NomeNapoli
TipoProvincia
Luogo superioreCAMPANIA
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NomeNola
TipoCittà
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NomePozzuoli
TipoCittà
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Titolo schedaAttendolo, Orazione in morte di Carlo d'Austria, 1571
Titolo

Oratione di Gio. Battista Attendolo di Capua. Nell'essequie di Carlo d'Austria principe di Spagna, con alcune rime di diversi in morte del medesimo e di Carlo V.

Altri nomi titolo
Autore principale

Giovan Battista Attendolo

Altri nomi autore principale
Autore secondario
Immagine
Stampatore

Giuseppe Cacchi

Data1571
Formato

In quarto

Illustrazioni
Colophon

Non presente

Dedica

A Ferrante Carafa marchese di San Lucido

Famiglie e persone

Giovan Battista Attendolo, Carlo d'Austria

RepertoriEdit 16: CNCE 3350
Edizioni precedenti o successive

Non attestate

Struttura e contenuti

Il volume contiene l'orazione funebre dell'Attendolo per la cerimonia celebrata a Capua dall'arcivescovo cardinal Nicola Caetani di Sermoneta nelle esequie di Carlo d'Austria; in coda si trovano sonetti di diversi autori, tra i quali Annibal Caro, Bernardo Tasso, Camillo Pellegrino sr. e Luigi Tansillo.

Notevole un riferimento antiquario alla c. 14 r-v, dove l'Attendolo immagina Carlo ammirato di fronte alla maestà dell'anfiteatro campano: "Ma che inarcar di ciglia (o' Dio buono) havrebbe fatto Carlo ne gli aspetti dello anfiteatro: monti intessuti, opra di mille Crassi; quando Ambrosio Attendolo - quasi Pitagora, che dalla misura del piede herculeo trasse tutta la proporzione del corpo - havesse da quei pochi marmi, che si veggono erti e ch'anco dimostrano l'ordine toscano e dorico, havesse (dico) accennati gli altri del lavor corinthio e ionico, che non dal tempo, che nulla o poca attion ci haveva, ma dall'empie mani di Gothi, di Vandali e d'altri del fuoco ministre, furo in piuÁ volte distrutti et gittati a terra! Certo dalla maraviglia vinto avrebbe esclamato: «Immanem quisnam molem, qui grandia saxa / aequavit coeli nubibus aligeris? / Montibus impositos montes, quae deinde ruina / Deicit e coeli nubibus aligeris?»".

Questi versi citati sono tratti da un epigramma antiquario sull'anfiteatro campano di Antonio Sanfelice, e figurano nella monografia antiquaria Campania dello stesso autore (Sanfelice 1562), che evidentemente Attendolo conosceva bene e aveva deciso di omaggiare con questa citazione. E' singolare anche che in un'orazione funebre Attendolo non senta remore a inserire una parentesi antiquaria, ricca di tecnicismi, con l'evidente scopo di celebrare l'anfiteatro e suo padre Ambrogio che lo aveva studiato e misurato (analisi in Miletti 2012, 140-141).

Bibliografia

Miletti 2012: Lorenzo Miletti, "L’anfiteatro e il criptoportico di Capua nell’antiquaria del cinquecento. Due sonetti inediti di Giovan Battista Attendolo", La parola del Passato, 67, 2012 [2014], 134-148. 

 

Mutini 1962: C. Mutini, “Attendolo, Giovan Battista”, in DBI, 4, 1962.


Sanfelice 1562: Campania Antonii Sanfelicii monachi, Neapoli, descripsit Matthias Cancer, 1562.

 

Allegati
Link esterni

versione online su googlebooks

SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaBarberio, Libellus de animorum immortalitate
Titolo

Libellus de animorum immortalitate

Altri nomi titolo

Libellus de animorum immortalitate, divina providentia, mundi gubernatione et praedestinatione atque reprobatione

Autore principale

Filippo Barberio

Altri nomi autore principale

Fra' Filippo Barberio, Philippus de Barberiis, Philippus Siculus

Autore secondario
Immagine
Stampatore

L'incunabolo è anepigrafo e non presenta note tipografiche, se ne ignora dunque lo stampatore. Secondo la voce redazioale del Dizionario Biografico degli Italiani (Barbieri 1964), si oscilla tra il considerarlo opera di Francesco del Tuppo o di Mattia moravo, con datazione anch'essa oscillante tra il 1479 e il 1490.

DataXV
Formato

in quarto

Illustrazioni

assenti

Colophon

[c. 91 v. n.n.] Finit libellus de animorum immortalitate, divina providentia, mundi gubernatione et praedestinatione atque reprobatione, cui adiungit opusculum de his in quibus Augustinus et Hieronimus dissentire videntur in divinis litteris.

Dedica

A Onorato II Caetani, conte di Fondi:

[c. 1r n.n.] Ad Illustrem virum Honoratum Caitanum Militem ac Fundorum Comitem Magistri Philippi de Barberiis Siculi Ordinis praedicatorii artium et theologie clarissimi interpretis libellus de animorum immortalitate feliciter incipit.

Famiglie e persone

Filippo Barberio, Onorato II Caetani, Oliviero Carafa

Repertori
Edizioni precedenti o successive

Nella prephatio [sic] si fa riferimento a una versione di alcuni anni precedente, che circolò in forma manoscritta.

Struttura e contenuti

Il testo affronta un tema affine al dialogo inedito contenuto nel ms. napoletano BNN VIII F 26, i cui rapporti con quest'edizione restano da chiarire. In coda al libellus figura un altro opuscolo del Barberio, l'Opusculum de his in quibus Augustinus et Hieronymus dissentire videntur in divinis litteris,al quale è premessa una nota di poche righe in cui l'autore spiega che il testo era già stato stampato a Roma (l'edizione risulta dispersa da tempo) ed era indirizzato a un cardinale napoletano (Oliviero Carafa, cf. Barbieri 1964).

Per una rapida analisi del contenuto cf. Barbieri 1964.

Bibliografia

Barbieri 1964: "Barbieri Filippo (Barberi Filippo, Philippus de Barberis, Philippus Siculus)", in DBI, 6, 1964.

 

Pesce 2010: Roberto Pesce, "Barbieri, Filippo", in Encyclopedia of the Medieval Chronicle, a cura di G. Dunphy. Leiden, 141-142.

Allegati
Link esterni

Voce del DBI (Barbieri 1964).

Dell'incunabolo è disponibile una copia digitalizzata presso Gallica

SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaCatone, De cometa, 1472
Titolo

De cometa anni 1472

Altri nomi titolo
Autore principale

Angelo Catone da Benevento

Altri nomi autore principale

Angelus Cato Supinas de Benevento

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Non esplicitato, ma si tratta di Sixtus Riessinger (cf. Fava, Bresciano 1911-1913, 2.13)

Data1472
Formato

In ottavo, 32 cc.

Illustrazioni

Non presenti

Colophon

Prima Marcy M.CCCC.LXXII | ex Angelo Catone Supinate de Benevento philosopho et medico

Dedica

A Giovanni d'Aragona

Famiglie e persone

Angelo Catone, Giovanni d'Aragona, Pietro Ranzano

RepertoriH 4706; Fav e Bres 21, ISTC ic00287600; GW 6385
Edizioni precedenti o successive

Ristampato in Fuiano 1973, 101-120.

Struttura e contenuti

Sul testo dell'opera cf. Croce 1947, 171-173; Figliuolo 1997, 388-392.

Alla c. 4 r figura un elogio del precettore del dedicatario Giovanni, Pietro Ranzano, definito philosophus et theologus et omnium bonarum artium plenus.

Bibliografia

Croce 1947: Benedetto Croce, "Il personaggio che esortò il Commynes a scrivere i Mémoires: Angelo Catone", in Id., Vite di avventure di fede e di passione, Bari 1947, 161-178.

 

Fava, Bresciano 1911-1913: Mariano Fava, Giovanni Bresciano, La stampa a Napoli nel XV secolo, vol. 1: Notizie e documenti, Leipzig 1911; vol. 2: Bibliografia, Leipzig 1912; vol. 3: Atlante, Leipzig 1913.

 

Figluolo 1997: Bruno Figliuolo, La cultura a Napoli nel secondo Quattrocento. Ritratti di protagonisti, Udine 1997.

 

Fuiano 1973: Michele Fuiano, Maestri di medicina e filosofia a Napoli nel Quattrocento, Napoli 1973.

Allegati
Link esterni

Scheda ISTC

Copia digitalizzata della Bayerische Staatsbibliothek, München

SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaDe Pezzo, Sinodo Diocesana di Sorrento, 1654
Titolo

Constitutiones et decreta Dioecesanae Synodi Surrentinae ab illustriss. et reverendiss. dno D. Antonio de Pezzo Archiepiscopo Surrentino celebratae anno domini MDCLIV Innocentio X pontifice Maximo, Neapoli, Typis Francisci Savii Typographi Curiae Archiepiscopalis 1654

Altri nomi titolo

Constitutiones et decreta Dioecesanae Synodi Surrentinae

Autore principale

Antonio de Pezzo, Arcivescovo di Sorrento

Altri nomi autore principale

Antonius de Pezzo

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Francesco Savio

Data1654
Formato

In quarto, fascicolazione A1-H2, 64 facciate, 3-62 numerate

Illustrazioni

Sul front. armi dell’arcivescovo

Colophon
Dedica
Famiglie e persone
Repertori
Edizioni precedenti o successive
Struttura e contenuti

Atti e decreti della Sinodo diocesana di Sorrento.

3-62: testo.

3-14, 27-62: Decreti in latino.

14-26: editto in italiano, salvo il capitolo introduttivo che è in latino. L’editto regola il comportamento dei preti e dei religiosi.

[63]: epigramma composto da 6 distici latini del Surrentinus clerus all’arcivescovo.

[64]: Imprimatur

Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaDe Vipera, Catalogus Sanctorum, 1635
Titolo

Catalogus Sanctorum, quos Ecclesia Beneuent(ana) duplici, ac semidupl(ici) celebrat ritu, et aliorum sanctorum Beneuentanae ciuitatis naturalium, quorum nulla certa, praestitutave die festum colit. Adiecta sub unoquoque brevi ipsius historiae narratione. In duas partes diuisus. A’ Mario de Vipera archidiacono Beneuent(ano) selectus, Neapoli, ex typographia Lazari Scorigij, 1635.

Altri nomi titolo

Catalogus Sanctorum

Autore principale

Mario de Vipera

Altri nomi autore principale

Marius de Vipera

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Lazaro Scorigio

Data1635
Formato

In ottavo

Illustrazioni

Non presenti, ad esclusione dello stemma cardinalizio sul frontespizio e di qualche iniziale decorata.

Colophon

In explicit, p. 110:

Praesentis Sanctorum Cathalogi ad Dei gloriam beatissimamque Dei Genetricis Mariae ac praedictorum Sanctorum honorem ac in nostram utilitatem intexuimus historias quas hodie 30. Augusti anno reparatae salutis MDCXXIX, aetatis nostrae sexaginta tribus annis, mensibus quattuor et diebus duobus absoluimus in Castro Collis nostrae Archidiaconalis Dioecesis. Amen. Amen.

FINIS

Praedicta omnia correctioni Sanctae Romanae Ecclesiae subijcimus

Dedica

Perillustribus ac admodum reverendis Dominis Canonicis et Capitulo Ecclesiae Beneventanae

Famiglie e persone
Repertori
Edizioni precedenti o successive
Struttura e contenuti

Reperorio agiografico dei santi di Benevento o collegati a vicende beneventane.

Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaDe Vipera, Chronologia Episcoporum, 1636
Titolo

Chronologia episcoporum, et archiepiscoporum Metropolitanae Ecclesiae Beneuentanae quorum extant memoria. Adiecta insuper brevi rerum sub unoquoque Episcopatu memorabilium narratione, ac de capituli Beneventanae antiquitate, privilegiis et Canonicorum numero studio et industria Marii de Vipera archidiaconi Beneuentani selecta. Cum duplici indice locupletissimo, iuxta ordinem alphabeticum, Neapoli, typis Io. Dominici Montanari, 1636

Altri nomi titolo

Chronologia Episcoporum

Autore principale

Mario de Vipera

Altri nomi autore principale

Marius de Vipera

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Gian Domenico Montanari

Data1636
Formato

In ottavo

Illustrazioni

Non presenti, a eccezione dello  stemma cardinalizio sul frontespizio

Colophon
Dedica

Al cardinale Ciriaco Rocci, nipote del defunto Pompeo Arrigoni, arcivescovo di Benevento dal 1604 alla sua morte, avvenuta nel 1616. La parentela con l'Arrigoni è menzionata nell'epistola prefatoria

Famiglie e persone

Mario de Vipera, Ciriaco Rocci, Pompeo Arrigoni

Repertori
Edizioni precedenti o successive

Non attestate

Struttura e contenuti

L'opera è una storia dell'arcidiocesi di Benevento condotta sulla linea biografica delle successioni degli arcivescovi, dal I secolo d.C. ai tempi dell'autore. Sono citati numerosi documenti e varie epigrafi tombali ormai perdute.

Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaDel Tuppo, Esopo, 1485
Titolo

Aesopus Moralisatus

Altri nomi titolo
Autore principale

Esopo

Altri nomi autore principale

Aesopus

Autore secondario

Rinuccio d'Arezzo (trad. latino della Vita Aesopi); Gualtiero Anglico (Waltharius Anglicus, a cui usualmente si attribuisce il cosiddeto Anonymus Neveleti, il testo che contiene, per l'appunto, l'Aesopus Moralisatus); Francesco del Tuppo (volgarizzatore)

Immagine
Stampatore

Francesco del Tuppo

Data1485
Formato

In quarto

Illustrazioni

Il testo è corredato da 88 pregevoli xilografie (cf. Donati 1948)

Colophon

Francisci Tuppi Parthenopei utriusque iuris disertissimi studiosissimique in vitam Esopi fabulatoris laepidissimi philosophique clarissimi traductio materno sermone fidelissima et in eius fabulas allegoriae cum exemplis antiquis modernisque finiunt faeliciter. Impressae Neapoli sub Ferdinando Illustrissimo Sapientissimo atque Iustissimo in Siciliae regno triumphatore. Sub Anno Domini MCCCCLXXXV die XIII mensis februarii. Finis Deo gratias.

Dedica

A Onorato II Caetani conte di Fondi, che finanziò l'edizione:

Francisco del Tuppo Neapolitano allo Illustrissimo Honorato de Aragonia Gaitano, Conte di Fundi, Collaterale dello Serenissimo Re Don Ferando Re de Sicilia Prothonotario e Logotheta benemerito Felicitate

L'epistola prefatoria è un vero e proprio elogio del dedicatario, importante anche sotto il profilo biografico.

Famiglie e persone

Francesco del Tuppo, Onorato II Caetani

RepertoriHain 353; ISTC ia00155000
Edizioni precedenti o successive

Il testo ebbe subito fortuna e le edizioni successive furono varie, a partire da una impressa a L'Aquila nel 1493.

Struttura e contenuti

L'opera contiene: il testo latino della Vita Aesopi nella traduzione latina di Rinuccio d'Arezzo; il testo del cosiddetto Anonymus Neveleti, ossia l'Aesopus moralisatus, tradizionalmente attribuito a Gualtarius Anglicus; i volgarizzamenti di entrambi ad opera dello stesso stampatore Francesco del Tuppo.

Sul volume è disponibile l'ottima scheda di Marzano 2007.

L'edizione integrale è in De Frede 1968

Bibliografia

[bibliografia completa in Marzano 2007]

De Frede 1968: Aesopus. Vita et Fabulae latine et italice per Franc. De Tuppo 1485, a cura di Carlo De Frede, Napoli 1968.

Donati 1948: Lamberto Donati, "Discorso sulle illustrazioni dell’Esopo di Napoli (1485) e sulla 'Passio' zilografica",  La Bibliofilia, 50, 1948, 53-107.

Marzano 2007: Carlo Marzano, con la collaborazione di Sabrina Bini, "Del Tuppo, Francesco. Esopo moralizzato", nella Banca Dati del CASVI/SALVIt, on line.

Allegati
Link esterni

Copia digitalizzata presso Gallica

Scheda di Marzano 2007

SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaEustachio, De aere situque Beneventanae civitatis, 1608
Titolo

Io(annis) Nicolai Eustachii Gambatensani civis beneventani Opusculum de aere situque Beneventanae civitatis, in quo plurima ad rem medicam, philosophiam, geographiam, ac astronomiam pertinentia, disseruntur. Superiorum permissu, Neapoli, ex typographia Io(hannis) Baptistae Subtilis, apud Scipionem Boninum, 1608

Altri nomi titolo

De aere situque Beneventanae civitatis

Autore principale

Giovanni Nicola, o Niccolò, Eustachio

Altri nomi autore principale

Ioannes Nicolaus Eustachius

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Giovan Battista Sottile, Scipione Bonino

Data1608
Formato

In ottavo

Illustrazioni

1) Tavola con assi di longitudine e latitudine nella quale sono raffigurate in modo tipizzato quattro città: Siena, Roma, L'Aquila e Benevento

 

2) Tavola con rappresentazione tra gli assi di Benevento, Napoli e Roma. Le tre città sono raffigurate in modo tipizzato, con tuttavia alcuni dettagli che manifestano l'intento di una descrizione reale: di Benevento sembrerebbe riconoscibile il profilo di S. Sofia, di Napoli il Castel dell'Ovo separato dal mare dal resto delle mura, di Roma Castel Sant'Angelo.

 

3) Carta dell'enclave beneventana con la città al centro, i corsi d'acqua, i monti e le città del regno più vicine.

 

4 e 5) Rose dei venti

Colophon
Dedica

Illustrissimo et reverendissimo D. D. Pompeio Arigonio, Cardinali amplissimo, Beneventanorum Archiepiscopo vigilantissimo ac contra hereticam pravitatem Supremo Inquisitori Ioannes Nicolaus Eustachius Gambatensanus civis autem Beneventanus A(rtis) et M(edicinae) D(octor) foeliciter exoptat.

Famiglie e persone
Repertori
Edizioni precedenti o successive

Non attestate

Struttura e contenuti

L'opera, oggi molto rara, consiste in una descrizione scientifica delle caratteristiche geografiche, fisiche e climatiche di Benevento e del suo immediato circondario, compiuta dal medico e naturalista Gian Nicola Eustachio di Benevento. Nella Operis ratio (v. sotto), l'autore spiega che analizzerà Benevento sia in una prospettiva geografica che in unacorografica, diffondendosi sulle distinzioni ta le due discipline: la geografia analizza un luogo in relazione al globo terrestre, mentre la corografia è una descrizione di scala minima.

Al cap. V c'è una descrizione della città (prospettiva corografica).

Interessante la presenza di cinque illustrazioni, nonostante il piccolo formato del volume.

 

Alle prime tre carte (sei facciate) non numerate si trovano il frontespizio e l'epistola di dedica.

pp. 1-3: Operis ratio

 

pp. 4-108: testo diviso in XVIII capitoli

 

In coda, su carte non numerate, epistola d'elogio dell'autore da parte di Giovanni Camillo Perotti di Benevento, sul recto della stessa carta si trovano componimenti in versi latini in lode dell'autore da parte del medico napoletano Girolamo Tomasio e del medico Orazio Durante.

Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaGaffurio, Theorica musicae, 1480
Titolo

Clarissimi ac prestantissimi musici Franchini Gafori Laudensis theoricum opus musice discipline

Altri nomi titolo

Theorica musicae

Autore principale

Franchino Gaffurio

Altri nomi autore principale

Franchinus Gaforius Laudensis

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Francesco di Dino

Data1480
Formato

In quarto

Illustrazioni


Colophon

c. 114 v.: Franchini Gafori Laudensis Musices | professoris theoricum opus armonice discipli | ne Explicit. Impressum Neapolis [sic] per Magi | strum Franciscum di dino florentinum. Anno | domini M.CCCC.LXXX. Die octavo octo | bris. Invictissimo Rege Ferdinando regnan | te. Anno regni eius vigessimo [sic] tertio.

Dedica

Gaffurio in un primo momento aveva dedicato l’opera ad Antonio Guevara conte di Potenza: la dedica  figura infatti nella versione manoscritta dell’opera, ma non in questa a stampa (cf. ms. London, British Library, Hirsch IV.1441 f. 2v).

Nella Biblioteca Provinciale di Potenza si conserva un esemplare (segnatura Sez. Ant. I 5) in ottimo stato di conservazione, con rilegatura in pergamena frutto di un restauro recente compiuto presso il Laboratorio di restauro del libro della Badia di Cava. Alcune brevi annotazioni vergate da una mano quattro-cinquecentesca con inchiostro in origine rosso, ora marrone chiaro, segnano talvolta i margini, ma si tratta di meri notabilia. Alle cc. 52 v. e 54 r. sono ad esempio annotati gli argomenti del testo: diapason | diapente | diatessaron | tonus | diapasondiapende | bisdiapason. Il libro proviene dal convento francescano di S. Maria del Sepolcro; sulla c. 1 v., bianca, si legge infatti la nota di una mano forse seicentesca: Divae Mariae Sepulcri | Potentiae.

E' possibile che la ragione per cui questo prezioso e raro libro figurava nella biblioteca francescana fosse proprio il privilegiato rapporto dell’autore con il barone locale. I Guevara avevano relazioni molto strette con il convento, che elessero anche a sede delle loro sepolture: nel 1488 fu proprio Antonio Guevara a costruire il convento al lato della preesistente chiesa. Nella dedica del ms. londinese, il dedicatario Antonio de Guevara è definito musicus clarissimus, il che ne fa un indiziato per le annotazioni marginali sul libro.

Famiglie e persone

Franchino Gaffurio; Antonio de Guevara conte di Potenza

RepertoriISTC ig00005000; HCR 7404; IGI 4114
Edizioni precedenti o successive
Struttura e contenuti
Bibliografia
Allegati
Link esterni

Scheda ISTC

Scheda GW

SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaGiovine, De antiquitate et varia Tarentinorum fortuna, 1589
Titolo

De antiquitate et varia Tarentinorum fortuna libri octo, Ioanne Iuvene eorum cive auctore..., Neapoli, apud Horatium Salvianum MDLXXXIX

Altri nomi titolo

 De antiquitate et varia Tarentinorum fortuna

Autore principale

Giovan Giovine

Altri nomi autore principale

Ioannes Iuvenis, Giovanni Giovene o Giovine

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Orazio Salviano

Data1589
Formato
Illustrazioni
Colophon
Dedica

 

A Lelio Brancaccio, arcivescovo di Taranto

Famiglie e persone

 

Giovan Giovine, Lelio Brancaccio

RepertoriCNCE 21042
Edizioni precedenti o successive
Struttura e contenuti

L'opera costituisce la prima e maggiore opera antiquaria su Taranto.

 

Bibliografia

Giovine (ed. Fonseca 2015): Giovan Giovine, Antichità e mutevole sorte dei Tarantini, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Taranto 2015.

Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/49
Titolo schedaGravina, Epistolario, 1589
Titolo

Petri Gravinae Panormitani Epistolae atque orationes Io. Francisco Cognomento de Capua Pelignorum regulo dicatae, Iulii Caesaris Conchanorum principis iussu typis mandatae superiorum permissu, Neapoli, apud Iosephum Cacchium MDLXXXIX

Altri nomi titolo

Epistolae atque orationes

Autore principale

Pietro Gravina

Altri nomi autore principale

Petrus Gravina Siculus; Petrus Gravina Panhormitanus; Petrus Gravina canonicus Neapolitanus

Autore secondario

Matteo II de Capua, Giuseppe Cacchi, Fabio Giordano

Immagine
Stampatore

Giuseppe Cacchi

Data1589
Formato

Ottavo

Illustrazioni
Colophon

Neapoli, apud Iosephum Cacchium MDLXXXIX

Dedica

E' possibile che Gravina intendesse pubblicare l'epistolario con dedica a Giovan Francesco de Capua, al quale sono indirizzate le epistole del I libro. A Cesare de Capua principe di Conza sono invece dedicati i versi di Giordani posti in testa all'edizione.

Famiglie e persone

Pietro Gravina, Giovanni Francesco de Capua, Matteo II de Capua, Cesare de Capua, Giuseppe Cacchi, Fabio Giordano

Repertori
Edizioni precedenti o successive

Napoli 1748 e Napoli 1752.

Struttura e contenuti

Edizione moderna dell'epistolario: Gravina 1992[1589].

 


Bibliografia

Gravina 1992 [1589]: Pietro Gravina, Epistolario a cura di A. Della Rocca, Napoli 1992.

Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/57
Titolo schedaGravina, Poemata, 1532
Titolo

Petri Gravinae Neapolitani Poematum Libri ad illustrem Ioannem Franciscum de Capua Palenensium Comitemn, Epigrammatum liber. Sylvarum et elegiarum liber. Carmen Epicum, ex officina Ioanni Sulzbacchii, Neapoli 1532

Altri nomi titolo

Poemata; Poematum libri

Autore principale

Pietro Gravina

Altri nomi autore principale

Petrus Gravina Siculus; Petrus Gravina Panhormitanus; Petrus Gravina canonicus Neapolitanus

Autore secondario

Paolo Giovio, Scipione Capece, Antonio Telesio, Giovanni Filocalo

Immagine
Stampatore

Johann Sulzbach

Data1532
Formato

In quarto

Illustrazioni

Non presenti

Colophon

Neapoli ex Officina Ioannis Sulsbacchii Hagenovensis Germani, VI Mai anno MCXXXII, regnante Carolo V Caesare invictissimo (c. 70v)

Dedica

A Giovanni Francesco de Capua conte di Palena e principe di Conca

Famiglie e persone

Pietro Gravina, Paolo Giovio, Scipione Capece, Giovan Francesco de Capua

Repertori
Edizioni precedenti o successive
Struttura e contenuti

NOTA: Il volume fu pubblicato pochi anni dopo la morte dell'autore per volontà di Scipone Capece e del destinatario, Giovan Francesco de Capua conte di Palena. Al testo fu allegata la vita dell'autore scritta da Paolo Giovio, anch'essa dedicata al conte di Palena, che evidentemente ne fu l'ispiratore, per debito affettivo verso il suo defunto precettore e amico (Vita Petri Gravinae a Paulo Iovio ad Ioannem Franciscum Campanum Pelignorum regulum conscripta).

 

Il volume è composto da 82 carte: 70 carte numerate a cifre arabe, precedute (o, in alcune edizioni, seguite) da un fascicolo di 6 carte non numerate contenente :

Frontespizio della Vita di Gravina scritta da Giovio, [1r]

bianca, [1v]

Vita di Pietro Gravina, [2r-4v]

Antonio Telesio: epigramma in lode di P. Gravina, [5r]

Giovanni Tommaso Filocalo: epigramma in lode di P. Gravina, [5v]

errata, [6r-v]

 

La fascicolazione procede in quaternioni (A-Q) seguiti da un senione (R), numerati con cifre arabe al recto, per un totale di 70 carte. Contenuti:

Frontespizio dei poemata, 1r

Scipione Capece: lettera prefatoria al G.F. de Capua conte di Palena, 1v

Liber degli epigrammi, 2r-44v

Sylvae, 45r-55v

Elegie,55v-59r

Carmen epicum per Consalvo di Cordova (libro I e inizio libro II), 59r-70r.

 

Numerosi sono i componimenti dedicati a Prospero Colonna, a Consalvo di Cordova, a G. Francesco de Capua, nonché ad amici e sodali della cerchia pontaniana. In generale, un profilo di Gravina poeta è in Santagata 1979, 44-46. Una delle elegie, quella su Sorrento è ora analizzata in Nassichuk 2011.

 

 

Bibliografia

Nassichuk 2011: John Nassichuk, “L'imitation de Stace dans une élégie de Petrus Gravina à l'éloge de Sorrente”, in Au-delà de l'élégie d'amour. Metamorphoses et renouvellements d'un genre latin dans l'Antiquité et à la Renaissance , a cura di Laure Chappuis Sandoz, Paris 2011, 229-244.

 

Santagata 1979: M. Santagata, La lirica aragonese. Studi sulla poesia napoletana del secondo Quattrocento, Padova 1979.

Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/56
Titolo schedaGuainerio, De febribus, a cura di Angelo Catone, 1474
Titolo

De febribus

Altri nomi titolo
Autore principale

Antonio Guaineri

Altri nomi autore principale

Antonius Guainerius, o Guaynerius etc.

Autore secondario

Angelo Catone da Benevento

Immagine
Stampatore

Bertholdus Rihing

Data1474
Formato

In folio

Illustrazioni
Colophon

 

Finitur tractatus utilissimus de febribus editus per magistrum Anthonium Guaynerium arcium et medicine doctorem famosissimum Papiensem.  Impressus Neapolis per Magistrum Berchtoldum Ruing. Anno domini .M.CCCC.LXXIIII


Dedica

Il curatore Angelo Catone dedica il libro ad Antonello Bolumbrello, medico di corte e professore di chirurgia allo studio di Napoli dal 1469 al 1474. La lettera prefatoria è pubblicata in Figliuolo 1997, 402.

Famiglie e persone

Antonio Guainerio, Angelo Catone, Antonello Bolumbrello

RepertoriHC 2805; Fav e Bres 102; GW 11587; ISTC ig00523500
Edizioni precedenti o successive

Questa edizione uscì quasi in contemporanea con un'altra, padovana, per i tipi di Conradus de Paderborn (IGI 4512; ISTC ig00523000; GW 11586), che è tuttavia precedente di qualche mese.

Il testo fu ristampato varie volte tra le opere del Guaineri

Struttura e contenuti

Il volume contiene il trattato di medicina pratica del medico pavese Antonio Guaineri (c. 1380-90, + c. 1455), per il quale cf. il recente profilo a cura di Mugnai Carrara 2003.

Bibliografia

Fava, Bresciano 1911-1913: Mariano Fava, Giovanni Bresciano, La stampa a Napoli nel XV secolo, vol. 1: Notizie e documenti, Leipzig 1911; vol. 2: Bibliografia, Leipzig 1912; vol. 3: Atlante, Leipzig 1913 (in particolare vol. 2.87-88)

Figliuolo 1997: Bruno Figliuolo, La cultura a Napoli nel secondo Quattrocento. Ritratti di protagonisti, Udine 1997.

Mugnai Carrara 2003: Daniela Mugnai Carrara, "Guaineri, Antonio (Gaynerius, Guainerius, de Guaineriis, de Gaineriis, de Garneriis, de Vayneriis)", in DBI, 60, 2003.

Allegati
Link esterni

Scheda ISTC

Scheda GW

Voce del DBI su Guaineri (Mugnai Carrara 2003)

SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaImbriani, De Campanae civitatis statu conservando, 1620
Titolo

De Campanae civitatis statu conservando ad illustriss. et reuerendiss. S.R.E. cardinalem Borgiam et Velascum, Regni Locumtenentem Generalem, eiusque Collaterale Concilium, Regiaeque Camerae Praecellentes magistratus, supplex exhortatio, auctore Iulio Caesre Imbriano Campano I. C. eius cive, Neapoli, ex Typographia hæredum Tarquinij Longhi, 1620

Altri nomi titolo

De Campanae civitatis statu conservando supplex exhortatio

Autore principale

Giulio Cesare Imbriani

Altri nomi autore principale

Iulius Caesar Imbrianus

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Eredi di Tarquinio Longhi

Data1620
Formato

in quarto

Illustrazioni

Sul frontesp. (p. 1) le armi del cardinale Gaspar de Borja y Velasquez

sul verso del front. (p. 2), le armi della casa di Spagna

Colophon
Dedica

Al cardinale Gaspar de Borja y Velasquez, viceré di Napoli dal giugno al dicembre 1620

Famiglie e persone

Giulio Cesare Imbriani, Gaspar de Borja y Velasquez

Repertori
Edizioni precedenti o successive
Struttura e contenuti

pp. 3-6, epistola prefatoria di dedica

pp. 7-8, epistola prefatoria agli eletti di Capua: Perillustribus viris Campanae civitatis conscriptis patribus, praedecessoribus (Scipioni Iuniano, Antonio mazziottae, Io Bernard. Ferrettae, Andreae Vinarolo et Io. Carolo Pascali), praesentibus (Fabritio Iuniano, Bernardino Thomasio, Vincentio Capuano, Io. Mariae Feulo et Massimiliano Tidoni)

pp. 9-39, orazione

p. 39, in basso, gli errata e l'imprimatur

Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaLombardo 1748, Diatriba de Luceriae nomine ac conditore
Titolo

 

Dominici Lombardi diatriba de Luceriae nomine ac conditore, Neapoli, excudebat Ioseph Raymundi.

Altri nomi titolo

 

Diatriba de Luceriae nomine ac conditore

Autore principale

 

Domenico Lombardo

Altri nomi autore principale

 

Dominicus Lombardus

Autore secondario
Immagine
Stampatore

 

Giuseppe Raimondi

Data1748
Formato

 

Edizione in quarto di grande formato e di eccellente fattura, con eccellente carta, xxv pp.

Illustrazioni

 

Non presenti

Colophon
Dedica
Famiglie e persone

 

Domenico Lombardo

Repertori
Edizioni precedenti o successive

 

Nessuna

Struttura e contenuti

 

Divisione del libro e osservazioni rilevanti:

 

 

pp. i-xiii: Dissertazione sul nome di Lucera, con esposizione di tutte le tesi precedenti, per poi abbracciare quella di Mazzocchi (Lucera verrebbe da Nucria – Nuceria – Luceria). La prima tesi riportata è quella di Pietro Ranzano, che nella sua opera in lode di Lucera (già dispersa all'epoca di Lombardo e quindi citata tramite una menzione di Leandro Alberti) sosteneva che il nome derivava 'a luce' , perché la città sarebbe collocata in una posizione particolarmente luminosa.

p. iv: Lombardo riporta il testo di un diploma di Carlo II in cui Lucera è definita ‘lucida conca’, a testimonianza che la paraetimologia da 'lux' era già attestata a inizio Trecento.

La fortuna dell'etimo popolare fu grande come mostra – continua Lombardo - l'epigramma di un anonimo sulla tomba del vescovo Fabio Aresti (1601-1609):

 

 

Lux erat elucens lucenti lucida luce

Luceria, eluxit cum tibi stella Fabii.

Nunc extincta jacens, maeret sine lumine lucis,

Phaebea veluti lampade Luna caret.

Ergo deum exora, qui totum illuminat orbem,

altera lucescat lucida stella tibi.

