NomeBitonto
TipoCittà
Luogo superiorePUGLIA
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Luogo/168
OggettoBitonto, Cattedrale
Tipologiachiesa cattedrale (esistente)
Nome attualeSanta Maria e San Valentino
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XII secolo, metà: fondato in epoca incerta, il complesso è stato ricostruito intorno alla metà del XII secolo. Un'allusione alla rivolta delle città pugliesi sedata da Guglielmo il Malo nel 1156 è stata colta in uno dei capitelli della cripta che mostra l'Apoteosi di Alessandro Magno.

XII secolo, fine: risalirebbero a questa data i tre portali.

XIII secolo, inizio: campagna di decorazione scultorea esterna (baldacchino del portale centrale, finestrone absidale e arcata 'moresca' sovrastante, porta minore sud, esaforato meridionale con ricchi capitelli a stampella).

1229: magister Nicolaus realizza l'ambone.

1240: ciborio attribuito a Gualtiero da Foggia.

XV-XVII secolo: costruzione delle cappelle laterali e vari interventi ai campanili.

1721: restauri e ridecorazione dell'interno con stucchi.

XIX-XX secolo: varie campagne di restauro rimuovono gli stucchi settecenteschi ed eliminano le cappelle che nei secoli avevano occupato, ostruendole, le arcate del fianco destro.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La cattedrale ripropone in scala minore la struttura della basilica di San Nicola a Bari, con una organizzazione in tre navate divise da arcate su colonne, transetto non sporgente, e matronei sulle navate laterali. Il cambio di passo nei sostegni che dividono le navate, con l'inserimento di un pilastro in luogo delle colonne fra la terza e la quarta campata, fa supporre che qui si trovasse la separazione fra l'area accessibile a tutti i fedeli e la recinzione corale, alla quale molto probabilmente era addossato l'ambone.

Al di sotto del transetto si estende la cripta, da cui si accede all'area di scavo archeologico, che ha recentemente riportato alla luce i resti degli edifici preesistenti insieme con un brano di pavimento musivo con parti in opus sectile raffigurante un grifo.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

La cattedrale insiste su un'area di cui i recenti scavi archeologici hanno consentito di riconoscere la frequentazione già in epoca romana. A differenza del prototipo barese di San Nicola, nella cattedrale di Bitonto gli elementi di spoglio sono quasi completamente assenti, se si esclude un frammento di lastra iscritta di età romana inserito nel plinto di una colonna in prossimità del fonte battesimale. 

Opere d'arte medievali e moderne

Ambone con rilievo c.d. di Federico II.

Pergamo

Monumento funebre di Giovan Francesco de Ferraris

Pavimento musivo della chiesa inferiore.

Storia e trasformazioni

Dopo la costruzione in età medievale, la cattedrale ha subito un'ampia serie di rifacimanti nel corso del XV e del XVI secolo, concentrati soprattutto sulle due torri campanarie poste ai alti dell'abside. La torre di nord-est nel 1484 minaccia rovina e vengono interpellati i capimastri Nunzio Barba, Paolo De Burgensia e Nicola Santo i quali, dopo aver esaminato la struttura, concludono "che lo campanile de la dicta ecclesia verso la piacza è necessario se abactire, che pate multo et stay tucto fracassato da intro, come oculatim àanno visto, et che è giudicio loro, non se poteva remediare, nè reconsare, se non se face de novo; et che dubitan tanto è ruynato et fracido, che li casacara sotto tutto" (Carabellese 1898; Bernich 1901). Il vescovo oppone alla ricostruzione la mancanza di fondi, e la questione viene rimandata finché nel 1486 re Ferrante ordina che si prenda il denaro necessario dalle possessioni confiscate al ribelle conte di Conversano e marchese di Bitonto. Nel 1488 la torre è compiuta e viene posto in opera un orologio pubblico, la cui manutenzione viene affidata al mastro Nicola del Piragino con la provvisione annua di tre carlini d'argento. Nuovi restauri si resero però necessari nel 1630, quando l'arcivescovo Fabrizio Carafa decide di ricostruirlo integralmente, e poi nuovamente nel 1806, quando vennero rinforzate le fondazioni e costruita una nuova scala a chiocciola.

Anche il campanile di sud est ha una vicenda tormentata. Nel 1450 è definito "nuovo", ma nel 1491 venne rifabbricato integralmente da mastro Ilarione da Acquaviva, figlio del quondam Nicola Maria già castellano di Trani (Bernich 1901, 58, con trascrizione del contratto). Mastro Ilarione si impegnava a ricostruirlo "con li balconati, archetti, colonnelli, jordanda e cappello come è lo altro campanile de ditta ecclesia, e di quella bellezza e altezza da non ci mancare niente". Tuttavia nel 1565 il campanile era nuovamente pericolante e il vescovo Cornelio stabilisce che non si celebri la messa nel sottostante altare di Sant'Agostino. Nel 1620 un restauro viene ordinato dal vescovo Giovan Battista Stella, e nel 1666 viene rinforzato ad opera del vescovo Alessandro Crescenzi. Ignota l'epoca di abbattimento del campanile, probabilmente da circoscrivere ai primi decenni del XVIII secolo.

Note

Nell'area antistante la porta maggiore della cattedrale si svolgevano le assemblee plenarie dell'Universitas la quale, almeno dal 1460, possedeva anche il diritto su una delle campane della cattedrale (Carabellese 1898).

Secondo le fonti riportate da Bernich 1901, alle spalle della cattedrale si estendeva una piazza che arrivava fino al seggio di Sant'Anna. Ciò potrebbe in parte spiegare anche uno dei caratteri più interessanti e anomali della fabbrica, cioè la presenza, al di sopra del finestrone absidale, di una loggia aperta costituita da un singolo arco denominato "arco moresco", e strutturato come una sorta di loggia per le benedizioni. 

