quindi corrispondere solo alla parte coperta dal bugnato a conci piatti e distanziati. Tale tessitura isodoma deriva da quella ancora visibile nelle basi delle torri della Porta di Federico II a Capua, e si presenta dunque come una ripresa di uno dei monumenti più importanti della città. Il bugnato inserisce il palazzo all'interno di una serie di palazzi quattrocenteschi meridionali con facciate coperte interamente da bugnato, come palazzo Penne (c. 1406) e quello di Diomede Carafa (c. 1466) entrambi a Napoli; in questa serie rientra anche la facciata della chiesa di San Giovanni Battista  (c. 1470) ad Angri (de Divitiis 2007, 59-61). Al centro della facciata si trova il portale catalano ad arco ribassato in tufo grigio con una fascia decorata con motivi vegetali inquadrato da una cornice rettangolare. L'arco si poggia su due stipiti formati da blocchi di calcare antico, provenienti probabilmente dall'Anfiteatro di Santa Maria Maggiore Capua Vetere. Nei pennacchi tra l'arco del portale e la cornice esterna sono due stemmi, probabilmente della famiglia Milani. Dal portale si accede all'androne voltato a botte; l'arco di passaggio dall'androne al cortile è segnato da due blocchi antichi, simili a quelli del portale. Dall'androne si accede alla scala, marcata al suo ingresso da un rilievo con figura di sfinge

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Due stemmi probabilmente della famiglia Milano sono nelle parti superiori del portale su via Rinaldi.

Elementi antichi di reimpiego

Rilievo con figura di sfinge

Blocchi dei calcare antico negli stipiti dei portali, provenienti probabilmente dall'Anfiteatro di Santa Maria Maggiore Capua Vetere.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Andreas Beyer, Parthenope: Neapel und der Süden der Renaissance, Munich-Berlin 2000, 84–135.

 

Bianca de Divitiis, Architettura e committenza nella Napoli del Quattrocento, Venezia 2007, 43–135. 

 

Isabella Di Resta, Capua, Bari-Roma 1985, 40-41.

 

Tiziana Mancini, "Aspetti della cultura artistica legata all’esame di alcuni monumenti angresi", in Massimo Bignardi (a cura di), Angri. Territorio di transiti, Napoli 1997, 46.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994,  II, 318-319.


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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione01/06/2012 08:36:33
Data ultima revisione30/12/2018 20:50:46
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/49
OggettoCapua, Palazzo Prestieri
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Prestieri
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

sec. XV edificazione con portale

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo recentemente restaurato dopo il sisma del 1980 cancellandone tutte o quasi le tracce del suo passato conserva dell'impianto originario il portale ad arco ribassato riquadrato in una cornice con pennacchi con decorazione floreale e pinnacolo di stie durazzesco catalano; al di sopra uno stemma settecentesco a segnare il radicale rifacimento dell'edificio in quel secolo.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Stemma nobiliare sul portale (sec. XVIII)

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo conserva dell'assetto originario solo il portale di facciata.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990, II, 513

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione07/12/2012 19:39:54
Data ultima revisione30/12/2018 20:51:50
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/225
OggettoCapua, Palazzo Rinaldi Campanino
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Rinaldi Campanino
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone

Rinaldi

Ventriglia

Campanino

Descrizione

Il palazzo è organizzato intorno a un cortile quadrangolare. La facciata principale, a nord-ovest, prospetta su via Roma, ma l’accesso al cortile avviene tramite un ampio portale che si apre sulla via Bartolomeo de Capua.

La facciata a tre livelli è interamente in conci squadrati di tufo, suddivisa orizzontalmente da eleganti cornici marcapiano. Al piano terreno si aprono finestre cinquecentesche trabeate e una porta secondaria centinata. Al piano nobile si aprono invece finestre, tutte architravate, ma di forme diverse. Le due a sinistra sono suddivise in bifore da esili colonnine in marmo sorreggenti capitelli con stemmi pulvini composti da due mensole contrapposte. Le finestre di destra, invece, appaiono più antiche, con cornici tardogotiche che inquadrano l’architrave e soltanto la porzione superiore degli stipiti laterali; appaiono simili, anche se in forme semplificate,  alle cornici di palazzo Caetani a Fondi, di palazzo De Cordoba a Sessa Aurunca.

L'accesso avviene da un portale collocato sulla facciata laterale, che dà sul cortile interno. All’intradosso della volta del vestibolo è lo stemma della  famiglia Ventriglia, che detenne il palazzo da epoca imprecisata (ma certamente successiva al 1610, quando il proprietario era Ettore Rinaldo), fino al 1842, quando passò ai baroni Campanino (Di Resta 1984, p. 22).

In fondo al cortile loggia a due arcate su pilastri in pietra. Nel pennacchio fra i due archi del piano terreno è una testina antica in pietra sormontata da un medaglione con l’immagine di Parthenope racchiusa entro una ghirlanda d’alloro. Al di sopra è quindi il basamento del pilastro intermedio della loggia superiore, le cui arcate sono oggi tamponate – recante iscrizione relativa a un restauro e datata 1610.

Iscrizioni

Epigrafe nel cortile:

HECTOR RINALD. / ANTIQAS MAIO/RVM AEDES SVAE / GENES COMODO / AC CIVITATIS / ORNAMENTO / SIC MAGNIFICEN/TIVS REFECIT/ AN. SAL. MDCX

Stemmi o emblemi araldici

Uno stemma è su una delle bifore in facciata. Lo stemma Ventriglia è invece nell'intradosso della volta del vestibolo

Elementi antichi di reimpiego

Sono probabilmente di reimpiego i due blocchi in calcare bianco posti agli estremi della facciata su via Roma, e anche quelli omologhi che fungono da stipiti per il portale sul cortile. Così come di reimpiego appare anche la testa virile collocata sotto il piedistallo del pilastro centrale della loggia interna.

Opere d'arte medievali e moderne

Medaglione scolpito con rilievo di sirena che suona il flauto.

Storia e trasformazioni
Note

Il medaglione collocato sotto al basamento centrale della loggia interna, fra l'iscrizione e la testa antica, è la copia di una antica moneta campana, nota anche ai collezionisti del tempo perché pubblicata a stampa sia da Antonio Agustìn sia da Giulio Cesare Capaccio (1607, p. 280).

Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Rilievi della pianta, della facciata su via Roma e di alcune finestre, in Di Resta 1984; Pane Filangieri 1990, I, p. 176, 177.

Fonti/Documenti
Bibliografia


Agustin 1592: Discorsi del S. Don Antonio Agostini sopra le medaglie et altre anticaglie, divisi in XI dialoghi. tradotti dalla lingua Spagnuola nell' Italiana, con l'aggiunta di molti ritratti di belle, e rare medaglie, in Roma, presso Ascanio, et Girolamo Donangeli, 1592.


Andreucci Ricciardi 1984: Anna Andreucci Ricciardi, "Il palazzo Rinaldi-Campanino a Capua: rinascimento e maniera", Capys, 17, 1984, 29-40.


Capaccio 1607: Giulio Cesare Capaccio, La vera antichità di Pozzuolo, in Napoli, appresso G.G. Carlino, e. C. Vitale, 1607.


De Simone 2007: Anna Luigia De Simone, "Capua, palazzo Rinaldi Campanino", in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 145-147.


Di Resta 1984: Isabella Di Resta, "Capua catalana: palazzo Rinaldi-Campanino", Capys, 17, 1984, 20-28.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, I, 174-177.


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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione01/06/2012 07:33:58
Data ultima revisione30/12/2018 20:52:30
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/48
OggettoCapua, Palazzo Saitta
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Saitta
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Ubicato in pieno centro storico, in via Gianfrotta 2.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994,  I, 173-174.

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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione07/12/2012 19:52:12
Data ultima revisione30/12/2018 20:53:48
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/226
OggettoCapua, porta e torri di Federico II
TipologiaPorta urbica (distrutta)
Nome attualePorta Roma
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1233 c.: costruzione della Porta.

1475: lavori al ponte e alle torri

1557: la Porta viene tirata giù per volontà del Viceré spagnolo.

1943: seconda demolizione a seguito dei bombardamenti sul Ponte Romano

Autore
Committente

Imperatore Federico II di Svevia

Famiglie e persone

Federico II

Viceré Fernando Alvarez de Toledo y Pimentel

Antonio Campano

Francesco Di Giorgio

Agostino Tiferno

Scipione Sannelli

Fabio Vecchioni

Giuseppe di Lazaro

Orazio Carrara

Jean Baptiste Louis Georges Seroux d'Agincourt

Descrizione

La Porta è di Capua è la porta più celebrata porta del medioevo italiano (anche più delle porte di Roma). La porta, che segnava l’ingresso al Regnum (Capua era il limes imperiale), fu innalzata da Federico per rappresentare la sua immagine imperiale: “suam ymaginem in aeternam et immortalem sculpi fecit” (Gardner).  Si tratta di una porta romanica che guarda all’antico nella struttura e nell’iconografia.

La porta, formata da due torri di forma ottagonale irregolare e da una struttura di collegamento, svolgeva la doppia funzione di porta urbica e di arco/ingresso trionfale alla città, una duplice funzione che si riflette anche nell’iconografia. La porta sorgeva a ridosso del ponte Casilinum attraverso cui la via Appia scavalcava il fiume Volturno. L’associazione di ponte e fiume era familiare all’antichità (Gardner), come nel caso della porta urbica di Rimini che si raggiungeva attraverso un ponte sull’Ausa. L’arco di Saintes eretto sulla riva del Charente nel 19 d.C. era un caso raro in cui una porta aveva statuaria in cima. Un altro precedente è lo Steinerne Bruck a Regensburg

Con le due torri poligonali “mire magnitudinis, fortitudini set pulchritudinis”, Capua è strutturalmente confrontabile con le porte romane di Torino e di Spello. Le torri sono costruite in paramento calcareo a bugne piatte smussate con notevole maestria e furono quasi certamente assai costose; lo stesso bugnato isodomo lo ritroviamo nel Palazzo dell’Imperatore di Prato (Clarke).

In gran parte distrutta nel 1557, la sua struttura originaria è stata oggetto di diverse ricostruzioni nel tempo, basate sui disegni di Francesco di Giorgio e Agostino Tiferno (c’è anche un disegno di Vecchioni ma post distruzione) e sulle descrizioni letterarie, in particolare quella del vescovo Campano nella biografia di Braccio da Montone. La ricostruzione del suo aspetto originario presenta ancora diversi punti controversi, come l’altezza complessiva delle due torri e la struttura del corpo intermedio e in particolare del “regium cubiculum” (Tomei). Rimane aperto il problema delle arcate del primo piano che secondo Giustina Scaglia sarebbe una loggia e non nicchie chiuse (Tomei). Quindi funzionava come finestre dell’ambiente retrostante. Rispetto al problema della sua configurazione tridimensionale, è ormai chiaro che c’era un corpo tra le due torri e che c’era il regio cubiculo coperto da botte ogivale (si ipotizza che fosse un palco da cui l’imperatore poteva osservare gli spettacoli). Sopra correva ponte in legno che collegava le due torri. Gli spazi interni erano coperti da crociere su colonne(Tomei). Dai disegni si evince con certezza che si trattava di una porta a due facce, una monumentale e trionfale rivolta verso chi giungeva in città, e una probabilmente meno monumentale a meridione. La facciata “trionfale” verso settentrione si presentava come una struttura monumentale su tre livelli divisi da cornici ed era contraddistinta da sculture e da iscrizioni.  L’identificazione delle figure principali lascia ancora qualche margine di dubbio, ma è certo che erano disposte in modo che i visitatori provenienti da settentrione, attraversato il fiume per entrare in città, se la ritrovassero esattamente di fronte. Poco interessato al dettaglio il visitatore si trovava dinnanzi un esplicito richiamo alla monarchia imperiale romana la cui restaurazione era stato lo scopo della dinastia degli Hohenstaufen sin dalla metà del XII secolo: la sua romanitas era là sotto gli occhi di tutti. Una grossa testa della Iustitia (cfr. Castelnuovo) campeggiava in un vano più ampio al sommo dell’arco. Sopra la Iustitia correva una falsa arcata contenente al centro l’imperatore sul trono affiancato da due statue di giovani donne; più in alto un colonnato ancor più elaborato presentava altre sculture di soggetto incerto ma stile analogo.Al centro della porta c’era la statua seduta del re. La statua di Federico ricorda le statue del “sempre vittorioso” Arcadius e Honorius sulle porte di Roma. Due busti imponenti di solito identificati con Taddeo da Sessa e Pier delle Vigne, rappresentano ad ogni modo magistrati o ministri in carica per volere dell’imperatore. Federico conosceva sicuramente gli archi della classicità dal momento che è noto che avesse saccheggiato le statue della Porta Aurea a Ravennna per una fornace di calce: la Porta Aurea, smantellata nel ‘500, aveva archi tondi confrontabili con quelli poi scolpiti a Capua e forse contenevano busti; tondi con busti c’erano anche nella porta di Rimini. L’imperatore seduto gli altri busti enigmatici sulla facciata erano accompagnati da un’iscrizione registrata da Andrea d’Ungheria; ammonizioni simili si trovavano su Porta Soprana a Genova dove Federico come imperatore eletto trascorse alcune settimane nel 1212. 

Iscrizioni

Andrea d’Ungheria registra l’iscrizione che accompagnava l’imperatore seduto e altri busti enigmatici sulla facciata: “Caesaris imperio regni custodia fio / Quam miseros facio quos variare scio / Intrent securi qui querunt vivere puri / Infidus excludit timeat vel carcere trudi”

L'iscrizione moderna apposta nel 1585 sul monumento commemorativo della Porta dove furono ricollocate le statue: FEDERICO II / MARMOREA TURRIUM CORONIDIS /  RESTITUTORI / HIS AD NOVAM PROPUGNACULI FORMAM REDACTIS / VETUSTAM REPONIT STATUAM / ORDO POPULUSQ. CAMP. / MDLXXXV.

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Statua della Diana, oggi al Museo Campano (Meredith)

Testa Capua fidelis

Statua di Federico è probabilmente una scultura antica rilavorata

Piede di trapeza

Chiave d'arco con protome di satiro giovane

Chiave d'arco con protome di Volturno.

E’ probabile che buona parte delle pietre siano state recuperate da edifici romani non distanti, alcune recano tracce di rimodellamento.

Opere d'arte medievali e moderne

Antefisse sulle torri

Storia e trasformazioni
Note

Museo Campano, Registri Cancelleria di Capua, libro XX, p. 178, sub datam 19 febbraio 1557: "Eodem die, a XVIII hore, si sono cominciate a scemare le Torri della fedelissima città di Capua, le quali per esserno di sì antico, bello, raro, et altissimo edificio, edificate dalla Maestà di re Federiggo Barbarossa [sic], quattro cento anni sono in circa, han generato tanto cordoglio e pianto, si gran mestitia e terrore non ca' a tutta la città e convicini, ma a tutti i forastieri di qualsivoglia sorte si fussero: talché molti cittadini et altri, veggendo si stupenda opra troncarsi e buttarsi a terra, han preso a scriverne e componere molte compositioni, acciò recandone memoria a gli posteri, se rechi loro insieme caggione di condolersi di ciò". (da Giuseppe Centore, Capua: le torri di Federico, Maddaloni (CE) 2003, pp. 13-15). 

Una di queste composizioni poetiche (in latino) è trascritta da Fabio Vecchioni nel manoscritto dell'Istituto Germanico di Roma (Paseler-Holtzmann, p. 242 )

3 gennaio 1584 per disposizione del Senato di Capua, la statua di Federico II che era rimasta a a terra presso le abbattute torri "con le mani et piedi tronchi, guasto il naso ed altri membri del corpo" fu posta in un sacello marmoreo eseguito dagli artisti napoletani Giuseppe di Lazaro e Orazio Carrara "per conservare l'antica memoria et grandezza d'animo della Patria" ( Museo Campano, Registri Cancelleria di Capua, libro XXIX, fol. 37). Il sacello viene collocato sul "lato sinistro della torre " (Centore, op. cit., p. 15); ma non è chiaro quale torre e quale sia il lato sinistro, se da Capua verso Roma, o al contrario.

Fonti iconografiche

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Agostino TIferno (c. 1500):  Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, ms. 3528, f. 51v.

Fabio Vecchioni (c. 1655): Roma, Deutsches Historisches Institut, ms. 46.

Piante e rilievi

Ricostruzioni in Shearer, Willemsen, Tomei.

Fonti/Documenti

Capua, Museo Provinciale Campano, Archivio Storico, ms. Scipione Sannelli, Annali della Città di Capua;

Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 1042,

Jacopo da Cessole, Liber de moribus hominum et officiis nobilium super ludo scachorum, c. 104v.

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Andrea d'Ungheria, Descriptio victoriae a Karolo Provinciae comite reportatae, in M.G.H., Scriptores, XXVI, a cura di G. Waitz, 1882, pp. 559-580;

G.A. Campano, Braccii Perusini vita et gesta, a cura di R. Valentini, in R.I.S.2, XIX, 1929, pp. 176-178;

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Speciale 1999: L. Speciale, Federico e il suo doppio. Francesco Daniele e la vera storia del Gesso Solari, in Mezzogiorno-Federico II-Mezzogiorno. Atti del Convegno internazionale di studio promosso dall'Istituto Internazionale di Studi Federiciani (Potenza-Avigliano-Castel Lagopesole-Melfi, 1994), a cura di C.D. Fonseca, Roma 1999., pp. 795-823;

 

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Wagner-Rieger 1957: R. Wagner-Rieger, Die italienische Baukunst zu Beginn der Gotik, II, Süd- und Mittelitalien, Graz-Köln 1957, pp. 152-162;

 

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Willemsen 1968: C.A. Willemsen, Die Bauten der Hohenstaufen in Süditalien. Neue Grabungs- und Forschungsergebnisse, Köln-Opladen 1968;

 

Willemsen 1977/a: C.A. Willemsen, Skulptur aus dem Umkreis Friedrichs II., ibid., I, pp. 664-665 (schede nrr. 842-844, pp. 665-667);

 

Willemsen 1977: C.A. Willemsen, Die Bauten Kaiser Friedrichs II. in Süditalien, in Die Zeit der Staufer. Geschichte, Kunst, Kultur, catalogo della mostra, III, Stuttgart 1977, pp. 143-163 (trad. it. I castelli di Federico II nell'Italia meridionale, Napoli 1979);

 

Willemsen 1978: C.A. Willemsen, La porte triomphale de Capoue, Frédéric II et l'antiquité, in L'art dans l'Italie méridionale.Aggiornamento all'opera di Émile Bertaux sotto la direzione di Adriano Prandi, V, Roma 1978, pp. 927-928;

 

Wollesen 1991: J.T. Wollesen, A Pictorial "Speculum Principis": the Image of Henry II in Cod. Bibl. Vat. Ottobonensis lat. 74, fol. 139v, "Word and Image", 5, 1991, nr. 1, pp. 85-110.

Link esterni

Mario D'Onofrio, voce "Porta di Capua" (2005), in Federiciana:

http://www.treccani.it/enciclopedia/porta-di-capua_(Federiciana)/

SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione01/06/2012 08:46:48
Data ultima revisione09/11/2016 16:53:44
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/53
OggettoCapua, Porta Napoli
Tipologiaporta urbica
Nome attualePorta Napoli
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1577-1582

Autore

Ambrogio Attendolo

Committente

universitas di Capua

Famiglie e persone

Ambrogio Attendolo (architetto)

Orazio da Carrara (lapicida)

Giuseppe de Lazzaro (lapicida)

Descrizione
Iscrizioni

"SVB MVRO QVONDAM TRIPEDALI, ET PENE LABENTI, CAMPANI ASSVETI REGVM BENE JVRA TVERI: VT MELIVS SIT RES OLIM DEFENSA PHILIPPI MVNIRI FIRMIS CVRARVNT ARCIBUS URBEM."

(da Pascale 1682, c. non numerata post dedica)

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

La porta viene realizzata con le pietre dell'Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere.

Secondo la testimonianza di Giuseppe Bossi, all'inizio del XIX secolo nella porta era reimpiegata una chiave d'arco dell'anfiteatro raffigurante Apollo radiato (Corlaita Scagliarini 1977, p. 44, fig. 44 a p. 48 e nota 82 a p. 54).

Opere d'arte medievali e moderne

Sculture dell'arco

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

La porta è disegnata nel 1826 dall'architetto francese Henry Labrouste

Piante e rilievi
Fonti/Documenti

(1577) ACC 22, Cancelleria 26, f. 175v:

?

Bibliografia

Amirante 2001: Francesca Amirante, La scultura del ?500 in Terra di Lavoro, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XIV ciclo, 2001, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, pp. 141-142, scheda n. 10

 

Corlaita Scagliarini 1977: Daniela Corlaita Scagliarini, ?Viaggio archeologico tra Capua ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi?, Prospettiva, 9, 1977, 38-54.

 

Di Resta 1974: Isabella di Resta, ?Contributo alla storia urbanistica di Capua?, Napoli Nobilissima, 13, 1974, 169-184

 

Di Resta 1985: Isabella di Resta, Capua, Bari 1985, 67-71.

 

Pane 1975-1977: Roberto Pane, Il Rinascimento in Italia Meridionale, 2 voll., Milano 1975-1977, II, 65 e note 77, 91.

 

Pascale 1682: Agostino Pascale, Racconto del sacco di Capua dato dall?iniquo Cesare Borgia sul dì 24 di luglio nell?anno dell?humana salute 1501, in Napoli, per Antonio Bulifon, MDCLXXXII.

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Disegno di Labrouste

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione01/06/2012 08:38:57
Data ultima revisione30/12/2018 20:55:47
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OggettoCapua, San Benedetto
Tipologiachiesa (esistente) con annesso convento (trasformato)
Nome attualeSan Benedetto
Immagine
Nomi antichi

Immacolata, San Benedetto, Santi Ignazio e Francesco Saverio (dal 1620), Chiesa e collegio del Gesù

Cronologia

879: in questo anno esisteva già in Capua un cenobio benedettino.

1084: Desiderio da Montecassino ricostruisce la chiesa e il monastero.

1087-1105: la chiesa risulta compiuta sotto il governo dell’abate Oderisio (1087-1105).

1108: consacrazione della nuova chiesa da parte di papa Pasquale II, esule a Capua.

1504: Giovan Battista De Angelis ricostruisce integralmente il quadriportico di ingresso alla chiesa.

1519: papa Leone X, con bolla del 13 maggio 1519 concede l'abbadia e la chiesa in juspatronato alla famiglia De Angelis.

1585-1592: intervento di ampliamento diretto da Benvenuto Tortelli.

1611: la chiesa viene concessa ai gesuiti e il collegio viene istituito per volere del cardinale Roberto Bellarmino, arcivescovo di Capua, utilizzando l’antico convento dei benedettini e ampliandolo con l’acquisto del palazzo dei principi Capua della Riccia.

1620: dopo la canonizzazione di Ignazio di Loyola e Francesco Saverio, i gesuiti intitolano la chiesa ai nuovi santi.

1767: espulsione dei gesuiti dal regno di Napoli. La chiesa passa a un rettore.

1799: la chiesa viene chiusa al culto.

1819: la chiesa viene spogliata di gran parte dei suoi arredi sacri, dispersi per le altre chiese di Capua.

1812-1866: il collegio viene quasi integralmente ricostruito per adattarlo alla nuova funzione di ospedale militare.

1905: la chiesa viene riaperta al culto e intitolata all'Immacolata.

Autore

1585-1592, convento: Benvenuto Tortelli

Committente

Desiderio da Montecassino

Famiglie e persone

Desiderio da Montecassino

Fra Giocondo

Benvenuto Tortelli

Roberto Bellarmino

Descrizione

La chiesa, preceduta da un ampio spiazzo un tempo occupato da un quadriportico, ha il tipico impianto cassinate a tre navate separate da colonne antiche in marmo. Attualmente presenta una copertura a finta volta a incannucciato. Nel presbiterio sono lacerti della originaria pavimentazione in opus tassellatum marmoreo.

Iscrizioni

Iscrizione attestante il rifacimento da parte di Desiderio da Montecassino correva al di sotto dei mosaici absidali:

HOC DESIDERIVS, QVI VICTOR PRAESVL ET ABBAS COEPIT OPVS, QVOD ODERESIVS OPTIMVS ABBAS COMPLEVIT, BENEDICTE TVVM DECORANS AD HONOREM (da Monaco 1630, p. 165).

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego le colonne che dividono la chiesa in tre navate, e i frammenti marmorei reimpiegati nel pavimento cosmatesco, di cui oggi sopravvivono lacerti soltanto nel presbiterio. Parte del pavimento fu trasportato nel XIX secolo nella chiesa di Sant'Angelo in Formis.

Nella chiesa erano inoltre numerosissime epigrafi antiche. Buona parte di esse, stando alle testimonianze di Fra Giocondo e di Agostino Tyferno, fra XV e XVI secolo erano reimpiegate nel pavimento o murate nel campanile: CIL, X, 3800; CIL, X, 3895; CIL, X, 3908; CIL, X, 3967; CIL, X, 3976; CIL, X, 3982; CIL, X, 4004; CIL, X, 4011; CIL, X, 4047; CIL, X, 4064; CIL, X, 4084; CIL, X, 4106; CIL, X, 4142; CIL, X, 4199; CIL, X, 4274; CIL, X, 4313; CIL, X, 4388; CIL, X, 4407; CIL, X, 4409; CIL, X, 4441; CIL, X, 4518; CIL, X, 4531

Opere d'arte medievali e moderne

Pavimento marmoreo del presbiterio (cfr. supra: Elementi antichi di reimpiego).

Lacerti di affreschi medievali lungo le pareti delle navate laterali.

Perduti i mosaici desideriani che fino almeno al 1630 decoravano l'abside maggiore, che rappresentavano Cristo fra Pietro e Paolo.

Si trovava originariamente in San Benedetto l'altare della Natività, smembrato in epoca napoleonica e poi trasferito al palazzo arcivescovile.

Storia e trasformazioni

Di fondazione molto antica, la chiesa viene ricostruita integralmente sotto Desiderio da Montecassino nel XI secolo. Altre modifiche avvengono all'inizio del XVI, quando viene ricostruito il quadriportico. Dopo l'arrivo dei gesuiti le antiche pitture della chiesa vengono imbiancate (Pasquale 1666, pp. 99-101), e si provvede alla riorganizzazione degli arredi liturgici smantellando il coro esistente al centro della navata. Dopo l'epulsione dei gesuiti (1767) fino all'inizio del XX secolo la chiesa subisce un depauperamento del suo patrimonio artistico e un lento declino. I restauri moderni hano riportato alla luce alcuni frammenti di affreschi e gelosie in stucco di finestre, rinconducibili alla facies medievale dell'edificio. 

Note
Fonti iconografiche

C. de Noyelle, planimetria (datata 11 dicembre 1681) del secondo piano del monastero di San Benedetto (Archivio di Stato di Napoli, Piante e disegni, cartella XVI, n. 11). Disegno a penna e acquerello (cm 53,3x48,3), con scala di 200 palmi napoletani.

E. Giovine, Primo piano terraneo del Collegio esistente nella Piazza di Capua che fu delli Gesuiti espulsi, con sua Chiesa, Sacrestia, Congregazioni Scuole, ed altre Officine, con suoi Confini e Case che appartenevano a’ Gesuiti affittate a’ Paesani, 10 maggio 1768, disegno a penna (cm 61,5x113), scala di 100 palmi napoletani, Napoli, Archivio di Stato, Piante e disegni, cart. XVI, n. 8 (riprodotto in Pane Filangieri 1990, II, p. 393).

E. Giovine, Secondo Piano del Collegio esistente nella Piazza di Capua che fu dei Gesuiti espulsi, disegno a penna (cm 54x57,7), scala di 100 palmi napoletani (Napoli, Archivio di Stato, Piante e disegni, cart. XVI, n. 9).

E. Giovine, Terzo Piano del Collegio esistente nella piazza di Capua, che fu dei Gesuiti espulsi, 10 maggio 1768, disegno a penna (cm. 47,4x42,5), scala di 100 palmi napoletani (Napoli, Archivio di Stato, Piante e disegni, cart. XVI, n. 10).

Pianterreno dell’antico collegio de chiesa oggi ospedale militare di Capua, disegno a penna (cm. 57,5x82,5), 1812, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sala Manoscritti, busta 27 A(1 (riprodotto in Pane Filangieri 1990, II, p. 393).

Profilo per lungo dell’Ospedale militare di Capua presso la linea AB, disegno (cm 54x102, 25 settembre 1812, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sala Manoscritti, busta 26(77 (riprodotto in Pane Filangieri 1990, II, p. 393).

Piante e rilievi

Pianta della chiesa in Pane Filangieri 1990, II, p. 385. Piante del piano terra e del primo piano dell'ex monastero, ivi, II, p. 392. Rilievo della chiesa in Speciale, Torriero Nardone 1997.

Fonti/Documenti

La Cronaca Cassinese descrive la ricostruzione della chiesa diruta da parte di Desiderio da Montecassino, fornendo indicazioni sull'importazione di maestranze sia per quanto riguarda le opere edilizie vere e proprie che per la lavorazione delle colonne e dei capitelli, precisando inoltre le dimensioni della chiesa costruita da Desiderio, che era lunga 98 cubiti, larga 52, con nove colonne per parte.

Monaco 1630, p. 164: "Desiderius autem post ita, Capuam pergens, et officinis monasterij Capuani in ruinis iam positas cernens, ad renovationem illius animum dedit. Diruta namque priori Ecclesia, iussit conduci artifices alios ad muros construendas, alios ad capitella columnarum miro opere facienda: evocasq. ad se Benedictu(m) eiusdem loci Praepositu(m), praecepit ut in eiusde(m) Ecclesiae renovatione, omnibus rebus postpositis, specialiter in vigilare studeret. Cuius ille imperio parens, Patris Benedicti basilicam, sicut nunc cernitur, pulcherrimam satis co(n)struxit: quae quidem Ecclesiae habet in longitudine cubitos octo et nonaginta; in latitudine duo set quinquaginta; in altitudine duo et quadraginta; columnas ab uno latere novem, et ab altero totidem”.

Bibliografia

Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3], I, 262-266.

 

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Casiello 1989: Stella Casiello, “L’opera di Benvenuto tortelli in centri della Campania”, in L’architettura a Roma e in Italia (1580-1621), Atti del XXIII Congresso di Storia dell’Architettura, (Roma, 24-26 marzo 1988), Roma 1989, II, 281-290.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Monaco 1630: Michele Monaco, Sanctuarium Capuanum, opus in quo sacrae res Capuae et per occasionem plura, tam ad diuersas ciuitates regni pertinentia, quam per se curiosa continentur. Collectore Michaele Monacho, Neapoli, apud Octavium Beltranum, MDCXXX.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 384-394.

 

Pasquale 1666: Giovanni Pietro Pasquale, Historia della prima Chiesa di Capua overo di S. Maria Maggiore, in Napoli, per Lucantonio di Fusco, 1666.

 

Ruotolo 1983: Franco Ruotolo, “Il tempio di San Benedetto in Capua”, Capys, 16, 1983, 103-114.

 

Speciale,  Torriero Nardone 1997: Lucinia Speciale,  Giuseppina Torriero Nardone, “Sicut nunc cernitur satis pulcherrimam construxit: la basilica e gli affreschi desideri ani di S. Benedetto a Capua”, in Desiderio da Montecassino e l’arte della Riforma Gregoriana, a cura di Faustino Avagliano, Montecassino 1997, 147-188.

 

Visentin 2012: Barbara Visentin, La nuova Capua longobarda. Identità etnica e coscienza civica nel mezzogiorno altomedievale, Manduria-Bari-Roma 2012.

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SchedatoreFulvio Lenzo
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Data ultima revisione09/11/2016 17:15:47
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OggettoCapua, San Domenico
Tipologiachiesa (esistente) con annesso convento (trasformato)
Nome attualeSan Domenico
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XIII: la chiesa viene fondata sull'area dell'antico palatium longobardo.

XVIII sec.: rifacimento della chiesa

Autore
Committente
Famiglie e persone

Nella chiesa era la cappella di famiglia di Bartolomeo Di Capua (Bruzelius 2004).

Le numerose epigrafi ancora affisse in chiesa, o depositate nei locali adiacenti, citano fra gli altri:

Giulio Cesare Mazziotta (1591)

Bartolomeo de Franchis (morto nel 1330: iscrizione eseguita da Jacopo de Franchis nel 1615)

Pompeo Frapperio 1623)

Laura Albertina (1630)

Silvio Azzia (1663)

Vincenzo Mazzarella (1705)

Francesco Olimpio (1734)

Descrizione

Impianto ad aula unica con cappelle laterali poco sporgenti (sei per lato) e presbiterio quadrato coperto a cupola.

Convento dopo 1806 utilizzato con caserma e magazzino militare. Post 1943 edificio scolastico. Sussistono ancora due  bracci dell’edificio originario, che si incrociano in un ambiente con volte a crociera ogivali poggianti su colonne antiche in marmo con capitelli di spoglio.

Iscrizioni

Sulla tomba di Antonio d'Azzia:

+ANTONIVS DE ACCIA MILES ARMORVM CONDVCTERIVS AC ALFONSI ET FERDINANDI / REGVM MERECBALDVS / PATRIE OB DEFENSOR HIC REQVIESCIT INSONNO PACIS OBIIT A[n]NO D[omi]NI / MCCCCLXXVIII.

 

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

All'esterno dell'abside, nei basamenti dei due contrafforti, sono inseriti un'ara e un blocco di calcare con frammento modanato

All'interno del convento colonne in marmo con capitelli di spoglio

Opere d'arte medievali e moderne

Monumento funebre di Antonio d'Azzia.

altare dell'Annunciazione di Domenico d'Auria.

Tabernacolo Caetani (1452) con paliotto (sec. XVI)

Storia e trasformazioni

Il convento è stato ricostruito dopo i danni subiti dalla seconda guera mondiale. Di Resta ritiene che sorgesse sull’area dell’antico palazzo comitale longobardo, ipotesi confortata dalla collocazione nei pressi delle tre chiese 'ad curtim'.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta della chiesa in Pane, Filangieri (1990) 1994, II, p. 353, e piante del piano terra e del primo piano del convento al tempo del suo adattamento a caserma (da Petroncelli), ivi, p. 359.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo Itomo II], I, 252-260.

 

Bruzelius 2004: Caroline Astrid Bruzelius, The Stones of Naples, New Haven-London 2004.


Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, pp. 350-360.


Rotondo 1934: L. Rotondo, Cenni storici della chiesa di S. Domenico in Capua, Capua 1934.


Senatore 2016: Francesco Senatore, "Capua nel Quattrocento: la cura degli spazi e dei cittadini", in Giovanni Vitolo (a cura di), Città, spazi pubblici e servizi sociali nel mezzogiorno medievale, Napoli 2016, 317-350

 

Treppicone 1936: M. Treppicone, Cenni storici della chiesa di S. Domenico, Capua 1936.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione01/06/2012 08:39:55
Data ultima revisione08/11/2016 21:15:35
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OggettoCapua, San Giovanni a Corte
Tipologiachiesa
Nome attualeSan Giovanni a Corte
Immagine
Nomi antichi

San Giovanni ad curtim

Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Capitello longobardo nella sagrestia (X secolo).

Elementi scultorei (rilievi e transenne), sempre di età longobarda (X-XI secolo) trasferiti al Museo Campano.

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta in Venditti 1967.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Bertaux 1904: Emile  Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, de la fin de l'Empire romain à la Conquête de Charles d'Anjou,  Paris 1904, 84-86.


Cantiello 1974: Cristina Cantiello, “Un momento dell'arte longobarda a Capua: tre chiese ad Curtium”, Capys, 8, 1974,  114-118.

 

Di Resta 1980: Isabella Di Resta, "Il doppio livello nella chiesa longobarda di San Giovanni a Corte e l'area palaziale capuana", Archeologia medievale, VII, 1980, 557-576.


Di Resta 1983: Isabella Di Resta, Capua Medievale. La città dal IX al XIII secolo e l’architettura dell’età longobarda, Napoli 1983.


Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, pp. 361-364.


Salazaro 1869/a: Demetrio Salazaro, “Pitture del sec. IX e X nella chiesa di San Michele in Curtim”, in Italia, XII, n. 247, anno 1869.


Salazaro 1869: Demetrio Salazaro, “Scoperta di pitture nella chiesa di S. Michele a Corte a Capua”, Il Pungolo, X, n. 246, anno 1869.

 

Venditti 1967: Arnaldo Venditti, Architettura bizantina nell’Italia meridionale, Napoli 1967, II, 606-607.

 

Visentin 2005: Barbara Visentin, “Spazi urbani e contesti politico-istituzionali nel mezzogiorno: le chiese a corte nella Capua longobarda”, Rivista di Storia della Chiesa in Italia, 59, n.1, gennaio-giugno 2005.

 

Visentin 2012: Barbara Visentin, La nuova Capua longobarda. Identità etnica e coscienza civica nel mezzogiorno altomedievale, Manduria-Bari-Roma 2012

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/09/2012 14:04:31
Data ultima revisione09/11/2016 17:17:29
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OggettoCapua, San Giovanni dei Cavalieri
Tipologiachiesa (scomparsa)
Nome attuale(distrutta)
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1604: edificazione.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Per un periodo di tempo viene collocata nel complesso la vasca in breccia verde d'Egitto oggi al  Museo Diocesano.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La chiesa sorge nel XVI secolo in sostituzione di una sede più antica sita in altra zona della città e attestata come casa dell'ordine di Gerusalemme dal 1179. 

Note
Fonti iconografiche

Giovan Battista Manna, Descrittione della Pianta del Palazzo, e Chiesa di S. Gio. sita nella città di Capua, 1679, Napoli, Archivio di Stato, Cassa Ammortizzazione, 3528 (in Pane, Filangieri 1990; Ricciardi online).

Raffigurazione del complesso anche in un cabreo manoscritto conservato presso la National Library di Malta (in Pellettieri 2008).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Capua Capece 1750: Giuseppe Di Capua Capece, Dissertazione di Giuseppe di Capua Capece Intorno alle due Campane della Chiesa Parrocchiale di S.Giovanni de' Nobili Uomini di Capua, alla quale si da principio con un'altra dissertazione sopra lo stesso argomento di Paolo Maria Paciaudi, in Napoli, stamperia di Novello de Bonis, 1750.


Esposito 2009: Laura Esposito, “Il patrimonio archivistico di Capua. Note preliminari per lo studio degli ospedalieri di S. Giovanni di Gerusalemme nella città”, in Cultura cittadina e documentazione. Formazione e circolazione di modelli, Atti del convegno (Bologna, 12-13 ottobre 2006), a cura di A. L. Trombetti Budriesi, Bologna 2009, 269-300.


Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3], 285-288.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, pp. 394-395.


Pellettieri 2008: Il Gran Priorato giovannita di Capua, a cura di Antonella Pellettieri, Matera 2008.

 

Ricciardi online: Emilio Ricciardi, Chiese e commende dell’Ordine di Malta in Campania, testo online su FEDOA:

www.fedoa.unina.it/1059


Link esterni

Emilio Ricciardi, Chiese e commende dell’Ordine di Malta in Campania, testo online su FEDOA

www.fedoa.unina.it/1059

testo di Laura Esposito online su Reti Medievali all'URL:

http://fermi.univr.it/rm/biblioteca/scaffale/Download/Autori_E/RM-Esposito-Capua.pdf

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione08/09/2012 09:18:31
Data ultima revisione09/11/2016 17:23:57
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OggettoCapua, San Giovanni delle Monache
Tipologiachiesa (trasformata) e monastero
Nome attualeArmeria
Immagine
Nomi antichi

San Giovanni delle Dame Monache

Cronologia

952: Landolfo principe di Capua decide la fondazione della chiesa (Granata 1752-1756, I, p. 308).

967: la chiesa è ultimata e il monastero è sotto la giurisdizione cassinese.

1574: Cesare Costa pone il monastero sotto la giurisdizione diretta dell’arcivescovo di Capua.

1737: la chiesa viene ricostruita, su progetto Domenico Antonio Vaccaro. Anche Ferdinando Sanfelice aveva approntato un progetto, rifiutato, di cui si conserva il disegno.

1818: il convento è adibito a scuola del Genio Militare.

1833: chiusa al culto e destinata a sala d’armi.

1830-1843: l’edificio settecentesco viene profondamente rimaneggiato su progetto del colonnello Gennaro Loiacono per adibirlo a sala d’armi.

Autore

Rifacimento settecentesco: Domenico Antonio Vaccaro.

Trasformazione in sala d'armi: Gennaro Loiacono.

Committente
Famiglie e persone

Michele Monaco scrive una storia del monastero.

Descrizione

La sala d'armi conserva ancora in parte l'invaso della chiesa costruita da Vaccaro, concepita come l'intersezione di un ottagono e di una croce greca, con presbiterio quadrangolare e grande cupola centrale (sostituita nel XIX con copertura lignea).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La chiesa, di origine molto antica, viene completamente ricostruita a partire dal 1737 da Domenico Antoni Vaccaro. Nei primi decenni del XIX è trasformata in armeria. Il vecchio portale medievale, sopravvissuto alla ricostruzione settecentesca, è stato in seguito rimontato come porta laterale della cattedrale.

Note
Fonti iconografiche

Prospetto interiore della chiesa di s. Giovanni delle Signore Monache di Capua Disegniato da D. Ferdinando Sanfelice patrizio napoletano, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte, Gabinetto Disegni e Stampe, n. 1517 (riprodotto in Blunt [1975] 2006, p. 194).

 

G. Vinci, Pianta del piano superiore del soppresso convento di S. Giovanni ridotto per scuola di applicazione del Genio ed Artiglieria, disegno a penna in vari colori (cm. 53x65), 1817, Roma, I.S.C.A.G., Disegni e stampe, E. 2057 (riprodotto in Di Resta 1985, 102; Pane, Filangieri 1990, II, 565).


Pianta della Chiesa dell’edificio di San Giovanni che si progetta covrirsi con tetto sopra legname, ultimando la demolizione dell’attuale cupola lesionata, disegno (61,5x44,5), 1819, scala in canne, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sala Manoscritti, busta 26(21.

 

Spaccato della chiesa di San Giovanni sulla linea AB della pianta coll’indicazione dell’armatura del tetto che si progetta, e della demolizione dell’attuale cupola lesionata, disegno (cm. 58x44,5), 1819, scala in canne, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sala Manoscritti,  busta 26(22.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Michele Monaco, Historia del sacro Monistero di Santo Giovanni delle Monache di Capua. Raccolta per don Michele Monaco sacerdote di detto monastero, ms. XVII sec., Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Napoli, Collezione manoscritti, LXVIII, A. 77. Altra copia: Capua, Biblioteca del Museo Campano, manoscritti, busta 19.

 

Archivio di Stato di Napoli, Notai del XVIII secolo, Orazio M. Critari, 1745, cc. 397 e ss. (testamento di D. A. Vaccaro,  nel quale si cita, fra le opere realizzate dall’architetto, la chiesa di San Giovanni delle Dame Monache di Capua; cit. in Mormone 1961, p. 138).

Bibliografia

Avagliano 1976: Faustino Avagliano, "Il monastero di S. Giovanni delle Monache di Capua nei primordi della riforma tridentina", in Michele Monaco e la cultura capuana del XVII secolo”, San Prisco (CE) 1976.

 

Blunt (1975) 2006: Antony Blunt, Architettura barocca e rococò a Napoli, (London 1975) ed. it. a cura di Fulvio Lenzo, Milano 2006, 167, 193, 268.

 

De Dominici 1742-1745: Bernardo De Dominici, Vite dei pittori, scultori e architetti napoletani, 3 voll., Napoli 1742-1745, III, 491.

 

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Giorgi 1990: Lucia Giorgi, Architettura religiosa a Capua. I complessi della SS. Annunziata, S. Maria e S. Giovanni delle Dame Monache, Roma 1990, 76-87, doc. III.

 

Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3], I, 308-311.

 

Martucci 1976-1977: Margherita Martucci, “Lineamenti di storia del monastero di S. Giovanni”, Capys, 10, 1976-1977,  25-52.

