NomeMercato San Severino
TipoCittà
Luogo superioreCAMPANIA
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OggettoMercato San Severino, castello
Tipologiacastello
Nome attualeParco naturalistico archeologico regionale del Castello dei Sanseverino
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1098: prima menzione del castello in un documento

1161 notizia di un assedio al castello da parte del re Guglielmo per una congiura ordita da Ruggero d'Aquila, conte di Avellino, marito di Marotta Sanseverino; castello acquisito al demanio

1166 alla morte del re, Guglielmo Sanseverino rientrò nel regno e riottenne il castello

1222-1229 il castello e i beni dei Sanseverino vengono acquisiti alla regia curia per volontà di Federico II

1350 la fortificazione fu presa da Ludovico d'Ungheria e consegnato ad un suo governatore

1397 assedio

1418 assedio

1437 saccheggio

1485-1486 assedio delle truppe aragonesi dopo la congiura capeggiata da Antonello Sanseverino

1496-1497 nuova congiura di Antonello e presa del castello, affidato al demanio e conseguente abbandono della fortificazione

Autore
Committente
Famiglie e persone

Famiglia Sanseverino

Antonello Sanseverino

Ferrante Sanseverino

Descrizione

Il complesso fortificato sorse nel corso del secolo XI in concomitanza con l'insediamento della famiglia del normanno Troisio che prenderà il nome dalla chiesa di San Severino sorta nella località altomedievale di Rota, nei pressi di Mercato (entrambi i toponimi segnalano la presenza di un luogo di passaggio), nel quale edificio Troisio depositerà una reliquia del santo legando il martire ai destini della sua famiglia e del territorio. Infatti, il castello sorse in un punto altamente strategico, a controllo dei percorsi della Campania interna a ridosso alla pianura capuano-vesuviana, lungo le direttrici che si diramavano verso Salerno e Avellino-Benevento, in un fulcro dei commerci con la parte meridionale della penisola e in direzione orientale, verso la Lucania e la Puglia. La sua posizione di controllo sembra anticipare il ruolo della famiglia feudale dei Sanseverino che, con i suoi molteplici rami, arriverà a controllare un'ampia fetta del Regno di Napoli, tra Campania, Lucania e Calabria.

Il castello ha una triplice cinta muraria, da quella più alta e ristretta, che conserva tracce della piazza d'armi, della residenza e di una chiesa con cripta e conserva ampi tratti della primitiva cinta, cuore della fortificazione e primo insediamento difeso da mura, con un'area abitata testimoniata dai resti di una seconda chiesa, probabilmente quella plebana (S. Nicola de Castro) a servizio dell'abitato posto nella parte più bassa. Tutto questo complesso si è sviluppato nei secoli, come testimoniano tracce di interventi dell'età angioino-aragonese, come la cisterna, le merlature e le pareti della cappella palatina (S. Maria a Castello), con volte a crociera archiacuta in muratura e tracce di affreschi trecenteschi, ormai quasi del tutto perduti ma ancora visibili agli inizi del secolo scorso.

Nella seconda cinta, difesa da torri a pianta circolare di età normanna, sono state individuate negli scavi numerose abitazioni e i resti di un edificio ecclesiastico forse identificabile con la chiesa di San Severino in Monte, a navata unica e con la parete presbiteriale con tre absidi contenute nello spessore murario e racchiuse nel perimetro di una delle torri della cinta.

La terza cinta muraria, la più recente e posta in prossimità dell'abitato di Mercato, che guarda e custodisce, presenta un impianto a sperone con una grande torre al vertice e la cinta muraria con base leggerente scarpata. La torre a rondella, dalla forma tronco-piramidale, presenta un coronamento con beccatelli in tufo grigio e si articola su tre livelli con aperture e feritoie adatte per le nuove tecniche militari a significare una sua edificazione nel periodo angioino con ammodernamenti successivi.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Nel corso degli scavi, sono stati rinvenuti numerosi frammenti di ceramica medievale e resti della decorazione architettonica degli edifici, tra cui fusti di colonnine e capitelli in marmo.

Storia e trasformazioni

Il castello, noto dal secolo XI, fu il centro del potere della famiglia comitale dei Sanseverino per tuttà l'età normanna. Il maniero fu oggetto di contesa in occasione dei dissidi tra la famiglia e il potere centrale e più volte, tra XII e XIII, il castello fu requisito per essere poi riconsegnato ai Sanseverino. Allo stesso modo, nel 1350 la fortificazione fu presa da Ludovico d'Ungheria  e consegnato ad un suo governatore, come subì diversi assedi nel 1397, nel 1418 e un saccheggio nel 1437. Infine, con Antonello le sue ripetute congiure contro la corona aragonese (1485-1486, 1496-1497) determinarono la requisizione del complesso militare e, nel 1556, dopo la fuga di Ferrante Sanseverino in Francia, il passaggio dell'intero feudo dello Stato di San Severino a Ferrante Gonzaga e l'abbandono definitivo del complesso, nei secoli caduto in rovina e spoliato e solo negli ultimi tempi oggetto di studi e di campagne di scavo e del tentativo di recupero da parte dell'amministrazione comunale con l'aquisizione, il restauro delle parti superstiti e l'istituzione del Parco naturalistico archeologico regionale del Castello dei Sanseverino.