Da due atti notarili datati 1468 e 1476 sappiamo che i Vulpano dovevano possedere cappelle nella Cattedrale: la prima, eretta da Giovanni Vulpano, non era una vera e propria cappella "sfondata", ma un semplice altare addossato alla colonna collocata vicino alla scala per la quale si scendeva alla cripta. Nel 1476, però, il vescovo di Bitonto, l'urbinate Antonio d'Aiello, concesse a Giovanni Pasquale e a Leucio Vulpano la cappella di San Gregorio, la seconda che si apriva sul lato meridionale dell'edificio, previa distruzione dell'antico altare appartenuto a Giovanni (Carabellese 1899, 27-28, nota 3, Mongiello 1970, 113).

Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Rilievi in Schulz 1860.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Acquafredda 1937-1938: Vito Acquafredda, Bitonto attraverso i secoli, Bitonto 1937-1938.

 

Belli D'Elia 1975:  Alle sorgenti del Romanico. Puglia XI secolo, a cura di Pina Belli D'Elia, Bari 1975.

 

Belli D'Elia 1986: Pina Belli D'Elia, Italia romanica. La Puglia, Milano 1986.

 

Bernich 1901: Ettore Bernich, “L'arte in Puglia: Bitonto”, Napoli Nobilissima, 10, 1901, 56-61.

 

Bertaux 1904: Émile Bertaux, L’art dans l’Italie Méridionale, tome premier: De la fine de l’Empire Romain à la Conquête de Charles d’Anjou, Paris 1904.

 

Calò Mariani 1980: Maria Stella Calò Mariani, “La scultura in Puglia durante l'età sveva e protoangioina”, in La Puglia fra Bisanzio e l'Occidente, Milano 1980, 254-316.

 

Carabellese 1899: Francesco Carabellese, “L’attività artistica nella città di Bitonto attraverso il sec. XV-XVI”, Napoli Nobilissima, 7, 1899, 8-11; 27-29.

 

Castellano 1971: Antonio Castellano, Frammenti e sculture della Cattedrale di Bitonto, Bitonto 1971.

 

De Simone 1876: E.T. De Simone, Pochi giorni a Bitonto, 2 voll., Napoli 1876-1877.

 

Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, Bitonto nella storia e nell'arte, Bari 1970.

 

Pasculli 1962: Giuseppe Pasculli, La storia di Bitonto, Bitonto 1962.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm SchulzDenkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860.

 

Simone 1888: Sante Simone, La Cattedrale di Bitonto e il suo restauro, Bari 1888.

 

Sylos 1933: Luigi Sylos, Restauro del Duomo di Bitonto. Relazione sulle opere d'arte, Bitonto 1933.

 

Valente 1901: Gaetano Valente, La Cattedrale di Bitonto, Bitonto 1901.

 

Vitucci 2011: Sara Vitucci, La cattedrale di Bitonto, Bari 2011.

Link esterni

Voce "Bitonto" (Belli d'Elia, 1992) nell'Enciclopedia dell'arte medievale.

SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione24/10/2013 17:19:26
Data ultima revisione25/02/2017 14:53:04
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/568
OggettoBitonto, Loggetta Carafa
Tipologiaedificio pubblico: loggia
Nome attualeLoggetta Carafa
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1627: realizzazione dell'opera.

Autore
Committente

monsignor Fabrizio Carafa, vescovo di Bitonto (1622-1651).

Famiglie e persone

monsignor Fabrizio Carafa, vescovo di Bitonto (1622-1651).

Descrizione

La struttura, risalente ai primi anni del presulato del vescovo Carafa, rappresenta un'originale soluzione di raccordo tra l'imponente mole della facciata della Cattedrale e il prospetto del palazzo De Lerma, eretto nel corso del sec. XVII. La loggia, destinata proabilmente in origine alle benedizioni, domina sull'ingresso al cortile dell'episcopio e si congiunge ad un'ala di un edificio che reca sull'ingresso la stemma cittadino e un'iscrizione che si riferisce ad un istituto caritatevole, probabilmente la sede del Monte di Pietà, eretto dal comune nel corso del secolo XVI incamerando i beni dell'ex-ospedale di San Nicola e, in seguito, entrato nell'orbita della curia vescovile. Sopra l'ampio arcone a tutto sesto in pietra calcarea locale (che reca nei pennacchi il motto dei Carafa della Stadera) poggia la balaustrata con colonnini e pilastrini (su quello centrale lo stemma Carafa); la loggia, memore dei mignani (loggiati aperti tipici dell'architettura di età moderna in Puglia), ha due arcate con colonna centrale con capitello tuscanico e sul fastigio culminante, al di sopra della fascia con il nome del committente e la data di esecuzione, vediamo un fregio con mascheroni e elementi vegetali.  Le soluzioni adottate si richiamano a quelle rinascimentali presenti nelle residenze familiari cittadine di tardo Cinquecento e si ritrovano, negli stessi anni, nella facciata di palazzo Grottole e di palazzo Termite.

Iscrizioni

Sul fastigio superiore: "FABRI(tius) CARAFA EP(iscop)US BITONTI ANNO D[omini] MDCXXVII".

Nei pennacchi dell'arco inferiore: HOC FACET VIVES con la stadera (motto della famiglia Carafa ripetuto due volte).

Stemmi o emblemi araldici

Lo stemma del vescovo Carafa è scolpito nel pilastrino centrale della balaustrata della loggia e trova corrispondenza con gli emblemi e motto dislocati nei due pennacchi dell'arcata inferiore su cui poggia la balconata.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La struttura si presenta complessivamente nel suo aspetto originario. All'interno della loggia sono murate due epigrafi seriori.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Scivittaro 1958: Antonio ScivittaroArchitettura del Rinascimento a Bitonto, Napoli 1958, 49-50, 59

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/11/2013 11:37:27
Data ultima revisione07/01/2019 19:58:16
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/577
OggettoBitonto, Palazzo Bovio
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XIV-XVI secolo: datazione del complesso.