 

Mormone 1961: Raffaele Mormone, “Domenico Antonio Vaccaro architetto. I”, Napoli Nobilissima, serie 3, 1961, 135-150.

 

Pane 1939: Roberto Pane, Architettura dell’età barocca in Napoli, Napoli 1939, 197.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 537-539, 564-567.

 

Tescione, Iodice 1967: Giuseppe Tescione, Antonio Iodice, “ Il monastero di S. Giovanni delle Monache di Capua e l’inedita storia di Michele Monaco”, in Il contributo dell’archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, Roma, 1967, 405-442.

 

Tortora 2005: Simona Tortora, “Regesto delle opere”, in Domenico Antonio Vaccaro. Sintesi delle arti, a cura di Benedetto Gravagnuolo e Fiammetta Adriani, Napoli 2005, 401-435.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/09/2012 14:17:38
Data ultima revisione10/11/2016 15:24:01
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OggettoCapua, San Marcello
Tipologiachiesa
Nome attualeSan Marcello
Immagine
Nomi antichi

San Marcello Maggiore

Cronologia

IX secolo: fondazione.

990: secondo la cronaca cassinese vi sarebbe stato assassinato il principe Landolfo I Capodiferro (cfr. Fonti e documenti).

1727: viene riconsacrata dal vescovo di Carinola

1831: rifacimento dell'interno e della facciata principale.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La chiesa attuale si presenta a navata unica di piccole dimensioni, con portale principale in facciata e altro portale aperto al centro del fianco sinistro. La facciata principale è inquadrata da due coppie di lesene binate sorreggenti timpano triangolare. La facciata laterale si presenta liscia, animata soltanto dal portale, nella parte inferiore, e dalle finestre in quella superiore. Sullo spigolo sorge una bassa torre campanaria.

La piccola navata ad aula unica ha pianta rettangolare conclusa da abside semicircolare e coperta da volta a botte lunettata.

Iscrizioni

Lapide inserita nel timpano del portale principale: MARCELLVS SANCTVS CONTEMNES CAESARIS ACTVS / EST CAPVAM LATVS PRO XRISTO DECAPITATVS / CAELESTI VITA DIGNVS RIVS CAELESTI VITA DIGNVS RIVS ALPHE LEVITA / HOC FIERI IVSSIT CVI LAVS PER SAECVLA DEVS SIT.

 

Sull'architrave del portale principale: + DAT XRISTO BALVAS ABBAS ALPHERIVS ALBAS  /  VT CAELI REGNVM VALEAT PENETRARE SVPERNVM

 

Sull'architrave del portale laterale: ROGO VOS OMNES QVI LEGITE TVMVLVM ISTVM ROGATE DEVM PRO ANDOALT / ILLVSTRI QVI FVIT EX GENERE ANDOALT PRIMVS COMES CAPVAE

 

Lungo l'arco del portale laterale:ECCLESIA SANCTI MARCELLI MAIORIS DE CAP.

 

Lungo gli stipiti scolpiti del medesimo portale: 

MACTAT ABRAHAM JUSSU DOMINI SUPER ARAM/ ANTE FORES SEDENS TRES VIDIT ADORAVIT ET UNUM / DIVISIT SAMPSON TORME PER FRUSTA LEONEM

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego le colonne adesso nel porticato della canonica. Era inoltre collocato qui anche il sarcofago tardoantico adesso reimpiegato come altare maggiore della chiesa dei Santi Rufo e Carponio

Opere d'arte medievali e moderne

Il portale laterale della chiesa presenta stipiti con bassorilievi romanici raffiguranti episodi veterotestamentari; ghiera esterna dell'arco con motivi fitomorfi e in alto aquila (forse proveniente da arredo liturgico interno).

Storia e trasformazioni

La chiesa, di fondazione molto antica e varie volte rimaneggiata nei secoli, è stata completamente trasformata nel XVIII, quando l'originario impianto a tre navate è stato ridotto in un'aula unica (Granata 1752-1756, I, p. 217). Resti della cheisa antica sono visibili nel cortile della sagrestia.

Note

Dal 1583 fu rettore della chiesa il letterato Giovan Battista Attendolo.

Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta della chiesa attuale in Pane, Filangieri 1990, p. 398.

Fonti/Documenti

"Aio Archiepiscopus tempore, quo Landenulphus Princeps fuit occisus in Parochia S. MArcelli, a S. Marcello ad Monasterium S. Benedicti confugit. Ita tamen ab inimicis veneno periit. Ex MS. Cassinensi nuper edito." (Monaco 1630, p. 232)

Bibliografia

Bertaux 1904: Emile  Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, de la fin de l'Empire romain à la Conquête de Charles d'Anjou, II, Paris 1904, 474-475.

 

Bottari 1955: Salvatore Bottari, “Le sculture di San Marcello Maggiore a Capua”, Commentari, VI, fac. 4, 1955.

 

Bovini 1967: Giuseppe Bovini, “Note iconografiche sul sarcofago paleocristinano della chiesa di S. Marcello di Capua”, in Il contributo dell’Archidiocesi di Capua nella vita religiosa e culturale del Meridione, atti del convegno (Capua, 26-31 ottobre 1966), Roma 1967.

 

Di Resta 1983: Isabella Di Resta, Capua Medievale. La città dal IX al XIII secolo e l’architettura dell’età longobarda, Napoli 1983, 40-42. 

 

Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3], 215-228.

 

Monaco 1630: Michele Monaco, Sanctuarium Capuanum, opus in quo sacrae res Capuae et per occasionem plura, tam ad diuersas ciuitates regni pertinentia, quam per se curiosa continentur. Collectore Michaele Monacho, Neapoli, apud Octavium Beltranum, MDCXXX.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, 396-404.

 

Pimpinella 1968-1968: Bianca Maria Pimpinella, “Il portale di San Marcello Maggiore a Capua”, Capys, 1968-1969.

 

Rotondo 1902: V. Rotondo, “Il restauro della chiesa di S. Marcello Maggiore in Capua”, in Campania Sacra, 1902.

 

Salazaro 1871: Demetrio Salazaro, Studi sui monumenti dell'’ltalia Meridionale dal V al XIII sec., Napoli 1871, I, 56.

 

Venditti 1967: Arnaldo Venditti, Architettura bizantina nell’Italia meridionale, Napoli 1967, II, 604-606.

Link esterni

Bertaux 1904 sul sito dell'INHA:

http://bibliotheque-numerique.inha.fr/collection/3182-l-art-dans-l-italie-meridionale/?n=1

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/09/2012 13:56:09
Data ultima revisione10/11/2016 15:28:07
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OggettoCapua, San Martino alla Giudea
Tipologiachiesa
Nome attualeSan Martino
Immagine
Nomi antichi

San Martino ad Judaicam

Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Chiesa ad aula unica, ritmata in due campate da archi ogivali lungo le pareti perimetrali. Un altro arco ogivale delimita il presbiterio a pianta quadrata.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Negli ambienti dell’ex sagrestia lacerti di affreschi del XIV secolo con ridipinture seicentesche.

Storia e trasformazioni

Il nome della chiesa deriva dalla sua collocazione nel vecchio ghetto degli ebrei di Capua.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta della chiesa in Pane, Filangieri 1990, I, p. 127.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, I, 127-130.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/09/2012 13:46:19
Data ultima revisione10/11/2016 15:33:04
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OggettoCapua, San Michele a Corte
Tipologiachiesa
Nome attualeSan Michele a Corte
Immagine
Nomi antichi

San Michele ad Curtim

Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Alla chiesa si accedeva probabilmente direttamente dall'antico palazzo dei principi longobardi. Facciata con tre archi poggianti su colonne antiche di spoglio e capitelli rilavorati in età longobarda. L’aula unica coperta a capriate lignee a vista, nonostante le piccole dimensioni, si caratterizza in chiave monumentale grazie all’arco di trionfo a tre fornici che inquadra il presbiterio rialzato: i tre archi, quello centrale molto più ampio e i due laterali estremamente contratti, poggiano su due colonne antiche in marmo con capitelli ionici. Al di sopra del presbiterio si sviluppa una torre quadrata che prende luce dalle finestre della parte alta, che si eleva più in alto delle coperture della chiesa. Sotto il presbiterio è una cripta articolata con un ambulacro rettilineo, ortogonale alla navata che si allarga a semicerchio in corrispondenza dell’abside soprastante: al centro è una colonna antica in granito con capitello in marmo di epoca longobarda.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sarcofago reimpiegato come altare maggiore

capitelli ionici del presbiterio

colonna in granito della cripta

Opere d'arte medievali e moderne

Affresco XVI secolo nell'abside.

Tracce di di affreschi medievali nella cripta.

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta e sezione della chiesa e pianta della cripta in Venditti 1967, poi in Pane, Filangieri 1990, II, p. 366. 

Fonti/Documenti
Bibliografia

Bertaux 1904: Emile  Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, de la fin de l'Empire romain à la Conquête de Charles d'Anjou,  Paris 1904.


Cantiello 1974: Cristina Cantiello, “Un momento dell'arte longobarda a Capua: tre chiese ad Curtium”, Capys, 8, 1974,  114-118.

 

Di Resta 1983: Isabella Di Resta, Capua Medievale. La città dal IX al XIII secolo e l’architettura dell’età longobarda, Napoli 1983.


Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 365-369.


Salazaro 1869/a: Demetrio Salazaro, “Pitture del sec. IX e X nella chiesa di San Michele in Curtim”, in Italia, XII, n. 247, anno 1869.


Salazaro 1869: Demetrio Salazaro, “Scoperta di pitture nella chiesa di S. Michele a Corte a Capua”, Il Pungolo, X, n. 246, anno 1869.

 

Venditti 1967: Arnaldo Venditti, Architettura bizantina nell’Italia meridionale, Napoli 1967, II, 606-610.

 

Visentin 2005: Barbara Visentin, “Spazi urbani e contesti politico-istituzionali nel mezzogiorno: le chiese a corte nella Capua longobarda”, estratto da Rivista di Storia della Chiesa in Italia, anno LIX, n.1, gennaio-giugno 2005.

 

Visentin 2012: Barbara Visentin, La nuova Capua longobarda. Identità etnica e coscienza civica nel mezzogiorno altomedievale, Manduria-Bari-Roma 2012.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/09/2012 13:57:43
Data ultima revisione10/11/2016 15:38:24
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OggettoCapua, San Salvatore a Corte
Tipologiachiesa
Nome attualeSan Salvatore Maggiore a Corte
Immagine
Nomi antichi

San Salvatore ad curtim

Cronologia

960 chiesa fondata dalla contessa Adelgrima

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio, oggetto di un restauro post-bellico, si presenta con la facciata aperta da un triforio e affiancata dal tozzo campanile, mentre l'interno ha tre navate con abside centrale e colonnati che conservano tracce di decorazioni affrescate negli intradossi. La prima campata, frutto di un intervento di restauro, presenta una volta a crociera archiacuta da datare al sec. XIV, tempo cui risalgono alcuni dei dipinti ancora visibili alle pareti.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Colonne e capitelli

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'edificio, risalente al secolo X ha subito notevoli trasformazioni nel tempo, a partire dal pieno medioevo, con interventi nei secc. XIII-XIV. Un recente restauro ha cancellato la storia dell'edificio in nome del ripristino delle strutture originarie.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Bertaux 1904: Emile  Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, de la fin de l'Empire romain à la Conquête de Charles d'Anjou,  Paris 1904.


Cantiello 1974: Cristina Cantiello, “Un momento dell'arte longobarda a Capua: tre chiese ad Curtium”, Capys, 8, 1974,  114-118.

 

Di Resta 1983: Isabella Di Resta, Capua Medievale. La città dal IX al XIII secolo e l’architettura dell’età longobarda, Napoli 1983.


Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990, I, 275-280.


Venditti 1967: Arnaldo Venditti, Architettura bizantina nell’Italia meridionale, Napoli 1967, II, 606-610


Visentin 2005: Barbara Visentin, “Spazi urbani e contesti politico-istituzionali nel mezzogiorno: le chiese a corte nella Capua longobarda”, estratto da Rivista di Storia della Chiesa in Italia, anno LIX, n.1, gennaio-giugno 2005.

 

Visentin 2012: Barbara Visentin, La nuova Capua longobarda. Identità etnica e coscienza civica nel mezzogiorno altomedievale, Manduria-Bari-Roma 2012

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SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione07/09/2012 14:00:32
Data ultima revisione10/11/2016 15:39:53
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OggettoCapua, San Salvatore Piccolo
Tipologiachiesa
Nome attualecappella del Carmine
Immagine
Nomi antichi

Carminiello

San Salvatore Minore;

Sanctis Salvatoris Pitzuli

Cronologia

X-XI secolo: fondazione.

1116: la chiesa viene donata al monastero di San Giovanni delle Dame Monache.

1164: rifacimento.

XVIII secolo: viene ricostruita.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Chiesa di dimensioni minute. L'esterno presenta una semplice facciata rettangolare -con porta architravata e oculo ovale sorpastante -  racchiusa tra due paraste lisce con capitelli settecenteschi in stucco. Al di sopra della trabeazione è un piccolo campanile a vela a due fornici. L'interno è ad aula unica molto semplice: i locali della sagrestia mostrano comunque di essere stati ricavati in una delle navate laterali della chiesa primitiva, che dunque doveva essere più grande dell'attuale.

Gli elementi di maggiore interesse sono l'iscrizione sul portale e gli affreschi (adesso staccati) ritrovati in un locale secondario.

Iscrizioni

Iscrizione incisa sull'architrave del portale:

LUSISA DAT VERE LUCI QUAM CERNITIS EDEM LUCI SUI ET MEMERE / TUR SUMERE SEDE(M) DU[m] SITIT HANC SEDE[m] TEMPLU[m] IUBET HOC FABRICARE MENTE SEU / METUIT MEC MENS SUA DISCREPATARE SE DUX SUME POLI CUI CEDUIT OM[n]IA SOL

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Affresco con la Vergine tra San Pietro e Santo Stefano, già nell'abside sinistra (tamponata durante rifacimenti settecenteschi), e adesso al Museo Campano. 

Storia e trasformazioni

Fondata nel X o nell'XI secolo, la chiesa subisce un rifacimento nel 1164 (Granata 1752-1756, I, p. 310), cui è probabilmente da ricondurre l'iscrizione sul portale. Poi, dopo altri probabili interventi non più documentabili, la fabbrica viene quasi integralmente ricostruita nel XVIII. Non è chiaro in quale epoca sia avvenuta la riduzione dell'impianto da tre a una sola navata. Attualmente sussistono in sagrestia resti di una delle navate laterali e dell'abside minore.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Resta 1983: Isabella Di Resta, Capua Medievale. La città dal IX al XIII secolo e l’architettura dell’età longobarda, Napoli 1983.

 

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3], I, 310.


Margiotta 1979: Anita Margiotta, “L'affresco dell'Ascensione di Cristo proveniente dalla chiesa di S. Salvatore Piccolo in Capua”, Capys, 12, 1979, 20-28.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 561-562.

 

Quintavalle 1933-1934: Arturo Ottavio Quintavalle, “Un affresco ignorato di Pietro Cavallini a Capua”, Bollettino d’Arte, serie 3, 27, 1933-1934, 412-431.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione09/09/2012 08:15:48
Data ultima revisione10/11/2016 15:49:27
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OggettoCapua, Sant'Angelo in Audoaldis
Tipologiachiesa (diruta)
Nome attualeSant'Angelo in Audoaldis
Immagine
Nomi antichi

San Michele Arcangelo in Audoaldis, Sant'Angelo ad Aldiscos, Sant'Angelo ad Diodiscos 

Cronologia

IX secolo: fondazione.

X secolo, fine: viene rialzato il pavimento.         

XI secolo: aggiunta delle navate laterali e ulteriore innalzamento del pavimento.

1066: l’edificio viene donato da Riccardo I alla abbazia di Sant’Angelo in Formis.

1073: conferma della donazione da parte dell’arcivescovo di Capua.

1280: dalla Platea della chiesa  risulta una campana con questa data.

1576: la chiesa necessita di restauri urgenti ed è “già in parte scoperchiata”.

1790: la chiesa viene sconsacrata.

1860: la chiesa viene incorporata in un edificio civile.

1948: restauro e indagini archeologhe riportano in luce le strutture superstiti e la pianta originaria.

Autore
Committente
Famiglie e persone

famiglia Audoaldis

Descrizione

L'edificio sacro è preceduto da un portico a tre arcate su colonne, chiuso sulla destra dal campanile a base quadrata. Il campanile si addossa alla navata destra, occultandone completamente la facciata, e presenta al livello inferiore quattro aperture ad arco. L'interno ha impianto basilicale a tre navate separate da archi su pilastri, terminanti in altrettante absidi; i sondaggi effettuati nel 1948 hanno portato in luce i resti delle murature di un triconco che concludeva la navata centrale, poi eliminato quando vennero aggiunte le navate alterali.

Iscrizioni

Sul portale: HIC SALVANDARVM DUX ANGELVS EST ANIMARVM / HEC SIBI QVI CASTRA FACIENTES DVCAT AD ASTRA.

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego le 4 colonne e i tre capitelli superstiti del portico; un'ara antica iscritta (CIL, X, 4434) è incastonata all'angolo del campanile, mentre un cippo antico con patera occupa lo spigolo opposto. Sempre di reimpiego l'architrave del portale, una lastra decorata e una lastra iscritta murate alla base di due colonne del portico.

Opere d'arte medievali e moderne

All'interno sono i resti di un pavimento musivo in tessere di marmo e frammenti di affresco sulle pareti dell'abside maggiore.

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Piante di rilievo e ricostruttive in Zampino 1968.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Della Cioppa 1843: Michele Della Cioppa, Notizie storiche riguardanti la chiesa parrocchiale di S. Angelo in Audoaldis volgarmente detta ad Diodiscos in Capua, Caserta 1843.


Della Cioppa 1849: Michele Della Cioppa,  Storia della Parrocchia di S. Angelo in Audoaldis e di San Giovanni, Capua 1849.


Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3], II, 212.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 552-554.


Zampino 1968: Giuseppe Zampino, “La chiesa di S. Angelo in Audoaldis a Capua”, Napoli nobilissima, serie 3, 7, 1968, 138-150.


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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione01/06/2012 06:41:05
Data ultima revisione10/11/2016 15:57:23
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OggettoCapua, Sant'Antonio
TipologiaChiesa e convento
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi

San Pietro a Monterone, San Bartolomeo, Sant'Antonio da Padova

Cronologia

1241 fondazione del convento francescano in città

1471 vi si tiene il capitolo provinciale dell'ordine

1663 sepoltura e erezione tomba per Camillo Pellegrino

1760 abbattimento per costruzione del baluardo di Sant'Antonio

Autore
Committente
Famiglie e persone

Camillo Pellegrino

Descrizione

Il complesso abbattuto e rifatto tra Sette e Ottocento, ha ospitato la tomba dell'erudito campano Camillo Pellegrino junior (1598-1663)

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il complesso francescano, di origini medievali, è stato completamente trasformato nel tempo e della sua ricostruzione cinquecentesca non si conserva nulla per le modifiche del secolo XIX.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, I, Napoli 1766, 242-251


Ianniello 1988: A. Ianniello, "La confraternita di S. Antonio della città di Capua", Capys, 1988


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, Capua 1990, II, 381-383

 

Senatore 2016: Francesco Senatore, "Capua nel Quattrocento: la cura degli spazi e dei cittadini", in Giovanni Vitolo (a cura di), Città, spazi pubblici e servizi sociali nel mezzogiorno medievale, Napoli 2016, 317-350

 

 

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione07/02/2013 10:37:03
Data ultima revisione10/11/2016 16:06:46
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OggettoCapua, Sant'Eligio
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso (esistenti)
Nome attualeSant'Eligio
Immagine
Nomi antichi

Sant’Eligio

Sant'Aloia

Cronologia

1284-1296: la chiesa viene fondata sul sito di un precedente luogo di culto ormai diroccato (Di Capua Capece 1750; Tedesco 2006).

1473-1474 interventi per la costruzione della torre campanaria di Sant'Eligio

1514-1524: costruzione del campanile (Manna 1588, cc. 88v-89r).

XVI-XVII secolo: costruzione del convento.

1732-1747: la chiesa viene ricostruita nella forma attuale (Capua, Archivio Diocesano, busta 100, carte sciolte, doc. del 21 agosto 1732; cfr. Tedesco 2006, p. 82, nota 19).

Autore

Sconosciute le maestranze del primitivo impianto angioino così come l’autore del campanile cinquecentesco. La chiesa attuale risulta opera dell’architetto romano Giovan Battista Landini.

Committente

La committenza della chiesa angioina è controversa: alcune fonti riferiscono i nomi di Bartolomeo di Capua  e altre parlano di Andrea di Cajazzo (Di Capua Capece 1750; Tedesco 2006, p. 79 nota 6), ma da altre si sa che la chiesa apparteneva alla città. De Petri (1634, p. 91) parla di due stemmi, uno della città e uno angioino, e Tedesco (2006, p. 79 nota 6) deduce che la chiesa era stata costruita dall’amministrazione cittadina con il concorso del sovrano. Il legame con la città potrebbe forse essere suggerito anche dalla contiguità con uno dei seggi cittadini (Arco di Sant’Eligio).

Famiglie e persone

Andrea di Cajazzo (una lapide lo ricordava come amministratore della fabbrica nel 1296).

Bartolomeo di Capua.

Paolo Bottone, medico capuano morto nel 1640, è sepolto nella chiesa e celebrato da una lapide.

Cesare Costa, arcivescovo di Capua, si adopera per la venuta dei teatini scrivendo nel 1574 al Capitolo Generale Teatino a Roma; quattro anni più tardi, in occasione del Sinodo Provinciale di Capua, consacra il cimitero di Sant’Eligio (Del Tufo 1609, pp. 121, 124).

Cesare d’Argento si reca a Roma nel 1574 per negoziare la venuta dei teatini a Capua (Del Tufo 1609, p. 121).

G. B. Landini, architetto della ricostruzione settecentesca (Tedesco 2006).

padre Ignazio Azzia C.R. dà inizio alla rifabbrica del 1732 (Granata 1766, II, p. 239).

padre Angelo Marotta C.R. la porta a compimento nel 1747 (Granata 1766, II, p. 239).

Descrizione

La chiesa attuale è a impianto longitudinale, a navata unica con tre cappelle per lato, transetto non sporgente e cupola all’incrocio fra la navata e il transetto. La facciata si affaccia verso la piazza dei Giudici: il registro inferiore è in pietra, quello superiore in stucco. Il campanile sorge sul fianco destro, invisibile dalla piazza perché nascosto da altre strutture. Il convento è oggi Caserma dei Carabinieri.

Iscrizioni

Un’iscrizione (adesso irrintracciabile) datata 1296 citava Andrea di Cajazzo come amministratore della fabbrica (Di Capua Capece 1750, p. 53).

Granata 1766, II, p. 242 trascrive l’epitaffio funebre di Paolo Bottone (+1640), collocato “nel calare al Cimiterio di questa Chiesa”: D.O.M./ PAVLO BOTTONIO / MEDICO PRAECLARISSIMO / ET OMNIBVS DOCTRINIS EXCVLTO / A QVO VIRO FVNVS NVLLVM / VT AB EO MORTVO OMNIVM LVCTVS / SENATVS, POPVLVSQVE CAMPANVS / CIVI BENEMERENTISSIMO P. / AN. SAL. MDCXL. AET. S. LXIII

Stemmi o emblemi araldici

Secondo De Petri 1634, p. 91, nella chiesa precedente alla ricostruzione attuale erano visibili uno stemma angioino e uno della città di Capua. La raffigurazione di questi stemmi è in un foglio del codice X.A.42 della Biblioteca Nazionale di Napoli.

Elementi antichi di reimpiego

Nel registro inferiore della facciata sono alveolate due colonne in granito. Il basamento del campanile è in blocchi di calcare bianco, probabilmente antichi.

Fino al XIX il battistero era realizzato con pezzi antichi, poi rimossi in occasione dello spostamento all’interno della cattedrale di Capua del cero pasquale del vescovo Erveo (Mattej 1846; Jannelli 1858, p. 122).

Opere d'arte medievali e moderne

Nel coro della vecchia chiesa erano cinque statue, tra cui raffigurante la Vergine della Purità, adesso nel duomo di Capua, attribuita ai fratelli Alamanno.

Dalla chiesa proviene anche la statua lignea del Redentore oggi nei depositi del Museo di San Martino a Napoli

Storia e trasformazioni

La chiesa angioina aveva orientamento diverso e dimensioni molto minori: le sue murature sono state inglobate nella nuova costruzione e riutilizzate come transetto. La chiesa antica aveva navata unica coperta a capriate lignee, area presbiteriale voltata a crociera, e quindi coro poligonale (Giorgi 1993; Tedesco 2006). Parte di queste strutture voltate sarebbero ancora visibili negli ambienti annessi della chiesa (Tedesco 2006). Alla chiesa di Sant’Eligio era annesso a un ospizio per pellegrini e l’istituzione capuana era collegata alla omonima chiesa napoletana, fondata del resto negli stessi anni (ibidem).

Granata 1766, lib. II, cap. II, p. 240, riferisce che la chiesa era stata messa a disposizione dei francescani e utilizzata da San Bernardino da Siena per le predicazioni in città, ma la notizia non è attestata da altre fonti. Nel XV secolo risulta officiata dal clero secolare (Tedesco 2006, p. 74).

 

Nel 1572 la chiesa viene concessa ai teatini, che ne prendono possesso due anni dopo (Del Tufo 1609, pp. 121-124; Monaco 1630, p. 565; Di Capua Capece 1750; Granata 1766, II, p. 240; Giorgi 1993; Tedesco 2006). Nel 1576 i teatini ottengono dalla città di Capua un pezzo di terreno ove costruire il cimitero della chiesa (Manna 1588, c. 481r-482r; Tedesco 2006, p. 80), che viene consacrato ufficialmente nel 1578 (Del Tufo 1609, p. 124).


Note

Interessante il campanile, costruito in piperno, con una scansione esterna a lesene e un fregio ad archetti e balaustrini incassati.

Da un documento dell’archivio generalizio teatino di Sant’Andrea della Valle (AGT, Capua, 29 ottobre 1574) risulta con chiarezza che la chiesa viene concessa ai teatini dalla città.

Fonti iconografiche

La chiesa è raffigurata nella veduta di Capua pubblicata da Pacicchelli nel 1703.

F. De Martino, P. Bruno, Monistero di S.to Eligio. Caserma per due Compagnie d’artiglieria da Piazza e Stato Maggiore del Reggimento, litografia (cm 31x40), scala 1:500, 20 settembre 1866, Roma, I.S.C.A.G., Disegni e stampe, E.1019.

F. De Martino, Monistero di S.to Eligio..., piano terreno ed ammezzato con cenno storico; primo piano, litografia (cm 31x40), scala 1:500, 20 settembre 1866, Roma, I.S.C.A.G., Disegni e stampe, E.1341; E.1341bis.

F. De Martino, P. Bruno, Monistero di S.to Eligio..., , 20 settembre 1866, Roma, I.S.C.A.G., Disegni e stampe, E.1526.

Piante e rilievi

Pianta in Pane, Filangieri 1990.

Fonti/Documenti

Napoli: Valerio Pagano, Breve relazione del principio e progressi de la religione de chierici regolari e delle attioni d’alcuni di essi padri notate da don Valerio Pagano dell’istessa religione, 1616, Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, ms. fondo S. Martino, n° 564, cc. 76 e ss.


Nel 1514 gli Eletti della città concedono una elemosina di 5 ducati per la costruzione del nuovo campanile (ACC, Cancelleria, lib. 6, c. 33, in Manna 1588, cc. 88v-89r). Nel 1524 gli eletti concedono una nuova elemosina per le campane (ACC, Cancelleria, 14, f. 51, in Manna 1588, c. 89r), per cui si può desumere che il campanile fosse stato ormai terminato. La concessione di una nuova donazione, questa volta non in danaro ma in materiale da costruzione, nel 1531 va dunque posta in relazione con lavori all’interno del complesso, come dl resto specificato nella donazione “Donate tutte le pietre de la Città che stavano fore la prta de Santo Loya [=Eligiio] predetto per servitio de la fabrica de detta ecclesia” (ACC, Cancelleria, 14, f. 51, in Manna 1588, c. 89r). Una nuova donazione di 25 ducati “per la campana” viene erogata il 7 maggio 1569 (ACC, Cancelleria, 25, in Manna 1588, c. 89r).

Nel 1589 risulta in costruzione il monastero (ACC, Libro di cancelleria, 25, sub data ottobre 1589, c. 74v; in Tedesco 2006, p. 80, nota 11), realizzato nei locali del vecchio ospedale, trasferito  “in un angolo della strada che conduce alla Piazza de’ Giudici” (Granata 1766, II, p. 240). Nel 1591 il consiglio della città destina ai teatini una elemosina per la costruzione del nuovo dormitorio (ACC, Cancelleria, 25, ff. 198v, 211v-212r, 486r, 443r, 489r; cfr. Tedesco 2006, p. 82, nota 17), mentre nel 1609 Del Tufo (1609, pp. 122-123) definisce l’edificio “ridotto horamai à ... buon termine” definendo l’abitazione dei teatini “nobile, e commoda”.


Bibliografia

Campanelli 1987: Marcella Campanelli, I teatini, Roma 1987, 301-304.

 

Ciociola 1994: Francesco Ciociola, "I Teatini e la chiesa di S. Eligio in Capua", Capys, n. 27, 1994, 130-132.

 

Del Tufo 1609: Giovan Battista Del Tufo, Historia della Religione de’ Padri Chierici Regolari, in Roma, appresso Guglielmo Facciotto e Stefano Paolini, 1609, 121-124.

 

De Petri 1634: Dell’historia napoletana scritta dal Signor Francesco de’ Pietri libri due [...], in Napoli, nella stampa di Gio. Domenico Montanaro, 1634.

 

Di Capua Capece 1750: Giuseppe Di Capua Capece, Dissertazione di Giuseppe di Capua Capece Intorno alle due Campane della Chiesa Parrocchiale di S.Giovanni de' Nobili Uomini di Capua, alla quale si da principio con un'altra dissertazione sopra lo stesso argomento di Paolo Maria Paciaudi, In Napoli, stamperia di Novello de Bonis, 1750.

 

Fadda 2001: Elisabetta Fadda, La Madonna della Purità di Capua, Capua 2001.

 

Giorgi 1993: Lucia Giorgi, Architettura a Capua nel periodo angioino: i complessi di S. Domenico e S. Eligio, in Lungo le vie dell’Appia, Minturno 1993.


Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo Itomo II], 215-228.


Iannelli 1858: Gabriele Iannelli, Sacra guida della chiesa cattedrale di Capua, Napoli 1858.


Manna 1588: Gian Antonio Manna, Prima parte della cancellaria de tutti priuilegii, capitoli, lettere regie, decreti, conclusioni del consiglio et altre scritture della fedelissima città di Capua dall'anno 1109 insino all'anno 1570. Ridotte per ordine d'alfabeto per il magnifico Gian Antonio Manna cittadino del regimento di detta città, Neapoli, apud Horatium Salviani 1588.

 

Mattej 1846: Pasquale Mattej, "La Piazza de’ Giudici, e la Vergine ed il Battistero nella Chiesa di S. Eligio di Capua", Poliorama Pittoresco, XI, settembre 1846, 7-8.


Monaco 1630: Michele Monaco, Sanctuarium Capuanum, opus in quo sacrae res Capuae et per occasionem plura, tam ad diuersas ciuitates regni pertinentia, quam per se curiosa continentur. Collectore Michaele Monacho, Neapoli, apud Octavium Beltranum, MDCXXX.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994

 

Pascale 1682: Agostino Pascale, Racconto del sacco di Capua dato dall’iniquo Cesare Borgia sul dì 24 di luglio nell’anno dell’humana salute 1501, in Napoli, per Antonio Bulifon, MDCLXXXII.

 

Rinaldo 1753-1755: Ottavio Rinaldo, Memorie istoriche della fedelissima città di Capua raccolte da Ottavio Rinaldo, 2 tomi, in Napoli, appresso Giovanni di Simone, MDCCLIII-MDCCLV [vol. 1vol. 2].

 

Senatore 2016: Francesco Senatore, "Capua nel Quattrocento: la cura degli spazi e dei cittadini", in Giovanni Vitolo (a cura di), Città, spazi pubblici e servizi sociali nel mezzogiorno medievale, Napoli 2016, 317-350


Tedesco 2006: Mariaimmacolata Tedesco, "Nuove acquisizioni sul complesso di Sant'Eligio a Capua", Capys, 39, 2006, 72-85.

Link esterni

http://www.capuaonline.it/storiadicapua/seligio/index.html

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione14/04/2012 08:19:33
Data ultima revisione10/11/2016 17:01:43
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OggettoCapua, Santa Caterina
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso (esistenti)
Nome attualeSanta Caterina
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1383: viene costruita la chiesa di Santa Caterina, sul sito di quella più antica di San Nicola ad Flumen

1420: il complesso passa ai francescani

1470 circa: donazioni dell'università per interventi al complesso

1510: l’ intero complesso ristrutturato e rifatto chiostro nelle forme attuali

XVIII secolo: ricostruzione della facciata a portico della chiesa

Autore
Committente
Famiglie e persone

Ambrogio Attendolo 

Giovan Battista Attendolo

Descrizione

Chiesa a tre navate con transetto e abside poligonale molto profonda.

Chiostro con archi a tutto sesto su ventidue colonne doriche in marmo  poste su alti piedistalli con scolpiti gli stemmi delle famiglie capuane che avevano contribuito alla costruzione.

Iscrizioni

Sul portale sinistro: NARDVS 1485.

In controfacciata si trovano la  lastra funeraria di Ambrogio Attendolo (1585), la lastra funeraria di Giovan Battista Attendolo (1593) e la tomba di Pietro Antonio Attendolo (1600):

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Nel chiostro il pozzo ha due colonne antiche in cipollino. Altre colonne antiche sono reimpiegate nel portico di facciata della chiesa.

Opere d'arte medievali e moderne

Altare della Madonna delle Grazie (ora nella chiesa di Santa Maria a Santa Maria Capua Vetere) con rilievo (ora al Museo Campano di Capua).

Sepolcro di Pompeo dell'Uva (1597) (oggi nel Museo Campano)

Tomba di Pietro Antonio Attendolo (1600).

Busto di santa Caterina d'Alessandria (XVI-XVII secolo)

Proviene da Santa Caterina la lastra funebre di vedova (inizio XVI secolo), oggi al Museo Campano di Capua.

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Planimetria del piano terreno del convento di Santa Caterina, disegno (cm. 29x46), 1812, scala in tese, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sala manoscritti, busta 27.B(67.

Planimetria del piano superiore del convento di Santa Caterina, disegno (cm. 30,5x46,5), 1812, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sala manoscritti, busta 27.B(76.

Profilo del convento di Santa Caterina secondo la linea  AB, disegno (cm. 29x46), 1812, Napoli, Biblioteca Nazionale, Sala manoscritti, busta 27.B(6707.

 

Piante e rilievi

Pianta della chiesa in Pane, Filangieri 1990, I p. 105. Pianta del chiostro ivi, p. 107.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.


Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo Itomo II], I, 266-279.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, I, 105-110

 

Senatore 2016: Francesco Senatore, "Capua nel Quattrocento: la cura degli spazi e dei cittadini", in Giovanni Vitolo (a cura di), Città, spazi pubblici e servizi sociali nel mezzogiorno medievale, Napoli 2016, 317-350

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione01/06/2012 08:40:47
Data ultima revisione10/11/2016 17:18:14
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OggettoCapua, Santa Maria della Pietà
Tipologiachiesa
Nome attualeLa Santella
Immagine
Nomi antichi

Santa Maria della Pietà, Santa Maria delle Grazie

Cronologia

1501: la chiesa viene ricostruita come voto di ringraziamento per la fine del Sacco.

1556: è dichiarata insieme alle case adiacenti "grancia" dell'Annunziata.

XVIII: è ricostruita nelle forme attuali

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 20:13:08
Data ultima revisione10/11/2016 16:28:33
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OggettoCapua, Santa Maria delle Dame Monache
Tipologiachiesa (esistente) con annesso convento (trasformato)
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi

Santa Maria della Cingla

Cronologia

IX-X secolo: fondazione. Fabio Vecchioni la ritiene fondata nell’871, mentre Michele Monaco la riferisce al 943.

952: costruzione o ampliamento del monastero.

1174 ca.: ricostruzione del chiostro e del coro, erezione del refettorio e del dormitorio e ampliamento del campanile.

1494: la badessa Caterina Marzano d'Aragona ricostruisce la tribuna con un nuovo altare maggiore.

1542: la badessa Geronima della Ratta costruisce un nuovo refettorio e amplia il dormitorio.

1711: la badessa Francesca Macedonio dà avvio alla ricostruzione della chiesa, su progetto di Giovan Battista Nauclerio.

1726: consacrazione della chiesa da parte del vescovo di Carinola Niccolò Abbati.

1812: soppressione del convento, che viene adibito a caserma.

1815, 1817, 1834: rifacimenti del convento per adattarlo alla nuova destinazione militare.

Autore

chiesa attuale: Giovan Battista Nauclerio.

Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La chiesa ha pianta a croce greca allungata con bracci a terminazione curva, ed è preceduta da un portico a tre campate che si apre in facciata con tre serliane, di cui la centrale aggettante all’esterno secondo un profilo convesso. Al livello superiore la facciata è conclusa da un alto fastigio.

Sul fianco destro e alle spalle della chiesa si sviluppano i locali dell’ex convento, che conservano tracce di elementi architettonici del XVI secolo.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Proviene dalla chiesa un capitello decorato da otto testine (XIII secolo), attualmente presso il Museo Campano di Capua. Va invece espunta dal patrimonio già appartenente alla chiesa la lastra funeraria di una vedova (già ritenuta rappresentante la badessa Cristina Ferrero), e che invece Francesca Amirante ha riconosciuto come proveniente dal convento di Santa Caterina

Proviene dalla chiesa anche la pala con tre santi benedettini (1509) oggi al Museo Campano di Capua.

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

F. De Martino, C. Riccio, S.ta Maria delle Monache. Caserma per un battaglione di Fanteria e per tre Batterie d’Artiglieria da Campagna, litografia (cm 30,5x40,5), 13 novembre 1866, Roma, I.S.C.A.G., Disegni e stampe, E.1009 (piano terreno); E.1010 (primo piano); E. 1011 (pianta dei sottotetti).

 

F. De Martino, C. Riccio, S.ta Maria delle Monache... , 13 novembre 1866, Roma, I.S.C.A.G., Disegni e stampe, E. 1343/1-2-3.

Piante e rilievi

Pianta e sezioni della chiesa in Robotti 1988, p. 89. Pianta della chiesa e del monastero in Pane, Filangieri 1990, pp. 413, 419.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Di Tullio 2002: Luigi Di Tullio, “Un’inedita chiesa di Giovan Battista Nauclerio: S. Maria delle Dame Monache di Capua”, Capys, 35, 2002, 157-172.

 

Giorgi 1990: Lucia Giorgi, Architettura religiosa a Capua. I complessi della SS. Annunziata, S. Maria e S. Giovanni delle Dame Monache, Roma 1990.

 

Jacobitti, Di Martino 1994: Arrigo Jacobitti, Paolo Di Martino, Università e preesistenze storiche. La nuova facoltà di Economia Aziendale nel complesso di Santa Maria delle Dame Monache a Capua, Napoli 1994.

 

Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3], I, 302-308.

 

Monaco 1630: Michele Monaco, Sanctuarium Capuanum, opus in quo sacrae res Capuae et per occasionem plura, tam ad diuersas ciuitates regni pertinentia, quam per se curiosa continentur. Collectore Michaele Monacho, Neapoli, apud Octavium Beltranum, MDCXXX.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 412-420.

 

Provvisto 1992: Felice Provvisto, “La collegiata di S. Maria Assunta in Cielo nella chiesa di S. Maria delle Dame Monache in Capua”, Capys, 24/25, 1992, 19-61.

 

Robotti 1988: Ciro Robotti, “Disegni di Giovanni Del Gaizo, architetto napoletano”, Opus, I, 1988, 88-94.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/09/2012 14:09:16
Data ultima revisione10/11/2016 16:40:34
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OggettoCapua, Santa Maria Maddalena
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso
Nome attualeSanta Maria Maddalena
Immagine
Nomi antichi

Santa Maria Maddalena

Cronologia

1155: edificazione della prima chiesa.

1290: Carlo II d'Angiò sovvenziona Bartolomeo de Capua per ampliare la chiesa della Maddalena e costruirvi un ospedale annesso.

1300: il pontefice Bonifacio VIII concede a Bartolomeo de Capua di fondare la chiesa e l'ospedale a essa annesso, posti sotto la diretta giurisdizione della Santa Sede e affidati agli agostiniani di San Giovanni a Carbonara.

1451-1460: restauri intrapresi dagli agostiniani, che fanno costruire il chiostro e adibiscono il complesso a monastero dell'ordine.

1472 finanziamento dell'università per demolizione di un muro del complesso

1487: da questa data la chiesa è sede della confraternita dei muratori, intitolata a san Giacomo.

1747-1749: la chiesa viene ricostruita su progetto di Bartolomeo Vecchione e il convento da Giovan Battista Landini (Di Tullio 2002, p. 157)

1809: a seguito delle leggi eversive, il monastero viene adibito a caserma.

Autore
Committente

Bartolomeo de Capua

Famiglie e persone

Bartolomeo de Capua

Descrizione

La chiesa è preceduta da un portico a tre arcate, alla destra del quale si eleva il campanile. L'esterno si presenta in mattoni non intonacati. Superato il portico si accede a un nartece, che al piano superiore ospita un coro affacciato verso l'aula in controfacciata. L'interno è a navata unica suddivisa in tre campate successive e conclusa da un'abside curvilinea. 

Cappelle di destra, dall’ingresso: Vergine dei Sette Dolori (famiglia Boccardi); San Nicolò dei Tolentini (famiglia Gianfrotta); San Nicolò di Bari (famiglia d’Errico).

Cappelle di sinistra, dall’ingresso: Santi Giacomo e Antonio (Confraternita dei muratori); Santi Monica e Agostino (Confraternita degli artigiani); San Giuseppe (famiglia Lanza).

Iscrizioni

Sul portale del monastero: 

CONGREGATIONIS CARBONARIA AVGVSTINENSIS / S.M. MAGDALENAE / REGALE COENOBIVM.

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Il fonte dell'acqua santa è ricavato da una base di colonna antica.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il complesso, fondato nel 1300 su un luogo di culto più antico, subisce prime importanti modifiche nel corso del XV secolo, ed è poi radicalmente trasformato, con la ricostruzione della chiesa, alla metà del XVIII secolo.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Piante della chiesa e del convento in Pane, Filangieri 1990, II, 544, 550-551.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Di Tullio 2002: Luigi Di Tullio, “Un’inedita chiesa di Giovan Battista Nauclerio: S. Maria delle Dame Monache di Capua”, Capys, 35, 2002, 157-172.


Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo Itomo II], I, 229-233.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 541-547.

 

Senatore 2016: Francesco Senatore, "Capua nel Quattrocento: la cura degli spazi e dei cittadini", in Giovanni Vitolo (a cura di), Città, spazi pubblici e servizi sociali nel mezzogiorno medievale, Napoli 2016, 317-350

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/09/2012 13:52:30
Data ultima revisione10/11/2016 16:43:10
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OggettoCapua, Santi Rufo e Carponio
Tipologiachiesa
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

V-VI secolo: fondazione.

1053: prima attestazione documentaria dell’esistenza della chiesa, che risulta sotto la giurisdizione degli abati di Montecassino.

1720: passa sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Capua. Probabilmente in questa occasione l’edificio viene rimodernato con una finta volta a incannucciato, un nuovo pavimento e pilastri che inglobavano le colonne in marmo della navata.

1910: restauri.