Nel perimetro del castello è nota la presenza di tre chiese: Santa Maria a Castello (interna al palazzo), la chiesa di San Nicola de Castro (al limite della cinta più alta) e San Severino in Monte, nella parte più bassa. Negli scavi 2002-2005 è stata ritrovata la pianta di questa chiesa di età normanna nei pressi delle torri della seconda cinta, con tre absidi e tracce di affreschi. Nella parte sommitale si conservano le tracce della chiesa di S. Maria a Castello, nella quale, secondo la tradizione, S. Tommaso d'Aquino, ospite della sorella Teodora, moglie di Ruggero Sanseverino, ebbe una visione nel 1274, e nella quale si conservava la reliquia della mano del santo, poi trasferita nel 1317 nella chiesa di San Domenico a Salerno, dove vennero sepolte due sue sorelle in un sarcofago antico di reimpiego.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Corolla 2008 = Angela Corolla, “La terra dei Sanseverino: i castelli e l’organizzazione militare, insediativa ed econo­mica del territorio”, in Paolo Peduto (a cura di), Mercato San Severino nel Medioevo, il castello ed il suo territorio, Firenze 2008, 33-142

 

Corolla 2011: Angela Corolla, “Decastellamento a nord di Salerno: gli esempi di Mercato San Severino, Cava e Nocera”, in Paolo Peduto, Alfredo Maria Santoro (a cura di), Archeologia dei castelli nell’Europa angioina (secoli XIII-XV), atti del convegno (Salerno, 10-12 novembre 2008), Firenze 2011, 133-144

 

Corolla et alii 2003 = Angela Corolla, Rosa Fiorillo, Antonia Guarino, Antonella Iovane, Sandra Lo Pilato, Paolo Peduto, Tiziana Saccone, Alfredo Maria Santoro, “Prime indagini nel castello di Mercato S. Severino (SA)”, in Rosa Fiorillo, Paolo Peduto (a cura di), III Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, atti del convegno (Castello di Salerno, Complesso di Santa Sofia, Salerno, 2-5 ottobre 2003), Firenze 2003, 376-392

 

Corolla, Santoro 2004 = Angela Corolla, Alfredo Maria Santoro, “Dalla città di Rota al castello dei Sanseverino”, in J.C. Martin de La Cruz e A.M. Lucena Martin (a cura di), I Encuentro International Informática Aplicada alla Investigación y Gestión Archeológicas, atti del convegno (Cordoba, 5-7 mayo 2003), Cordova 2004, 137-149

 

Corolla, Santoro, Lo Pilato 2010 = Angela Corolla Alfredo Maria Santoro, Sandra Lo Pilato, “Indagini archeologiche nei castelli di Cava de’ Tirreni, Nocera e Mercato San Severino (SA): un primo bilancio”, in Stella Patitucci Uggeri (a cura di), Archeo­logia castellana nell’Italia centro-meridionale. Bilanci e aggiornamenti, Atti del IV Congresso di Archeologia Medievale (Roma, CNR, 27-28 novembre 2008), Palermo, 107-138

 

Iovane 2003 = Antonella Iovane, “Il gastaldato di Rota. Prime indagini”, in Aurelio Musi, Paolo Peduto, Luigi Rossi (a cura di), Mercato S. Severino e la sua storia. Dall’antica Rota alle trasformazioni moderne, Salerno 2003, 53-81

 

Peduto 2008 = Paolo Peduto (a cura di), Mercato San Severino nel Medioevo. Il castello ed il suo territorio, Firenze 2008

 

Portanova 1924: Gregorio Portanova, Il Castello di S. Severino nel secolo XIII e S. Tommaso d’Aquino, Cava de’ Tirreni 1924

 

Rescigno 2005: Giuseppe Rescigno, Guida al Castello di Mercato S. Severino, Fisciano 2005

 

Natella 1980 = Pasquale Natella, I Sanseverino di Marsico. Una terra, un Regno, Mercato S. Severino 1980

 

Natella 2003: Pasquale Natella, Per la storia del castello di Mercato S. Severino, in Aurelio Musi, Paolo Peduto, Luigi Rossi (a cura di), Mercato S. Severino e la sua storia. Dall’antica Rota alle trasformazioni moderne, Salerno 2003, 84-93

 

Natella 2008 = Pasquale Natella, I Sanseverino di Marsico. Una terra, un Regno. I. Il gastaldato di Rota (VIII-XI secolo), Salerno 2008

 

Natella, Peduto 1965: Pasquale Natella, Paolo Peduto, Il castello di Mercato San Severino, Napoli 1965

 

Saccone 2003 = Tiziana Saccone, “Il castello di Mercato S. Severino. Studio delle tipologie murarie in Aurelio Musi, Paolo Peduto, Luigi Rossi (a cura di), Mercato S. Severino e la sua storia. Dall’antica Rota alle trasformazioni moderne, Salerno 2003, 113-120

 

Santoro 2011: Alfredo Maria Santoro, “Produzione consumo di oggetti in metallo nel castello di Mercato San Severino (secc. XIII-XV)”, in Paolo Peduto, Alfredo Maria Santoro (a cura di), Archeologia dei castelli nell’Europa angioina (secoli XIII-XV), atti del convegno (Salerno, 10-12 novembre 2008), Firenze 2011, 31-40

 

Santoro 2016: Alfredo Maria Santoro, “Per il controllo e la difesa della città di Salerno nel Medioevo : l’insediamento fortificato del Monte Bastiglia”, Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, 128, 2016, 1