Autore
Committente

Famiglia Bovio

Famiglie e persone

Bove - Sylos

Descrizione

La facciata è divisa in tre piani da cornici marcapiano. Il portale d’ingresso è sormontato da una loggia a due fornici di cui uno oggi è murato. Varcato l’atrio, coperto da volta a botte, sulla destra si apre il varco d’accesso alla scala a doppia rampa che conduce al piano nobile. Di fronte all’atrio è il cortile quadrangolare, sulla cui parete di fondo si apre la loggia, uno degli elementi tipici dell’architettura bitontina del Rinascimento. Essa, che si sostituisce al più consueto balcone nella distribuzione del piano abitativo, separa il cortile dal giardino retrostante. Oggi il loggiato si sviluppa esclusivamente nel livello inferiore, ma originariamente esso doveva innalzarsi su due livelli: a ricordo di tale originario assetto restano le basi delle colonne dell’ordine superiore poggiate sui relativi piedistalli. Le tre arcate del piano terra, definite da una cornice modanata, poggiano su pilastri dagli angoli smussati e corredati da articolati capitelli d’imposta (un simile pilastro compare anche nella scala di Palazzo Sylos Calò). Nelle lunette eccentriche tra gli archi sono posti due medaglioni a rilievo con teste di profilo raffiguranti probabilmente i committenti dell’opera, Scipione Bovio e la moglie Virgilia Sylos (Castellano 1994; Scivittaro 1958, 38).

Da un atto di divisione dell’eredità paterna tra Sergio, Petruccio e Filippo Bove si evince chiaramente che sul 1450, epoca cui risale il documento, siglato dal notaio De Tauris (Carabellese 1901, 119), i beni della famiglia erano composti da diverse proprietà, consistenti in “omnes domos magnas et parvas sitas in vicinio ecclesie Sancti Iohannis Ierosolimitani de Botonto, iuxta ecclesiam Sancte Anne, iuxta viam pubblicam”. Il palazzo era dunque sito nei pressi della chiesa di San Giovanni Gerosolimitano, sull’ultimo tratto di via dei Mercanti, non lontano dal Sedile di Sant’Anna: qui, a partire dal XIII secolo, s’insediarono i primi nuclei di famiglie forestiere giunte a Bitonto per schietti motivi commerciali. Tra questi si collocano i Bove, dei quali l’Aldimari ricordava un Sergio, Portulano e Procuratore della Terra di Bari, nonché Commissario della Zecca di Brindisi, trasferitosi da Ravello nel 1273 (Aldimari 1691, 604-606). Proprio a Sergio, all’epoca anche padrone del porto di Santo Spirito, si deve l’erezione della chiesa di San Francesco d’Assisi alla fine del secolo XIII.

Il documento pubblicato in stralcio dal Carabellese fornisce una dettagliata descrizione del palazzo, che era organizzato attorno alla corte, definita sul fondo da un “ponte”, ed entro la quale "nulla de li parte né loro heredi zi poczino edificare et anonare nulla cosa et edificio". La residenza era costituita da "una casecta scuperta piczula che tocca la sala grande […], la casa scoperta che tocca li casi de Goffredo de notario Angelo […], una casa iuxta lo ponte, iuxta la camera de li Bovi […], una casecta rocta iusta lo jardeno de Leonardo Rogadeo"; possedeva inoltre un giardino. Tutte le distinte unità abitative gravitavano comunque, ritrovando unità ed omogeneità architettonica, intorno al corpo principale del palazzo costituito dalla corte.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Ancora nel 1549, anno cui risale la visita pastorale del vescovo Cornelio Musso (1544-1571) alla cappella posta al piano terra, il palazzo conservava la facies trecentesca (Mongiello 1970, 171). Tale notizia sembrerebbe contraddire l’ampia e puntuale descrizione della residenza registrata nel 1450 dal rogito stipulato dai fratelli Bove, dal quale, come si diceva sopra, si evinceva già un impianto centrale con cortile e loggia aperta sul giardino pensile. In effetti, la lettura stilistica degli elementi architettonici caratterizzanti la loggia condurrebbe ad una datazione non precedente alla metà del Cinquecento (Scivittaro 1958, 36-39). In particolare, i pilastri di sostegno dagli angoli smussati e dagli articolati capitelli d’imposta e la raffinata fattura della decorazione dei pilastrini interposti nella balaustra dell’ordine superiore della loggia inducono a ritenere che intorno alla metà del secolo l’intero edificio sia stato totalmente riammodernato, forse per volere della coppia Scipione Bovio e Virginia Sylos, i cui ritratti sono stati riconosciuti nei due profili entro clipei.

La residenza ha subito una radicale trasformazione nel 1699, quando si decise d’intervenire sul tratto di via dei Mercanti, proprio in corrispondenza di Palazzo Bove, al fine di ampliarne la carreggiata non più adeguata alle esigenze dell’aumentata circolazione. La datazione dell’intervento si ricava da un’epigrafe iscritta sul portale della chiesa di Santa Maria della Pietà, edificio religioso annesso al Palazzo Bove: “RECURVATAM HANC OLIM VIAM ANGOLOSA ET PERSTRICTAM LARGITIONE PALMARUM XIII HINC ET INDE VII INALTERABILI NORMA QUADRANTE D. SCIPIO BOS … AD LINEAM LIBELLATO PALATII FRONTESPIZIO NOVANTE LATORE LACTOREMQUE REDDIT … ANNO A VIRGINEO PATU 1699”. La strada fu ampliata di tredici palmi su un fronte e di sette sull’altro, con il conseguente taglio del Palazzo Bove e la demolizione e ricostruzione della chiesa ad opera dell’architetto Valentino Valentini.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Stralcio di documento pubblicato dal Carabellese.

Bibliografia

Barone 2002-2003: Maria Teresa Barone, Palazzo Sylos-Calò a Bitonto e l’architettura rinascimentale in Terra di Bari, tesi di dottorato, XXIII ciclo, Dottorato di ricerca in Storia e restauro dell’architettura, Università di Roma “La Sapienza”, a.a. 2002-2003.

