NomeGiovinazzo
TipoCittà
Luogo superiorePUGLIA
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OggettoGiovinazzo, pianta della città
CollocazioneRoma, Biblioteca Angelica, fondo Rocca
Immagine
Materiali e tecnichepenna e inchiostro bruno
Dimensionicm 28,8 x 42,5
CronologiaXVI secolo, fine
Autore

Anonimo

SoggettoGiovinazzo
Descrizione

Il disegno raffigura la pianta della cinta muraria di Giovinazzo, segnalando in particolare le fortificazioni, il fossato, i baluardi, le torri e l'area della porta principale. Sono poi messi in evidenza la cattedrale, il convento dei Santi Giovanni e Paolo e l'Arco di Traiano.

Iscrizioni

Ai margini, in alto: "Mare"; "Mare Adriatico"; "Mare". In basso "il porto"

Al centro: "pianta dell'antica Città di Giovenazzo"; "scala di canne dieci"; "il vescovato"; "il convento di S.to Joanne et Paulo".

Presso il margine di destra è la legenda:

"Ciaschuna littera denota

A. Denota la porta della città

B. denota una piattaforma over cavaliere

C. denotano le fossate

D. denota un palazzo di Loisio Sagarriga

E. denota le ferrarie

F. denota le beccarie ove si fa la carne

G. denotano piatteforme del terrapieno,

H. denotano le mura terrapienate

L denota una strada

K. denota un cavallier over torreto da [...]

L. denota una fabrica

M. denotano i Magazeni

Nota che dove sta la crocetta b 3 + nella seconda porta vi sono quattro stilobati antiquissimi dove sono intagliate certe lettere antique ch'appena si possono legere.

Il sito di questa città è tutto sassoso così per la banda del mare come denota il disegno come anche dalla parte di terra.

La littera N denota una piscina d'acqua dolce da dove si serve tutta la città."

Famiglie e persone
Note
Riproduzioni

A stampa in Muratore, Munafò 1991, p. 95.

Fonti e documenti
Bibliografia

Muratore, Munafò 1991: Nicoletta Muratore, Paola Munafò, Immagini di città raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo, Roma 1991.

Allegati
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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione02/11/2014 13:24:53
Data ultima revisione29/01/2017 00:58:51
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OggettoGiovinazzo, veduta della città (1581)
CollocazioneRoma, Archivio Generale Agostiniano, Carte Rocca
Immagine
Materiali e tecnichepenna a inchiostro bruno e acquerellature su carta
Dimensionicm 20,5 x 30,8
Cronologia1581
Autore

Pompeius Limpius (firmato)

SoggettoGiovinazzo
Descrizione

Il disegno mostra la veduta della città di Giovinazzo, conin evidenza le mura e il territorio circostante. In alto a sinistra è la rosa dei venti.

Iscrizioni

In alto "Giovenazzo Città".

All'interno del disegno sono identificati:"il Vescovato"; "S. Ant[oni]o"; "S. Spi[ri]to"; "S. Felice"; "S. M[ari]a lo muro"; "Torre ove si legano i navigli"; "Magazeni di porto"; "Pompeii oculis"; "Pozzo Maggiore".

In basso, entro un finto cippo: "Pompeius Limpius brixianus gecit Juvenat[ii] 1581"

Famiglie e persone
Note
Riproduzioni

A stampa in Muratore, Munafò, 1991, p. 93.

Fonti e documenti

Roma, Archivio Generale Agostiniano, Carte Rocca, P/30.

Bibliografia

Muratore, Munafò 1991: Nicoletta Muratore, Paola Munafò, Immagini di città raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo, Roma 1991.

Allegati
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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione02/11/2014 13:09:50
Data ultima revisione29/01/2017 01:00:14
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OggettoGiovinazzo, veduta della città e del porto
Collocazionea stampa
Immagine
Materiali e tecnicheincisione
Dimensioni
Cronologia1783
Autore
SoggettoGiovinazzo
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni

A stampa in Saint-Non 1781-1786, III.

Fonti e documenti
Bibliografia

Saint-Non 1781-1786: Jean-Claude Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou Description des royaumes de Naples et de Sicile, 4 voll., Paris, s.n., 1781-1786. [vol. 1.1vol. 1.2;vol. 3vol. 4.1vol. 4.2].

Allegati
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Schedatore
Data di compilazione03/12/2013 11:17:44
Data ultima revisione29/01/2017 00:59:45
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OggettoGiovinazzo, veduta urbana (1703)
Collocazionea stampa
Immagine
Materiali e tecnicheincisione
Dimensioni
Cronologia1703
Autore
SoggettoGiovinazzo
Descrizione

L'incisione raffigura la città presa dal mare, evidenziandone il possente palazzo ducale e la cinta muraria.

Iscrizioni

In alto, entro nastro svolazzante "Giovenazzo"

In basso a sinistra, in cartiglio, dedica "all'Ill.mo et Ecc.mo Sig.e il Sig.r D. Antonio Giudice Prencipe di Cellamare &c."

 

Al di sotto della cornice corre la breve legenda dei luoghi:

"A. Palazzo del Duca.

B. Vescovato

C. Seggio

D. Casa del Gov.re

E. Costantinopoli

F. S.to Felice

G. Porta

H. Ospidale

I. Colleggiata del Sp.to S.to

K. Monache Beneditt.ne

L. Porta del Fosso

M. Baloardi

N. Magazeni

O. Il Carmine".

Famiglie e persone
Note
Riproduzioni

A stampa in Pacichelli 1703.

Fonti e documenti
Bibliografia

Pacichelli 1703: Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie […], Parte seconda, in Napoli, nella Stamperia di Michele Luigi Mutio, 1703.

Allegati
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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione12/02/2014 11:35:06
Data ultima revisione29/01/2017 01:01:39
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OggettoGiovinazzo, arco di Traiano
Tipologiaporta urbica
Nome attualearco di Traiano
Immagine
Nomi antichi

arco di Traiano.

Cronologia

XIV secolo.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'arco è strutturato come un passaggio voltato coperto da volta a crociera ogivale. Le arcate esterne, anch'esse archiacute, poggiano su tozze colonne realizzate con antichi cippi miliari della via Traiana.

La struttura costituiva una seconda porta, più interna, rispetto alla cinta muraria della città. All'esterno di essa si trovava soltanto la piazza su cui affaccia tuttora il Palazzo del Governatore.

Iscrizioni

Iscrizioni antiche, cfr. infra, Elementi antichi di reimpiego.

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sono di reimpiego i quattro miliari della via Traiana utilizzati come colonne.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

L'arco è raffigurato nella Veduta Pacichelli del 1703, e ancora prima nella Pianta dell'antica città di Giovenazzo della Biblioteca Angelica di Roma, dove si fa specifico riferimento ai "quattro stilobati antiquissimi dove sono intagliate certe lettere antique ch'appena si possono legere" (Muratore, Munafò 1991, 94).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

 

Lupis (ed. De Ninno 1880): Bisanzio Lupis, Cronache di Giovinazzo [1550 circa], a cura di Giuseppe De Ninno, Giovinazzo 1880.

 

Muratore, Munafò 1991: Nicoletta Muratore, Paola Munafò, Immagini di città raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo, Roma 1991.

 

Paglia 1700: Istorie della città di Giovenazzo del signore don Ludovico Paglia […] con un raguaglio istorico del sig. d. Luigi Sagarriga […], date in luce dal signor d. Gaetano Frammarini, in Napoli, per Carlo Tronnnojsi, l'anno santo 1700.

 

Sivestrini 2005: Marina Silvestrini, Le città della Puglia romana: un profilo sociale, Bari 2005.

 

Volpicella 1874: Luigi Volpicella, Degli scrittori della storia di Giovinazzo, Napoli 1874, ad vocem.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione03/02/2014 21:29:05
Data ultima revisione27/02/2017 10:00:21
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/693
OggettoGiovinazzo, Cattedrale
Tipologiachiesa cattedrale
Nome attualeSanta Maria
Immagine
Nomi antichi

Santa Maria de Episcopio

Cronologia

1113: Costanza, figlia di Filippo I di Francia e vedova di Boemondo, concede al vescovo  Bernerio, già suo cappellano, e al clero della città le decime delle entrate di Giovinazzo.

1150: la cripta è costruita (Ughelli 1721, col. 722).

1165: donazione alla chiesa di Santa Maria.

1180: è completata anche parte della chiesa superiore.

1399: restauri.

1429: la chiesa è nuovamente restaurata a causa di un terremoto.

1442: il vescovo Pietro da Orvieto fa restaurare il fianco settentrionale e la porta laterale con il finanziamento del principe di Taranto Giovanni Antonio del Balzo Orsini.

1464-1465: ad opera del capitolo, sotto la cura del sacrista Nicola de Ruggiero vengono restaurati il prospetto posteriore e i campanili.

1496: un fulmine colpisce il campanile di sinistra.

1528: si insedia nella sede vescovile di Giovinazzo Ludovico Forconio, che avvia una risistemazione dell’interno con spostamento degli arredi liturgici.

1549: si insedia il vescovo Antonilez Brizianos de la Ribera, che modifica radicalmente gli arredi liturgici rimuovendo i due pulpiti e la recinzione corale.

1570: il vescovo Antonilez Brizianos de la Ribera fa rifare la copertura.

1571: viene spostato l’altare maggiore.

1576: viene completato il consolidamento del campanile meridionale.

1577: il vescovo Sebastiano Barnaba fa realizzare un nuovo fonte battesimale.

1590: si rifà il portale laterale, reintegrandone la presunta epigrafe paleocristiana (399 o 402) (Samarelli 1952).

1676: il vescovo Agnello Alfieri fa chiudere il finestrone absidale per adattare l’interno alla sistemazione delle tele di Carlo Rosa.

1720: iniziano i lavori per la ricostruzione totale della chiesa su iniziativa del vescovo Giacinto Chiurla.

1727: i lavori nella zona presbiteriale sono conclusi e si dà avvio alla ricostruzione delle navate.

1733: le navate laterali sono portate a termine dal vescovo Paolo De Mercurio.

1757: la cattedrale viene nuovamente consacrata.

1851: lavori in stucco di abbellimento dell'interno (rimossi con restauri secc. XIX-XX).

1892: restauro stilistico dell’edificio.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La chiesa sorge a dominio del promontorio su cui si sviluppa la città medievale di Giovinazzo, in un punto dal quale l'edificio era ben visibile dal mare (ancora di più prima della costruzione, addossata, del palazzo vescovile, nel XV secolo). Ha un impianto basilicale a tre navate divise da colonne e pilastri, con transetto non sporgente che ingloba le absidi e le due torri campanarie. L'interno e l'esterno del corpo longitudinale si presentano nella facies tardo-settecentesca, mentre le strutture originarie sono visibili nel prospetto posteriore e nella cripta. Nell'interno si conservano, nell'area presbiteriale, frammenti del pavimento musivo romanico, scoperto con i restauri recenti (1981-1990). La cripta, dedicata ai Santi Giovanni e Paolo (di cui si conservavano nel medioevo preziose reliquie), ha subito notevoli restauri a fine Ottocento che non permettono di leggere le tracce originarie dell'impianto e della decorazione. Gran parte dell'arredo scultoreo, sia nel paramento esterno che nella decorazione interna, rinvia alla plastica pugliese del tardo XIII secolo, in corrispondenza con la consacrazione del 1283. Nel fianco destro si apre l'ingresso principale con il portale archiacuto e un oculo superiore con il rilievo dell'Agnus Dei.

Iscrizioni

Sul portale di facciata era inserito un architrave marmoreo con un'iscrizione latina, sostituito nel 1590 con un nuovo architrave con un'epigrafe che riportava con lacune l'iscrizione più antica, ritenuta del 399 o del 402 e registrata già in Paglia 1700, 7, come preziosa testimonianza della storia della città e del cristianesimo a Giovinazzo (anche questa nuova iscrizione fu rimossa con i restauri del secolo XVIII). La vicenda sembra tuttavia frutto della volontà della storiografia cittadina di recuperare testimonianze dell'antichità di Giovinazzo, come nel caso analogo del reimpiego dei miliarii nell'Arco di Traiano. Durante recenti restauri è stato ritrovato l'architrave del 1590, ancora in uso, sotto un strato di intonaco, come architrave della porta d'ingresso alla sagrestia, mentre nel 1961 fu rinvenuto un frammento del più antico architrave (reimpiegato come scalino nel palazzo dell'avv. Tedeschi in via Lecce) che sembrerebbe invece da riportare, per la presenza, nell'iscrizione ritenuta del 402, di riferimenti storici a papa Innocenzo III (1198-1216) tutore di Federico II, al tempo del completamento della cattedrale romanica (De Cillis 1989, 336-337).