 

Santoro 1924: Raffaele Santoro, I ruderi di Rota ovvero il castello di San Severino, Napoli 1924 (Bari 1976)

 

Santoro 2003 = U. Santoro, “Castello di S. Severino. Metodologie e tecniche utilizzate per l’esecuzione di rilievi aerofotogrammetrici e fotogrammetrici numerici. Costituzione di atlante in orthofoto e fotopiani digitali”, in Aurelio Musi, Paolo Peduto, Luigi Rossi (a cura di), Mercato S. Severino e la sua storia. Dall’antica Rota alle trasformazioni moderne, Salerno 2003, 95-111

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione21/10/2016 23:55:26
Data ultima revisione27/11/2016 21:45:51
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OggettoMercato San Severino, palazzo del Principe
Tipologiapalazzo
Nome attualepalazzo Landi
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XV-XVI secolo.

Autore
Committente
Famiglie e persone

famiglia Sanseverino

Descrizione

Il palazzo si attesta su un incrocio stradale occupando la posizione d'angolo. Un portale a tutto sesto dà accesso al cortile restrostante tramite il grande androne voltato a botte lunettata su peducci a ventaglio. Sul retro del palazzo è addossata la torre scalare conclusa superiormente da una loggia aperta.  I recenti restauri hanno inopinatamente cancellato le preziose testimonianze di dipinti nei pennacchi e nella volta dell'androne che riportavano stemmi, figurazioni e motti (tracce di una volta affrescata si vedono ancora in un ambiente terraneo presso lo scalone del palazzo).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Nella volta dell'androne, figurazioni con motti (recentemente cancellati) entro i tondi nelle lunette:

cerva di Cesare con motto "Noli me tangere" [quia Caesaris sum];

personaggio con bilancia e libro e motto.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Affreschi (sec. XVI-XVII) con figurazioni e motti

Storia e trasformazioni

La fabbrica, già ricordata come hospitium, probabilmente perché in origine edificata per accogliere pellegrini in transito, diviene in seguito abitazione di Giovanni Sanseverino, che vi soggiorna fino alla morte (1445).

Probabilmente agli inizi del XVI secolo Antonello Sanseverino, seondo principe di Salerno, la trasforma in residenza. A questo periodo, secondo Elena Manzo (2009, p. 220) sarebbero da ascrivere le mostre delle finestre e i peducci a ventaglio della volta dell’androne, che recavano tracce di affreschi cancellate arbitrariamente con gli ultimi restauri.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Iannizzaro 2005: Vincenzo Iannizzaro, “ Tradizione e rinnovamento nell’architettura del Quattrocento in provincia di Salerno”, in Verso un repertorio dell’architettura catalana. Architettura catalana in Basilicata, Calabria, Puglia e Campania (Province di Avellino e Salerno), a cura di Vito Cardone, Roma 2005, 53-76.

 

Manzo 2009: Elena Manzo, “Alla corte aragonese: continuità linguistiche e concatenazioni territoriali nei feudi dei Sanseverino. Il Principato Citeriore”, in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Campania, saggi, a cura di Alfonso Gambardella e Danila Jacazzi, Roma 2009, 210-236.

 

Natella 1980: Pasquale Natella, I Sanseverino di Marsico. Una terra, un regno, Mercato Sanseverino 1980, 97-99.

 

Rescigno 2004: Giuseppe Rescigno, Chiese, palazzi e giardini. Itinerari ambientali e culturali a Mercato S. Severino, Mercato san Severino 2004, 77-78, 209-210

 

Villani 2002: Giovanni Villani, "Il Palazzo dei principi a Mercato San Severino", in Rosa Carafa (a cura di), Venti catalani. Impronte iberiche nella cultura artistica del salernitano nel XV secolo, (catalogo della mostra, Salerno 16 novembre-17 dicembre 2002), Salerno 2002, 16-17

 

Villani 2005: Giovanni Villani, “Momenti di architettura aragonese-catalana nelle province di Salerno e Avellino”, in Verso un repertorio dell’architettura catalana. Architettura catalana in Campania. Province di Benevento, Caserta, Napoli, a cura di Cesare Cundari, Roma 2005, 129-138.

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SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione01/12/2012 13:27:28
Data ultima revisione14/11/2016 13:06:28
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OggettoMercato San Severino, San Giovanni in Palco
TipologiaChiesa e complesso monastico (trasformati)
Nome attualeSan Giovanni in Parco
Immagine
Nomi antichi

Chiesa e convento domenicano di San Giovanni in Palco

Cronologia

1444 Giovanni Sanseverino dispone nel testamento un lascito di 6000 ducati per la costruzione di un complesso monastico per i domenicani a Mercato San Severino e vuole che vi sia sepolto

1466 bolla papale per la costruzione del complesso ottenuta da Roberto Sanseverino

1468 il capitolo generale dei domenicani dichiara il convento priorato

1579 erezione della confraternita del Rosario nella chiesa di S. Giovanni in Palco e contratto per l'esecuzione di una pala d'altare per la Confraternita del Rosario ad opera del pittore Cornelis Smet (opera probabilmente non eseguita)

1585 commissione di una pala d'altare per la Confraternita del Rosario allo scultore Bartolomeo Clarino e al pittore Fabrizio Santafede (pagamento finale nel 1586)