 

Carabellese 1901: Francesco Carabellese, La Puglia nel secolo XV da fonti inedite, Bari 1901-1907.

 

Castellano 1994: Antonio Castellano, Il palazzo Bove (Bovio) e la chiesa di S. Matteo, Bitonto 1994.

 

Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970.

 

Pice 2009: Nicola Pice, Classicisti e classicismi nella Bitonto d’età rinascimentale, in Cultura e società a Bitonto e in Puglia nell’età del Rinascimento, atti del VI Convegno Nazionale (Bitonto, 19-21 dicembre 2007),  a cura di Stefano Milillo, Galatina 2009, II, 495-497.  

  

Scivittaro 1958: Antonio Scivittaro, Architettura del Rinascimento a Bitonto, Napoli 1958.

Link esterni
SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione04/11/2013 11:34:08
Data ultima revisione25/02/2017 14:02:31
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/575
OggettoBitonto, Palazzo De Ferraris-Regna
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo De Ferraris-Regna
Immagine
Nomi antichi

Palazzo De Ferraris

Cronologia

1580: documento che conserva una descrizione dell'edificio.

1586: data posta sull'architrave del portale di facciata.

Autore
Committente
Famiglie e persone

Pietro Paolo Regna, arciprete, e il fratello Bernardino (1586).

Descrizione

Il palazzo, dapprima De Ferraris, quindi Regna per estinzione della famiglia e passaggio dall'ultimo esponente ai nipoti Pietro Paolo e Bernardino, sorge sulla piazza del Castello, presso la sede del seggio. La costruzione è un isolato imperniato sulla corte che ha su due lati una parete-diaframma e sui restanti, due ali di edifici, di altezza differente dovuta anche ad interventi successivi. Il portale, con la data di esecuzione, è di forte impronta classicheggiante, con un semplice dado su cui poggia una coppia di semicolonne che inquadrano il portale a tutto sesto in conci di bugnato (nella chiave di volta lo stemma), mentre l'architrave superiore è caratterizzato da una coppia di busti di profilo che richiamano i tondi degli imperatori romani (secondo una tipologia diffusissima in Puglia e che a Bitonto trova l'archetipo proprio in questo portale), che racchiudono un'ampia tabella con un'epigrafe a lettere capitali che ricorda i committenti dell'opera, Pietro Paolo e Bernardino Regna. La parete diaframma in conci di bugnato è coronata, nella parte del prospetto, da una balconata che si congiunge all'architrave del portale in una soluzione non proprio ortodossa. Il camminamento superiore rappresenta il 'mignano', un percorso utile a guardare senza essere visti che caratterizza molti edifici rinascimentali e barocchi della regione. Il cortile interno, baricentro dell'edificio, è caratterizzato dalle arcate aggettanti del ballatoio e dalla rampa che permette di raggiungere i piani superiori, di epoca successiva e con superfetazioni ancora più tarde come l'ultimo piano con balconata su mensole a modiglioni.

Iscrizioni

Sul portale esterno:

“PETRUS PAULUS REGNA ARCHIPRESB(iter) BYTONTIN(us)/ ET BERNARDINUS EIUS FRATER SIBI ET AMICIS/ MDLXXXVI”

Sull'architrave della porta-finestra centrale del II piano: "ALPHOS D. BERNARDIN REGNA FRATRES SUPERIORES AEDES LIGELLO ORNATAS F.F. A.D. 1600" (Barone 2011-2012, 202)


Stemmi o emblemi araldici

Stemma della famiglia Regna, sulla chiave di volta del portale.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo sito nella centrale piazza Cavour, su cui si affaccia il Torrione Angioino e il Palazzo Sylos-Calò, fu in origine la residenza della famiglia De Ferraris che fiorì in età angioina e il cui ultimo esponente muore nel 1575. Il palazzo, che sorge presso l'antica sede del seggio, quindi passa nelle disponibilità dei nipoti Pietro Paolo e Bernardino della famiglia Regna che rifanno in veste rinascimentale l'intero palazzo, con il prospetto che si apre nel cortile, secondo una tipologia molto frequente a Bitonto e che qui è testimoniata nella facies originaria. In un documento del 1580 (Barone 2011-2012, 199) si descrive l'edificio che ha un giardino con pozzi e un cortile centrale con un grande pozzo. Mentre il portale d'ingresso risale al 1586, il palazzo retrostante fu realizzato più tardi tra 1600 (data presso porta-finestra centrale del secondo piano) e 1636 (ancora più tarda è la balconata superiore con un forte aggetto su mensole a modiglioni). Nella parte interna e nei sotterranei si conservano tracce delle costruzioni medievali.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Barone 2011-2012: Maria Teresa Barone, Elemento morfologici dell'architettura rinascimentale in terra di Bari. Il caso del palazzo Sylos Calò a Bitonto, tesi di dottorato (tutor Francesco Paolo Fiore), Dottorato di ricerca in Storia e restauro dell’architettura, Università di Roma “La Sapienza”, a.a. 2011-2012, 199-202.

 

Maselli Campagna 2006: Marcella Maselli Campagna, "Palazzi rinascimentali di Bari e di Bitonto", in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Puglia, Abruzzo, a cura di Adriano Ghisetti Giavarina, Roma 2006, 80-83.

 

Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970, 223.

 

Scivittaro 1958: Antonio Scivittaro, Architettura del Rinascimento a Bitonto, Napoli 1958, 28-30.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione24/10/2013 17:43:44
Data ultima revisione25/02/2017 14:21:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/572
OggettoBitonto, Palazzo del governatore
Tipologiapalazzo pubblico
Nome attualesede della Pro Loco
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente

Giovanni Alessandro barone di Armon (città della Borgogna nei pressi di Cluny), colonnello di Sua Maestà Imperiale e castellano di Barletta (notizie relative al 1721, quando chiede di ritirarsi nel monastero di Montecassino).