Nella cronaca di Lupis viene segnalata la presenza sul portale di facciata dello stemma di papa Eugenio III, ai tempi del quale sarebbe stato "fatto il nostro Apiscopato".

Nella porta settentrionale l'iscrizione della sua realizzazione con lo stemma di papa Eugenio IV (1431-1447) e di Pietro da Orvieto e di Giovannantonio del Balzo Orsini (1442).

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Colonne di granito numidico rimosse entro il 1740 e trasportate presso i palazzi Siciliani di Giovinazzo e Tupputi di Bisceglie (Mastropasqua 1837, 15).

Opere d'arte medievali e moderne

Pala del Redentore (sec. XV).

Icona della Madonna delle Grazie del pittore pugliese L. Palvisino (sec. XVI).

Affresco votivo di Sant'Erasmo (1485) voluto dal vescovo Pietro Antici Mattei.

Affresco votivo di Sant'Agata del canonico Raffaele Cigaro (1552).

Fonte battesimale fatto eseguire dal vescovo Stefano Barnaba (1577).

Lastra sepolcrale di Enrico Zurlo (1542).

Lastra tombale di Anna De Castiglia (1572).

Storia e trasformazioni

L'edificio, di impianto romanico, sorge nel centro cittadino in un punto eminente; intitolato a Santa Maria, vi si depositarono le reliquie dei santi Giovanni e Paolo (cui è dedicata anche un'altra chiesa cittadina). Costruito a partire dal XII secolo sul modello della basilica nicoliana di Bari, fu consacrato nel 1283. Con i vari terremoti, la chiesa subì notevoli interventi: dopo il 1429, ai tempi del vescovo Pietro d'Orvieto e di papa Eugenio IV, venne riadattato il fianco nord con l'apertura di un nuovo ingresso finanziato dal principe di Taranto Giovanni Antonio del Balzo Orsini (1442); pochi anni dopo, il capitolo, con l'intervento del maestro Nicolaus de Rogerio, restaurò la facciata orientale, come ricorda l'icrizione che menziona il sacrista Nicola Boggeri. Nel corso del XVI secolo nuovi lavori videro il rifacimento delle capriate (1570), del fonte battesimale (1577) e la realizzazione della Cappella del Crocefisso (vescovo Sebastiano Barnaba, 1574-1579), e intorno alla metà del Seicento, con il vescovo Alfieri nuove modifiche furono apportate all'interno, in occasione del trasferimento della venerata Madonna di Corsignano dalla pieve della località nei dintorni di Giovinazzo. Nei secoli XVI-XVII furono eseguiti interventi di restauro anche alla coppia di campanili posti ad angolo della parete orientale ed il rifacimento di quello di destra, con il vescovo Alfieri. Dal 1720, con i vescovi Chiurlia e Mercurio, venne completamente rifatto l'interno occultando con la nuova veste barocca la navata romanica con colonne e capitelli (alcuni fusti di granito numidico furono trasportati presso i palazzi Siciliani di Giovinazzo e Tupputi di Bisceglie: Mastropasqua 1837, 15) e fu eseguito il rinforzo con un fodero murario del campanile angolare orientale (vi fu apposta la data 1720). Con la fine dell'Ottocento, con gli interventi di Bernich e di Simone, iniziano i lavori di ripristino neo-medievale della chiesa.

Note
Fonti iconografiche

Pianta dell'antica città di Giovenazzo della Biblioteca Angelica di Roma

Veduta manoscritta di Pompeius Limpius del 1581

Veduta Pacichelli 1703.

Piante e rilievi

Rilievi in De Cillis 1989.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Avena 1902: Adolfo Avena I monumenti dell'Italia meridionale, Roma 1902, 105-113.

 

Bernich 1901: Ettore Bernich, “I campanili della cattedrale di Giovinazzo”, Napoli Nobilissima, 10, 1901, 127-128.

 

Bertaux 1904: Émile BertauxL’art dans l’Italie Méridionale, tome premier: De la fine de l’Empire Romain à la Conquête de Charles d’Anjou, Paris 1904, 630.

 

Bianco 2007: Rosanna Bianco, “La cattedrale di Giovinazzo”, in Medioevo: l'Europa delle cattedrali, Atti del convegno, Parma 19-23 settembre 2006) a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2007, 330-338.

 

Carabellese 1905: Francesco Carabellese, “Le cattedrali di Molfetta e di Troia”, L’arte, 8, 1905, 43-46.

 

Carrino 1996: Rosario Carrino, "Il pavimento musivo presbiteriale della cattedrale di Giovinazzo. Analisi preliminare", in Atti del III colloquio AISCOM (Bordighera, 1995), Bordighera 1996, 705-722.

 

CDB 1899: Codice Diplomatico Barese, vol. II, Le carte di Giovinazzo, Bari 1899.

 

Daconto 1927: Saverio Daconto, Saggio storico sull’antica città di Giovinazzo, Giovinazzo 1927, 288-300.

 

De Cillis 1989: Ezio De Cillis, “La cattedrale di Giovinazzo. Restauri e rinvenimenti”, in Cultura e società in Puglia in età sveva e angioina, Atti del convegno di Studi (Bitonto, 11-13 dicembre 1987) a cura di Felice Moretti, Bitonto 1989, 327-364.

 

De Ninno 1900:  “Notamenti patrii di Vincenzo De Ninno seniore da Giovinazzo per la prima volta pubblicati per cura del prof. Tito Spinelli”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 18, 1900, 225-232.

 

Lupis (ed. De Ninno 1880): Bisanzio Lupis, Cronache di Giovinazzo, a cura di De Ninno, Giovinazzo 1880, 83.

 

Marino Roma 1963: D. Marino Roma, Studio di una iscrizione paleocristiana pugliese, Giovinazzo 1963.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mastropasqua 1837: Giuseppe Mastropasqua, Lettera dell'architetto G.M. al sig. N.N. di Trani in proposito d'incrostare le colonne del duomo di Trani, Bari 1837.

 

Paglia 1700: Istorie della città di Giouenazzo del signore d. Ludouico Paglia ... Con vn raguaglio istorico del sig. d. Luigi Sagarriga ... drizzato al sig. Antonio Paglia nell'anno 1646. In cui breuemente si descriue la Vita del b. Nicolò Paglia; e si raccontano le memorie d'alcune famiglie nobili della stessa città. Date in luce dal signor d. Gaetano Frammarini , in Napoli, per Carlo Tronojsi, l'anno santo 1700, 189.

 

Rucci 1983: Vincenzo Rucci, La cattedrale di Giovinazzo a sette secoli dalla sua consacrazione, Giovinazzo 1983.

 

Samarelli 1951: Francesco Samarelli, “Contributo all’interpretazione dell’antica lapide di Giovinazzo del 402”, Archivio Storico Pugliese, 4, 1951, 3-20.

 

Santeramo 1918: Salvatore Santeramo, La cattedrale di Giovinazzo e alcune sue iscrizioni, Bari 1918.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, I, 62-63.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

 

Stufano 1965: Raffaella Stufano, “Aggiunte al Codice Diplomatico Barese. Documenti di Giovinazzo nei secc. XII e XIII”, Archivio Storico Pugliese, 18, 1965, 3-51.

 

Ughelli (ed. Coleti 1721): Ferdinando Ughelli, “Juvenancenses episcopi”, in Italia Sacra sive de spiscopis Italiae et insularum adiacentium, ed. Coleti, tomo VII, Venetiis 1721, 720-740.

 

Vinaccia 1915: Antonio Vinaccia, I monumenti medievali di Terra di Bari, vol. II, Bari 1915, 53.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 21:13:06
Data ultima revisione03/01/2019 16:42:18
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/690
OggettoGiovinazzo, corte de Castiglia
TipologiaPalazzo con cortile
Nome attualeCorte de Castiglia
Immagine
Nomi antichi

Corte de Castiglia

Cronologia

1640

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La struttura sorge nel cuore del centro storico, lungo via Gelso, nei pressi del medievale Palazzo Griffi e della chiesa dello Spirito Santo. La corte è caratterizzata da un alto prospetto a parete, diaframma tra il vico che si congiunge all'asse principale e lo spazio privato a pianta quadrata con la consueta scala che domina l'ambulacro. Il prospetto, con un arco leggermente acuto, dal profilo semplificato, sopra il quale campeggiano due stemmi di età moderna: quello inferiore, con volute e con le insegne di due famiglie locali (con le sigle D.C. e D.I.B.), mentre quello superiore, dal profilo quadrangolare, reca lo stemma di Castiglia che dà il nome all'edificio. Al di sopra un'aerea loggia, forse legata ad un camminamento ora scomparso, diventa l'elemento maggiormente caratterizzante del prospetto.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Stemma con volute che reca due insegne di famiglie locali con sigle "D.C." e "D.I.B."

Stemma di Castiglia

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'impianto dell'edificio deve essere medievale, come l'adiacente Palazzo Griffi e la Chiesa dello Spirito Santo. Lo testimonia la presenza dell'arco d'ingresso dal profilo ogivale, ma l'edificio deve aver subito radicali trasformazioni in età moderna (nel 1640 fu ristrutturato il vicino Palazzo Griffi), come rivela la loggia a due arcate, probabilmente cinque-seicentesca. A successive trasformazioni è imputabile la presenza della scala addossata alla loggia.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Mongiello et alii 2012: Giovanni Mongiello, Domenico Spinelli, Cesare Verdoscia, Le architetture aragonesi e spagnole in Puglia. Materiali per la costituzione di un repertorio dei caratteri stilistici degli edifici del primo Rinascimento, Bari 2012, 60-61.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 21:10:56
Data ultima revisione27/02/2017 10:25:38
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/689
OggettoGiovinazzo, mura
Tipologiamura urbiche
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1465: prendono avvio le opere di nuova fortificazione volute da Ferrante d'Aragona.

1471: Giovinazzo viene descritta "muris cinctum".

1488: viene rafforzato il fronte opccidentale delle mura. Risale a questa fase il torrione cilindrico con basamento a scarpa ancora esistente presso il porto.

1554-1579: nuovi lavori di potenziamento delle mura voluti da Isabella de Capua Gonzaga. 

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Le mura di Giovinazzo sono in gran parte scomparse, con l'eccezione di alcuni tratti nei pressi della Cattedrale e di un torrione cilindrico presso il porto. La cinta aveva due porte principali, una in corrispondenza dell'Arco di Traiano, l'altra detta il Fosso.

Iscrizioni

Sul torrione del porto:

"FERDINANDVS DE ARAGONIA REX PACIS / ANNO DOMINI MCCCCLXXXVIII" (cfr. Simone 1891).

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'intera cinta muraria, già presente in età medievale come testimoniano molti toponimi, nel secolo XV subì un primo intervento di razionalizzazione e di rafforzamento con l'erezione, ad esempio, del c.d. torrione aragonese a guardia della città a ridosso dell'insenatura del porto. Le fortificazioni ebbero lunga vita come testimoniano le fonti e i disegni, in particolare dei secc. XVI-XVIII. Tuttavia, in seguito, persero gradualmente la loro funzione primaria per cui poco o nulla sopravvive, se non il tracciato tra la linea della costa e il perimetro cittadino, così come il torrione, oggi adibito a uso di abitazioni private.

Note

Nel resoconto del viaggio dei genovesi Anselmo e Giovanni Adorno (commercianti a Bruges) in Terrasanta (1470-1471), nella descrizione della città si legge che Giovinazzo "parvum est oppidum muris cinctum intus bene populatum".

Fonti iconografiche

Firenze, Uffizi, 4243A, pianta della cinta muraria di Giovinazzo (in Brunetti 2006,  71).

