NomeTaranto
TipoCittà
Luogo superiorePUGLIA
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OggettoTaranto, battaglie (Polibio di Palladio)
Collocazione
Immagine
Materiali e tecniche
Dimensioni
Cronologia
Autore
SoggettoTaranto
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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Schedatore
Data di compilazione24/01/2014 19:50:17
Data ultima revisione29/01/2017 10:47:33
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OggettoTaranto, pianta della città e del porto
CollocazioneNapoli, biblioteca Nazionale
Immagine
Materiali e tecniche
Dimensioni
Cronologia
Autore
Soggetto
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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Schedatore
Data di compilazione29/03/2013 14:40:48
Data ultima revisione29/01/2017 10:49:44
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OggettoTaranto, pianta della città e del porto
CollocazioneModena, Biblioteca Estense
Immagine
Materiali e tecniche
Dimensioni
Cronologia
Autore
Soggetto
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni

Porsia, Scionti 1989, p. 59.

Fonti e documenti
Bibliografia

Porsia, Scionti 1989: Franco Porsia, Mauro Scionti, Le città nella storia d'Italia. Taranto, Roma-Bari 1989

Allegati
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Visibile on line.

 

 

Schedatore
Data di compilazione12/11/2015 18:22:27
Data ultima revisione19/07/2017 13:17:38
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OggettoTaranto, veduta del porto
Collocazionea stampa
Immagine
Materiali e tecnicheincisione
Dimensioni
Cronologia1783
Autore
SoggettoTaranto
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni

A stampa in Saint-Non 1781-1786.

Fonti e documenti
Bibliografia

Saint-Non 1781-1786: Jean-Claude Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou Description des royaumes de Naples et de Sicile, 4 voll., Paris, s.n., 1781-1786. [vol. 1.1vol. 1.2;vol. 3vol. 4.1vol. 4.2].

Allegati
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Data di compilazione03/12/2013 11:51:13
Data ultima revisione29/01/2017 10:50:29
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OggettoTaranto, veduta della città
Collocazione
Immagine
Materiali e tecniche
Dimensioni
Cronologia1783
Autore
SoggettoTaranto
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni

A stampa in Saint-Non 1781-1786.

Fonti e documenti
Bibliografia

Saint-Non 1781-1786: Jean-Claude Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou Description des royaumes de Naples et de Sicile, 4 voll., Paris, s.n., 1781-1786. [vol. 1.1vol. 1.2;vol. 3vol. 4.1vol. 4.2].

Allegati
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Data di compilazione03/12/2013 11:52:07
Data ultima revisione29/01/2017 10:50:52
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OggettoTaranto, veduta della città
CollocazioneRoma, Biblioteca Angelica, Carte Rocca, 59r
Immagine
Materiali e tecniche
Dimensioni
Cronologia
Autore
Soggetto
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni

Muratore, Munafò 1991

Fonti e documenti
Bibliografia

Muratore, Munafò 1991: Nicoletta Muratore, Paola Munafò, Immagini di città raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo, Roma 1991

Allegati
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Schedatore
Data di compilazione02/11/2014 18:32:28
Data ultima revisione02/04/2017 17:19:25
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OggettoTaranto, veduta della città e porto
CollocazioneBaltimora, Walters Art Museum, manoscritto W.658
Immagine
Materiali e tecniche
Dimensioni
Cronologia
Autore
SoggettoTaranto
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni
Schedatore
Data di compilazione20/01/2014 21:13:03
Data ultima revisione29/01/2017 10:48:21
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OggettoTaranto, veduta urbana (1703)
Collocazionea stampa
Immagine
Materiali e tecnicheincisione
Dimensioni
Cronologia1703
Autore
SoggettoTaranto
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni
Schedatore
Data di compilazione12/02/2014 13:05:55
Data ultima revisione28/01/2017 13:57:52
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OggettoTaranto, castello
Tipologiacastello
Nome attualecastello
Immagine
Nomi antichi

Castel Sant'Angelo

Cronologia

X secolo: costruzione di una fortificazione bizantina.

1241-1245: restauri promossi da Federico II.

1269-1270: nei documenti angioini è citata la cappella, intitolata alla Vergine.

1271-1275: Carlo I d'Angiò ordina riparazioni nel castello (Schulz 1860, I, 271-272 e infra, Documenti).

1277: la cappella risulta intitolata a san Leonardo.

1404: Raimondo Orsini del Balzo, principe di Taranto, completa alcuni lavori di ristrutturazione.

1406: "in castro Tarenti in sala magna dicti Castri" avviene il giuramento di fedeltà a Maria d'Enghien.

1481: viene scavato un canale artificiale che trasforma la città in isola, di cui il castello diviene caposaldo.

1482, 1 aprile: re Ferrante ordina "reparationem et fortificationem murorum ac munitionem civitatis" (Carducci 1995, 119).

1486: iniziano gli interventi di ammodernamento al castello per adeguarlo alla difesa dalle armi da fuoco. Il castello assume un impianto quadrilatero difeso agli angoli da quattro torri.

1491: viene aggiunto il rivellino triangolare fra le torri della Bandiera e di San Cristofalo, inglobando la torre Sant'Angelo, che invece faceva parte delle mura cittadine. Poiché le mura erano pagate dall'universitas e a essa appartenevano, mentre il castello era di proprietà regia, la città chiese una compensazione per quello che considerava un esproprio.

1492: data dell'iscrizione apposta sul torrione dell'Annunziata.

1577: viene allargato il fossato che corre intorno al castello e di conseguenza allungato il ponte che ne permette l'accesso dal lato della città.

1883: per la realizzazione del ponte girevole viene abbattuto il torrione di Sant'Angelo.

Autore

Speziale (1930, 39-43) ha attribuito il rifacimento tardo quattrocentesco (1487-1491)  a Francesco di Giorgio Martini: l'attribuzione, ritenuta convincente su base stilistica, è stata poi accettata da altri studiosi (Pane 1975-1977, II, 224; Dechert 1984, 243, 247; e più cautamente da Adams 1994, 132, 135), ma non ha finora trovato riscontri documentari.

Committente

Federico II

Carlo I d'Angiò

Raimondo Orsini del Balzo

Ferrante d'Aragona

Famiglie e persone
Descrizione

Il castello ha un impianto quadrangolare con un'appendice costituita da un rivellino triangolare, che in origine congiungeva il castello a una delle torri della murazione cittadina (torre Sant'Angelo), poi abbattuta nel 1883 per la realizzazione del ponte girevole che unisce l'isola del centro storico alla terraferma. Ai vertici del quadrilatero sono altrettante torri (San Cristofalo, San Lorenzo, della Bandiera, dell'Annunziata).

All'interno, nei pressi dell'ingresso al castello, è la cappella, a navata unica e con cupola emisferica. Benché sia stata talvolta proposta anche per questa cappella un'attribuzione a Francesco di Giorgio, in questo caso non appare convincente: le paraste con specchiature incassate e le cornici di imposta della volta e della cupola suggeriscono una datazione già pienamente cinquecentesca.

Iscrizioni

Iscrizione sulla torre dell'Annunziata.

Stemmi o emblemi araldici

Lo stemma di Ferrante d'Aragona, inquadrato fra altri due stemmi minori è murato sul torrione dell'Annunziata.

Elementi antichi di reimpiego

Il castello sorge su un'area fortificata bizantina, a sua volta insediata in un sito importante della città. Per i ritrovamenti archeologici all'interno del castello, cfr. Giletti 2012; Giletti 2013.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La trasformazione più importante dle castello risale alla tarda età aragonese, quando viene configurato come un quadrilatero con torri cilindriche ai vertici e viene congiunto a una delle torri della murazione tramite un corpo di fabbrica triangolare. La torre al vertice di questo avancorpo triangolare è stata abbattuta nel 1883 per la costruzione del ponte girevole.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Piante e rilievi sono pubblicati in Speziale 1930; Ceschi 1936; Gelao 2005; D'Angela, Ricci 2006; D'Angela, Ricci 2009; Ricci 2011; Giletti 2013.

Fonti/Documenti

Nel 1271, e poi nuovamente nel 1275 Carlo I d'Angiò enumera coloro che sono obbligati a provvedere alle riparazioni del castello di Taranto (Schulz 1860, IV, docc. XCVIII, CXI). Nel 1284 il sovrano ordina a Liberto Aureliano, Giustiziere di Terra d'Otranto, di provvedere alle riparazoni della residenza reale di Villanova e dei castelli di Taranto e Oria, affinché egli vi spossa abitare (Schulz 1860, IV, doc. CCLXXXVIII).

 

Bibliografia

Adams 1994: Nicholas Adams, "L’architettura militare di Francesco di Giorgio", in Francesco di Giorgio architetto, a cura di Francesco Paolo Fiore e Manfredo Tafuri, Milano 1994, 114-150.


Brunetti 2006: Oronzo Brunetti, L’ingegno delle mura. L’Atlante Lemos della Bibliothèque Nationale de France, Firenze 2006, 90-95.

 

Canali, Galati 2000: Ferruccio Canali, Virgilio Galati, “Architetture e ornamentazioni dalla Toscana al Lazio, agli 'umanesimi baronali' del Regno di Napoli (1430-1510).  II. Francesco di Giorgio Martini e i 'suoi seguaci'. I Da Maiano e Giuliano da Sangallo per le committente del Duca di Calabria nelle corti dell’umanesimo baronale, a Tuscania, in Umbria e nel Salento", Bollettino della Società di Studi Fiorentini, 6, 2000, 23-46.

 

Carducci 1995:  Giovangualberto Carducci, "La ricostruzione del castello di Taranto nella strategia difensiva aragonese (1487-1492)", Archivio Storico Pugliese, 48, 1995, 101-178.