1960-1970: restauri di ripristino eliminano completamente le superfetazioni settecentesche.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Chiesa a tre navate divise da colonne antiche in marmo (quattro per lato), sostenenti archi a tutto sesto. Ogni navata conclusa da un’abside, di cui la centrale articolata da sedici piccole nicchie organizzate su due file. La facciata principale, in pietra, è dominata dal piccolo campanile, che ne copre completamente la porzione sinistra, addossandosi quasi direttamente alla porta d’accesso. Il campanile è attraversato al livello inferiore da un arco ogivale poggiante su una grossa colonna di spoglio con base in marmo. All'interno si conserva: un affresco con Vergine in trono al centro dell’abside maggiore; affreschi con santi nella sagrestia; lacerti di decorazione ad affresco nella  prima cappella sinistra. Le reliquie di XVII santi sono sistemate nell’abside in altrettante nicchie.

 

Iscrizioni

Una lastra con frammento di iscrizione medievale è reimpiegato nel pulpito moderno in acciaio.

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

L’altare maggiore è costituito da sarcofago antico collocato in questa posizione in epoca recente, e proveniente dalla chiesa di San Marcello.

Opere d'arte medievali e moderne

Affreschi nelle absidi e nelle capelle laterali di sinistra.

Storia e trasformazioni

La chiesa risale all'epoca tardoantica (V-VI secolo). In periodo successivo (XI-XII secolo) viene costruito il campanile addossato alla facciata. Un intervento di rifacimento databile a poco dopo il 1720 porta alla costruzione di una finta volta a incannucciato e al rafforzamento delle strutture inglobando le colonne in pilastri di muratura. Queste superfetazioni vengono rimossse nei primi anni del '900. La configurazione attuale risale invece ai restauri degli anni '60 del Novecento.

Note

Tratto peculiare delle tecniche costruttive è l'inserimento di vasi fittili cavi nella calotta absidale, secondo una tecnica tipica dell'architettura bizantina (Fava 2006-2007).

Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Rilievi della situazione successiva ai restauri degli anni '60 in Venditti 1967, da cui Pane, Filangieri 1990, II, p. 376 e Fava 2006-2007. La situazione precedente è documentata da rilievi pubblicati in Fava 2006-2007.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Di Resta 1983: Isabella Di Resta, Capua Medievale. La città dal IX al XIII secolo e l’architettura dell’età longobarda, Napoli 1983.

 

Di Resta 1985: Isabella Di Resta, Capua, Roma-Bari 1985.

 

Fava 2006-2007: Giovanna Fava, La chiesa dei SS.Rufo e Carponio a Capua, tesi di laurea in Rilievo e Analisi dei Monumenti Antichi, Facoltà di Lettere e Filosofia, Seconda Università degli Studi di Napoli, a.a. 2006-07, relatore prof. Marco Bianchini, correlatore prof.ssa Silvana Episcopo.


Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3], I, 196-200.

 

Mazzoleni 1957: Jole Mazzoleni, Le pergamene di Capua 972-1265, vol. I, Napoli 1957.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 374-381

 

Parente 1917: Pasquale Parente, “Santi Rufo e Carponio”, Campania Sacra, 1917.

 

Venditti 1967:  Arnaldo Venditti, Architettura bizantina nell’Italia meridionale, Napoli 1967, II, 610-614.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/09/2012 13:38:51
Data ultima revisione10/11/2016 16:45:28
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OggettoCapua, Seggio dei Nobili
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi

Seggio d’Oliva; Seggio dei Cavalieri

Cronologia

1456, ante: costruzione.

1456: risulta danneggiato dal terremoto.

1513. il seggio viene “riconciato” a spese della città.

1530. il seggio è adornato a spese della città.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Come gli altri due seggi di Capua (Seggio d'Antignano e Seggio di Sant'Eligio) è strutturato come un passaggio voltato.  Granata (1752-1756, II, p. 327, p. 345 n. 21), scrive che ai suoi tempi risultava già "rovinato, e disfatto; in maniera che niun vestigio ne è rimasto" e che davanti al luogo dell’antico Seggio era una fontana. All’interno del Seggio era invece una cappella dove i nobili capuani assistevano alle funzioni sacre prima di iniziare i consessi (Granata 1752-1756, III, p. 40). Accanto vi sorge una fontana settecentesca.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Due lapidi con iscrizione IG 885, e CIL, X, 3961, un cippo con patera parzialmente scalpellato. Fra' Giocondo descrive "apud sessionem Olivae" anche il cippo con iscrizione CIL, X, 4425.

Opere d'arte medievali e moderne

Fontana (sec. XVIII)

Storia e trasformazioni

Il Seggio dei Nobili crolla a causa del terremoto nel 1456 (Granata 1752-1756, III, p. 116; Iannelli 1858, p. 66). Deve essere stato ricostruito in seguito, e al suo esterno vengono collocate almeno due iscrizioni antiche ricordate da Camillo Pellegrino, una in greco, l’altra in latino (cfr. supra, Elementi antichi di reimpiego).

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Il 19 febbraio 1513 vengono donati dalla città “alli gentil’huomini del detto seggio [d’Oliva] ducati 10 per riconciarlo” (Manna 1588, c. 220, che rimanda a Archivio Comunale di Capua, Cancelleria 5, f. 147)

Il 18 luglio 1515. “Seggio delli Cavalieri furo datti per la Città ducati 10 per conciare, et ornare detto seggio” (Manna 1588, c. 220v, che rimanda a Archivio Comunale di Capua, Cancelleria 7, f. 113).

18 luglio 1530 “Si concluse per lo consiglio che si donassero 25 ducati de li danari del 3. del vino per ornamento di detto seggio [d’Oliva] con fare quinterno di quello che si fusse speso” (Manna 1588, c. 220, che rimanda a Archivio Comunale di Capua, Cancelleria 14, f. 28).

25 luglio 1559. “Si concluse per lo consiglio che si vedesse che spesa potea andare a redificarlo, et a spianare, e pagare alcune case per dar prospettiva alla strada, e che ci voleano dare li particolari, e riferire il tutto al consiglio” (Manna 1588, c. 220v, che rimanda a Archivio Comunale di Capua, Cancelleria 22, carta non indicata).

Settembre 1559. “Trattandosi poi in consiglio di fare detto seggio, e comprare le case per tagliarle, et aggiustare l’esito de la strada non fu concluso” (Manna 1588, c. 220v, che rimanda a Archivio Comunale di Capua, Cancelleria 22, carta non indicata).

Bibliografia

Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3].

 

Iannelli 1858: Gabriele Iannelli, Sacra guida della chiesa cattedrale di Capua, Napoli 1858.

 

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

 

Manna 1588: Gian Antonio Manna, Prima parte della cancellaria de tutti privilegii, capitoli, lettere regie, decreti, conclusioni del consiglio et altre scritture della fedelissima città di Capua dall'anno 1109 insino all'anno 1570. Ridotte per ordine d'alfabeto per il magnifico Gian Antonio Manna cittadino del regimento di detta città, Neapoli, apud Horatium Salviani 1588.


Martone 2005: Maria Martone, "I sedili a Napoli e fuori la città", in Verso un repertorio dell’architettura catalana. Architettura catalana in Campania, province di Benevento, Caserta, Napoli, a cura di Cesare Cundari, Roma 2005, 109-122.

 

 

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994.

 

Pellegrino 1643: Camillo Pellegrino [junior], Due Discorsi Di Camillo Pellegrino Figl. Di Alessandro. Si Tratta Nel Primo di un antico significato del nome porta, nel secondo dell'antico sito di Capuain Napoli, per Francesco Sauio stampatore della Corte Arciuescouale, MDCXLIII [1643]

 

Robotti 1983: Ciro Robotti, Palazzo Antignano e l'architettura rinascimentale a Capua, Napoli 1983.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione30/05/2012 14:14:08
Data ultima revisione30/12/2018 20:59:02
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OggettoCapua, Seggio di Antignano
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi

Sessione Antiniana, Sedile di Antignano

Cronologia

1453-1454: ristrutturazione del seggio (cfr. Robotti 1983).

Autore
Committente
Famiglie e persone

Antignano

Descrizione

Il seggio è inglobato all'interno del Palazzo Antignano, da cui deriva anche la denominazione. Come gli altri due seggi di Capua (Seggio dei Nobili e Seggio di Sant'Eligio) è strutturato come un passaggio voltato, sul quale si affacciano gli ambienti dell'ex chiesa longobarda di San Lorenzo ad Crucem.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Colonne antiche di reimpiego sono ancora in sito. Numerose stele e iscrizioni sono attestati dalle fonti.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

18 luglio 1515 “Seggio de l’Antignani furo dati per la Città 10 ducati per conciare et ornare detto seggio” (Manna 1588, c. 220r, che rimanda a Archivio Comunale di Capua, Cancelleria, 7, f. 113).

18 luglio 1530  “Si concluse per lo consiglio che si donassero li 25 ducati de li danari del terzo del vino per ornamento di detto seggio con fare quinterno ut supra” (Manna 1588, c. 220v, che rimanda a Archivio Comunale di Capua, Cancelleria, 14, f. 18).

L’8 giugno 1613, gli eletti della città di Capua decretano che “si spendano ducati venti per farne diece seggie al seggio d’Antignano, et accomodarne le vecchie le quali in modo erano strutte e consumate, ché non possevano servire e vedendo la frequenza delle persone della città che vi stanno a spasso”; Archivio Comune di Capua, Cancelleria 32, archivio 29, f. 132recto.

Bibliografia

Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3].


Iannelli 1858: Gabriele Iannelli, Sacra guida della chiesa cattedrale di Capua, Napoli 1858.

 

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

 

Manna 1588: Gian Antonio Manna, Prima parte della cancellaria de tutti privilegii, capitoli, lettere regie, decreti, conclusioni del consiglio et altre scritture della fedelissima città di Capua dall'anno 1109 insino all'anno 1570. Ridotte per ordine d'alfabeto per il magnifico Gian Antonio Manna cittadino del regimento di detta città, Neapoli, apud Horatium Salviani 1588.


Martone 2005: Maria Martone, "I sedili a Napoli e fuori la città", in Verso un repertorio dell’architettura catalana. Architettura catalana in Campania, province di Benevento, Caserta, Napoli, a cura di Cesare Cundari, Roma 2005, 109-122.

 

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994.


Pellegrino 1643: Camillo Pellegrino [junior], Due Discorsi Di Camillo Pellegrino Figl. Di Alessandro. Si Tratta Nel Primo di un antico significato del nome porta, nel secondo dell'antico sito di Capuain Napoli, per Francesco Sauio stampatore della Corte Arciuescouale, MDCXLIII [1643].

 

Pellegrino 1651: Camillo Pellegrino [junior], Apparato alle antichità di Capua o discorsi sulla Campania Felice, in Napoli, per Francesco Savio Stampatore della Corte Arcivescovile, 1651.

 

Robotti 1983: Ciro Robotti, Palazzo Antignano e l'architettura rinascimentale a Capua, Napoli 1983.


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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione05/12/2012 21:19:06
Data ultima revisione30/12/2018 21:00:29
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OggettoCapua, Seggio di Sant'Eligio
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attualearco di Sant'Eligio
Immagine
Nomi antichi

Seggio dei Giudici, Seggio di Sant'Eligio, Arco Mazzocchi, Arco di Sant'Eligio.

Cronologia

XV secolo.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Come gli altri due Seggi di Capua (Seggio d'Antignano e Seggio dei Nobili) è strutturato come un passaggio voltato, incastonato fra la chiesa di Sant'Eligio e il palazzo adiacente. Al piano superiore è una loggia binata con colonna centrale.

Iscrizioni

L’INFRANTO TITOLO / DEL / CAMPANO ANFITEATRO / TRA MILLE RUDERI SCOVERTO NEL 1726 / QUI / IL SENATO E POPOLO CAPUANO / IN OMAGGIO ALLE PATRIE ANTICHITA’ / AD ONORANZA DEI NIPOTI / SPLENDIDAMENTE / FACEVA COLLOCARE. / IL MUNICIPIO STESSO / TRAVERSO TANTI SECOLI / SIGNORE E CUSTODE UNICO DEL MONUMENTO /  DAGLI AVI ERETTO / DAI ROMANI IMPERATORI / ADRIANO ED ANTONINO / RESTITUITO E CONSACRATO / CON LIBRO / CHE ONORA CAPUA L’ITALIE IL MONDO / DAL CITTADINO INCOMPARABILE / ALESSIO SIMMACO MAZZOCCHI / LO STESSO INFRANTO TITOLO / FACEVA SUPPLIRE ED ILLUSTRARE. / OGGI 25 MARZO 1873 / PER NOVELLO TRIBUTO A TANTO UOMO / PER IL CULTO DOVUTO A TANTO MONUMENTO / DECRETA / TRASFERIRSI IL TITOLO / NEL / MUSEO CAMPANO / RESTANDO INFISSO IL GLORIOSO NOME / A QUESTO ARCO / A QUESTA VIA.

Trasferita al Museo Campano di Capua la lapide apposta nel 1665 per il ritrovamento della lastra Genius Theatri CIL, X, 3821.

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

A partire dalla fine del XVI secolo l'Arco di Sant'Eligio si viene configurando come l'antiquarium della città di Capua, e vi vengono raccolte le antichità ritrovate nei dintorni e più tardi sono trasferite qui anche lapidi, stele, sculture e iscrizioni prima reimpiegate in altri edifici.

Il 2 gennaio 1589: "Per li Signori Eletti al governo della città, prossimi predecessori, è stato fatto un monumento, et affissa un pietra, dove sta scritto Lucio Magio M.F. Fal. Veterano X Leg. Fretense [CIL, X, 3890] , allo frontispizio, qui al cantone, della Ecclesia di Sancto Eligio, luogo principalissimo della città con altra iscrittione di lettere d'oro, alle spese del danaro del Pubblico" (cfr. Mommsen 1883, p. 374).

Il 10 febbraio 1589: "Marco Antonio di Majo e Compagni Eletti, prossimi passati, al governo della Città nel tempo della loro Elezione hanno fatto alzare una pietra antica di un antico Capuano, et per maggiore honore della Patria, ve si è fatto un ornamento di pietra marmo di prezzo di docati quaranta, et tutto ciò con saputo dell'Ill.mo Sig. Reggente Moles presso il Viceré di Napoli il Conte di Miranda" (cfr. Mommsen 1883, p. 374).

Nel 1665 viene collocata la Lapide Genius Theatri CIL, X, 3821.

Dall'incisione di Rossini 1839 si intravede una chiave d'arco proveniente dall'anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, ma è ignota la data del suo trasferimento nel Seggio.

Vi era collocata anche la chiave d'arco con protome di Volturno.

Nel 1727 vi viene collocato il titolo scoperto l'anno prima da Mazzocchi presso l'anfiteatro.

Iscrizioni: CIL, X, 3780; CIL, X, 3854; CIL, X, 3890.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Veduta del seggio con la collezione di antichità ancora in loco in Rossini 1839, tav. 63.

Piante e rilievi

Pianta in Robotti 1983; Pane, Filangieri 1990.

Fonti/Documenti

18 luglio 1530. “Si concluse per lo consiglio che si donassero altri 25 ducati de li danari del terzo del vino per ornamento di detto seggio, con fare quinterno di quello che si fusse speso” (Manna 1588, c. 220v, che rimanda a Archivio Comunale di Capua, Cancelleria 14, f. 18).

Bibliografia

Granata 1752-1756: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, 3 voll., in Napoli, nella stamperia Muziana, 1752-1756 [vol. 1-2vol. 3].

 

Iannelli 1858: Gabriele Iannelli, Sacra guida della chiesa cattedrale di Capua, Napoli 1858.


Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

 

Manna 1588: Gian Antonio Manna, Prima parte della cancellaria de tutti privilegii, capitoli, lettere regie, decreti, conclusioni del consiglio et altre scritture della fedelissima città di Capua dall'anno 1109 insino all'anno 1570. Ridotte per ordine d'alfabeto per il magnifico Gian Antonio Manna cittadino del regimento di detta città, Neapoli, apud Horatium Salviani 1588.

 

Martone 2005: Maria Martone, "I sedili a Napoli e fuori la città", in Verso un repertorio dell’architettura catalana. Architettura catalana in Campania, province di Benevento, Caserta, Napoli, a cura di Cesare Cundari, Roma 2005, 109-122.

 

Mazzocchi 1727: Alexii Symmachi Mazochi Metropolitanae Ecclesiae Campanae Canonici Theologi In Mutilum Campani Amphitheatri Titulum aliasque nonnullas Campanas inscriptiones commentarius, Neapoli, ex typographia Felicis Muscae, 1727.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994.

 

Pellegrino 1643: Camillo Pellegrino [junior], Due Discorsi Di Camillo Pellegrino Figl. Di Alessandro. Si Tratta Nel Primo di un antico significato del nome porta, nel secondo dell'antico sito di Capuain Napoli, per Francesco Sauio stampatore della Corte Arciuescouale, MDCXLIII [1643]

 

Robotti 1983: Ciro Robotti, Palazzo Antignano e l'architettura rinascimentale a Capua, Napoli 1983.


Rossini 1839: Luigi Rossini, Viaggio Pittoresco da Roma a Napoli, Roma 1839, tav. 63

 

 

 

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 13:15:30
Data ultima revisione10/11/2016 16:12:44
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/214
OggettoCapua, ponte romano di Casilinum
TipologiaPonte romano
Nome attuale
Nomi antichi
Materiali e tecniche edilizie
Dimensioni
Stato di conservazione
Immagine
Cronologia
Fattori di datazione
Storia e trasformazioni medievali e moderne

Distrutto dai bombardamentei del 1943, è stato ricostruito sulle pilae di fondazioni romane.

Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Apparato decorativo
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
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Schedatore
Data di compilazione07/12/2012 14:36:09
Data ultima revisione04/03/2013 18:22:54
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/16
OggettoCapua, epitaffio Camillo Pellegrino
Supportomarmo
Cronologia1603
Immagine
Prima attestazione

La prima parte è trascritta in Borzelli 1895, p. LXXII.

Trascrizione

CAMILLO PELLEGRINO / MVSIS PRAECLARO / PIETATE INSIGNI / FAMILIAE ET PATRIAE ORNAMENTO / POMPEVS DECANVS NEPOS / P. AN. MDCIII

AD PATRIA[m] LAETVS REDIENS PEREGRIN AB ORBE / PONDERE DEPOSITO DVLCE LEVAMEN HABET

Famiglie e persone

Camillo Pellegrino senior

Note

La lapide è collocata nel duomo di Capua.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Borzelli 1895: Angelo Borzelli, I capitoli e un poemetto di Camillo Pellegrino, Napoli 1895.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione17/12/2012 16:22:57
Data ultima revisione12/03/2013 18:49:45
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/18
OggettoCapua, epitaffio di Ambrogio Attendolo
Supportomarmo
Cronologia1585
Immagine
Prima attestazione
Trascrizione

IO. BAPTISTA ATTENDOLO PAVLI FIL. COTIGNOLA ORTO / QVI SPORTIA DVM AVITA DOMO ALVD. GALL. REGE XII PENE VASTATA / CAPVAM CVM MARIA VICECOMITE MATRE CONFVGIT SVAM SVORV[m]Q FORTVNA[m] / ALTO ANIMO PERFERENS RESTITVTO MEDIOLA. DITIONI FRANCISCO II / DE REDITV AD SVOS COGITANS MORTE PRAEVENTVS EST / HIC SVOS CINERES SERVARI CVRAVIT / AMBROSIVS FILIVS / QVI OB INTEMERAT. FIDEM PHILIPPO II HISP. REGI PRAECLARVS / EIVSQ IN NEAPOLIT. REGNO SVMMVS ARCHITECTVS / CAPVA CROTONE CAIETAQ. MATHEMATICA RATIONE MVNITIS / NEAPOLI ROMAM PVTEOLOSA STRATIS VIIS PIETATE CLARVS / HIC PARENTIS CINERIBVS CONTVMVLATVS EST / GASPAR PATRI AVOQ. P. / OBIIT AN. D. MDLXXXV. AET. S. LXXX.

Famiglie e persone

Ambrogio Attendolo

Giovan Battista Attendolo

Note

La lastra è murata in controfacciata della chiesa di Santa Caterina, immediatamente al di sotto della lastra funeraria di Giovan Battista Attendolo.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo Itomo II], I, 268.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, 210.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione04/03/2013 17:22:29
Data ultima revisione08/11/2016 21:25:01
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/24
OggettoCapua, epitaffio di Giovan Battista Attendolo
Supportomarmo
Cronologia1593
Immagine
Prima attestazione
Trascrizione

D.O.M. / IO. BAPTISTAE ATTENDOLO A[m]BROSII FIL. VIRO PIETATE INSIGNI / QVI GNARVS FERE LINGVAR. OMNIVM ATQ ENCYCLOPAEDIA[m] CONSECVTVS / ACRI INGENIO PLAECLARA OPERA AEDIDIT / FATOQ PRAEVENTVS NONNVLLA INCHOATA RELIQVIT / SEN. CAMP. CIVI SVO / B.M.P. / AN. S. MDXCIII

Famiglie e persone

Giovan Battista Attendolo

Note

La lastra è murata in controfacciata della chiesa di Santa Caterina, immediatamente al di sopra della lastra funeraria di Ambrogio Attendolo.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, 3 voll., Napoli 1766 [tomo Itomo II], I, 268.

 

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, 210.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione04/03/2013 17:39:44
Data ultima revisione08/11/2016 21:24:20
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OggettoCapua, iscrizione di Palazzo Rinaldi Campanino
SupportoPietra calcarea
Cronologia1610
Immagine
Prima attestazione
Trascrizione

HECTOR RINALD. / ANTIQAS MAIO/RVM AEDES SVAE / GENES COMODO / AC CIVITATIS / ORNAMENTO / SIC MAGNIFICEN/TIVS REFECIT/ AN. SAL. MDCX

Famiglie e persone

Ettore Rinaldi

Note

L'iscrizione attesta il rifacimento di Palazzo Rinaldi Campanino

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Andreucci Ricciardi 1984: Anna Andreucci Ricciardi, "Il palazzo Rinaldi-Campanino a Capua: rinascimento e maniera", Capys, 17, 1984, 29-40.


De Simone 2007: Anna Luigia De Simone, "Capua, palazzo Rinaldi Campanino", in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, ricerche, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2007, 145-147.


Di Resta 1984: Isabella Di Resta, "Capua catalana: palazzo Rinaldi-Campanino", Capys, 17, 1984, 20-28.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, I, 174-177.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione13/12/2012 19:04:11
Data ultima revisione06/01/2019 21:03:19
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/17
OggettoCapua, iscrizione per ritrovamento CIL, X, 3821
Supportomarmo
Cronologia1665
Immagine
Prima attestazione

L'iscrizione viene composta da Giovan Pietro Pasquale per celebrare il posizioneamento sotto l'arco di sant'Eligio dell'antica lapide Genius Theatri nel 1665. Nella stessa occasione Pasquale dà alle stampe un breve opuscolo illustrativo (Pasquale 1667).

Trascrizione

CAPVAE  TEATRI / RVINIS MODO ERVTVS / LAPIS / VETVS PRAECLARI FACTI / MEMORIA / HIS REP. A.D. MDCLXV

Famiglie e persone

Giovan Pietro Pasquale (autore del testo)

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Pasquale 1667: Giovanni Pietro Pasquale, Memoria d'un fatto illustre di Capua antica dedicata alla medesima Illustrissima, e Fedelissima Città, in Napoli, per Novello de Bonis Stampador Arcivescovile, 1667.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 19:44:55
Data ultima revisione06/11/2016 16:24:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/8
OggettoCapua, lastricatura strada
Supporto
Cronologia1563
Immagine
Prima attestazione
Trascrizione

PHIL. II. CATH. REGNANTE / PERAF. ALCALAE DUX PROREGE / MUNITAM A VETERIBUS TRINA SILICE VIAM / TEMPUS UT OMNIA CORRUPERAT / SUBSTULIT ITINERIS IMPEDIMENTA / AQUA AD VOLTURNUM DEDUCTA PONTE CONSTRUCTO / IN PUBLICIS COMODIS ET ORNAMENTIS / LASSIDUA COGITATIONE CURAQUE DEFIXUS / MDLXVIII

Famiglie e persone
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 19:57:18
Data ultima revisione04/03/2013 18:14:30
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/9
Titolo schedaBreviarium Capuanum, 1489
Titolo

Breviarium Capuanum, Capuae, Christian Preller, 10.III.1489

Altri nomi titolo

Breviarium Capuanum

Autore principale
Altri nomi autore principale
Autore secondario

Giordano Caetani d'Aragona

Immagine
Stampatore

Christian Preller

Data1489
Formato

In quarto, 562 cc. non numerate

Illustrazioni
Colophon

Explicitum est opus quod vulgo breviarium appellatur iussu Iordani Gaytani Archiepiscopi Capuani et Patriarche Antiocheni summa cura ac diligentia recognitum, solertique industria impressum Capue per Cristannum Preller almanum Anno salutis MCCCCLXXXIX die X Marti

Dedica


Famiglie e persone

Giordano Caetani d'Aragona

RepertoriISTC: ib01150600; H 3814; IGI 2803
Edizioni precedenti o successive
Struttura e contenuti
1. Calendario
2. Psalterium
3. Proprium de tempore — Proprium de sanctis — Commune sanctorum.
Bibliografia

Giustiniani 1793: Lorenzo Giustiniani, Saggio storico-critico sulla tipografia del Regno di Napoli, in Napoli, nella stamperia di Vincenzo Orsini, 1793, 104-106 [descrizione molto minuziosa, sebbene tratta da un esemplare mutilo, all'epoca in possesso del Seminario diocesano di Capua, oggi probabilmente quello che si conserva al Museo Campano di Capua]


Fava, Bresciano 1911: M. Fava, G. Bresciano, La stampa a Napoli nel XV secolo, 2 voll., Lipsia 1911, I, 101-104; II, 147-158.

Allegati
Link esterni

Breviarium Capuanum online su Gallica

Scheda ISTC

Scheda GW

SchedatoreLorenzo Miletti
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/6
Titolo schedaDamiani, Disfida di Barletta, 1547
Titolo

Successo de lo combattimento delli tredeci italiani, e' tredeci franciosi, fatto in Puglia, con la disfida, cartelli, e la virile essortatione, che fece lo capitaneo Fieramosca a gli compagni, e' la gloriosa vittoria ottenuta da gli italiani, nel anno 1503, stampata nella fidelissima città di Capua per Giovanne Sultzbach, a di undeci di giunio, 1547.

Altri nomi titolo
Autore principale

Giovan Battista Damiani

Altri nomi autore principale
Autore secondario

Marino Antonio Rinaldi, Bartolomeo Sabino, Crisostomo Colonna, Girolamo Carbone, Francesco Peto, Pietro Summonte, Pietro Gravina

Immagine
Stampatore

Johann Sultzbach

Data1547
Formato

 

Ottavo

Illustrazioni
Colophon

Stampata nella fedelissima città di Capua | per Giovanne Sultzbach, A dì undeci | di Giunio 1547

Dedica

f. Aii: Al Senato e Popolo Capuano Prohe|mio di Giovanbattista Damiani

Famiglie e persone

Giovan Battista Damiani, Marino Antonio Rinaldi, Bartolomeo Sabino, Crisostomo Colonna, Girolamo Carbone, Francesco Peto, Pietro Summonte, Pietro Gravina

Repertori
Edizioni precedenti o successive

Ristampato a Napoli nel 1633 e nel 1725.

Struttura e contenuti
Bibliografia

Gasparrini 1962: Pietro Gasparrini, "Le rarissime cinquecentine capuane e in particolare quella concernente la disfida di Barletta", La Bibliofilia, 64.2, 1962.

 

Miletti 2015: Lorenzo Miletti, "Peto (Poetus, Paetus), Francesco (Franciscus)", in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, 82, 2015, 665-667.

 

Miletti 2016: Lorenzo Miletti, "Tacitis regnavit Amyclis. Francesco Peto da Fondi su Virgilio Aeneis, X 563-4", in Le modèle et les originaux. L’exemplum virgilien à Naples entre dynastie aragonaise et vice-royaume espagnol, a cura di M. Deramaix – G. Germano, Paris 2016.

 

Toscano 2005: Tobia R. Toscano, "Dalla storia alla letteratura: Ettore Fieramosca da Capua e la Disfida di Barletta", Capys, 38, 2005, 17-35  (= "L’immagine letteraria della conquista: la Disfida di Barletta" in El reino de Napoles y la monarquia de Espana: entre agregacion y conquista (1485-1535), a cura di Giuseppe Galasso, Carlos José Hernando Sanchez, Roma, Real Academia de Espana en Roma 2004, 585-602)

Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/41
Titolo schedaMonaco, Sanctuarium Capuanum, 1630
Titolo

Sanctuarium Capuanum, opus in quo sacrae res Capuae, et per occasionem plura, tam ad diversas Civitates Regni pertinentia, quam per se curiosa, continentur, , collectore Michaele Monacho, decretorum Doctore Canonico Prasbytero Capuano, Neapoli, apud Octavium Beltranum, MDCXXX

Altri nomi titolo

Sanctuarium Capuanum

Autore principale

Michele Monaco

Altri nomi autore principale

Michael Monachus

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Ottavio Beltrano

Data1630
Formato

In quarto

Illustrazioni

Il testo è corredato di numerose illustrazioni, in genere di piccolo formato. Nel frontespizio si trova, ad esempio, un'immagine di S. Prisco. Notevoli le stampe contenenti le immagini delle decorazioni dell'abside e della cupola della chiesa di San Prisco, nonché una veduta del sacello di Santa Matrona, nella stessa chiesa, una pianta dell'antica città di Capua tratta dalla veduta fatta affrescare nel 1595 da Cesare Costa, e la bulla plumbea del principe longobardo Roberto.

Colophon

Privo di un vero e proprio colophon, a p. 670, prima dei corrigenda e degli indici, si trova l'imprimatur: Imprimatur. Alexander Lucianus Auditor

Dedica

Al cardinale Luigi Caetani d'Aragona, vescovo di Capua dal 17 marzo 1624 al 1 marzo 1627

Famiglie e persone

Luigi Caetani d'Aragona, Cesare Costa, Camillo Pellegrino jr.

Repertori
Edizioni precedenti o successive

Il libro non ebbe riedizioni, ma fu seguito nel 1637 da una Recognitio Sanctuarii Capuani, che Monaco pubblicò per approfondire o correggere le materie toccate nel testo.

Struttura e contenuti

Il Sanctuarium di Monaco è diviso in quattro parti (1: sancti, qui a Romano Martyrologio Capuae commemorantur; 2: sancti Capuani, qui extra Romanum Martyrologium inveniuntur; 3: sancti exteri, a quibus tamen Capuae vel cum Capuanis aliquid actum invenimus; 4: sancti quotquot Capuae culti fuerunt), a ciascuna delle quali segue un'appendice (rispettivamente 1: delineatio Capuae veteris; 2: cives Capuani diversarum ecclesiarum praelati; 3: Pontifices Romani, qui Capuam advenerunt; 4: catalogus comitum et principum Capuae). Ma la struttura del testo dice poco sul suo reale contenuto. La biografia di ciascun santo e la descrizione del suo rapporto con Capua forniscono lo spunto per addentrarsi in descrizioni di chiese, excursus storico-antiquari, inni devozionali, laudationes di tale o talaltro personaggio. Monaco riunisce fonti documentarie medievali, le commenta dettagliatamente e le integra con fonti letterarie antiche e moderne. Il suo piglio è sempre molto personale, e sono numerosi gli interventi e le congetture su testi, epigrafi, o semplicemente le confutazioni di tesi altrui, la cui paternità è spesso lasciata nell'anonimato. Notevole ad esempio l'inserimento della laudatio funebris di Cesare Costa, da Monaco stesso pronunciata a Capua in occasione del funerale dell'arcivescovo, nel 1602. Notevole anche l'appendix su Capua vetus, (benché non troppo estesa, forse per evitare di rubare materia all'amico Pellegrino junior, che infatti viene citato) con la pubblicazione della mappa di Costa. Interessante la sostanziale deminutio della Collegiata di S. Maria delle Grazie a Capua vetus, forse in ottica di campanile in favore della chiesa di S. Prisco, di cui l'autore era canonico. 

Bibliografia

Borraro 1980: Michele Monaco e il Seicento Capuano, a cura di Pietro Borraro, Salerno 1980

Carfora 1998: Clementina Carfora, L'erudizione storica a Capua. I manoscritti di interesse medievistico del Museo Campano di Capua, Salerno 1998, 17-21

Allegati
Link esterni

Esemplare on line del testo:

http://archive.org/details/sanctuariumcapua00mona

SchedatoreLorenzo Miletti
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/10
OggettoCapua, arco di Porta Napoli
Materialepietra calcarea
Dimensioni
Cronologia1577-1582
AutoreOrazio da Carrara e Giuseppe de Lazzaro
Descrizione

L’11 agosto 1577 il consiglio cittadino di Capua deliberava l’erezione di una nuova porta nella cinta bastionata cittadina, che si stava provvedendo a riformare, e il progetto fu affidato ad Ambrogio Attendolo. L’arco fu realizzato dai marmorai Orazio da Carrara e Giuseppe de Lazzaro probabilmente entro il 1582, ed apprezzata da Tommaso d’Auria e Scipione Galluccio nel 1584 (cfr. da ultimo Amirante 2001).

Si dà il caso che questi scultori furono gli stessi scelti dalla città per realizzare la nicchia dove riporre le ‘reliquie’ marmoree della porta di Federico II. Con le trasformazioni urbanistiche del 1831 Porta Napoli fu sistemata nella collocazione attuale.

Immagine
CommittenteEletti della Città di Capua
Famiglie e persone

Ambrogio Attendolo

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Amirante 2001: Francesca Amirante, La scultura del ’500 in Terra di Lavoro, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XIV ciclo, 2001, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, pp. 141-142, scheda n. 10

 

Di Resta 1974: Isabella di Resta, “Contributo alla storia urbanistica di Capua”, Napoli Nobilissima, 13, 1974, 169-184

 

Di Resta 1985: Isabella di Resta, Capua, Bari 1985, 67-71

 

Pane 1975-1977: Roberto Pane, Il Rinascimento in Italia Meridionale, 2 voll., Milano 1975-1977, II, 65 e note 77, 91  

 

 

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione07/08/2012 13:49:45
Data ultima revisione09/11/2016 17:11:34
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/11
OggettoCapua, Cattedrale, bassorilievo con la Deposizione di Cristo nel sepolcro
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiaprimi del XVI secolo
Autore
Descrizione

Questo piccolo rilievo in marmo si trova oggi esposto nella Cappella dell'Immacolata della Cattedrale di Capua, dove sono conservati - o per meglio dire accozzati - anche frammenti del recinto corale.

Si tratta di un'opera di modesta qualità esecutiva, ma di estremo interesse documentario, poiché - come per primo ha notato Toscano (2010, 394-395) - il modello è tratto abbastanza fedelmente da una celeberrima stampa di Andrea Mantegna. L'opera capuana è da considerare tra le prime attestazioni plastiche della fortuna della stampa della Deposizione di Mantegna, datata problematicamente negli anni ’70. Di questa scena si conosce una replica lignea proveniente dall’altare maggiore di Santa Maria del Monte di Velate (presso Varese) e oggi al Museo del Castello Sforzesco di Milano, sicuramente anteriore al 1491 (cfr. la scheda di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, in Mantegna 1431-1506 2008, 258-260, n. 90).

Sarà importante notare come il maldestro scultore non si sia limitato a copiare – seppur in verticale – la composizione, ma abbia tentato di rendere in marmo quel senso grafico tutto mantegnesco delle vesti aderenti ai corpi, delle pesanti rughe sui volti, dei riccioli rigidi dei capelli. Anche grazie a questi dettagli è possibile immaginare che sia di mano d'un artista lombardo attivo a Napoli verso la fine del '400 o gli albori del '500.

Forse non è inutile rammentare che nella lettera sullo stato delle arti a Napoli diretta a Marcantonio Michiel, Pietro Summonte rilevava “in Santo Dominico una cona dove è Nostro Signore levato dalla Croce e posto in un lenzuolo di mano del Mantegna”. Ferdinando Bologna (1956) ha trovato nella cimasa del polittico di Angri un ricordo di questa pala mantegnesca, oggi dispersa. A questo, con il rilievo capuano possiamo aggiungere un’ulteriore prova della precoce fortuna di Mantegna presso uno scultore periferico, ma – credo – ben cosciente di ciò che stava replicando, forse anche sotto la spinta di una precisa committenza. Chissà se ciò possa trovare in futuro un appiglio proprio nella figura del colto, cosmopolita e ormai anziano vescovo di Capua Giordano Caetani.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconograficheStampa di Andrea Mantegna, Deposizione
Fonti e documenti
Bibliografia

Bologna 1956: Ferdinando Bologna, "Ricordi di un 'Cristo morto' del Mantegna", Paragone, VII, 1956, 56-61.

 

Toscano 2010: Bruno Toscano, "Gaspare da Padova e la diffusione del linguaggio mantegnesco tra Roma e Napoli", in Andrea Mantegna: impronta del genio, atti del convegno internazionale di studi (Padova, 2006), a cura di Rodolfo Signorini, Viviana Rebonato e Sara Tammaccaro, Firenze 2010, 363-396.

 

Mantegna 1431-1506 2008: Mantegna 1431-1506, catalogo della mostra (Parigi, Musée du Louvre, 2008-2009), a cura di Giovanni Agosti e Dominique Thiébaut, ed. italiana, Milano 2008.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione24/08/2012 09:13:47
Data ultima revisione02/01/2019 18:54:12
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/56
OggettoCapua, Cattedrale, candelabro pasquale
Materialemarmo bianco e mosaici
Dimensioni
Cronologiaprimo quarto del XIII secolo
Autore
Descrizione

La colonna per il cero pasquale si trova attualmente all'interno della Cattedrale di Capua, ai piedi del presbiterio, entrando a destra.

Si presenta come una colonna monumentale riccamente decorata, coronata da un capitello reggicero con telamoni su un doppio giro di foglie d'acanto.

La decorazione del fusto è suddivisa in cinque registri, separati tra loro da fasce con uccellini e racemi a mosaico. Il primo e l'ultimo registro presentano un motivo a fasce musive con andamento tortile, mentre nei tre centrali la decorazione è affidata unicamente al rilievo, che conserva ancora rare tracce di policromia. Procedendo dal basso verso l’alto, nei registri centrali a rilievo, si trovano: un fitto motivo a tralci vegetali abitati da uccelli e altri animali; alcune scene che ripropongono i riti del Sabato Santo secondo l'uso capuano (Zchomelidse 1997); e infine gli episodi neotestamentari delle Marie al Sepolcro e della Cena in Emmaus.

I caratteri stilistici dell’opera consentono di datarla entro il primo quarto del Duecento per le consonanze con i rilievi dell’ambone di Caserta Vecchia, legato da un’iscrizione al 1213. La composizione del capitello con i telamoni ricorda le colonne reggicero della Cattedrale di Salerno e della Cappella Palatina di Palermo.

Nel Settecento la colonna era stata privata di base e bocciolo e reimpiegata nella fontana del largo appena creato davanti alla chiesa. Nel 1857 Federico Travaglini la fece sostituire e ricoverare nell’Episcopio. Il candelabro si trovava in chiesa, dove era stato da poco ricollocato, al momento del bombardamento del 1943 che ha devastato l’edificio, ma è fortunatamente scampato alla distruzione bellica.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Glass 1991: Dorothy Finn Glass, Romanesque sculpture in Campania. Patrons, programs, and style, The Pennsylvania State University Press, Pennsylvania, 1991, pp. 114-116.

 

Mazzocchi 1727: Alessio Simmaco Mazzocchi, In mutilum Campani Amphitheatri titulum aliasque nonnullas Campanas inscriptiones commentarius. Editio secunda auctior, Neapoli, ex. typ. Vincentii Ursini, 1727, p. 163.

 

Natale 1776: Francescantonio Natale, Lettera intorno ad una sacra colonna de’ bassi tempi eretta al presente dinanzi all’atrio del Duomo di Capua, Napoli, presso Vincenzio Mazzola-Vocola, 1776.

 

Pace 1980: “Aspetti della scultura in Campania”, in Federico II e l’arte del Duecento italiano, a cura di Angiola Maria Romanini, Galatina 1980, pp. 301-324.

 

Zchomelidse 1996: Nino Zchomelidse, “Der Osterleuchter im Dom von Capua: Kirchenmobiliar und Liturgie im lokalen Kontext”, in Arte, architettura e rituale in Italia 1000-1800 (“Mededelingen van het Nederlands Instituut te Rome”, LV, 1996), a cura di Sible de Blaauw e Bram Kempers, Assen 1997, pp. 18-43.

 

Zchomelidse 2014: Nino Zchomelidse, Art, Ritual, and Civic Identity in Medieval Southern Italy, University Park 2014, pp. 128-137.


 

Allegati
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SchedatoreElisabetta Scirocco
Data di compilazione07/12/2012 17:37:29
Data ultima revisione02/01/2019 18:54:54
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/108
OggettoCapua, Cattedrale, capitelli del Santo Sepolcro
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiaprimo quarto del XIII secolo
Autore
Descrizione

I capitelli con le loro colonne in marmo proconnesio si trovano nel tempietto del Santo Sepolcro nella cripta del duomo di Capua, ai due lati dell'ingresso al sacello.

Quello di sinistra presenta un doppio giro di foglie d’acanto su cui si dispongono aquile ad ali spiegate, un arciere e una sirena. Quello di destra ha struttura simile ma è caratterizzato dalla presenza di quattro leoni in posizione angolare, alternati a teste animali che mordono un nastro (un bue, un grifo, un cavallo).

Le colonne con i relativi capitelli dovevano appartenere all'arredo liturgico medievale della Cattedrale, un complesso smembrato già nella prima età controriformata i cui elementi furono in parte reimpiegati nel tempietto (dieci colonne in marmo proconnesio con capitelli a foglie d’acanto e sei fasce montanti con decorazione a mosaico o a intarsio marmoreo, coronate da capitelli stilizzati e motivi a pigna).

Per le dimensioni e l’ambizione decorativa di gran lunga superiori rispetto agli altri elementi superstiti dell’arredo, è lecito immaginare per questi capitelli e le relative colonne una posizione preminente all’interno dell’arredo liturgico che fu realizzato per la Cattedrale a cavallo tra XII e XIII secolo. 

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Scirocco 2010: Elisabetta Scirocco, Arredi liturgici dei secoli XI-XIII in Campania: Le cattedrali di Salerno, Ravello, Amalfi, Caserta Vecchia, Capua, tesi di dottorato (tutor: Francesco Aceto), Napoli 2010, pp. 137-147.

 

Gandolfo 1999: Francesco Gandolfo, La scultura normanno-sveva in Campania: botteghe e modelli, Bari, Laterza, 1999.

 

Glass 1991: Dorothy Finn Glass, Romanesque sculpture in Campania. Patrons, programs, and style, The Pennsylvania State University Press, Pennsylvania, 1991.

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SchedatoreElisabetta Scirocco
Data di compilazione09/09/2012 14:09:15
Data ultima revisione08/11/2016 21:01:54
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/83
OggettoCapua, Cattedrale, Cristo deposto
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1724 circa
AutoreMatteo Bottigliero
Descrizione

La figura marmorea di Cristo deposto si trova all'interno del tempietto del Santo Sepolcro nella cripta del duomo di Capua, e probabilmente fu realizzato per la consacrazione del nuovo altare maggiore (1724). Già Granata (1766, 53-54) lo attribuiva a Matteo Bottigliero, e secondo Galanti (1792, 258) era stato realizzato su disegno di Francesco Solimena (una suggestione che ha suscitato le ottime riflessioni di Fittipaldi 1980, 99-100, con la bibliografia precedente). Si tratta senza dubbio di un manufatto di eccellente qualità, sia per esecuzione che per invenzione: una vetta assoluta nella produzione di Bottigliero e in generale uno dei prodotti più eccellenti del Settecento napoletano.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Fittipaldi 1980: Teodoro Fittipaldi, Scultura napoletana del Settecento, Napoli 1980.

 

Galanti 1792: Giuseppe Maria Galanti, Breve descrizione della città di Napoli e del suo contorno, Napoli 1792.

 

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, Napoli 1766.