Napoli, Biblioteca Nazionale, ms. XII.D.69, c.7 , pianta della cinta muraria di Giovinazzo.

Parigi, Bibliothèque Nationale, Royaume de Sicile, XI, Pr. de Bari, P. 61944, pianta della cinta muraria di Giovinazzo  (in Brunetti 2006, 70).

Roma, Archivio Generale Agostiniano, Carte Rocca, P/30, veduta di Giovinazzo firmata Pompeius Limpius e datata 1581 (in Muratore, Munafò 1991, 93).

Roma, Biblioteca Angelica, BSNS 56/65, Pianta dell'antica città di Giovinazzo (in Muratore, Munafò 1991, 95).

Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, ms. It. VI, 188, pianta della cinta muraria di Giovinazzo.

Le fortificazioni della città sono ben evidenti nella Veduta di Giovinazzo pubblicata da Pacichelli nel 1703.

Il torrione del porto e la porta presso l'arco di Traiano son ben visibili nell'incisione pubblicata in Saint-Non 1781-1786.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Adorno (ed. Heers, de Groer 1978): Heers Jacques, De Groer Georgette (a cura di), Itinéraire d’Anselme Adorno en Terre Sainte (1470-1471), edizione a cura di J. Heers et G. de Groer, Paris 1978.

 

Brunetti 2006: Oronzo Brunetti, L’ingegno delle mura. L’Atlante Lemos della Bibliothèque Nationale de France, Firenze 2006.

 

De Gaetano 1995: Raffaele de Gaetano, "La città di Giovenazzo, piazzaforte marittima del XVI secolo", Nicolaus. Studi Storici, 6, 1995, 1, 89-140.

 

De Gioia Gadaleta 2003: Caterina De Gioia Gadaleta, Isabella de Capua Gonzaga principessa di Molfetta, signora di Guastalla. Spunti e documenti per una biografia, Molfetta 2003.

 

Muratore, Munafò 1991: Nicoletta Muratore, Paola Munafò, Immagini di città raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo, Roma 1991.

 

Pacichelli 1703: Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie […], in Napoli, nella Stamperia di Michele Luigi Mutio, 1703.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 21:32:40
Data ultima revisione27/02/2017 10:28:40
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OggettoGiovinazzo, Palazzo del Governatore
Tipologiapalazzo pubblico
Nome attualePalazzo del Governatore
Immagine
Nomi antichi

Anche noto come sede della Pretura

Cronologia

1486: l'università di Giovinazzo si riunisce nel palazzo, all'epoca residenza del regio capitano Luigi Brancaccio, per concludere una tregua con le città del principe di Altamura, ed elegge a proprio rappresentante il sindaco Pavone de Lupis (Beltrani 1884, doc. CCXXVI, 748-751).

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo sorge nella piazza quadrilatera a ridosso del centro storico che nel tempo ha assunto la funzione di sede degli edifici amministrativi cittadini. Accanto al supportico con i miliari antichi noto come arco di Traiano, si sviluppa l'edificio, caratterizzato dal pianterreno con archi ciechi e paramento murario in pietra squadrata. La loggia presenta una serie di cinque arcate a tutto sesto racchiuse, come in una quinta, tra due valichi coperti: da una parte l'arco di Traiano, dall'altro un secondo supportico; l'edificio è simmetrico con il Palazzo Uva, che si sviluppa dal lato sinistro dell'arco. La cornice che chiude il pianterreno, con un ampia fascia al di sopra delle arcate, corrisponde a quella che sovrasta il fornice dell'arco di Traiano, a creare una corrispondenza tra le due strutture (anche il Palazzo Uva presenta il medesimo paramento murario e lo stesso tipo di cornice).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'edificio sorge in uno slargo in stretta connessione con l'arco di Traiano e il Palazzo Uva a creare una struttura ad L caratterizzata da supportici che permettono il collegamento con il centro storico. La presenza di archi di forma e caratteristiche diverse fanno ipotizzare un'origine differenziata per i tre complessi architettonici ma la presenza di un medesimo paramento murario e di una sottile cornice che chuide il primo ordine degli edifici fa ritenere che in età moderna un intervento complessivo abbia reso omogenee le strutture di origine sfalsata nel tempo.

Note
Fonti iconografiche

Il palazzo è raffigurato nella Veduta di Giovinazzo pubblicata da Pacichelli nel 1703, dove è identificato con la lettera "D".

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 21:27:43
Data ultima revisione27/02/2017 10:33:06
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OggettoGiovinazzo, Palazzo Ducale
Tipologiapalazzo
Nome attualepalazzo ducale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XVII secolo

Autore

Francesco Antonio Picchiatti

Committente

Niccolò Giudice duca di Giovinazzo e principe di Cellamare

Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo sorge a ridosso delle mura cittadine, in uno dei punti più alti del promontorio di Giovinazzo, accanto alla Cattedrale e al palazzo vescovile. Il grandioso complesso si sviluppa intorno a un cortile quadrato incastrandosi con volumi articolati nello spazio fra la cattedrale e le mura a strapiombo sul mare. Il fronte principale mima tuttavia una simmetria regolare, enfatizzata dai due corpi aggettanti alle estremità, mentre in quello settentrionale in origine era previsto un belvedere e una successione di finestre che affacciavano direttamente sulla marina. L'ingresso, sulla strada cittadina, presenta un ampio portale a tutto sesto inquadrato con monofora centinata che riprende soluzioni ancora cinquecentesche. L'ampio cortile squadrato, cui si accede da una volta ribassata con vele ed unghie, si presenta oggi in cattive condizioni di conservazione e conserva le riquadrature degli elementi architettonici originari.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Edificato nel secolo XVII, per un certo periodo di tempo fu di proprietà della famiglia Siciliani di Rende (che possedeva altro complesso nella piazza a ridosso del centro storico). La facciata settentrionale affaccia direttamente sul mare, poggiando sulla cinta muraria cittadina, mentre il prospetto principale conserva, sia pur manomessa, la serie di finestre architravate, come il cortile interno, in cattive condizioni di conservazione dovute anche alla divisione della proprietà. Si conserva l'impianto originario ma le manomissioni dovute all'incuria e i danni dovuti al tempo reclamano un pronto recupero dell'intero complesso seicentesco che conserva tuttavia ancora caratteri tardorinascimentali.

Note
Fonti iconografiche

Veduta di Giovinazzo pubblicata in Pacichelli 1703.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione04/02/2014 11:44:51
Data ultima revisione27/02/2017 10:36:52
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OggettoGiovinazzo, Palazzo Griffi
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Griffi
Immagine
Nomi antichi

Palazzo Griffi

Cronologia

sec. XIV: costruzione del palazzo

Autore
Committente

Tommaso Griffi.

Pavone Griffi, vescovo di Tropea (1390-1410).

Famiglie e persone

Griffi

Descrizione

Il palazzo, che sorge nei pressi della chiesa dello Spirito Santo, riedificato per volontà di Pavone Griffi, vescovo di Tropea (1390-1410) e referendario di Bonifacio IX, in un angolo della città che doveva essere di diretto dominio della famiglia. L'edificio conserva molto del suo aspetto tardo-trecentesco, con il portale murato con l'arco ribassato riquadrato con lo stemma e l'iscrizione che ricorda il vescovo Pavone Griffi, la monofora archiacuta con il profilo delicatamente scolpito con elementi vegetali del piano superiore, gli stemmi e gli elementi decorativi angolari. Il primo piano è segnato da una cornice marcapiano aggettante, dal profilo triangolare che segna l'inizio del piano superiore, con conci in bugnato, secondo una tipologia che si andava affermando nel Regno proprio negli anni a cavallo tra XIV e XV secolo.

Iscrizioni

In una tabella al di sotto dello stemma sul portale d'ingresso (ora murato):

"D(OMI)N(U)S PAVO D(E) GRI(FFI)S EP(ISCOPU)S/ TROPIENSIS D(OMI)NI BO(N)IFACII/ PP NONI REFERENDARIUS".

Sullo stemma nel paramento ad angolo:
"THOMAS DE GRIF(FIS)".

Stemmi o emblemi araldici

Due stemmi con grifoni

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo che sorge su via Gelso, uno degli assi principali della città, è collocato a cavaliere della strada, con un passaggio voltato, e sorge nei pressi della chiesa dello Spirito Santo, di giuspatronato della stessa famiglia Griffi. L'edificio conserva notevoli resti della sua facies originaria, databile ai tempi del vescovo Pavone (1390-1410), con i portali ad arco ribassato e il paramento in conci. Sia pure con qualche intervento dei secoli successivi (come i balconi e le aperture nel piano inferiore), l'edificio appare come un pregevole esempio dell'architettura tardomedievale non solo di Giovinazzo ma dell'intera Puglia.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

De Ninno 1890:  Giuseppe De Ninno, Memorie storiche degli uomini illustri di Giovinazzo, Bari 1890, 42-46.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 20:51:19
Data ultima revisione27/02/2017 10:38:15
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OggettoGiovinazzo, Palazzo Lupis
Tipologiapalazzo
Nome attualepalazzo Forlocco
Immagine
Nomi antichi

Palazzo Lupis, palazzo Chiurla

Cronologia

XIV secolo: fondazione.

1542: Bisanzio Lupis riesce a riacquistare dalla famiglia Chiurlia la casa avita e ne intraprende il rifacimento.

1685-1686: lavori alla loggia verso il mare (date incise sui pilastrini).

Autore
Committente

Bisanzio Lupis

Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo si compone di due volumi giustapposti, uno a pianta rettangolare lungo la strada, l'altro a pianta trapezoidale incastrato fra il primo e le mura verso il mare. L'ingresso è dalla strada, oltrepassato un portale centinato si accede al profondo vestibolo, e quindi a uno stretto cortile occupato quasi interamente dalla scala. Il palazzo è dotato di una loggia bifora verso il mare, aperta all'interno su un ballatoio confinante con la scalinata principale, e di una doppia loggia verso la piazza delle benedettine.

Iscrizioni

Date "1685" e "1686" incise sui balaustri delle logge nel cortile interno che danno sul mare (pilastrino sinistro delle balconate, inferiore e superiore).

Stemmi o emblemi araldici

Lo stemma della famiglia Lupis è scolpito in pietra sopra il portale.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'edificio, appartenuto ad una delle principali famiglie cittadine, si trova nel centro storico, a ridosso del fronte orientale della cinta muraria, a ridosso del mare. Il palazzo, dalla pianta a forma allungata, presenta un impianto quattrocentesco, con le volte su colonne con capitelli e la scala dalla decorazione incisa delle cornici ancora tardogotica. Sulla base originaria dobbiamo registrare una serie di variazioni, come il portale d'accesso cinquecentesco con lo stemma di famiglia, l'abbellimento del cortile con una doppia loggia ad arcate con pilastrini arricchiti da rilievi, datati al tardo Seicento. Questa loggia che impreziosisce gli spazi aperti interni trova rispondenza nelle scenografiche logge, aperte nella muratura severa in conci squadrati, che danno un'ampia vista all'edificio, anch'esse riferibili alla facies tardobarocca dell'edificio.

Note
Fonti iconografiche

Il palazzo è chiaramente riconoscibile, per la sua conformazione e la collocazione urbana, nella veduta di Giovinazzo pubblicata da Pacichelli nel 1703.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Mongiello et alii 2012: Giovanni Mongiello, Domenico Spinelli, Cesare Verdoscia, Le architetture aragonesi e spagnole in Puglia. Materiali per la costituzione di un repertorio dei caratteri stilistici degli edifici del primo Rinascimento, Bari 2012, 62-63.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 17:39:51
Data ultima revisione27/02/2017 10:41:49
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OggettoGiovinazzo, Palazzo Nicastri Giannone
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Nicastri Giannone
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio si apre in una sorta di corte aperta, secondo una tipologia diffusa nel centro storico di Giovinazzo ma di certo risalente all'età moderna. L'elemento caratterizzante è la scala aperta che congiunge il piano superiore con una balconata al centro della quale un'apertura architravata presenta, al di sopra, lo stemma entro riquadratura di fattura cinquecentesca. L'edificio presenta un'ala che fiancheggia la scala e si sviluppa in direzione della strada principale e probabilmente è parte dello stesso complesso, come rivela il medesimo paramento in pietre squadrate.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Sul portale d'ingresso:

stemma che presenta due emblemi, probabilmente delle famiglie Nicastri e Giannone (sec. XVI).