1750 completamento dei radicali restauri alla chiesa

1809 alienazione del monastero in favore del comune

1857 affidamento della chiesa all'Arciconfraternita del Rosario

1941 rifacimento del pavimento

1943 danni dal bombardamento del 14 settembre

1965 erezione della chiesa a parrocchia

Autore
Committente

Giovanni Sanseverino dispone un lascito testamentario per la fondazione del complesso domenicano

Roberto Sanseverino (1428-1474) ottiene il breve papale per l'erezione del complesso monastico

Famiglie e persone
Descrizione

Il complesso, con il grandioso monastero completamente trasformato nel secolo XVIII e sede comunale dal 1809, sorgeva fuori del centro cittadino, ai piedi della collina del castello, lungo l'asse che congiungeva la residenza cittadina dei Sanseverino con il maniero. La chiesa appare oggi nelle forme dovute alle trasformazioni di metà Settecento e presenta il prospetto con atrio con stemma, mentre sul lato destro sorge l'imponente mole del campanile, in pietre squadrate e monofore in tufo grigio nocerino con cornici marcapiani con toro, modanata e con mensole, frutto di una meditata esposizione per registri, esempio notevole della facies originaria quattro-cinquecentesca (per una pura coincidenza cronologica con la costruzione del palazzo napoletano della famiglia, si è fatto il nome di Novello di San Lucano); il campanile trova un gemello presso la chiesa sanseverinese di San Giacomo e notevoli analogie con la torre campanaria del convento francescano di Nocera Inferiore (datato 1507) e con altri monumenti analoghi della regione tra XV e XVI secolo. L'interno, completamente ammodernato, conserva l'impianto originario a navata unica con cappelle e coro presbiteriale a pianta quadrata, anch'esso di origine quattrocentesca (vi si conserva la lapide del 1466 in onore di Giovanni Sanseverino). Nella cappella dei Correale (Curiale di San Severino, ramo della famiglia vicina ai Sanseverino tra XV e XVI secolo, presenti a San Severino e in Cilento), intitolata a San Tommaso d'Aquino e già dell'Adorazione dei magi, troviamo una tomba composta da frammenti dei secc. XIV-XVI che custodirebbe i resti dei coniugi Lavinia Pignatellli e Berardino Correale. Del monastero si conserva l'impianto con il chiostro centrale, radicalmente trasformato tra i secc. XVIII e XIX, sebbene recentemente l'edificio sia stato attribuito al sec. XV per i caratteri albertiani che presenterebbe, senza tuttavia apportare elementi convincenti per la nuova ipotesi attributiva.

Iscrizioni

Nella parete sinistra del coro, lapide in ricordo di Giovanni Sanseverino (m. 1445) che dispose la fondazione con un lascito e chiese che vi venisse sepolto; l'epigrafe, incisa per la tomba del conte, ricorda il principe di Salerno Roberto (senza menzionarlo), figlio di Giovanni, le cui ceneri sono lì conservate, il quale donò il complesso monastico meritando una più grande ricompensa in cielo, con la gratitudine dei padri del convento sanseverinese:

CUIUS CINERES PROPE CERNIS/ SALERNI PRINCEPS SANCTI SEVE/RINI COMES EX SANSEVERINA/ STIRPE PROGENITUS IOANNIS./ HIC EST QUI BEATO IOANNI/ PALATIUM HOC SACRAS AEDES/ DICAVIT CUM ANNEXA DOMINI/CANOR(UM) DOMO QUO IN EVUM/ VICTURUS CELESTE SIBI FELICIUS/ COMPARAVIT PALACIUM. PATRES/ CONVENTUS PIO AFFECTU GRA/TANTER HOC POSUERUNT/ AN(N)O D(OMI)NI MCCCCLXVI.

Stemmi o emblemi araldici

Prospetto:

stemma della chiesa con insegne Sanseverino

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Lastra tombale del conte Giovanni Sanseverino (m. 1445) (1466)

Lastra sepolcrale della famiglia Correale (1482)

Tomba di Lavinia Pignatelli e di Berardino Correale (datata 1500 ma frutto di ricomposizione di frammenti da sepolcri di metà del sec. XIV; nella cappella vi è anche memoria dei diversi esponenti della famiglia Curiale: il giurisperito Corrado, Berardino, Vincenzo con la data 1412)

Tomba del vescovo di Scala Giovanbattista Sirignano, domenicano originario di Mercato San Severino (1594)

Dipinto con Madonna del Rosario (Fabrizio Santafede, 1585)

Storia e trasformazioni

La famiglia Sanseverino mostrò fin dal secolo XIII interesse e favore nei confronti dell'ordine domenicano, anche in ragione del matrimonio di una sorella di San Tommaso, Maria, con un esponente della famiglia, Guglielmo II (m. 1246). Infatti, i Sanseverino custodivano una reliquia del dottore, la mano destra, ottenuta dall'altra sorella Teodora nel 1288 (moglie di Ruggero II, m. 1284) che nel 1317 fu donato al monastero domenicano di Salerno, dove erano custodite in un sarcofago di reimpiego, le spoglie di Maria (m. 1279) e Teodora d'Aquino (m. 1317 circa), come ricorda un'epigrafe del 1642. Il complesso, voluto per lascito testamentario (1444) da parte di Giovanni Sanseverino principe di Salerno e conte di San Severino (m. 1445) che dispose anche la sua sepoltura nella costruenda chiesa, fu eretto con bolla di papa Paolo II nel 1466, con la quale si dava facoltà di dar principio alla fondazione per esaudire il desiderio di Roberto Sanseverino, figlio di Giovanni. Non è chiaro se sul luogo estesse o meno una precedente chiesa che, secondo le fonti, sarebbe stata fondata alla fine del sec. XIV dalla famiglia Sanseverino e intorno al 1412 affidata ai canonici lateranensi. L'attuale complesso è frutto di radicali trasformazioni operate tra XVIII e XIX secolo (con ulteriori restauri dopo i danni bellici del 1943), mentre dell'impianto originario si conserva solo il campanile.