 

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione09/09/2012 14:07:36
Data ultima revisione17/06/2016 13:00:54
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/82
OggettoCapua, Cattedrale, frammenti di arredo liturgico
Materialemarmo bianco e marmi policromi, mosaico
Dimensioni
CronologiaXI - XIII secc.
Autore
Descrizione

I frammenti provenienti dall'arredo liturgico monumentale medievale della Cattedrale di Capua sono attualmente dispersi in diverse collocazioni all'interno dello stesso edificio.

Un discreto numero di elementi è stato reimpiegato nel tempietto del Santo Sepolcro nella cripta: dieci colonne in marmo proconnesio con capitelli a foglie d’acanto e sei fasce montanti con decorazione a mosaico o a intarsio marmoreo, coronate da capitelli stilizzati e motivi a pigna. A questi si aggiungono due colonne di dimensioni maggiori con capitelli abitati.

La maggior parte dei frammenti dell’arredo medievale scampati al bombardamento che nel 1943 colpì e distrusse la Cattedrale, consistente in specchi marmorei scolpiti o mosaicati di diversa forma e datazione, è stata riassemblata a decorare la cappella in cornu Evangelii intitolata all’Immacolata Concezione, per volontà dell’arcivescovo Leonetti (1969). Sulla parete di fondo una zoccolatura formata da tre grandi tavole decorate da un motivo a cinque dischi sostiene un’edicola intorno alla statua della Vergine, nella quale sono incorporate due fasce mosaicate, due montanti con capitelli stilizzati, quattro lastre a motivi geometrici e un archetto con due profeti nei pennacchi. Nella parete superiore sono incorporate tre lastre più piccole decorate con dischi e meandri. Sulle pareti laterali si dispongono in maniera simmetrica quattro fasce marmoree, due archetti e due pannelli rettangolari di piccolo formato, tutti ricoperti di una decorazione a marmi policromi e mosaico databile tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. 

Tutti questi pannelli rivestivano verosimilmente la fronte del coro e le casse dei pulpiti che vi si addossavano fino agli interventi di adattamento liturgico che interessarono lo spazio liturgico della Cattedrale in età controriformata.

La mensa dell’altare è sorretta da vari frammenti di fascioni decorativi dello stesso tipo, mentre il paliotto è costituito da un altro archetto che conserva nel retro tracce di una lavorazione a rilievo dell’XI secolo, collegabile – insieme ad altri frammenti conservati in diverse sedi capuane – alla prima fronte del coro della Cattedrale romanica di fine XI secolo (Aceto 2007).  

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Aceto 2007: Francesco Aceto, “‘Peritia greca’ ed arte della Riforma: una proposta per il coro della Cattedrale di Capua”, in Medioevo mediterraneo: l’Occidente, Bisanzio e l’Islam, atti del convegno (Parma 2004), a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2007, pp. 627-636.

 

Bertaux 1903: Émile Bertaux, L’art dans l’Italie méridionale, 1903-1905, I, 1903, p. 608.

 

Carotti 1978: Anna Carotti, in L’Art dans l’Italie méridionale. Aggiornamento dell’opera di Émile Bertaux sotto la direzione di Adriano Prandi, Roma 1978, p. 758

 

Gandolfo 1999: Francesco Gandolfo, La scultura normanno-sveva in Campania: botteghe e modelli, Bari, Laterza, 1999.

 

Glass 1991: Dorothy Finn Glass, Romanesque sculpture in Campania. Patrons, programs, and style, The Pennsylvania State University Press, Pennsylvania, 1991.

 

Scirocco 2010: Elisabetta Scirocco, Arredi liturgici dei secoli XI-XIII in Campania: Le cattedrali di Salerno, Ravello, Amalfi, Caserta Vecchia, Capua, tesi di dottorato (tutor: Francesco Aceto), Napoli 2010, pp. 137-147.

 

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SchedatoreElisabetta Scirocco
Data di compilazione07/12/2012 17:42:34
Data ultima revisione02/01/2019 18:55:42
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/109
OggettoCapua, Cattedrale, frammento di gisant
Materialemarmo
Dimensioni37 cm x 50 cm
CronologiaXIV secolo
Autore
Descrizione

Si tratta di un frammento di gisant (si conserva solo la testa col cuscino) proveniente dalla Cattedrale di Capua, e oggi nel Museo Diocesano (Guida al Museo Diocesano di Capua 2002, 22).

Nonostante lo stato in cui versa, l'opera denuncia denuncia una certa qualità e parrebbe databile al primo quarto del '300.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Guida al Museo Diocesano di Capua. Musei Diocesani della Campania. Arcidiocesi di Capua [schede di Franco Ruotolo], Napoli 2002.

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione20/08/2012 15:13:58
Data ultima revisione02/01/2019 18:56:12
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/50
OggettoCapua, Cattedrale, Madonna col Bambino
Materialelegno dipinto
Dimensioni167 cm
Cronologia1480 ca.
AutorePietro e Giovanni Alemanno
Descrizione

La scultura lignea a tutto tondo, rappresenta la Vergine, avvolta in un pesante abito damascato e dorato, con il Bambino nudo che gioca col cardellino, prolessi della Passione. Lo stato conservativo è più che buono, e la superficie policroma si è salvata.

Questa Madonna gode – privilegiata tra le opere capuane – di una piccola monografia (Fadda 2001), che ne spiega la genesi storica e le vicende critiche. Fu portata alla luce per la mostra sulle Sculture lignee nella Campania del 1950 a cura di Ferdinando Bologna e Raffaello Causa (113-115, 134-135), con un’attribuzione a Pietro Alemanno. L’ascrizione, rifiutata tra gli altri da Francesco Abbate, Roberto Pane, Arturo Fittipaldi e Roberto Middione (cfr. Fadda 2001, 5-6), è stata riproposta e confermata da Fadda, con argomenti convincenti.

La statua si trovava nella chiesa capuana di Sant’Eligio e faceva parte di un articolato retablo ligneo, posizionato nel coro, con cinque sculture a dimensioni naturali (Santa Caterina, San Giovanni Battista, Sant’Agata e Sant’Eligio). Come testimoniato dagli storiografi locali Scipione Sannelli e Agostino Pascale (reperiti dalla Fadda 2001, 6-9), il polittico rispose ‘miracolosamente’ ai tentativi di saccheggio dei francesi nel 1501, ma fu smantellato dai padri teatini nel 1747, come attestato da Francesco Granata (1751, II, 61).

Nella dissertazione sulle campane di San Giovanni de' Nobiluomini, Giuseppe Di Capua Capece (1750, 74), discorrendo sulla chiesa di Sant’Eligio, cita un documento secondo il quale il retablo sarebbe stato posto in opera nel 1480. Sia Sannelli sia Pascale citano Bartolomeo Di Capua come committente, che non può essere identificato con il fondatore di Sant’Eligio, logoteta di Carlo II d’Angiò morto nel 1328, ma viene riconosciuto dalla Fadda (2001, 9-10) in un suo discendente, Bartolomeo II (figlio di Roberto conte d’Altavilla), uno dei baroni fedeli agli aragonesi. Sarebbe importante una conferma per una committenza così eccezionale in un tempio così legato alla comunità, come quello di Sant’Eligio, e per un mecenate particolarmente attento al nuovo gusto fiorentino nel suo palazzo napoletano (oggi Palazzo Marigliano), e che forse non disdegnava il gusto tardogotico dei fratelli tedeschi Pietro e Giovanni.

Per quanto riguarda l’attribuzione, ha giustamente osservato la Fadda (2001, 14), che le chiese di Sant’Eligio di Napoli e Capua erano fortemente collegate tra di loro (entrambe con un orologio pubblico peraltro) e quella napoletana possedeva un Presepe degli Alemanno. Inoltre esiste la possibilità che un Santa oggi al Museo di Palazzo Venezia possa essere stata parte del gruppo capuano, e secondo la Fadda forse anche un Redentore, oggi nei depositi del Museo di San Martino ma proveniente da Sant’Eligio, mai citato citato però dalle fonti locali.

 

Immagine
CommittenteBartolomeo II di Capua
Famiglie e persone

Bartolomeo I Di Capua

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti

Scipione Sannelli, Annali della città di Capua, Capua 1580, Biblioteca del Museo Provinciale Campano, ms. 3123: “Li francesi volevano portarsi in Francia il maggior quadro […] che sta nel coro […] fatto per opera francese dal signor Bartolomeo di Capua, et mai fu possibile […] che lo potessero non solo muovere, ma anco toccare […], et così, conoscendo il miracolo, lo lasciano stare come sta fino ad oggi”.

 

Agostino Pascale, Storia di Capua del 1501, Napoli 1682; Racconto del Sacco di Capua: “Era, e fin qui è in questa città, nobile chiesa sotto nome di Sant’Eligio […]. In questa […] vedeasi nel frontespitio piano un quadro magnifico di statue formate a corpi interi, ne’ volti e mani coloriti a carne, e nel resto coloriti a oro, d’intaglio e artificio assai nobile; e le statue rappresentavano questi cinque personaggi: cioè nel mezzo Maria Vergine col divin Bambino in seno, detta la Madonna della Purità. A destra di Maria Vergine, Santa Caterina vergine e martire, e dopo San Giovanbattista; a sinistra poi Sant’Agata, e presso di essa Sant’Eligio. Ciascheduna sotto picciola nicchia d’intaglio, con vago e miniato lavoro. Le quali nicchie, stringendosi di sopra e alzandosi in forma piramidale, aveano ciascheduna nella sommità ad intaglio anche in tutto il corpo simboli, similmente a colori ed oro, rappresentanti i sette sommi spiriti del Cielo, e fra l’una e l’altra piramide erano altre piramidette collaterali, e di sopra simboli di santi spiriti minori, le cui basi, essendo di due angoli in forma aguzza, rappresentanti undici facciate, in queste si esprimevano a mezzo corpo, ovvero di mezzo rilievo, con intagli minutissimi, e come di sopra coloriti, alcuni principali misteri della vita del Redentore. Il tutto raccoglievasi in una gran nicchia di legno, che, colorita ad azzurro e trapunta di stelle d’oro, rappresentava un cielo che lo comprendeva. Opera invero, la quale siccome a vista, e per la vivezza de’ simulacri, e per la delicatezza degli intagli, e per la bellezza dell’oro, sembra non distinguersi dall’argento e dal bronzo indorato, così per l’incorruttibilità sembra non dissimile da ogni materia più soda. E siccome è fama di essere formata per mano di artefice francese, così è costante tradizione esserne stato l’autore Bartolomeo di Capova, [che] per sua divotione ed a sue spese tolse questa opera prima ad ammirarla l’occhio del nimico, e poi molto più la cupidigia a rapirla. Là onde in gran numero, appoggiate le scale (stando il quadro riposto in alto), si venne all’atto della rapina: ascesero molti per più versi alla preda, ma – mirabil fatto! – quelle scale che da terra erano state appoggiate, con la sommità vicino al quadro, ascesi gli uomini e stando per giungervi, si trovavano insensibilmente cogli huomini stessi che vi erano ascesi dal quadro lontane. Tornavano questi a discendere, e, di nuovo accostandole, tornavano a salire e a ritentar l’impresa (…), onde più tentato e ritentato quest’atto, non fu giammai possibile giungere a toccare in quadro con le mani”.  

 

Bibliografia

Bologna/Causa 1950: Sculture lignee nella Campania, catalogo della mostra, a cura di Ferdinando Bologna e Raffaello Causa, prefazione di Bruno Molajoli, Napoli 1950.

 

Di Capua Capece 1750: Giuseppe Di Capua Capece, Dissertazionesopra alle due campane della chiesa di San Giovanni de’ Nobiluomini di Capua, Napoli 1750.

 

Granata 1751: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, Napoli 1751.

 

Fadda 2001: Elisabetta Fadda, La Madonna della Purità di Capua, Museo Provinciale Campano, Capua 2001.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione07/08/2012 13:43:25
Data ultima revisione10/11/2016 17:05:34
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/10
OggettoCapua, Cattedrale, monumento funebre di Giordano Caetani
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1496 circa
Autore
Descrizione

Collocato in una cappella laterale del Duomo di Capua, il monumento funebre, benché danneggiato, è scampato alle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale. Si presenta come una tomba con sedile (costume schiettamente napoletano), sopra al quale trova posto la grande targa epigrafica. Sul secondo livello, nella camera funeraria si trova il gisant dell'arcivescovo Giardano Caetani, e nelle nicchie laterali le sculture a tutto tondi dei santi Stefano e Agata, dedicatari della Cattedrale di Capua. Chiude il monumento una trabeazione all'antica con fregio liscio, con l'iscrizione AVE GRATIA PLENA.

L'epitaffio ci informa che fu lo stesso Caetani a provvedere alla sua sepoltura. Le paraste, lo zoccolo e la cornice della targa sono decorati con raffinate grottesche e motivi all'antica, caratteristiche del gusto rinascimentale tardo-quattrocentesco. Nel medesimo periodo, per la stessa cappella, e con gli stessi santi raffigurati nella tomba, fu commissionata la pala di Antoniazzo Romano oggi nel Museo Diocesano.

Molto esigua è la letteratura critica sul monumento (cfr. Pane, Filangieri 1994, 225, n. 107). Non se ne conosce l'esecutore, né sono state formulate ipotesi circostanziate, ma parrebbe la mano di uno scultore lombardo attivo nel Meridione in quegli anni.

 

Immagine
CommittenteGiordano Caetani arcivescovo di Capua
Famiglie e persone
Iscrizioni

Sulla trabeazione: "AVE GRATIA PLENA".

Sulla targa: "D. OP. M. S. / IOR. CAY. ARAGONIUS PONTI. / CAPU. PATRIAR. ANTIOCHENUS / PIETATIS AC IUSTICIAE CULTOR HU/MANAM IMBECILLITATEM EXIGUU. / VITAE CURRICULUM CERTI OBITUS / INCERTAM DIEM CONSIDERANS H. S. / SIBI VI. EREXIT PRAEPARAVITQ. / AN. SAL. NOST. MCCCCLXXXXVI".

Stemmi o emblemi araldici

Attualmente assenti, ma forse in origine presenti gli stemmi arcivescovili di Giordano Caetani.

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti

Granata 1766, I, 44: "Nel secolo XV rattroviamo che l'arcivescovo Giordano Gaetano non solamente ristaurò la Metropolitana, facendovi il nuovo tetto e rinnovandovi il muro di prospetto, ma volle ornarla con farvi un decoroso e magnifico coro, ergervi da' fondamenti il tesoro per la custodia delle sacre reliquie e degli arredi sacri nella Cappella di San Paolino, ed edificarvi una nuova cappella in onor di Santa Lucia, presso la quale volle essere sepolto, siccome apparisce dall'iscrizione che a suo luogo si riporterà" (le stesse informazioni, coll'aggiunta dell'iscrizione sono riportate alle pagine 156-157).

Bibliografia

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, 2 voll., Napoli 1766. 

 

Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994.

 

Tarallo 2010: Michela Tarallo, Nuove ricerche sui sedili funerari napoletani, tesi della Scuola di Specializzazione in Storia dell'arte (relatore prof. Francesco Caglioti), Università "Federico II" di Napoli, a.a. 2009/2010, 160-197.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione20/08/2012 14:40:31
Data ultima revisione02/01/2019 18:56:38
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/47
OggettoCapua, Cattedrale, monumento funebre di Matteo Di Capua
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiaultimo quarto del XV secolo (post 1481)
AutoreAutore ignoto
Descrizione

Il monumento del famoso condottiero Matteo di Capua (morto nel 1481) si trova nella cappella di famiglia, nella Cattedrale capuana. Sulla fronte del sarcofago sono rappresentati, in tre losanghe lobate, la Madonna col Bambino al centro e gli stemmi della famiglia ai lati. Sulla cassa riposa il gisant a bassorilievo. Esso è opera di un maestro attivo a Napoli nell'ultimo quarto del Quattrocento.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni

"HOC TUA, MATHEU, CLAUDUNTUR HUNC OSSA SEPULCRO TE COMITEM FLEBIT/ TERRA PALENA SUUM /CUI NOMEN DIVUS/ CAESAR TRIBUITQUE PERENNE CAMPANUM DUCEM RURA NEMUSQUE SONANT 1481".

Stemmi o emblemi araldici

Sulla fronte del sarcofago sono scolpiti gli stemmi dei Di Capua.

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Trimarchi 1991: Armando Trimarchi, "Memorie storiche sui monumenti sepolcrali custoditi nelle chiese di Capua", Capys, 23, 1991, 173-181.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione09/09/2012 10:10:30
Data ultima revisione02/01/2019 18:57:18
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/74
OggettoCapua, Cattedrale, rilievo con San Girolamo e figure di monache
Materialemarmo
Dimensioni
CronologiaXVI secolo
Autore
Descrizione

Il rilievo si trova attualmente alla parete sinistra della navata destra all'ingresso della Cattedrale di Capua.

Raffigura San Girolamo penitente al cospetto di un gruppo di monache in preghiera. L'originaria collocazione potrebbe essere legata ad una comunità conventuale femminile dedicata a San Girolamo. 

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione22/08/2013 18:23:27
Data ultima revisione16/06/2016 09:57:55
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/344
OggettoCapua, Cattedrale, rilievo della Madonna col Bambino
Materialemarmo
Dimensioni90 cm circa
CronologiaUltimo quarto del XV secolo
AutoreIgnoto scultore lombardo
Descrizione

La Madonna è rappresentata di tre quarti, assisa in trono (coi braccioli a foggia di grifone), con il Bambino in grembo, che stringe nella sinistra un cardellino. 

L'opera si trova oggi sull'ultimo pilastro della navata maggiore della Cattedrale di Capua (lato sinistro), ma precedentemente si trovava murata nella lunetta dell'arco precedente l'altare della cappella della Casa dell'Annunziata (come si vede in Pane, Filangieri 1990, figg. 924, 926). Ovviamente, nemmeno questa collocazione può essere considerata quella originaria, e purtroppo della storia di questa Madonna non abbiamo notizie.

L'opera è pressocché inedita, fatta salva la fotografia in Pane e Filangieri e la relativa didascalia, che ovviamente non può essere corredata da un discorso critico.

Basandosi solo su dati stilistici, il rilievo  andrebbe collocato verso la fine dell'episcopato di Giordano Caetani (sulla cattedra capuana dal 1447 al 1496). La paternità potrebbe essere di uno scultore di cultura lombarda attivo a Napoli (non dimentico della lezione di Paolo Romano, ma forse già a conoscenza dei modi di Andrea Bregno, Malvito e Jacopo della Pila).

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angelo Filangieri, Capua. Architettura e arte, 2 voll., Capua 1990.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione17/08/2012 08:53:27
Data ultima revisione16/06/2016 10:05:02
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/38
OggettoCapua, Cattedrale, statua di San Francesco d'Assisi
Materialemarmo
Dimensioni155 cm
CronologiaUltimo quarto del XVI secolo
AutoreGeronimo d'Auria
Descrizione

La statua, raffigurante San Francesco d'Assisi, si trova oggi nella Cappella del Santissimo Sacramento della Cattedrale di Capua, in una nicchia sulla parete sinistra. Il Santo, che indossa il lungo saio, regge nella destra un libro su cui è appoggiato un teschio, mentre con la mano sinistra tiene la croce, appoggiata disinvoltamente sul petto. Il volto è molto ben caratterizzato, con tratti fisionomici idealizzati ma efficaci dal punto di vista della rappresentazione; dagli occhi scendono le lacrime che solcano le guance morbide del Santo. Nei capelli e nella barba sono visibili i segni lasciati dal trapano.

L'opera è ricordata da Granata (1766, 63-66) nella Cappella dell’Uva nella navata sinistra della cattedrale capuana, piena di memorie e di sepolcri della famiglia e andata distrutta a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. È stata giustamente ascritta a Geronimo d’Auria da Francesca Amirante (2001).

Immagine
Committente
Famiglie e persone

Famiglia dell'Uva

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti

Granata 1766, 65: “Nell’altare [della Cappella dell’Uva nella Cattedrale di Capua] si vede una divotissima statua di finissimo marmo, rappresentante San Francesco d’Assisi”.

Bibliografia

Amirante 2001: Francesca Amirante, La scultura del ’500 in Terra di Lavoro, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XIV ciclo, 2001, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, 130-132, scheda n. 8.

 

Amirante 2004: Francesca Amirante, Il sepolcro di Pompeo dell’Uva nel Museo Campano, in Provincia di Caserta, Il Museo Campano di Capua nel centotrentesimo anno dalla fondazione, a cura di Giuseppe Centore e Pasquale Argenziano, Maddaloni (CE), 2004, 163-166.

 

Granata 1766: F. Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, Napoli 1766.

 

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione07/08/2012 17:35:28
Data ultima revisione16/06/2016 10:02:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/13
OggettoCapua, fontana del Seggio dei Nobili
Materiale
Dimensioni
Cronologia
Autore
Descrizione

La monumentale fontana, a parete e con vasca inserita al centro di una grande nicchia, è parte del Seggio dei Nobili di Capua. A differenza del Sedile, che risale ad un periodo precedente al 1456, essa sembra opera di gran lunga più tarda, potendosi considerare lavoro settecentesco.

Immagine
CommittenteUniversitas di Capua
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 331.

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SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione07/12/2012 16:48:39
Data ultima revisione16/06/2016 09:13:43
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/107
OggettoCapua, Museo campano (già Nola), Madonna in trono con santi e angeli
Collocazione originariaNola
Materialeolio su tavola
Dimensioni
Cronologia1449
AutoreJacomart Baço (?)
Descrizione

Proviene dalla chiesa dei Camaldoli di Nola.

Immagine
CommittenteGabriele Mastrilli
Famiglie e persone
Iscrizioni

In basso a sinistra: "GABRIEL DE MASTRILLIS MILES ET V. I. DOC. / ALFONSI REGIS CO(N)SI(LI)I / A LATERE / A. D. MCCCCIL".

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione09/09/2012 13:50:13
Data ultima revisione14/11/2016 12:27:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/80
OggettoCapua, Museo Campano (già Sessa Aurunca), Polittico della Croce
Collocazione originaria
Materialetempera su tavola
Dimensioni300 cm x 260 cm
Cronologia1500
AutoreCristoforo Scacco da Verona
Descrizione

Il grande polittico proviene dalla chiesa del convento di Sant'Anna a Sessa Aurunca, ma è entrato presto (1873) a far parte delle collezioni del Museo Campano di Capua, seppur con un'attribuzione ad Antoniazzo Romano (Salazaro, Iannelli 1873), poco dopo giustamente corretta da Fogolari (1902, 195-201) in favore di Scacco (cfr. anche Naldi 1986, 46-47; Izzo 2009, Tabella, inv. 18; e Brui 2009, 91-97, tavola 19).

E' formato da sei pannelli: quello centrale raffigura la Madonna col Bambino in trono, accompagnata dai santi Giovanni Battista e Anna (a cui era dedicata la chiesa); nei pannelli laterali, santa Chiara (a sinistra) e santa Elisabetta (a destra); in alto, nelle due tavole ai lati vi sono san Francesco (a sinistra) e sant'Antonio (a destra), e al centro l'adorazione della Croce con Costantino ed Elena. In quest'ultima scena Salazaro e Iannelli (1873) vedevano fantasiosamente nel Costantino, il volto di Carlo VIII, e nel turco ai piedi della croce, Djem, fratello di Bajazette II e prigioniero di Alessandro VI a Roma, lettura già sfatata da Fogolari (cfr. anche Naldi 1986, 54, nota 53). Nel volto di Costantino invece mi pare di vedere chiaramente il profilo di Nerone, ben noto grazie alle numerose monete. 

La forma originaria del polittico è stata compremessa da un invasivo intervento, forse ottocentesco, che ha voluto adattare i tre pannelli superiori a una linea semicircolare, andando a segare porzioni delle tavole.

Come si apprende dall'epigrafe, datata 1500, l'opera fu commissionata da Antonino Valls e da sua moglie Maria de Monforte (gli stemmi dei quali si notano nel registro inferiore della tavola centrale), che avevano finanziato i lavori della tribuna e di una cappella dedicata alla Santa Croce. Essi avevano predisposto la loro sepoltura ai piedi dell'altar maggiore della stessa chiesa, come ricorda Sacco (1640, p. 52), che trascrive anche l'iscrizione (datata sempre alle idi di marzo del 1500): "ANTONIUS VALLS AC MARIA DE MONFORTE VIRI NOBILES DE SUESSA CONIUGES HOC SEPULCHRUM CUM EDICULA SIBI ET POSTERIS DICARUNT IDIB. MARTII MCCCCC" (cfr. Naldi 1986, 54, nota 52).

E' stato notato come il polittico non sia uniforme nel punto di stile e presenta difficoltà di lettura del linguaggio dei singoli pannelli, che non paiono contemporanei (molto più matura è la scena dell'Adorazione della Croce). Da qui la proposta di Causa (1952, 43), secondo il quale l'opera sarebbe stata formata da due trittici, ipotesi però poi smentita dalle analisi di restauro (Causa in II mostra di restauri 1952, 8-10; e Causa 1953, 351, 355, nota 55). Naldi (1986, 54, nota 54) ha quindi saggiamente proposto di spalmare la produzione del retablo su un periodo più ampio e di non legarlo strettamente al quel "1500" apposto sull'epigrafe, data che indica la dedica di vari lavori strutturali finanziati dal Valls nella chiesa di Sant'Anna.

Immagine
CommittenteAntonino Valls e Maria di Monforte
Famiglie e persone
Iscrizioni

Sullo zoccolo della tavola centrale del registro inferiore: "VE[NE]RA[N]DA[M] AB ULTIMIS FUND[A]M[EN]TIS TRIBUNA[M] ET CONA[M] IN SUU[M] SUOR[UM]QUE / PERPETUU[M] LOCU[M] ET DOTATA[M] CAPPELLA[M] SUB VE[NE]RABILI TITULO SANCTE CRUCIS / SANTEQ[UE] ANNE PROPRIIS SUIS INPENSIS FIERI FECIT MAGNIFICUS A[N]TONINUS / VALLS DE SUESSA YDIB[US] MARCII 1500".

Stemmi o emblemi araldici

Stemmi di Antonino Valls e di Maria de Monforte

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Causa 1952: Raffaello Causa, "Due tavole inedite e una precisazione cronologica di Cristoforo Scacco", in Paragone, 25, 1952, 40-43.

 

Causa 1953: Raffaello Causa, "Il nuovo ordinamento delle collezioni d'arte medievale e moderna al Museo Campano di Capua", in Bollettino d'Arte, IV, 1953, 348-355.

 

Fogolari 1902: Gino Fogolari, "Cristoforo Scacco da Verona pittore", in Le Gallerie Nazionali Italiane, V, Roma 1902, 188-207. 


II mostra di restauri 1952: II mostra di restauri, catalogo a cura di Raffaello Causa, Napoli 1952. 


Izzo 2009: Mariaclaudia Izzo, "La pinacoteca del Museo Provinciale Campano dalle origini ad oggi: la fondazione, le donazioni, gli acquisti", in Il Museo Campano di Capua. Storia di un'istituzione e delle sue raccolte, a cura di Rosanna Cioffi e Nadia Barrella, Napoli 2009, 191-252.


Naldi 1986; Riccardo Naldi, “Riconsiderando Cristoforo Scacco”, in Prospettiva, 45, 1986, 35-55.


Sacco 1640: Lucio Sacco, L'antichissima Sessa Pometia, Napoli 1640.

 

Salazaro, Iannelli 1873: D. Salazaro e G. Iannelli, "Relazione sul dipinto di Sessa", in Atti della Commissione Conservatrice dei monumenti e oggetti di antichità e belle arti nella provincia di Terra di Lavoro, IV, 1873, 39-51.

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione16/08/2012 11:08:34
Data ultima revisione14/11/2016 12:39:24
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/36
OggettoCapua, Museo Campano, (già Sessa Aurunca), Trofeo del Gran Capitano da Sessa Aurunca
Collocazione originariaSessa Aurunca
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1550 circa
AutoreAnnibale Caccavello
Descrizione

I resti del Trofeo del Gran Capitano si trovano oggi custoditi nel Museo Campano di Capua. In un primo momento fu innalzato a Rocca Mondragone, per poi essere spostato dal governatore Lope de Herrera nel 1558 sopra la cosiddetta Porta del Trofeo (già Porta del Macello) di Sessa Aurunca. Nel 1872 la porta venne smantellata e le sculture ricoverate nel Museo Campano.

Del Trofeo rimangono: la lorica e l'elmo impalati (che dovevano essere al centro della composizione all'antica); un frammento di scudo laterale con la testa di Gorgone; un rilievo con prigioni nudi (che doveva essere alla base); gli stemmi di Gonzalo I e di Gonzalo II de Córdoba; una segmento di fregio dorico; e infine l'iscrizione, che però si conserva ancora a Sessa Aurunca ed è stata riutilizzata nel passetto di accesso alla cantoria.

La commissione del Trofeo va circoscritta al attorno al 1550, quando Gonzalo II de Córdoba visitò il suo feudo di Sessa Aurunca, e quando a Napoli era imperante la bottega dello scultore Giovanni da Nola. È stato giustamente notato che ciò che resta del Trofeo denuncia lo stile dei più validi collaboratori di Giovanni, e nello specifico di Annibale Caccavello. Tuttavia sarà necessario riflettere sul processo creativo. Ciò che si richiedeva era un’opera che aveva un modello antico ben preciso, ossia i Trofei di Mario, in un complesso marmoreo dalle dimensioni ambiziose e con un soggetto non certo praticato dagli scultori attivi a Napoli, e tantomeno da quelli fiorentini o lombardi. Guardando all’indietro un primo, e forse troppo eccezionale esempio, è costituito dai trofei per la Sacrestia Nuova di Michelangelo in San Lorenzo, destinati probabilmente agli attici delle sepolture dei duchi e lasciati incompiuti da Silvio Cosini. La bottega di Giovanni da Nola non aveva certo all’attivo produzione di trofei alla romana, nonostante in quegli anni fosse impegnata nel monumentale sepolcro di Pedro de Toledo e Maria Pimentel, molto insolito non solo per le dimensioni davvero ragguardevoli, ma anche perché si ritrova un florilegio di motivi all’antica, scene a rilievo e sculture a tutto tondo, senza il benché minimo soggetto cristiano o religioso. Nel caso del Trofeo di Sessa – così come probabilmente nel caso della tomba di Pedro de Toledo – è plausibile pensare che alla bottega fu fornito un preciso modello a cui attenersi, dietro il quale ci potrebbe essere l’illustre intellettuale Paolo Giovio, che compose anche l’epigrafe (cfr. Agosti in Agosti, Amirante, Naldi 2001). Una committenza coltissima, quindi, innestata dall’alto, dalla corte di un feudatario cosmopolita, ma riconosciuta come di grande prestigio, preservata e riutilizzata nell’arredo urbano cittadino.

La vicenda del Trofeo è stata riportata alla luce in un articolo di Agosti, Amirante, Naldi (2001) e in un saggio di Amirante, Naldi (2007).

Immagine
CommittenteGonzalo II de Córdoba
Famiglie e persone

Gonzalo I de Córdoba

Iscrizioni

"CONSALVUS FERDINANDUS LUDOVICI FIL[IUS] CORDUBA / SUESSAE PRINCEPS / QUUM SINUESSANAS AQUAS ANTIQUAE CELEBRITATIS / COLLAPSO AEDIFICIO ET OBLIMATA SCATURIGINE PEREUNTES / PUBLICAE COMMODITATI RESTITUERET / LOCI GENIO ADMONITUS / QUOD MAGNUS CONSALVUS MATERNUS AVUS / GALLOS AD LYRIM INSIGNI PARTA VICTORIA DEBELLARIT / MARMOREUM TROPHAEUM AVITAE VIRTUTIS MEMORIAE".

Stemmi o emblemi araldici

Stemmi di Gonzalo I e Gonzalo II de Córdoba.

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Agosti, Amirante, Naldi 2001: Barbara Agosti, Francesca Amirante, Riccardo Naldi, "Su Paolo Giovio, don Gonzalo II de Córdoba duca di Sessa, Giovanni da Nola (tre lettere, epigrafia, scultura)", Prospettiva, 103-104, 2001, 47-76.

 

Amirante, Naldi 2007: Francesca Amirante, Riccardo Naldi, "Con Paolo Giovio al servizio di don Gonzalo II de Córdoba duca di Sessa", in Giovanni da Nola, Annibale Caccavello, Giovan Domenico D'Auria. Sculture ritrovate tra 'Napoli' e Terra di Lavoro 1545-1565, a cura di Riccardo Naldi, Napoli 2007, 61-93.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione20/02/2013 13:01:45
Data ultima revisione14/11/2016 12:37:02
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/180
OggettoCapua, Museo Campano, Adorazione del Bambino
Materialeolio su tavola
Dimensioni142 cm x 96 cm
Cronologia1525 circa
Autore
Descrizione

Nella tavola compaiono in primo piano la Vergine orante col Bambino, in secondo piano l'anziano Giuseppe in una posa contorta tipica del primo manierismo più vivace, e sullo sfondo tra edifici classici diroccati si vedono giungere i primi pastori.

Solo segnalata da Causa (1953), e pubblicata da Leone de Castris (in Giusti, Leone de Castris 1985, 16, fig. 1.18) come opera vicina all'area romana fra Pinturicchio e Aspertini, la tavola è stata più correttamente incanalata da Previtali (in Andrea da Salerno 1986, 128, n. 23) nella linea di influenza nel territorio meridionale del pittore spagnolo Pedro Machuca, rientrato in patria nel 1520.

Purtroppo non se ne conosce la provenienza (Izzo 2009, Tabella, inv. 14), ma sarebbe significativa la presenza in Terra di Lavoro di quest'opera, così attenta alle nuove vivacità iberiche.   

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Causa 1953: Raffaello Causa, "Il nuovo ordinamento delle collezioni d'arte medievale e moderna al Museo Campano di Capua", in Bollettino d'Arte, IV, 1953, 348-355.

 

Giusti, Leone de Castris 1985: Paola Giusti, Pier Luigi Leone de Castris, 'Forastieri e regnicoli'. La pittura moderna a Napoli nel primo Cinquecento, Napoli 1985.

 

Izzo 2009: Mariaclaudia Izzo, "La pinacoteca del Museo Provinciale Campano dalle origini ad oggi: la fondazione, le donazioni, gli acquisti", in Il Museo Campano di Capua. Storia di un'istituzione e delle sue raccolte, a cura di Rosanna Cioffi e Nadia Barrella, Napoli 2009, 191-252.

 

Andrea da Salerno 1986: Andrea da Salerno nel Rinascimento meridionale, catalogo della mostra (Certosa di San Lorenzo, Padula, giugno-ottobre 1986), a cura di Giovanni Previtali, Firenze 1986.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione16/08/2012 09:55:04
Data ultima revisione12/11/2016 23:22:24
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/34
OggettoCapua, Museo Campano, gruppo ligneo dell'Annunciazione
Materialelegno (senza più tracce di policromia)
Dimensioni119 cm
Cronologia
AutoreAutore ignoto
Descrizione

Il gruppo ligneo è formato dall’Angelo e dalla Vergine (entrambi di 119 cm d’altezza), con il Dio Padre benedicente (70 cm). L’originaria policromia è andata completamente perduta, così come gli strati di preparazione.

Le tre sculture sono entrate nel Museo Campano nel 1971. Provenivano dai locali dell’Ente Comunale di Assistenza capuano, ubicati nell’ospedale della Santissima Annunziata, dove erano state ricoverate molte sculture lignee dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non se ne conosce l’originaria provenienza. Fadda (2001-2002, scheda n. 6) ipotizza che il gruppo fosse collocato su uno dei due altari dedicati all’Annunziazione della chiesa dell’Annunziata.

Secondo Donatone (1984) sarebbero di mano d’un maestro quattrocentesco di cultura borgognona. Per Fadda (2002, scheda n. 6), invece, si tratterebbe di uno scultore della Germania meridionale, attivo intorno al 1470 (cfr. anche Centore, Provvisto, Spina 2000, 65 e 141).

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Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Centore, Provvisto, Spina 2000: Giuseppe Centore, Felice Provvisto, Luigi Spina, Sancta Capuana Civitas, Palermo 2000.

 

Donatone 1984: Guido Donatone, “Contributo alla storia della maiolica e della scultura lignea napoletane del secolo XV alla luce di nuovi documenti”, in Studi di storia dell’arte in onore di Mario Rotili, Napoli 1984, 351-358.

 

Fadda 2002: Elisabetta Fadda, La scultura lignea del XV secolo in Terra di Lavoro e nel territorio Campano, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XV ciclo, 2001-2002, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, scheda n. 6.

 

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione01/09/2012 09:08:35
Data ultima revisione07/11/2016 23:53:58
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/63
OggettoCapua, Museo Campano, lastra tombale di una vedova
Materialemarmo
Dimensioni215 cm x 75 cm
Cronologiaprimo quarto del XVI secolo
Autore
Descrizione

L'opera oggi esposta nel Museo Campano proviene dalla chiesa di Santa Caterina di Capua, come precisato da Amirante (2001, 99) grazie agli inventari del museo. In precedenza invece si credeva provenisse da Santa Maria delle Dame Monache e che fosse la lastra tombale di Caterina Ferraro, una badessa di quel convento (cfr. Pane, Filangieri 1994, 415, n. 759).

Pubblicata da Weise (1977, 103), che la avvicinava alle opere di Santacroce, è stata ricondotta da Amirante (2001, 101) all'ambito di Andrea Ferrucci.

La figura deve essere identificata come quella di una vedova, e non di una monaca. La lastra, benché pregevole, non possiede la qualità delle opere ferrucciane (soprattutto nella modestistimma cornice a rilievo), ma sembra effettivamente collocabile entro il primo trentennio del Cinquecento, e forse avvicinabile alla bottega di Cesare Quaranta da Cava de' Tirreni.

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Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Amirante 2001: Francesca Amirante, La scultura del ’500 in Terra di Lavoro, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XIV ciclo, 2001, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, 98-102, scheda n. 3.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994.

 

Weise 1977: Georg Weise, Studi sulla scultura napoletana del primo Cinquecento, Napoli 1977.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione01/09/2012 10:54:39
Data ultima revisione02/01/2019 18:58:21
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/65
OggettoCapua, Museo Campano, Madonna delle Grazie con le anime del purgatorio
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1550-1551
AutoreAnnibale Caccavello
Descrizione

La cona marmorea (con l'altare, attualmente nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Capua Vetere) fu commissionata per la cappella diLuca Rinaldo nella chiesa di Santa Caterina a Capua, e si trova oggi esposta nel Museo Campano (cfr. in primis Pane, Filangieri 1994, 107).

La pala è divisa in due blocchi: in quello superiore la Vergine col Bambino, e accompagnata da due angeli, siede tra le nuvole formate da cherubini e serafini; in quello inferiore le anime purganti nude rivolgono il loro sguardo verso la Madonna, accompagnate dal ritratto di Luca Rinaldo, inginocchiato e orante, in abiti vescovili.

Il 18 giugno 1550 Marco Giugnano commissionò agli scultori Annibale Caccavello e Giovan Domenico d'Auria l'altare della Madonna delle Grazie, nella chiesa del convento francescano di Santa Caterina a Capua, per conto di Luca Rinaldo vescovo di Gravina. Nel contratto si faceva esplicitamente richiesta che l'immagine della cona avesse come modello quella di Isabella Spinelli in Sant'Aniello a Caponapoli a Napoli. L'opera doveva essere compiuta nei termini di un anno, e fu saldata il 7 gennaio del 1552 (il contratto e i pagamenti sono in Filangieri 1896, pp. LXXXIV-XCI). L'altare è descritto da Granata (1776, 275).

Dopo la soppressione del convento in epoca francese (1806), la chiesa fu spogliata a partire dal 1820 (Amirante 2007, 95). La cona godeva però di buona fama e veniva considerata un'opera di Giovanni da Nola (idea poi non così peregrina, visto che egli fu il maestro di Caccavello e d'Auria, e che i documenti hanno dimostrato il suo seppur piccolo coinvolgimento nella commissione come fornitore di marmi). Facendo leva anche sulla qualità e la presenza in città di quest'opera, Jannelli sostenne l'opportunità di fondare il Museo Campano proprio a Capua, cui faceva eco Salazaro (Atti della Commissione Conservatrice 1870-1895, I, 1870, 2 maggio, p. 80 e 1 agosto, p. 7). Dopo lunghi tempi per il montaggio, la Madonna delle Grazie era al sicuro nel museo nel 1873 (per queste informazioni si veda Amirante 2007, 95 e note).

Benché nella commissione siano coinvolti entrambi gli scultori, lo stile (secco, grafico e di superficie) pende soprattutto dalla parte di Annibale Caccavello, al quale va ascritto senza dubbio il blocco inferiore con le anime purganti e il ritratto del prelato. Un maggior coinvolgimento di d'Auria (dal fare sempre più morbido e rotondo) si potrebbe intravvedere nella parte superiore, ma pare abbastanza marginale.

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CommittenteLuca Rinaldo vescovo di Gravina
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti

Il contratto rogato dal notaio Giovan Battista D'Amore il 18 giugno 1550 e i pagamenti sono trascritti in Filangieri 1896, pp. LXXXIV-XCI.

 

Granata 1766, p. 275: "La cappella coll'effigie di Maria delle Grazie, formata in bassorilievo di marmo coll'anime purganti a' suoi piedi, è della famiglia Rinaldi, che vi ha anche la propria sepoltura; e vi si legge questa iscrizione [...]".

Bibliografia

Amirante 2007: Francesca Amirante, "Una cornice per la Madonna delle Grazie nel Museo Campano di Capua", in Giovanni da Nola, Annibale Caccavello, Giovan Domenico D’Auria. Sculture ‘ritrovate’ tra Napoli e Terra di Lavoro, 1545-1565, a cura di Riccardo Naldi, Napoli 2007, 95-97.

 

Filangieri 1896: Antonio Filangieri di Candida, Diario di Annibale Caccavello, scultore napoletano del secolo XVI, Napoli 1896.


Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, Napoli 1766.


Pane, Filangieri: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione13/08/2012 16:19:42
Data ultima revisione22/11/2016 13:24:10
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/23
OggettoCapua, Museo Campano, pala con tre santi benedettini
Materiale
Dimensioni
Cronologia1509
Autore
Descrizione

La pala rappresenta al centro san Benedetto, a sinistra santa Scolastica, e a destra un san Mauro. In basso a sinistra, probabilmente, lo stemma Moccia, e a destra quello Antignano. Proviene dalla chiesa delle Dame Monache di Capua, e si trova oggi nelle collezioni del Museo Campano. Come recita l'iscrizione, fu commissionato dalla monaca napoletana Placida Moccia nel 1509.

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CommittenteSuor Placida Moccia
Famiglie e persone

Placida Moccia

Iscrizioni

“HUMILIS SOROR PLACIDA MOCCIA PARTHENOPEA PLECLARUM HOC OPUS AD DIVI B[E]N[E]DICTI LAUDEM NEC NO[N] DIVE SCOLASTICE ET GLORIOSI MAURI HONORE[M] PINGI FECIT SUB ANNO DOMINI 1509”.

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo - Paola Coniglio
Data di compilazione09/09/2012 13:54:36
Data ultima revisione10/11/2016 16:34:50
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/81
OggettoCapua, Museo Campano, scultura lignea di una Santa
Materialelegno policromo
Dimensioni147 cm
CronologiaInizio del XV secolo
Autore
Descrizione

La statua femminile, priva di attributi, è conservata dal 1971 nel Museo Campano di Capua. Proveniva dai locali dell’Ente Comunale di Assistenza capuano, ubicati nell’ospedale della Santissima Annunziata, dove erano state ricoverate molte sculture lignee dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non se ne conosce l’originaria provenienza.

Il restauro del 1971 ha rimosso le ridipinture e riportato alla luce importanti porzioni della policromia originale e un intaglio abbastanza fine.

Secondo Elisabetta Fadda (2001-2002, scheda 1), che ha studiato più di recente il pezzo, si tratterebbe di una Santa Caterina, e sarebbe da avvicinare ai modi di Antonio Baboccio da Piperno (cfr. Centore, Provvisto, Spina 2000, 66 e 140). 

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Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Centore, Provvisto, Spina 2000: Giuseppe Centore, Felice Provvisto, Luigi Spina, Sancta Capuana Civitas, Palermo 2000.