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il complesso non rivela elementi anteriori all'età moderna, come conferma lo stemma, la forma della scala e il paramento esterno, che si presenta con caratteri di grande semplicità, secondo soluzioni architettoniche e decorative diffuse nel centro storico di Giovinazzo per tutta l'età moderna.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/02/2014 12:00:10
Data ultima revisione27/02/2017 11:15:21
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OggettoGiovinazzo, Palazzo Paglia
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Paglia
Immagine
Nomi antichi

Palazzo Paglia

Cronologia

1580: data incisa sulla cornice di un balcone.

Autore
Committente

Filippo Paglia

Famiglie e persone

Paglia

Descrizione

La residenza della famiglia Paglia sorge su via Gelso, accanto al coevo Palazzo Zurlo (1577) e di fronte al più antico Palazzo Saraceno. Il complesso si articola su più volumi, rivelando un edificio a pianta quadrangolare con portale d'ingresso tardorinascimentale con bugne rustiche inquadrato da due paraste e dalla chiave di volta figurata con un putto dormiente, cui si addossa un passaggio voltato (secondo una tipologia urbanistico-architettonica diffusa a Giovinazzo), sul quale svetta un balcone con la cornice iscritta. Il portale inquadrato è di certo l'elemento architettonico di maggior pregio, con le parti in bugnato e la cornice superiore che racchiude l'elemento architravato a ricordare i profili degli ingressi del pieno Rinascimento. Nel piano superiore, uno stemma di famiglia più antico (sec. XV) ricorda l'antichità dell'impianto originario dell'edificio.

Iscrizioni

"PHILIPPUS PALEA MDLXXX."

Stemmi o emblemi araldici

Uno stemma erratico si trova murato nella porzione di facciata soprastante il portale (sec. XV).

Uno stemma muto al di sopra della finestra con l'iscrizione (sec. XVI).

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo della famiglia Paglia ha origini medievali, come rivela lo stemma erratico murato nel piano superiore, al di sopra del portale, che non può essere posteriore al secolo XV. Tuttavia, il prospetto, con il portale a bugne rustiche e la finestra con l'iscrizione che ricorda il committente Filippo Paglia e la data di esecuzione (1580), evidenzia i radicali interventi tardo-rinascimentali.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 20:41:35
Data ultima revisione27/02/2017 11:17:43
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OggettoGiovinazzo, Palazzo Saraceno
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Saraceno
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XV secolo: edificazione.

1806: Marianna Saraceno lo vende a Giuseppe Ignazio Donnanno.

Autore
Committente

Famiglia Saraceno (o Saraceni)

Famiglie e persone

Saraceno (o Saraceni)

Paglia

Bisanzio Lupis

Descrizione

Il prospetto principale, su via Gelso, presenta sopra uno zoccolo sormontato da tre fasce di bugnato pseudoisodomo molto rilevato, che corre lungo tutta la facciata. Il bugnato termina in una cornice che ha la forma di un toro sottile, che corre lungo tutta la facciata incorniciando un antico portale ad arco ribassato sormontato dallo stemma della famiglia Saraceno. Il basamento bugnato è interrotto dall'attuale portale principale, di epoca posteriore all'altro portale, formato da un arco a tutto sesto e decorato da bugne che nell'archivolto hanno una forma radiale. Tale portale dà accesso al cortile dell'edificio, dove è posizionata la scala principale a doppia rampa.  Una cornice con guscio separa il pianterreno dal primo piano, scandito da finestre architravate, con gli stipiti poggianti su mensoline pensili.

Verso lo spigolo del palazzo, al di sopra della cornice che separa il pianterreno dal primo, all'interno del paramento di blocchi squadrati, è inserita una grande iscrizione in volgare su due righe, con caratteri lapidari all'antica, in cui la famiglia mette in guardia da chiunque voglia nuocerle, da interpretarsi come un'iscrizione intimidatoria verso le famiglie del partito avverso, come ad esempio i Paglia, il cui palazzo si trovava proprio di fronte a quello dei Saraceno.

Nel prospetto laterale, subito sopra lo spigolo, è murata un'altra iscrizione, che ripete un verso dantesco, che invita alla conciliazione. 

Iscrizioni

Sul palazzo si trovano due iscrizioni, entrambe in volgare.

La prima iscrizione si trova nel prospetto principale, murata verso lo spigolo del palazzo.

La seconda iscrizione si trova murata all'estremità del prospetto laterale. 

Stemmi o emblemi araldici

Lo stemma della famiglia si trova murato al di sopra dei due portali della facciata principale, e di quello del prospetto laterale.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo, appartenuto fino agli inizi dell'Ottocento alla famiglia Saraceno, una delle più importanti della città, sorge di fronte a quello dei Paglia e si presenta in una veste rinascimentale, risalente ai decenni a cavallo tra Quattro e Cinquecento, come rivela il portale d'ingresso con stemma con arco ribassato e la fascia a bugnato del primo ordine. L'edificio, che nel tempo ha subito manomissioni visibili nelle modifiche ai due prospetti e alle finestre (con profili e terminazioni di gusto ancora tardogotico) come nell'ingresso principale con conci in bugnato e stipiti colonnari (risalente al pieno Cinquecento), conserva nel complesso la facies rinascimentale, cui devono risalire anche gli inserti epigrafici in volgare.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Daconto 1927: Saverio Daconto, Saggio storico sull’antica città di Giovinazzo, Giovinazzo 1927, 309-310.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreBianca de Divitiis, Antonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 20:32:52
Data ultima revisione27/02/2017 11:22:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/684
OggettoGiovinazzo, Palazzo Sasso
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Sasso
Immagine
Nomi antichi

Palazzo Sasso

Cronologia

secolo XV: edificazione.

Autore
Committente
Famiglie e persone

Famiglia Sasso

Descrizione

Il palazzo, che sorge nel pieno centro storico in via Lecce, conserva il severo aspetto ancora medievale di una casa torre, con poche aperture e un forte sviluppo in verticale, accentuato dal sistema di scale che ora permettono di raggiungere i vari livelli ma che in origine dovevano essere interne o in legno. Nel prospetto esterno, sopra una delle finestre riquadrate vediamo uno stemma con una testa con decorazione vegetale, probabilmente tre-quattrocentesco.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Sopra una delle finestre riquadrate:

stemma della famiglia Sasso (secc. XIV-XV).

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'edificio, incastonato nel sistema viario cittadino tra passaggi voltati e stretti vicoli, appare in una forma verticale che richiama le case torri medievali e mostra caratteri, come lo stemma inciso, che lo fanno datare ai secoli XIV-XV. Tuttavia, notevoli modifiche non permettono più di apprezzare la facies originaria.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Paglia 1700: Istorie della città di Giouenazzo del signore d. Ludouico Paglia ... Con vn raguaglio istorico del sig. d. Luigi Sagarriga ... drizzato al sig. Antonio Paglia nell'anno 1646. In cui breuemente si descriue la Vita del b. Nicolò Paglia; e si raccontano le memorie d'alcune famiglie nobili della stessa città. Date in luce dal signor d. Gaetano Frammarini , in Napoli, per Carlo Tronnnojsi, l'anno santo 1700, 338.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/02/2014 11:54:27
Data ultima revisione27/02/2017 11:29:10
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/710
OggettoGiovinazzo, Palazzo Zurlo in piazza Zurlo
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Zurlo
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone

Zurlo

Gonzaga

Descrizione

Il palazzo della famiglia Zurlo sito nella piazza omonima nel cuore del centro storico presenta un prospetto dal semplice paramento in pietre squadrate, con un piccolo ingresso a tutto sesto dominato dallo stemma di famiglia entro un profilo riquadrato, di carattere quattro-cinquecentesco. L'elemento che domina la facciata è l'ampia bifora, con arcate a tutto sesto, che si vuole di età medievale ma che deve ritenersi certamente di età moderna, secondo la soluzione della loggia rinascimentale ampiamente diffusa anche nei palazzi della città di Giovinazzo ma con una forma che forse richiama le bifore dell'architettura quattro-cinquecentesca dell'Italia centro-settentrionale, come una reminiscenza voluta dalla famiglia mantovana, in città dal 1521.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Stemma della famiglia Zurlo sul portale d'ingresso (secc. XV-XVI).

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo, posto al centro della città, fu prima sede della famiglia Zurlo, una delle principali di Giovinazzo e quindi, all'avvento dei Gonzaga quali feudatari cittadini, divenne residenza ducale, sostituita poi dal Palazzo ducale sorto nel Seicento presso la Cattedrale. Secondo la tradizione, alla famiglia apparteneva Francesco Zurolo, giudice della disfida di Barletta (1503). Alla facies più antica appartengono alcuni elementi dell'interno e lo stemma della famiglia Zurlo, mentre alle trasformazioni dovute ai nuovi feudatari possiamo collegare la presenza dell'ampia bifora fuoriscala che rappresenta una sorta di elemento di mediazione tra la loggia diffusa nei palazzi pugliesi di età moderna e la bifora-finestra dell'architettura dell'Italia centro-settentrionale quattro-cinquecentesca. Il palazzo è oggi l'insieme di volumi architettonici di età diverse e conserva solo tracce affioranti della sua storia, come la monofora murata accanto alla loggia con bifora.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176.

Link esterni

 

 

SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 20:54:17
Data ultima revisione31/03/2017 10:40:28
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/687
OggettoGiovinazzo, Palazzo Zurlo in via Gelso
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Zurlo
Immagine
Nomi antichi

Palazzo Zurlo

Cronologia

1577: realizzazione dell'edificio con la committenza di Nicola Antonio Zurlo.

Autore
Committente

Nicola Antonio Zurlo I.U.D. (1577)

Famiglie e persone

Famiglia Zurlo

Descrizione

La residenza della famiglia sorge nel cuore della città, accanto a quella dei Paglia e di fronte al palazzo dei Saraceno, concentrandosi in un punto nevralgico del tessuto urbano l'insediamento delle famiglie più in vista della città nel corso del Cinquecento. Il palazzo presenta il prospetto in un paramento murario a pietre squadrate, con un portale a tutto sesto e un ingresso architravato arricchito dall'epigrafe che ricorda il committente e l'esecuzione, con una semplice cornice profilato che chiude il primo ordine. Il piano superiore presenta balconi con cornici e profilature che rimandano ai secoli XVII-XVIII.

Iscrizioni

Iscrizione sull'ultimo portale presso lo spigolo del palazzo:

"NICOLAVS ANTONIVS ZVRLVS GENERE PARTHENOPEO I.V.D. / DOMVNCVLAM HANC A.F.E. ANNO SALVTIS MDLXXVII".

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo fu sede dei Zurlo quando la famiglia lasciò il palazzo di piazza Zurlo (dove si vede ancora lo stemma) ai nuovi feudatari Gonzaga trasferendosi nella nuova residenza fatta realizzare dal dottor Nicola Antonio Zurlo, di origine napoletana, nel 1577. Della facies rinascimentale resta l'impianto, l'epigrafe e qualche traccia nel paramento con la cornice profilato mentre il piano superiore mostra caratteri già sei-settecenteschi.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 21:08:48
Data ultima revisione27/02/2017 11:33:43
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OggettoGiovinazzo, San Giuseppe
Tipologiacappella privata
Nome attualeCappella di San Giuseppe
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1635: erezione della cappella da parte di un membro della famiglia Saraceno che ne deteneva il giuspatronato.

Autore
Committente

Giovanni Donato Saraceno

Famiglie e persone

Famiglia Saraceno (o Saraceni).

Descrizione

La cappella un tempo annessa organicamente al vicino palazzo della famiglia Saraceno, che deteneva il giuspatronato dell'edificio religioso, oggi conserva dell'assetto originario il solo portale architravato che reca un'iscrizione seicentesca in lettere capitali che ne ricorda la fondazione e il committente, sovrastata dallo stemma di famiglia.