Famiglie e persone
Descrizione

Il portale costituisce l'ingresso principale della sede del governatorato cittadino (oggi ospita la Pro-Loco). L'accesso è caratterizzato da un'arcata a tutto sesto, con grandi bugne piane dalla superficie bocciardata di due dimensioni differenti e disposte alternatamente. Si tratta di una tipologia cinquecentesca molto diffusa in città: tra gli esempi, il portale a bugnati del palazzo di Leonardo Sylos, datato 1580, tra i più antichi di questa tipologia nel centro storico di Bitonto. Si trovano anche nel Palazzo Gentile Labini Sylos Calò (1598), Sylos Sersale (1581-1586), ex-complesso di San Nicola dell'Ospedale e Monte di Pietà (probabilmente eretto dal comune). Nella cornice marcapiano sono presenti listelli con decorazione a scacchiera che devono risalire ad un periodo anteriore, tra la fine del Medioevo e il primo Rinascimento.

Iscrizioni

Tabula sinistra, sotto uno stemma: "[...] EM PROMP/ [...] ESIGNAT/ [...] BITO(n)TUM".

A destra, sotto uno stemma scalpellato: "D. IOHANNE ALEXA(n)DRO/ DE LAURA(n)CIN EQUITE/ BURGU(n)DO BARONE DE/ ARMON PER TRIENNIUM/ GUBERNA(n)TE REFECTA".

Stemmi o emblemi araldici

Stemmi erasi, a destra, probabilmente, quello del governatore Giovanni Alessandro Laurancin, barone di Armon (vissuto tra XVII e XVIII secolo).

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il portale reca un'epigrafe che ricorda il rifacimento del palazzo durante ai tempi del Barone d'Armon, governatore della città (vissuto tra XVII e XVIII secolo).

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Barone 2012: Maria Teresa Barone, Elementi morfologici dell’architettura rinascimentale in terra di Bari. Il caso del palazzo Sylos Calò a Bitonto, tesi di dottorato (tutor Francesco Paolo Fiore), Dottorato di ricerca in Storia e restauro dell’architettura, Università di Roma “La Sapienza”, a.a. 2011-2012.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione13/01/2014 08:55:40
Data ultima revisione25/02/2017 14:22:21
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/642
OggettoBitonto, palazzo di via San Luca, 43
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1585: data incisa sull'architrave del portale.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo, sito nel centro storico cittadino, di fronte alla residenza rinascimentale della famiglia Tullo, con l'ingresso dal profilo a tutto sesto e le bugne a punta di diamante, presenta un imponente portale, che è l'elemento maggiormente caratterizzante dell'edificio. Si tratta della tipologia dell'arcata a tutto sesto racchiusa da colonne che troviamo in città per tutto il secolo XVI, come, ad esempio nel palazzo De Ferraris Regna. Le colonne, con rocchi in bugnato e capitelli tuscanici inquadrano il portale in conci di pietra regolari; sull'architrave è incisa la data di costruzione, in lettere arabe ben distanziate e, in corripondenza delle colonne, troviamo due rilievi con teste laureate di profilo, che richiamano le immagini degli antichi imperatori romani.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il portale si presenta complessivamente nel suo aspetto originario.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Barone 2011-2012: Maria Teresa Barone, Elementi morfologici dell’architettura rinascimentale in terra di Bari. Il caso del palazzo Sylos Calò a Bitonto, tesi di dottorato (tutor Francesco Paolo Fiore), Dottorato di ricerca in Storia e restauro dell’architettura, Università di Roma “La Sapienza”, a.a. 2011-2012.

 

Scivittaro 1958: Antonio Scivittaro, Architettura del Rinascimento a Bitonto, Napoli 1958, 54.


Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione13/01/2014 09:08:32
Data ultima revisione07/01/2019 19:57:41
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/643
OggettoBitonto, Palazzo Fortinguerra
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Donadio
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo, che sorge nel pieno centro storico, presenta un prospetto che conserva caratteri originari con i diversi piani realizzati con un paramento in conci, semplicemente lisci nel piano inferiore, con bugnato rustico disposti in filari regolari in quelli superiori. Il portale presenta una tipologia 'arcaizzante', con l'arco a sesto ribassato e profilo doppiamente modanato, con una cornice riquadrata a bastone con capitelli sospesi, secondo forme del primo Rinascimento meridionale, nei canoni dello stile durazzesco diffuso in tutto il Regno. La soluzione adottata è confrontabile con quanto si riscontra nel palazzo Vulpano, dove troviamo un portale anch'esso databile ai primi del Cinquecento.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il prospetto presenta numerosi segni di risarciture e modifiche, frutto di interventi che si sono succeduti nel tempo.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Barone 2011-2012: Maria Teresa Barone, Elementi morfologici dell’architettura rinascimentale in terra di Bari. Il caso del palazzo Sylos Calò a Bitonto, tesi di dottorato (tutor Francesco Paolo Fiore), Dottorato di ricerca in Storia e restauro dell’architettura, Università di Roma “La Sapienza”, a.a. 2011-2012.

 

Scivittaro 1958: Antonio Scivittaro, Architettura del Rinascimento a Bitonto, Napoli 1958.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/11/2013 11:41:27
Data ultima revisione25/02/2017 14:27:07
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/578
OggettoBitonto, Palazzo Sylos-Calò
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Sylos-Calò
Immagine
Nomi antichi

Palazzo Sylos

Cronologia

1529: Donazione del palazzo al capitolo della cattedrale.

1544: Palazzo dato in enfiteusi a Pietro Renna.

1572: documento che descrive il palazzo e attesta la proprietà da parte del capitolo della cattedrale.

1573: vendita all'asta del bene che viene acquistato da Giovanni Alfonso Sylos Calò.

1580: da un documento risulta che il palazzo è stato ampliato.

1584: erezione della loggia su piazza Cavour.

1981: acquisto del palazzo da parte del comune.

1983-1989: ricomposizione della loggia a cura dell'arch. Angelo Ambrosi.

2005-2009: restauri e rifunzionalizzazione della residenza quale Pinacoteca della Galleria Nazionale della Puglia.