Note

Nella chiesa è sepolto il padre domenicano Giovanbattista Sirignano (1531-1594), teologo di stanza a Roma, creato da Clemente VIII vescovo di Scala nel gennaio 1594 dove mori ad ottobre; sembra che il corpo, inumato a Scala, venisse trafugato dai nipoti per sotterrarlo nella cappella di famiglia della chiesa di S. Giovanni di Mercato.

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni

Caputo 1984: Ottavio Caputo, Mercato S. Severino. S. Giovanni in Palco nella storia e nell'arte, Salerno 1984

 

Morrica 1999: Giuliana Morrica, Il palazzo vanvitelliano a Mercato San Severino. Restauro e riuso, Napoli 1999

 

Natella 1980: Pasquale Natella, I Sanseverino di Marsico: una terra, un regno, Mercato San Severino 1980, 98-101


Pizzo 2012: Giuseppe Pizzo, Il palazzo albertiano del principe Sanseverino a Mercato, Napoli 2012


Portanova 1924: d. Gregorio Portanova, Il castello di S. Severino nel secolo XIII e S. Tommaso d'Aquino, Cava de' Tirreni 1924 (II edizione a cura di Massimo Del Regno, Mercato San Severino 1998)

 

Rescigno 1996: Giuseppe Rescigno, La famiglia meridionale. Trasmissione parentale, società, lavoro nell'età moderna. Il quartiere Mercato dello 'stato' di San Severino nel Seicento, Lancusi 1996, 229-231

 

Rescigno 2004: Giuseppe Rescigno, Chiese, palazzi e giardini. Itinerari ambientali e culturali a Mercato S. Severino, Mercato S. Severino 2004, 20-22, 129-140

 

Salierno, Piccolo 1998: Guglielmo Salierno, Vincenzo Piccolo, Il Convento di S. Antonio in Nocera Inferiore, Nocera Inferiore 1998, 61-69

SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione14/10/2016 16:42:13
Data ultima revisione14/11/2016 13:07:21
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/948
OggettoMercato San Severino, Sant'Antonio
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso (esistenti)
Nome attualeSant'Antonio
Immagine
Nomi antichi

San Francesco, Annunziata.

Cronologia

1358: fondazione (bolla di papa Innocenzo VI).

1358: epigrafe sul monumento funebre di Tommaso Sanseverino

1368: costruzione del campanile.

1517: fusione di nuova campana (Cuomo Caputo 1976, p. 38, nota 100).

XVIII secolo, prima metà: la chiesa è gravemente danneggiata da un'alluvione.

1760: data iscritta sul portale principale della facciata, corrispondente alla conclusione dei lavori di rifacimento della chiesa.

Autore
Committente

La bolla di fondazione cita come supplicante Andrea da Sanseverino vescovo di Larino, insieme agli abitanti dell'universitas. Il fatto che la fondazione sia esattamente contemporanea alla realizzazione del monumento funebre di Tommaso Sanseverino, signore del feudo, porta ovviamente a concludere che siano  stati appunto i Sanseverino a richiedere l'arrivo dei francescani in città e a patrocinare la fondazione del convento e della chiesa.

Famiglie e persone

Tommaso III Sanseverino

Scipione de Sanctis

Filippo Arcamone

Descrizione

Il complesso si compone di convento e chiesa. Il convento si sviluppa intorno a un chiostro quadrangolare cinto su tre lati da archi ogivali poggianti su pilastri. La chiesa è a navata unica, con copertura piana in legno e cappelle ai lati; è conclusa da un presbiterio poligonale voltato. A sinistra del presbiterio si innalza il campanile.

Iscrizioni

Sul portale principale della chiesa:

NON EST HIC ALIVD / NISI DOMVS DEI ET PORTA COELI / GEN. CAP. XVIII / A.D. MDCCLX.

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Monumento funebre di Tommaso III Sanseverino (1358).

Lastra funeraria di Filippo Arcamone (1560) collocata in origine nella cappella della famiglia dello Spirito Santo, utilizzata come sagrestia ai piedi del campanile.

Lastra funeraria di Scipione de Sanctis (1580).

Altare maggiore in marmi mischi (XVIII secolo).

Pala dell'Immacolata di Giovanni Bernardo Lama (XVI sec.).

Pala dell'Annunciazione di Vincenzo Conforti (1879).

Tela al centro del soffitto firmata e datata da Michele Ricciardi (MICHAEL. AB / RICCIARDI / PINCEBAT / a.d. MAR 1731)

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta della chiesa in Cuomo, Caputo 1976, tav. a fronte p. 97.