Iscrizioni

Sull'architrave del portale:

"D.O.M./ SACELLU(M) HOC DIVO IOSEPH DEIPARAE SPO(N)SO DICAVIT/ ET IURIS PATRONATUS REDDITIBUS DOTAVIT IO(HANN)ES DONAT(US)/ SARACENUS A.D. 1635"

Stemmi o emblemi araldici

Stemma della famiglia Saraceno: un leone rampante con una fascia con tre teste di moro.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La cappella, fondata nel 1635, oggi trasformata in abitazione privata, conserva dell'assetto originario il portale con iscrizione e stemma.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Daconto 1927: Saverio Daconto, Saggio storico sull’antica città di Giovinazzo, Giovinazzo 1927.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/02/2014 12:01:04
Data ultima revisione27/02/2017 11:38:48
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OggettoGiovinazzo, San Lorenzo
Tipologiachiesa (esistente)
Nome attualechiesa di San Lorenzo
Immagine
Nomi antichi

Chiesa di San Lorenzo

Cronologia

1305: chiesa fondata da Pavone Petracca.

Autore
Committente

Pavone Petracca

Famiglie e persone

Petracca

Descrizione

La piccola chiesa, dalla semplice facciata a capanna presenta caratteri tardomedievali e si presenta inserita nel pieno contesto urbanistico cittadino, trovandosi ad un incrocio di strade presso un passaggio voltato archiacuto. La piccola cappella, fondata, come si pensa, da Pavone Petracca nel 1305, presenta un semplice portale architravato sormontato da un'ampia monofora archiacuta che trova rispondenza nello svelto campanile a vela, con cornici con motivi a scacchiera trecenteschi. Di notevole interesse i due rilievi con il Martirio di San Lorenzo e un frammentario diacono intento al rito dietro l'altare, opere dai caratteri arcaici ma databili tra XIII e XIV secolo (nella formella di destra, troviamo una scritta che identifica il personaggio dell'ecclesiastico come "Presbiter Pavo", forse il prete Pavone committente dell'edificio).

Iscrizioni

Nella formella con la figura di ecclesiastico:

"P(RES)B(ITE)R PAVO".

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

In facciata:

rilievo con due scene: Martirio di San Lorenzo e Prete all'altare.

Storia e trasformazioni

L'edificio conserva nelle parti esterne la facies tardomedievale, con il probabile reimpiego dei due rilievi, forse in origine sull'architrave del portale d'ingresso.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Daconto 1927: Saverio Daconto, Saggio storico sull’antica città di Giovinazzo, Giovinazzo 1927.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/02/2014 11:50:02
Data ultima revisione27/02/2017 11:43:44
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OggettoGiovinazzo, Santa Maria degli Angeli
Tipologiaconfraternita
Nome attualeconfraternita di Santa Maria degli Angeli
Immagine
Nomi antichi

Santa Maria de lo Muro

Cronologia

sec. XIII: chiesa di Santa Maria de lo Muro.

1480: erezione della confraternita.

1676: nuova consacrazione della cappella.

Autore
Committente
Famiglie e persone

Famiglia Messere possiede il giuspatronato della chiesa.

Descrizione

La chiesa sorge nel secolo XIII a ridosso della cinta muraria, da cui la denominazione de lo Muro. Oggi si presenta interamente costruita con pietre squadrate in corsi regolari, secondo il sistema costruttivo tipico della città di Giovinazzo. La facciata, dalla cornice rettilinea e con un finestrone seicentesco, presenta il portale architravato sormontato da una lunetta.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'edificio sorto nel XIII secolo a ridosso della sezione meridionale delle mura, si presenta in forme di età moderna, risalenti molto probabilmente alle due fasi del secolo XV e del secolo XVII, con la fondazione della confraternita e della riconsacrazione. La cappella è stata anche di giuspatronato della famiglia Messere.

Note
Fonti iconografiche

La chiesa è identificata nella Veduta di Giovinazzo di Pompeius Limpius del 1581.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/02/2014 11:55:52
Data ultima revisione27/02/2017 11:46:16
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OggettoGiovinazzo, Santa Maria del Carmine
Tipologiachiesa di confraternita
Nome attualearciconfraternita di Santa Maria del Carmine
Immagine
Nomi antichi

Sant'Angelo dei Greci

Cronologia

sec. X: esistenza della chiesa di San Michele.

sec. XVII: fondazione della confraternita sotto la cura dei pardi somaschi.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La chiesa sorge lungo il versante cittadino dell'insenatura del porto, a ridosso delle mura, tra la Cattedrale e il torrione aragonese. L'edificio è costruito in conci di pietra squadrata e presenta una facciata dal profilo rettilineo, con un finestrone e un portale architravato con lunetta e il campanile a vela che svetta dal volume del prospetto. Ad angolo, uno sguscio decorato da modanature agevola il passaggio nello stretto vicolo d'accesso.

Iscrizioni

Sull'architrave del portale:

"ARCICONFRATERNITA/ DELLA SS. VERGINE DEL CARMELO" (sec. XVIII).

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L'edificio di fondazione altomedievale, come chiesa dedicata all'arcangelo, non conserva tracce dell'impianto e della decorazione originaria, ma si presenta in una veste di età moderna, risalente molto probabilmente alle modifiche introdotte nel Seicento con la nuova dedicazione alla Madonna del Carmine e l'ingresso dei padri somaschi.

Note
Fonti iconografiche

Veduta di Giovinazzo pubblicata da Pacichelli nel 1703.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/02/2014 11:51:53
Data ultima revisione27/02/2017 11:48:09
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OggettoGiovinazzo, Santa Maria di Costantinopoli
Tipologiachiesa
Nome attualeSanta Maria di Costantinopoli
Immagine
Nomi antichi

Chiesa di san Rocco

Cronologia

1528: costruzione della chiesa sui resti di quella di San Rocco nel luogo dove sorgeva il sedile dei nobili.

1598: data incisa sul cantonale del'edificio.

1601: Raffaele del Russo realizza il portale (Castellano 2004).

1763: lo scultore Antonio Altieri realizza l'altare con la statua di San Cristoforo.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
La chiesa sorge sulla piazza a ridosso del valico dell'arco di Traiano, in un'area dove erano presenti le sedi amministrative della città in età moderna. L'edificio sostituisce quello più antico di San Rocco, che sorgeva nel sito dell'antico sedile dei nobili a confermare la vocazione direzionale dell'area posta all'ingresso del centro storico cittadino. La chiesa, infatti, presenta una pianta quadrangolare sviluppata in altezza che richiama i volumi di un edificio pubblico, come un sedile, piuttosto che di una vera e propria cappella. Costruita in pietra, presenta un profilo rettilineo con il portale (1601) con architrave e lunetta decorata dalla statua della Madonna e del Padre Eterno, che appare di forme già barocche a dispetto degli oculi e del portale laterale con timpano ancora dalle caratteristiche rinascimentali. Agli angoli troviamo elementi decorativi con lo stemma della chiesa con il Battista in facciata e, nel lato posteriore, il rilievo con la Madonna e la data 1598. La chiesa è addossata ad un edificio sul lato destro e, scenograficamente, si è utilizzata la risega elevando un grande altare barocco con la statua di San Cristoforo (1763), retaggio di un culto medievale e segno della funzione pubblica di passaggio della chiesa rispetto all'impianto urbanistico cittadino.
Iscrizioni

Data '1598' sul cantone posteriore dell'edificio.

Stemmi o emblemi araldici

Stemma della chiesa con il Battista sul cantone di facciata.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La chiesa, sorta sull'area dell'antico sedile dei nobili e, poi, della chiesa di San Rocco, rappresenta un notevole esempio di arte e architettura in città dei decenni a cavallo tra XVI e XVII secolo e conserva quasi intatta la facies del tempo, arricchita di inserti successivi, come l'immagine di San Cristoforo, scolpita da Antonio Altieri nel 1763.

Note
Fonti iconografiche

Veduta di Giovinazzo pubblicata in Pacichelli 1703.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Castellano 2004: Antonio Castellano, “La scultura a Bitonto nella seconda metà del Cinquecento”, in Scultura del Rinascimento in Puglia, Atti del Convegno Internazionale (Bitonto, palazzo Municipale, 21-22 marzo 2001), Bari 2004,195-209.

 

Daconto 1927: Saverio Daconto, Saggio storico sull’antica città di Giovinazzo, Giovinazzo 1927, 309.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Mongiello 1980: Luigi Mongiello, Il restauro urbanistico del nucleo antico della città di Giovinazzo, Bari 1980.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 176-181.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 21:29:56
Data ultima revisione27/02/2017 11:55:42
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OggettoGiovinazzo, seggio dei nobili
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi

"Cupone"

Cronologia

XIV secolo: un seggio è attestato nell'area dell'episcopio.

1528: le strutture del vecchio seggio vengono reimpiegate per la costruzione della nuova chiesa di San Rocco (poi Santa Maria di Costantinopoli).

1530: il nuovo seggio viene ricostruito di fronte alla chiesa.

Autore
Committente

universitas

Famiglie e persone

L’elenco delle famiglie nobili ascritte al seggio di Giovinazzo è in Paglia 1738, 124-125, gli stemmi delle stesse sono riprodotti a p. 338.

Descrizione

Il seggio era strutturato come un edificio quadrato, a un solo piano, aperto da un'arcata in facciata e un'altra sul lato verso la piazza. Attualmente l'edificio, convertito ad uso privato, è stato sopraelevato di due piani. Sono ancora visibili le coppie di paraste che inquadravano gli archi d'ingresso.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Il seggio è raffigurato nella veduta di Giovinazzo pubblicata da Pacichelli nel 1703 e identificato con la lettera "C".

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

 

Lupis (ed. De Ninno 1880): Bisanzio Lupis, Cronache di Giovinazzo, a cura di De Ninno, Giovinazzo 1880, 77, 95, 96.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Paglia 1738: Lodovico Paglia, Istorie della città di Giovenazzo, Napoli 1738.

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Lupis 1880

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione21/01/2014 10:24:12
Data ultima revisione27/02/2017 12:04:00
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OggettoGiovinazzo, Spirito Santo
Tipologiachiesa
Nome attualeSpirito Santo
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1395: ampliamento ad opera di Pavone Griffi su concessione di papa Bonifacio IX.

1397: data incisa in facciata.

1492: erezione dell'altare del Sacramento.

1600: ampliamento del presbiterio con l'abbattimento dell'abside e la creazione di un profondo coro rettangolare.

Autore
Committente

Pavone Griffi, vescovo di Tropea (1390-1410).

Famiglie e persone

Pavone Griffi

Angelo Rizzo/De Ritiis

Descrizione

La chiesa sorge in pieno centro storico, probabilmente sulle tracce di una chiesa duecentesca ricostruita e ampliata da Pavone Griffi, vescovo di Tropea (1390-1410). Essa si innalza rispetto al piano di calpestio dell'area circostante con una piccola scalinata. Presenta una facciata a coronamento rettilineo con cornice ad archetti pensili, al centro della quale si apre un portale architravato, con cornice centinata e coronamento a doppio spiovente. L'interno si organizza in due navate parallele, entrambe costituite da una coppia di campate: le due campate della navata maggiore sono coperte da altrettante cupole, di cui la prima dotata di tamburo ottagonale finestrato, la seconda a calotta cieca. Sulle pareti esterne la decorazione appare ancora in forme tardo-romaniche, con l'inserimento di stemmi e con cornici ad arcatelle di fattura tardo-trecentesca.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Sulla facciata si trovano gli stemmi della famiglia Griffi e quelle di papa Bonifacio IX Tomacelli.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Nella navata laterale è l'altare del Santissimo Sacramento, eretto nel 1492 da Angelo Rizzo/De Ritiis, giureconsulto di Ferrante d'Aragona.

Storia e trasformazioni

Una chiesa dedicata al Santo Spirito esisteva a Giovinazzo già nel secolo XIII, come rivela un documento del 1279. L'attuale edificio, ampliato tra 1395 e 1397, si conserva per la gran parte nello stato originario, con le coperture piramidali tipiche delle volte romaniche in Puglia, ma mostra anche interventi successivi come la presenza di un altare della fine del secolo XV.