 

 

pp. xiv – xxii: il fondatore.

p. xiv: Lombardo cita il canonico lucerino Carlo Corrado, che nel suo scritto antiquario manoscritto dice che il fondatore non fu diomede ma Dauno.

 

p. xix: L. cita un certo Francesco Calvo, scrittore di memorie lucerine, che fiorì circa nel 1555, di cui Lombardo ancora poteva leggere il manoscritto. Era un uomo dedito 'armis et musis' a un tempo.

 

pp. xxiii-xxv: copia di excerpta da Mazzocchi.

Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaManna, Cancellaria di Capua, 1588
Titolo

Prima parte della cancellaria de tutti privilegii, capitoli, lettere regie, decreti, conclusioni del consiglio et altre scritture della fedelissima citta di Capua dall'anno 1109 insino all'anno 1570. Ridotte per ordine d'alfabeto per il magnifico Gian Antonio Manna cittadino del regimento di detta città, Neapoli, apud Horatium Salvianum, 1588.

Altri nomi titolo

Cancellaria

Autore principale

Gian Antonio Manna

Altri nomi autore principale

Ioannes Antonius Manna

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Orazio Salviani

Data1588
Formato

In quarto

Illustrazioni
Colophon

L'imprimatur è in explicit, alla c. 235 v.

Dedica
Famiglie e persone

Gian Antonio Manna

Repertori
Edizioni precedenti o successive
Struttura e contenuti

Il libro contiene un repertorio per ordine alfabetico delle delibere e degli atti fino al 1570 conservati presso l'archivio dell'universitas capuana, tuttora conservato presso il Museo Campano di Capua. In margine ad ogni argomento repertoriato si trova indicato il volume e la pagina in cui trovare l'atto nel corrispondente registro di cancelleria.

Del repertorio esiste una continuazione fino al 1595, conservata in forma manoscritta presso il Museo Campano (Senatore 2008, nota 34)

Bibliografia

Senatore 2008: Francesco Senatore, "Le scritture delle universitates meridionali. Produzione e conservazione", Reti Medievali Rivista, IX - 2008.1, 1-33

Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaMatteo Silvatico, Pandectae medicinae, ed. Angelo Catone 1474
Titolo

Liber pandectarum medicinae

Altri nomi titolo

Pandectae medicinae

Autore principale

Matteo Silvatico da Salerno

Altri nomi autore principale

Matthaeus Silvaticus, o Sylvaticus, Salernitanus

Autore secondario

Angelo Catone da Benevento

Immagine
Stampatore

Il dato è mancante; sulla scia di Giustiniani 1817, Fava, Bresciano 1911-1913, 1.49-53 e 146-147; 2.86, attribuiscono la stampa ad Arnaldus de Bruxella, ma nella prefazione Catone menziona chiaramente un 'Germanicus' che sarebbe venuto a Napoli da poco e che avrebbe stampato il libro, tutti dati che non possono coincidere con Arnaldo. Lo stampatore fu invece il tedesco Bertold Rihing (cf. Fuiano 1973, 67, e Figliuolo 1997, 361-362).

Data1474
Formato

In folio di grande formato

Illustrazioni

Non presenti. Iniziali miniate a mano in rosso e in nero (cf. Fava, Bresciano 1911-1913, 1.23)

Colophon
Dedica

Al re di Napoli Ferdinando I d'Aragona

Famiglie e persone

Matteo Silvatico, Angelo Catone, Ferrante d'Aragona

RepertoriHC 15194; IGI 8979; Fav e Bres 86; ISTC is00510000; GW M42131
Edizioni precedenti o successive

Numerosissime, a partire da un'edizione modenese dello stesso anno (H 15195*, IGI 8980).

Struttura e contenuti

Il libro contiene il repertorio in ordine alfabetico elaborato da Matteo Silvatico di piante e altri elmenti medicinali. Di ciascun lemma si fornisce l'equivalente greco e arabo.

 

Notevole è l'epistola prefatoria dell'umanista e medico beneventano Angelo Catone indirizzata al re Ferrante, nella quale si sviluppa un lungo e raffinato elogio del Regno di Napoli.

Bibliografia

Fava, Bresciano 1911-1913: Mariano Fava, Giovanni Bresciano, La stampa a Napoli nel XV secolo, vol. 1: Notizie e documenti, Leipzig 1911; vol. 2: Bibliografia, Leipzig 1912; vol. 3: Atlante, Leipzig 1913.

Figluolo 1997: Bruno Figliuolo, La cultura a Napoli nel secondo Quattrocento. Ritratti di protagonisti, Udine 1997.

Fuiano 1973: Michele Fuiano, Maestri di medicina e filosofia a Napoli nel Quattrocento, Napoli 1973.

Giustiniani 1817: Lorenzo Giustiniani, Saggio storico-critico sulla tipografia del regno di Napoli, seconda edizione, Napoli 1817.

Allegati
Link esterni

Scheda ISTC

Scheda GW

SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaMesue, Practica de medicinis, a cura di Angelo Catone, 1475
Titolo

Practica de medicinis particularium aegritudinum, cum additionibus Petri de Abano

Altri nomi titolo

Practica de medicinis

Autore principale

Giovanni Mesue

Altri nomi autore principale

Johannes Mesue Junior, Masawaih al-Mardini

Autore secondario

Angelo Catone, Pietro d'Abano

Immagine
Stampatore

Berthold Rihing

Data1475
Formato

In folio, 216 cc.

Descrizione in Fava, Bresciano 1911-1913, 2.88-89.

Illustrazioni
Colophon
Dedica

Al collegio dei medici di Napoli

Famiglie e persone

Angelo Catone, Giovanni Mesue junior, Pietro d'Abano

RepertoriH 11117; IGI VI 6384-A; Fav e Bres 103; ISTC im00510500; GW M23043
Edizioni precedenti o successive

Il testo era stato già stampato nel 1471 a Venezia (IGI 6382; ISTC im00508000) e a Padova (IGI 6383; ISTC im00509000), nel 1473 a Milano (IGI 6384; ISTC im00510000). Dopo questa edizione napoletana riceverà varie altre riedizioni.

Struttura e contenuti

Il libro contiene la fortunata opera di medicina pratica del medico siriano Giovanni Mesue (Masawaih al-Mardini), nato a Mardin, nell'attuale Turchia sud-orientale, e vissuto in prevalenza a Baghdad a cavallo tra i secoli X e XI. Seguendo l'edizione padovana del 1471 (v. sopra), il curatore Angelo Catone di Benevento vi aggiunge le addictiones del medico trecentesco Pietro d'Abano.

Bibliografia

Fava, Bresciano 1911-1913: Mariano Fava, Giovanni Bresciano, La stampa a Napoli nel XV secolo, vol. 1: Notizie e documenti, Leipzig 1911; vol. 2: Bibliografia, Leipzig 1912; vol. 3: Atlante, Leipzig 1913.

Allegati
Link esterni

Scheda ISTC

 

Scheda GW

SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaMolegnano, Descrizione di Sorrento, 1607 (1846)
Titolo

Descrittione dell’origine, sito, e famiglie antiche della città di Sorrento del signor Cesare Molegnano, posta in luce ad istanza del Dottor Tomaso Cavarretta Napolitano, in Chieti, appresso Isidoro Facii e Barthol. Gobetti 1607, con licenza de’ superiori, e di nuovo in Napoli 1846

Altri nomi titolo

Descrittione dell’origine, sito, e famiglie antiche della città di Sorrento

Autore principale

Cesare Molegnano

Altri nomi autore principale
Autore secondario

Tomaso Cavarretta, Camillo Minieri Riccio

Immagine
Stampatore

Isidoro Facio, Bartolomeo Gobetti

Data1607
Formato

In sedicesimo, composizione I-VIII+24

Illustrazioni
Colophon
Dedica

La prefazione di Cavarretta è dedicata "Alli signori Cesare Sersale e Gio. Battista Brancia", di Sorrento

La prefazione di Molegnano è indirizzata alla città di Sorrento

Famiglie e persone

Cesare Molegnano, Tomaso Cavarretta, Cesare Sersale, Giovan Battista Brancia

Repertori
Edizioni precedenti o successive

Ristampato a cura di Camillo Minieri Riccio nel 1846, l'edizione di riferimento per questa scheda. Ancora ristampato nel 1977.

Struttura e contenuti

p. III-IV, Al lettore, Camillo Minieri Riccio

p. V-VI, Alli signori Cesare Sersale e Gio. Battista Brancia, Tomaso Cavarretta s.

p. VII-VIII, A Sorrento, Cesare Molegnano (datata 28 agosto 1585)

1-20, testo

20-24, note di Minieri Riccio

Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaMonaco, Orazione in lode di Capua, 1665
Titolo

Oratione in lode dell'illustrissima e fedelissima città di Capua, composta e detta dalla buona e santa memoria di Don Michele Monaco, canonico prete capuano e dottor de' sacri canoni, nell'Academia de' nostri Rapiti, con alcune epigramme dell'istesso. Opra posthuma, in Napoli, per Agostino de' Tomasi, 1665

Altri nomi titolo
Autore principale

Michele Monaco

Altri nomi autore principale

Michael Monachus

Autore secondario

Silvestro Ajossa

Immagine
Stampatore

Agostino de' Tomasi

Data1665
Formato

in sedicesimo

Illustrazioni

Sulla c. A1 v. incisione del recto e del verso di una bulla plumbea, di cui l'autore parla al c. 2 dell'orazione: il recto della bulla raffigura il Princeps Robbertus, come recita la scritta che corre intorno all'immagine, mentre sul verso figura una rappresentazione stilizzata della città (porta urbica con due torri, cinta muraria) con la scritta Speciosa Capua.

Il passo dell'orazione relativo a quest'immagine è il seguente:

Nel sacro monastero di S. Giovanni [scil. delle Monache, dove Michele Monaco era confessore] ci si conserva un'antica bolla di piombo, in cui si scorge il nome e la persona dell'armato principe Roberto Normanno, e nel rovescio è scolpita la facciata d'una bellissima porta con la scrittione Speciosa Capua (c. A5v).

L'immagine già figurava nel Sanctuarium Capuanum (Monaco 1630): Monaco la conosceva dunque almeno dal 1627, mentre Aiossa, al momento di stampare l'orazione, recuperò l'immagine già usata dallo zio per il Sanctuarium.

Colophon
Dedica

Alla c. A2 r:

All'illustrissimi Signori e Padroni | Osservandissimi| I Signori Eletti | della fidelissima città di Capua|  L’illustrissimo Signore | D. Cesare del Barone, Duca di Frisia 

Sig. Paulo Caiazza Gioseppe di Capua|  Carlo Salzillo di Geronimo|  Alessandro Sarzuti|  Angelo Ollettino

Famiglie e persone

Michele Monaco, Silvestro Ajossa, Girolamo d'Aquino, Carlo Noce, Antonio Sanfelice

Repertori
Edizioni precedenti o successive
Struttura e contenuti

Il piccolo volume (un unico fascicoletto) contiene la stampa di un'orazione che il Monaco tenne nel 1627 davanti ai Rapiti. Il curatore del volume, Silvestro Ajossa, nipote dell'autore, la pubblicò postuma nel 1665. Struttura:

A1: frontespizio

A2-A3: lettera prefatoria di Silvestro Ajossa con dedica agli Eletti di Capua

A3v-A4v:Epigrammata eiusdem authoris de Capuae nomine et origine

A5-A13v: orazione, in 35 capitoli numerati a cifre arabe. Alla c. A13v si trova scritto: Michael à Monaco Canonicus Capuanus dixit in Academia Raptore Die 3 febr. 1627

A14-A15v: componimenti poetici sull'anfiteatro di Capua: 1) sonetto di Girolamo d'Aquino, 2) sonetto di Carlo Noce, 3) traduzione di G. d'Aquino del successivo epigramma latino, e cioè: 4) epigramma di Antonio Sanfelice, già stampato in coda alla Campania (Sanfelice 1563).

Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaMonaco, Recognitio Sanctuarii Capuani, 1637
Titolo

Recognitio Sanctuarii Capuani per eundem eiusdem collectorem Michaelem Monachum, Decretorum doctorem cathedralis ecclesiae Capuanae canonicum presbyterum addita. In qua multa, quae in priori editione desiderabantur accuratissime, et perdiligenter recollecta videntur, Neap[oli], ex typographia Roberti Molli, 1637

Altri nomi titolo

Recognitio Sanctuarii Capuani

Autore principale

Michele Monaco

Altri nomi autore principale

Michael Monachus

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Roberto Mollo

Data1637
Formato

In quarto

Illustrazioni

frontespizio: effigie di S. Prisco, uguale a quella che figura nel front. del Sanctuarium Capuanum.

a1: armi dell'arcivescovo Camillo Melzi

Colophon
Dedica

A Camillo Melzi, arcivescovo di Capua dal 1636 al 1659. Nella dedica non figura il titolo cardinalizio, che il Melzi acquistò infatti nel 1657.

Famiglie e persone

Michele Monaco, Camillo Melzi

Repertori
Edizioni precedenti o successive
Struttura e contenuti

Il libro non è utilizzabile in assenza del Sanctuarium Capuanum, in quanto è composto da una serie di annotazioni che rinviano alle pagine di quello.

 

a1[-a2v, numerata solo la prima]: epistola prefatoria a Camillo Melzi

[a2v]: corrigenda

A2: Candido lectori

4-101, Recognitio

[102-3, non numerate] Cronotassi dei Vescovi di Capua vetus e nova

[104]bianca

b1-b3v: aggiunta del testo di un epitaphium incisum caractere Longobardo del principe Landolfo, con annotazioni, da considerare un'aggiunta al capo 111 di p. 95, a sua volta una recognitio della p. 619 del Sanctuarium. Si tratta del trsto di una lapide tombale conservata all'epoca di Monaco nella chiesa di S. Benedetto.

[b4-b5v non segnate]: Index rerum notabilium, 

Bibliografia
Allegati
Link esterni

Recognitio consultabile online su googlebook

SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaMorelli, Opera, 1613
Titolo

Io. Caroli Morelli opera. Sacri Tumuli. Sacri Hymni. Veteris Capuae monumenta. Epigrammata. Neapoli apud Io. Iacobum Carlinum

Altri nomi titolo

Opere

Autore principale

Giovanni Carlo Morelli

Altri nomi autore principale

Ioannes Carolus Morelli

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Giovanni Giacomo Carlino

Data1613
Formato

In ottavo, VI + 303 pp.

Illustrazioni

Sul frontespizio, tra titolo e stampatore figurano le armi del dedicatario dell’opera, il cardinale Roberto Bellarmino, uno scudo con sei pigne

Colophon

Un vero e proprio colophon manca. Il volume termina a p. 303 con l'imprimatur del Vicario generale Pietro Antonio Ghiberti, e col visto del deputatus agostianiano Taddeo Caputo

Dedica

Al Cardinale Roberto Bellarmino, vescovo di Capua dal 1602 al 1605

Famiglie e persone

Giovanni Carlo Morelli, Roberto Bellarmino, Cesare Costa, Scipione Donato, Michele Monaco, Vincenzo Morelli, Gian Maria Coscia, Pompeo Barbarito, Fulvio di Costanzo

Repertori-
Edizioni precedenti o successive

Nessuna

Struttura e contenuti

In apertura, su pp. non numerate, figurano la dedica in prosa al Bellarmino, un epigramma di Vincenzo Morelli allo stesso Bellarmino, quattro epigrammi dedicati all'autore ad opera di Scipione Donati, Michele Monaco, Gian Maria Coscia e Pompeo Barbarito, un epigramma dell'autore al lettore.

La sezione più interessante ai fini del progetto è il tomo terzo, i Veteris Capuae monumenta, dedicati a Fulvio di Costanzo marchese di Corleto. Si tratta di quarantacinque componimenti: due dedicatori ad Fulvium Constantium Coroleti Marchionem; ventotto sulle antichità di Capua (includendo anche uno dedicato alla famosa pianta di Capua di Cesare Costa, e uno all’Accademia di Rapiti); altri quattordici, tra cui alcuni vistosamente più lunghi, sono di argomento storico o commemorativo di varie personalità. Indice completo:

195:Ad Fulvium Constantium Coroleti Marchionem, Regentem, et supremi ordinis Consiliarium Capuae patronum Io. Carolus Morellus

ibid. Ad Eundem

196: Capuae insignia septem draconi | coronati in aurea concha, et rubro campo [sopra il titolo le armi di Capua con i sette draghi nella coppa]

197: Capuae insignia Crux rubra coronata in aureo campo [sopra il titolo le armi di Capua con la croce]

198: Ex Veteris Capuae monumentis, et ex novae incolis | quales prisci Campani fuerint, conijcitur

ibid. In Campanum Amphiteatrum

199: In Campanum Theatrum

ibid. In Campanum Capitolium vulgo Turrim

200: In Porticum vulgo Gruttas

ibid. In Trophaeum vulgo arcum Capuae

201: In tumulum vulgo Carceres

ibid. In Tiphatinam arcem, ubi nunc S. Nicolai Templum

202: In aquae ductum forati montis

ibid. Ubi nunc S.Angeli templum, Dianae extant Monu|menta, ubi et Dianae, et Veneris inventa | sunt simulacra

203: In veterem Capuam in monte Trisisco

ibid. In montem S. Angeli vulgo Formam

204: In Psychen fontem vulgo Fici

ibid. In aquam Trfisci

205: In agrum vulgo Casam Cellariam, aut Cereris

ibid. In agrum Stellatem vulgo Mazzonum

206 In Vulturnum flumen

ibid. Commendatur Capua

207: [s.t., altro elogio di Capua]

ibid. [s.t., altro elogio di Capua]

208: Vetus Capua in Archiepiscopali aula pictura Cea|saris Costae Archiepiscopi studio restituta

ibid. In Campanae Academiae laudem, liberales artes | armis nobiliores

209: Epit[aphium] Capis Capuae conditoris

ibid. Epith[aphium, sic] Gn(aei) Naevij poetae Campani

210: T.Iubellius Taurea Campanus fortissimus eques, | capta Capua, uxorem, et liberos, ne a Roma | nis indigna pataerentur, occidit

ibid. T. Vibius Camp(anus) cum xxvij senatoribus, indi[..] | domi suae convivio, ne in Romanorum po | testatem venirent, venenum hausit

211: T. Iubellius Taurea Campanus se etiam occidit, cui | morienti Flaccus virgas addi iubet

212: De duello inter Italos, et Gallos, utris maior virtus | in armis, Hectore Feramusca Campano | Italorum duce

213: Virgines Campanae, capta a Gallis Capua, ne vim patentur [sic], in Vulturnum desiliunt. Epith(aphium)

ibid. Honorij Primi Summi Pontif. Campani Epith.

214: Ad S.P.Q. Campanum | in Philippi Hisp. Cath. II. Regis obitum elegia

219: Epith.

ibid. Epith.

220: In obitu Caroli Iunioris Philippi II Regis filij

ibid. [s.t., altro epitafio di Carlo]

ibid. [s.t., altro epitafio di Carlo]

ibid. In ortu Philippi III filij Hispaniarum principis

221: In obitum Margaritae Austriae Philippi III Cath. regis uxoris Epith

ibid. Epith.

ibid. Epith.

222-226: In obitum Comitis Lemi Neap. Proregis Elegia ad | Catherinam Zunicam a Sandovale eius | uxorem

Bibliografia
Allegati
Link esterni

Morelli 1613 su Googlebooks

SchedatoreLorenzo Miletti
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/2
Titolo schedaSalerno, Sylvulae, 1536
Titolo

Nicolai Salerni Cosentini Sylvulae epicedicae, encomiasticae, satyrycae, ac paraeneticae, variarumque aliarum rerum descriptiones fortasse non inutiles, Neapoli, per Ioannem Sultzbacchium Germanum, 1536.

Altri nomi titolo

Sylvulae

Autore principale

Niccolò Salerno (o Salerni)

Altri nomi autore principale

Nicolaus Salernus

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Johann Sultzbach

Data1536
Formato

In quarto

Illustrazioni

Cornice decorativa con motivi floreali sul frontespizio.

Colophon

Neapoli, per Ioannem Sultzbacchium Germanum, 1536

Dedica

A Gaspare Siscari conte di Aiello

Famiglie e persone

Niccolò Salerno, Gaspare Siscari, Antonino Siscari, Bernardino Martirano, Giano Parrasio

RepertoriToscano 1992, 118, n. 309; Zappella, Alone Improta 1997, 281, n. 111.
Edizioni precedenti o successive

Non attestate

Struttura e contenuti

L'edizione contiene una raccolta di scritti, in larga prevalenza poetici, di Niccolò Salerno di Cosenza. Il contenuto è articolato in dieci libri, introdotti da una breve epistola prefatoria indirizzata al dedicatario. A causa della rarità degli esemplari oggi sopravvissuti, il contenuto dell’opera è pressoché ignorato dagli studiosi moderni, con poche eccezioni (cf. Altamura 1953, molto invecchiato e peraltro molto sintetico; Agosti 2001, 10-11, con qualche annotazione relativa al dedicatario Gaspare Siscara). I componimenti sono tuttavia di grande interesse, sia per la qualità della scrittura latina, sia per la ricca documentazione che contengono. In particolare l’opera si profila di grande rilevanza per la ricostruzione del milieu intellettuale dell’Accademia Cosentina nel quindicennio successivo alla scomparsa del fondatore Giano Parrasio, ma anche per lo studio della rete di relazioni intessute da Salerno con baroni, funzionari e uomini di cultura. Particolarmente interessanti i rapporti con la famiglia Siscara di Ajello, da un lato, e con la ben più potente e influente famiglia Sanseverino di Bisignano dall’altro. Forniamo qui di seguito una tavola dei contenuti del volume, con alcune annotazioni su componimenti scelti.

 

[NB: salvo dove diversamente indicato, i componimenti sono in esametri dattilici]

Ai r: Frontespizio

Ai v: c. bianca

Aii r: Nicolaus Salernus Gaspari Siscarius viro illustri [ep. di dedica dalla quale si deduce che Niccolò era stato istitutore di Gaspare]

Aii v: c. bianca

Aiii r: NICOLAI SALERNI COSENTINI AD GASPAREM SISCARIUM LIBER PRIMUS

Aiii r - Di v: Lungo poemetto teogonico-mitologico ispirato a Esiodo (cf. l’incipit: “Ascraei dic, Musa, senis”).

Dii r: NICOLAI SALERNI SYLVULARUM LIBER SECUNDUS ad Bernardinum Martiranum

Dii r  - Div r: poemetto in esametri in lode di Bernardino Martirano.

Div r - Fi v: Ad Faustum, de contemptu mortis.

Fi v - Fii v: In malos medicos ad Io. Baptistam Inglisium.

Fii v - Gi v: Ad Gallum de mulierum perfidia conquerentem, in distici elegiaci.

Gii r - Giv v: NICOLAI SALERNI SYLVULARUM LIBER TERTIUS. Ad Philomusum, ut eat salutatum Antoninum Agelli regulum atque obiter oppidi arx describitur. Salerno descrive il percorso che, ad Aiello, Filomuso dovrà fare per arrivare al palazzo di Antonino Siscara. Si tratta dunque di una descriptio urbis benché molto selettiva e sviluppata adottando il punto di vista in movimento di Filomuso.