Fonti/Documenti

Bolla di fondazione del 1358: Papa Innocenzo VI, con bolla emanata in Avignone il 6 agosto 1358 su istanza di Andrea "episcopi Alarinensi ac dilectorum filiorum universorum nobilium et aliorum incolarum castri S. Severini Salernitanae dioecesis", concede ai francescani la fondazione di "unum locum cum ecclesia seu oratorio, campana, campanili, coemiterio, domibus et aliis necessariis officinis". (Eubel 1902, p. 147 n. 269; p. 315 n. 751).

Testamento di Ruggero di Montoro, del 1368, per la costruzione del campanile (Mongelli 1956-1958, 3652).

Niccolò Gasparino da Spinazzola, Cronaca della Provincia Riformata di Principato, ms. 1641-1642.

Tetsamento di Filippo Arcamone (1570, letto alla morte nel 1572)

Bibliografia

Bologna 1955: Ferdinando Bologna, Opere d'arte nel Salernitano dal XII al XVII secolo, Napoli 1955.

 

Cuomo, Caputo 1976: Gabriele Cuomo, Ottavio Caputo, Mercato Sanseverino. La chiesa di S. Antonio dei Frati Minori nella Storia e nell'Arte, Mercato Sanseverino 1976.

 

Eubel 1902: Konrad Eubel, Bullarium Franciscanum, Romae 1902.

 

Izzo, Noia, Trotta 2008: Gaetano Izzo, Luigi Noia, Pasquale Trotta, La Terra di San Severino nel XVI secolo. Momenti di vita sociale ed economica. Archivio di Stato di Avellino. Protocolli notarili, Fisciano 2008

 

Mongelli 1956-1958: Giovanni Mongelli, Regesto delle pergamene. Abbazia di Montevergine, 6 voll., Roma 1956-1958.

 

Pergamo 1958-1959: Arcangelo Pergamo, "Il convento della Santissima Trinità di Baronissi", Rassegna storica Salernitana, XIX, 1958, 101-141; XX, 1959, 123-174.

 

Raspi Serra 1981: Joselita Raspi Serra, "L'architettura degli ordini mendicanti nel Principato Salernitano", Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes, 93, 1981, 605-681.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione01/12/2012 12:30:24
Data ultima revisione14/11/2016 13:08:56
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/144
OggettoMercato San Severino, Santa Maria delle Grazie
Tipologiachiesa
Nome attualechiesa di Santa Maria delle Grazie
Immagine
Nomi antichi

S. Maria delle Grazie nel Mercato

S. Maria de Foro S. Severini (1481)

Cronologia

980 prima notizia della chiesa

1481 la chiesa è la parrocchia di Mercato

1588 diventa grancia del capitolo cattedrale di Salerno

1740 l'antico edificio risulta abbandonato e la chiesa è l'attuale del corso

1811 trasferimento della parrocchia in S. Antonio

1841 la sede parrocchiale è di nuovo in S. Maria

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'elemento di maggiore interesse della cheisa è il portale in piperno, architravato, con mensole agli spigoli interni di sostegno all'architrave e sormontato da lunetta con intradosso cassettonato.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'edificio originario era ubicato presso l'antica area mercatale cittadina e vi resta fino al sec. XVIII quando la vecchia chiesa viene smantellata, recuperando il portale cinquecentesco e viene ricostruita sul corso principale a pochi metri dall'antico palazzo dei Sanseverino.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Rescigno 2004: Giuseppe Rescigno, Chiese, palazzi e giardini. Itinerari ambientali e culturali a Mercato S. Severino, Mercato S. Severino 2004, 17-19, 126-127

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SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione01/12/2012 13:28:29
Data ultima revisione21/10/2016 22:20:21
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/146
OggettoMercato San Severino, lastra di Scipione e Lucio de Sanctis
Materialemarmo
Dimensioni2 m x 1 m circa
Cronologia1580
Autore
Descrizione

La lastra funeraria si trova attualmente murata sulla parete destra del presbiterio della chiesa di Sant'Antonio a Mercato Sanseverino. Non se ne conosce l'originaria collocazione.

Si tratta della lastra terragna in memoria di Scipione e Lucio de Sanctis, fratelli, che vivevano il primo a Mercato San Severino e fu esecutore testamentario di Filippo Arcamone sepolto sotto la lastra conservata nella stessa chiesa di Sant'Antonio, il secondo, signore di Castel San Giorgio, dimorante a Napoli. Un solo defunto è rappresentato disteso su armi e scudi. E' opera corsiva d'una bottega napoletana dell'ultimo quarto del '500.

 

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni

Scipio de Sanctis aeques Sanseverinas pluries / pedestrium copiar(um) duptor, vivens adhuc / et Lutius Sancti Georgi Terrae dominus ut / se dilexerunt in vita fratres post obitum / separari non passi fuerunt. A(nno) D(omi)ni MDLXXX

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Cuomo, Caputo 1976: Gabriele Cuomo, Ottavio Caputo, Mercato S. Severino . La chiesa di S. Antonio dei frati minori nella storia e nell'arte, Mercato San Severino 1976, 68


Izzo, Noia, Trotta 2008: Gaetano Izzo, Luigi Noia, Pasquale Trotta, La Terra di San Severino nel XVI secolo. Momenti di vita sociale ed economica. Archivio di Stato di Avellino. Protocolli notarili, Fisciano 2008

 

Naldi 2013: Riccardo Naldi, “Annibale Caccavello. Lastre tombali e serialità della memoria tra scultura e poesia”, in Ricerche sull’arte a Napoli in età moderna. Saggi e documenti 2012-2013, Napoli 2013, 62-77


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SchedatoreFernando Loffredo, Antonio Milone
Data di compilazione01/12/2012 13:18:35
Data ultima revisione29/10/2016 15:20:56
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/91
OggettoMercato San Severino, monumento funebre di Tommaso Sanseverino
Materiale
Dimensioni
Cronologiapost 1358 (primi anni '60)
Autore
Descrizione

Il monumento funebre di Tommaso Sanseverino si trova sul fianco destro del presbiterio delle chiesa francescana di Sant'Antonio a Mercato Sanseverino. Ci sono pervenute le parti figurate, ma nulla rimane dell'architettura e del supposto baldacchino.