Note
Fonti iconografiche

La chiesa è identificata nella Veduta di Giovinazzo di Pompeius Limpius del 1581

Veduta di Giovinazzo pubblicata da Pacichelli nel 1703.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Bonserio 1999: Michele Bonserio, Le pergamene della chiesa dello Spirito Santo di Giovinazzo: regestario, Bari 1999

 

Daconto 1927: Saverio Daconto, Saggio storico sull’antica città di Giovinazzo, Giovinazzo 1927, 304.

 

De Ninno 1890:  Giuseppe De Ninno, Memorie storiche degli uomini illustri di Giovinazzo, Bari 1890, 42-46.

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovinazzo, Bari 1878.

 

Paglia 1700: Istorie della città di Giouenazzo del signore d. Ludouico Paglia ... Con vn raguaglio istorico del sig. d. Luigi Sagarriga ... drizzato al sig. Antonio Paglia nell'anno 1646. In cui breuemente si descriue la Vita del b. Nicolò Paglia; e si raccontano le memorie d'alcune famiglie nobili della stessa città. Date in luce dal signor d. Gaetano Frammarini , in Napoli, per Carlo Tronnnojsi, l'anno santo 1700, 137, 163-164, 347.

 

Stufano 1965: Raffaella Stufano, "Aggiunte al Codice Diplomatico Barese. Documenti di Giovinazzo dei secc. XII e XIII", Archivio storico pugliese, 1965, 3-49.

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere, ed Arti, 1891, 181.

 

Venditti 1969: Arnaldo Venditti, “Architettura a cupola in Puglia (IV): le chiese di S. Margherita di Bisceglie, S. Felice di Balsignano, S. Vito di Corato, S. Lucia di Casamassima, le cappelle in Agro di Bisceglie e S. Spirito di Giovinazzo”, Napoli nobilissima, s. III, 8, 1969, 51-65.

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SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione03/02/2014 21:21:11
Data ultima revisione09/03/2017 21:24:39
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/691
OggettoGiovinazzo, iscrizione Palazzo Saraceno
Supportopietra
CronologiaXVI secolo
Immagine
Prima attestazione
Trascrizione

EL SARACINO TE[N]GE & SE[M]PRE C[O]CE / ET QVA[N]TO PIV LV TOCCHI PIV TE NOCE

Famiglie e persone

L'iscrizione si trova sul prospetto principale di Palazzo Saraceno.

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione03/02/2014 20:34:49
Data ultima revisione06/01/2019 21:03:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/56
OggettoGiovinazzo, seconda iscrizione di Palazzo Saraceno
Supportopietra
CronologiaXVI secolo
Immagine
Prima attestazione
Trascrizione

TEMER SI DEE SOL DI QVELLE COSE / CHANNO POTENSA DI FAR ALTRVY MALE / DE LALTRE NO CHE NO[N] SO PAVROSE

Famiglie e persone

L'iscrizione si trova murata nel prospetto laterale di Palazzo Saraceno.

Note

Si tratta di una citazione dalla Divina Commedia (Inferno, II, 88/90)

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione03/02/2014 20:36:58
Data ultima revisione06/01/2019 21:04:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/57
OggettoGiovinazzo, Cattedrale, fonte battesimale
Collocazione originaria
Materialepietra scolpita
Dimensioni
Cronologia1577
Autoreignoto maestro intagliatore dell'ultimo quarto del XVI secolo
Descrizione

Il fonte battesimale, che si conserva nella prima cappella a sinistra della Cattedrale di Giovinazzo, fu commissionato da Sebastiano Barnaba, che fu vescovo di Giovinazzo dal 1574 al 1581 (Ughelli 1659; successivamente egli divenne vescovo di Potenza, come riporta l’Ughelli stesso).

La commissione dell’opera risale agli anni settanta del Cinquecento, come si legge nel bordo superiore esterno della vasca, in cui compare – entro una sorta di fascia – l’iscrizione: “[...] BARNABA · EPISCOP(US) · // IVVEN(ACENSIS) · A(NNO) · D(OMINI) · M.DLXXVI[...]”. La vasca, piuttosto profonda, è decorata esternamente con scanalature “ad unghia” confluenti verso il piede del fonte. Tanto le scanalature quanto la fascia contenente l’iscrizione sono interrotte al centro da un medaglione arricchito con voluminosi cartouches, nel cui interno sono scolpiti a rilievo una Madonna col Bambino. Al di sotto del medaglione una grande foglia d’acanto, che segue l’andamento della vasca, fa quasi da raccordo tra la vasca e la base del fonte. Quest’ultima, a base triangolare, è decorata con motivi fogliacei e con zampe leonine.

Si tratta di un prodotto di bottega, opera di mestranze locali di un livello non elevato.

Immagine
CommittenteStefano Barnaba, vescovo di Giovinazzo dal 1574 al 1581
Famiglie e persone
Iscrizioni

"[...] BARNABA · EPISCOP(US) · // IVVEN(ACENSIS) · A(NNO) · D(OMINI) · M.DLXXVI[...]".

 

Il fonte è incassato in una nicchia della cappella, per cui non è stato possibile leggere l’iscrizione interamente.

Stemmi o emblemi araldici
Note

Con queste parole Ferdinando Ughelli ricorda il vescovo Barnaba tra gli “episcopi Iuvenacenses”: “Sebastianus Barnaba Neapolitanus ad regiam Philippi II præsentationem Iuvenacensis evasit episcopus die 25 Iulii 1574. Septem annos bene hanc rexit ecclesiam, et ad Potentinam translatus est die 30 Octob(ris), de quo hæc memoria legitur in Episcopio: SEBASTIANVS BARNABA EPISCOPVS ET PATRITIVS IVVENACENSIS. In Cathedrali Christo Cruci affixo sacellum erexit, cui ad expiandas fidelium animas perpetuam indulgentiam elargitus est Gregorius XIII Pont. Max” (Ughelli 1659).

Quasi due secoli dopo, anche Vincenzo D’Avino avrebbe riferito di una cappella eretta dal vescovo Barnaba nella Cattedrale di Giovinazzo: “Sebastiano Barnaba eresse nella Cattedrale una cappella al SS. Crocefisso, ed ottenne da Gregorio XIII l’indulgenza perpetua per quelli che la visitassero” (D’Avino 1848).

Il fonte dovette essere verosimilmente realizzato per la Cappella del Crocifisso.

Nel circuito informatico “Museo dell’identità del territorio di Terra di Bari” (www.memoriaeconoscenza.it) è riportata la notizia secondo cui il fonte sarebbe attualmente privo della copertura piramidale in legno che in origine completava l’opera. Nella scheda dell’opera, anonima, è scritto che tale copertura “terminava con due sculture anch’esse lignee che rappresentavano San Giovanni Battista, in piedi, battezzante il Cristo, in ginocchio”. Non è specificato da dove l’informazione sia tratta, ma si dice anche che “le figure erano disposte in posizione obliqua rispetto all’asse centrale del fonte, sproporzionando così la struttura triangolare”.

Dando per buona l’informazione, si deve pensare che tale terminazione lignea fu aggiunta in un secondo momento. 

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Apollonj Ghetti 1969: Bruno Maria Apollonj Ghetti, II Mostra documentaria dellaa Puglia monumentale, dedicata a Giovinazzo, Conversano, Turi, Bari 1969, 22.

 

D’Avino 1848: Vincenzio D’Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie del Regno delle Due Sicilie..., Napoli 1848, 264.

 

Ughelli 1659: Ferdinando Ughelli, Italia sacra, VII, Romae 1659, coll. 998-999.

Allegati
Link esterni
SchedatoreMichela Tarallo
Data di compilazione11/01/2016 01:28:57
Data ultima revisione20/02/2017 12:29:13
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/575
OggettoGiovinazzo, Cattedrale, Lastra sepolcrale di Enrico Zurlo
Collocazione originaria
Materialepietra scolpita
Dimensioni
Cronologia1542
Autorescultore meridionale attivo nel quinto decennio del XVI secolo
Descrizione

Nel pavimento della Cattedrale di Giovinazzo è la lastra tombale figurata di Enrico Zurlo, esponente di una delle famiglie nobili più in vista della città.

Il defunto, adagiato entro una sorta di lettiga, è raffigurato come in uno stato di momentaneo assopimento,  semi-giacente, secondo un’impaginazione che prelude ai demi-gisants di matrice iberica. È disteso di tre quarti sul fianco destro, con gli occhi chiusi e metà viso posato sulla palma della mano destra sprofondata in un guanciale rigonfio. Su quest’ultimo è raffigurato per due volte lo stemma degli Zurlo: una banda dentata, che discende diagonalmente dalla destra alla sinistra araldiche. Il deposto è effigiato come un miles, con l’armatura e la spada nella mano sinistra. Ai suoi piedi sono due cagnolini accucciati, simbolo di fedeltà, e un elmo a becco di passero, con visiera chiusa.

Lungo il perimetro della lastra corre una larga fascia con motivi vegetali, decorata negli angoli con fiori.

Ai piedi del gisant, entro una cartella rettangolare, è incisa l’iscrizione dedicatoria, disposta su dieci linee di diversa lunghezza ma coassiali.

L’opera, di discreto livello artistico (anche se consunta per il calpestìo) mostra, dal punto di vista stilistico, legami con botteghe rinascimentali napoletane.

Immagine
Committente
Famiglie e persone

Zurlo

Iscrizioni

Entro una cartella rettangolare posta ai piedi del gisant:

 

D. O. M./

HENRICO ZVRLO EX CAPYTIORVM/

PARTHENOPEA FAMILIA QVEM/

PRAETER NOBILISSIMI GENERIS/

VETVSTATEM FIDES CONSTANTIA/

VITAE INTEGRITAS DECORAVERVNT/

NIC. ANT. I. V. D. ET ABBAS HIERON./

FILII PIISS. PATRI OPT. PP./

MDXLII VIX AN. LXIII/ 

VSQUE AD DIEM NOVISSIMVM.

Stemmi o emblemi araldici

Stemma degli Zurlo: una banda dentata, che discende diagonalmente dalla destra alla sinistra araldiche.

Note

Per notizie sulla famiglia Zurlo (ma non sul personaggio titolare della lastra in oggetto) è possibile consultare: Scipione Mazzella, Scipione Ammirato, Carlo Borrelli, Carlo de Lellis, Biagio Aldimari, Berardo Candida Gonzaga (vd. “Bibliografia” in questa scheda).

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Aldimari 1691: Biagio Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili..., Napoli 1691, 506-508.

 

Ammirato 1651: Scipione Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane..., 2 voll., Firenze 1580 e 1651, II, 1651, 34.

 

Borrelli 1655: Carlo Borrelli, Difesa della nobiltà napoletana..., Roma 1655, 28, 38.

 

Candida Gonzaga 1876: Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili..., 6 voll., Napoli 1875-82, II, 1876, 219-224.

 

Daconto 1926: Saverio Daconto, Saggio storico sull’antica città di Giovinazzo, Giovinazzo 1926, 74.

 

De Lellis (XVII sec.): Carlo de Lellis, Notizie di diverse famiglie della città e Regno di Napoli, Biblioteca Nazionale di Napoli, ms. X.A.13 (XVII sec.), cc. 222r-225v.

 

De Ninno 1890: Giuseppe De Ninno, Memorie storiche degli uomini illustri della città di Giovinazzo..., Bari 1890, 101-102.

 

Mazzella 1601: Scipione Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli..., Napoli 1601, 650.

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SchedatoreMichela Tarallo
Data di compilazione11/01/2016 01:30:29
Data ultima revisione20/02/2017 12:56:33
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/576
OggettoGiovinazzo, Cattedrale, tavola con Cristo risorto
Collocazione originaria
Materialeolio su tavola
Dimensioni
Cronologiaprima metà del XV secolo (1420-1450 circa)
Autoreanonimo artista attivo nella prima metà del Quattrocento
Descrizione

Il dipinto, che oggi si trova sul pilastro destro all’ingresso del presbiterio della Cattedrale di Giovinazzo, deve essere forse identificato con quello che un tempo si trovava, insieme ad un’immagine della Vergine Assunta, sull’altare maggiore della chiesa (Marziani 1878), e che a partire dalla fine dell’Ottocento (? [non sappiamo precisamente da quando]) fu collocato alle spalle dell’altare maggiore.