 

Carducci 2009: Giovangualberto Carducci, Il castello di Taranto: dalla ricostruzione aragonese alla fine del Cinquecento, Bari 2009.

 

Ceschi 1936: Carlo Ceschi, "Opere militari e civili nel Rinascimento un Puglia: Una torre e la cappella del castello di Taranto", Japigia, 7.3, 1936, 259-288.

 

D'Angela, Ricci 2006: Il Castello aragonese di Taranto: Studi e ricerche 2004-2006, Atti del II Seminario (Taranto, Castello aragonese, 17 novembre 2004) a cura di Cosimo D'Angela e Francesco Ricci, Taranto 2006.

 

D'Angela, Ricci 2009: Dal Kàstron bizantino al Castello aragonese, Atti del Seminario (Taranto, Castello aragonese, 17 novembre 2004), a cura di Cosimo D'Angela e Francesco Ricci, Taranto  2009.

 

Dechert 1984: Michael S. A. Dechert, City and Fortress in the Works of Francesco di Giorgio: The Theory and Practice of Defensive Architecture and Town Planning, Ph. D. diss., Catholic University of America, Washington D.C. 1984.

 

De Pascalis 2004: Giancarlo De Pascalis, "Francesco di Giorgio e l’architettura militare in area pugliese”, in Francesco di Giorgio Martini. Rocche, città, paesaggi, Atti del convegno nazionale di studio (Siena, 30-31 maggio 2002), a cura di Barbara Nazzaro e Gugliemo Villa, Roma 2004, 161-172.

 

Gelao 2005: Clara Gelao, Puglia rinascimentale, Milano 2005, 179-184.

 

Giletti 2012: Federico Giletti, Prima del castello. Ricerche archeologiche nel castello aragonese di Taranto, Taranto 2012.


Giletti 2013: Federico Giletti, "Ricerche archeologiche all’interno del Castello Aragonese di Taranto. Note preliminari", Thiasos, 2.1, 2013, 19-37.

 

Kiesewetter 1995: Andreas Kieswetter, “Le strutture castellane tarantine nell’età angioina”, Cenacolo, n.s., 7, 1995, 21-51.


Pane 1975-1977: Roberto Pane, Il Rinascimento in Italia meridionale, Milano 1975-1977, II, 221-224.


Ricci 2011: Francesco Ricci, Il Castello Aragonese di Taranto, Taranto 2011.

 

Speziale 1930: Giuseppe Carlo Speziale, Storia militare di Taranto negli ultimi cinque secoli, Bari 1930.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione26/05/2014 00:11:11
Data ultima revisione04/03/2017 10:44:09
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OggettoTaranto, Cattedrale
Tipologiachiesa cattedrale
Nome attualeSanta Maria Assunta e San Cataldo
Immagine
Nomi antichi

Santa Maria; San Cataldo.

Cronologia

VII secolo: la chiesa è certamente già esistente.

1070 ca.: ricostruzione a opera dell'arcivescovo Drogone

1094: la chiesa è già in gran parte costruita e si provvede ai vetri delle finestre.

1160: il magister Petroius realizza il mosaico pavimentale.

1412-1421: l'arcivescovo Rainaldo Brancaccio fa costruire una nuova sagrestia alla  base del campanile.

1523: edificazione della cappella di San Sebastiano, a spese dell'universitas come ex voto dopo una pestilenza.

1570: a memoria della vittoria di Lepanto, il vescovo De Corrigio fa realizzare un monumentale ciborio per l'altare maggiore.

1588: la chiesa viene rinnovata.

1652: il ciborio dell'altare maggiore viene trasferito nella cappella battesimale.

1713: l'architetto leccese Mauro Manieri ricostruisce la facciata.

1943: i bombardamenti danneggiano il campanile, che viene abbattuto. Con l'abbattimento sparice anche la sagrestia quattrocentesca

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La Cattedrale ha uno sviluppo longitudinale, l'aula principale divisa in tre navate da due file di colonne di spoglio è preceduta da un profondo avancorpo e seguita dal transetto sporgente oltre il quale si sviluppano il presbiterio e, alla sua destra, il grande cappellone barocco di San Cataldo. Prescindendo dalle aggiunte di età moderna, una netta discontinuità si riconosce già nelle strutture medievali fra il corpo longitudinale con copertura lignea e il capocroce - transetto e coro - coperti da strette volte a botte. Al di sotto di quest'area si sviluppa la cripta.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego le colonne della navata e i tronchi di colonna della cripta.

Capitello corinzio sulla prima colonna a sinistra.

Opere d'arte medievali e moderne

Sepolcro Del Balzo.

Acquasantiera cinquecentesca.

Ciborio della cappella battesimale.

Fonte battesimale (conca medievale rilavorata nel XVI secolo).

Formelle a rilievo all'esterno del transetto destro.

Rilievo della Madonna della Candelora.

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Blandamura 1923: Giuseppe Blandamura, Duomo di Taranto nella storia e nell’arte, Taranto 1923.

 

Belli D’Elia 1977: Pina Belli D’Elia, "La cattedrale di Taranto. Aggiunte e precisazioni”, in La chiesa di Taranto. Studi storici in onore di mons. Guglielmo Motolese arcivescovo di Taranto nel XXV anniversario del suo episcopato, vol. I, Dalle origini all’avvento dei Normanni, Galatina 1977, 129-161.

 

Bertelli 1990: Gioia Bertelli, "Modelli bizantini in età normanna. I capitelli della cattedrale di Taranto", in Roberto il Guiscardo tra Europa Oriente e Mezzogiorno, Atti del convegno internazionale di studio promosso dall’Università degli Studi della Basilicata in occasione del IX centenario della morte di Roberto il Guiscardo (Potenza-Melfi-Venosa, 19 - 23 ottobre 1985) a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Galatina 1990, 283-295.

 

Canali, Galati 2000: Ferruccio Canali, Virgilio Galati, “Architetture e ornamentazioni dalla Toscana al Lazio, agli ‘umanesimi baronali’ del Regno di Napoli (1430-1510).  II. Francesco di Giorgio Martini e i ’suoi seguaci’, I Da Maiano e giuliano da Sangallo per le committente del Duca di Calabria nelle corti dell’umanesimo baronale, a Tuscania, in Umbria e nel Salento", Bollettino della Società di Studi Fiorentini, 6, 2000, 23-46.

 

Damiano Fonseca 1992: Cosimo Damiano Fonseca, Taranto: la Chiesa, le Chiese, Taranto 1992.

 

D’Angela 1986: La cripta della cattedrale di Taranto, a cura di Cosimo D’Angela, Taranto 1986.

 

De Luca 1997: Patrizia De Luca, La Cattedrale di San Cataldo, Taranto 1997.

 

Gandolfo 1975: Francesco Gandolfo, “La ‘galilea’ della Cattedrale di Taranto”, Archivio Storico Pugliese, 28, 1975, 344-352.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, I, 272.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione26/05/2014 00:12:11
Data ultima revisione02/01/2019 16:23:15
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OggettoTaranto, San Domenico
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso (riutilizzato)
Nome attualeChiesa di San Domenico
Immagine
Nomi antichi

San Pietro Imperiale

Cronologia

1228: benedettini abbandonano il complesso di San Pietro Imperiale.

1302: data sul portale.

1578 circa: fondazione della Confraternita della Madonna del Rosario nella chiesa di San Domenico.

1580: fondazione della Confraternita del Santissimo Nome di Gesù nella chiesa di san Domenico per volontà dei padri domenicani.

1670: fondazione della Confraternita della Madonna Addolorata  e di San Domenico Soriano.

Autore
Committente

Giovanni Taurisaniense (1302)

Famiglie e persone

Giovanni Taurisanense

Descrizione

La chiesa e il complesso monastico sorgono nel centro storico nei pressi della cattedrale e il prospetto presenta un'alta rampa settecentesca d'accesso frutto di una risistemazione urbanistica dell'area. La facciata a capanna conserva l'aspetto trecentesco, con il portale archiacuto e lo stemma nella chiave di volta con l'iscrizione del committente e la data 1302 e il rosone. L'interno, ad aula unica, con cappelle sfondate conserva tracce dell'impianto originario nell'arcone trionfale ogivale e nel coro a pianta quadrata e volta a crociera archiacuta costolonata. La cupola, come gli inserti delle cappelle e la decorazione con statue nei pennacchi è riferibile all'età moderna, come le volte ribassate del transetto e nelle cappelle laterali, che ospitano gli altari delle confraternite, tra cui quello con la Circoncisione di Gesù di Fabrizio Santafede. Il chiostro, sotto il quale sono stati ritrovati i resti di un tempio classico della frequentazione antica del sito, presenta archi a sesto ribassato con pilastri di età moderna, mentre sotto i corridoi si conservano tracce dell'impianto e della decorazione originaria gotica, anche con il reimpiego di pezzi antichi.

Iscrizioni

Sull'arcone d'ingresso con lo stemma:

"HOC OPUS FIERI FECIT NOBILIS VIR IOHANNES TAURISANENSIS SUB ANNO DOMINI MCCCII"

Stemmi o emblemi araldici

Sopra la chiave di volta dell'arcone del portale d'ingresso:

stemma con toro del committente Giovanni Tauriniense.

Elementi antichi di reimpiego

Un frammento di iscrizione romana reimpiegata come stipite del portale d'ingresso alla sala capitolare nel chiostro

Opere d'arte medievali e moderne

Tela con Circoncisione di Gesù di Fabrizio Santafede (sull'altare della terza cappella della Confraternita del SS.Nome di Gesù).