Hi r: Homini non nasci optimum, proximum, cito exstingui. Ad Dominicum Caparra, fino Hii r

Hii r-v: Ad amicum quod quibusdam nominibus non recte utatur

Hiii r-v: Ad Antonium Tylesium. Ode Tricolos tetrastophos [sic]

Hiv r: De Siculo caupone combusto

Hiv r – Ii r: Iustitia, quomodo apud veteres pingebatur. Ad Io. Bernardinum Ferrarium [è forse costui il futuro padre gesuita attivo prima in Sardegna e poi nelle Indie Orientali?]

Ii r – Iii v: Ad Carolum Casop(erum) De rota fortunae

Iii v- Iiii v: Cosulitur Pasquillus Tantalo quo modo ditari oportet (distici in forma dialogica)

Iiv v: Ad iuvenem Patritium paraenesis

Iiv v – Kii v: Ad Carum de iudicandis servandisque amicis

Kiii r- Kiv v: Ad Macrinum in priore decreto minime perseverandum

Kiv v – Li v: Precatio ad Dianam ut Antonino Agelli regulo venatum proficiscenti faveat (strofe saffica minore)

Lii r: NICOLAI SALERNI SYLVULARUM LIBER QUARTUS.

Lii r-Liii r: In funere Galassi Tarsiae

Liii v – Liv r: ΕΙΔΩΛΟΠΟΙΙΑ Bernardini Curtii. Ad lectorem [sembra che parli lo spirito del milanese Bernardino da Corte, celebre per aver consegnato ai Francesi la città nel 1499]

Liv r – Mi v: Laudatur Archon, quod Cosentiam in formam urbis excultae redegerit atque obiter describitur bellicum proludium ab eo celebratum pro imperatoria Caroli maiestate. Cosentia loquitur. Prosopopea di Cosenza, che elogia le migliorie alla città apportate da Archon, pseudonimo sotto il quale sembrerebbe celarsi un plenipotenziario messo vicereale (il governatore della Calabria Mendoza?), se si intende così il verso “ad regimen missus Calabrae divinitus orae”. Costui si era distinto nella guerra precedente (invasione di Lautrec?). Archon ha anche istituito un “certamen pugnae equestris” per rilanciare la città. Segue poi elogio di Carlo V.

Mi v: Ad amicos Chionem cupientes (epigramma di tre distici)

Mii r: NICOLAI SALERNI SYLVULARUM LIBER QUINTUS

Mii r- Niii r: De quorundam fontium, lacuum, fluviorumque admirabilitate. Ad Leonardum Schipanum. Lungo poemetto su fiumi e corsi d’acqua vari, inclusi quelli calabresi. Da valutare eventuale influenza del De Sybari et Crati di Parrasio.

Niii r – Niv v: Aquarum quae usui habentur quaedam noxiae sunt, quaedam vero salutares

Niv v – Oii v: In astrologos. De praeditione diluvii mentientes

Oiii r: NICOLAI SALERNI SYLVULARUM LIBER SEXTUS

Oiii r - O iv r: Ad Franciscum Ferrarium (epistola in prosa)

Oiv v – Piii r: De hypocrisi mortalium dialogus

Piii r – v: De obitu Antonini Agelli reguli. Dialogus

Piv v: De eodem distichon; De eodem endecasyllabi; De eodem tetrastichon; Ἄλλον περὶ αὐτοῦ τετράστιχον (in greco).

Piv v – Qii r: Rhodi conquestio (poemetto in distici elegiaci sulla presa ottomana di Rodi del 1522)

Qii r – Qiii r: Ad Gasparem Siscarium ode dicolos tetrastrophos

Qiii r: De medico qui lotium bibit, ratus decoctam. Ad Fabritium Lunam (epigramma)

Qiii r: Epitaphium Caroli Iardini (epigramma)

Qiii v: De Puliani obitu, Iacobique filii exitu infelicissimo (epigramma. Forse si tratta di quell’Andrea Pugliano destinatario dell’ep. 40 di Parrasio)

Qiv r-v: Ad Petrum Castrium

Ri r: NICOLAI SALERNI SYLVULARUM LIBER SEPTIMUS

Ri r – Sii r: Ad Marcum aAntonium Magnum. Somnii huius descriptione humanum opificium iudicatur.

Rii r-v: Ad Paulinum, ut incerta tempora bene vivendo, certa reddat.

Sii v – Tii r: In obitu A. Iani Parrhasii (lungo poemetto di elogio, a quanto mi risulta ignoto agli studiosi di Parrasio)

De profectione Alfonsi Siscarii Manutiaeque coniugis Messanam (Alfonso Siscara e la moglie Minuccia Porzio baronessa di Limina si recano a Messina. Fatti del 1518?)

Ad Theseum Casoperum (asclepiadei?)

Uiv r: NICOLAI SALERNI SYLVULARUM LIBER OCTAVUS

Uiv r - Viv r: De obitu Ber. Principis Bisiniani (lungo elogio di Bernardino Sanseverino)

Viv r - v: Precatio ad Apollinem et Aesculapium pro Gaspare Siscario aegrotante

Viv v – Xiii r: Conqueritur Fortuna quod falso accusetur a mortalibus. Ad Io. Paulum Loffredum.

Xiii r – Yii v: Philautus voluptatis amicus ad virtutem revocatur, quam quo assequi possit modo Philergus consulit.

Yiii r: NICOLAI SALERNI SYLVULARUM LIBER OCTAVUS [sic per NONUS]

Yiii r – Ziii r: Ad Scipionem Summatem

Ziii r – Aai r: Candidus et Philaretus interlocutores [contiene descrizione idilliaca della piana di Rossano e Corigliano, con menzione del palazzo di San Mauro]

Aai v – Aaii r: Ad Laelium Ferrarium plus aequo Caesare laudantem

Aaii r: Ad amicos et peritos medicos

Aaii r - Aaiii v: De placitis quorundam philosophorum. Ad Agatium Iardinum.

Aaiv r: NICOLAI SALERNI SYLVULARUM LIBER DECIMUS Ad Ferdinandum Gravinae Ducem

Aaiv r - Bbiv r: De atrocissima Romanae Urbe direptione

Bbiv r-Cciii v:  De Syla Brutiorum

Cciii v - Cciv r: Conqueritur fides quod nusquam tuta sit (distici).

Cciv r: Nicolaus ad Lectorem (poche righe in prosa per chiedere venia di eventuali errori di stampa). Seguono poi gli epigrammi di omaggio ad opera di Leonardo Schipani (Cciv r-v), Giovanni Paolo Cesario (Cciv v), Fabrizio Luna (Cciv v), Giovan battista Inglisius (due epigrammi: Cciv v – Ccv r)

Ccv v: c. bianca

 

Bibliografia

Agosti 2001: Barbara Agosti, Elementi di letteratura artistica calabrese del XVI secolo, Brescia 2001.

 

Altamura 1953: A. Altamura, “Per la storia della Parrasiana. L’umanista Niccolò Salerno”, Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, 22, 1953, 31-38.

 

Manzi

 

Toscano 1992: Tobia R. Toscano, Contributo alla storia della tipografia a Napoli nella prima metà del Cinquecento (1503-1553), Napoli 1992

 

Zappella, Alone Improta 1997: Giuseppina Zappella, Elvira Alone Improta, Le cinquecentine napoletane della Biblioteca universitaria di Napoli, Roma, Istituto poligrafico e zecca dello stato, 1997.

Allegati
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SchedatoreLorenzo Miletti
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/55
Titolo schedaSanfelice, Campania, 1562
Titolo

Campania Antonii Sanfelicii monachi, Neapoli, descripsit Matthias Cancer, 1562

Altri nomi titolo

Campania

Autore principale

Antonio Sanfelice, detto fra' Plinio

Altri nomi autore principale

Antonius Sanfelice

Autore secondario
Immagine
Stampatore

Matthias Cancer

Data1562
Formato

In quarto, 20 cc. r/v non numerate, segnatura con fascicoli A-D.

Illustrazioni

Non presenti

Colophon
Dedica

Al senato e al popolo di Capua (Senato Populoque Campano)

Famiglie e persone
RepertoriCNCE 23702;
Edizioni precedenti o successive

L'opera ebbe varie ristampe: Amsterdam 1656, Napoli 1726, Napoli 1796 (con la traduzione dell'Aquino a fronte).

Struttura e contenuti

L'opera è una descrizione della regione della Campania antica, basata sulle fonti letterarie classiche e, raramente, sulle evidenze archeologiche. La descrizione procede da nord a sud, soffermandosi prima sulla parte costiera, e poi sull'interno. Un certo rilievo è dato alla città di Capua, sia nell'introduzione, sia nella descrizione vera e propria. Il dato non fa meraviglia in quanto l'opera fu stampata a spese di Capua, che ne commissionò anche una traduzione a Girolamo Aquino, la quale restò a lungo in forma manoscritta prima di venire stampata alla fine del Settecento (Aquino, Sanfelice 1796). Lo stesso Aquino fu tra i mediatori tra l'universitas capuana e il Sanfelice per portare a buon fine la pubblicazione. La descrizione che Sanfelice dedica all'anfiteatro e al criptoportico dell'antica Capua sono discusse in Miletti 2012.

Ulteriori informazioni sulla vicenda nella sezione Letteratura della scheda Capua.

Bibliografia

Aquino-Sanfelice 1796: La Campania di f. Antonio Sanfelice. Recata in volgar italiano da Girolamo Aquino Capuano. Ora la prima volta data in luce da f. Niccola Onorati, in Napoli, per Vincenzio Orsini, 1796.


Miletti 2012: Lorenzo Miletti, "L’anfiteatro e il criptoportico di Capua nell’antiquaria del cinquecento. Due sonetti inediti di Giovan Battista Attendolo", La parola del Passato, 67, 2012 [2014], 134-148. 



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SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaTansillo, Capitolo per la liberazione di Venosa, 1551
Titolo

Capitolo per la liberazione di Venosa, [Napoli, M. Cancer] 1551.

N.B.: L'edizione risulta oggi dispersa, e il testo è consultabile tramite l'edizione ottocentesca di Fiorentino 1882, il quale ne consultò una copia conservata all'epoca presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, oggi non più reperibile.

Altri nomi titolo
Autore principale

Luigi Tansillo

Altri nomi autore principale
Autore secondario
Immagine
Stampatore

Attribuito a Matthias Cancer

Data1551
Formato

Ignoto

Illustrazioni
Colophon
Dedica

Ai Sindaci e agli Eletti della città di Venosa (Fiorentino 1882, VII).

Famiglie e persone

Luigi Tansillo

Repertori
Edizioni precedenti o successive

Riedito in Fiorentino 1882.

Struttura e contenuti

Il capitolo costituisce una preghiera rivolta al Vicerè per spostare da Venosa le truppe spagnole che già da molti anni avevano posto in città il quartier generale. Il testo è ricco di riferimenti classici e di spunti encomiastici in favore della città di Venosa.

Bibliografia

Fiorentino 1882: Poesie liriche edite ed inedite di Luigi Tansillo, con prefazione e note di F. Fiorentino, Napoli, Domenico Morano, 1882, pp. VII-XXIV.