L’opera, un olio su tavola, raffigura un Cristo risorto a figura intera, in posizione frontale, ritratto nell’atto di benedire con la mano destra, mentre con la sinistra regge l’asta del vessillo. La figura si staglia su un fondo dorato, elemento ancora ancora desunto dalla cultura bizantina, ma denota lo sforzo, da parte dell’artista, di inserire prospetticamente l’immagine nello spazio (si vedano le pieghe del panneggio, l’accartocciarsi del vessillo).

La tavola fu notata da Adolfo Avena nel 1902 e rivelata agli studi da Mario Salmi (1919), che ne attribuì l’esecuzione a Paolo Serafini, pittore modenese, riconosciuto tradizionalmente come l’autore del Redentore della Cattedrale di Barletta. Successivamente Giovanni Urbani (1951), su suggerimento di Cesare Brandi, ascrisse l’opera a Michele Giambono, mentre Bernard Berenson (1957) fece il nome, non senza avanzare qualche dubbio, di Jacobello del Fiore.

Nel 1964 Michele D’Elia, tornando sul dipinto, ha ipotizzato, sulla base di alcune contraddizioni formali (“la testa piatta e rigida come una sagoma ritagliata”, la “striscia verde cupo” su cui la “torreggiante e monumentale figura” appare “stranamente in bilico”), che il Redentore possa essere stato commissionato in sostituzione di un dipinto più antico e perduto (questo forse del Giambono) ad un artista meridionale, forse napoletano e non veneto, aggiornato su opere affini pugliesi (quali, p.e., il Redentore di Barletta).

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note

Marziani (1878, 172): “Gli altari che bellamente e devotamente adornavano questa chiesa [...] sono: l’ara massima, rinnovata e consecrata da Giulio Masi, avente una bella immagine della Vergine Assunta nel mezzo ed un’altra del Salvatore risorto, dipinta su legno di cedro, che tuttora si conserva in fondo alla cona [sic]”.

 

Simone (1891, 179-180): “Dietro l’altare maggiore è un bellissimo quadro di Cristo trionfante, su legno, in fondo d’oro, con veste bene drappeggiata, il quale, secondo il mio avviso, dovrebbe tenersi in maggior vista”.

 

Avena (1902, 112): “L’altare maggiore, del tempo del vescovo Mercurio, è del tipo comune tanto in voga verso la fine del secolo XVII [...]. Su di esso è collocata un tavola del secolo XI, venerata sotto il titolo della Madonna di Corsignano. [...]. Dietro l’altare maggiore è un Cristo trionfante: bellissimo dipinto su tavola a fondo d’oro”.

 

Salmi (1919, 151, nota 2): “Nella Cattedrale di Barletta si conserva una tavola opistografa di Paolo Serafini da Modena [...]. Ma, ad eccezione di un Cristo a tutta figura nella stessa chiesa a lui giustamente assegnato dal Colasanti, e di un Redentore risorto nel Duomo di Giovinazzo, che ha qualità stilistiche affini, l’influsso di quel pittore è nullo nella regione”.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Avena 1902: Adolfo Avena, Monumenti dell’Italia meridionale, Roma 1902, 112.

 

Berenson 1957: Bernard Berenson, Italian pictures of the Renaissance. Venetian School, Londra 1957, I, 97.

 

D’Elia 1964: Mostra dell’arte in Puglia. Dal Tardo Antico al Rococò, a cura di Michele D'Elia, Roma 1964, 67-69 (con bibliografia precedente).

 

Marziani 1878: Luigi Marziani, Istorie della città di Giovenazzo, Bari 1878, 172.

 

Salmi 1919: Mario Salmi, Appunti per la storia della pittura in Puglia, 151, nota 2. 

 

Simone 1891: Sante Simone, “Una fugace visita a Giovinazzo”, Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere ed Arti, VIII, 1891, 176-181 (in partic. 179-180).

 

Urbani 1951: Giovanni Urbani, Schede, Bollettino dell’Istituto Centrale del Restauro, II, 1951, 7-8, 62-64.

 

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SchedatoreMichela Tarallo
Data di compilazione21/01/2016 22:51:44
Data ultima revisione20/02/2017 12:52:50
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/585
OggettoGiovinazzo, San Domenico, dipinto con San Felice in cattedra
Collocazione originaria
Materialetavola trasportata su tela
Dimensionicm 139 x 57 (D'Elia 1964)
Cronologia1541-1542
AutoreLorenzo Lotto
Descrizione

Il dipinto, eseguito da Lorenzo Lotto tra il 1541 e il 1542, e attualmente collocato nella chiesa di San Domenico di Giovinazzo, proviene dalla distrutta chiesa di San Felice della stessa città. In origine esso faceva parte di un trittico raffigurante, oltre al San Felice, i Santi Antonio da Padova e Nicola da Tolentino, e recante nella cimasa un “Cristo passo” (recuperato di recente).

Dal documento di allogazione rinvenuto da Pietro Giannuzzi nel 1894 e citato poco dopo anche da Lionello Venturi (1895), sappiamo che committente del trittico fu Alvise Catelan da Barletta, nativo veneto.

Poco dopo l’opera fu pubblicata da Gustavo Frizzoni (1896) come opera di un seguace del Lotto, e, qualche anno dopo, posta in relazione col citato documento da Bernard Berenson (1905), che dichiarava di averla scoperta fin dal 1896.

Nel 1919 e nel 1920 Mario Salmi mise in luce le doti di colorista del Lotto, ponendo in risalto i contatti con Tiziano e confrontando il dipinto col S. Antonino in San Zanipolo a Venezia. 

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note

Lotto stesso annotava nel suo Libro dei Conti: "16 giugno 1542. In Venezia. Die haver misser Aluise Catelan de Barletta duc. diece per caparra de una pala a tutte mie spese, legname, oro, et pictura in tre campi zoè: in al mezo Santo Felice Episcopo, da l'un canto Santo Antonio de Padua, e Santo Nicola da Tolentino da l'altro, et in un quadro alla sumità sia uno Christo pietoso [...] per precio de ducati trenta et più secondo parerà esser serviti a li Domini de Juvenazo [...]".

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Berenson 1905: Bernard Berenson, Lorenzo Lotto, Londra 1905, 219.


D’Elia 1964: Mostra dell’arte in Puglia. Dal Tardo Antico al Rococò, a cura di Michele D'Elia, Roma 1964, 67-69 (con bibliografia precedente).


Frizzoni 1896: Gustavo Frizzoni, “L. Lotto pittore”, Archivio Storico dell’Arte, s. 2, II, 1896, 442.


Giannuzzi 1894: Pietro Giannuzzi, “Di una pala dipinta da L. Lotto per la Cattedrale di Giovinazzo”, in Arte e Storia, XIII, 1894, 91.

 

Venturi 1895: Lionello Venturi, Il Libro dei conti di Lorenzo Lotto, in “Gallerie Nazionali Italiane”, 1893-94, V.I, 89.

 

Salmi 1919: Mario Salmi, “Appunti per la Storia della pittura in Puglia”, L’Arte, XXI-XXII, 1919, 149-192 (in partic. 181-182).

 

Salmi 1920: Mario Salmi, “La pittura veneta in Puglia”, Rassegna d’Arte, XX, 1920, 212-213.

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SchedatoreMichela Tarallo
Data di compilazione22/01/2016 01:48:08
Data ultima revisione20/02/2017 12:30:01
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/586
OggettoGiovinazzo, miliari della Traiana
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

I quattro miliari sono stati utilizzati come semicolonne, incassati nel muro, a scandire gli angoli del cosiddetto  Arco di Traiano.

Prima attestazione
MaterialePietra calcarea
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia108 -109 d.C.
Descrizione

Le colonne sono disposte con il campo epigrafico rivolto verso il passaggio, tre di queste sono accomodate su basi, diverse per morfologia e dimensioni, ottenute da elementi di spoglio (si riconosce ad esempio il sommoscapo di una colonna).

Capitelli moderni, anche in questo caso di foggia diversa, completano in alto le brevi colonnine, tranne che sul lato sinistro sulla fronte verso il borgo.

Nonostante lo stato di consunzione è possibile ricostruire per tutti i miliari la titolatura di Traiano, diversamente l'indicazione numerica del miglio della via Traiana resta solo sulla prima colonna di destra, dove si legge la cifra CX ( cfr. CIL IX 6047), che ha consentito di attribuire il testo al territorio di Rubi (Silvestrini 1983, 96-97, n. 11; Silvestrini 2005, 103), e sulla seconda a sinistra, dove, però, l'indicazione numerica risulta mutila (cfr. Silvestrini 1983, 100-101, n. 14 che legge [...]XXVI[..?]).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Nel 1700 Ludovico Paglia (Paglia 1700, 20-21), seguito poi da Mommsen, poteva vedere cinque colonne miliarie, cioè quelle qui illustrate, reimpiegate nell'arco, e una quinta collocata nella piazza cittadina e ora conservata nel castello svevo di Bari (Silvestrini 1983, 97). 

La breve descrizione della città, firmata da Giovanni Antonio Paglia e risalente al 1560, è  un esempio di lucida analisi storico-archeologica. L'umanista, autore di una delle più antiche sillogi epigrafiche note per la Puglia e la Lucania, compilata per l'amico Aldo Manuzio il giovane, riconosce senza dubbio i miliari della via Appia Traiana, riportando per esteso il testo inciso sulle colonnine di età traianea e cogliendo l'occasione per un breve exursus sugli avanzi dell'antico asse viario che all'epoca erano ancora visibili.

Allo sguardo di un esperto conoscitore dell'epigrafia antica non poteva in alcun modo risultare verisimile la tesi che l'arco, evidentemente non antico, ma assemblato con elementi antichi trasportati sul posto, rappresentasse la prova dell'evergetismo dell'imperatore Traiano a Giovinazzo.

Infatti, nelle memorie di Lupis (Lupis [ed. De Ninno 1880], 11-12) scritte intorno al 1550, secondo una tradizione imperniata sulla diffusa fortuna medievale della figura di Traiano in Puglia, si legge che l'imperatore, dopo aver "ampliato Trani", ebbe il merito di rendere più forte e potente anche l'abitato di Giovinazzo; significativamente ritorna nella cronaca il legame tra Traiano e Trani, città dove l'imperatore era celebrato, forse già dal XIII secolo, accanto a Tirenus, il mitico fondatore, nell'iscrizione di porta Bisceglie.

Non si può escludere che il mirato reimpiego delle iscrizioni viarie recanti il nome di Traiano rispondesse all'esigenza di creare o di rafforzare il legame tra l'imperatore, quasi in figura di ecista, e il centro di Giovinazzo.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

De Ninno 1890: Giuseppe De Ninno, Memorie storiche degli uomini illustri della città di Giovinazzo, Bari 1890, 109-112.

 

Fioriello 2007: Custode Silvio Fioriello, "Butuntum", in Supplementa Italica 23, Apulia et Calabria, Roma 2007, 28-29.

 

Lupis (ed. De Ninno 1880): Bisanzio Lupis, Cronache di Giovinazzo [1550 circa], a cura di Giuseppe De Ninno, Giovinazzo 1880.

 

Paglia 1700: Istorie della città di Giovenazzo del signore don Ludovico Paglia […] con un raguaglio istorico del sig. d. Luigi Sagarriga […], date in luce dal signor d. Gaetano Frammarini, in Napoli, per Carlo Tronnnnojsi, l'anno santo 1700.

 

Silvestrini 1983: Marina Silvestrini, "Miliari della via Traiana", in Epigrafia e territorio. Politica e società. Temi di antichità romane, Bari 1983, 79-118.

 

Sivestrini 2005: Marina Silvestrini, Le città della Puglia romana: un profilo sociale, Bari 2005.

 

Volpicella 1874: Luigi Volpicella, Degli scrittori della storia di Giovinazzo, Napoli 1874, ad vocem.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione17/09/2015 17:59:44
Data ultima revisione16/05/2017 22:15:03
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/528
OggettoMonopoli (già Giovinazzo), Villa Meo Evoli, sarcofago
Luogo di conservazioneMonopoli
Luogo di reimpiego
Collocazione attuale

Il sarcofago si trova ora nel giardino di Villa Meo Evoli nell'attuale comune di Monopoli

Prima attestazione

Giovanni Antonio Paglia, Vat. Lat. 5241, c. 583; Giovanni Antonio Paglia, Descrizione della città di Giovinazzo (1560), conservata nel ms. XXV C 13 della Società Napoletana di Storia Patria, ed edita in Volpicella 1874 (27-38).