Storia e trasformazioni

Il complesso sorge in un'area frequentata fin dall'età antica e nella quale insisteva un tempio di cui si sono ritrovate ampie tracce. Prima del convento domenicano era presente la chiesa di San Pietro Imperiale, abbandonata dai benedettini nel 1228. La chiesa e il convento hanno origini nel secolo XIV, come rivela la data 1302 presente in facciata e l'erezione fu dovuta all'impegno di un committente locale con il beneplacito di Filippo d'Angiò. Il monastero sembra sia sorta con l'arrivo dei domenicani sui resti di una fortificazione, forse un edificio legato a Federico II (di qui la denominazione di San Pietro Imperiale). Il complesso ha subito notevoli trasformazioni lungo tutta l'età moderna, visibili nelle parti alte, nel presbiterio e nelle cappelle della chiesa, oltre che nel chiostro, che oggi ospita con quel che resta del monastero, la locale Soprintendenza archeologica.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Alfonzetti 1997: Mariolina Alfonzetti, "La chiesa e il convento di San Domenico di Taranto: contributi per la storia", Cenacolo, n.s., 9, 1997, 73-82.

 

Amuso 1997: Giacomo Amuso, La Chiesa di San Domenico Maggiore a Taranto, Taranto 1997.

 

Fella-La Gioia 1985: F. Fella - E. La Gioia, S. Domenico Maggiore in Taranto. Chiesa e convento, Taranto 1985.

 

Rubino 1995: Antonio Rubino, Le confraternite laicali a Taranto dal XVI al XIX secolo, Fasano 1995.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione26/05/2014 00:12:56
Data ultima revisione04/03/2017 11:12:37
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/743
OggettoTaranto, San Francesco
TipologiaChiesa (scomparsa) e complesso monastico (riutilizzato)
Nome attualeConvento di San Francesco d'Assisi
Immagine
Nomi antichi

San Lorenzo

Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Del complesso monastico originario non si conservano tracce: è visibile un resto del portale archiacuto d'ingresso alla chiesa di san Lorenzo, ad aula unica, mentre il convento, oggi sede universitaria, appare nella veste dovuti alle trasformazioni sette-ottocentesche.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il complesso monastico che è il primo insediamento francescano in città è stato radicalmente trasformato in età moderna e, dopo le alienazioni, adibito a diverse funzioni pubbliche (oggi ospita l'università), per cui non sono evidenti tracce della sua conformazione di età medievale o rinascimentale.

Note

Tra le cappelle era presente quella della famiglia Latona intitolata a San Francesco d'Assisi.

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Coco 1928: A.P. Coco, I Francescani nel Salento, III, Taranto 1928.

 

De Vincentiis 1983: D.L. De Vincentiis, Storia di Taranto, Taranto 1878.

 

Iovene 1589: G.G. Iovene, De antiquitate et varia Tarantinorum fortuna, Napoli 1589.

 

Merodio (ed. Fonseca 1998): Ambrogio Merodio, Istoria Tarentina, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Taranto 1998, 342-344

 

Perrone 1981-1982: B. F. Perrone, I frati minori in Puglia della Serafica Riforma di S. Nicolò (1590-1835), voll. 2, Bari 1981-1982.

 

Perrone 1981: B. F. Perrone, I conventi della Serafica Riforma di S. Nicolò in Puglia (1590-1835), voll. 3, Galatina 1981.

Link esterni

 

 

SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione26/05/2014 00:14:06
Data ultima revisione04/03/2017 11:22:57
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/744
OggettoTaranto, Sant'Andrea degli Armeni
Tipologiachiesa
Nome attualeChiesa di Sant'Andrea degli Armeni
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1399, maggio: la chiesa viene danneggiata durante l'assedio a Taranto da parte di Ladislao di Durazzo.

1573: l'abate Scipione di Ariccia fa ricostruire la chiesa e i locali circostanti.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La chiesa sorge in pieno centro storico e della fase medievale non conserva tracce; l'edificio presenta una notevole facciata di forme rinascimentali con timpano e rosone, e presenta quattro paraste con il portale timpanato; in posizione acroteriale due statue allegoriche, con una figura maschile che regge una colonna spezzata, e una femminile. L'interno ha una volta unghiata e l'arco trionfale che si apre sull'abside.

Iscrizioni

In facciata:

AEDEM HANC CUM DOMIBUS CIRCU(M)CIRCA /ABB(AS) SCIPIO DE ARICIA RECTOR / AD DEI LAUDEM ET BEATI ANDREAE APOST(OLI) / SUO AERE A FUNDAMENTIS EREXIT / MDLXXIII

Stemmi o emblemi araldici

Sul timpano: stemma della famiglia Capitignano.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La chiesa era parte di un complesso originario risalente al XIV secolo, notevolemente danneggiato nell'assedio alla città dell'otto maggio 1399 ad opera di Ladislao di Durazzo ("plures ictus proiecti in S. Andraea de Armenis" racconta Crassullo). Il complesso conserva la sua articolazione nella ricostruzione tardo-cinquecentesca, quando viene rifatta la chiesa e gli edifici accanto. Nel corso del tempo non si registrano significative variazioni nell'edificio.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Canali, Galati 2000: Ferruccio Canali, Virgilio Galati, “Architetture e ornamentazioni dalla Toscana al Lazio, agli ‘umanesimi baronali’ del Regno di Napoli (1430-1510).  II. Francesco di Giorgio Martini e i ’suoi seguaci’, I Da Maiano e giuliano da Sangallo per le committente del Duca di Calabria nelle corti dell’umanesimo baronale, a Tuscania, in Umbria e nel Salento, Bollettino della Società di Studi Fiorentini, 6, 2000, 23-46.

 

Crassullo (ed. Pelliccia 1782) Angelo Crassullo, De rebus tarentinis, edizione a cura di Alessio Aurelio Pelliccia,in  Raccolta di varie cronache diarii et altri opuscoli così italiani come latini appartenenti alla storia del Regno di Napoli, vol. V, Napoli 1782, 109-125, 117.

 

D'Angela 2013: Cosimo D'Angela, "Taranto: testimonianze archeologico-monumentali del principato: documenti superstiti tra memoria e oblio", in Un principato territoriale nel Regno di Napoli? Gli Orsini del Balzo principi di Taranto (1399-1463), Atti del convegno (Lecce. 20-22 ottobre 2009) a cura di Luciana Petracca e Benedetto Vetere, Roma 2013, 607-613.

 

De Vincentiis 1983: D.L. De Vincentiis, Storia di Taranto, Taranto 1878.

 

Farella 1983: Vittorio Farella, "La chiesa cinquecentesca di Sant'Andrea degli Armeni a Taranto e l'architettura albertiana", in Studi in onore di Dino Adamasteanu, 1983.

 

Fonseca 1978: Cosimo Damiano Fonseca, "Tra gli armeni dell'Italia meridionale", in Atti del Primo simposio internazionale di arte armena, Venezia 1978, 181-189.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione17/07/2014 17:52:39
Data ultima revisione04/03/2017 11:51:30
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OggettoTaranto, Sant'Antonio
Tipologiachiesa e convento francescano
Nome attualeSant'Antonio
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

 

1444-1448: costruzione della chiesa e del convento per volontà di Giovanni Orsini del Balzo.

1488, gennaio: Alfonso duca di Calabria in visita a Taranto si occupa del convento di Sant'Antonio.

1597: giungono i padri riformati.

XVIII secolo: lavori di ristrutturazione.

1809: soppressione.

1820: riprendono le attività del convento.

1867: cessione del convento al Municipio di Taranto.

1880: adibito a carcere.

1957: di nuovo adibito a convento per padre riformati e padri osservanti.

Autore
Committente

Giovanni Antonio Orsini del Balzo

Famiglie e persone

Giovanni Antonio Orsini del Balzo

Descrizione

Fondata da Giovanni Antonio Orsini del Balzo nel 1447, la chiesa presentava un interno a croce latina con una sola grande navata, scandita da cappelle laterali e tetto in legno. Con le pareti affrescate, aveva anche quadri di pregio e sculture diverse, e tra queste una in legno raffigurante S: Antonio da Padova, e una statua in pietra raffigurante Giovanni Antonio Orsini del Balzo, entrambe commissionate da lui.

La chiesa e il convento sorgevano extra moenia, ed erano in origine circondati dai giardini di S. Antonio “alla Spartitora” e di S. Antonio “sotto il monastero” che facevano parte dell’originaria donazione dell' Orsini. La chiesa presentava una facciata monocuspide  simile a quella di San Pietro Imperiale a Taranto, con grande rosone a raggiera e sculture in alto (abbattuto). Il convento presentava un chiostro con quattro porticati su grandi colonne che reggevano archi e decorato con “vaghe pitture”. Al piano superiore, due corridoi, di cui uno con stanze e copertura lignea.


Iscrizioni

Iovene (ed. Fonseca 1998), 180 riporta le tre iscrizioni che attestano la costruzione della chiesa da parte di Giovanni Antonio Orsini del Balzo e l'anno della fondazione. Le prime due, in caratteri latini e gotici, sono coeve alla fondazione, mentre la terza risulta più tarda:

"Ioannes Antonius de Baucio de Ursinis Tarenti princeps, dux Barii, Lycii comes, regni Siciliæ magnus Conestabulus, &c."

"Hanc construi fecit ecclesiam sub vocabulo et nomine beati Antonii annis Christi M.CCCC.xlviii."

"Hoc domus Antonio Patavino sacra locatur

Principe Ioanne Antonio dominante Tarenti,

Sub qui præses erat fidus Nicolaus ibidem

De Cupressano Leonardo milite cretus,

Mille quatercentum septem Solaureus orbes

Arce sub æterea Christi quadragina arotabat."

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Statua in legno di Sant'Antonio da Padova, commissionata da Giovanni Antonio Orsini del Balzo.

Statua in pietra genuflessa di Giovanni Antonio Orsini.