Autore
Committente
Famiglie e persone

Giovanni Alfonso Sylos, committente della loggia prospiciente piazza Cavour (m. 1610).

Descrizione

Il grande palazzo sorge in un angolo della grande piazza Cavour, nei pressi del palazzo De Ferraris-Regna, e si sviluppa con il prospetto anteriore, che contiene il portale principale, su via dei Mercanti, centralissima arteria cittadina, di cui costituisce il primo isolato residenziale. Il prospetto principale, con un pianterreno in bugnato (interrotto dalla trasformazione delle finestre in porte) e le finestre al primo piano, reca un portale classicheggiante, decentrato per l'ampliamento del fronte sul lato sinistro (dove prima si trovava la chiesa d'Ognissanti, sopra la quale sarà eretta la loggia) con colonne in bugnato e arcata a tutto sesto con lo stemma (oggi abraso) sulla chiave di volta e, nell'ampia fascia architravata, i medaglioni con ritratti di imperatori di profilo e una scritta inneggiante a Cristo. L'androne è una lunga volta a peducci con arco ribassato che si apre su un cortile dalle forme rinascimentali con tre lati con colonne su arcate con capitelli corinzieggianti di buona fattura che reggono volte a vela con peducci. Un camminamento segue il perimetro della corte e su di esso affaccia il piano superiore dalla forma chiusa, con rade aperture, che richiama soluzioni ancora medievali più che del Rinascimento, indizio di un rifacimento tardo-cinquecentesco ad opera dei Sylos di una struttura anteriore già in forma palaziale realizzata dalla famiglia Giannone (Barone 2011-2012). L'angolo sinistro del palazzo che affaccia sulla piazza è frutto di un ampliamento successivo, con l'inglobamento della chiesa d'Ognissanti, risalente alla seconda metà del Cinquecento, come testimonia la data 1584 che segna il completamento della loggia fatta eseguire da Giovanni Sylos che si sviluppa sugli astrici della chiesa e dei suoi locali annessi con aeree arcate rette da una possente balconata che segue le arcate anche sul prospetto di via Mercanti ad offrire uno spazio avvolgente che sembra aprire e racchiudere contemporanemente la mole del palazzo, precedente di qualche decennio. Le arcate, dal modulo triplice sono scandite da tre ampi pilastri con nicchie con le statue della quattro Virtù cardinali (in quello centrale, si osservi la presenza degli stemmi della famiglia e dei nobili con essa imparentati e, nell'angolare, due medaglioni con teste di profilo di un Cesare e di una donna coronata, forse personificazione della città). Al pianterreno della loggia, tracce di arcate medievali, resti probabilmente della chiesa d'Ognissanti e un architrave con iscrizione classicheggiante.

Iscrizioni

Nel tondo sinistro del portale d'ingresso: "DIVI IULI".

Nel tondo destro del portale d'ingresso: "DIVUS AUGUSTUS PATER".

Sull'architrave del portale: "CHR(istus) VI(n)CIT, CHR(istus) REGNAT CHR(istus) IMPERAT".

Sull'architrave della loggia nel lato verso piazza Cavour: "HOSPITIBUS CUNCTIS PATEANTUR SEMPER HONESTIS/ FECIT ILLE IOANNES NOBILIS SILOS MDLXXXIIII".

Su conci di reimpiego nei pressi dei locali dell'ex-chiesa di Ognissanti: "SOLA SUFFICIT" e sul fregio: "CANA FIDES LONGUM NEC IAM PERITURA PER AEVUM/ REGNAB(it?)..."

Stemmi o emblemi araldici

Al centro della balaustrata della loggia: stemma Sylos.

Al centro dell'architrave della loggia: stemma Sylos e altre famiglie imparentate (Vulpano, da parte di madre, e Pietà, da parte della moglie di Giovanni Alfonso).

Sull'arco ribassato di una porta del cortile: stemma Sylos-Calò (post 1637).

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo fu eretto dalla famiglia Sylos, giunta a Bitonto nel 1501 al seguito di Consalvo di Cordova, i cui esponenti si imparentarono con un'altra famiglia bitontina di origine greca, i Calò, che si estinse in Francesca, moglie nel 1637 di Gian Roberto, nipote di Giovanni Alfonso (nel cortile lo stemma congiunto sopra una porta). La primitiva residenza, eretta entro la metà del secolo XVI, prospettava su via Mercanti con il portale classicheggiante e la facciata rinascimentale. Più tardi e comunque entro il 1584 fu acquisita l'ala con la chiesa di Ognissanti (interdetta nel 1770) su cui fu realizzata la loggia che permise l'ingrandimento del palazzo verso la piazza del Castello. Col tempo, danni all'edificio e mancate manutenzioni portarono diversi danni e, in particolare determinarono lo smontaggio della loggia, ricomposta con i recenti restauri grazie ai quali sono stati riallestiti gli interni dell'edificio che oggi ospita una pinacoteca.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Barone 2012: Maria Teresa Barone, Elementi morfologici dell'architettura rinascimentale in terra di Bari. Il caso del palazzo Sylos Calò a Bitonto, tesi di dottorato (tutor Francesco Paolo Fiore), Dottorato di ricerca in Storia e restauro dell’architettura, Università di Roma “La Sapienza”, a.a. 2011-2012.

 

Maselli Campagna 2006: Marcella Maselli Campagna, "Palazzi rinascimentali di Bari e di Bitonto", in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Puglia, Abruzzo, a cura di Adriano Ghisetti Giavarina, Roma 2006, 73-80.

 

Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970, 217-220.

 

Mongiello et alii 2012: Giovanni Mongiello, Domenico Spinelli, Cesare Verdoscia, Le architetture aragonesi e spagnole in Puglia. Materiali per la costituzione di un repertorio dei caratteri stilistici degli edifici del primo Rinascimento, Bari 2012, 46-47.


Pice 2009: Nicola Pice, "Classicisti e classicismi nella Bitonto d'età rinascimentale", in Cultura e società a Bitonto e in Puglia nell’età del Rinascimento, Atti del VI convegno nazionale (Bitonto, 19-21 dicembre 2007) a cura di Stefano Milillo, Galatina 2009, II, 491-492.