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SchedatoreLorenzo Miletti
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Titolo schedaTansillo, I due Pellegrini, 1631 [1527 c.a]
Titolo

I due pellegrini di Luigi Tansillo, in Napoli, per Lazaro Scoriggio, MDCXXXI

Altri nomi titolo

I due pellegrini

Autore principale

Luigi Tansillo

Altri nomi autore principale

Aloysius de Tansillo (il nome figura in questa forma, e anagrammato in vari modi, nelle cc. non numerate che seguono il frontespizio. Gli anagrammi sono ad opera di Girolamo Genuini, Hieronymus Genuinus)

Autore secondario

L'edizione è a cura di un letterato che cela il suo nome, firmandosi il Capriccioso dell'Accademia degli Erranti di Napoli, fondata nel 1626 da Mario Rota.

Immagine
Stampatore

Lazaro Scoriggio

Data1631
Formato

In quarto, 48 pagine numerate

Illustrazioni

In coda al volume, a tutta pagina, stampa con figura maschile apollinea in primo piano seduta sotto un albero, con lira ai piedi; sullo sfondo un fiume, un ponte, un poeta coronato e abbigliato all'antica che discorre con una figura femminile; in alto, su un colle, un tempio pagano a struttura circolare.

Colophon
Dedica

A Francesco Benvenuti, nobile bergamasco, che ospitava in casa propria le riunioni dell'Accademia degli Erranti.

Famiglie e persone

Luigi Tansillo, Francesco Benvenuti, Girolamo Genuino

Repertori
Edizioni precedenti o successive

Secondo Boccia 2010, in età moderna il poemetto fu ristampato solo nelle Opere di Luigi Tansillo (Venezia 1738), e nelle Poesie (Londra [ma Livorno, G. T. Masi], 1782). 

Struttura e contenuti

L'opera è un'egloga drammatica in endecasillabi, dalla forte impronta arcadica, nella quale due personaggi, Filauto e Alcinio, cantano le loro pene d'amore: il primo per la morte della sua compagna, il secondo perché la donna amata gli ha preferito un rivale. Decidono di intraprendere una vita raminga e, giunti sotto un ampio albero, decidono di togliersi la vita, quando da quello stesso albero si manifesta l'Anima della donna amata da Filauto,  che impedisce la tragedia e li induce a proseguire il loro cammino e a terminare il loro girovagare a Nola, che li accoglierà e proteggerà. L'encomio di Nola cantato dall'Anima è significativo, anche perché alla città viene affidato il compito di porre fine alle sofferenze dei due protagonisti. Il carattere benefico e salvifico della città è qui declinato in chiave patriottica dal Tansillo (pp. 43-44):

L'Anima
Quinci i piè mossi, non, quai prima, in vano,
non lungo spazio calcheran la terra,
che giungerai nel fortunato piano,
che tante grazie al suo bel seno serra,
quante mai vide il Ciel, con larga mano:
qui troverai l'eccelsa, antica terra,
là dove il vincitor prima Aniballe
ai petti de' Roman diede le spalle.
Quest'è la terra al Ciel tanto gradita,
ch'il nome di felice all'altre tolle;
questa è la terra ch'a ben far t'invita,
e per altri e per sé tanto s'estolle.
No' la potrai chiamar altro che vita;
di tante grazie il Ciel ornar la volle:
qui si riserba a l'alte tue ruine
la lunga requie e 'l non sperato fine.
Due chiari, illustri e glorïosi spirti
han per eterni e cari possessori;
di cui, s'io desiassi in parte dirti
le troppo eccelse lodi e gli alti onori,
il sole, che sen vien, senza espedirti
trarria dal mar la nova luce fuori:
ché chiaramente in questi sol traspare
quanto natura e l'arte e 'l ciel può fare.
Qui lieto il viver tuo trapasserai,
sotto il presidio lor sempre beato;
non cosa basterà noiarti mai,
sì ferma fia la rota del tuo stato;
et a quella crudel tolto sarai,
che t'ha sì lungamente tormentato:
onde mi par, che ringraziar ben puoi,
che a tanto ben riserban gli anni tuoi.

Il nome della città di Nola è in apparenza taciuto, ma è in realtà evocato dal senhal No' la (No' la potrai chiamar altro che vita). Si fanno elogi del territorio e della prosperità del luogo. Vengono anche taciuti i nomi dei Due chiari, illustri e glorïosi spirti, per tessere le cui lodi non basterebbe il tempo di un giorno. E' verosimile che si tratti dei santi Paolino e Felice.
Bibliografia

Boccia 2010: "Bibliografia. Luigi Tansillo", a cura di Carmine Boccia, aggiornato all’8 ottobre 2010

http://www.nuovorinascimento.org/cinquecento/tansillo.pdf

Allegati
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SchedatoreLorenzo Miletti
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/18
OggettoNapoli, Castelnuovo, Porta bronzea, pannello superiore sinistro
Materialebronzo
Dimensioni
Cronologia
Autore
Descrizione

Il pannello raffigura l'agguato teso a re Ferrante da Marino Marzano poco fuori le porte della città di Teano, che compare sullo sfondo, durante la prima congiura dei baroni.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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Schedatore
Data di compilazione06/12/2012 18:49:17
Data ultima revisione27/10/2016 22:49:48
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/102
OggettoNapoli, Museo di San Martino (già Capua), Cristo che incorona la Vergine
Collocazione originariaCapua
Materialelegno (già dipinto)
Dimensioni75 cm x 25 cm
Cronologia
AutorePacio Bertini
Descrizione

La figura fa parte di un gruppo di Cristo che incorona la Vergine, con tutta probabilità proveniente da Capua, visto che dopo la Seconda Guerra Mondiale si trovava negli ambienti dell'Annunziata, dov'erano state stipate molte sculture lignee della zona. Purtroppo in pessimo stato di conservazione, il Cristo è conservato oggi nei depositi del Museo di San Martino di Napoli.

La statuetta è stata pubblicata da Causa (1950, 90-91) come figura di Redentore benedicente, e attribuita a Pacio Bertini (ascrizione accettata da Chelazzi Dini 1996, 62-63). Successivamente Stefano D'Ovidio (2004, 53-55) ha correttamente compreso che l'opera faceva in origine pendant con la Vergine incoronata conservata al Museo Campano (e proveniente dall'Annunziata di Capua) attribuita a Pacio Bertini.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Causa 1950: Raffaello Causa, "Precisazioni sulla scultura del '300 a Napoli", in Sculture lignee nella Campania, catalogo della mostra a cura di Ferdinando Bologna e Raffaello Causa, Napoli 1950.

 

Chelazzi Dini 1996: Giulietta Chelazzi Dini, Pacio e Giovanni Bertini da Firenze e la bottega napoletana di Tino di Camaino, Prato 1996.

 

D'Ovidio 2004: Stefano D'Ovidio, "Pacio Bertini a Napoli: un'ipotesi per l'esordio a San Martino e due gruppi lignei", Prospettiva, 113-114, 2004, 48-59.

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione07/09/2012 13:19:31
Data ultima revisione10/11/2016 17:23:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/72
OggettoNapoli, Museo nazionale di Capodimonte (già Irsina), Sant'Eufemia
Collocazione originariaIrsina
Materialeolio su tela
Dimensioni171 cm x 78 cm
Cronologia1454
AutoreAndrea Mantegna
Descrizione

La tela raffigura Sant'Eufemia, in un arco di marmi colorati all'antica, con i segni del martirio (il leone e il pugnale conficcato nel petto). Sul cartiglio apposto in basso è firmata "Andrea Mantegna" e datata "1454". 

Si tratta di un'opera celebre di Mantegna, non solo per la sua qualità, ma soprattutto perché costituisce un documento sicuro dell'attività padovana del pittore (essendo firmata e datata) e in virtù della sua storia - alquanto eccezionale - che è stata ricostruita in maniera abbastanza precisa (la bibliografia mantegnesca è ovviamente sterminata; si veda da ultimo Giovanni Agosti in Mantegna 2008, 79-81, n. 11).

La tela faceva parte della donazione di Roberto de Mabilia alla Cattedrale di Irsina (cfr. Gelao 1996, 2003, e 2013).

Immagine
CommittenteRoberto de Mabilia
Famiglie e persone
Iscrizioni

Nell'arco: "SANTA EUFEMIA".

Nel cartiglio apposto in basso, sul basamento dell'arco: "OPUS ANDREAE MANTEGNAE MCCCCLIIII".

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Agosti, Thiébaut 2008: Mantegna 1431-1506, cat. mostra (Parigi, Louvre), a cura di Giovanni Agosti e Dominique Thiébaut, Paris 2008.

 

Ceriana 1997: Matteo Ceriana, “Una nuova opera di Pietro Lombardo”, Venezia arti, 11, 1997, 139-143.

 

Fumian: Silvia Fumian, scheda n. 34, in Mantegna e Padova 1445-1460, cat. mostra (Padova, 2006-2007), a cura di Davide Banzato, Alberta De Nicolò Salmazo, Anna Maria Spiazzi, Milano 2006, 212. 

 

Gelao 1996: Clara Gelao, “Per Andrea Mantegna: una precisazione e una proposta”, in Studi in onore di Michele D’Elia: archeologia, arte, restauro e tutela archivistica, a cura di Clara Gelao, Matera 1996, 239-252.

 

Gelao 2003: Clara Gelao, Andrea Mantegna e la donazione De Mabilia alla Cattedrale di Montepeloso, Matera 2003.

 

Gelao 2013: Clara Gelao, Nuove riflessioni su Mantegna scultore: la statua di Sant’Eufemia a Montepeloso, Venezia 2013.

Allegati
Link esterni
SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione16/05/2013 20:14:48
Data ultima revisione18/01/2017 09:39:09
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/246
OggettoNapoli, Museo Archeologico (già Gaeta), cratere di Salpion [SCHEDA IN CORSO DI REVISIONE]
Luogo di reimpiegoGaeta
Luogo di provenienzaFormia
Collocazione attuale

Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. 6673

Prima attestazione

Nel 1575 Pighius, cui si deve anche la prima trascrizione dell'epigrafe, vide il cratere nella Cattedrale di Gaeta (Pighius 1587, 440: in templo pro Sacri Baptismatis lavacro).

Materialemarmo pentelico
Dimensionih 1,30 (con il piede); d 0,99
Stato di conservazione

Il piede è di restauro; sono state risarcite le lacune sull'orlo e nel corpo del vaso e quelle relative all'attacco delle anse orizzontali; un foro circolare, praticato appena sopra la carena, potrebbe essere ricondotto al reimpiego del pezzo così come la lastra di marmo, decorata con una croce a estremità espanse, sistemata all'interno della vasca. La traccia di una sfregatura sul collo delle figure è stata collegata con la notizia, non altrimenti verificata, dell'uso del pezzo come bitta sul porto di Formia (Finati 1823, tav.49). Incrostazioni rossastre all'interno e sull'orlo.

Cronologiametà del I secolo a.C.
Descrizione

Il cratere a calice con vasca decorata da corpose baccellature, corpo slanciato e orlo svasato, appartiene alla nota produzione di grandi vasi in pentelico decorati a rilievo e di altri preziosi oggetti di arredo di gusto eclettico e classicistico realizzata, a partire almeno dalla fine del II secolo a.C., da officine attiche e indirizzata quasi esclusivamente al mercato romano (Grassinger 1991).

La firma, completata dall'etnico athenaios in posizione di sicura visibilità, conferma l'origine ateniese dell'artista (IG XIV 1260: "Salpion, ateniese, realizzò l'opera"), e costituisce un vero e proprio certificato di qualità del prodotto (Slavazzi 2010).