Storia e trasformazioni

Tre lapidi all’ingresso riportavano il nome del fondatore Giovanni Antonio Orsini del Balzo e gli anni di costruzione della chiesa e del convento 1444-1448. Il convento fu terminato nel 1448 e tale data segna l’inzio dell’insediamento a Taranto dei frati della Regolare Osservanza. Merodio nella Istoria Tarentina  descrive il sito: “ sopra una collina molto vaga che sovrasta al mar piccolo antico porto della città, che però non invisia le delizie del famoso Pausillipo di Napoli" (Merodio [ed. Fonseca 1998], 455). Nel  XVII secolo lavori di ampliamento dell’edificio: si interviene sul convento e costruiscono scarpate murarie per consolidare l’edificio sorto su fondamenta argillose. Sostituiscono copertura lignea con volta di pietra, poi abbattuta e sostituita nuovamente con una volta in legno. Nel convento sorge lo studio provinciale di teologia che raggiunge una posizione di rilievo tra le case della Serafica Riforma di S. Nicolò.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

A. Merodio, Istoria Tarentina, ms. 12.1, Biblioteca comunale Acclavio di Taranto, sec. XVII

Bibliografia

Coco 1923: A.P. Coco, Il convento di S. Pasquale Babylon di Taranto, Lecce 1923.

 

Coco 1928: A.P. Coco, I Francescani nel Salento, III, Taranto 1928.

 

D'Angela 2013: Cosimo D'Angela, "Taranto: testimonianze archeologico-monumentali del principato: documenti superstiti tra memoria e oblio", in Un principato territoriale nel Regno di Napoli? Gli Orsini del Balzo principi di Taranto (1399-1463), Atti del convegno (Lecce. 20-22 ottobre 2009) a cura di Luciana Petracca e Benedetto Vetere, Roma 2013, 607-613

 

De Vincentiis 1983: D.L. De Vincentiis, Storia di Taranto, Taranto 1878, rist. Anast. Bologna 1983.

 

D’Ippolito 1996: Lucia D'Ippolito, Il convento di S. Antinio, in Sulle orme dei viaggiatori. Luoghi della città di Taranto attraverso i documenti, Taranto 1996, 173-187.

 

Iovene 1589: G.G. Iovene, De antiquitate et varia Tarantinorum fortuna, Napoli 1589.

 

Merodio (ed. Fonseca 1998): A. Merodio, Istoria Tarentina, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Taranto 1998.

 

Perrone 1981: B. F. Perrone, I conventi della Serafica Riforma di S. Nicolò in Puglia (1590-1835), voll. 3, Galatina 1981.

 

Perrone 1981-1982: B. F. Perrone, I frati minori in Puglia della Serafica Riforma di S. Nicolò (1590-1835), voll. 2, Bari 1981-1982.

 

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SchedatoreBianca de Divitiis
Data di compilazione03/03/2015 12:47:05
Data ultima revisione04/03/2017 12:15:13
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OggettoTaranto, seggio
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale(distrutto)
Immagine
Nomi antichi

teatro

Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il sedile di Taranto, adesso scomparso, era situato nel pictagio di San Pietro, di fronte alla Cattedrale. Stando alle informazioni tramandate dal Libro Rosso di Taranto, redatto nel 1528, l’universitas possedeva «in lo pittagio di santo Pietro et proprie a fronte la maiore ecclesia de Santo Cataldo [...] lo loco dove novamente è principiato farsice uno Seggio» (Taranto, Biblioteca del Liceo «Archita», Codice Architano, c. 10v; cfr. Putingani 1967). La presenza del sedile a Taranto è ricordata anche da Sacco 1795-1799, IV, 6.

All’inizio del Quattrocento esistevano tre diversi edifici di seggio, i theatri «Sancti Angeli, Sancti Cataldi et dohane» (Cassandro 1973, 39). Il theatrum Sancti Cathaldi era probabilmente sulla stessa area dove poi sarebbe stato costruito il nuovo seggio nel 1528. Quello della dogana corrisponde probabilmente con le strutture dell’attuale torre dell’orologio.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Ordinamento della città di Taranto. Nel 1491 il re decide che Taranto debba eleggere un consiglio formato da 24 persone, parte nobili e parte civili, che si riuniranno convocati su licenza del Capitano "ad sono de campana secundo lo solito de dicta cità". Il sigillo e le scritture dell'università dovranno essere conservate in una cassa nella cappella di San Cataldo, e la cassa chiusa da tre chiavi, di cui una in possesso del capitano, una dei nobili, la terza dei popolari (Codice Aragonese, III, 147) 

Note

All’inizio del Quattrocento, a esclusione di alcune festività religiose, sia ai nobili che ai populares era consentito giocare in «theatris Sancti Angeli, Sancti Cataldi et dohane» senza dover pagare alcuna tassa. «Verum, ludentes in theatris Sancti Angeli, Sancti Cataldi et dohane, tam nobiles quam populares, ludentes ibidem, nichil debent solvere, nec cabelloti possint eos compellere ut non ludant in dictis locis vel ut solvant, exceptis eciam noctibus atque diebus Nativitatis domini, Circumcisionis et Epifanie». La norma è inclusa nell’inventario dei beni del principe di Taranto Raimondo Orsini, databile fra il 1420 e il 1435 (Cassandro 1973, 39).

 

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Libro rosso di Taranto, 1330-1603 (Taranto, Biblioteca del Liceo «Archita», codice architano), c. 10v, secondo capoverso: "Item la preditta Università tene et possede in lo pittaggio di Sancto Pietro et proprie a fronte la maiore ecclesia de Sancto Cataldo, confine le case del predetto quondam Rafaele Prothonobilissimo et la strata publica, lo loco dove novamente è principiato farsice uno Seggio per lo quale loco l’università paga ogni anno de censo carlini vinti ... allo Cantorato, calrini 13 et carlini 7 allo beneficio de santo Iovanne et Paulo dentro santo Cataldo per due apoteche che erano in detto loco de detti beneficii quale apoteche le foro .... dall’università censuate per me notaro Francesco predetto come sindaco d’essa università in anno septimae indictione 1503 secondo appare per un contratto fatto per mano del quondam notaro vincenzo Speciario al quale s’habbia relatione” (Putignani 1967).


Bibliografia

Cassandro 1973: Giovanni Cassandro, "Un inventario dei beni del Principe di Taranto", in Studi di Storia pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli, a cura di Michele Paone, II, Galatina 1973, 5-57.

 

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

 

Putignani 1967: Adiuto Stefano Leonardo Putignani, "Il Libro Rosso di Taranto, I: Inventario dei beni dell’Università", Studi Francescani Salentini, 2, 1967, 7-39.

 

Sacco 1795-1799: Francesco Sacco, Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli, 4 voll., in Napoli, presso Vincenzo Flauto, 1795-1799.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione07/04/2014 17:53:06
Data ultima revisione04/03/2017 12:09:23
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/738
OggettoTaranto, anfiteatro
TipologiaEdificio per spettacoli
Nome attuale
Nomi antichiTeatro; anfiteatro
Materiali e tecniche edilizieOpera reticolata con ammorsature in carparo
DimensioniD m 100; d m 49,35 (ricostruite in Mastrocinque 2010, 91)
Stato di conservazione

L'edificio non è più visibile al giorno d'oggi; gli avanzi murari sono stati obliterati dalle strutture dell'ex-mercato, da via Anfiteatro e dalle costruzioni dell'isolato a nord di questa.

Immagine
CronologiaMetà del I secolo d.C.
Fattori di datazione

Tecnica edilizia, stratigrafia.

Storia e trasformazioni medievali e moderne

- XVIII secolo secolo: i ruderi erano inglobati all’interno delle strutture del convento di Santa Teresa;

- 1888: scavo del settore nord-ovest eseguito dal Viola;

- 1900: costruzione del mercato coperto;

- 1961-1963: scavo sistematico del settore sud-est;

- 2005: scavo sistematico del settore nord-est.

Famiglie e persone
Descrizione

I ruderi dell'anfiteatro, rimasti visibili fino agli inizi del secolo scorso, hanno rappresentato per Taranto una delle più significate testimonianze del passato antico.

L'edificio per spettacoli era stato impiantato all'interno della maglia urbana a chiudere il lato occidentale del Foro, nell'area compresa tra le attuali vie Anfiteatro, Acclavio, Principe Amedeo e De Cesare; probabilmente una tale sistemazione dell'anfiteatro trova giustificazione nella necessità di rispettare le ampie zone di necropoli che si estendevano nell'immediata periferia di Tarentum (Mastrocinque 2007, 216) e contestualmente pare rispondere a un progetto urbanistico tendente a valorizzare la zona prospiciente il Mar Grande (Lippolis 2002, 164).

La struttura era stata realizzata, in analogia con l'anfiteatro di Lecce, sfruttando nella parte più bassa il banco roccioso nel quale erano stati incassati l'arena e una porzione della cavea e alzando, a partire da questa quota, la costruzione in opera reticolata con ammorsature in blocchetti di carparo (Lippolis 2002, 164; Mastrocinque 2010, 92).

Iscrizioni
Apparato decorativo

Dalla documentazione disponibile emerge, per ora, una sostanziale assenza di indicazioni da riferire alla decorazione architettonica e statuaria dell'edificio (cfr. Mastrocinque 2010, 92).

Note

Tutte le fonti antiquarie menzionano l'edificio, identifcandolo in genere con il teatro della città greca, monumento famosissimo al quale era singolarmente legato un evento decisivo della storia della polis di Taranto.

Eloquente è a tal proposito la testimonianza di Pietro Ranzano (ed. Di Lorenzo et al. 2007, 217), che per primo menziona le vestigia del theatrum maius, ricordando esplicitamente il celebre passo di Lucio Floro sull'insolenza dei tarentini e sull'origine del conflitto con Roma, che risultò fatale alla città libera (Flor. Epit., I 13).