Scivittaro 1958: Antonio Scivittaro, Architettura del Rinascimento a Bitonto, Napoli 1958, 31-35.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione24/10/2013 17:43:10
Data ultima revisione25/02/2017 14:29:01
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/571
OggettoBitonto, Palazzo Vulpano
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Vulpano Sylos
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1500-1502: le due date, cui va riferita la sistemazione del palazzo con la loggia interna del cortile e certamente anche l'avvio dei lavori per il piano nobile, figurano rispettivamente in una delle numerose iscrizioni che sono frammiste ai rilievi della loggia, e sull'architrave di uno dei due portali retrostanti.

1520: il palazzo risulta ancora in costruzione.

1530: il palazzo, assegnato in dote a Minerva Vulpano, passa alla famiglia Sylos in seguito al matrimonio con Diego Sylos. La campagna di lavori al palazzo deve essere continuata ancora per qualche tempo, se lo stemma dei Sylos compare nella loggia insieme a quello dei Vulpano.

Autore
Committente

I committenti del palazzo, i cui ritratti figurano al centro del fregio della loggia sul cortile, nello scomparto inferiore, sono Giovanni Pasquale Vulpano doctor legum e il fratello Leucio Vulpano, decretorum doctor.

Famiglie e persone

Vulpano

Sylos

Descrizione

Il palazzo si presenta all'esterno come l'unione di due blocchi compatti che seguono la curvatura della strada e poggiano su un basso basamento in bugnato. In corrispondenza della giunzione obliqua fra i due corpi edilizi si apre il portale a tutto sesto, che presenta una incorniciatura di tipo catalano, sormontata da un'ulteriore cornice a dentelli. La separazione fra il piano terreno e il piano nobile è segnata da una cornice marcapiano a dentelli analoga a quella soprastante il portale, e anche a quella che si ritrova al di sopra delle finestre architravate. Una statua raffigurante l'arcangelo Michele è incastonata nello spigolo destro della facciata.

Oltrepassato il portale si accede al vestibolo voltato, e da qui al cortile, caratterizzato dalla presenza di una loggia a due ordini di arcate su colonne, separate da un alto parapetto decorato da un fitto insieme di bassorilievi e iscrizioni. Un altro corpo del palazzo, mai finito, doveva svilupparsi sul retro, in fondo al vicolo che si apre alla destra della facciata.

Iscrizioni

Nella cornice inferiore del fregio della loggia:

“CONCORDIA PARVAE RES CRESCVNT DISCORDIA MAXIMAE DILABVNTVR”.

 

Nella tabula ansata posta nello scomparto centrale dello zoccolo del fregio della loggia:

“MORIB(VS) ET VITA CLARA EST / ET SANGVINE PROLES / VVLPANA ET TITVLVS / FAMA PERENNIS ERIT / FRATRIBVS AMBOBVS  / REGERETVR NOBILE REGNVM / IVRE ET CENSVRA / CONSILIIS ET FIDE. 1502”

Nel fregio della loggia, frammiste ai rilievi, sono inoltre molte altre iscrizioni che identificano i personaggi rappresentati.

Nel registro superiore, da sinistra verso destra:

SCIPIO AFRICANVS, APOLLO, MARTE, ANIB. CART.

Nello zoccolo inferiore:

ANTONINVS AVGVSTVS FELIX, ALEX. MAGN., (manca DARIVS), NERO (...).

Sopra la porta del primo piano della loggia:

“IN MEMORIAM HVIVS ALM(A)E CIVI/TATIS ANTIQV(A)E VVLPAN(A)E FAMILI(A)E / LEVTIVS VVLPANVS ET IOANNES PA/SCALIS FRATRES V(TRIVSQVE) I(IVRIS) DOCTORES / CLARISSIMI HAS (A)EDES CONDI/DERE ANNO MCCCCC”.

Stemmi o emblemi araldici

Lo stemma dei Vulpano compare nei pennacchi del portale d'ingresso, nel fregio della loggia, nell'architrave delle porte al piano inferiore della loggia e al di sopra di quella del piano superiore. Lo stemma dei Sylos compare in un riquadro nello zoccolo della loggia, probabilmente inserito in un momento successivo.

Elementi antichi di reimpiego

Probabilmente antica è la vera da pozzo ospitata in una nicchia nel lato destro del cortile. 

Opere d'arte medievali e moderne

Entro una nicchia ricavata nella facciata del palazzo è collocata la statua di San Michele Arcangelo, titolare della cappella che i Vulpano fecero erigere al piano terra della propria residenza. Dell'esistenza della cappella si ha notizia da un atto del 1520 del notaio bitontino Pascarello De Russis (citato da Milillo 2001, 182): nel registrare la concessione, da parte di Virgilio Vulpano, di alcuni beni e proprietà al figlio Leucio, il rogito segnala la presenza della cappella ancora da completare. 

Il San Michele è raffigurato nella consueta iconografia di arcangelo armato di spada e scudo, vittorioso sul demonio simbolicamente rappresentato con un mostro dalle lunghe spire. Da notare la raffinata decorazione dell'armatura del Santo con graziosi motivi fitomorfi ad esili girali al cui centro è scolpito un gorgoneion. Si tratta di un buon lavoro di una bottega locale, attiva nella prima metà del XVI secolo.

Da due atti notarili datati 1468 e 1476 sappiamo che i Vulpano dovevano possedere una cappella anche nella Cattedrale: la prima, eretta da Giovanni Vulpano, non era una vera e propria cappella "sfondata", ma un semplice altare addossato alla colonna collocata vicino alla scala per la quale si scendeva alla cripta. Nel 1476, però, il vescovo di Bitonto, l'urbinate Antonio d'Aiello, concesse a Giovanni Pasquale e a Leucio Vulpano la cappella di San Gregorio, la seconda che si apriva sul lato meridionale dell'edificio, previa distruzione dell'antico altare appartenuto a Giovanni (Carabellese 1899, 27-28, nota 3, Mongiello 1970, 113).