 

Fadda 2001-2002: Elisabetta Fadda, La scultura lignea del XV secolo in Terra di Lavoro e nel territorio Campano, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XV ciclo, 2001-2002, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, scheda n. 1.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione01/09/2012 08:41:03
Data ultima revisione16/06/2016 10:20:28
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/62
OggettoCapua, Museo Campano, sepolcro di Pompeo dell'Uva
Materialemarmo
Dimensioni154 x 53 cm
Cronologia1597
Autore
Descrizione

Si tratta di un coperchio di sarcofago con il defunto disteso e addormentato, in abiti eleganti e con tanto di gorgiera, che con una mano sorregge la testa e con l’altra impugna dei guanti, accompagnato da un bambino piangente seduto ai suoi piedi. L'opera si trova oggi nel Museo Campano di Capua.

Il chiarimento della storia di quest’opera si deve per completo a Francesca Amirante (2001; e 2003). Il riconoscimento del defunto e della sua provenienza sono stati possibili grazie alla voce nell’Inventario generale di quanto trovasi raccolto nel Museo Campano […] cominciato ad essere redatto nel maggio 1893 sotto la direzione del segretario della Real Commissione d’antichità e belle arti cavalier Gabriele Iannelli, che cita espressamente il nome del personaggio, Pompeo dell’Uva, e la provenienza da Santa Caterina a Capua, e nel secondo catalogo dell’inventario si specifica ulteriormente che il bambino sarebbe Giacomo dell’Uva, nipote di Pompeo, e si cita un’iscrizione funebre datata 1597, ritrovata dalla Amirante (2001, 103-104).

La Cappella dell’Uva in Santa Caterina, con la sepoltura di Pompeo, si trovano citate in Granata (1766, 271-272). Secondo le indagini documentarie della Amirante (2001, 104) Giacomo dell’Uva, padre di Pompeo (cfr. albero genealogico della famiglia, AMC, busta 276), divenne eletto della città di Capua nel 1562 (AMC, busta 409, difesa del vicario Antonio de Petruttis contro i fratelli Pasquale e Giacomo dell’Uva), e il figlio ricoprì a sua volta questa carica nel 1594.

 

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CommittentePompeo dell'Uva
Famiglie e persone
Iscrizioni

"POMPEIUS DE UVA / UT CINERI IACOBI CARI NEPOTIS / CINIS SUUS IUNGERETUR / EX TABULIS INSTITUIT / A.D. MDXCVII".

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti

Archivio di Stato di Caserta, Inventario generale di quanto trovasi raccolto nel Museo Campano […], n. 38: “Coperchio sepolcrale in marmo con la statua giacente di Pompeo dell’Uva ed un fanciulletto ai suoi piedi. Già esistente nella chiesa di Santa Caterina a Capua. Deposito del cavalier Girolamo Umbriani di Capua”; e nel secondo catalogo, n. 174: “Coverchio in marmo di una cassa sepolcrale su cui è una figura giacente in atto di dormire di un Pompeo dell’Uva, e del suo piccolo nipote Giacomo, in atto di piangere, il defunto zio (lung. M. 1,54; largh. C. 53), con epigrafe in cinque versi che segna l’anno 1597”.

Bibliografia

Granata 1766: F. Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, Napoli 1766.


Amirante 2001: Francesca Amirante, La scultura del ’500 in Terra di Lavoro, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XIV ciclo, 2001, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, 103-105, scheda n. 4.

 

Amirante 2003: Francesca Amirante, “Il sepolcro di Pompeo dell’Uva nel Museo Campano”, in Annali del Museo Campano di Capua, 2003 (2004), 163-166.

 

Giorgi 2012-2013: Lucia Giorgi, "Francesco Cassano, scultore per la famiglia dell'Uva a Capua. L'altare -sepolcro di Pompep e la decorazione delle cappelle gentilizie", Ricerche sull'arte a Napoli in età moderna. Saggi e documenti, 2012-2013, 44-59.

 

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione07/08/2012 13:33:25
Data ultima revisione22/02/2019 16:47:04
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/9
OggettoCapua, Museo Campano, stemma di Giordano Caetani
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiapost 1485 ante 1496
Autore
Descrizione

È lo stemma dell'arcivescovo di Capua Giordano Caetani, rimasto in carica dal 1447 al 1496 e fondamentale committente per la città in quel cinquantennio.

Non se ne conosce la provenienza, ed è oggi conservato nel Museo Campano.

La fattura in ghirlanda è particolarmente elegante, e la datazione dopo il 1485 sarebbe suggerita dalla croce del patriarcato di Antiochia, che il Caetani ottenne in quell'anno.

Immagine
CommittenteGiordano Caetani arcivescovo di Capua
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione24/08/2012 08:51:33
Data ultima revisione02/01/2019 18:59:38
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/55
OggettoCapua, Museo Campano, Vergine incoronata
Materialelegno dipinto
Dimensioni75 cm x 25 cm
Cronologia
AutorePacio Bertini
Descrizione

La figura, assisa ed orante, fa parte di un gruppo di Cristo che incorona la Vergine, con tutta probabilitä proveniente da Capua, visto che dopo la Seconda Guerra Mondiale si trovava negli ambienti dell'Annunziata, dov'erano state stipate molte sculture lignee della zona. Si trova oggi esposta nel Museo Campano.

La statuetta è stata pubblicata da Stefano D'Ovidio (2004, 53-55) e correttamente attribuita a Pacio Bertini. Lo studioso ha inoltre scoperto che la Vergine faceva coppia con un Cristo ligneo (oggi nei depositi del Museo di San Martino di Napoli, in pessime condizioni), anch'esso proveniente dall'Annunziata di Capua.

 

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Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

D'Ovidio 2004: Stefano D'Ovidio, "Pacio Bertini a Napoli: un'ipotesi per l'esordio a San Martino e due gruppi lignei", Prospettiva, 113-114, 2004, 48-59.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione07/09/2012 13:04:02
Data ultima revisione16/06/2016 10:25:48
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/71
OggettoCapua, Museo Diocesano, frammento con un angelo adorante
Materialemarmo
Dimensioni70 cm x 36 cm
CronologiaMetà del XV secolo?
AutoreIgnoto scultore
Descrizione

Si tratta di un frammento marmoreo raffigurante un angelo adorante, con le braccia incrociate sul petto. Non ne conosciamo la provenienza precisa, ma doveva far parte d'un'opera marmorea collocata nella Cattedrale di Capua.

Secondo la Guida al Museo Diocesano di Capua (2002, 26), sarebbe un frammento di monumento sepolcrale del tardo Quattrocento, ma il pezzo avrebbe le sembianze anche - o forse più verosimilmente - di un altare eucaristico.

La datazione, invece, potrebbe essere ben più alta, e sicuramente collocabile sotto il lungo vescovato di Giordano Caetani (1447-1496). Le fattezze dell'angioletto suggerirebbero una cronologia anteriore all'arrivo di Tommaso Malvito e Jacopo della Pila a Napoli, e relativamente più vicina al prulungato cantiere dell'Arco di Alfonso di Castel Nuovo.

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Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Guida al Museo Diocesano di Capua. Musei Diocesani della Campania. Arcidiocesi di Capua [schede di Franco Ruotolo], Napoli 2002.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione24/08/2012 08:20:17
Data ultima revisione16/06/2016 10:19:46
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/54
OggettoCapua, Museo Diocesano, Madonna col Bambino in trono tra i santi Stefano e Lucia
Materialetempera su tavola
Dimensioni160 cm x 115 cm
CronologiaUltimo decennio del XV secolo
AutoreAntoniazzo Romano
Descrizione

Nella pala, con uno splendido fondo oro, sono rappresentati al centro la Madonna in trono col Bambino, alla sinistra santo Stefano (riconoscibile dal sasso simbolo della lapidazione) e a destra santa Lucia (con l’attributo degli occhi). L’opera è stata purtroppo manomessa e ridipinta nel 1853 da Raffaele Germano, e successivamente restaurata dalla Soprintendenza nel 1957, asportando però solo una parte dei rifacimenti di Germano (cfr. Cavallaro 1992, 197). Prima dell’intervento ottocentesco, Jannelli leggeva la data “1489”, seguito da Crowe e Cavalcaselle (1866, III, 168). Hedberg (1980, 159-161) ha messo in discussione la data, ritendendola un rifacimento moderno. La Cavallaro, su questa scia, propone con cautela una data più tarda, il 1499, con ragioni pure stilistiche, mentre Paolucci abbraccia con convinzione il 1489, anche per il punto di stile. 

Tutti gli studiosi legano la commissione alla cappella funeraria che Giordano Caetani, longevissimo vescovo di Capua (1447-1496), predispose in vita per sé, in virtù del fatto che Antoniazzo avesse già dipinto per la famiglia Caetani, nella fattispecie per la cattedrale di San Pietro a Fondi, ma - si pensa - molti anni prima (sul finire del terzo quarto del ’400). Nessuno ha sottolineato però che una datazione più bassa di un decennio (avallata da Hedberg, Cannatà e Cavallaro) non si sposerebbe con una commissione Caetani, visto che il vescovo morì nel 1496. Forse un’altra lettura possibile della data, purtroppo compromessa dagli interventi di restauro, potrebbe essere “1490”. Ad ogni modo sembra essere lo stile d’un Antoniazzo ormai maturo, compatibile con gli affreschi della Cappella Orsini di Bracciano, sicuramente posteriori al 1491 (Cavallaro 1992, 202).

Si tratta d’un’opera di eccezionale qualità (nonostante le maldestre ridipinture di Raffaele Germano), che testimonia una committenza di alto livello, molto vicina alle alte sfere cardinalizie romane per le quali Antoniazzo era attivissimo: basti menzionare la cosiddetta Madonna della Rota, poiché commissionata nell’ambito degli uditori della Sacra Rota appunto, sicuramente dopo il 1472. Bisogna ricordare che per Onorato II Caetani, il fratello di Giordano, Antoniazzo aveva realizzato la pala di Fondi nel 1476.

Non è provata, ed è inverosimile, invece, l'idea di Jannelli (1873), seguita con convinzione da Garofano Venosta (1966) che Antoniazzo sia mai stato a Capua.

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CommittenteGiordano Caetani vescovo di Capua
Famiglie e persone
Iscrizioni

Inciso sulla tarima lignea: “ANTONIATIUS ROMANUS ME PINXIT 1490 [?]”

Sul fregio del piedistallo del trono: "SPQR"

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Antoniazzo 2013: Antoniazzo Romano Pictor Urbis 1435/1440-1508, catalogo della mostra (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica), a cura di Anna Cavallaro e Stefano Pedrocchi, Cinisello Balsamo (Milano) 2013, 88-89 scheda n. 11 (di Anna Cavallaro).


Cavallaro 1992: Anna Cavallaro, Antoniazzo Romano e gli antoniazzeschi. Una generazione di pittori nella Roma del Quattrocento, Campanotto, Udine 1992, 197-198, cat. n. 23.

 

Crowe, Cavalcaselle 1866: Joseph A. Crowe, Giova Battista Cavalcaselle, A new history of painting in Italy, London 1866.

 

Garofano Venosta 1966: Salvatore Garofano Venosta, "Un dipinto di Antoniazzo Romano nel Duomo di Capua", in Il contributo dell'archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, atti del convegno (Capua, Società di Storia Patria di Terra di Lavoro, 26-31 ottobre 1966), Roma 1966, 323-326. 

 

Hedberg 1980: Gregory Hedberg, Antoniazzo Romano and his school, New York 1980.

 

Jannelli 1858: Gabriele Jannelli, Sacra guida ovvero descrizione storica, artistica, letteraria della Chiesa Cattedrale di Capua, Napoli 1858.

 

Jannelli 1873: Gabriele Jannelli, “Su Antoniazzo Romano”, in Atti della Commissione conservatrice dei monumenti e oggetti di antichità e belle arti nella provincia di Terra di Lavoro, IV, 1873, 47-51.

 

Noehles 1973: Gisela Noehles, Antoniazzo Romano. Studien zur Quattrocentomalerei in Rom, Inaugural-Dissertation, Westfälischen Wilhelms-Universität zu Münster, 1973, 166-167, cat. n. 8.

 

Paolucci 1992: Antonio Paolucci,  Antoniazzo Romano. Catalogo completo dei dipinti, Firenze 1992, 122-123, cat. n. 34.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione07/08/2012 13:54:42
Data ultima revisione08/11/2016 00:42:18
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OggettoCapua, Museo Diocesano, pavimento maiolicato Caetani (già nella sacrestia del Duomo)
Materialemaiolica
Dimensioni
Cronologiapost 1466 ante 1496
Autore
Descrizione

Nel Museo Diocesano di Capua si conservano 82 mattonelle maiolicate provenienti dal pavimento della sacrestia del Duomo, purtroppo compromesso a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

A giudicare dagli stemmi Caetani e Caetani/Aragona, si può dedurre che il piancito fu commissionato dall'arcivescovo di Capua Giordano Caetani tra il 1466, anno in cui la famiglia ottenne il privilegio di poter accompagnare le armi aragonese alle sue, e il 1496, anno della morte del prelato (cfr. Donatone 1993, 22-24).

Si trattava di un manufatto molto complesso e ricercato, con numerose decorazioni d'invenzione, ma anche volti che paiono veri e propri ritratti. Alcune mattonelle sono state intese come manifesto in allegoria della fedeltà dei Caetani alla corona aragonese; ad esempio quella del leone legato con una catena ad una colonna, che reca su un cartiglio avvolto l'iscrizione "E.T.A.SOL.T.A.", che è stata letta come "fedeltà assoluta".

Marchetti Longhi ha rilevato una vicinanza del pavimento capuano con quello posteriore e di matrice faentina della Cappella Vaselli in San Petronio a Bologna, possibilità giustamente scartata da Ravanelli Guidotti (1988, 48) e da Donatone (1993, 23), e non solo per lo stile e la materia, ma soprattutto per la cronologia.

 

Immagine
CommittenteGiordano Caetani arcivescovo di Capua
Famiglie e persone

Onorato II Caetani

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Donatone 1993: Guido Donatone, La maiolica napoletana del Rinascimento, Napoli 1993, 22-24.

 

Marchetti Longhi 1966: Giuseppe Marchetti Longi, "Le maioliche caetanesche nella sagrestia del Duomo di Capua", in Il contributo dell'archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione, atti del convegno (Capua, Società di Storia Patria di Terra di Lavoro, 26-31 ottobre 1966), Roma 1966, 359-366.

 

Ravanelli Guidotti 1988: Carmen Ravanelli Guidotti, Il pavimento della Cappella Vaselli in San Petronio a Bologna, Bologna 1988.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione09/09/2012 13:27:52
Data ultima revisione02/01/2019 19:00:32
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/75
OggettoCapua, Museo diocesano, statua lignea di San Giuseppe di Arimatea (?)
Materialelegno dipinto
Dimensioni110 cm
CronologiaUltimo decennio del XV secolo
AutorePietro Belverte
Descrizione

Il personaggio inginocchiato, dall'aspetto senile e riccamente abbigliato, faceva parte con tutta probabilità di un gruppo di sculture lignee tardoquattrocentesche: potrebbe dunque essere identificato con un San Giuseppe d'Arimatea di un Compianto, o anche con un Re Mago di un Presepe.

Proviene dai locali dell’Ente Comunale di Assistenza capuano, ubicati nell’ospedale della Santissima Annunziata, dove erano state ricoverate molte sculture lignee dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non si conosce l’originaria provenienza (non è dimostrabile l'ipotesi che provenga dalla Cattedrale, formulata da Gaeta 1995).

L'opera è stata pubblicata in Capua 1992, 24, con un'attribuzione a Pietro Belverte, e poi più profondamente analizzata da Gaeta (1995, 81). Secondo la studiosa nel personaggio raffigurato bisognerebbe vedere un cardinale (poiché intravvede un camauro), e forse un ritratto di Giordano Caetani vescovo di Capua, che ella ipotizza essere il committente di un Presepe per la Cattedrale. Tale tesi (accolta da Abbate 2001, 18) pare difficile da seguire, non solo perché l'anziano raffigurato non ha necessariamente i simboli del porporato, ma anche in virtù del fatto che Giordano Caetani non fu mai cardinale. Quest'ipotesi era comunque già stata scartata per ragioni fisionomiche da Fadda (2002, scheda n. 33), confrontando l'opera col volto del gisant del Caetani; secondo la studiosa, inoltre, si tratterebbe d'un'opera di Belverte databile ai pieni anni novanta del '400, vicina dunque alle realizzazioni di Guido Mazzoni a Napoli.

Rimane possibile, tuttavia, che il committente di questo ipotetico gruppo scultoreo sia stato l'arcivescovo Caetani (morto nel 1496). La cronologia dell'opera dovrebbe essere comunque vicina all'ultimo decennio del Quattrocento.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Abbate 2001: Francesco Abbate, Storia dell'arte nell'Italia Meridionale. Il Cinquecento, Roma 2001.


Capua 1992: Capua. Museo Diocesano. Cappella del Corpo di Cristo. Testimonianze di fede e d'arte dal Tardoantico all'Ottocento, Torre del Greco 1992.

 

Fadda 2002: La scultura lignea del XV secolo in Terra di Lavoro e nel territorio Campano, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XV ciclo, 2001-2002, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, scheda n. 6.


Gaeta 1995: Letizia Gaeta, "Sulla formazione di Giovanni da Nola e altre questioni di scultura lignea di primo '500", in  Dialoghi di storia dell'arte, 1995, 1, 70-103. 

 

Guida al Museo Diocesano di Capua. Musei Diocesani della Campania. Arcidiocesi di Capua [schede di Franco Ruotolo], Napoli 2002.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione17/08/2012 09:35:56
Data ultima revisione12/11/2016 23:23:34
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/39
OggettoCapua, Palazzo arcivescovile, Altare della Natività
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1519-1520
AutoreIgnoto scultore
Descrizione

L'altare, un tempo nella chiesa di San Benedetto, è oggi nel Palazzo arcivescovile, dove è stata riassemblato nel 1819. L'ancona raffigura nel rilievo centrale l'Adorazione del Bambino nella capanna, e nelle nicchie laterali si trovano due busti di profeti, che inizialmente dovevano essere posti sulla trabeazione. Nelle nicchie invece, secondo la ricostruzione di Caglioti (da ultimo in The Alana Collection 2011, II, 248-256, n. 36) dovevano esserci in origine le statue si San Giovanni e San Benedetto, che al momento della traslazione finirono sul mercato antiquario e attualmente fanno parte della collezione Alana (Newark, Delaware).

La commissione dell'altare spetta all'abbate di San Benedetto Giovan Battista de Angelis, che commissionò anche il perduto ciborio della chiesa. La datazione del complesso deve essere prossima al 1519, quando egli ottenne da Leone X il privilegio del patronato di San Benedetto, che veniva trasformata in una collegiata con venti canonici. In questo tempo Ordoñez aveva già abbandonato Napoli (e sarebbe morto nel 1520), ma rimanevano in città gli scultori ai quali si può riferire il complesso: Giovan Giacomo da Brescia per i Profeti, e Girolamo Santacroce per i santi laterali (oggi in America). Lo splendido pannello centrale, invece, attende ancora un nome, ma parrebbe un artista molto vicino ad Ordoñez.

Immagine
CommittenteGiovan Battista de Angelis, abbate di San Benedetto a Capua
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

The Alana Collecion 2011: The Alana Collection. Italian Paintings and Sculptures from the fourteenth to sixteenth century, a cura di Miklòs Boskovits, 2 voll., Firenze 2011.

 

Amirante 2001: Francesca Amirante, La scultura del ’500 in Terra di Lavoro, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XIV ciclo, 2001, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, 102-114, n. 5.

 

Naldi 1996: Riccardo Naldi, "Su Giovan Giacomo da Brescia e la bottega napoletana dell'Ordoñez: la 'cona' della cappella arcivescovile di Capua", Prospettiva, 1996, n. 81, 31-51.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione14/12/2012 14:59:52
Data ultima revisione02/01/2019 19:03:36
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/138
OggettoCapua, San Domenico, Altare dell'Annunciazione
Materialemarmo
Dimensioni
CronologiaUltimo quarto del XVI secolo
AutoreAmbito di Geronimo d'Auria
Descrizione

L'altare si trova nella chiesa di San Domenico a Capua, e rappresenta, su scala monumentale, la scena dell'Annunciazione, inquadrata entro un'edicola decorata da marmi mischi. Le due figure si muovono su uno sfondo prospetticamente costruito, e costituito, a destra, da una porta aperta, al di là della quale è visibile il letto a baldacchino della Vergine, mentre sul lato è scolpita la colomba dello Spirito Santo. A sinistra, invece, compare l'Eterno Padre, in volo su una nuvola di cherubini. Si tratta di una buona opera d'inizio Seicento, pertinente, dal punto di vista stilistico, all'ambito dello scultore napoletano Geronimo d'Auria.  

Immagine
CommittenteFamiglia Mazziotta
Famiglie e persone

Giulio Cesare Mazziotta, Pompeo Mazziotta, illustri avvocati del foro di Napoli, vissuti nella second ametà del Cinquecento.

Iscrizioni

“HUIUS CŒNOBII PP. IN HOC SACELLO PRIMO MORTIS DIE MENSIS OCTOBRIS EX ATTRIBUTO CENSUS SACRUM ANNIVERSARIUM QUOTANNIS FAXINT PRO IULIO CÆSARE MAZZIOTTA PATRITIO CAPUANO UT CAUTUM EST TABULIS NUNTII CÆRASII DIE II MARTII MDXCI OB CENSUM VERO PIETATE ADDITUM POMPÆI MAZIOTTÆ J. C. ADVOCATIQUE NEAPOLITANI JUL. CÆS. FRATRIS ALTERUM ITEM ANNIVERSARIUM SACRUM PERPETUUM PERAGANT PRO ANTONIO PATRE XXVII JULII SACRAQUE DUO IN EODEM SACELLO SINGULORUM MENSIUM PRIMIS HEBDOMADIBUS PRO ANTONIO UNUM ALTERUM PRO POMPÆIO NULLO CUM ALIO ONERE CONIUNCTA EX EIUSDEM TABULIS DIE X MARTII MDCXII POMPÆIUS MET. F. EX LEGATO”.

Stemmi o emblemi araldici

Nei plinti ai lati dell'iscrizione, stemma della famiglia Mazziotta: tagliato di rosso e di azzurro; il secondo al braccio destro di carnagione movente dal fianco sinistro dello scudo impugnante una mazza d'arme al naturale con la sbarra d'argento sulla partizione carica di tre rose al naturale nel verso della pezza.

Note

Fotografato e citato come cinquecentesco da Pane, Filangieri 1994, 356, n. 604.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Granata 1752: Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, Napoli 1752, II, 338-339.


Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, Napoli 1766, I, 257-258.

 

Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994.

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SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione09/09/2012 13:38:57
Data ultima revisione05/07/2016 18:14:44
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/78
OggettoCapua, San Domenico, lapide commemorativa (1615) del monumento di Bartolomeo de Franchis (1330)
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1615
Autore
Descrizione

La lapide si trova nella chiesa di San Domenico a Capua. La lapide ricorda il restauro, datato 1615, della tomba del nobile capuano Bartolomeo de Franchis, morto nel 1330, ad opera di Jacopo de Franchis, marchese di Taviano.

Immagine
Committente
Famiglie e persone

Bartolomeo de Franchis

Iscrizioni

“MONUMENTUM HOC BARTHOLOMEI DE FRANCHIS AB ANNO MCCCXXX POSITUM DEINDE PER LONGISHIMA TEMPORUM SPATIA IN HAC EADEM ECCLESIA SUBLAPSUM ET OBRUTUM JACOBUS DE FRANCHIS TAVIANI MARCHIO ET PHILIPPI III REGII A CONSILIIS IN GENTILIS SUI MEMORIAM ET FAMILIÆ DECUS IN AMPLIOREM FORMAM RESTAURAVIT MDCXV”.

Stemmi o emblemi araldici

Al di sopra della tabula, stemma della famiglia de Franchis: di rosso, alla banda d’oro accostata in capo da un crescente montante dello stesso.

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, Napoli 1766, I, 256.

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SchedatoreFernando Loffredo - Paola Coniglio
Data di compilazione09/09/2012 13:44:17
Data ultima revisione05/07/2016 19:05:09
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/79
OggettoCapua, San Domenico, monumento funebre di Antonio d'Azzia
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiaultimo quarto del XV secolo (post 1478)
Autore
Descrizione

Il monumento si trovava montato nel corridoio della sacresia della chiesa di San Domenico (già braccio del chiostro domenicano, poi murato in seguito ai bombardamenti del 1943) come si vede in una foto di Pane, Filangieri 1994, 360, n. 614. In séguito a lavori di restauro delle strutture architettoniche, è stato smontato e giace in totale abbandono in un ambiente adiacente. E' composto da un sarcofago con Cristo in pietà, Maria e san Giovanni in tre oculi, sul quale riposa il gisant di Antonio d'Azzia. La cassa era sorretta da almeno due virtù, Prudenza e Fortezza (ma ab origine dovevano essere quattro), ma la seconda è stata trafugata in anni recenti (del furto ne parla Trimarchi 1991, 181), invece si conserva la Prudenza.

Il sepolcro è opera di un artista attivo a Napoli nell'ultimo quarto del '400. 

Immagine
Committente
Famiglie e persone

famiglia Azzia

Iscrizioni

"ANTONIUS DE ACCIA MILES ARMORUM / CONCUCTERIUS AC ALFONSI ET FERDINANDI / REGUM MERECBALDUS PATRIE OB DEFENSOR HIC REQUIESCIT IN SONNO PACIS / OBIIT AN(NO) D(OMI)NI MCCCCLXXVIII".

(trascrizione da Trimarchi 1991, 180, poiché attualmente il monumento è in attesa di essere rimontato e l'iscrizione non è leggibile).

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994.

 

Trimarchi 1991: Armando Trimarchi, "Memorie storiche sui monumenti sepolcrali custoditi nelle chiese di Capua", Capys, 23, 1991, 173-181.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione09/09/2012 09:49:25
Data ultima revisione02/01/2019 19:04:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/73
OggettoCapua, San Domenico, paliotto del Tabernacolo Caetani
Materiale
Dimensioni
CronologiaInizio del XVI secolo
AutoreAutore ignoto
Descrizione

L'opera, che raffigura il Cristo in pietà tra i Santi Francesco e Antonio, costituisce oggi il paliotto del Tabernacolo Caetani, commissionato dall'arcivescovo Giordano nel 1452 (come da iscrizione sul piedistallo dell'edicola eucaristica). Essa però è palesemente posteriore, per fattura e stile, all'altare dell'arcivescovo, e dev'essere considerata opera d'inizio Cinquecento, lavoro di qualche scalpellino attivo tra Napoli e Capua nel primo scorcio del secolo. Non sappiamo in che epoca essa divenne il paliotto del tabernacolo, e non siamo neanche certi della sua originaria collocazione all'interno della chiesa domenicana di Capua. Anzi, l'iconografia, che presenta due santi francescani, tenederebbe ad escludere l'ipotesi che la provenienza originaria dell'opera sia la chiesa di San Domenico.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994.

Allegati
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SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione09/09/2012 13:36:13
Data ultima revisione02/01/2019 19:04:53
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/77
OggettoCapua, San Domenico, Tabernacolo eucaristico
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1452
AutoreAutore ignoto
Descrizione

L'altare, oggi in una cappella laterale sinistra della chiesa di San Domenico di Capua, è nato dalla giustapposizione di un tabernacolo eucaristico, che, - come recita l'iscrizione - fu commissionato dal vescovo Giordano Caetani nel 1452, e di una mensa d'altare, probabilmente del primo o secondo decennio del Cinquecento, con le figure a rilievo del Cristo in pietà, san Francesco e sant'Antonio (iconografia per lo meno inconsueta in una chiesa domenicana). 

Secondo il catalogo di Pane e Filangieri (1994, 356, n. 605), e nonostante la data incisa, sarebbe un'opera cinquecentesca.

In realtà il tabernacolo è chiaramente in linea con gli esempi scultorei napoletani di metà Quattrocento, ed è fortemente vicina alla bottega di Isaia da Pisa, giunto nella capitale del Regno per lavorare all'arco di Castel Nuovo.

Immagine
CommittenteGiordano Caetani arcivescovo di Capua
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994.

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione09/09/2012 13:30:46
Data ultima revisione16/06/2016 10:53:49
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/76
OggettoCapua, Santa Caterina, tomba di Pietro Antonio Attendolo
Materialepietra calcarea e marmo
Dimensioni
Cronologia1600
Autore
Descrizione

Si tratta di una lapide funeraria a parete, murata nella controfacciata della chiesa di Santa Caterina a Capua. Il testo è inciso su lastra di marmo, racchiusa all'interno di una cornice in pietra calcarea sormontata dallo stemma.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni

"PETRO ANTONIO ATTENDOLO / PRAECLARE INDOLIS ADOLESCENTI / QVI VETVSTAM SVAE GENTIS / EMVLANDI MEMORIAM / FACVLTATE OMNEM COMPLECTENS / IPSA SECVM TOTA EXTINCTA / SOLAS LACRYMAS PERPETVO COMITES / PATRIS SVO MISERVM RELIQVIT SOLAMEN / GASPAR FIL. DVLCISS. P. / OBIIT AN. AETATIS SVAE XV / AN. SAL. MDC"

Stemmi o emblemi araldici

Lo stemma di famiglia è al di sopra della cornice.

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 12:28:42
Data ultima revisione02/01/2019 19:05:28
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/105
OggettoCapua, Santa Caterina, torso di Santa Caterina d'Alessandria
Materialemarmo
Dimensioni86 cm
Cronologiafine XVI o inizi XVII secolo
AutoreFrancesco Cassano (?)
Descrizione

La scultura rappresenta santa Caterina d'Alessandria, riconoscibile grazie ai consueti attributi iconografici (la ruota chiodata, la corono e la palma del martirio). La figura è bizzarramente tagliata all'altezza delle cosce, taglio che farebbe pensare ad una originaria figura intera, poi danneggiata. 

La scultura si trova sul terzo altare della navata destra della chiesa di Santa Caterina a Capua. L'edificio è stato quasi completamente spogliato dei suoi arredi nell'800 (l'altare maggiore fu smontato e ricollocato nella chiesa di San Tammaro); ad ogni buon conto l'opera - anche in virtù dell'iconografia della santa - pare sia stata collocata ab initio in quella chiesa, e forse dietro all'altare maggiore, dove Granata (1766, 269) ricordava un'effigie della santa (si veda Amirante 2001, 120).

Stando al catalogo di Pane e Filangieri (1994, 225, n. 105), almeno all'epoca della compilazione del libro, la scultura si trovava invece nella Cattedrale.

Secondo Amirante (2001, 121-122, e nota 84), su suggerimento di Riccardo Naldi, potrebbe essere un'opera di Giovanni da Nola, vicina alle sue opere dei tardi anni venti del '500.

La Santa Caterina non possiede assolutamente il livello qualitativo dei lavori giovanili di Giovanni, e benché pregevole pare abbastanza seriale. Meglio collocabile nell'ultimo trentennio del '500, potrebbe essere avvicinata alla mano di Francesco Cassano.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Amirante 2001: Francesca Amirante, La scultura del ’500 in Terra di Lavoro, tesi di dottorato, Seconda Università degli Studi di Napoli, XIV ciclo, 2001, relatrice Alessandra Perriccioli Saggese, 120-122, scheda n. 6.


Granata 1766: F. Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, Napoli 1766.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione01/09/2012 10:30:08
Data ultima revisione02/01/2019 19:06:52
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/64
OggettoCapua, scultura di un leone
Materialepietra calcarea
Dimensioni
Cronologia
Autore
Descrizione

La scultura, rappresentante un leone, è murata sul piano stradale lungo via Roma in corrispondenza del civico 56. Le condizioni di usura avanzata non consente di avanzare ipotesi di datazione precise, ma in ogni caso si può ragionevolmente dedurre che si tratti di un'opera medievale.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 304.

Allegati
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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 21:48:04
Data ultima revisione16/06/2016 09:15:08
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/111
OggettoCapua, veduta di Santa Maria Capua Vetere
Materialeaffresco
Dimensioni
Cronologia1595
Autore
Descrizione

L'affresco, perduto, fu commissionato dal vescovo di Capua Cesare Costa e si trovava nel salone del palazzo arcivescovile di Capua. La rappresentazione è comunque nota da numerose descrizioni e da alcune riproduzioni a stampa:

La veduta Thevenot del 1676

Veduta Pacichelli 1703

 

Sulle fonti antiche utilizzate per la ricostruzione dell'antica topografia urbana (in primis Tito Livio), cf. Miletti 2014.

Immagine
CommittenteCesare Costa
Famiglie e persone

Cesare Costa

Iscrizioni

L'affresco era corredato di una dettagliata legenda, per la quale cf. Miletti 2014.

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Lenzo in c.s.: Fulvio Lenzo, "Mario Cartaro e il perduto affresco della Capua Vetus di Cesare Costa (1595)", in Mitteilungen des Kunsthistorischen Instituts in Florenz, in corso di stampa.

 

Miletti 2014: Lorenzo Miletti, “Sulla fortuna di Livio nel Cinquecento. Le domus dei nobili capuani nella veduta di Capua vetus di Cesare Costa”, in Bollettino di Studi Latini, 44.1, 2014, 107-126.

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Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Lorenzo Miletti
Data di compilazione04/03/2013 10:11:10
Data ultima revisione30/07/2016 00:13:29
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/201
OggettoNapoli, Museo di San Martino (già Capua), Cristo che incorona la Vergine
Luogo di conservazioneNapoli
Materialelegno (già dipinto)
Dimensioni75 cm x 25 cm
Cronologia
AutorePacio Bertini
Descrizione

La figura fa parte di un gruppo di Cristo che incorona la Vergine, con tutta probabilità proveniente da Capua, visto che dopo la Seconda Guerra Mondiale si trovava negli ambienti dell'Annunziata, dov'erano state stipate molte sculture lignee della zona. Purtroppo in pessimo stato di conservazione, il Cristo è conservato oggi nei depositi del Museo di San Martino di Napoli.

La statuetta è stata pubblicata da Causa (1950, 90-91) come figura di Redentore benedicente, e attribuita a Pacio Bertini (ascrizione accettata da Chelazzi Dini 1996, 62-63). Successivamente Stefano D'Ovidio (2004, 53-55) ha correttamente compreso che l'opera faceva in origine pendant con la Vergine incoronata conservata al Museo Campano (e proveniente dall'Annunziata di Capua) attribuita a Pacio Bertini.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Causa 1950: Raffaello Causa, "Precisazioni sulla scultura del '300 a Napoli", in Sculture lignee nella Campania, catalogo della mostra a cura di Ferdinando Bologna e Raffaello Causa, Napoli 1950.

 

Chelazzi Dini 1996: Giulietta Chelazzi Dini, Pacio e Giovanni Bertini da Firenze e la bottega napoletana di Tino di Camaino, Prato 1996.

 

D'Ovidio 2004: Stefano D'Ovidio, "Pacio Bertini a Napoli: un'ipotesi per l'esordio a San Martino e due gruppi lignei", Prospettiva, 113-114, 2004, 48-59.

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione07/09/2012 13:19:31
Data ultima revisione10/11/2016 17:23:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/72
OggettoNewark, collezione Alana (già Capua), San Giovanni Battista e San Benedetto
Luogo di conservazioneNewark
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1519-1520 circa
AutoreGirolamo Santacroce
Descrizione

Le due statue, non rifinite sul tergo, sono oggi nella collezione Alana di Newark (Delaware), ma provengono dall'Altare della Natività di Capua. Il San Giovanni Battista misura 93 cm di altezza e il San Benedetto 95 cm.

Sono stati attribuiti da Francesco Caglioti a Girolamo Santacroce (da ultimo in The Alana Collection, II, 248-256, n. 36).

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note


Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

The Alana Collecion 2011: The Alana Collection. Italian Paintings and Sculptures from the fourteenth to sixteenth century, a cura di Miklòs Boskovits, 2 voll., Firenze 2011

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione04/03/2013 15:10:34
Data ultima revisione14/11/2016 12:52:52
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/202
OggettoSanta Maria Capua Vetere, Santa Maria Maggiore, Altare della Madonna delle Grazie
Luogo di conservazioneSanta Maria Capua Vetere
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1550-1552
AutoreAnnibale Caccavello e Giovan Domenico d'Auria
Descrizione

Si tratta dell'altare eseguito da Caccavello e d'Auria per la cappella di Luca Rinaldo in Santa Caterina a Capua. Attualmente si trova in una cappella della navata laterale sinistra della ex cattedrale di Santa Maria Capua Vetere. Sull'altare, due colonnine scanalate dai capitelli corinzi sostengono una trabeazione, il cui fregio e decorato con testi di cherubini a rilievo. Al di sopra trova posto l'epigrafe dedicatoria sotto forma di targa, sostenuta da due angioletti marmorei, scolpiti a tutto tondo.

Originariamente conteneva il rilievo della Madonna delle Grazie e le anime del purgatorio, oggi conservato al Museo Campano. Attualmente al posto della cona è esposta una riproduzione fotografica della stessa, ma in passato nella nicchia vie era una scultura lignea dell'Addolorata. Quando la chiesa di Santa Caterina fu soppressa (1806), venne spogliata dei suoi arredi (a partire dal 1820). L'ancona marmorea fu traslata al Museo Campano, e si trovava lì sicuramente nel 1873. La storia dell'altare invece è stata riportata alla luce da Amirante (2007), che l'ha riconosciuta grazie all'epigrafe dedicatoria, che corrisponde a quella trascritta da Granata (1766, I, 275).

Dal Diario di Annibale Caccavello risulta che l'altare fu commissionato il 18 giugno 1550 da Marco Giugnano di Capua, per conto di Luca Rinaldo, fu messo in opera il 15 dicembre del 1551, e saldato definitivamente il 7 gennaio del 1552 (Amirante 2007, 95).

Immagine
CommittenteLuca Rinaldo vescovo di Gravina
Famiglie e persone
Iscrizioni

"CHRISTI DEI OPTIMI MAXIMI / GENITRICI MARIAE / LUCAS RANALDUS GRAVINENSIUM PRAESUL / SAGELLUM LUBENS EXTRUXIT / AC PIE DICAVIT AN(NO) TEOCONIAE MDLI".

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti

Granata 1766, 275: "La cappella coll'effigie di Maria delle Grazie, formata in bassorilievo di marmo coll'anime purganti a' suoi piedi, è della famiglia Rinaldi, che vi ha anche la propria sepoltura; e vi si legge questa iscrizione [...]".

Bibliografia

Amirante 2007: Francesca Amirante, "Una cornice per la Madonna delle Grazie nel Museo Campano di Capua", in Giovanni da Nola, Annibale Caccavello, Giovan Domenico D’Auria. Sculture ‘ritrovate’ tra Napoli e Terra di Lavoro, 1545-1565, a cura di Riccardo Naldi, Napoli 2007.

 

Granata 1766: Francesco Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, Napoli 1766.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione13/08/2012 15:21:25
Data ultima revisione22/11/2016 13:14:50
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/22
OggettoCapua, ara
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

L'ara è inserita alla base di uno dei contrafforti esterni dell'abside di San Domenico

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Diverse scheggiature soprattutto nella parte alta.

CronologiaPrima età imperiale
Descrizione

La base si compone in alto e in basso di un plinto e un coronamento speculari e decorati con due gole, mentre al centro vi è il campo rettangolare con epigrafe di carattere funerario, bordato da una modanatura.

Sono attualmente visibili sono il lato anteriore e quello destro per le condizioni in cui la base è stata reimpiegata. Non è ben visibile l'iscrizione a causa di una carta che ricopre parte del campo epigrafico.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 16:38:55
Data ultima revisione08/07/2016 13:27:55
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/136
OggettoCapua, blocco con iscrizione CIL, X, 4185
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Il blocco è murato all'esterno di una casa in piazza Eboli

Prima attestazione

È presente nel codice Chigianus J. VI. 203, f. 46. 

MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneDel blocco è visibile solo la parte anteriore poiché murata nella parete dell'edificio. È presente una forte spaccatura che attraversa il blocco dall'alto verso il basso
Cronologia
Descrizione

L'iscrizione, di carattere funerario, presente nella parte alta del blocco, disposta su tre righe, è la seguente:

D M S

M ITEIO IVSTO FILIO

HIC SITO

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità

palazzo Eboli

famiglia Eboli

Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

Oltre al già citato Chigianus (f. 46) l'epigrafe è nota nel liber Redianus (f. 112, n. 8), in Iucundus Cicognae (n. 5), nella silloge Piccartiana (n. 41), nella silloge di Augustinus Tifernus (cod. 3528, f. 49), in Stephanonius (f. 113), nella silloge di Matteo Geronimo Mazza, e in altri manoscritti (Mommsen 1883, p. 415).

Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 161, fig. 169.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione06/12/2012 20:09:09
Data ultima revisione16/10/2014 10:23:56
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/128
OggettoCapua, blocco con iscrizione CIL, X, 4434
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, nel campanile della chiesa di Sant'Angelo in Audoaldis.

Prima attestazione

1883, contenuto nel Corpus Inscriptionum Latinarum (Mommsen 1883, n. 4434).

MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Il lato sinistro della cornice è mancante. Presenta diverse scheggiature soprattutto lungo i bordi perimetrali. La parte retrostante del cubo è quasi totalmente mancante.

CronologiaPrima età imperiale
Descrizione

Un blocco dalla faccia principale di forma rettangolare presenta nel campo centrale la seguente iscrizione di carattere sacro:

 

SAC(rum)

 

Intorno al campo epigrafico corre, oltre una modanatura molto semplice costituita da una gola e un listello liscio, una cornice finemente decorata attraverso girali vegetali, che presentano una resa molto naturalistica, nonostante il calcare non permetta solitamente una lavorazione particolarmente plastica delle superfici (sui rilievi a girali vd. Maschek 2008).

Il blocco risulta spezzato nella parte posteriore che doveva ipoteticamente presentare almeno due se non tre facce decorate, come si evince dalla cornice ancora presente sulla faccia destra. 

Un simile motivo decorativo su elementi di carattere sacro o votivo è presente su un altare del Museo Nazionale Romano, con dedica ai Lares Augusti, e su uno a Todi, entrambi di età claudia (vd. Schraudolph 1993, catt. L101 e L225).

Per il tipo di decorazione a girali di tipo plastico ma standardizzato l'altare è collocabile nella prima metà del I sec. d.C.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Maschek 2008: Dominik Maschek, Neue Überlegungen zur Produktionsdynamik und kulturhistorischen Bedeutung mittelitalischer Rankenornamentik des ersten Jahrhunderts vor Christus, RM 114, 2008, pp. 99-177.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Schraudolph 1993: Ellen Schraudolph, Römische Götterweihungen mit Reliefschmuck aus Italien: Altäre, Basen und Reliefs, Heidelberg 1993.

Allegati
Link esterni
SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione13/12/2012 21:08:53
Data ultima revisione10/11/2016 16:03:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/217
OggettoCapua, blocco di calcare e frammento modanato
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il blocco di calcare, sovrapposto a un frammento modanato, è inserito alla base di uno dei contrafforti esterni dell'abside di San Domenico

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione

Sotto il blocco di forma parallelepipeda è presente una base quadrangolare modanata con listelli e gola dritta, che potrebbe essere appartenuta alla decorazione di un pilastro.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 16:43:21
Data ultima revisione08/07/2016 13:32:03
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/137
OggettoCapua, blocco iscritto CIL, X, 3961
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Il blocco è murato alla base dell'arco di ingresso dell'ex Seggio dei Nobili di Capua.

Prima attestazione
MaterialeCalcare
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione

 

Testo: TI.CLAVDIO / LACONI GRAMMA/TICO GRAECO / CLAVDIA VERA / MARITO BEN/MERENTI FECIT / CVM QVO VIXIT / ANNIS XXVI.

 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità

Il cippo era esposto, insieme ad un altro con iscrizione IG 885, presso il Seggio dei Nobili di Capua, dove entrambi si trovano tuttora.

Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

Trascritta da Pellegrino 1651, p. 780; Vecchioni (“vicino l’arco dell’Oliva”); cfr. Mommsen 1883, p. 397.

Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Pellegrino 1651: Camillo Pellegrino [junior], Apparato alle antichità di Capua o discorsi sulla Campania Felice, in Napoli, per Francesco Savio Stampatore della Corte Arcivescovile, 1651.


Rinaldo 1753-1755: Ottavio Rinaldo, Memorie istoriche della fedelissima città di Capua raccolte da Ottavio Rinaldo, 2 tomi, in Napoli, appresso Giovanni di Simone, MDCCLIII-MDCCLV [vol. 1vol. 2], I, 284.

Allegati
Link esterni

Scheda di M. Foglia nel database epigrafico EAGLE:

http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?id_nr=EDR005788

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 14:12:28
Data ultima revisione08/11/2016 20:06:06
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/130
OggettoCapua, blocco iscritto con due coltelli, CIL, X, 3984
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

L'iscrizione è inserita capovolta nello stipite del palazzo in Corso Gran Priorato di Malta, 70.

Prima attestazione

L'iscrizione è registrata per la prima volta a metà Quattrocento (c. 1467) da Giovanni Pontano nel De aspiratione  (libro 1, 20)

 

 

Materiale
Dimensionicm 162; cm 59; cm 40
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione

Testo: Q TIBURTI Q L / MENOLAVI / CVLTRARI OSS / HEIC / SITA SVNT

L'iscrizione funeraria  è reimpiegata capovolta come stipite del portale di un palazzo. L'altro stipite del portale presenta un blocco di calcare antico.

Al disotto dell'iscrizione sono raffigurate due mannaie, riferimento al personaggio citato nell'epigrafe, Quinto Tiburio Menlavo, scannatore di vittime sacrificali.

 

Immagine
Famiglie e persone

Quinto Tiburio Menlavo

Jacopo da Capua

Conte di Paleno

Giovanni Pontano

Giovanni Giocondo da Verona

Agostinus Tifernus

Matteo Geronimo Mazza

 

Collezioni di antichità
Note

Dopo la prima attestazione data da Giovanni Pontano nel De aspiratione, l'iscrizione viene registrata a fine Quattrocento (1488-1494) nella Sylloge Inscriptionum della Biblioteca Nazionale Marciana di Fra Giocondo da Verona (ms. lat. XIV 171), che scrive di averla vista in “Capuae in latere portae D. Iacobi de Capua”.

L'iscrizione è riportata da Augustin (cod. Vind. 3528, f. 48’)

Sia Smetius (Ms. Neapolitano, 225) che Garigliano (n. 37) descrivono l'iscrizione "In domo comitis Paleni"

L'iscrizione è ridisegnata completa dei due coltelli nelle sillogi di Augustinus Tifernus e di Matteo Geronimo Mazza.

L'iscrizione è catalogata in Eckert 1988, 184, n. 93 

L'iscrizione è riprodotta in Eckert 1988, fig. 137; Pane, Filangieri 1990, 299; 

Fonti iconografiche

Agostinus Tifernus

Silloge di Matteo Geronimo Mazza, f. 93v, n.3

Rilievi
Fonti e documenti

Sylloge Inscriptionum della Biblioteca Nazionale Marciana di Fra Giocondo da Verona (ms. lat. XIV 171)

Augustinus cod. Vind. 3528, f. 48’

Smetius, Ms. Neapolitano, 225

Garigliano (n. 37) 

Augustinus Tifernus

Matteo Geronimo Mazza.

Bibliografia

D'Isanto 1993: Gennaro D'Isanto, Capua romana: ricerche di prosopografia e storia sociale, Roma 1993


Eckert 1988: Michael Eckert, Capuanische Grabsteine. Untersuchungen zu den Grabstein römoscher Freigelassener aus Capua, Oxford 1988.

 

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994.


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Link esterni
SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione07/12/2012 14:32:36
Data ultima revisione09/11/2016 15:58:43
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/133
OggettoCapua, blocco iscritto IG 885
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Il blocco è murato alla base dell'ingresso dell'ex Seggio dei Nobili di Capua.

Prima attestazione

1507.

MaterialeCalcare
Dimensionialt.: cm 68.00 larg.: cm 85.00 altezza lettere: cm 6-7
Stato di conservazione
Cronologia101 d.C. / 200 d.C.
Descrizione

Si tratta di una delle rarissime iscrizioni esposte in Italia meridionale con testo greco. Testo (da De Vita): 

Ἰουλία Μάρκελλα / Ἰουλίου Βάσσου / θυγάτηρ / Κομμαγηνὴ ἄλυπε / χαῖρε

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità

Il cippo era esposto, insieme ad un altro con iscrizione CIL, X, 3961, presso il Seggio dei Nobili di Capua, dove entrambi si trovano tuttora.

Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

L'iscrizione (IG 885,; Franz 5875d) è riportata da Pellegrino 1651, p.780, e in precedenza era stata trascritta da Agostino Tiferno (Vienna, ms. 3528, f. 48: “Capuae”) e poi da Muratori (2093, 1) “ex schedis Philippi Argelati” (Kaibel 1890, p. 231).

Bibliografia

Kaibel 1890: Georgius Kaibel, Inscriptiones Graecae Siciliae et Italiae, Berolini 1890.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 298.

 

Pellegrino 1651: Camillo Pellegrino [junior], Apparato alle antichità di Capua o discorsi sulla Campania Felice, in Napoli, per Francesco Savio Stampatore della Corte Arcivescovile, 1651.


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Link esterni

Scheda di R. De Vita nel database epigrafico EAGLE:

http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?id_nr=EDR116007

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 14:06:03
Data ultima revisione08/11/2016 20:04:38
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/129
OggettoCapua, chiave d'arco con maschera di Pan
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Reimpiegata nel basamento di palazzo Giudici.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensionih. 0.75 m., Iung. 0.68 m.
Stato di conservazioneLa superficie superiore della capigliatura è abrasa e le ciocche anteriori dei capelli presentano diverse scheggiature.
CronologiaEtà adrianea.
Descrizione

Chiave d'arco decorata con protome di Pan, riconoscibile dalla particolare forma del naso e della bocca, esprimente il sincretismo fra uomo e capra. Il volto è raffigurato in posizione frontale con la linea d'arresto al livello della barba e la sommità della chioma che coincide con la cornice superiore dell'arco. L'espressione dell'ovale, largo e allungato, incorniciato da una ricca chioma con ciocche brevi e mosse e da una barba folta e ondulata, è severa. La fronte è percorsa da una profonda ruga orizzontale e le sopracciglia si aggrottano in modo accentuato verso il naso con una curva profonda e carnosa, sollevandosi poi verso le tempie. Gli occhi, la cui pupilla è un semplice disco concavo, sono nettamente
contornati dalle palpebre pesanti. 

Insieme ad altre quattro maschere pertinenti all'ambito teatrale, il pezzo in esame doveva abbellire le chiavi delle arcate del teatro romano di Capua (Foresta 2013). Il riuso di questi oggetti e la fama dell'arena capuana hanno contribuito a creare una tradizione fasulla sulla provenienza del pezzo.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche

Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Scagliarini 1977: D. C. Scagliarini,  Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, p. 38 ss.

Legrottaglie 2008:  G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 202 n. 129 tav. X

Foresta 2013: Simone Foresta, Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano, RIASA 30-31, 2007-2008, p. 109, n. 13.

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani. In Atti del XIIe Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, CRPA, Museo Archeologico di Pola (Croazia), 23-28 Maggio 2011, Pola 2013, in press


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Link esterni
SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione28/11/2012 18:23:13
Data ultima revisione21/09/2014 17:16:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/70
OggettoCapua, chiave d'arco con maschera teatrale
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Reimpiegata in palazzo Giudici.

Prima attestazione

Metà del XVI secolo.

MaterialeCalcare locale
Dimensionih. max. 65.5 m., lung. 0.54 m
Stato di conservazione

La parte superiore della capigliatura presenta un'ampia lacuna.

CronologiaEtà adrianea.
Descrizione

Chiave d'arco decorata con una maschera tragica. Il soggetto è raffigurato in posizione frontale con la linea d'arresto al livello del mento e la sommità della chioma che coincide con la cornice superiore dell'arco. Il viso dall'ovale largo e tondeggiante, incorniciato da una acconciatura con piccolo onkos, è costituito sulla fronte da un quadruplice filare di riccioli a linguette che diventa triplice ai lati e termina con due fasci di ciocche spiraliformi. La fronte, non troppo alta, è perfettamente liscia. L'arcata sopracciliare, nettamente delineata, ombreggia intensamente i grandi occhi spalancati, contornati dalle palpebre pesanti dal netto profilo. La pupilla è resa attraverso un disco concavo.Sono visibili due rughe d'espressione ai lati del naso. La bocca è aperta "a ciliegia" e il mento è pronunciato. Sul blocco di chiave sono visibili dei listelli laterali che facevano parte della modanatura dell'arco.

La maschera ritenuta dalla tradizione proveniente dall'anfiteatro campano, dove avrebbe occupato il terzo ordine di arcate, va ritenuta sulla base del soggetto iconografico pertinente al teatro romano di Capua (Foresta 2013). Il monumento noto dal XVI secolo fu spogliato dei suoi materiali alla stessa maniera dell'arena, come simbolo dell'identità capuana. La maschera si confronta per le dimensioni e i tipi teatrali con altre maschere reimpiegate sulla facciata dello stesso palazzo e con una chiave d'arco di satiro, conservata al museo campano - proveniente dall'arco di Sant'Eligio dove è attestata la prima raccolta di antichità capuane.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche

Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione28/11/2012 18:17:08
Data ultima revisione11/11/2016 13:50:13
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/66
OggettoCapua, chiave d'arco con maschera teatrale di giovane satiro
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Reimpiegata in palazzo Giudici.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensionih. max 0, 65
Stato di conservazione

Scheggiate le pupille e l'arcata sopracciliare destra. Corrosa la zona del mento e della chioma.

CronologiaEtà adrianea.
Descrizione

Chiave d'arco decorata con protome di satiro giovane, caratterizzato dalle orecchie ferine, a punta. Il volto è raffigurato in posizione frontale con la linea d'arresto al livello del mento e la sommità della chioma che coincide con la cornice superiore dell'arco. I capelli, ispidi e diritti sul capo, si dispongono come una raggiera di fiamme intorno alla fronte, perfettamente liscia. L'arcata sopracciliare è nettamente delineata e gli occhi, la  pupilla è formata da un semplice disco concavo, sono profondamente contornati dalle palpebre pesanti. Il volto, dagli zigomi accentuati e le guance piene, presenta due rughe d'espressione ai lati del naso camuso e la bocca larga ha labbra molto carnose. Sul blocco di chiave sono visibili dei listelli che facevano parte della modanatura dell'arco.

La maschera ritenuta erroneamente proveniente dall'anfiteatro doveva decorare le arcate del teatro romano insieme ad altri soggetti simili, reimpiegati nel palazzo dei Giudici (Foresta 2013).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche

Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione28/11/2012 18:22:13
Data ultima revisione11/11/2016 13:56:09
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/69
OggettoCapua, chiave d'arco con protome di Apollo arciere
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Reimpiegata in palazzo Giudici.

Prima attestazione

Principio del XVIII secolo.

MaterialeCalcare locale
Dimensionih. 0.71 m., h. della testa 0.42 m
Stato di conservazione

Abrasa la corona di lauro che cinge la testa. Rotture in corrispondenza del naso e del labbro inferiore. Scheggiato il mento.

CronologiaEtà adrianea
Descrizione

Chiave d'arco decorata con una protome di Apollo arciere. Il dio è raffigurato in posizione frontale, a mezzo busto, con la linea d'arresto immediatamente al di sotto dei pettorali alla cui altezza sono tagliate anche le braccia. Il viso è ovale e tondeggiante. La folta chioma si distribuisce sulle tempie in due bande opposte con morbide ciocche ondulate e fluisce sul petto in due file di capelli serpeggianti. La testa è cinta da un'alta corona di lauro. Gli occhi, a differenza delle altre protomi, sono privi di pupilla e profondamente contornati dalle palpebre. Il busto è attraversato diagonalmente da un balteo che va dalla spalla destra al pettorale sinistro e sostiene una faretra di cui è visibile l'estremità superiore che sporge dietro alla spalla destra. Sulla spalla sinistra è appoggiata una clamide a rade pieghe parallele. Sul blocco di chiave sono visibili dei listelli laterali che facevano parte della modanatura dell'arco.

Il pregevole manufatto fu rinvenuto da A. Simmaco Mazzocchi all'ingresso meridionale dell'anfiteatro campano, nel 1727. Il suo recupero sulla facciata del palazzo dei Giudici risale ad una risistemazione dell'edificio (in cui dovevano essere inserite, almeno dal XVI secolo, le altre maschere), realizzata nel corso dell'Ottocento. La chiave doveva ornare il primo ordine d'arcate esterno dell'arena. Secondo Foresta (Foresta 2013), questa chiave farebbe parte di un secondo gruppo, di dimensioni minori rispetto alla prima serie certamente riconducibile alla decorazione delle arcate dell'Anfiteatro Campano e pertanto mette in dubbio la sua appartenenza al su detto edificio.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche

Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977.

Rilievi
Fonti e documenti

Rucca 1828, p. 197

Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione28/11/2012 18:20:07
Data ultima revisione11/11/2016 14:06:48
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/67
OggettoCapua, chiave d'arco con protome di Diana
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Nel campanile del Duomo

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensionih. 0.71 m
Stato di conservazione

Scheggiature superficiali. Il concio d'arco è stato in parte tagliato.

CronologiaEtà adrianea
Descrizione

Chiave d'arco decorata con una protome di Diana. La divinità è raffigurata in posizione frontale, a mezzo busto, con la linea d'arresto immediatamente al di sotto dei pettorali, al cui livello sono tagliate
anche le braccia. Viso dall'ovale largo e tondeggiante incorniciato da una folta chioma che si distribuisce sulle tempie in due brande opposte con morbide ciocche ondulate che si raccolgono dietro la nuca. L'arcata sopracilliare nettamente delineata, ombreggia gli occhi, privi di pupilla e profondamente contornati dalle palpebre. Si vedono due rughe d'espressione ai lati del naso. La bocca ha labbra carnose. Fossetta profonda sotto il labbro inferiore e mento pronunciato, il collo è largo, il torace è ampio (con i seni alti e distanti tra loro). Indossa un chitone senza maniche attraversato diagonalmente da un balteo che sostiene una faretra di cui è visibile l'estremità superiore che sporge di dietro dalla spalla destra.

La testa, risentendo del gusto classicistico tipica dell'età adrianea, si richiama a prototipi dell'età fidiaca net modellato del volto e nel disegno della capigliatura le cui ciocche sono rese mediante netti solchi di trapano e può essere confrontata con la testa di Artemide del tipo Ariccia al Museo Nazionale Romano, replica di II d.C. di un originale greco del 440.

Secondo studi pregressi, il blocco faceva parte del gruppo di chiavi d'arco che decoravano il secondo livello del portico dell'anfiteatro. Nuove scoperte permettono di smentire quest'ipotesi riconducendo la serie di chiavi con protomi virili o di divinità al primo ordine di arcate dell'arena capuana. Da questa serie sarebbe esclusa un'altra, formata da cinque chiavi di minori dimensioni e con soggetti teatrali, solitamente attribuite al terzo ordine e che, invece, potrebbe provenire dal teatro. Questa protome insieme ad un'altra con Apollo è di dimensioni minori rispetto alla serie principale (che misura 1 m) che sicuramente decorava il primo ordine di arcate dell'Anfiteatro Campano. È possibile, pertanto, che anche questa chiave d'arco facesse parte della decorazione del teatro (Foresta 2013).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione06/02/2013 15:10:23
Data ultima revisione20/12/2018 23:38:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/232
OggettoCapua, Chiave d'arco con protome di Giove Ammone
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

E' reimpiegato  nella facciata di palazzo Giudici.

Prima attestazione

Metà del XVI secolo.

MaterialeCalcare locale
DimensioniH. 0.91, h. della testa 0.53, I. delle spalle 0.85
Stato di conservazione

Manca la parte superiore della chioma e il naso è scheggiato.

CronologiaEtà adrianea
Descrizione

Chiave d'arco decorata con una protome di Giove Ammone. Il dio è raffigurato in posizione frontale con la testa leggermente rivolta verso destra, a mezzo busto con sagoma semilunata, e presenta una piccola mensola d'appoggio che demarca la linea d'arresto, immediatamente al di sotto dei pettorali. Le braccia sono tagliate all'altezza del tricipite.

Il viso dall'ovale largo e tondeggiante, incorniciato da una lunga chioma fluente sulle spalle con riccioli anelliformi e da una folta barba che ricopre il mento e parte del collo. Ai lati della testa sono visibili due corna ricurve, attributo dì Giove Ammone. La pupilla è realizzata con un foro di  trapano. Le labbra sono carnose e la bocca semiaperta. Sul torace, ampio, è raffigurata una clamide a rade pieghe parallele che ricoprono la spalla sinistra.

L'esemplare appartiene ad una delle protomi scolpite sulle chiavi d'arco degli ordini esterni dell'anfiteatro campano e faceva parte di un ciclo decorativo che comprendeva le maggiori divinità dell'Olimpo greco-romano. Le corna, attributo della divinità, sono chiaramente visibili in un disegno realizzato dal pittore milanese Giuseppe Bossi durante il suo soggiorno in Terra di lavoro, nel 1810. Tipologicamente la testa richiama prototipi greci del V secolo a. C., rispondendo a quel gusto classicistico tipico dell'età adrianea.
Stilisticamente si avverte una vigorosa plasticità nella chioma e nella barba realizzate con un potente effetto decorativo nel duro e scabro travertino mentre i particolari del viso sono ben demarcati in quanto, trattandosi di una scultura destinata alla decorazione architettonica, dovevano essere visibili a distanza.

Proveniente dall'anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, occupava il primo ordine di arcate del portico esterno, l'unico in cui al momento sia possibile provare la presenza di materiali del genere (Foresta 2013)

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche

Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione28/11/2012 16:24:52
Data ultima revisione11/11/2016 14:08:09
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/65
OggettoCapua, Chiave d'arco con protome di Helios
Luogo di conservazione
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Il blocco si trovava reimpiegato fino ai primi decenni dell'Ottocento nella porta Napoli di Capua, oggi è disperso.

Prima attestazione

1810 nel taccuino di Giuseppe Bossi.

Materiale
Dimensioni
Stato di conservazione
CronologiaEtà adrianea
Descrizione

Chiave d'arco con protome di Helios identificata nel 1810 sulla porta Napoli. L'arco monumentale, come è noto dai documenti di archivio del museo campano, era stato costruito nel XVI secolo con i calcari recuperati dall'anfiteatro romano di Capua. Tra questi materiali, nel fornice del versante orientale  doveva figurare anche la chiave in esame,  impiegata con la funzione originaria.  Il pezzo rimanda per le caratteristiche iconografiche alle altri chiavi d'arco conservate nell'arena o reimpiegate nello stesso periodo nel moderno centro di Capua.

Il dio è raffigurato nel disegno di G. Bossi con il capo radiato e una veste frangiata. Un soggetto analogo, realizzato in marmo, si trova nella collezione bavarese, alla Glyptothek di Monaco di Baviera. In entrambi i rilievi, la divinità è raffigurata secondo uno schema iconografico standardizzato in epoca imperiale: capelli lunghi e mossi, veste frangiata. Nell'esemplare tedesco, si osservano delle tecniche più ricercate rispetto al rilievo capuano: gli elementi radiali sono realizzati con cannule in bronzo dorato, come suggeriscono i fori posti a raggiera sul capo. 

Oltre alla testimonianza del pittore milanese non abbiamo riscontro sull'effettivo riuso del marmo nell'arco cinquecentesco. Già D. Scagliarini aveva dubitato della sua testimonianza a causa dell'uso di una duplice didascalia per indicare la sua collocazione: porta Napoli - Porta Roma. Un disegno coevo di un architetto francesce che raffigura i rilievi della porta dal versante napoletano esclude la possibilità del riuso su questo lato. Per quanto dubbia, la testimonianza di Bossi andrebbe quindi interpretata in riferimento alla collocazione della chiave di Elios vista sull'arco detto di Porta Napoli, ma sul fornice che guardava in direzione di Roma.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione05/02/2013 18:59:54
Data ultima revisione11/11/2016 14:08:46
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/230
OggettoCapua, chiave d'arco con protome di Hermes
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Reimpiegata in palazzo Giudici

Prima attestazione

Metà XVI secolo.

MaterialeCalcare locale
Dimensionih. 1,00, h. della testa 0,43
Stato di conservazione

Abrasa fa parte frontale del petaso di cui è rotta l'aletta di sinistra.

CronologiaEtà adrianea.
Descrizione

Chiave d'arco decorata con protome di Mercurio. Il dio è raffigurato in posizione frontale, a mezzo busto, con la linea d'arresto a livello dell'arcata epigastrica. Le braccia sono tagliate all'altezza del tricipite. La testa supera dalla nuca in su la curva modanata dell'arco. Viso dall'ovale allungato, incorniciato da capelli corti con ciocche brevi e mosse realizzate mediante piccoli solchi di trapano. Sulla testa indossa
il petaso a cupola dalla falda circolare sporgente. L'arcata sopraccigliare ombreggia i grandi occhi, in cui è segnato l'iride, delineati dal contorno delle palpebre pesanti. Sulla spalla sinistra è appoggiato il caduceo, attributo di Mercurio, concepito isolatamente senza essere sorretto dalla mano. Mancano i listelli del concio d'arco.

La chiave doveva decorare in antico un arco del porticato esterno dell'arena capuana decorato con immagini di divinità (Foresta 2013). 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche

Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

Allegati
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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione28/11/2012 18:21:26
Data ultima revisione11/11/2016 14:10:12
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/68
OggettoCapua, chiave d'arco con protome virile
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Reimpiegata come chiave d'arco del portale di palazzo Giudici.

Prima attestazione

Metà XVI secolo.

MaterialeCalcare locale
Dimensionih 1,00
Stato di conservazione

Scheggiata la parte frontale della chioma a destra.

CronologiaEtà adrianea
Descrizione

Protome virile raffigurata in posizione frontale, a mezzo busto, con la linea d'arresto semicircolare immediatamente al di sotto dei pettorali. Le braccia sono tagliate all'altezza delle spalle.
Viso regolare dall'ovale allungato incorniciato da una folta chioma di riccioli anelliformi che arrivano a coprire le orecchie. Gli occhi presentano una pupilla molto incavata rispetto agli altri esemplari. Il
petto è ricoperto da un mantello tenuto fermo da una fibula a forma di fiore sulla spalla destra.

Il pezzo, reimpiegato come chiave d'arco nel portale di ingresso al palazzo in epoca piuttosto recente, si caratterizza per la chioma, riccioluta, e per la veste. Un soggetto analogo, frammentario, è stato rinvenuto di recente nel corso dello scavo dell'arena capuana. Entrambi i pezzi, che rappresentano immagini di uomini,  dovevano decorare il primo ordine di arcate dell'anfiteatro in alternanza ad altre chiavi riproducenti soggetti mitici (Foresta 2013).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche

Disegno di Giuseppe Bossi del 1810 pubblicato in Scagliarini 1977.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione28/11/2012 18:24:35
Data ultima revisione11/11/2016 14:12:49
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/71
OggettoCapua, Chiave d'arco con protome virile
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Cortile interno di Palazzo Rinaldi Campanino, via Bartolomeo de Capua n. 4

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensionih 0.71 m
Stato di conservazione

Mancante del busto e dei conci modanati

CronologiaEtà adrianea
Descrizione

Chiave d'arco decorata con protome virile raffigurata in posizione frontale con la linea d'arresto al livello del mento. Il volto dall'ovale largo e tondeggiante è incorniciato da una folta chioma con due riccioli
emergenti dalla fronte da cui nasce una ricca cascata di ciocche ricciolute che, distribuendosi ai due lati, arrivano all'altezza dei mento. La fronte è solcata da una profonda ruga orizzontale che la divide in due parti e la zona inferiore è caratterizzata da un lieve rigonfiamento immediatamente al di sopra del naso. L'arcata sopraciliare ombreggia intensamente gli occhi contornati dalle palpebre pesanti e aventi le pupille incavate. La bocca, piuttosto piccola, ha le labbra carnose. Fossetta profonda al di sotto del labbro inferiore e mento pronunciato.

In base ai confronti con le altre chiavi d'arco capuane con immagini virili doveva far parte della decorazione del primo ordine d'arcate dell'anfiteatro campano (Foresta 2013).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione06/02/2013 19:29:15
Data ultima revisione11/11/2016 14:14:17
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/237
OggettoCapua, cippo CIL X, 4270
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, murata in una parete di un palazzo in vico II S. Vincenzo n. 2.

Prima attestazione

Presente nella silloge di Fabio de' Vecchioni, morto nel 1675 (Mommsen 1883).

MaterialeCalcare locale
DimensioniAlt.: 118 cm larg.: 64 cm
Stato di conservazione

Diverse scheggiature sono presenti soprattutto nella zona del campo epigrafico rendendo illeggibili numerose lettere.

CronologiaFine II - III sec. d.C.
Descrizione

Il cippo funerario presenta un corpo privo di cornice e un coronamento costituito da due volute speculari. È presente la seguente epigrafe:

 

D(is) M(anibus) s(acrum).
L(ucio) Pactum̲e̲io Fale̲r̲=
no, qui v̲i̲x̲(it) a̲n̲(nis) L̲XXX, e̲t̲
Pactum̲e̲i̲a̲e̲ [---] Suce̲s̲[sae],
[------].
L(ucius) Pactum̲eius Faler̲n̲[us]
[------]
b̲(ene) m̲(erenti) [f(ecit)].

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Chioffi 2008: Laura Chioffi, Epigrafi di Capua dentro e fuori il Museo Provinciale Campano, Capua 2008, p. 55, nr. 81, fig. 81 (2).

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, I, 96

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, n. 4270.

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SchedatoreLuca Di Franco, Antonio Milone
Data di compilazione14/10/2014 21:11:03
Data ultima revisione08/07/2016 14:28:53
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/462
OggettoCapua, cippo con iscrizione CIL, X, 4425
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Il blocco, attualmente incorporato nello stipite dell'Arco dei Panellari, è documentato in epoca precedente presso il Seggio dei Nobili.

Prima attestazione

1489-1495: Fra Giocondo lo descrive "apud sessionem Olivae" (cfr. Mommsen 1883, p. 432).

Materiale
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione

Si tratta di un cippo funerario con coronamento a timpano curvo e fronte incassato, recante l'iscrizione CIL, X, 4425.

Testo:

D.M.S. / ZETVS CAMPANVS / FILIO PIO FECIT / ET SIBI ET COIVG / KALLAIDI / QVI VIXIT ANNIS / XXXIII MESIBVS / XI DIEBVS III

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità

Descritto da Fra Giocondo presso il seggio dell'Oliva.

Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/12/2012 17:31:41
Data ultima revisione20/01/2014 19:20:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/138
OggettoCapua, cippo con patera
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Murato alla base dell'arco di ingresso all'ex Seggio dei Nobili.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Parzialmente scheggiato nella parte superiore

Cronologia
Descrizione

Il blocco, quasi interamente scalpellato, conserva ancora una patera a rilievo e pertanto dovrebbe identificarsi come un altare o una base.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità

Il cippo, parzialmente scalpellato, è murato alla base dell'arco di ingresso all'ex Seggio dei Nobili. Non è nota l'epoca in cui il blocco è stato murato in questa posizione.

Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
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SchedatoreFulvio Lenzo - Angela Palmentieri - Luca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 14:18:22
Data ultima revisione07/06/2016 11:21:20
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/131
OggettoCapua, cippo con patera
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, nel campanile della chiesa di Sant'Angelo in Audoaldis.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneSono presenti diverse scheggiature su tutta la superficie. Lo spigolo destro alto è molto danneggiato
CronologiaEtà imperiale
Descrizione

La base si trova incassata nel piedritto esterno che regge due degli archi su cui si imposta il campanile della chiesa. Rimangono visibili un lato lungo ed uno breve. La base si compone in alto e in basso di un plinto e un coronamento speculari e decorati con due gole, mentre al centro vi è il campo rettangolare anepigrafe bordato da una modanatura. Sul lato breve vi è una patera.

La base non riportando alcuna iscrizione risulta di difficile datazione. Per la forma della base è probabile che sia comunque databile in età imperiale.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione14/12/2012 11:51:35
Data ultima revisione06/09/2014 19:35:21
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/220
OggettoCapua, colonne e capitelli
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, chiesa di Sant'Angelo in Audoaldis.

Prima attestazione
Materiale
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione

Nel complesso della chiesa sono reimpiegati diversi elementi architettonici:

un capitello tuscanico in calcare è riutilizzato al contrario come base di una colonna in marmo portasanta posta a decorazione del piedritto posteriore del campanile. Si conserva ancora parte del blocco a cui il capitello era addossato poiché lavorati insieme. Si tratta di un elemento che poteva far parte della decorazione delle arcate esterne dell'anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere;

una base attica che sorregge una colonna in marmo cipollino reimpiegate nella decorazione del piedritto posteriore del campanile;

le arcate del portico antistante la chiesa sono sorrette (da destra verso sinistra): da una colonna molto rovinata probabilmente in marmo cipollino sulla quale si imposta un capitello ionico in marmo bianco che presenta la faccia principale lavorata rivolta verso la chiesa mentre la parte posteriore, originariamente non in vista non è rifinita; ompletano il portico altre due colonne in granito con capitelli ionici moderni.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione06/09/2014 20:30:05
Data ultima revisione10/11/2016 16:02:19
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/435
OggettoCapua, frammenti figurati
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il blocco è reimpiegato nelle murature del castello delle Pietre.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazioneFrammentario
CronologiaPrima età imperiale
Descrizione

Frammento di rilievo d'epoca romana rilavorato presumibilmente in epoca altomedievale. All'interno di una cornice modanata sono compresi a sinistra una rosetta, a destra un animale fantastico.

Materiali del genere sono solitamente impiegati nei monumenti funerari d'età repubblica/prima età imperiale.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Inedito.

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione06/12/2012 11:30:16
Data ultima revisione06/02/2013 18:32:03
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/125
OggettoCapua, frammento di fregio
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il frammento è murato nell'angolo di palazzo in vico Giuseppe de Capua, 5.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

La superficie si presenta molto annerita e danneggiata. Un'ampia spaccatura corre orizzontalmente per quasi metà del blocco. Una porzione del bordo superiore del blocco è murato.

CronologiaFine I sec. a.C.
Descrizione

Il fregio faceva probabilmente parte di un monumento funerario. Si conservano, seppur in pessime condizioni, due girali vegetali costituiti da tralci alle cui estremità germogliano dei fiori.

Il tipo di decorazione ornamentale trova attestazioni vastissime nel mondo romano sopattutto a partire dal I sec. a.C. grazie al diffondersi di modelli ellenistici. Questo tipo di modello viene poi ripreso in ambito locale come nel caso del fregio in esame, molto spesso con lo scopo di decorare monumenti funerari. Stilisticamente il fregio presenta tralci molto spessi e poca cura nella resa dei dettagli (sui fregi in generale vedi Schörner 1995 e da ultimo Maschek 2008). Un fregio molto simile è reimpiegato a Capua nell'angolo di un palazzo privato e potrebbero appartenere ad uno stesso monumento. Il fregio è databile tra l'età tardo-repubblicana e l'età augustea.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Maschek 2008: Dominik Maschek, Neue Überlegungen zur Produktionsdynamik und kulturhistorischen Bedeutung mittelitalischer Rankenornamentik des ersten Jahrhunderts vor Christus, RM 114, 2008, pp. 99-177.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 297, fig. 453.


Schörner 1995: Günther Schörner, Römische Rankenfriese: Untersuchungen zur Baudekoration der späten Republik und der frühen und mittleren Kaiserzeit im Westen des Imperium Romanum, Mainz 1995.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 14:44:28
Data ultima revisione08/07/2016 14:22:42
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/135
OggettoCapua, frammento di fregio
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il frammento è murato allo spigolo di un palazzo privato presso palazzo di via Bartolomeo de Capua, 10.


Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

La superficie presenta alcune scheggiature. Non è ben visibile né il margine inferiore né quello superiore.

CronologiaFine I sec. a.C.
Descrizione

Il blocco è pertinente all'epistilio di un monumento, probabilmente di carattere funerario. Di esso rimane il fregio decorato con un motivo vegetale di girali, alle cui estremità germogliano fiori e foglie. 

Il tipo di decorazione ornamentale trova attestazioni vastissime nel mondo romano sopattutto a partire dal I sec. a.C. grazie al diffondersi di modelli ellenistici. Questo tipo di modello viene poi ripreso in ambito locale come nel caso del fregio in esame, molto spesso con lo scopo di decorare monumenti funerari. Lo stile che contraddistingue questo fregio è piuttosto sommario nella plasticità delle foglie, in cui si vede un utilizzo poco accurato dello scalpello, soprattutto nella resa dei particolari. Sia i tralci che le foglie sono molto spessi, cosa che sottintende che il fregio doveva trovarsi piuttosto in alto (sui fregi in generale vedi Schörner 1995 e da ultimo Maschek 2008). Un fregio di stessa fattura è reimpiegato a Capua nell'angolo di un palazzo privato e potrebbero appartenere ad uno stesso monumento e sicuramente ad uno stesso orizzonte cronologico. Il fregio è databile tra l'età tardo-repubblicana e l'età augustea.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Maschek 2008: Dominik Maschek, Neue Überlegungen zur Produktionsdynamik und kulturhistorischen Bedeutung mittelitalischer Rankenornamentik des ersten Jahrhunderts vor Christus, RM 114, 2008, pp. 99-177.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, 162, fig. 170; 178.


Schörner 1995: Günther Schörner, Römische Rankenfriese: Untersuchungen zur Baudekoration der späten Republik und der frühen und mittleren Kaiserzeit im Westen des Imperium Romanum, Mainz 1995.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 19:26:07
Data ultima revisione08/07/2016 14:51:11
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/143
OggettoCapua, frammento di fregio
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, sul pavimento sotto il campanile della chiesa di Sant'Angelo in Audoaldis.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Spezzato su due lati. La superficie è molto danneggiata a causa del luogo di reimpiego.

CronologiaEtà tardo-repubblicana
Descrizione

Il blocco si trova sotto uno dei piedritti del campanile e quindi non risulta ben visibile. Si tratta di un fregio decorato con tralci vegetali che per lo stile potrebbe essere appartenuto ad un monumento funerario.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione14/12/2012 11:46:35
Data ultima revisione06/06/2016 14:41:21
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/218
OggettoCapua, frammento di fregio dorico
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, murato all'angolo tra via Principi Longobardi e vico S. Salvatore a Corte.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensionialt.: 56 cm, larg.: 110 cm, spess.: 37 cm
Stato di conservazioneIl blocco presenta diverse scheggiature mentre la parte corrispondente all'architrave è spezzata sul lato destro.
CronologiaEtà tardo-repubblicana
Descrizione

Il blocco presenta un architrave liscio e un fregio decorato con tre triglifi, le cui regulae sono formate da sei guttae di forma tronco-conica, e due metope, raffiguranti la prima una rosetta a sei petali con corona esterna (tipo 13.2.1 di Maschek) e la seconda una patera. 

L'epistilio doveva far parte di un monumento funerario, come ben attestato in epoca tardo-repubblicana in ambito italico e anche in ambito capuano.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Maschek 2012: Dominik Maschek,Rationes decoris. Aufkommen und Verbreitung dorischer Friese in der mittelitalischen Architektur des 2. und 1. Jahrhunderts v. Chr., Wien 2012, cat. DF 15, tav. 3, fig. 4.

 

Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 153, fig. 142.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione16/10/2014 10:19:41
Data ultima revisione04/11/2014 18:10:38
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/464
OggettoCapua, frammento di iscrizione
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Capua, campanile del Duomo

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Spezzato sul lato destro e su quello sinistro, superficie in buono stato di conservazione.

CronologiaPrima età imperiale
Descrizione

La lastra reimpiegata su una delle facce del campanile del Duomo è stata rilavorata per fungere da blocco costruttivo nel nucleo della muratura. Si legge:

 

(...)M.F. FAL. SIBI

M (A) SVIVS O L NIGER

 

L'epigrafe è, come l'altra reimpiegata affianco, di carattere sepolcrale. Manca la parte iniziale con il nome del dedicante, figlio di Marcus della tribù Falerna, nella quale rientrava Capua, che dedicò il monumento funerario per sé (sibi) e per un suo congiunto.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, p. 403, n. 4023.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994, p. 153, n. 143

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione22/01/2016 12:41:43
Data ultima revisione07/11/2016 19:30:09
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/554
OggettoCapua, frammento di iscrizione
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Capua, campanile del Duomo

Prima attestazione
Materialecalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Spezzato sul lato sinistro e su quello destro. Superficie in buono stato di conservazione.

CronologiaPrima età imperiale
Descrizione

La lastra reimpiegata su una delle facce del campanile del Duomo è stata rilavorata per fungere da blocco costruittivo nel nucleo della muratura. Si legge:


PHAPRAES LIB


L'epigrafe è sicuramente legata alla sfera funeraria e menziona un personaggio Phapraes, dichiarato liberto (LIB).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte. Catalogo delle opere, 2 voll., Napoli 1994, p. 153, n. 143

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione22/01/2016 13:26:22
Data ultima revisione22/01/2016 13:31:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/555
OggettoCapua, frammento di iscrizione
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il frammento di iscrizione è reimpiegata come base di una colonna del portico della chiesa di S. Angelo in Audoaldis.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionicm 33 x 28
Stato di conservazione

condizioni precarie

Cronologiasecolo X d.C.
Descrizione

Marmo reimpiegato per un'epigrafe altomedievale.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Il frammento è la parte centrale di una iscrizione databile, per i caratteri epigrafici, alla prima metà del secolo X.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Franco 2011: Alfredo Franco, "Scrittura epigrafica e scrittura dei documenti nella Campania longobarda (secc. VIII-XI)", Rassegna storica salernitana, 28, 2011, 55, 11-71: 63-64

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione14/12/2012 11:49:31
Data ultima revisione08/07/2016 19:09:55
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/219
OggettoCapua, frammento di iscrizione CIL X, 4260
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il frammento è murato nel basamento di palazzo Fieramosca.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
DimensioniAlt.: cm 50 larg.: cm 38
Stato di conservazione

Il blocco risulta frammentario su tutti i lati e rilavorato squadrandolo con l'obiettivo di essere riutilizzato come blocco nel paramento murario dell'edificio

CronologiaSeconda metà I sec. a.C.
Descrizione

Si legge la seguente iscrizione

------?
[---] L(uci?) Hei[olei?]
[---] ạrbit[ratu ---]
------?

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Chioffi 2008: L. Chioffi, Epigrafi di Capua dentro e fuori il Museo Provinciale Campano, Capua 2008, p. 35, nr. 50, fig. 50 (2).


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, n. 4160.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 432, fig. 784.

Allegati
Link esterni

È presente una scheda sul portale EAGLE ad opera di Laura Chioffi: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?do=book&id_nr=EDR006857&provinz=&land=&fo_antik=&Bibliografia=&Testo=&booltesto=AND&Testo2=&bool=AND&ordinamento=id_nr&javasi=javascriptsi&se_foto=tutte&lang=ita

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione14/12/2012 17:36:10
Data ultima revisione08/07/2016 15:02:02
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/222
OggettoCapua, Museo Campano (già Maddaloni), chiave d'arco con maschera teatrale
Luogo di reimpiegoMaddaloni
Luogo di provenienzaMaddaloni
Collocazione attuale

Museo Campano di Capua. 

Fu trovata nel muro di una proprietà di Luigi Monaco di S. Prisco, lungo la strada che mena da Maddaloni a Messercola e precisamente in un punto di biforcazione di detta strada verso Cancello il 20 Agosto 1928.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Resecata sui due lati e sul retro. In particolare, sul lato destro manca parte della capigliatura e dell'ovale del volto. Manca il naso.

CronologiaEtà adrianea
Descrizione

La maschera presenta una capigliatura a riccioli che si dispongono sulla fronte e sulle tempie. I boccoli sono del tipo a cavatappo che ricadono sulla fronte e lungo le guance in modo piuttosto schematico. La bocca è aperta e gli occhi con palpebre pesanti sono caratterizzati dalle pupille incavate. Il capo doveva essere ornato da un piccolo diadema (un onkos) perso a causa del riuso.

Nell'Onomastikon di Polluce (IV,133-142) si tramandano 28 tipi di maschere per le rappresentazioni tragiche e undici sono di donne. Un tipo simile è noto al Museo Nazionale di Romano, datato al III sec. d. C.. L'esemplare per le sue affinità tipologiche e stilistiche potrebbe andare in coppia con un'altra maschera tragica, reimpiegata sulla facciata del municipio di Capua a Piazza Giudici e ritenuta tradizionalmente pertinente al terzo ordine di arcate dell'arena capuana. Secondo un recente studio le chiavi d'arco decorate con maschere tragiche o con satiri potrebbe appartenere alla decorazione esterna del teatro di Capua (Foresta 2013). Con questo esemplare ha in comune il modo di rendere la bocca, semiaperta e la cavità orbitale. Per quanto possa essere suggestivo il recupero della maschera dal teatro romano di Capua vetere, è possibile che il pezzo provenga da un edificio per spettacoli dell'antica Calatia o della statio ad novas (Palmentieri 2013).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione06/02/2013 20:16:48
Data ultima revisione04/12/2016 11:28:06
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/239
OggettoCapua, Museo campano (già Nola), blocco di architrave con trofeo d'armi
Luogo di reimpiego
Luogo di provenienzaNola
Collocazione attuale

Capua, Museo Campano, giardino.

Prima attestazione
MaterialeCalcare
Dimensionilung. inferior. 1,51; lung. super. 1,10; h tot 0,83.
Stato di conservazione

Manca lo spigolo sinistro retrostante. Resti di calce sul retro.

CronologiaEtà augustea
Descrizione

Blocco trapezoidale con i lati tagliati a cuneo. Il lato posteriore, liscio, reca nella parte sommitale due fori per l'alloggio dei perni per l'incasso dell'architrave dorico. La fronte è decorata da un triglifo centrale e da due metope con soggetti d'armi. Resta a destra parte di un triglifo. La metopa sinistra raffigura una catasta di scudi a rilievo, completata in alto dall'incasso di un altro blocco, mentre nella seconda a destra è raffigurato un trofeo d'armi.

Il blocco è stato identificato da E. Polito con la stessa serie di fregi reimpiegati a Nola (serie Albertini-campanile del Duomo). Quest'assimilazione è stata realizzata su basi iconografiche e stilistiche, in quanto non vi sono documenti d'archivio relativi alla provenienza nolana del pezzo. Quest'ultimo è documentato nel catalogo delle raccolte del museo campano realizzato dal Mantese nel 1899. Oltre al numero d'ingresso, senza provenienza, viene realizzato uno schizzo fedele del pezzo, inedito. Per quanto non vi siano tracce significative che dimostrino il reimpiego del blocco, il manufatto risulta interessante perchè è l'unico della serie che permetta di visionare la volumetria del pezzo. Di un certo interesse sono anche le tracce lasciate dagli incassi, che suggeriscono l'uso in una porticus aperta sul tipo del Foro di Pompei.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Le misure rilevate non corrispondono totalmente  a quelle riportate nella scheda in Capaldi 2005, n. 18:

Fronte: lung. inferiore: 1,51; lung. superiore 1,10. H totale 0,83.

Retro: lung. inferiore: 1,12 (rotto angolo sinsistro); lung. superiore 1,28.

Profondità: 0,65. Foro sinistra: h 26x15; foro destro: h 27x15. La fascia dell'architrave inferiore misura, partendo dal basso: h 4; 8; 5; 3; 5; 13. Le guttae misurano h 4; lung. 3,5. La metopa sinistra  misura: h 0,45; lung. inferiore 0,41; lung. superir. 0,31. Triglifo: h 0,51; lung. 0,35; canale lung. 6. Metopa destra: h 0,45; lung. inf. 0,43; lung. super. 0,41. Profondità lato sinistro: 62; profondità lato destro: 0,59.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Capaldi 2005: Carmela Capaldi, Severo more doricorum. Espressioni del linguaggio figurativo augusteo in fregi dorici della Campania, Pozzuoli  2005, p. 128 n. 18 tav. XLIII, 1.