Non è possibile però collegare con certezza alle emergenze monumentali le parole di Ranzano che vengono poi seguite, quasi alla lettera, nella trattazione dell'Alberti (1550, 231).

Più circostanziata appare, invece, la descrizione di Giovan Giovine che sembra alludere ad avanzi edilizi consistenti, notando anche la raffinatezza dell'ordito dell'opera muraria costruita con magna arte e summa impensa (Giovine [ed. Fonseca 2015], 15).

Ulteriori dettagli, con indicazione precisa della collocazione del monumento, vengono da Ambrogio Merodio, che per primo ne identifica correttamente la tipologia.

Dalla descrizione del Sanit Non si evince che ancora nel Settecento i resti erano indicati dalle guide locali come quelli del teatro; l'abate non nasconde la sua delusione nel trovarsi davanti ai ruderi di un anfiteatro, racchiuso nel giardino del convento e del quale riusciva ad intuire la pianta ovale e le dimensioni modeste (Fiorino 1993, 226 s.; così anche Johann Hermann Von Riedesel che documenta il buono stato delle murature, cfr. Scamardi 1988, 96 s.).

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti e documenti

Ranzano (ed. Di Lorenzo et al. 2007), 217: "Veteris Tarenti quantus fuerat ambitus apparet hec aetate manifestissime. Apparent et aedificiorum veterum etiam magni theatri, cuius meminit Florus, vestigia".

 

Alberti 1550, 231: "dell'antica città veggonsi vestigi della sua grandezza e del teatro, di molti edifici suntuosi e del largo porto".

 

Giovine (ed. Fonseca 2015), 15: "[...] molti ai nostri giorni, durante la costruzione della nuova fortezza, ne supponevano la presenza vicino al luogo in cui si venivano scoprendo le tracce del teatro [...]".

 

Merodio (ed. Fonseca 1998), 26: "la magnificenza degli edifici di detta città era ammirabile e fin'oggi se ne vedono gli avanzi, come dell'anfiteatro vicino al nuovo convento delli padri Carmelitani Scalzi, dove si rappresentavano le commedie e fu dopo chiamato Colosseo, perchè ivi era il mirabile colosso di Giove, fatto di bronzo [...] vi era vicino la rocca di un nobile teatro, nel quale si facevano gli giochi in onore degli dei , dove furono maltrattati gli ambasciatori dei romani [...]".

Bibliografia

Alberti 1550: Leandro Alberti, Descrittione di tutta Italia, in Bologna, per Anselmo Giaccarelli, 1550.


Carducci 1771: Deliciae Tarantinae di Tommaso Niccolo D’Aquino Patrizio della Città di Taranto, Prima Edizione da Cataldantonio Atenisio Carducci Nobile Fiorentino, ed anche Patrizio di quella. Con Sua versione in ottava rima e comento, Pubblicata in Napoli, Stamperia Raimondiana 1771, 22-23.

 

Fiorino 1993: Fulvia Fiorino, Viaggiatori francesi in Puglia dal Quattrocento al Settecento, Fasano 1993.

 

Giovine 1589: De antiquitate et varia Tarentinorum fortuna libri octoIoanne Iuvene eorum cive auctore..., Neapoli, apud Horatium Salvianum, 1589, 7.


Giovine (ed. Fonseca 2015): Giovan Giovine, Antichità e mutevole sorte dei Tarantini, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Taranto 2015.

 

Lippolis 1997: Enzo Lippolis, Fra Taranto e Roma: società e cultura urbana in Puglia tra Annibale e l’Età imperiale, Taranto 1997, 144-148.

 

Lippolis 2002: Enzo Lippolis, "Taranto. Forma e sviluppo della topografia urbana", in Taranto e il Mediterraneo, atti del quarantunesimo Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 12-16 ottobre 2001, Taranto 2002, 119-169.

 

Mastrocinque 2007: Gianluca Mastrocinque, "Il paesaggio urbano a Taranto nella prima età imperiale tra continuità e innovazione", in Epigrafia e territorio, politica e società 8, Bari 2007, 201-238.

 

Mastrocinque 2010: Gianluca Mastrocinque, Taranto: il paesaggio urbano di età romana tra persistenza e innovazione, Pozzuoli 2010,  90-93, cp 3.

 

Merodio (ed. Fonseca 1998): Ambrogio Merodio, Istoria Tarentina, a cura di Cosimo D. Fonseca, Taranto 1998, 26.

 

Ranzano (ed. Di Lorenzo et al. 2007): Pietro Ranzano, Descriptio totius Italiae (Annales, XIV-XV), a cura di Adele Di Lorenzo, Bruno Figliuolo, Paolo Pontari, Firenze 2007.

 

Scamardi 1988: Teodoro Scamardi, Viaggiatori tedeschi in Puglia nel Settecento, Fasano 1988. 

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione01/07/2015 17:39:45
Data ultima revisione17/05/2017 19:03:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/70
OggettoTaranto, Castel Saraceno
TipologiaCastellum aquae
Nome attuale
Nomi antichiArcis latericiae quae a Sarracenis nomen adhuc servat (Giovine 1589, 165); Castel Saraceno
Materiali e tecniche edilizieOpera laterizia
Dimensioni
Stato di conservazione

Non più esistente; i pochi resti della struttura sono andati distrutti nel secolo scorso.

Immagine
CronologiaEtà imperiale
Fattori di datazione
Storia e trasformazioni medievali e moderne
Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio antico, che sorgeva nell'area a Est dell'attuale piazza Ebalia, sopraelevato sull'altura detta della Chianca, è stato per la prima volta descritto da Giovan Giovine, che usa in merito la definizione di arx latericia, fornendo un notizia precisa sulla tecnica edilizia utilizzata.   

All'epoca del viaggio del Saint Non la struttura, benchè ridotta allo stato di rudere, era perfettamente riconoscibile come antica, mentre era ancora in auge la tradizione locale che la voleva costruita dai Saraceni o, secondo un'altra versione, dai bizantini come baluardo contro le incursioni saracene (Fiorino 1993, 229).

L'ubicazione topografica e le descrizioni disponili, nonostante siano piuttosto stringate, consentono di interpretare la "torre" come un castellum aquae, molto probabilmente legato al corso dell'Acqua Nymphalis (da ultimo Mastrocinque 2010, 98), che entrava nella città provenendo da Sud; d'altra parte la testimonianza di Giovan Giovine non permette di escludere un contestuale riuso della struttura come fortificazione, forse già ad opera dei bizantini (Ibid.).

Il castellum di distribuzione, dove l'acquedotto, dopo un lungo tratto aereo, giungeva per via sotterranea, riforniva un grande impianto termale privato, in gran parte distrutto alla fine del XIX secolo, che si ritiene pertinente a un'importante domus, costruita nel corso del I secolo d.C. (Mastrocinque 2010, loc. cit.); é molto probabile che si debbano riferire a questo lussuoso impianto residenziale i cospicui ritrovamenti ricordati dalle fonti settecentesche nei pressi della torre (Carducci 1771, 111).

Iscrizioni
Apparato decorativo
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti e documenti

Giovine (ed. Fonseca 2015), 172: "Nel porto di Taranto e nel mar Grande restano tracce di un castello di mattoni che conserva anche ora il nome derivato dai Saraceni. [...]".

 

Merodio (ed. Fonseca 1998), 223: "onde nel meglio della città fabbricò un forte castello, quale oggi si vede rovinato lontano dalla moderna fabbrica della città mezzo miglio incirca e si chiama dai paesani Castello Saraceno. Vi si cavano in quel luogo spesse volte pezzi di marmo e di acquedotti di piombo, per i quali veniva l’acqua da Saturo, da dove anco veniva per tutta la città; e vicino detto castello si vedono i residui dell’antico fonte".

Bibliografia

Carducci 1771: Deliciae Tarantinae di Tommaso Niccolo D’Aquino Patrizio della Città di Taranto,  Prima Edizione Da Cataldantonio Atenisio Carducci Nobile Fiorentino, ed anche Patrizio di quella. Con sua versione in ottava rima e comento, pubblicata in Napoli, Stamperia Raimondiana 1771, 111.

 

Fiorino 1993: Fulvia Fiorino, Viaggiatori francesi in Puglia dal Quattrocento al Settecento, Fasano 1993, 229.

 

Giovine 1589: De antiquitate et varia Tarentinorum fortuna libri octoIoanne Iuvene eorum cive auctore..., Neapoli, apud Horatium Salvianum, 1589, 165.

 

Giovine (ed. Fonseca 2015): Giovan Giovine, Antichità e mutevole sorte dei Tarantini, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Taranto 2015.

 

Lippolis 2002: Enzo Lippolis, "Taranto. Forma e sviluppo della topografia urbana", in Taranto e il Mediterraneo, Atti del quarantunesimo Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 12-16 ottobre 2001, Taranto 2002, 119-169.

 

Mastrocinque 2007: Gianluca Mastrocinque, "Il paesaggio urbano a Taranto nella prima età imperiale tra continuità e innovazione" , in Epigrafia e territorio, politica e società 8, Bari 2007, 201-238.

 

Mastrocinque 2010: Gianluca Mastrocinque, Taranto: il paesaggio urbano di età romana tra persistenza e innovazione, Pozzuoli 2010, 98, cp7.

 

Merodio (ed. Fonseca 1998): Ambrogio Merodio, Istoria Tarentina, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Taranto 1998, 223.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione02/07/2015 00:46:30
Data ultima revisione17/05/2017 19:13:05
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/71
OggettoTaranto, Piazza Castello, tempio dorico
TipologiaTempio dorico
Nome attualeColonne doriche; tempio dorico; tempio di Poseidon
Nomi antichiTempio di Diana
Materiali e tecniche edilizieIl tempio è realizzato in calcare locale (carparo)
Dimensioni
Stato di conservazione

Restano solo due colonne complete dei capitelli e i primi tre rocchi di una terza; sono inoltre visibili alcune porzioni dello stilobate.