Il programma iconografico del monumento è eccezionalmente ambizioso (cfr. Bock 2001, 276-280, e scheda n. 13, p. 450). Quattro virtù cariatidi (Fede, Giustizia, Temperanza e Fortezza) sostengono il sarcofago, sulla cui fronte in sette nicchie trovano posto la Madonna col Bambino e sei santi, sul quale trova posto uno zoccolo con l'epitaffio dov'è disteso il gisant in abito francescano. Tommaso è rappresentato nuovamente in trono e nelle vesti di gran connestabile in quella che doveva essere la lunetta in alto. 

Tommaso Sanseverino morì, come indica l'iscrizione, nell'aprile del 1358, e nell'agosto dello stesso anno fu fondato il convento francescano (scheda di Adriano Caffaro, in Raspi Serra 1981, 629-631, n. 3), la cui chiesa doveva essere in fase conclusiva nel 1368, poiché in quella data si approntava il campanile.

L'edificazione della tomba sarà da datare a braccetto con quella dell'edificio (Braca 2006), e non sarebbe peregrina l'idea di una fondazione ad hoc come mausoleo familiare dei Sanseverino. Più ambigua è la questione della committenza. Braca (2006, 149) individua giustamente la committente del mausoleo nella donna raffigurata inginocchiata sulla fronte del sarcofago, che viene presentata da sant'Agnese al cospetto della Vergine. Secondo Braca questa donna sarebbe Margherita Clignetta, seconda moglie di Tommaso. Normalmente è il santo eponimo che presenta un pio defunto alla Madonna in trono, e, benché non sia impossibile una discordanza, sarebbe più facile pensare che la donna committente si chiamasse Agnese. Non si conoscono persone di questo nome vicine al Sanseverino (la figlia risulta chiamarsi Luisa), e bisogna mettere in conto anche un possibile errore nella composizione dell'albero genealogico di Ammirato (1580, 10), che riporta anche l'epigrafe funeraria di Tommaso.

Il monumento, già noto a Emile Bertaux (1902), è stato messo in relazione soprattutto con il gigantesco mausoleo di Roberto d'Angiò (anch'esso di committenza femminile) e con la tomba commissionata da Tommaso Sanseverino per suo padre Enrico nella Cattedrale di Teggiano.

 

Immagine
Committente
Famiglie e persone

Tommaso III Sanseverino

Iscrizioni

+ HIC IACET CORPUS MAGNIFICI VIRI DOMINI THOMASII DE SANTO SEVERINO COMITIS / MARSICI BARONIARUM SANTI SEVERINI CILENTI LAURIE ET CASTRI SANTI GEORGII / DOMINI ET MAGNI REGNI SICILIE COMESTABULI QUI OBIIT ANNO DOMINI MCCCLVIII XXVII / APRELIS XII INDICTIONIS CUIUS ANIMA REQUIESCAT IN PACE AMEN AMEN

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Ammirato 1580: Scipione Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, Firenze 1580


Bertaux 1902: Emile Bertaux, "Le Mausolée de l'Empereur Henry VII a Pise", in Mélanges Paul Fabre. Etudes d'Histoire du Moyen Age, Paris 1902, 365-379


Bock 2001: Nicolas Bock, Kunst am Hofe der Anjou-Durazzo. Der Bildhauer Antonio Baboccio (1351 – ca. 1423), München/Berlin 2001


Braca 2006: Antonio Braca, "Il monumento funebre di Tommaso III Sanseverino (1358). Alcuni problemi della scultura gotica napoletana del Trecento", in Massimo Del Regno (a cura di), Studi in onore di p. Gabriele Cuomo o.f.m., Mercato S. Severino 2005, 167-195 (anche in Ottant'anni di un maestro: omaggio a Ferdinando Bologna, Napoli 2006)

 

Cuomo, Caputo 1976: Gabriele Cuomo, Ottavio Caputo, Mercato S. Severino . La chiesa di S. Antonio dei frati minori nella storia e nell'arte, Mercato San Severino 1976, 67-68

 

Raspi Serra 1981: Joselita Raspi Serra, "L'architettura degli ordini mendicanti nel principato salernitano", in Mélanges dell'Ecole française de Rome, XCIII, 1981, n. 2, 605-681

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione01/12/2012 13:13:37
Data ultima revisione28/10/2016 12:50:15
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/90
OggettoMercato San Severino, Pala dell'Immacolata
Materialeolio su tavola
Dimensioni3 m x 1,90 m circa
Cronologiaterzo quarto del XVI secolo
AutoreGiovan Bernardo Lama
Descrizione

La tavola dell'Immacolata si trova sull'altare della cappella omonima, che si apre sul lato sinistro della navata unica della chiesa di Sant'Antonio a Mercato San Severino.