 

Polito 1998: Eugenio Polito, Fulgentibus armis: Introduzione allo studio dei fregi d’armi antichi, Roma 1998.

 

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione27/06/2012 14:14:20
Data ultima revisione06/01/2019 13:12:53
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/16
OggettoCapua, Museo Campano, acrolito femminile (c.d. Capua fidelis)
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Museo campano, sala federiciana.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazione

Rilavorata l'acconciatura sul retro; aggiunta una coroncina di edera tra i capelli. Rilavorati alcuni tratti del volto, tra cui gli occhi e la bocca. Naso scheggiato. La superficie della fronte è consunta.

CronologiaPrima età imperiale
Descrizione

Acrolito di divinità femminile conservato fino al collo. Gli occhi, fortemente incavati a causa del riuso, dovevano essere riempieti già in epoca romana di altri materiali. Reca un'acconciatura modellata intorno ad una scriminatura centrale e capelli ondulati che si raccolgono dietro la nuca in uno chignon.

Secondo la traduzione erudita e successivi studi, il nostro acrolito - noto come Capua Fidelis o Justitia - si doveva trovare in uno dei tre grandi clipei, forse il centrale, che decoravano l'arco a tutto sesto della Porta di Capua.   Il pezzo, certamente frutto di una rilavorazione di un artista federiciano, è un originale d'epoca romana confrontabile con un altro inedito da Napoli, reimpiegato sulla torre campanaria della Cappella Pappacoda, e con due esemplari dal capitolium di Cuma. Ancora oggi stenta ad essere riconosciuta dagli storici dell'arte l'antichità del pezzo  considerato invece un prodotto esclusivo di fabbrica federiciana.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Willemsen 1953: C. A. Willemsen, Kaiser Friedrichs II. Triumphtor zu Capua: ein Denkmal Hohenstaufischer Kunst in Süditalien, Wiesbaden 1953, p. 46 s. fig 43- 44

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione06/02/2013 15:17:58
Data ultima revisione09/11/2016 17:00:19
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/235
OggettoCapua, Museo Campano, chiave d'arco con protome di satiro giovane
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Un tempo sotto l'arco di S. Eligio, secondo la tradizione proveniente dalla porta delle Torri di Federico II.

Dal 1899 è conservato nel giardino del museo campano.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensionih 0,58; larg. 0,90
Stato di conservazione

Barba scheggiata.

CronologiaEtà adrianea
Descrizione

Protome figurata con una testa giovanile imberbe con gli zigomi pronunciati. Le orecchie appuntite fuoriescono dalla folta capigliatura riccioluta, irta sulla fronte e in parte recumbente sul volto. Tracce di
barba. 

L'esemplare in buono stato di conservazione è ricondotto al terzo ordine di arcate dell'anfiteatro capuano, in base alla altezza ridotta rispetto alle altre protomi.
In base alla misure e al soggetto va invece accostato ad altri quattro esemplari figurati con maschere teatrali. E' ragionevole supporre che insieme a questi facesse parte della decorazione del teatro capuano (Foresta 2013).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Foresta 2013: Simone Foresta, "Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano", Rivista dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte, 30-31, 2007-2008, p. 109, n. 15.


Legrottaglie 2008:  G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 202 n. 130.

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, "Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani", In Atti del XIIe Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press.


Pesce 1941, G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941, p. 12 n. 4 tav. Xb.

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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione06/02/2013 15:14:02
Data ultima revisione08/11/2016 20:17:56
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/234
OggettoCapua, Museo campano, Chiave d'arco con protome di Volturno
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Un tempo sotto l'arco di S. Eligio, secondo la tradizione proveniente
dalla porta delle Torri di Federico II. Dal 1899 è collocata nel giardino del museo campano.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensionih 1,00; larg. 1,40
Stato di conservazione

Leggeremente resecato il fondo. Superficie annerita a causa degli agenti atmosferici. Attributo frammentario.

CronologiaEtà adrianea
Descrizione

Chiave d'arco con una divinità maschile rappresentata frontalmente. Il volto squadrato è caratterizzato da occhi grandi, con l'iride incisa, leggermenti appesantiti dall'arcata sopraccigliare. I capelli riccioluti si dispongono sulle tempie e lungo il viso. Il capo è coperto da un copricapo vegetale. Il busto nudo indossa un mantello che scende dalla spalla destra e su cui si intravede un vaso da cui fuorisce l'acqua.

L'esemplare è tradizionalmente ritenuto la raffigurazione del Volturnus amnis. Piuttosto integro è associato alle altre chiavi provenienti dall'anfiteatro capuano. Poco sappiamo sul suo possibile utilizzo sulla Porta delle Torri di Federico II. La tradizione locale attribuisce solitamente la collezione di materiali raccolta sotto l'arco della chiesa di Sant'Eligio alla distruzione dell'arco federiciano (fenomeno collocato intorno alla metà del Cinquecento). Da questo contesto potrebbero provenire le chiavi reimpiegate nella facciata del palazzo dei Giudici (coevo alla distruzione della porta). Questi elementi, rispetto alla chiave in esame sono in uno stato piuttosto frammentario al punto di essere reimpiegati come rilievi. Al contrario  sotto il sedile furono collocati pezzi in buono stato di conservazione. La presenza di questa protome sotto l'arco è inoltre documentata da un disegno del principio dell'Ottocento di Rossini.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione06/02/2013 15:12:16
Data ultima revisione11/11/2016 14:12:02
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/233
OggettoCapua, Museo campano, chiave d'arco con protome virile
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Museo Provinciale Campano

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensionih 0,48
Stato di conservazione

Sono stati resecati i due conci modanati laterali. Sul retro è stato praticato un foro passante per consentire il passaggio dell'acqua attraverso la bocca.

CronologiaEtà adrianea
Descrizione

Chiave d'arco con protome virile. Il viso presenta un ovale largo e tondeggiante, incorniciato da una folta chioma che si distribuisce sulle tempie in due bande opposte con morbide ciocche ondulate che arrivano a coprire le orecchie. La fronte è liscia. L'arcata sopracilliare, nettamente delineata, ombreggia intensamente gli occhi, profondamente contornati dalle palpebre pesanti. Un'ampia scanalatura semilunata indica l'iride mentre la pupilla è un dischetto, in cui con una smussatura sotto la palpebra superiore è indicato il guizzo di luce.

In base alle analogie iconografiche e tecnico-stilistiche con le altre chiavi superstiti dell'anfiteatro, il pezzo è comunemente ritenuto una protome del secondo ordine del porticato esterno dell'anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, che includeva, come per il primo, le divinità del pantheon greco-romano e
orientale, raffigurate a mezzo busto.

Questa tesi è stata messa in discussione di recente, in seguito all'analisi del repertorio iconografico.

Il rilievo era utilizzato, almeno dal XVIII secolo, come mascherone per una  fontana nel cortile del Palazzo Cagli in via Duomo, documentando un fenomeno collezionistico locale.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Corlaita Scagliarini 1977: D. Corlaita Scagliarini, “Viaggio archeologico tra Capua Vetere ed Aquino in un quaderno di Giuseppe Bossi”, Prospettiva, Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 9, 1977, 38-54

 

de Franciscis 1950: Alfonso de Franciscis, “Nuove chiavi d'arco dell'Anfiteatro Campano”, Bollettino d’Arte, 35, 1950, 153-155

 

Foresta 2013: Simone Foresta, “Lo sguardo degli dei. Osservazioni sulla decorazione architettonica dell'Anfiteatro Campano”, Rivista dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte, 30-31, 2007-2008 (2013), pp. 93-113

 

Legrottaglie 2008: G. Legrottaglie, Il sistema delle immagini negli anfiteatri romani, Bari 2008, p. 201 n. 126 tav. X.

 

Palmentieri 2010: A. Palmentieri, “Note e discussioni: su una chiave d’arco figurata dell’anfiteatro campano”, Napoli Nobilissima, 6, 1, 2010, 60-65

 

Palmentieri 2013: A. Palmentieri, “Materiali marmorei di spoglio dai teatri e anfiteatri campani”, in Atti del XII Colloquio Internazionale sull’Arte Romano Provinciale, (CRPA, Museo Archeologico di Pola, Croazia, 23-28 Maggio 2011), Pola 2013, in press

 

Pesce 1941: G. Pesce, I rilievi dell’Anfiteatro Campano, Roma 1941

 

Rucca 1828: G. Rucca, Capua Vetere, Descrizione di tutti i monumenti di Capua antica e particolarmente del suo nobilissimo anfiteatro, Napoli 1828

Allegati
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SchedatoreAngela Palmentieri, Luca Di Franco
Data di compilazione05/02/2013 20:26:45
Data ultima revisione11/11/2016 14:13:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/231
OggettoCapua, Museo Campano, rilievo del 'Genius Theatri' CIL, X, 3821
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Capua, Museo Provinciale Campano. Proveniente dall'Arco di Sant'Eligio, dove era stato esposto nel 1665.

Prima attestazione

1620-1640: ritrovamento.

1665: esposizione sotto l'arco di Sant'Eligio.

MaterialeMarmo italico
Dimensionih 37,5; lung. 1,19; spessore 8
Stato di conservazione

Si conserva diviso in due frammenti fra loro combacianti; la parte superiore è preparata per un incasso a muro. Il retro non è visibile.

Cronologia151 d.C./200 d.C
Descrizione

Il blocco di marmo, diviso in due parti, venne recuperato dallo scavo seicentesco del teatro di Capua vetere e venne trasportato successivamente sotto l'arco di Sant'Eligio, sede della prima collezione di antichità della città di Capua.  Il rilievo rappresenta una scena di costruzione del proscenio del teatro di Capua. Si distinguono, partendo da sinistra, una ruota a pale mossa da una coppia di schiavi - il cd. tympanum di cui parla Vitruvio, e a lato un gruppo di divinità che presiedono ai lavori (Minerva, Giove, Diana) e una figura femminile con una cornucopia, ritenuta tradizionalmente il Genio del teatro. A destra, la scena termina con l'immagine di un serpente, con funzione apotropaica. Il rilievo di tipo grossolano fu realizzato da un'officina scultorea locale intorno alla metà del II secolo d. C.. Verso questa cronologia rimanda l'iscrizione incisa lungo il bordo superiore: 'Genius [the]atri', mentre in basso -all'interno della tabula ansata - vi è il testo dedicatorio relativo a Lucceius Peculiaris, mecenate e restauratore di parte del teatro di Santa Maria Capua vetere.

Le indagini di scavo dei primi decenni del Novecento hanno confermato la fondazione del teatro capuano in epoca augustea  e i successivi restauri realizzati  a partire dall'età dell'imperatore Adriano. 

Rilievi del genere, di tradizione ellenistica, sono noti a Capua (oltre all'esemplare del teatro è conosciuto un altro rilievo celebrativo con scena di costruzione dall'anfiteatro campano rinvenuto durante gli scavi borbonici dell'arena) e a Terracina (in particolare si tratta di un rilievo in marmo greco datato alla seconda metà del I secolo a. C.) -(Marmi colorati 2002, p. 517 n. 268). Dalla tomba degli Haterii di Roma proviene un altro rilievo di epoca flavia con scena di costruzione di macchinari edili (Marmi colorati 2002, p. 501 n. 227).

Il rilievo, che non presenta tracce di rilavorazione postclassica, fa parte insieme ad altri materiali classici di una collezione di antichità formata sotto l'arco di Sant'Eligio a partire dalla metà del XVI secolo.

Testo dell'iscrizione: Genius [the]atri  / / Lucceius Peculiaris redemptor prosceni / ex biso fecit.


Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità

Ritrovata durante gli scavi condotti da Girolamo dell'Uva presso il teatro di Santa Maria Capua Vetere insieme ad alcune statue e a una colonna di marmo africano, quest'ultima condotta a Napoli presso il Collegio del Gesù dove probabilmente viene riutilizzata per le opere di decorazione della chiesa. La lastra Genius Theatri invece perviene in mano del sacerdote Stefano Bovenzi, e poi passata in eredità al fratello Giuseppe, il quale la cede qgli Eletti della città di Capua (Paolo Caiazza, Carlo Salzillo di Girolamo, Alessandro Sarzuti e Angelo Ollettini), che la fanno collocare sotto l'arco di Sant'Eligio insieme a una nuova iscrizione commemorante l'evento.

Note
Fonti iconografiche

Incisione in Pasquale 1665, in Mazzocchi 1727, in Millin 1811.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Chioffi 2005: Laura Chioffi, Museo Provinciale Campano di Capua: la Raccolta epigrafica, Capua 2005.


Marmi colorati 2002: I marmi colorati della Roma imperiale, Venezia 2002.

 

Mazzocchi 1727: Alexii Symmachi Mazochi Metropolitanae Ecclesiae Campanae Canonici Theologi In Mutilum Campani Amphitheatri Titulum aliasque nonnullas Campanas inscriptiones commentarius, Neapoli, ex typographia Felicis Muscae, 1727, pp. 158-160.

 

Millin 1810: Aubin Louis Millin, Galerie Mythologique. Recueil de monuments pour servir à l’étude de la mythologie, de l’histoire de l’art, de l’antiquité figurée, et du langage allégorique des anciens, tome premier, à Paris, de l’imprimerie de P. Didot l’Ainé, 1801, tav. XXXVIII.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.


Pasquale 1667: Giovanni Pietro Pasquale, Memoria d'un fatto illustre di Capua antica dedicata alla medesima Illustrissima, e Fedelissima Città, in Napoli, per Novello de Bonis Stampador Arcivescovile, 1667.

Allegati
Link esterni

Scheda di M. Foglia nel database epigrafico EAGLE:

http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?id_nr=EDR005660

SchedatoreFulvio Lenzo - Angela Palmentieri
Data di compilazione02/12/2012 12:46:47
Data ultima revisione11/11/2016 12:39:30
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/73
OggettoCapua, Museo campano, sostegno di sedile
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Museo Campano, sala federiciana.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazione
CronologiaEtà imperiale
Descrizione

Piede di trapeza di piccole dimensioni figurato con una testa leonina. L'esemplare appartiene ad un tipo di sostegno semplice e non riccamente figurato, destinato come supporto di piani allungati. Trova confronti con una coppia similare dal Museo Nazionale Romano, di piccole dimensioni - h
0,34 - e accostabile per la testa felina (MNR I/8 **, p. 395 n. VIII, 30-31 E. Fileri). Sulla base della lettura del disegno di Francesco Di Giogio Martino (Scaglia 1981) il supporto doveva costituire il bracciolo del trono della statua di Federico II collocata sull'attico della porta di Capua.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

MNR I/8 **: A. Giuliano, Il museo nazionale romano, Roma 1984

 

Scaglia 1981: G. Scaglia, "La "Porta delle Torri" di Federico II a Capua in un disegno di Francesco di Giorgio", Napoli Nobilissima. Rivista di arti figurative, archeologia e urbanistica, 20, 1981, 203-221

Allegati
Link esterni
SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione06/02/2013 15:22:45
Data ultima revisione09/11/2016 17:02:01
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/236
OggettoCapua, Museo campano, statua di Artemide
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, Museo Campano.

Prima attestazione

La statua è forse identificabile con l'Artemide presente sul disegno di Francesco di Giorgio Martini del 1480 ca.

MaterialeMarmo bianco
Dimensionih. 0,72 m
Stato di conservazione

Mancano la testa, parte delle gambe e la faretra, quest'ultima forse lavorata a parte.

CronologiaII sec. d.C.
Descrizione

La statua si presenta stante sulla gamba destra mentre la sinistra è leggermente flessa all'indietro, come si evince dalla ponderazione del bacino. Il busto è completamente avvolto in un corto e leggero chitone dalle ampie pieghe che creano grossi sbuffi in prossimità della cinta posta all'altezza della vita e della cintola della faretra. Parte della veste è attorcigliata intorno all'addome e ridiscende con altre pieghe verticali. 

La statua è riconducibile ad un tipo di Artemide con cane ben nota nella copistica romana col nome di tipo Versailles e derivante da un prototipo greco di epoca ellenistica (sul tipo vd. LIMC, II, 1984, s.v. Artemis/Diana (E. Simon)). Questa replica per la resa delle pieghe del panneggio e gli evidenti segni del trapano si può datare in età antonina.

Il collegamento con la Porta di Federico II è legato all'interpretazione proposta da Scaglia e Meredith che vedono in questa statua l'Artemide con Cane, simbolo e richiamo della passione dell'imperatore per la caccia, visibile su un disegno di Francesco di Giorgio Martini. L'ipotesi è senz'altro suggestiva ma purtroppo è difficilmente supportabile attraverso una documentazione oggettiva e attendibile. La statua inoltre è segnalata in un inventario inedito del Museo Campano redatto nel 1897 come proveniente dalle Torri di Federico ma nel 1895 una statua di Diana fu rinvenuta presso S. Angelo in Formis (Palmentieri 2010).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Exempla 2008: Exempla. La rinascita dell’antico nell’arte italiana. Da Federico II ad Andrea Pisano, Ospedaletto 2008, 131, n. 38.


Meredith 1994: J. Meredith, "The Arch at Capua: the Strategic Use of "Spolia" and References to the Antique", in Intellectual Life at the Court of Frederick II Hohenstaufen, a cura di W. Tronzo, Washington 1994, 188, fig. 16.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 485.


Scaglia 1981: G. Scaglia, "La "Porta delle Torri" di Federico II a Capua in un disegno di Francesco di Giorgio", Napoli Nobilissima, 20, 1981, 5-6, 203.


Speciale, Torriero 2005: L. Speciale, G. Torriero, Epifania del potere: struttura e immagine nella Porta di Capua, in Medioevo: immagini e ideologia, a cura di C. A. Quintavalle, Milano 2005, pp. 459-474.


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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione05/11/2014 19:30:16
Data ultima revisione09/11/2016 17:01:08
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/478
OggettoCapua, Museo campano, statua di Federico II
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, Museo Campano, sala federiciana.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazione

in precarie condizioni di conservazione

Cronologia1234-1239 (rilavorazione?)
Descrizione
Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

La scultura, che dovrebbe rappresentare l'imperatore Federico II posto in una delle edicole della Porta delle Torri di Capua, come è stato supposto, è il frutto della rilavorazione di una statua antica.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione05/11/2014 19:37:26
Data ultima revisione09/11/2016 17:01:35
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/479
OggettoCapua, Museo diocesano, rilievo con motivi vitinei
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Capua, museo diocesano. Reimpiegato come paliotto della altare della cappella di San Paolino, nel duomo.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionih 0,95; lung. 2,18
Stato di conservazione

Ritagliato lungo il bordo. Tracce di incassi dovuti al riuso.

CronologiaEtà tiberiana
Descrizione

Lastra di grandi dimensioni con al centro una patera decorata finemente con una rosetta a sei petali carnosi e ai lati due racemi vitinei. Tra gli elementi vegetali che si intrecciano al centro in un nodo si collocano piccoli passerotti svolazzanti o colti nell'atto di beccare l'uva. Lungo il bordo destro restano tracce di un arbusto di foglie di alloro, in maggioranza perse a causa del taglio verticale. Accanto alla patera, in posizione evidente, sono mostrati un urceus e un simpulus, elementi connessi ad un ambito sacrificale.

La lastra che fu rinvenuta dal de Franciscis durante lo scavo del duomo nel 1957 era impiegata come pala d'altare. Il frammento, facente parte di un rilievo più ampio, fu evidentemente riadoperato sin dal Tardoantico in ambito religioso in virtù dell'intepretatio christiana del motivo figurativo a tralci d'uva. L'esemplare che denuncia una certa ingenuità stilistica, certamente frutto di officine locali, ripropone il ritmo modulare degli elementi vegetali, quali girali d'acanto e di foglie di vite, pertinenti al repertorio in uso a partire dall'età augustea. Si ipotizza il recupero dal rivestimento di un grande altare capuano, costruito in età tiberiana sul modello dell'Ara Pacis (CAPALDI c.s.). 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

De Franciscis 1957: Alfonso De Franciscis, "Capua", Notizie degli scavi di antichità, 1957, 359-362 fig. I.

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione05/03/2013 18:23:20
Data ultima revisione11/11/2016 12:38:35
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/254
OggettoCapua, Museo diocesano, sarcofago con Eroti vendemmiatori
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Capua, Museo diocesano.

Prima attestazione

Secondo le fonti settecentesche si trovava reimpiegato come abbeveratoio dinanzi all'Episcopio.

MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensionih 0,60; lungh. 1,96; largh. 0,56
Stato di conservazione

Superficie corrosa. Fori di scolo sul fondo e sulla fronte.

CronologiaFine II secolo d. C.
Descrizione

Cassa parallelepipeda figurata sulla fronte con una scena di Eroti vendemmiatori, delimitata ai lati da due erme barbate. Al centro è raffigurato Dioniso stante tra satiri e capri; verso destra  c'è  un amorino semisdraiato su una roccia con al di sotto degli animali. Il retro è liscio, mentre ai lati reca un Erote -realizzato con un rilievo appena stilizzato. Questo elemento suggerisce la collocazione del marmo lungo il fondo della parete della tomba.

La cassa fa parte di un gruppo di quattro sarcofagi, prodotti da un'officina lapicida campana, in età tardo-antonina (Bonanno 1978). L'esemplare capuano rimanda al tipo riutilizzato come sepoltura nel Duomo di Teano. Entrambe le tombe vanno ricondotte alle necropoli extraurbane d'età medio imperiale, da cui furono recuperate a partire dall'età medievale.

Nel caso in esame, attraverso l'analisi dei fori di scolo per far defluire l'acqua, si evidenzia un riutilizzo come fontana o abbeveratoio. Dalle fonti erudite locali sappiamo che la vasca era impiegata dinanzi alla curia vescovile. Questo tipo di riuso, che trova confornti in altri ambiti territoriali (come ad esempio Salerno) suggerisce il recupero precoce del sarcofago per una rifunzionalizzazione di tipo economico.

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Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

Secondo la tradizione locale si trovava reimpiegato come abbeveratoio dinanzi all'Episcopio.

Bibliografia

Bonanno 1978: M. Bonanno, "Un gruppo di sarcofagi romani con scena di vendemmia", Prospettiva. Rivista di storia dell'arte antica e moderna, 13, 1978, 43-49 figg. 1-2.

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione08/06/2012 14:09:09
Data ultima revisione06/01/2019 13:14:00
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/13
OggettoCapua, Museo Diocesano, vasca in breccia verde d'Egitto
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Museo Diocesano. 

Nel '43 la vasca rimase gravemente danneggiata e fu forse lasciata incustodita tra le macerie del Duomo fino all'avvio della ricostruzione nel 1949, ultimato nel 1957. Fu poi trasportata nei depositi del Palazzo Arcivescovile. Solo nel 1997 fu sistemata nella seconda sezione del Museo Diocesano.

Prima attestazione

Già utilizzata nella Chiesa di San Giovanni dei Nobiluomini e successivamente nella Cattedrale come fonte battesimale.

MaterialeBreccia verde d'Egitto
Dimensionih 0,53; largh. 2,13; prof. 0,95
Stato di conservazione

Scheggiata in vari punti. Il fondo è andato completamente distrutto.

CronologiaEtà adrianea.
Descrizione

Vasca in breccia verde d'Egitto (lapis hecatontalitos, centopietre).

Vasca a lenòs con due lati lunghi rettilinei e due lati corti ricurvi. Le pareti svasate verso l'alto terminano con un labbro dal bordo estroflesso. Su entrambi i lati lunghi sono presenti due coppie di anelli, con attacchi a cardine bi-segmentato con al centro foglie cuoriformi d'edera con cordone centrale rilevato.

Restano pochi esemplari di questo marmo, per lo più colonne, e la vasca di Capua è l'unica in breccia verde di cui si abbia notizia. In tutte le descrizioni  della Cattedrale è stata sempre erroneamente considerata in granito africano. 

Dovette, con ogni probabilità, essere importata a Roma appena sgrossata, dalle cave egiziane, localizzate nel deserto orientale presso la montagna dello Wadi Hammamat, conosciuta anche con il nome del bekhen e in età romana con il nome di Mons Besanites, ed essere poi ultimata in una delle officine urbane altamente qualificate e specializzate nella lavorazione dei marmi colorati, già esistenti alla fine del I secolo d.C. e gli inizi del secolo II d.C., i cui artigiani, locali o immigrati che fossero, lavoravano ormai secondo i canoni di un comune linguaggio artistico urbano.

Inoltre la sostanziale omogeneità tipologica delle vasche di tipo B.I (Ambrogi 1995), di cui fa parte la vasca di Capua, fa ipotizzare l'esistenza di un modello comune sia pure con alcune varianti e una produzione in serie. Tuttavia, in questo caso, il materiale molto raro e pregiato, la particolare accuratezza tecnica e la migliore qualità formale hanno collaborato alla realizzazione di un'opera non di serie e ma di notevole pregio artistico. Lo scultore ha rivelato una singolare maestria nell'esecuzione dei particolari degli anelli finemente cesellati e nella superficie perfettamente levigata dalla lucentezza quasi metallica. In base
all'identità tipologica e alle analogie tecnico stilistiche la si può confrontare con la vasca in porfido rosso nella Cripta dei S.S. Quattro Coronati. Il materiale raro induce a pensare ad una committenza imperiale,
sia in ambito pubblico che privato. Per quanto riguarda la cronologia,l'analisi del materiale utilizzato può fornire dati interessanti: sappiamo che le cave di breccia verde d'Egitto già conosciute ma poco usate in età faraonica, in epoca romana furono molto sfruttate. La sua comparsa sul mercato romano non dovette essere di molto posteriore a quella della pietra basanite per cui si può pensare ad un impiego già in età flavia con una particolare diffusione in età adrianea. Essendo inoltre la vasca di Capua priva di elementi peculiari in grado di fornire, mediante il confronto con altre classi di manufatti, dati determinanti, possiamo in linea sostanziale uniformarci alla datazione proposta dall'Ambrogi per le vasche di tipo B.I da lei esaminate e collocate nell'ambito del II d.C. e dei primi decenni del III d.C.

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Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Ambrogi 1995: Aannarena  Ambrogi, Vasche di età romana in marmi bianchi e colorati, Roma 1995.


Gemelli 2001: Anna Gemelli, "Due vasche antiche in marmo della cattedrale di Capua", Xenia antiqua, 10, 2001, 35-42.

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione06/02/2013 20:53:14
Data ultima revisione08/11/2016 00:31:17
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/240
OggettoCapua, rilievo con Cibele
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il rilievo è reimpiegato al livello della strada del civico n.28 di Via Pier delle Vigne.

Prima attestazione
Materiale
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione

Il rilievo è stato identificato con l'effige della dea Cibele e datato al I seco. a.C. (Pane-Filangieri 1990, II, 502).

E' ancora in parte leggibile l'inscrizione della cornice inferiore: VIRANVS AMPLIATVS ARCHIGALLVS (CIL, X, 3583).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 502

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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione07/12/2012 22:02:56
Data ultima revisione08/07/2016 19:01:06
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/148
OggettoCapua, rilievo con togati in via Principi Normanni
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il rilievo è reimpiegato a livello della strada nella cosiddetta casa Dolores, in via Principi Normanni 8.

Prima attestazione
Materiale
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione

Si tratta di un rilevo in travertino, con cinque mezzi busti di togati, proveniente da un monumento funerario di età imperiale (Pane-Filangieri 1990, II, 503).

L'epigrafe (CIL, X, 3857) ricorda la famiglia dei Vettii: "... ETTIO P L VETTIAE P VETTIO P L".

Il rilievo fa parte di un gruppo di elementi di spoglio reimpiegati nel palazzo, tra cui un rocchio di base per una colonna addossata a un pilastro e un frammento di fregio con rosone mutilo. Vi è inoltre il frammento dell'iscrizione CIL, X, 3713, di cui Mommsen ritrovò la parte mancante a Casolla (Mommsen 1883, 195).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, 365-442.

Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 503

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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione30/05/2013 12:18:25
Data ultima revisione08/07/2016 19:04:10
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/283
OggettoCapua, rilievo figurato con una sfinge
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Il blocco è murato all'ingresso della scala di palazzo Rinaldi Milano.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

Visibile solo una parte del rilievo.

CronologiaFine età repubblicana.
Descrizione

Rilievo funerario decorato da una doppia modanatura che racchiude una sfinge a rilievo. L'immagine apotropaica dell'animale doveva occupare la parte sommitale della decorazione di un monumento funerario costruito tra la fine dell'età repubblicana e la prima età imperiale. Materiali del genere sono noti nel centro storico di Benevento, confermando la diffusione nel territorio della Campania interna di un gusto decorativo derivato dal mondo pre-romano.

Il pezzo è da considerarsi inedito, perchè non rientra nella schedatura preliminare dei materiali classici reimpiegati nelle chiese e dei palazzi di Capua nova (Pane-Filangieri 1994).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Pane-Filangieri 1990: G. Pane, A. Filangieri, Capua. Architettura e arte: catalogo delle opere, Capua 1994 

 

Rotili 1986: M. Rotili, Benevento romana e longobarda. L' immagine urbana, Napoli 1986

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione05/12/2012 21:08:26
Data ultima revisione09/11/2016 16:28:44
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/124
OggettoCapua, sarcofago
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il sarcofago è riutilizzato come altare maggiore nella chiesa dei Santi Rufo e Carponio.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
DimensioniAlt.: cm 57 larg.: cm 228 spess.: cm ca 66
Stato di conservazione

Frammentario il bordo superiore per ampia parte. Una lunga spaccatura corre in senso orizzontale nella parte bassa della fronte. I volti dei personaggi sono consunti e talvolta scheggiati. Sui lati sono ancora presenti i fori per le grappe, utilizzati per bloccare il coperchio. Un altro foro in basso sul fianco può far pensare che in una prima fase il sarcofago sia stato reimpiegato come vasca di fontana.

CronologiaFine III - inizio IV sec. d.C.
Descrizione

Il sarcofago a cassa presenta una forma rettangolare schiacciata e allungata ed è decorato sulla fronte principale senza soluzione di continuità con tre scene tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento. Da sinitra si può vedere il miracolo della fonte ad opera dell'apostolo Pietro e subito dopo il battesimo del centurione Cornelio. Isolata si trova una figura femminile comunemente chiamata "Orante", raffigurata di tre quarti col capo velato e le braccia sollevate e aperte. Di fianco un uomo e una donna nudi e coperti solo da una foglia ai lati di un albero sono Adamo ed Eva dopo la cacciata dal Paradiso. Diversi personaggi invece animano la scena della cattura di Pietro e della Cananea in supplica ad un giovane Cristo per la salvezza della figlia. L'ultima scena rappresenta il sacrificio di Isacco: Abramo in posizione movimentata è nell'atto scagliare il fendente mortale ma è fermato dall'angelo. Sotto di lui di dimensioni più piccole vi sono Isacco piegato dal peso della legna che porta sulla schiena e l'asino. Ancora più avanti lo stesso Isacco in ginocchio con le mani legate. 

Si tratta di un sarcofago che rappresenta, tramite un affollamento di figure spesso superflue ma adatta a chiudere ogni spazio decorativo, scene biblico-cristologiche. Le figure, proprio per il loro sovrapporsi, sono poco definite nei dettagli mentre sono ben distinguibili per la foggia delle vesti, realizzate tramite uno schema ripetitivo caratterizzato da profondi solchi lineari in una superficie tendenzialmente piatta. I volti, quasi per niente conservati, presentano capigliature voluminose e scandite attraverso singoli fori circolari. Si avverte in generale un certo squilibrio nelle proporzioni dei personaggi ed una evidente volontà di arricchire il punto centrale della composizione attraverso l'addensarsi delle figure. 

Secondo Palmentieri 2010 il sarcofago trova confronti con un altro del Cimitero di S. Valentino, databile agli inizi del IV sec. Il Wilpert, per l'assenza del pileus pannonicus, sicuramente presente a partire dal IV sec. d.C., nei due personaggi che arrestano Pietro, colloca il sarcofago nel III sec.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Il sarcofago, già conservato nella chiesa di San Marcello, è stato in seguito trasferito nella chiesa dei Santi Rufo e Carponio, dove funge da altare maggiore.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Bovini 1967: G. Bovini, "Note iconografiche sul sarcofago paleocristiano della chiesa di S. Marcello di Capua", in Atti del Convegno Nazionale di studi storici promosso dalla Società di Storia Patria di Terra di Lavoro (26-31 ottobre 1966), Roma 1967, 431-438.


Geischer 1967: H.J. Geischer, "Heidnische Parallelen zum frühchristlichen Bild des Isaak-Opfers", JbAntChr, 9, 1967, tav. 13d.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, pp. 482-483.


Wilpert 1929: Josef Wilpert, I sarcofagi cristiani antichi, I-II, Roma 1929-1932, p. 116, 232, tav. IX, 2.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione14/12/2012 12:27:00
Data ultima revisione08/11/2016 20:46:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/221
OggettoCapua, sarcofago
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Reimpiegato come altare nella chiesa di San Michele a Corte.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensioni
Stato di conservazione

È presente una forte spaccatura nel centro in senso verticale. I bordi, soprattutto quelli laterali sono molto danneggiati.

CronologiaIII sec. d.C.
Descrizione

Il sarcofago appartiene alla categoria dei sarcofagi a cassa strigilati, diffusi in ambito funerario romano a partire dalla fine del II sec. d.C. ed abbinati solitamente a varie raffigurazioni nel campo centrale (su questo vd. in generale Koch, Sichtermann, pp. 73-76, 241-245). La fronte presenta una tripartizione: nel centro vi è una porta, chiara allusione al mondo ultraterreno, i cui battenti sono decorati rispettivamente da tre pannelli, di cui quattro decorati (i superiori presentano protomi di Gorgone, gli inferiori protomi di leoni). La porta è inscritta all'interno di un'edicola formata da due colonne scanalate, comprensive di basi attiche e capitelli corinzi, che sorreggono un architrave ed un timpano. Sui vertici laterali sono presenti due acroteri in forma di maschere dalla bocca aperta e i capelli disordinati. 

I pannelli laterali sono decorati con strigilature a sezione concava, tutti con identico andamento. Sul bordo dei pannelli vi è una elegagnte modanatura a gola dritta. Sui lati brevi la fronte è chiusa da due colonnine con scanalature a spirale che sorreggono capitelli compositi, mentre superiormente ed inferiormente vi è un listello liscio.

La tipologia di sarcofagi strigilati con porta degli Inferi centrale è molto diffusa in produzioni urbane a partire dal III sec. d.C. (Haarløv 1977)

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Il reimpiego secondo Palmentieri 2010, p. 216, è frutto di una sistemazione moderna così come è avvenuto per la chiesa dei S. Casto e Secondino a Sessa Aurunca, nell'abazia di Sant'Angelo in Formis e nella chiesa dell'Annunziata di Paestum.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Koch, Sichtermann 1982: Guntram Koch, Helmut Sichtermann, Römische Sarkophage, München 1982


Haarløv 1977: Britt Haarløv, The half-open door: a common symbolic motif within Roman sepulchral sculpture, Odense 1977


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 216.


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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione14/12/2012 19:03:09
Data ultima revisione08/07/2016 19:34:41
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/223
OggettoCapua, sarcofago a lenòs con protomi di leone
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Cattedrale di Capua, navata destra, seconda cappella.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionih. 0,63; lungh. 1,85; larg. max 0,28
Stato di conservazione

Della lenòs è visibile la fronte e quasi metà dei fianchi. Lungo i bordi la cassa è scheggiata in più punti. Privo del coperchio antico.

Cronologia230 d. C.
Descrizione

Sarcofago del tipo a lenòs con la fronte decorata da una doppia serie di strigilature, opposte e simmetriche tra di loro. Gli strigili convergono al centro in una mandorla, priva di decorazione, e proseguono sui due lati brevi ricurvi, incorniciate al di sopra e al di sotto da una modanatura multipla. Nella metà superiore della fronte vi sono, a destra e a sinistra, due protomi leonine con anello nelle fauci. 

Il sarcofago, di produzione urbana, trova confronti con una serie diffusa a Roma nei primi decenni del III sec. d. C. (Stroszeck 1998); in Campania si conosce, oltre all'esemplare capuano, un'altra lenòs, reimpiegata come sepoltura nel chiostro del Paradiso ad Amalfi, simile per la tipologia delle protomi leonine con gli anelli tra le fauci. Un altro esemplare, relativamente più recente, si trova nel campanile della cattedrale di Gaeta, anch'esso reimpiegato come sepoltura in età tardo-medievale.

Il coperchio, moderno, presenta l'immagine del defunto disteso, Cesare di Capua, conte di Altavilla, rappresentato come un cavaliere con la spada al fianco. Il corpo è raffigurato in posizione supina con la testa poggiata su di un cuscino merlato e le mani giunte in atto di preghiera; ai suoi piedi presenta un cagnolino accucciato, simbolo di fedeltà e vigilanza.

Immagine
Famiglie e persone

Cesare di Capua, conte di Altavilla

Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Granata 1766: F. Granata, Storia sacra della chiesa metropolitana di Capua, I, Napoli 1766, 69

 

Stroszeck 1998: J. Stroszeck, Löwen-Sarkophage: Sarkophage mit Löwenköpfen, schreitenden Löwen und Löwen-Kampfgruppen, Die antiken Sarkophagreliefs, Berlin 1998, 104, n. 10, tav. 13, fig. 3, tav. 81, fig. 5

 

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione08/06/2012 13:14:46
Data ultima revisione06/01/2019 13:15:05
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/11
OggettoCapua, sarcofago con il mito di Ippolito e Fedra
Luogo di provenienzaSanta Maria Capua Vetere
Collocazione attuale

Cattedrale di Capua, cripta.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionih 0,62; lung. 2,37; largh. 0,76
Stato di conservazione

Conserva il coperchio originale. La cassa è stata riutilizzata come reliquario.

CronologiaMetà del III secolo d. C.
Descrizione

Cassa monolitica con il mito di Fedra e Ippolito. Nella metà sinistra della fronte è rappresentato il commiato dell'eroe dalla madre dolente, raffigurata seduta con accanto le ancelle. La seconda parte della scena presenta il secondo episodio mitico: la caccia al cinghiale, eseguita assieme ai cavalieri e alle divinità. I lati presentano due fiaccole angolari, con un rilievo piuttosto mediocre, che sostengono una ghirlanda di foglie di alloro. Il coperchio, pertinente, è del tipo a doppio spiovente con acroteri angolari figurati con una palmetta.

L'esemplare fa capo ad un gruppo di sarcofagi di produzione urbana, raffigurante il mito di Ippolito e Fedra,  realizzati verso la metà del III sec. d. C. Il pezzo, semirifinito, dovette essere terminato in ambito locale come prova il soggetto e la modalità d'esecuzione del rilievo dei fianchi, che  rimanda ad alcuni sarcofagi beneventani e salernitani prodotti localmente (Valbruzzi 1998).

Per la scena della rappresentazione del tema mitico, diviso in due scene,  è stato spesso rapportato ad una coppia di sarcofagi (di Cava dei Tirreni e di Salerno) con  il mito di Meleagro (Valbruzzi 1998).

L'esemplare è impiegato come contenitore di reliquie, secondo un'usanza, attestata a partire dal Medioevo fino alla prima Età moderna (Colloquio 1984).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Koch-Sichtermann 1982: G. Koch, H. Sichtermann, Römische Sarkophage, Handbuch der Archäologie, München 1982 p. 290 fig. 309

 

Colloquio 1984: Colloquio sul reimpiego dei sarcofagi nel Medioevo, a cura di B. Andrae, S. Settis, Marburg 1984

 

Valbruzzi 1998: F. Valbruzzi, "Su alcune officine di sarcofagi in Campania in età romano-imperiale", in Akten des Symposiums "125 Jahre Sarkophag-Corpus"Mainz 1998, p. 121.

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SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione08/06/2012 13:32:41
Data ultima revisione06/01/2019 13:16:32
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/12
OggettoCapua, statua di togato
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

La statua è reimpiegata nell'androne di un palazzo in corso Appio 26

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensioni
Stato di conservazione

La superficie è molto usurata, si intravedono anche tracce di intonaco. La testa non è pertinente. È presente un foro all'altezza del basso ventre

CronologiaEtà tardo-repubblicana
Descrizione

La figura maschile stante sulla gamba sinistra mentre la destra è leggermente scartata verso destra è ricoperta da una tunica e una toga che avvolge entrambe le spalle, aprendosi a V sul petto (balteus) da dove fuoriesce il braccio destro ripiegato in avanti. Il braccio sinistro è portato lungo il fianco corrispondente.

Il tipo di toga, detta Pallium-typus, appunto per la sua forma vicina a quella del pallium, tipico dell'età tardo-repubblicana e della prima età augustea. Forse la mano destra piuttosto bassa potrebbe avvicinare la scultura all'età augustea (Götte 1990, p. 25). Lo stile è molto sommario e le pieghe del panneggio sono rese attraverso solchi paralleli. Ciò probabilmente induce a pensare che si tratti di una produzione locale destinata alla decorazione di un monumento funerario.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Probabilmente l'opera, insieme alla statua femminile collocata nello stesso androne, era reimpiegata nello stipite del portale principale; un tale uso delle statue di figure togate o panneggiate è ancora riconoscibile nel palazzo di Santa Maria Capua Vetere, di fronte al Mitreo.

Fonti iconografiche

Pane, Filangieri 1990, 506.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Götte 1990: Hans Rupprecht Götte, Studien zu römischen Togadarstellungen, Mainz am Rhein 1990.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 506.

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SchedatoreBianca de Divitiis, Luca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 18:06:04
Data ultima revisione08/07/2016 19:59:09
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/140
OggettoCapua, statua femminile
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, androne del  palazzo in corso Appio 26.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
DimensioniAlt. (senza base): cm 146; larg.: cm 58; alt. base cm 15
Stato di conservazione

La statua presenta numerose scheggiature sulla superficie, soprattutto in prossimità delle pieghe della veste. Manca la testa, sostituita fino al 1980 da un'altra di epoca rinascimentale. Due grossi fori sono posti rispettivamente all'altezza di un terzo e due terzi della figura. La loro ignota funzione è forse legata ad una fase diversa di riutilizzo. La parte posteriore non è lavorata mentre quella anteriore è stata ricoperta di pittura grigia

CronologiaEtà giulio-claudia
Descrizione

La statua rappresenta un personaggio femminile avvolto in un'ampia veste, stante e gravitante sulla gamba sinistra mentre la destra è leggermente piegata e scartata verso destra. Sopra una lunga tunica che copre la donna fino all'altezza dei piedi vi è un ampio mantello che gira intorno alle spalle ed è mantenuto da entrambe le mani. Il braccio destro è piegato verso l'alto e copre il petto ed intorno ad esso si avvolge parte del mantello. Il braccio sinitro è portato lungo il fianco ma vi si discosta leggermente poiché la mano è protesa in avanti.

La statua rientra nella tipologia della cosiddetta palliata, che imita, come corrispettivo, le statue romane di togati. Questo modello, molto diffuso in età tardo-repubblicana soprattutto in ambito funerario sia nella plastica a tutto tondo sia nelle stele a mezzo busto, deriva da un tipo statuario dell'oriente ellenistico, il tipo Eretria, che a sua volta si ispira a modelli greci del IV sec. a.C. Secondo Palmentieri 2010 la scultura per lo stile del panneggio, fitto ma pesante, potrebbe rientrare nella produzione di carattere funerario di età giulio-claudia. Eckert 1988 attribuisce la scultura ad un rilievo funerario poiché la parte posteriore non risulta lavorata ma per l'eccessiva plasticità questa ipotesi è da escludere.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Probabilmente l'opera, insieme alla statua di togato collocata nello stesso androne, era reimpiegata nello stipite del portale principale; un tale uso delle statue di figure togate o panneggiate è ancora riconoscibile nel palazzo di Santa Maria Capua Vetere, di fronte al Mitreo.

Fonti iconografiche

Pane, Filangieri pubblicano una foto in cui la figura, attualmente senza testa, è integrata con una testa che potrebbe risalire a fine Quattrocento, quando la statua fu probabilmente utilizzata nello stipite del portale del palazzo. Pane, Filangieri, II, 506, fig. 967. 