MaterialeCalcare pugliese
Dimensionih 0,56; lunghezza: 1,75 (lato superiore), 1,62 (lato inferiore); spessore: 0,65 sup.; 0,60 inf. (da Fioriello 2007)
Stato di conservazione
CronologiaIII secolo d.C.
Descrizione

Il sarcofago di forma lievemente tronco-piramidale è decorato su tre lati da ghirlande e bucefali. Si nota una leggera asimmetria nell'altezza della cassa, forse dovuta a un intervento post-antico; d'altra parte il foro, praticato sul lato posteriore e decentrato verso sinistra, ne confermerebbe il riuso, in un momento non precisabile, come vasca o abbeveratoio.

Le protomi, collocate agli angoli della cassa, e al centro della fronte, reggono ghirlande semilunate dal contorno netto, fortemente assottigliate alle estremità. La protome centrale differisce da quelle angolari, che hanno una forma triangolare allungata, per le dimensioni minori e il muso arrotondato; in questo particolare si potrebbe leggere l'alternanza tra il bucefalo di tradizione ellenistica, di forma triangolare quasi scarnificato e coperto da un sottilissimo vello e quello dalla forme piene tipico della tradizione medioitalica (così Faedo 1999).  Al centro della fronte, al di sotto della protome taurina, è posta una tabula rettangolare recante l'iscrizione con la dedica (CIL IX 307).  Il sarcofago era stato destinato dalla madre alla piccola Petilia Secundina, sacerdotessa di Minerva, morta all'età di 9 anni.

La cassa di Giovinazzo è stata già associata agli altri sarcofagi di area pugliese con decorazione a ghirlande (Todisco 1989); si tratta di una produzione locale, come è evidente dal materiale usato, nata su impulso della diffusa importazione dei Girlandensarkophagen miscroasiatici, probabilmente mediata dagli esemplari campani (Herdejürgen 1996).

Luigi Todisco, in base alla forma troco-conica della vasca, ha associato l'opera in esame alla fronte di sarcofago conservata al Museo civico di Troia e al sarcofago, purtroppo disperso e unico da contesto affidabile, della necropoli di Lamapopoli di Canosa (Todisco 1989, 133). Ulteriore elemento di differenziazione della cassa da Giovinazzo e di quella canosina è la presenza al centro della fronte, al di sopra dell'iscrizione - entro tabula o clipeo -, della protome dalla quale si dipartono le ghirlande, generalmente, invece, il festone è collegato direttamente alla modanatura di chiusura del campo epigrafico.

La forma della cassa, estranea ai prodotti campani, è stata ricondotta da Todisco a influssi alessandrini, supponendo uno stretto contatto tra la regione e l'Egitto in piena età imperiale, mentre un sarcofago di bambino di carattere analogo consentirebbe di individuare il medesimo motivo nella produzione docimena (Faedo 1999, 496), in maniera più consona al flusso delle importazioni documentato per l'epoca.

D'altra parte, come pure è stato notato, l'aspetto non finito della lavorazione potrebbe rappresentare l'esito dell'influenza sugli scalpellini locali degli esemplari microasiatici che venivano importati, e poi spesso utilizzati in loco, semilavorati (Mastrocinque 2010, 442-443).

La morfologia dei festoni, sottili e distesi, e anche il modo in cui occupano solo la parte superiore della cassa sembra, infatti, richiamare direttamente alcuni prodotti afrodisiensi, dai quali la cassa bitontina si distingue  per la mancanza del grappolo pendente al centro del festone (per la produzione di Afrodisia cfr. Işık 2007, 107-108,  cat. 17, 23).

L'epigrafe ricorda una Petilia Secundina, sacerdotessa di Minerva, attestando un culto della dea separato dalle altre divinità della triade capitolina, caso piuttosto raro che, come  è stato notato, troverebbe però riscontro, per quanto riguarda la Puglia centrale, nella stessa Butuntum (Silvestrini 1991, 9). In particolare si conosce un'ara con dedica alla dea, rivenuta nelle murature della chiesa di San Pietro, chiesa nota significativamente con l'appellativo di sopra Minerva, in virtù di una tradizione locale, che risale almeno dalla fine del XVII secolo, secondo la quale l'edificio di culto sarebbe stato edificato sull'antico tempio di Minerva (per l'iscrizione Fioriello 2007, 29, n. 75).

La struttura del testo della dedica e il ductus dell'iscrizione sono dirimenti per una datazione del sarcofago al III secolo d.C. (Silvestrini 1991).

Il testo iscritto e in particolare la menzione del culto di Minerva hanno avuto un ruolo fondamentale nella ricezione rinascimentale dell'oggetto antico (si vedano le note).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità

Nel 1722 il sarcofago, con altre antichità locali (sicuramente iscrizioni), appparteneva ad Antonio del Giudice, Duca di Giovinazzo e Principe di Cellamare, ed era conservato nel giardino della sua villa (Martini 1738, 152-154).

Collezione di Vito Giuseppe Martinelli 

Collezione Meo Evoli 

Note

Il sarcofago è pertinente all'antica Butuntum (Bitonto), municipio romano al quale apparteneva anche l'area poi occupata dalla città di Giovinazzo, forse un vicus costiero che assunse una qualche rilevanza in età tardoantica (Fioriello 2007; per la controversa identificazione del centro antico con la Natiolum citata dalla Tabula Peutingeriana e menzionata anche da Guidone si veda la sintesi in Silvestrini 1991, 5; cfr. anche la scheda città di Giovinazzo).

Il ritrovamento della cassa iscritta, che ebbe luogo nel 1560 in occasione di scavi praticati all'interno delle mura cittadine, è documentato dalla  "Descrizione di Giovinazzo"(1560) di Giovanni Antonio Paglia, che ricorda l'evento come avvenuto pochi mesi addietro, e dalla più tarda descrizione della città dell'Anonimo (1581), pubblicata con quella del Paglia da Volpicella nel XIX secolo (Volpicella 1874, 28-56). Il testo dell'iscrizione figura inoltre nella silloge redatta da Paglia e inviata all'amico Aldo Manuzio Junior (ms. Vat. Lat. 5241, c. 583); dalla quale si apprende, inoltre, che l'occasione dello scavo era stata data dalla necessità di realizzare il cavo per le fondamenta di Palazzo Moroli (così anche in Paglia 1700, 9).

In Paglia la menzione della scoperta è inserita nell'incipit dell'opera come una prova fondamentale nella disputa sull'antichità di Giovinazzo; rispetto al silenzio delle fonti classiche, la bella pietra iscritta avrebbe testimoniato l'esistenza di un più antico insediamento ubicato nel sito della città moderna. Secondo Paglia, inoltre, la menzione di un sacerdozio di Minerva nell'iscrizione sulla cassa avrebbe dovuto implicare la presenza di un tempio dedicato alla dea, che egli ritiene però essere stato di scarsa importanza date le dimensioni della città; con questa argomentazione l'umanista riesce dunque a giustificare l'assenza di riferimenti nelle fonti classiche al supposto tempio di Minerva (cfr. Volpicella 1874, 27-29).

L'anonima descrizione di Giovinazzo, risalente al 1581, cita esplcitamente Paglia nel raccontare il ritrovamento del sarcofago; l'autore riferisce inoltre la notizia, riportata da Nicolò Leonico, della presenza in Puglia di un tempio di Diana custodito da cani. Tradizione evidentemente collegata al rapporto privilegiato, di matrice diomedea, stabilitosi, almeno dal IV secolo a.C., tra il culto di Atena-Minerva e la regione, in particolar modo per l'area della Daunia (cfr. Volpicella 1874, 45-46).

Non conosciamo, purtroppo, le vicende rinascimentali del sarcofago (ad esempio dove sia stato collocato dopo la scoperta), l'unica informazione certa rimonta ai primi del Settecento quando la cassa di Petilia è attestata presso Antonio Giudice principe di Cellamare dall'erudito Emanuele Martini (Martini 1738); nella residenza dei Giudice (forse lo stesso palazzo ducale?) il pezzo è ancora documentato nella seconda metà del secolo da Emanuele Mola  (Mola 1794).  Successivamente il sarcofago sarebbe stato acquistato dai Martinelli e collocato nella villa di famiglia, e da ultimo, in conformità alla sorte di tutta la collezione e della villa in cui questa era ubicata, passato in proprietà dei Meo Evoli (Silvestrini 1991, 6; Fioriello 2007, 32).

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti

Giovanni Antonio Paglia, Vat. Lat. 5241, c. 583.

Giovanni Antonio Paglia, Descrizione della città di Giovinazzo (1560), c. 23 (Società Napoletana di Storia Patria, ms. XXV C 13 , cfr. Volpicella 1874, 28-29).

Anomimo di Giovinazzo, Origine e descrizione della città di Giovenazzo nella provincia di Terra di Bari, c. 31 (Società Napoletana di Storia Patria, ms. XXV C 1, cfr. Volpicella 1874, 45-46).

Bibliografia

Faedo 1999: Lucia Faedo, "Aspetti della cultura decorativa delle regioni II e III tra III e IV secolo", in L’Italia meridionale in età tardo antico, Atti del trentottesimo convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto 1998, 473-527.

 

Fioriello 2007: Custode Silvio Fioriello, "Butuntum", in Supplementa Italica 23, Apulia et Calabria, Roma 2007, 11-43.

 

Herdejürgen 1996: Helga Herdejürgen, Die antiken Sarkophagreliefs, 6, 2. Stadtrömische und italische Girlandensarkophage, Berlin 1996.

 

Işık 2007: Fhari Işık, Girlanden-Sarkophage aus Aphrodisias, Mainz 2007.

 

Martini 1738: Emmanuelis Martinis, Epistolarum Libri Duodecim [...], Tomus Secundus, Amstelaedami 1738, 152-155.

 

Mastrocinque 2010: Gianluca Mastrocinque, "La cultura figurativa", in La puglia Centrate dall'età del bronzo all'alto medioevo, a cura di Luigi Todisco, Roma 2010, 437-445.

 

Mola 1794: Emanuele Mola, Effemeridi Enciclopediche per servir di continuazione all'Analisi ragionata dei Libri Nuovi, Febbraio 1794, 79.

 

Paglia 1700: Ludovico Paglia, Istorie della città di Giovenazzo del signore d. Ludouico Paglia ... Con un raguaglio istorico del sig. d. Luigi Sagarriga [...] drizzato al sig. Antonio Paglia nell'anno 1646. In cui brevemente si descrive la Vita del b. Nicolò Paglia; e si raccontano le memorie d'alcune famiglie nobili della stessa città. Date in luce dal signor d. Gaetano Frammarini, in Napoli, per Carlo Tronnnojsi, l'anno santo 1700.

 

Silvestrini 1989: M. Silvestrini, "L'epigrafia latina della Peucezia", in Archeologia e territorio. L'area peuceta,  a cura di Angela Ciancio,  Gioia del Colle 1989, 117-125.

 

Silvestrini 1991:  Marina Silvestrini, "Le emergenze monumentali dell'ager butountinus. Il sarcofago tardoantico di Giovinazzo", Studi Bitontini 52, 1991, 5-10.

 

Todisco 1989:  Luigi Todisco, "Il Sarcofago Meo Evoli ed altri a ghirlande di produzione apula", in Archeologia e territorio. L'area peuceta,  a cura di Angela Ciancio, Gioia del Colle 1989, 127-145.

 

Volpicella 1874: Due discorsi del decimosesto secolo sopra la città di Giovenazzo, ora per la prima volta pubblicati per cura di Luigi Volpicella, Napoli, 1874.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione05/02/2014 13:44:30
Data ultima revisione16/05/2017 22:26:29
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/322
NomeGiovinazzo
Status amministrativoComune della città metropolitana di Bari
Estensione del territorio comunale44 kmq
Popolazione20.575 (ISTAT dicembre 2015)
Musei
Archivi
Biblioteche
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