Il fregio rappresenta un episodio dell'infanzia di Dioniso, afferente al fortunato tema della kourotrophia del dio: Hermes, in clamide e petasos, consegna il piccolo Dioniso a una ninfa di Nysa che, seduta, porge una nebris per accoglierlo tra le braccia. Il gruppo centrale della composizione è introdotto dal thiasos festante, composto da un satiro con tirso e pelle ferina, una menade con timpano, e un satiro con il diaulos ed è guidato da Hermes, mentre alle spalle della ninfa, in un'ambientazione serena e boschiva, evocativa del contesto di Nysa, figurano un sileno e due ninfe stanti.

Il cratere, arredo lussuoso di una delle ville d'otium dall'antica Formiae, ha rivestito un ruolo centrale nella storia degli studi sul fenomeno storico-artistico convenzionalmente noto come neoatticismo (ora Cain, Dräger 1994). Sono infatti molto rari i vasi decorativi antichi con firma dell'artista; oltre al cratere di Salpion si conoscono il vaso di Sosibios al Louvre (Hamiaux 1998, 197-199, n. 216) e il Rhyton di Pontios dagli Horti di Mecenate (Età della Conquista, 309, III.20, S. Guglielmi).

Come è stato ampiamente dimostrato, la decorazione figurata di questo genere di prodotti risulta scomponibile in moduli autonomi, discendenti da modelli diversi e replicati in maniera indipendente (Hauser 1889, da rivedere ora almeno nella prospettiva di Cain, Dräger 1994). Nell'opera di Salpion si deve dunque isolare il gruppo con la presentazione di Dioniso alla ninfa: si tratta, infatti, di un’iconografia che la coerenza narrativa e stilistica ha indotto a ritenere elaborata nel tardo classicismo (forse per la base di una statua perduta di Dioniso realizzata nella cerchia prassitelica cfr. Fuchs 1957, 140-141; diversamente Hanfmann, Moore 1969-1970, 43-44). Mentre nella realizzazione del corteggio di satiri, menadi, ninfe e sileni concorrono precedenti formali diversi (Fuchs 1957, 141-142), combinati poi insieme nel costruire una sequenza ben organizzata culminante nell'episodio centrale della “presentazione” della divinità.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

La prima menzione del celebre vaso marmoreo si deve a Stephanus Pighius che vide il cratere nella Cattedrale di Gaeta dove veniva utilizzato come fonte battesimale. La notizia appartiene a una dettagliata descrizione della città, visitata dall'umanista in occasione del suo viaggio con il giovane principe Carlo di Clève (1575); come è noto il resoconto del viaggio confluì nell'opera a stampa (Hercules Prodicius, cfr. Pighius 1587) dedicata alla memoria del principe morto giovanissimo durante la visita a Roma.

Lo stesso Pighius riferisce la provenienza del cratere dalle rovine della vicina Formia, notizia che si ritrova, quasi citata alla lettera, un secolo dopo nella descrizione di Pietro Rossetto (1675), che aggiunge però importanti precisazioni sulla struttura del fonte battesimale. Il cratere antico, che doveva essere noto all'epoca come Tazza di Bacco, era collocato vicino la cappella del Santissimo Sacramento e sostenuto da «quattro leoni di marmo tutti d'un pezzo», evidentemente il gruppo che ora, diviso in due parti, è posto ad inquadrare l'ingresso della Cattedrale.

Fonti iconografiche

- Pietro Testa (?): Taccuino degli Uffizi  "Architettura 6975-7135",  fol. XLVIII, 7019, penna ad acquerello grigio (Conti 1982, tav. XLIII);

 - disegno Franks II, fol. 56 n. 377 (Conti 1982, 49, fig. 20)

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Cain, Dräger 1994: H.U. Cain, O. Drager, "Die sogenannten neuattischen Werkstatten", in  Das Wrack. Der antike Schiffsfund von Mahdia, catalogo della mostra (Bonn 1994), a cura di G. Hellenkemper Salies et al., Köln 1994, 809–830.

 

Conti 1982: Graziella Conti, "Disegni dall'antico agli Uffizi "Architettura 6975-7135", Rivista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte, 5, 1982. 

 

Età della Conquista: I giorni di Roma. L’età della conquista, catalogo della mostra (Roma 2010), a cura di E. La Rocca, C. Parisi Presicce con A. Lo Monaco, Roma 2010.

 

Finati 1823: Giovambattista Finati, Il real Museo borbonico descritto da Giovambattista Finati, tav. XLIX, Napoli 1823.

 

Fuchs 1957: W. Fuchs, Die Vorbilder der neuattischen Reliefs, Berlin 1959. 

 

Grassinger 1991: Dagmar Grassinger, Römische Marmorkratere, Mainz 1991, 175-177, n. 19, tavv. 22-23.

 

Hamiaux 1998: Marianne Hamiaux, Les sculptures grecques II. La période hellénistique (IIIe-Ier siècles avant J.-C.), Paris 1998.

 

Hanfmann, Moore 1969-1970: G. M. A. Hanfmann , C. B. Moore, Hermes and Dionysus. A Neo-Attic Relief, in  Acquisitions (Fogg Art Museum), N. 1969/1970, pp. 41-49.

 

Huaser 1889: Friedrich Hauser, Die neu-attischen Reliefs, Stuttgart 1889.

 

Pighius 1587: Stephanus Pighius, Hercules Prodicius, Antwerpen 1587, 440. 

 

Rausa 1993: Federico Rausa, "Cratere marmoreo baccellato con figure a rilievo", in Il Palazzo del Quirinale. Catalogo delle sculture, a cura di Lucia Guerrini e Carlo Gasparri, Roma 1993, 147-151.

 

Rossetto 1694: Pietro Rossetto, Breve descrittione delle cose più notabili di Gaeta. Città antichissima e fortezza principalissima del Regno di Napoli, per gli Socii Dom. An. Parrino e Michele Luigi Mutij, Napoli 1694, IV discorso, 28-29.

 

Slavazzi 2010: Fabrizio Slavazzi, Il lusso del principe. Una ricognizione sull’arredo marmoreo delle ville imperiali, in "Amoenitas", 1, 2010, 1-19.

 

Tuccinardi 2014: Stefania Tuccinardi, "IV. 24 Cratere di Salpion", in Augusto e la Campania, catalogo della mostra, a cura di Teresa Elena Cinquantaquattro, Carmela Capaldi, Valeria Sampaolo, Napoli 2014, 64.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione11/04/2014 17:01:33
Data ultima revisione02/10/2017 16:35:15
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/336
OggettoNapoli, Villa Comunale (già Salerno), c.d. Fontana dei Leoni (o delle Paparelle), Labrum
Luogo di reimpiegoSalerno
Luogo di provenienzaRoma
Collocazione attuale

Napoli, Villa Comunale (Già Salerno), piazzale ellittico del viale centrale.

Prima attestazione

Marsilio Colonna 1580

Materialegranito grigio egiziano
Dimensionidiametro circa 3,15 m (12 piedi napoletani)
Stato di conservazione

Privo del piede originale; la superficie è abrasa dall'acqua e ricoperta di incrostazioni calcaree, sebbene nel 1991 sia stata sottoposta ad un'intervento di pulizia (Pozzi 1991, 324-325) che ha rimesso in luce il modellato del gorgoneion centrale.

CronologiaEtà imperiale
Descrizione

Il labrum, di dimensioni monumentali, realizzato in un unico blocco di granito, presenta l'orlo a listello piatto di ampia apertura mentre il corpo si connota per le pareti lisce nettamente staccate dal fondo piatto con conseguente diminuzione del diamentro del fondo rispetto a quello dell'apertura; l'ombelico è decorato con un gorgoneion scolpito a rilievo (Museo borbonico 12, 1 tav. 54). La vasca rientra nella tipologia dei labra di grandi dimensioni - di diametro non inferiore a 150 cm, fino ai 680 cm attestati per la fontana del Cortile del Belvedere ai Vaticani (Ambrogi 2005, 74-75, 224 ) - scolpite in materiali pregiati, in particolare porfido e graniti grigi, corrispondente al tipo I dei labra classificati da A. Ambrogi. I labra di questa tipologia sono attestati quasi esclusivamente a Roma, reimpiegati come fontane, ancora oggi in uso; la provenienza, ove nota, rimanda a contesti d'uso privati e pubblici riferibili ad una committenza prevalentemente imperiale; anche per l'esemplare salernitano sembrerebbe plausibile supporre una sua originaria collocazione a Roma seppure tradizionalmente, sulla scorta delle ipotesi settecentesche prospettate da P.A. Paoli, si sia ritenuto che la vasca, così come i sarcofagi del Duomo, potesse provenire da Paestum (Paoli 1784, 148; Braca 2003, 100).

La presenza della vasca è testimoniata fin dal '500 al centro dell'atrio del Duomo, dove presumibilmente giunse già in epoca normanna, in una fase di intenso afflusso di materiale antico verso la Cattedrale salernitana. Una consolidata tradizione antiquaria fino ai primi decenni  dell'Ottocento conferma la presenza e l'immutata magnificenza della vasca, utilizzata come fontana nell'atrio (Braca 2003, 100). L'ultima testimonianza grafica del labrum a Salerno è rappresentata da un disegno dell'atrio di Leseur datato al 1822. Nel 1826, infatti, per volontà di Francesco I di Borbone, la vasca fu rimossa dall'atrio del Duomo di Salerno e trasferita a Napoli, nella Villa Comunale - dove è attualmente ubicata -  in sostituzione del Toro Farnese, trasportato al Real Museo Borbonico; il nuovo allestimento della fontana, sostenuta da quattro leoni, fu progettato da Pietro Bianchi (Pozzi 1991).         

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche

J. L. Desprez (Saint Non 1781-1786, III, 164, n. 91;

Schultz 1860, fig. 113; Kronig 1969, 217-222);

G. Volpato in Paoli 1784, tav. 32;

J. Ph. Leseur 1822.

Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Ambrogi 2005: Annarena Ambrogi, Labra di età romana in marmi bianchi e colorati, Roma 2005.

 

Braca 2003: Antonio Braca, Il Duomo di Salerno. Architettura e culture artistiche del Medioevo e dell’Età Moderna, Salerno 2003, 100 ss. figg. 91-94.

 

Bracco 2007: Vittorio Bracco, Recensione a Annarena  Ambrogi, Labra di età romana in marmi bianchi e colorati, Roma, 2005, Rassegna storica salernitana, 24, 2007, 1, 407-408.

 

De Angelis 1937: Michele De Angelis, Nuova guida del Duomo di Salerno, Salerno 1937, 267.

 

Kronig 1969: Wolfgang Krönig, "Il duomo normanno di Salerno nei disegni di Louis-Jean Desprez", Napoli Nobilissima, 8, 1969, 217-222.

 

Marsilio Colonna 1580: Marcantonio Marsilio Colonna, De vita et gestis B. Matthaei Apost. et Evang. eiusque gloriosi corporis in Salernitanam urbem translatione, Napoli 1580, 73.

 

Mazza 1681: Antonio Mazza, Historiarum Epitome de rebus Salernitanis, Napoli 1681, 37.

 

Paoli 1784: Paolo Antonio Paoli, Rovine della città di Pesto, detta ancora Posidonia, Roma 1784, tav. 32.

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi di Dottorato, 2010, pp. 382-384.

 

Pozzi 1991: Enrica Pozzi, Ufficio Scavi Napoli- Località: Napoli, Villa Comunale, in Atti Taranto 31, 1991, pp. 324-325.

 

Saint-Non 1781-1786: Jean-Claude Richard de Saint-Non, Voyage Pittoresque Ou Description Des Royaumes De Naples Et De Sicile, III, Paris 1781-1786, 164, n. 91.

 

Schultz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, 217-222. 

 

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SchedatoreMarina Caso
Data di compilazione02/10/2014 19:08:14
Data ultima revisione27/06/2017 20:26:24
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/450