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Brock 1973: Ingrid Brock, Il centro antico di Capua: metodi di analisi per la pianificazione architettonico-urbanistica, p. 87, fig. 85.


Di Resta 1973: Isabella Di Resta, Contributo alla storia urbanistica di Capua: ipotesi di sviluppo in epoca longobarda, Nap Nob, 12, 1973, p. 222, fig. 5.

 

Eckert 1988: Michael Eckert, Capuanische Grabsteine: Untersuchungen zu den Grabsteinen römischer freigelassener aus Capua, Oxford 1988, p. 180, cat. 82, p. 252, fig. 82a.


Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 484.


Pane, Filangieri 1990: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua. Architettura e arte, catalogo delle opere, (Vitulazio 1990), Capua 1994, II, 506, A89, fig. 967.

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SchedatoreBianca de Divitiis, Luca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 18:02:21
Data ultima revisione08/07/2016 20:03:41
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/139
OggettoCapua, stele
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

La stele è murata in una casa privata nella vicinanze della chiesa di San Giovanni delle Dame Monache.

Prima attestazione
MaterialeCalcare
Dimensioni
Stato di conservazione

Per l'attuale collocazione non è possibile vedere il retro e i lati della stele. Il plinto presenta forti scalfitture. La superficie in generale è leggermente abrasa

CronologiaEtà augustea
Descrizione

La stele funeraria presenta, al di sopra di uno spesso plinto, piuttosto danneggiato, un edicola formata da due lesene che sorreggono un architrave ed un timpano triangolare non decorato all'interno, ma arricchito solamente da semplici modanature sui bordi. Al centro dell'edicola campeggia una piccolo personaggio femminile realizzato a figura intera e quasi a tutto tondo. La donna è avvolta, fino alle caviglie, in un'ampia veste, ed è gravitante sulla gamba sinistra mentre la destra è leggermente piegata e scartata verso destra. Il rilievo rientra nella tipologia della cosiddetta palliata, che imita, come corrispettivo, le statue romane di togati ed è molto diffusa nella statuaria a tutto tondo di ambito funerario in età tardo-repubblicana e augustea (sulle stele capuane vd. Forti 1938 e Eckert 1988).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Eckert 1988: Michael Eckert, Capuanische Grabsteine: Untersuchungen zu den Grabsteinen römischer freigelassener aus Capua, Oxford 1988.

 

Forti 1938: Lidia Forti, Un gruppo di stele del Museo Campano", Napoli 1938 (estratto da Memorie dell'Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli, 6, 1941)

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 14:28:54
Data ultima revisione11/11/2016 14:18:05
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/132
OggettoCapua, stele CIL X, 4175
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

La stele è murata all'estremità di un palazzo presso San Michele a Corte (via S. Giovanni a Corte n. 8/10)

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
Dimensionialt.: cm 85 larg.: cm 72
Stato di conservazione

Diverse scheggiature sulla superficie in special modo nella zona dei volti. Spezzato l'angolo destro del frontone

CronologiaFine I sec. a.C.
Descrizione

La stele presenta, sotto un'edicola formata da architrave iscritto e frontone decorato da una rosetta a quattro petali impostati su due paraste, tre personaggi femminili: la prima da sinistra è vestita di tunica e mantello che copre la spalla sinistra scendendo verso il fianco destro e presenta la gamba sinistra accavallata sulla destra tesa e il braccio sinistro sollevato e appoggiato sulla spalla del secondo personaggio. Si tratta di un'altra donna, leggermente più alta delle altre, anch'essa vestita di tunica e mantello, il quale, però, sembra coprirle il capo e scendere con un giro più ampio dietro le spalle. La terza donna è quasi speculare alla prima, tranne che per la posizione delle gambe incrociate. 

Stilisticamente le figure risultano piuttosto tozze per le dimensioni schiacciate e allargate dei corpi e poco accurato sembra la resa del panneggio. Una stele che presenta una resa simile dei personaggi si trova in un palazzo presso via Melorio a Santa Maria Capua Vetere (Eckert 1988, cat. 39). La figura femminile sembra presentare una capigliatura resa attraverso diverse scriminature che vanno dalla fronte al all'occipite, nella pettinatura cd. Melonenfrisur, tipica dell'età ellenistica e riutilizzata alcune volte in età tardorepubblicana e augustea.

 

Sull'architrave corre la seguente iscrizione:


〈:in I columna〉
((theta nigrum)) Hordioniâe
((mulieris)) l(ibertae) Primae.

〈:in II columna〉
Hordioniâe
((mulieris)) l(ibertae) Laudicâe

〈:in III columna〉
Hordioniâe ((m̲u̲l̲i̲e̲̲r̲i̲s̲)) l(ibertae) Salvi(l)lae.


Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Mommsen 1883 riporta che la stele si trovava "a pié del palazzo del canonico delle Femine nel largo della parrocchia di S. Giovanni a Corte n. 5". 

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Brock 1973: Ingrid Brock, Il centro antico di Capua: metodi di analisi per la pianificazione architettonico-urbanistica, Padova 1973, p. 86, fig. 83.


Chioffi 2008: L. Chioffi, Epigrafi di Capua dentro e fuori il Museo Provinciale Campano, Capua 2008, p. 40, nr. 58, fig. 58 (2).


Forti 1941: Lidia Forti, Stele Capuane, in MemAccNapoli 6, 1941, p. 302, cat. 1.


Frederiksen 1959: M.W. Frederiksen, Republican Capua, a social and economic study, BRS 27, 1959, p. 119, nota 205.


Frederiksen 1984: M.W. Frederiksen, Campania, London 1984, p. 306, nota 148.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, n. 4175.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 302, fig. 465.

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SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione14/04/2013 18:50:05
Data ultima revisione08/06/2016 11:02:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/279
OggettoCapua, stele CIL X, 4395
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, murata nella parete di un palazzo in vico II S. Vincenzo n. 6.

Prima attestazione

1489-1495: La descrive Fra Giocondo (cfr. Mommsen 1883, p. 430).

MaterialeCalcare locale
DimensioniAlt.: 118 cm larg.: 56 cm
Stato di conservazioneForti scheggiature su tutta la superficie, in special modo sul campo epigrafico dove sono illeggibili diverse lettere. Gli acroteri sono mancanti.
CronologiaPrima metà del I sec. d.C.
Descrizione

La stele funeraria, di forma rettangolare, presenta un coronamento composto da un timpano decorato con una rosetta a sette petali e acroteri. Il campo centrale è decorato con un bordo modanato e presenta la seguente epigrafe:


Sex(to) Veratio
Secundo,
sororis filio
------?

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

Dopo la testimonianza di Fra Giocondo (f. 118), come riporta Mommsen, è copiata nella silloge di Donius (cod. Barb. 30, 182 f. 58; cod. Barb. 34, 73 f. 237).

Bibliografia

Chioffi 2008: Laura Chioffi, Epigrafi di Capua dentro e fuori il Museo Provinciale Campano, Capua 2008, p. 49, nr. 71, fig. 71 (2).


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, n. 4395.

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Link esterni

Esiste una scheda sul portale web EAGLE a cura di Laura Chioffi: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?do=book&id_nr=EDR006933&provinz=&land=&fo_antik=&Bibliografia=&Testo=&booltesto=AND&Testo2=&bool=AND&ordinamento=id_nr&javasi=javascriptsi&se_foto=tutte&lang=ita

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione14/10/2014 20:42:02
Data ultima revisione14/10/2014 20:42:02
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/461
OggettoCapua, stele CIL X, 4420
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, murato all'ingresso di un palazzo in via Duomo 81.

Prima attestazione

L'epigrafe è nota a Pompeius Gariglianus (n. 70, morto nel 1626), il quale riporta che essa si trovava nella casa di Fr. Ant. Thomasius (Mommsen 1883).

MaterialeCalcare locale
DimensioniAlt.: cm 132; larg.: cm 62.
Stato di conservazioneSpezzata in tre parti e ricomposta con l'aggiunta di malta. Superficie piuttosto danneggiata. Il fronte è mancante della parte destra e degli acroteri
CronologiaEtà giulio-claudia
Descrizione

La stele funeraria è del tipo ad edicola, costituita da due paraste che sorreggono un architrave ed un frontone decorato da una modanatura lungo il bordo e una rosetta nel campo centrale. Nella nicchia campeggiano due figure, la prima maschile raffigurata con ampia toga e quasi di tre quarti poiché rivolta verso la seconda figura, una donna avvolta in un ampio mantello che le copre la spalla e il braccio sinistro passando per il fianco destro mentre al di sotto porta una fine tunica altocinta. I due personaggi sono ritratti nella dextrarum iunctio, in segno di unione familiare. Tra le gambe dell'uomo è presente un animale, probabilmente un cane.

Stilisticamente il rilievo è molto accurato soprattutto nella resa dei particolari delle vesti panneggiate e nell'armonico movimento della figura maschile. Il capo del personaggio maschile è molto danneggiato mentre del capo del personaggio femminile si vede bene la massa e il contorno della capigliatura, piuttosto voluminosa nelle bande laterali e terminante in una crocchia all'altezza della nuca. Questa capigliatura, seppur non perfettamente conservata, può datarsi in età giulio-claudia.

Sull'architrave e sulle paraste corrono le seguenti iscrizioni:


〈:in I columna〉
C(ai) Volcacì
C(ai) l(iberti) Amphionis

〈:in parastata sinistra〉
O(ssa)
h(ic)
s(ita)
s̲(unt).

〈:in II columna〉
Neria C(ai) l(iberta)
Iliona

〈:in parastata dextra〉
c=
o=
n=
i=
u=
x
s(ua)
f=
e=
10 c=
i̲=
t̲.


Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Come riporta Mommsen 1883, la stele era collocata nel Seicento nella dimora di Fr. Ant. Thomaius, poi nell'Ottocento era in via Principi dei Longobardi n. 12, nella casa del Duca di Bagnoli.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

L'epigrafe è nota principalmente grazie alla silloge di Pompeius Gariglianus (n. 70), il quale muore nel 1626.

Bibliografia

Brock 1973: Ingrid Brock, Il centro antico di Capua: metodi di analisi per la pianificazione architettonico-urbanistica, Padova 1973, p. 86, fig. 82.


Chioffi 2088: L. Chioffi, Epigrafi di Capua dentro e fuori il Museo Provinciale Campano, Capua 2008, p. 46, nr. 66, fig. 66 (2).


De Vit 1883: V. De Vit, Totius latinitatis onomasticon, vol. 3, Prati 1883, p. 327, s.v. Iliona.


Eckert 1988: Michael Eckert, Capuanische Grabsteine: Untersuchungen zu den Grabsteinen römischer freigelassener aus Capua, Oxford 1988, cat. 36, figg. 36a-b.


Forti 1941: Lidia Forti, Stele Capuane, in MemAccNapoli 6, 1941, p. 307, cat. 18.


Frederiksen 1959: M.W. Frederiksen, Republican Capua, a social and economic study, BRS 27, 1959, pp. 99-100.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, n. 4420.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 152, fig. 141.

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Link esterni

È presente una scheda nel portale web EAGLE, realizzata da Margherita Chioffi: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 21:54:15
Data ultima revisione16/10/2014 10:16:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/147
OggettoCapua, stele con togato
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

La stele è reimpiegata nello stipite del portale di un palazzo presso San Michele a Corte, in vico San Giovanni a Corte 8.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
DimensioniAlt.: cm 148; larg.: cm 51; alt. lett.: cm 5-6.
Stato di conservazione

Forti scheggiature su tutta la superficie ma soprattutto sul viso, di cui rimane solo la parte superiore.

CronologiaEtà augustea
Descrizione

All'interno di un'edicola formata da due paraste che sorreggono un architrave iscritto e un timpano decorato con una sottile modanatura e una rosetta a quattro petali è presente una nicchia in cui campeggia un personaggio maschile vestito di toga e tunica fino alle caviglie. Il braccio destro dell'uomo è piegato ad angolo retto davanti all'addome e mantiene parte della toga che forma una piega a foma di U (umbo), mentre il braccio sinistro è dritto e affiancato al busto. I capelli, come anche il viso, sono resi in maniera piuttosto sommaria attraverso piccoli solchi paralleli e convergenti verso la fronte.

Questo tipo di stele funerarie, tipiche della produzione della Campania interna intorno a Capua, si diffondono tra l'età tardo-repubblicana e la prima età imperiale (sulle stele capuane vd. Forti 1938 e Eckert 1988)

Sull'epistilio e sulle paraste sono presenti le seguenti iscrizioni:


〈:in epistylio〉
L̲(ucio) Munnio L(uci) l(iberto) Alexan̂d=
r=
o. 

〈:in parastata sinistra〉
O̲(ssa)
h̲(ic)

〈:in parastata dextra〉
s(ita)
s(unt).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Chioffi 2008: Laura Chioffi, Epigrafi di Capua dentro e fuori il Museo Provinciale Campano, Capua 2008, p. 41, nr. 59, fig. 59 (2)


Eckert 1988: Michael Eckert, Capuanische Grabsteine: Untersuchungen zu den Grabsteinen römischer freigelassener aus Capua, Oxford 1988, p. 139, cat. 5, fig. 5.


Forti 1938: Lidia Forti, Un gruppo di stele del Museo Campano, in MemAccNapoli 6, 1938, pp. 53 ss.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, n. 4231.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 301, fig. 463.

Allegati
Link esterni

È presente una scheda dell'epigrafe sul portale EAGLE, compilata da Laura Chioffi: 

http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 19:05:56
Data ultima revisione09/11/2016 15:37:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/141
OggettoCapua, stele funeraria
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, murata sulla parete di un palazzo in via Seggio dei Cavalieri 26.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
DimensioniAlt.: cm 115 larg.: cm 87
Stato di conservazione
Cronologia
Descrizione

〈:in fastigio〉
A(ulus) Planius.

〈:in epistylio〉
P̲l̲a̲n̲ia Philumina fecit sibi et filiabus Plani[ae ---],
[---]s,
Planiae Primae.

〈:in parastata dextra〉
O(ssa) h(ic)

〈:in parastata sinistra〉
[s(ita) s(unt)?]

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Chioffi 2008: Laura Chioffi, Epigrafi di Capua dentro e fuori il Museo Provinciale Campano, Capua 2008. p. 42, nr. 60, fig. 60 (2)


Eckert 1988: Michael Eckert, Capuanische Grabsteine: Untersuchungen zu den Grabsteinen römischer freigelassener aus Capua, Oxford 1988, cat. 13, fig. 13.


Forti 1941: Lidia Forti, Stele Capuane, in MemAccNapoli 6, 1941, p. 306, cat. 16.


Frederiksen 1959: M.W. Frederiksen, Republican Capua, a social and economic study, BRS 27, 1959, pp. 99-100, 119, nota 201.


Frederiksen 1984: M.W. Frederiksen, Campania, London 1984, p. 306, nota 144.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, n. 4289.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 501, fig. 951.

Allegati
Link esterni

Esiste una scheda nel portale web EAGLE ad opera di Laura Chioffi: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?do=book&id_nr=EDR005594&provinz=&land=&fo_antik=&Bibliografia=&Testo=&booltesto=AND&Testo2=&bool=AND&ordinamento=id_nr&javasi=javascriptsi&se_foto=tutte&lang=ita

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione14/10/2014 15:30:13
Data ultima revisione16/10/2014 10:44:46
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/459
OggettoCapua, stele funeraria
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Capua, murata nella parete di un palazzo in via Roma 57.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
DimensioniAlt.: 147 cm, larg.: 87 cm
Stato di conservazioneLa superficie presenta diverse scheggiature, soprattutto lungo i margini. Il volto del defunto risulta quasi totalmente illeggibile.
CronologiaEtà augustea
Descrizione

La stele è formata da cornice architettonica composta da due lesene che sorreggono un architrave, il quale sorregge un timpano decorato da modanature e al centro da un oggetto circolare. Dalla foto presente in Eckert 1988 si vedono anche due acroteri, oggi probabilmente nascosti dall'intonaco moderno. Inoltre la stele presenta un riquadro centrale in cui campeggia un busto maschile tagliato all'altezza dello stomaco. La forma del corpo è alquanto strana poiché il collo è inverosimilmente allungato e la testa espansa e schiacciata. Questo tipo di iconografia è nota anche su altre due stele capuane, conservate nel giardino dell'Anfiteatro e nel Museo Campano (Eckert 1988, catt. 47-48).


Sull'architrave è presente la seguente iscrizione:


M(arco) Sextio M(arci) l(iberto) Grypo

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Mommsen 1883 riporta la provenienza da iuxta theatrum militum.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Brock 1973: Ingrid Brock, Il centro antico di Capua: metodi di analisi per la pianificazione architettonico-urbanistica, Padova 1973, p. 87, fig. 81.


Chioffi 2008: Laura Chioffi, Epigrafi di Capua dentro e fuori il Museo Provinciale Campano, Capua 2008, p. 43, nr. 62, fig. 62 (2)


De Vit 1883: V. De Vit, Totius latinitatis onomasticon, vol. 3, Prati 1883, p. 504, s.v. Crypus.


Eckert 1988: Michael Eckert, Capuanische Grabsteine: Untersuchungen zu den Grabsteinen römischer freigelassener aus Capua, Oxford 1988, cat. 66, fig. 66.


Ferrua 1967: S. Ferrua, Spigolature dalle carte di Alessio Simmaco Mazzocchi, RendNap 42, 1967, p. 29.


Forti 1941: Lidia Forti, Stele Capuane, in MemAccNapoli 6, 1941, p. 303, cat. 4.


Frederiksen 1959: M.W. Frederiksen, Republican Capua, a social and economic study, BRS 27, 1959, pp. 99-100.


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, n. 4344.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 297, fig. 452.


Solin 1985: H. Solin, Analecta epigraphica, Arctos 19, 1985, pp. 165, nota 27, 169-170 nota 45. 

Allegati
Link esterni

Esiste una scheda nel portale web EAGLE ad opera di Laura Chioffi: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?do=book&id_nr=EDR006888&provinz=&land=&fo_antik=&Bibliografia=&Testo=&booltesto=AND&Testo2=&bool=AND&ordinamento=id_nr&javasi=javascriptsi&se_foto=tutte&lang=ita

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione14/10/2014 15:53:40
Data ultima revisione04/11/2014 17:51:30
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/460
OggettoCapua, stele iscritta CIL X, 4307
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

La stele è reimpiegata nello stipite del portale di un palazzo presso San Michele a Corte, in vico S. Giovanni a Corte.

Prima attestazione

È presente nel liber Redianus (Mommsen 1883).

MaterialeCalcare locale
DimensioniAlt.: 162 cm larg.: 65 cm
Stato di conservazione

Piuttosto danneggiata nella parte inferiore. Gli acroteri sono frammentari.

CronologiaEtà augustea
Descrizione

La stele presenta un corpo di forma parallelepipeda liscio terminante alla sommità con un timpano modanato al cui centro campeggia una rosetta a quattro petale mentre ai lati vi sono due piccoli acroteri.

Nella parte alta della stele è presente la seguente iscrizione:

 

L. PVBLILII O L 

PHILEMONIS 

O H S S

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

Oltre al già citato liber Redianus (f. 114, n. 33) l'epigrafe è nota in Iucundus Cicognae (n. 30), nella silloge Piccartiana (n. 62), nelle epistole di Reinesius (p. 333, n. 62) e in altri manoscritti (Mommsen 1883, p. 415).

Bibliografia

L. Chioffi, Epigrafi di Capua dentro e fuori il Museo Provinciale Campano, Capua 2008, p. 43, nr. 61, fig. 61 (2).


Mommsen 1883: Theodor Mommsen, "Capua", in Corpus Inscriptionum Latinarum, X, Berolini 1883, n. 4307.


Pane, Filangieri 1994: Giulio Pane, Angerio Filangieri, Capua: architettura e arte. Catalogo delle opere, Capua 1994, p. 302, fig. 464.

Allegati
Link esterni

Esiste una scheda sul portale web EAGLE a cura di Laura Chioffi: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?do=book&id_nr=EDR005605&provinz=&land=&fo_antik=&Bibliografia=&Testo=&booltesto=AND&Testo2=&bool=AND&ordinamento=id_nr&javasi=javascriptsi&se_foto=tutte&lang=ita

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione07/12/2012 19:08:51
Data ultima revisione08/07/2016 20:18:33
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/142
OggettoSan Prisco, blocco iscritto
Luogo di conservazioneSan Prisco
Luogo di reimpiegoSan Prisco
Collocazione attuale

San Prisco, via Michele Monaco.

Prima attestazione
MaterialeCalcare locale
DimensioniAlt.: cm 95 larg.: cm 121 alt. lett.: cm 9-9,5
Stato di conservazione

Il bordo inferiore risulta fortemente scheggiato

CronologiaPrima metà I sec. d.C.
Descrizione

Sul blocco corre la seguente iscrizione:

 

C(aio) Ligustio C(ai) f(ilio) Fal(erna) et
C(aio) Ligustio C(ai) f(ilio) Fal(erna) Prisco et
Ligustiae C(ai) f(iliae) Priscae et
C(aio) Ligustio C(ai) l(iberto) Nemori et
Ligustiae C(ai) l(ibertae) Musae.
Arbitratu
Ligustiae C(ai) l(ibertae) Musae.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

AE 1994: L'année épigraphique, 1975, n. 209.


Chioffi 2011: L. Chioffi, Museo Archeologico dell'Antica Capua, collezione epigrafica, Roma 2011, p. 68 nr. 73 (4).


Palmieri 1975: R. Palmieri, "Nuova epigrafe funeraria di Capua antica", Archivio storico di Terra di Lavoro, 4, 1975, 157-161.



Allegati
Link esterni

http://ga-jovis.evoluzionesas.it/index1.php

È presente una scheda sul portale EAGLE a cura di Laura Chioffi: http://www.edr-edr.it/edr_programmi/res_complex_comune.php?do=book&id_nr=EDR076050&provinz=&land=&fo_antik=&Bibliografia=&Testo=&booltesto=AND&Testo2=&bool=AND&ordinamento=id

SchedatoreLuca Di Franco
Data di compilazione12/12/2012 16:04:17
Data ultima revisione21/11/2016 13:57:29
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/191
OggettoSan Prisco, vasca con protomi feline angolari
Luogo di conservazioneSan Prisco
Luogo di reimpiegoSan Prisco
Collocazione attuale

Reimpiegato come altare nel sacello di Santa Matrona in San Prisco.

Prima attestazione

XVII secolo nel racconto di Michele Monaco.

MaterialeMarmo bianco
Dimensioni
Stato di conservazione

Non è visibile il retro. Coperta da una lastra moderna, reca un forellino in basso sulla fronte, indizio dell'uso come vasca

CronologiaEtà adrianea
Descrizione

Vasca del tipo a lenòs con protomi feline angolari. Rientra nel tipo B I della tipologia dell'Ambrogi (Ambrogi 1995). Si caratterizza per la tipologia delle due teste feline all'interno di anelli circolari. 

L'esemplare è reimpiegato (secondo le fonti antiquarie dal Seicento) come tomba di Santa Matrona, una martire che secondo la tradizione cristiana avrebbe scoperto le reliquie di Prisco, primo vescovo di Capua, in una zona su cui venne fondata una basilica intorno al VI sec. d. C.  Di questa basilica resterebbe solo il sacello, intitolato alla santa, delimitato lungo i quattro angoli da due coppie di colonne simili, sormontate da capitelli identici di tipo asiatico. La vasca fu pubblicata nell'addendum dall'Ambrogi che (pur non avendola vista di persona) la ritiene una rielaborazione medievale a causa del motivo figurativo delle protomi angolari e del tipo di labbro estroflesso. 
Per l'iconografia delle protomi di lince all'interno di anelli si confronta con una vasca in granito bianco e nero, conservata nell'antiquarium del Celio a Roma (Ambrogi 1995, p. 150 fig. B. I.66).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche

Un disegno della tomba è nel Sanctuarium Capuanum di Michele Monaco (1630, p. 143).

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Ambrogi 1995: A. Ambrogi, Vasche di età romana in marmi bianchi e colorati, Roma 1995


Ambrogi 1999: A. Ambrogi, "Addenda alle vasche di età romana in marmi bianchi e colorati", Xenia antiqua, 8, 1999, 51

Allegati
Link esterni
SchedatoreAngela Palmentieri
Data di compilazione12/12/2012 15:58:57
Data ultima revisione06/01/2019 18:14:04
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/190
DenominazioneCapua, Archivio arcivescovile
Scheda Città
Sede storica
Tipologia
Soggetti produttori

Curia arcivescovile di Capua

Capitolo della cattedrale di Capua

Storia dell'archivio

La fondazione dell’Archivio arcivescovile capuano è fatta risalire alla metà del quattrocento, come testimoniano i documenti  cartacei più antichi in esso conservati e la continuità nella raccolta e nel deposito delle carte della Curia Arcivescovile. Tra il ‘500 e il ‘600 la Chiesa di Capua fu governata dai vescovi Cesare Costa (1572-1602) e Roberto Bellarmino (1602-1605) dediti alla cultura e alla storia della Chiesa di Capua cui erano stati chiamati a reggere. Essi non avrebbero potuto dedicarsi a simili studi e indagini senza antichi e preziosi  documenti, custoditi già allora in un archivio. Tra questi documenti i più importanti erano alcune migliaia di pergamene risalenti al XI secolo. Oltre al Costa e al Bellarmino, ebbero a cuore il patrimonio archivistico diocesano gli arcivescovi Nicola Caracciolo (1703-1728), Giuseppe Maria Ruffo (1744-1754), Francesco Serra Cassano (1826-1850), Alfonso Capecelatro (1880-1912), e Tommaso Leonetti (1962-1978), grazie al quale si ebbe una prima catalogazione del materiale. Nel corso della sua storia, il patrimonio archivistico ha subito numerose perdite e in modo particolare quelle dovute al bombardamento del 9 settembre del 1943. L’ arcivescovo Luigi Diligenza, nel ventennio del suo episcopato, diede un forte impulso al lavoro di qualificazione culturale, incoraggiando gli studi storici e religiosi, la ricerca scientifica e il progresso della cultura e favorendone la riapertura al pubblico. 

Attualmente il materiale è conservato in nove sale di cui cinque adibite alla conservazione del materiale storico, tre di deposito ed una di materiale corrente.  

Consistenza dell'Archivio
Fondi archivistici

Nonostante le ingenti perdite di documentazione, l'archivio arcivescovile capuano è uno dei più ricchi e prestigiosi archivi ecclesiastici del Mezzogiorno italiano.

I fondi archivistici sono  seguenti:

Acta Patrimonialia e Stati del Clero                 

Ordinazioni Sacre e Concorsi                                 

Pergamene del Capitolo                                          

Pergamene della Curia                                            

Visite Pastorali                                                           

Atti di Curia                                                                 

Corrispondenza Arcivescovile                             

Processi Criminale e Civili                                   

Conclusioni del S.Uffizio                                    

Processetti prematrimoniali                               

Bolle Arcivescovili                                             

Dispacci Reali                                                             

Atti delle parrocchie                                           

Atti Conventi, Congreghe                                      

Benefici Ecclesiastici                                          

Amministrazione della Mensa Arc.                

Platee di vari enti                                                  

Atti Seminario Metropolitano                            

Atti Diocesi Suffraganee    

 

I principali fondi pergamenacei sono quello del Capitolo e quello della Curia.

Le pergamene del Capitolo sono, compresi i frammenti, in numero di 2.805. la più antica è del 1091, la più recente è del 1791.

Le pergamene della Curia, invece, sono 4.945 e le più antiche sono state pubblicate da Luigi Pescatore, che ha pure fornito un breve regesto delle stesse (Pescatore 1971-1973, pp. 22-98 e pp. 145-176).

Strumenti di corredo

L'inventario dei fondi archivistici è in corso di pubblicazione in formato digitale. Per il momento è a disposizione degli utenti l'elenco dei principali fondi archivistici consultabile all'URL: http://www.bibliotecaarcivescovilecapua.it/archivio-storico/

Raccolte e miscellanee
Note
Bibliografia

Bova 1993: Giancarlo Bova, Le carte documentarie capuane (Per una storia socio-religiosa di Terra di Lavoro), Studi storici e religiosi, II, 1 (1993), 25-51.

 

Bova 1996: Giancarlo Bova, Le pergamene normanne della Mater Ecclesia Capuana (1091-1197), Napoli 1996 (Chiese del Mezzogiorno. Fonti e studi, 7).

 

Bova 1998: Giancarlo Bova, Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana (1201-1228), I, Napoli 1998.

 

Bova 1999: Giancarlo Bova, Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana (1229-1239), II, Napoli 1999 (Chiese del Mezzogiorno. Fonti e studi, 10).

 

Bova 2001: Giancarlo Bova, Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana (1240-1250), III, Napoli 2001 (Chiese del Mezzogiorno. Fonti e studi, 11).

 

Pescatore 1971-1973: Luigi Pescatore, Le più antiche pergamene dell’Archivio Arcivescovile di Capua (1145-1250), «Campania Sacra», III (1971), pp. 22-98; IV (1973), 145-176.

Allegati
Link esterni

http://www.bibliotecaarcivescovilecapua.it/archivio-storico/

SchedatoreSalvatore Marino
Data di creazione03/12/2012 13:19:10
Data ultima revisione07/04/2017 11:37:58
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Scheda Archivio/3
DenominazioneCapua, Archivio del Museo Campano
Scheda Città
Sede storica

Museo Provinciale Campano di Capua, Palazzo Antignano, 68, Capua

Tipologia
Soggetti produttori

- Museo Campano di Capua

 

- Commissione Conservatrice dei Monumenti ed Oggetti di Antichità e Belle Arti della Provincia di Terra di Lavoro

 

- Gabriele Iannelli

 

- Angelo Broccoli

 

- Monastero di San Gabriele

 

- Monastero di S. Maria delle Dame Monache

Storia dell'archivio

Fin dalla fondazione del Museo Campano, il primo direttore, il canonico capuano Gabriele Iannelli, si adoperò per incamerare i fondi archivistici e librari degli enti laici ed ecclesiastici presenti sul territorio della provincia storica di Terra di Lavoro, con la finalità di creare un centro di conservazione e divulgazione delle fonti storiche campane. Per realizzare l’ambizioso progetto furono istituiti una Biblioteca Campana e un Archivio Campano. Dell’archivio si è persa via via memoria, al punto che i fondi archivistici sono considerati oggi alla stregua di sezioni speciali della Biblioteca (Marino 2007, pp. 141-143).

In questo disorganico complesso archivistico è confluita la documentazione prodotta dal Museo Campano, dai suoi direttori, dalla Commissione Conservatrice di Terra di lavoro, oltre agli archivi di numerose persone ed enti locali, sia laici che religiosi.  

Consistenza dell'Archivio
Fondi archivistici

L'Archivio del Museo Campano di Capua, denominato anche "Fondo manoscritti del Museo Campano", si presenta con una struttura archivistica alquanto disorganica. Può essere classificato come una miscellanea, ovvero una raccolta composita di documenti provenienti da diversi archivi, pubblici e privati, e relativi a materie eterogenee e affari diversi. Il fondo archivistico è stato a lungo considerato erroneamente una sezione pertinente la Biblioteca del Museo Campano.

Il complesso documentario è costituito da fascicoli, registri, carte sciolte, manoscritti, testi a stampa, giornali, riviste, piante, carte geografiche, incisioni e fotografie; documentazione, questa, contenuta in 670 faldoni e che copre un arco di tempo compreso tra il XV secolo e gli anni Cinquanta del secolo scorso. L’area geografica di riferimento è, in buona sostanza, la provincia storica di Terra di Lavoro. Il fondo offre molteplici spunti e suggestioni di ricerca nell’ambito degli studi di storia locale, in generale, ma con riferimento specifico alla storia sociale ed istituzionale del territorio, alla storia dell’arte, all’archeologia, alla museologia, alla storia del collezionismo, al restauro e alla legislazione otto-novecentesca in materia di beni culturali (Marino 2007, pp. 150-157).

Nella documentazione dell'Archivio del Museo Campano è possibile identificare i seguenti fondi archivistici:

- fondo “Iannelli” (serie Carteggio privato ed istituzionale; serie Direzione Museo Campano; serie Commissione Conservatrice; serie Appunti e note storiche; serie Miscellanea)


- Fondo “Commissione Conservatrice” (serie Atti e verbali delle sedute; serie Corrispondenza; serie Notizie di scavi, inventari, donazioni e sussidi; serie Miscellanea) 

 

- Fondo Museo Campano (serie Amministrazione; serie Corrispondenza; serie Miscellanea) 

 

- Fondo Miscellanea (serie Manoscritti; serie Protocolli notarili; serie Note statistiche; serie Archivio del Ritiro – Monastero di San Gabriele; serie Broccoli; serie Buccini; serie Gallozzi; serie Minervini; serie Orsini; serie Parente)  

Strumenti di corredo

- Inventario del fondo Manoscritti del Museo Campano di Capua (copia cartacea disponibile presso la Biblioteca del Museo Campano)

Raccolte e miscellanee
Note
Bibliografia

Carfora 1998: Clementina Carfora, L’erudizione storica a Capua. I manoscritti di interesse medievistico del Museo Campano di Capua, Salerno 1998.

 

Marino 2007: Salvatore Marino, "Il Museo Campano di Capua: problemi di conoscenza e valorizzazione dei fondi archivistici", in Nuovi Annali della Scuola Speciale per archivisti e bibliotecari, XXI (2007), 141-157.

Allegati
Link esterni
SchedatoreSalvatore Marino
Data di creazione03/12/2012 13:44:43
Data ultima revisione09/05/2015 22:54:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Scheda Archivio/4
DenominazioneCapua, Archivio dell'Universitas
Scheda CittàCapua
Sede storica
Tipologia
Soggetti produttori

Universitas di Capua;

Opere pie della città di Capua (Chiesa, Confraternità, Conservatorio e Ospedale dell’Annunziata; Congrega di Carità; Chiesa e Confraternità di Santa Maria del Suffragio o delle anime del Purgatorio; Chiesa e Conservatorio di Santa Teresa o delle Trentatré; Chiesa e Conservatorio di Santa Maria Maddalena detto delle Pentite e Convertite; Cappella del SS. Corpo di Cristo).

Storia dell'archivio

L'archivio del Comune di Capua è conservato presso la Biblioteca del Museo Provinciale Campano, Palazzo Antignano, via Roma n. 68, Capua. .

Esso si compone di tre fondi archivistici: il primo contiene la documentazione cartacea delle antiche magistrature cittadine dell'Universitas capuana, mentre il secondo fondo contiene le pergamene superstiti del Comune; il terzo fondo, invece, denominato archivi ex ECA (Ente Comunale di Assistenza), contiene la documentazione degli enti assistenziali, laici e religiosi,   presenti sul territorio capuano.

La documentazione dell'Universitas capuana fu versata, a titolo di deposito, al Museo Campano nell’ultimo decennio del XIX secolo. Il fondo cartaceo è conservato in un’unica sala, mentre la parte residuale del fondo membranaceo della città è stipata in una cassettiera di metallo, insieme all’intero diplomatico del Museo Provinciale Campano.

Il fondo cartaceo dell’archivio comunale è costituito da 3.467 unità archivistiche tra volumi e faldoni che vanno dal XIV al XX secolo. Esso fu riordinato da Jole Mazzoleni e Renata Orefice de Angelis nei primi anni Cinquanta del Novecento (BMC, Inventario).

Per rispettare l’antica struttura dell’archivio dell'Universitas capuana, le archiviste napoletane suddivisero il fondo cartaceo in quattro ripartizioni che riflettevano in buona parte le antiche magistrature della città di Capua.

Il 9 febbraio 1973 furono trasferiti nello stesso Museo Campano, grazie a un accordo tra il soprintendente archivistico Angelo Caruso e il direttore del museo Francesco Garofano Venosta, i fondi archivistici delle Opere pie, in seguito definiti Archivio ex E.C.A. (Ente comunale di assistenza). Questa documentazione è custodita in una sala diversa da quella del fondo dell’Università di Capua. Il fondo pergamenaceo, che pure è riconducibile all’Archivio ex E.C.A., è conservato in una sala diversa, giacché questi documenti, fino a oggi, non sono stati individuati come parte integrante del patrimonio delle Opere pie (Vendemia 2009, 66-78).

Consistenza dell'Archivio
Fondi archivistici

1. Fondo cartaceo dell'archivio storico del Comune di Capua (secc. XIV-XX)

L’archivio comunale è costituito da 3.467 unità archivistiche. L’archivio storico capuano fu riordinato da Jole Mazzoleni e Renata Orefice de Angelis, nei primi anni Cinquanta del Novecento (BMC, Inventario).

Per rispettare nei limiti della possibilità l’antica struttura dell’archivio, le archiviste napoletane suddivisero il fondo cartaceo in quattro ripartizioni:

I)  Carte di Cancelleria antiche, lettere regie e diversi (1109-1883);

II) Amministrazione (1505-1879);

III) Amministrazione finanziaria (1523-1864);

IV) Procedure giudiziarie (1652-1860).

 

2. Pergamene dell'Archivio storico del Comune di Capua (secc. XIV-XIX)

Il fondo superstite delle pergamene della città di Capua è conservato anch'esso presso la Biblioteca del Museo Campano e fa parte integrante di un fondo pergamenaceo più grande, costituito da 832 pezzi, 24 frammenti e due cartulari. L'intero fondo membranaceo del Museo Campano copre un arco cronologico che va dal 972 al 1862. In questo diplomatico furono inserite anche le pergamene del Comune di Capua, a tutt’oggi identificabili perché riportano il timbro dell’Archivio storico e diplomatico della Città (Capasso 1885, 39). Le pergamene della città di Capua sono sessantuno e costituiscono la parte residuale del diplomatico del Comune, che fu trasferito nel 1847 all’Archivio di Stato di Napoli e che andò distrutto nel rogo del ‘43 (Vendemia 2006, 50-71).

Una copia dell’inventario del fondo pergamenaceo, compilato dalle archiviste napoletane Mazzoleni e Orefice, è conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli, non già presso la Biblioteca del Museo Campano.

Al fondo Pergamene sono aggregati due manoscritti in membrana, noti come “Cartulari”, identificati da Senatore con il Libro d’Oro (1513) e il Libretto dei Privilegi (1480) dell’Università di Capua (Senatore 2009, 457-478).

 

3. Archivi ex ECA della città di Capua

La documentazione degli antichi enti di assistenza e di beneficenza, operanti sul territorio capuano, a seguito di un accordo tra la Soprintendenza archivistica per la Campania e il Direttore del Museo Provinciale Campano, fu trasferita nei locali del Museo il 9 febbraio 1973. Il materiale giaceva ammucchiato presso i locali dell’Annunziata di Capua. Il personale della Soprintendenza nello stesso periodo lavorò al riordino del materiale, compilando un elenco, tuttora conservato nell’Archivio interno della Soprintendenza.

Nel 2004 un gruppo di lavoro della Soprintendenza Archivistica per la Campania, coordinato dalla dottoressa Strazzullo, ha riordinato di sana pianta il fondo, perché si era completamente persa traccia del lavoro svolto trent’anni prima. L’intervento è consistito nell’individuazione dei fondi archivistici sottoelencati, nell’individuazione delle serie omogenee e nella successiva schedatura analitica dei singoli pezzi (Strazzullo 2005, 173-176).

I fondi sono i seguenti:

Chiesa, Confraternità, Conservatorio, Ospedale dell’Annunziata (1477-1930);

Congrega di Carità (1863-1937);

Chiesa e Confraternità di Santa Maria del Suffragio o delle anime del Purgatorio (1665-1852);

Chiesa e Conservatorio di Santa Teresa o delle Trentatré (1765-1863);

Chiesa e Conservatorio di Santa Maria Maddalena detto delle Pentite e Convertite (1819-1863);

Cappella del SS. Corpo di Cristo (1752-1816);

Eredità:

Giuliano d’Angelo (1584-1625);

Lorenzo Menecillo (1663-1713);

Geronimo Paparo (1603-1606);

Giovanni Pagliuca (1793);

Francesco Cameo (1622-1732);

Paolino Mirto (1658);

Ottavio Villano (1613-1623).

 

Infine, nel Museo Campano è conservato un piccolo nucleo di sessantadue pergamene (1222-1914), di diversa provenienza, quarantatré delle quali appartengono all’Archivio ex E.C.A., come fu rilevato nel 1973. 

Strumenti di corredo

Inventario dell’Archivio Comunale di Capua, a cura di R. Orefice e J. Mazzoleni (Biblioteca del Museo Campano di Capua).

 

Elenco di consistenza delle pergamene del Comune di Capua in Vendemia 2006.

 

Elenco di consistenza del fondo ex ECA della città di Capua in Strazzullo 2005, 173-176.

Raccolte e miscellanee
Note

Presso la Biblioteca del Museo Provinciale Campano non è ancora stato messo a disposizione degli studiosi l’inventario del fondo ex E.C.A., gli studiosi si possono tuttavia orientare spogliando l’elenco a stampa delle principali serie documentarie dell’Archivio dell’Annunziata di Capua.

Le serie documentarie sono le seguenti:

Titoli di proprietà (1401-1836);

Libri bancali (1477-1784);

Bilanci (1589-1784);

Cautele e istrumenti (1591-1789);

Conclusioni (1662-1789);

Messe celebrate (1683-1734);

Cedolari (1758-1812);

Conto dell’Introito ed esito (1779-1804);

Libri di cassa (1787-1816);

Conto dei grani (1810-1811);

Protocolli (1839-1864);

Giornali di Cassa (1848-1858).

Bibliografia

Capasso 1885: Bartolomeo Capasso, Gli archivi e gli studi paleografici e diplomatici nelle province napoletane fino al 1818, Napoli 1885.

 

Esposito 2009: Laura Esposito, "Il patrimonio archivistico di Capua. Note preliminari per lo studio degli ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme nella città" in Cultura cittadina e documentazione. Formazione e circolazione di modelli, Atti del convegno (Bologna, 12-13 ottobre 2006) a cura di A. L. Trombetti Budriesi, Bologna 2009, 269-300 [Distribuito informato digitale da “Reti Medievali”].

 

Marino 2007: Salvatore Marino, "Il Museo Campano di Capua: problemi di conoscenza e valorizzazione dei fondi archivistici", Nuovi Annali della Scuola Speciale per archivisti e bibliotecari, 21, 2007, 141-157.

 

Pergamene 1958: Le pergamene di Capua, II, 1266-1501, a cura di Jole Mazzoleni, Napoli 1958.

 

Senatore 2009: Francesco Senatore, "Gli archivi delle universitates meridionali: il caso di Capua ed alcune considerazioni generali", in Archivi e comunità tra Medioevo ed età moderna, a cura di Attilio Bartoli Langeli, Andrea Giorgi e Stefano Moscadelli, Siena 2009, 447-520.

 

Strazzullo 2005: Maria Rosaria Strazzullo, "Assistenza e beneficenza a Capua. Le fonti documentarie dal Cinquecento all’Ottocento", Annali del Museo Provinciale Campano di Capua, 2, 2005, 173-176.

 

Vendemia 2006: Maria Elisabetta Vendemia, "Il fondo pergamenaceo del Museo Campano di Campano", Capys, 39, 2006, 50-71.

 

Vendemia 2009: "Guida dei fondi storici degli Archivi comunali campani. Aree dell’Alto e del Basso Casertano", in Salvatore Marino, Maria Elisabetta Vendemia, Guida dei fondi storici degli Archivi comunali campani [disponibile sul sito dei beni culturali della Regione Campania e della RAI]. 

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SchedatoreSalvatore Marino
Data di creazione02/12/2012 15:45:01
Data ultima revisione07/04/2017 11:42:07
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NomeCapua
Status amministrativoComune in provincia di Caserta
Estensione del territorio comunale48 kmq c.a
Popolazione18 802 (ISTAT 2015)
MuseiMuseo Provinciale Campano; Museo Diocesano
ArchiviArchivio storico del Comune di Capua; Archivio del Museo Campano; Archivio storico vescovile di Capua
BibliotecheBiblioteca del Museo Provinciale Campano; Biblioteca arcivescovile di Capua
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/2