E' attribuita al pittore napoletano del pieno Cinquecento Giovan Bernardo Lama (Bologna 1955, p. 52; Cuomo, Caputo 1976, 62; Zezza 1991, 18). 

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Bologna 1955: Ferdinando Bologna, Opere d'arte nel Salernitano dal XII al XVIII secolo, Napoli 1955


Cuomo, Caputo 1976: Gabriele Cuomo, Ottavio Caputo, Mercato S. Severino . La chiesa di S. Antonio dei frati minori nella storia e nell'arte, Mercato San Severino 1976


Zezza 1991: Andrea Zezza, "Giovan Bernardo Lama: ipotesi per un percorso", Bollettino d'arte, serie sesta, LXXVI, 1991, n. 70, 1-30

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione08/02/2013 18:36:37
Data ultima revisione29/10/2016 15:48:03
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/166
OggettoMercato San Severino, tomba di Filippo Arcamone
Materialemarmo
Dimensioni2,50 x 1 m circa
Cronologia1560
AutoreBottega Caccavello-d'Auria
Descrizione

La lastra si trova attualmente murata sulla parete sinistra del presbiterio della chiesa di Sant'Antonio a Mercato Sanseverino. Non se ne conosce l'originaria collocazione.

Come recita l'iscrizione, si tratta della lastra terragna che Filippo Arcamone, vivente, commissionò per sé stesso nel 1560. Il personaggio è rappresentato disteso, con il capo appoggiato su uno scudo e l'elmo ai piedi. Sulla cornice e sullo scudo sono scolpite le armi degli Arcamone.

Un accenno solo descrittivo all'opera si trova in Cuomo, Caputo 1976, 68-69. Essa è un tipico prodotto della bottega degli allievi di Giovanni da Nola, Annibale Caccavello e Giovan Domenico d'Auria, molto attivi in quegli anni a Napoli e, secondo Naldi 2013, riprende modelli elaborati a Napoli intorno al 1560, come rivela il confronto con la lastra di Pedro de Toledo, cugino del vicerè (1559).

Un prodotto analogo della prolifica bottega di Annibale Caccavello è la lastra tombale di Lope de Herrera nella chiesa dell'Annunziata di Sessa Aurunca (1564-1565) che mostra impaginato e disposizione delle rappresentazioni con fortissime somiglianze.

 

 

Immagine
CommittenteFilippo Arcamone (m. 1572)
Famiglie e persone
Iscrizioni

Philippus Arcamonius / nobilis Neapolitanus / humanis diu casibus agitatus / certam hic vivens requiem / futuram posuit / MDLX

Stemmi o emblemi araldici

Stemmi Arcamone

Note

Sul committente dell'opera e personaggio raffigurato sulla lastra tombale, cui era destinato, Filippo Arcamone di Napoli, detto 'de Franzia, apprendiamo numerose notizie nel testamento del 1570, aperto alla sua morte, nel maggio 1572. Egli, originario di Napoli (dove la famiglia aveva due cappelle: in S. Pietro Martire, nel Presepe che si trovava nel chiostro; in San Domenico, presso la cappella del Crocefisso dove era un S. Nicola scolpito con lo stemma Arcamone e egli deteneva il giuspatronato della cappella di S. Maria dei Bagni nel Sedile di Porto), abitava in Mercato nella casa detta 'La torre' che aveva fatto riparare con grandi spese (costruendovi due stanze nuove e una cisterna) insieme alla propria casa (che aveva trovato diroccata e in un luogo deserto), ubicate nei pressi della dogana del grano ai piedi della collina all'imbocco dell strada per Avellino. Egli nominava erede la cappella di famiglia, intitolata allo Spirito Santo, posta nella chiesa di san Francesco de Foro "davanti alla tribuna che serve per sacrestia, sotto il campanile" e dispone una somma per la costruzione di una stanza nel chiostro per alloggiare i ministri commissari. Nel testamento ricorda che il padre, che si era trasferito da Napoli a Mercato, quando morì, circa 65 anni prima, pur avendo disposto di essere sepolto a Napoli, venne tumulato in S. Francesco a Mercato San Severino (Filippo chiede ai padri di Mercato di poter trasferire i resti a San Domenico a Napoli). Lascia il figlio adottivo Pompilio Calvano e Scipione de Santis (probabilmente lo stesso, sepolto con il fratello Lucio, della lastra conservata nella stessa chiesa, datata 1580).

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Cuomo, Caputo 1976: Gabriele Cuomo, Ottavio Caputo, Mercato S. Severino. La chiesa di S. Antonio dei frati minori nella storia e nell'arte, Mercato San Severino 1976, 68-69

 

Izzo, Noia, Trotta 2008: Gaetano Izzo, Luigi Noia, Pasquale Trotta, La Terra di San Severino nel XVI secolo. Momenti di vita sociale ed economica. Archivio di Stato di Avellino. Protocolli notarili, Fisciano 2008

 

Naldi 2013: Riccardo Naldi, “Annibale Caccavello. Lastre tombali e serialità della memoria tra scultura e poesia”, in Ricerche sull’arte a Napoli in età moderna. Saggi e documenti 2012-2013, Napoli 2013, 62-77

Allegati
Link esterni
SchedatoreFernando Loffredo, Antonio Milone
Data di compilazione01/12/2012 13:20:03
Data ultima revisione29/10/2016 16:25:00
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/92