Immagine
CronologiaVI secolo a.C.
Fattori di datazione

Tipologia dell'ordine dorico (morfologia del capitello e rapporti proporzionali)

Storia e trasformazioni medievali e moderne

- X secolo: si assiste a un evidente innalzamento dei piani di calpestio, ma sembrano mantenuti gli orientamenti delle strutture antiche;

 

 - si hanno notizie di una chiesa dedicata alla Vergine, probabilmente risalente al basso Medioevo (cfr. un documento settecentesco citato in Stazio 1966, 294), che doveva essere sorta sul sito dell'antico santuario (non è possibile specificare quale fosse il rapporto con le strutture preesistenti);

 

- 1450: sulla medesima area venne costruito il convento dei Padri Celestini, ordine al quale era stata affidata la più antica chiesa della Vergine; nel XV secolo, come presumibilmente per i due secoli seguenti, le strutture del tempio antico, o almeno quelle del solo colonnato del lato settentrionale, dovevano essere ben conservate e visibili. Non è possibile stabilire come l'edificio antico fosse integrato nella fabbrica quattrocentesca;

 

- 1729:  fu demolito il vecchio monastero dei Padri Celestini e nuovamente ricostruito; con tali lavori deve essere stata fortemente compromessa la struttura del tempio, almeno secondo la testimonianza del Carducci, che vorrebbe le colonne smembrate e riutilizzate nella costruzione del monastero, tranne la sola rimasta integra nell'Ospedale dei Pellegrini, nell'angolo adiacente al convento (cfr. fonti e documenti);

 

- 1866: costruzione del palazzo comunale;

 

- 1881: scavi di Luigi Viola (Viola 1881). In quell'occasione fu individuata, inoltre, una seconda colonna murata nella parete della sacrestia della Cappella della Trinità;

 

- 1966: l'area del tempio e le due colonne complete dei capitelli sono stati liberate dalle superfetazioni moderne con la demolizione della chiesa della Trinità (Stazio 1966).

Famiglie e persone
Descrizione

Le monumentali colonne doriche che dominano Piazza Castello a Taranto, sono oggi uno dei simboli più evidenti della storia antica della città.

Si tratta dei resti di un tempio dorico del VI secolo a.C., appartenente a un’area sacra situata presso l'estremità sud-orientale dell'acropoli, in prossimità dell'accesso dalla parte della città bassa (sul santuario: Architettura Greca 2007, 801, n. 33,12.2; Lippolis, Nafissi 1995).

La divinità titolare è sconosciuta ed è stata identificata nella tradizione locale, risalente al Rinascimento, con Artemide (Caeducci 1771, 339) o Afrodite e, in tempi più recenti, con Poseidon.

Le due colonne ora visibili, cui si aggiunge il primo rocchio di una terza, appartengono al lato lungo settentrionale del tempio, e si sviluppano su un basso crepidoma; la seconda colonna era inglobata nel muro della sacrestia della chiesa della Trinità ed è stata liberata nel 1966 quando fu portato alla luce anche il terzo elemento frammentario (Stazio 1966).

Sia il modulo delle colonne (rapporto h:d) sia lo stretto intercolumnio permettono di confrontare il tempio tarantino con quello arcaico di Apollo a Siracusa, del quale l’edificio doveva condividere le proporzioni piuttosto tozze; in base a tale confronto è stata proposta, anche per il monumento tarantino, una datazione entro la prima metà del VI secolo a.C. (Mertens 2006, 130).

La morfologia del capitello trova, inoltre, riscontri precisi nei templi metapontini che sembrano potersi attribuire ad artigiani della medesima formazione, d’altra parte, dalla stessa Taranto risulterebbe provenire il calcare locale, carparo, utilizzato per la costruzione dei templi di Metaponto (Mertens 2002, 334).

Iscrizioni
Apparato decorativo
Note

Il tempio dorico di età arcaica, con le sue possenti colonne, doveva essere rimasto sempre visibile, o almeno doveva esserlo stato il lato settentrionale della peristasi.

Non si possiedono elementi sufficienti per valutare quale sia stato il rapporto tra la struttura antica e la chiesa medievale della Vergine dei Martiri e il successivo quattrocentesco convento dei Padri Celestini e quale fosse l'effettiva visibilità degli elementi antichi.

Dal commento del Carducci alle Delizie Tarentine del D'Aquino si apprende che la ricostruzione del convento dei Celestini, nel 1729, dovette causare la completa rovina della struttura antica ad eccezione di un'unica colonna superstite all'interno del cortile dell'attiguo Ospedale dei Pellegrini (cfr. Carducci 1771).

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti e documenti

Carducci 1771, 339: 

“sappiamo che Diana a Taranto ebbe anche il suo tempio, di cui fino all’età dei nostri avoli si son vedute le reliquie; tra le quali diece spezzoni di colonne d’ordine dorico, che poi infrante furono poste in uso per la fabbrica del monastero dei PP. Celestini. N’esiste tuttavia una (la cui altezza è di palmi 24, la circonferenza 14, quella del capitello 18) dentro l’Ospedale de’ Pellegrini, attaccato alla Chiesa di quei Padri, donde la lor ringhiera correa fino all'arco diruto, volgarmente detto di Carignano, dove fa angolo il nuovo Monistero delle Orfanelle sotto il titolo di S. Michele. Abbracciava dunque il Tempio tutto quel recinto."

Bibliografia
Link esterni

Architettura Greca 2007: Architettura Greca: Storia e monumenti del mondo della Polis dalle origini  al V secolo, a cura di Enzo Lippolis, Monica Livadiotti, Giorgio Rocco, Milano 2007, 801.

 

Carducci 1771: Deliciae Tarantinae di Tommaso Niccolo D’Aquino Patrizio della Città di Taranto,  Prima Edizione Da Cataldantonio Atenisio Carducci Nobile Fiorentino, ed anche Patrizio di quella. Con sua versione in ottava rima e comento, pubblicata in Napoli, Stamperia Raimondiana 1771, 393.

 

D’Angela 2000: Cosimo D’Angela, Il Museo negato, Taranto 2000, 4.

 

Merodio (ed. Fonseca 1998): Ambrogio Merodio, Istoria Tarentina, a cura di Cosimo D. Fonseca, Taranto 1998.

 

Mertens 2002: Dieter Mertens, "Taranto, l’architettura: un aggiornamento", in Taranto e il Mediterraneo, Atti del Quarantunesimo Convegno di studi sulla Magna Grecia (Taranto, 12-16 ottobre 2001), Taranto 2002, 331-342. 

 

Mertens 2006: Dieter Mertens, Città e monumenti dei Greci di Occidente, Roma 2006, 129-130.

 

Lippolis, Nafissi 1995: Enzo Lippolis, Mario Nafissi, Taranto, Culti greci in Occidente, 1, Taranto 1995, 67-70.

 

Stazio 1966: Attilio Stazio, “L’attività archeologica in Puglia”, in Letteratura e arte figurativa nella Magna Grecia, Atti del Sesto Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto, 9-13 ottobre 1966), Napoli 1970, 277-308.

 

SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione03/06/2015 02:23:13
Data ultima revisione17/05/2017 19:36:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Monumento Archeologico/69
OggettoTaranto, iscrizione del castello
Supporto
Cronologia1492
Immagine
Prima attestazione

L'iscrizione è in una lastra marmorea con stemmi reali affissa sulla torre dell'Annunziata all'esterno del castello di Taranto.

Trascrizione

FERDINA(N)DVS REX / DIVI ALFONSI FILIVS / DIVI FERIDNANDI NEPOS / ARAGONIVS ARCEM HA(N)C VETVSTATE / COLLABENTE(M) AD IM(PE)TVS TORMENTORVM SVB/STINE(N)DOS QUAE (NI)MIO FERVTVR SPIRITV / IN AMPLIOREM FIRMIOREMQ(VE) FORMAM RE/STITVIT MILLESIMO CCCCLXXXXII.

Famiglie e persone
Note

La trascrizione inesatta di Speziale (1930, 40, nota) è corretta da Carducci (1995, 170).

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Carducci 1995:  Giovangualberto Carducci, "La ricostruzione del castello di Taranto nella strategia difensiva aragonese (1487-1492)", Archivio Storico Pugliese, 48, 1995, 101-178.


Pane 1975-1977: Roberto Pane, Il Rinascimento in Italia meridionale, Milano 1975-1977, II, 223.


Speziale 1930: Giuseppe Carlo Speziale, Storia militare di Taranto negli ultimi cinque secoli, Bari 1930.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Veronica Mele
Data di compilazione26/05/2014 00:31:52
Data ultima revisione23/02/2017 01:05:01
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/60
OggettoTaranto, Sant'Antonio, statua (perduta) di Giovanni Antonio Orsini del Balzo
Materialepietra
Dimensioni
Cronologiacirca 1448
Autore
Descrizione

La statua, attualmente perduta, ritraeva il principe Giovanni Antonio Orsini del Balzo con armatura ed elmo, genuflesso, in atto di pregare. Commissionata dallo stesso principe per la chiesa di Sant'Antonio a Taranto, da lui fondata nel 1447, la scultura sembra si trovasse in origine all'interno della chiesa, nella cappella di Sant'Antonio fondata dallo stesso principe, rivolta verso una tabula in legno dipinta del santo, commissionata da Giovanni Antonio.

Il rapporto tra la statua del principe e l'icona sacra è confermato dalla descrizione di Giovine nella seconda metà del Cinquecento: "Ab eodem principe fuit constructum sacellum beati eiusdem Antonii, quod cratibus ferreis voluit circundari, et ibi apparet ipsius statua genuflexa" (Giovine 1589, 180). Stando a Tafuro da Lequile, l'"immagine miracolosissima di Sant'Antonio" era in origine venerata da Giovanni Antonio nella stanza da letto più interna della sua casa (Tafuro da Lequile [ed. De Sanctis 2004], 106-107).

Nella Istoria Tarentina  (1681) Ambrogio Merodio ricordava che la cappella dedicata a Sant'Antonio, all'interno della quale era custodita la statua orante del principe, in origine era collocata nei pressi dell'ingresso della chiesa: "oltre della cappella di Sant'Antonio, trasferita nel luogo dove ora si vede, perché prima era vicino la porta della chiesa, fatta fare dal detto principe dove stava la sua statua in atto di orare" (Merodio [ed. Fonseca 1998], 341-342).

Si potrebbe dunque ipotizzare che la statua, rivolta appunto verso la sacra immagine dipinta raffigurante Sant'Antonio, non fosse pertinente al monumento funebre di Giovanni Antonio, che secondo Tafuro da Lequile s'innalzava alle spalle dell'altare maggiore: "Retro ad altare maius antiquum erigitur mausoleum, columnis, imaginibus lapideis, et statuis in altum protensum ubi corpus fundatoris requiescit" (Tafuro da Lequile [ed. De Sanctis 2004], 106-107) .

Non sappiamo perché né Merodio né le fonti successive riportino altri dettagli in merito, tantomeno in quale parte dell'edificio di culto fosse stata trasferita la cappella di Sant'Antonio, insieme - è da credere - a tutti i suoi arredi, incluse la statua orante di Giovanni Antonio e la tavola dipinta del Santo titolare della chiesa.

Stando a Litta 1846, nell'Ottocento la statua era ormai stata trasferita nell'atrio del convento, all'interno di una nicchia, Nel disegno inciso di Chiari, infatti, l'opera appare all'interno di una nicchia/cavità sormontata dall'iscrizione (1448) e da uno stemma. Lo stemma e l'iscrizione, simili a quella di fondazione attestata all'esterno della chiesa, non sono pertinenti alla statua, che doveva essere isolata, come le altre statue votive o funerarie dello stesso tipo commissionate nel Quattrocento in ambito pugliese, tutte riconducibili alla cerchia del Balzo Orsini.

Immagine
CommittenteGiovanni Antonio Orsini del Balzo
Famiglie e persone

Giovanni Antonio Orsini del Balzo

Iscrizioni

Iscrizione (in caratteri latini e gallici, cioè gotici, secondo Giovine) con stemma:

"Iohan(n)es Antonius de Baucio de Ursinis Tare(n)ti pri/nceps, dux Bari, Licii comes, Regni Siciliæ magnus Conistabulus, etc. ha(n)c co(n)strui fecit eccl(es)iam/ sub vocabulo et nomine beati Antonii an(n)is Chr(ist)i M.CCCC.XLVIII."

(Giovine 1589, 180; Litta 1846, tav. XII e incisione non numerata)

Stemmi o emblemi araldici

Stemma Orsini del Balzo, coronato.

Note

La statua è confrontabile con altre statue genuflesse degli stessi anni, come quella del cenotafio di Raimondello del Balzo nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria a Galatina, quella di Tristano Chiaromonte nella chiesa di Copertino e quelle di Giulio Antonio Acquaviva e Caterina Del Balzo Orsini nella chiesa di Santa Maria dell'Isola a Conversano e nella Chiesa Madre di Noci. Anticipa la statua di Oliviero Carafa nella cappella del Succorpo nel Duomo di Napoli.

Fonti iconograficheLitta 1846, incisione non numerata
Fonti e documenti

Giovine 1589, 180: "Ab eodem principe fuit constructum sacellum Beati eiusdem Antonii, quod cratibus ferreis voluit circundari, et ibi apparet ipsius statua genuflexa".


Tafuro da Lequile (ed. De Sanctis 2004), 106:

1. "In Ecclesia extat miraculosissima Imago Sancti Antonii in tabula depicta mirae pulchiritudinis, quam Princeps Tarenti Joannes de Baucio fundator in secretiori suae domus cubiculo, ubi dormiebat, venerabatur".

2. "Retro ad Altare maius antiquum erigitur mausoleum, columnis, imaginibus lapideis, et statuis in altum protensum ubi corpus fundatoris requiescit".


Merodio (ed. Fonseca 1998), 341-342:

"oltre della cappella di Sant'Antonio, trasferita nel luogo dove ora si vede, perché prima era vicino la porta della chiesa, fatta fare dal detto principe dove stava la sua statua in atto di orare"..

Bibliografia

Coco 1923: Antonio Primaldo Coco, Il convento di S. Pasquale Baylon di Taranto, Lecce 1923.

 

Coco 1921-1928: Antonio Primaldo Coco, I Francescani nel Salento, voll. 3, Lecce-Taranto 1921-1928, III, 330-332.

 

Coco 1937: Antonio Primaldo Coco, L’archidiocesi di Taranto nella luce della sua storia, Taranto 1937, 107.

 

De Vincentiis 1878: Domenico Ludovico De Vincentiis, Storia di Taranto, Taranto 1878, *** (pagine).

 

D’Ippolito 1996: Lucia D’Ippolito, “Il convento di S. Antonio”in Sulle orme dei viaggiatori. Luoghi della città di Taranto attraverso i documenti, Taranto 1996, 173-187.

 

Giovine 1589: Giovanni Giovine, De antiquitate et varia Tarentinorum fortuna libri octo, Ioanne Iuvene eorum cive auctore..., Neapoli, apud Horatium Salvianum MDLXXXIX, 179-180

 

Litta 1846: Pompeo Litta, “Orsini di Roma”, in Pompeo Litta, Famiglie celebri d’Italia, fascicolo 42 del vol. VI, Milano 1846, tav. XII.

 

Merodio (ed. Fonseca 1998): Ambrogio Merodio, Istoria Tarentina [1680-81], edizione a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Taranto 1998, 342.

 

Perrone 1981: Benigno Francesco Perrone, I conventi della Serafica Riforma di S. Nicolò in Puglia (1590-1835), voll. 3, Galatina 1981.

 

Perrone 1981-1982: Benigno Francesco Perrone, I frati minori in Puglia della Serafica Riforma di S. Nicolò (1590-1835), voll. 2, Bari 1981-1982.

 

Tafuro da Lequile (ed. De Santis 2004): Diego Tafuro da Lequile, Relatio historica huius reformationis Sancti Nicolai, a cura di Luigi De Santis, Lecce 2004, 29-30, 100-101,106-107.

Allegati
Link esterni
SchedatoreBianca de Divitiis, Paola Coniglio
Data di compilazione03/03/2015 13:06:30
Data ultima revisione31/03/2017 13:35:18
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/505
OggettoTaranto, Duomo, capitello corinzio
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il capitello è reimpiegato in San Cataldo sulla prima colonnna a sinistra dell'entrata.

Prima attestazione
MaterialeMarmo
Dimensioni
Stato di conservazione

Sono presenti rilavorazioni sull'abaco (inizio di scalpellatura negli angoli)  e alla base del calato per adattare il capitello alla colonna, sempre di reimpiego.

 

Cronologiaseconda metà del II secolo d.C.
Descrizione

Il capitello corinzio si  classifica come asiatico per le digitazioni aguzze delle foglie. Le due corone acantine sono costituite da foglie separate, quella superiore presenta foglie articolate nelle tre digitazioni del lobo mediano, mentre la canonica sagoma di sfondo che viene a crearsi tra queste terminazioni aguzze non è molto sviluppata e i caulicoli risultano piuttosto organici, appena tendenti all'angolare.  La parte alta del calato è sviluppata e con elici e volute a nastro concavo che terminano in spirali a chiocciola, anche l'abaco è ben conformato con ampio cavetto e  listello superiore.

Il capitello tarantino trova confronti nella serie  ostiense dalle Terme del Foro, datata all'età antonina e unanimemente riconosciuta come un prodotto di officine attiche impegnate in un repertorio microasiatico (Pensabene 2007, 272), da qui deriverebbe la resistenza di alcuni elementi "normali" nella tettonica del capitello, caratteri questi che si individuano anche nell'esemplare in esame.

la differenza nella resa della costolatura della foglia del calato superiore, che è scolpita solo nella seconda metà mentre nella parte inferiore si fonde con la sagoma di sfondo, e i cauli, poco naturalistici,  indurrebbero però a prospettare una datazione più tarda (cfr. per i capitelli ostiensi dal Tempio Rotondo, Pensabene 2007, 305-306, tav. 96.1)

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Pensabene 1997: Patrizio Pensabene, "Marmi di importazione, pietre locali e committenza nella decorazione architettonica di età severiana in alcuni centri delle province Syria et Palestina e Arabia", Archeologia Classica, 49, 1997, 275-422.

 

Pensabene 2007: Patrizio Pensabene, Ostiensium marmorum decus et decor: studi architettonici, decorativi e archeometrici, Collana: Studi Miscellanei, 33, Roma 2007.

 

Allegati
Link esterni
SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione08/07/2015 17:08:40
Data ultima revisione27/02/2017 17:54:53
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/519
DenominazioneTaranto, Archivio dell'Universitas
Scheda CittàTaranto
Sede storica

Almeno dal 1471 due casse contenenti scritture divise per materia erano conservate nella sacrestia della chiesa di Sant'Antonio di Padova. A partire dal 1491 le casse contenenti scritture, sigillo e bussole furono trasferite, per ordine del re, nella sacrestia della Cattedrale di San Cataldo.

Tipologia
Soggetti produttori

Universitas di Taranto

Storia dell'archivio

Le vicende dell'Archivio dell'Universitas di Taranto, ricostruite da Airò 2009, furono segnate dalla morte del principe Giovanni Antonio del Balzo Orsini, e dalla conseguente devoluzione della città al re Ferrante. L'esperienza di governo e di organizzazione burocratica vissuta durante gli anni del Principato orsiniano venne implementata sia dal dibattito interno dei cives relativamente all’ordinamento delle scritture amministrative, sia da parallele sperimentazioni di sistemi archivistici, "calibrati sul controllo del corretto funzionamento dell'attività di organi collegiali e singole magistrature, attraverso la pubblicità delle scritture in registro" (Airò 2009, 527). Tali sperimentazioni erano il frutto di tre interventi regi e del duca di Calabria Alfonso: lo statuto del novo regimento del 1465, i capitoli del 1471 accordati dal duca Alfonso, ma concordati con la società politica tarantina, le ordinationes di Ferrante "per lo bono et quieto vivere" del 1491.

ll documento del 1465 (cd. Architano, doc. 35, capp. 11-16, cc. 83v-84v), che è di contenuto prettamente finanziario, istituisce un’embrionale distinzione tra scritture politiche e scritture contabili.

Per le scritture politiche abbiamo il Libro de Reformanze, che raccoglie i punti dell’agenda politica universitaria stilata dal sindaco (le cause e le proposictioni), ma anche le propositioni e le deliberationi del regimento e del consiglio. Per la parte finanziaria si dispongono i libri contabili. 

La prima menzione di un luogo fisico in cui si conservassero le scritture è nei capitoli del 1471, in cui si parla della sacrestia di Sant'Antonio da Padova. L’Università avrebbe dovuto acquisire 2 casse da collocare nella sacrestia, nelle quali le scritture andavano distinte per materia. Nella prima cassa, chiusa da 3 chiavi affidate al sindaco e a 2 auditori, erano da riporre le scritture economiche; nella seconda, anch’essa chiusa da 3 chiavi, erano da riporre il sigillo e le scritture politiche (cd. Architano, c. 210r; Pergamene dell’Università di Taranto, doc. 51, c. 7).

Un’altra importante novità fu la sostituzione del sindaco con un cancelliere con mansioni di ufficiale tecnico delle scritture, in grado di confezionare e conservare le scritture.

L’importanza della conservazione delle chiavi da parte di ufficiali universitari indusse i sindaci a rivolgersi al viceré per protestare contro l’abuso del Capitano che pretendeva la chiave, innovando il consueto et solito. Il legame tra chiavi dell’archivio e ufficiali dell’Università rendeva esplicite l’appartenenza delle scritture e l’avocazione della loro tutela alla sfera istituzionale universitaria, anche per quelle scritture di cui l’Università non fosse stata l’autore diplomatico. A fine '500 il possesso delle chiavi fu invocato come prova ed elemento identificativo del ruolo ufficiale di chi le possedeva.

Il tecnico delle scritture di ordine finanziario era invece lo scriptore notaro de la università. Gli auditori del sindaco, invece, ogni due mesi dovevano effettuare la rendicontazione sui libri del sindaco.

Quanto alle scritture politiche, invece, il solo libro delle deliberazioni era già in forma di libro, mentre rimanevano sciolte le pergamene originali.

Fu con il duca Alfonso che si realizzò una complessa struttura dell’impianto archivistico nelle Universitates del Regno. Quest’attenzione archivistica alfonsina rappresentò la messa a fuoco di un capillare progetto politico di controlli incrociati e di bilanciamento dei poteri universitari.

L’esistenza di più libri e registri per un sistema di controllo incrociato non era solo funzionale dal punto di vista contabile, ma comportava anche un sistema di reciproche delimitazioni degli spazi istituzionali, studiato per mantenere fisiologicamente in equilibrio il meccanismo delle istituzioni.

Le ordinationes del 1491 mantennero immutato lo schema archivistico del 1471, ma una novità sostanziale fu il cambio della sede dell’archivio, dalla sacrestia di Sant'Antonio da Padova alla Cappella di San Cataldo. La cassa doveva essere chiusa da quattro chiavi tenute dal sindaco, il capitano, un "gentilhomo" e un "populare" (cd. Architano, doc. 51, cap. 26). 

Consistenza dell'Archivio
Fondi archivistici

Nonostante il capillare controllo della scrittura e della conservazione, sia in epoca orsiniana che negli anni demaniali aragonesi, la dispersione del patrimonio documentario, ad eccezine dei privilegi principeschi e sovrani, è stata ineluttabile per effetto del momento di più traumatica frattura politico-istituzionale di vasto raggio. 

Oltre al Libro Rosso, conservato in duplice copia, restano dell'antico archivio universitario 82 pergamene e 2 documenti cartacei, che abbracciano l'arco cronologico 1312-1652, e sono conservati ora all'Archivio di Stato di Taranto.

Si tratta di 79 originali, 25 inserti, 2 copie autentiche, 3 copie semplici, per un totale di 109 documenti databili dal XIV al XVII secolo. 67 diplomi regi e signorili (1326-1646); 5 bolle pontificie e vescovili (1312-1652); 12 istrumenti notarili (1428-1592).

Strumenti di corredo
Raccolte e miscellanee

Libro Rosso di Taranto (Codice Architano).

Note
Bibliografia

Airò 2000: Anna Airò, “Per una storia dell’Universitas di Taranto nel Trecento”, Archivio Storico Italiano, 158, 2000, 29-84.

 

Alaggio 2004: Rosanna Alaggio, Le pergamene dell’Università di Taranto (1312-1652), Galatina 2004.

 

Carducci 2000: Giovangualberto Carducci, “Il Principato di Taranto. Osservazioni critiche e annotazioni bibliografiche”, Cenacolo, n.s., 24, 2000, 59-90.

 

Cassandro 1973: Giovanni Cassandro, “Un inventario dei beni del Principe di Taranto”, in Studi di Storia Pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli, a cura di Michele Paone, II, Galatina 1973, 5-57.

 

Coco 1928: Antonio Primaldo Coco, “Vicende del Libro Rosso e di altri vetusti diplomi della Città di Taranto”, Taras, 3-4, 1928, 461-480.

 

Coco 1929: Antonio Primaldo Coco, “Diplomi dei principi di Taranto”, Taras, 1-2, 1929, 7-16.

 

Massafra 1959-60: Giovan Battista Massafra, “I privilegi di Ferdinando I di Aragona alla città di Taranto”, Annuario del Liceo Ginnasio Archita, 3, 1959-60.

 

Massafra 1960-61: Giovan Battista Massafra, “Questioni di precedenza nel Consiglio di Governo della città di Taranto”, Annuario del Liceo Ginnasio Archita, 4, 1960-61.

 

Massafra 1962-63: Giovan Battista Massafra, “Ferdinando I d’Aragona e la Magnifica Università di Taranto – Privilegi, benefici e concessioni dall’anno 1463 al 1494”, Annuario del Liceo Ginnasio Archita, 5, 1962-63.

 

Mazzoleni 1973: Jole Mazzoleni, “Fonti per la storia di Puglia: Le pergamene di Taranto”, in Studi di Storia Pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli, a cura di Michele Paone, II, Galatina 1973, 103-129.

 

Mele 1989-90: Adolfo Mele, “La Biblioteca dell’Archita e il Libro Rosso”, Galaesus. Studi e ricerche del Liceo Archita, 14, 1989-90, 101-111.

 

Mele 1994-95: Adolfo Mele, “Il Libro Rosso della città di Taranto e il Codice architano”, Galaesus. Studi e ricerche del Liceo Archita, 19, 1994-1995, 131-149.

 

Monti 1930: Gennaro Maria. Monti, “Il Libro Rosso del Comune di Taranto e le fortificazioni cittadine”, Japigia, 8, 1930, 397-407.

 

Pastore 1973: Michela Pastore, “Fonti per la Storia di Puglia: Regesti dei Libri Rossi e delle pergamene di Gallipoli, Taranto, Lecce, Castellaneta e Laterza”, in Studi di Storia Pugliese in onore di Giuseppe Chiarelli, a cura di Michele Paone, II, Galatina 1973, 153-295.

 

Putignani 1967: Stefano Adiuto Putignani, “Il Libro Rosso di Taranto: I: Inventario dei beni dell’Università”, Studi Francescani Salentini, 2, 1967, 7-39.

 

Putignani 1972a: Stefano Adiuto Putignani, “Documenti aragonesi e del periodo aragonese esistenti in Taranto”, in Atti del Congresso internazionale di studi sull'età aragonese (Bari, 15-18 dicembre 1968), Bari 1972, 487-585.

 

Putignani 1972b: Stefano Adiuto Putignani, "Il Libro Rosso di Taranto", Galaesus. Studi e ricerche del Liceo Archita, 5, 1972, 161-163.

 

Putignani 1973: Stefano Adiuto Putignani, “Diplomi dei Principi di Taranto”, Cenacolo, 2, 1972, fasc. 1 (5-24), fasc. 2 (89-104), fasc. 3 (173-202); 3, 1973, fasc. 1-3 (5-42).

 

Ridola 1945: Pasquale Ridola, “Gli Statuti municipali e lo Statuto di Taranto ‘Per lo bono regimento et quieto vivere’”, Japigia, 16, 1945, 67-85.

Allegati
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SchedatoreVeronica Mele
Data di creazione19/07/2014 18:48:18
Data ultima revisione07/04/2017 11:02:57
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Scheda Archivio/15
NomeTaranto
Status amministrativoComune capoluogo di provincia
Estensione del territorio comunale249.86 kmq
Popolazione201.100 (ISTAT gennaio 2016)
MuseiMuseo archeologico nazionale; Museo diocesano
ArchiviArchivio di Stato di Taranto; Archivio storico del Comune di Taranto
BibliotecheBiblioteca civica
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/33