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Fotografia della loggia con i busti ancora in situ in Duhn 1896, tav. 55.

Piante e rilievi

La pianta del cortile e la sezione longitudinale sono in Scivattaro 1958, poi ripubblicati in Maselli Campagna 2006.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Benedettelli 2009: Marcello Benedettelli, “Palazzo Sylos Vulpano a Bitonto”, Dire in Puglia, 1, 2009, 91-96.

 

Carabellese 1899: Francesco Carabellese, “L’attività artistica nella città di Bitonto attraverso il secolo XV-XVI”, Napoli Nobilissima, 8, 1899, 8-9, 27-29.

 

Duhn 1896: Friedrich von Duhn, Aus dem classischen Süden, Lübeck 1896.

 

Gelao 2005: Clara Gelao, "Il palazzo Vulpano a Bitonto", in Clara Gelao, Puglia rinascimentale, Milano 2005, 205-211.

 

Maselli Campagna 2006: Marcella Maselli Campagna, "Palazzi rinascimentali di Bari e di Bitonto", in Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento. Puglia, Abruzzo, a cura di Adriano Ghisetti Giavarina, Roma 2006, 41-83.

 

Milillo 2001: Stefano Milillo, Le chiese di Puglia. La chiesa e le chiese di Bitonto, Bitonto 2001, 182.

 

Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970.

 

Pice 2009: Nicola Pice, "Classicisti e classicismi nella Bitonto d'età rinascimentale", in Cultura e società a Bitonto e in Puglia nell’età del Rinascimento, Atti del VI convegno nazionale (Bitonto, 19-21 dicembre 2007), a cura di Stefano Milillo, Galatina 2009, II,  475-508.

 

Scivittaro 1958: Antonio Scivittaro, Architettura del Rinascimento a Bitonto, Napoli 1958.

 

Sylos Labini 1990: Michele Sylos Labini, Le allegorie nelle figure del bassorilievo rinascimentale a Palazzo Vulpano Sylos in Bitonto, Bari 1990.

 

Todisco 1999: Luigi Todisco, "Uso ed abuso dell'antico nella scultura architettonica del Cinquecento a Bitonto", in Bitonto e la Puglia tra tardoantico e regno normanno, Atti del convegno (Bitonto 15-17 ottobre 1998) a cura di Custode Silvio Fioriello, Bari 1999, 291-322.

Link esterni
SchedatoreBianca de Divitiis, Fulvio Lenzo, Paola Coniglio
Data di compilazione24/10/2013 17:41:38
Data ultima revisione25/02/2017 14:46:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/569
OggettoBitonto, San Domenico
Tipologiachiesa e convento domenicano
Nome attualeChiesa di san Domenico
Immagine
Nomi antichi

Chiesa e convento di san Pietro Martire

Cronologia

1258: fondazione del convento domenicano.

1374: lavori di costruzione della chiesa.

1388: realizzazione dell'altare maggiore ad opera del lapicida Francesco de Oculato di Bitonto su committenza di Vito Jannone, nobile bitontino e Gran Portulano del Regno.

1451: nuova campana eseguita da maestro Marino di maestro Maffeo di Trani.

1453: avanzamento nei lavori di costruzione della chiesa e completamento del coro.

1461: restauri alla sacrestia affidati a maestro Bartolomeo di maestro Nardo di Bitonto.

XVI secolo, fine: ammodernamento della navata e aggiunta del transetto.

1809: alienazione e affidamento alla Congrega del Rosario.

1821-1935: convento sede del municipio e degli uffici giudiziari cittadini.

Autore
Committente
Famiglie e persone

Nella chiesa, il medico Simone Mensurello possedette una cappella intitolata a San Pietro Martire, già appartenuta a Leonardo Greco di Bitonto, che la fece costruire nel 1454. Nella medesima chiesa la famiglia possedeva anche un altare dedicato a Sant’Agostino, già edificato nel 1467.

Tra le altre famiglie che vi avevano sepolcri, oltre i Bove, sono i Covello, i Giovannone e il giudice Matteo Zizo di Napoli, il notaio Nardo de Tirone (Carabellese 1899, 9-10).

Descrizione

Il convento e la chiesa sorgono nell'area del mercato cittadino, scelto dal vescovo e dalla città nel 1258 per ospitare la comunità domenicana voluta dal presule. Della chiesa originaria, eretta tra XIII e XIV secolo e consacrata nel 1390, si conserva il portale, dal semplice profilo a tutto sesto, con la cornice dalla lunetta arricchita da una serie di foglie aperte e stilizzate e retta da peducci con mani a sostegno, databile al secolo XIV, come la lastra con gli stemmi Angiò-Durazzo che lo sovrasta. All'interno, recentemente restaurato, oltre alla Tomba di Petruccio Bove e all'acquasantiera (eseguiti da Nuzzo Barba), un'altra acquasantiera di forme rinascimentali, ma databile al secolo XVI e più tarde lastre sepolcrali e iscrizioni delle famiglie nobili cittadine (Spinelli, Gentile). Il complesso conserva anche il chiostro, con due vere da pozzo e un pozzo ottagonale al centro.

Iscrizioni

Nel bordo dell'acquasantiera:

"NOBILI FONTEM IVSSIT IN AEDE SACRVM QVI ROGAT HIS SVPEROS PRECIPIBVS SI POSSIT VT IPSI INVIDEAT POTIVS QVAM MISERETVR HOMO".

Nel sepolcro a sediale di Petruccio Bove:

"OCCVBAT HAC GELIDA BOIVS PETRVCIVS VRNA / QVI FVERAT GENTIS GLORIA MAGNA SVAE / CLARVS ERAT TITVLIS ET NOBILITATE PARENTVM / CLARVS ET INGENIO CLARVS ET ELOQVIO / GRATVS ERAT PATRIAE MORV(M) PROBITATE FIDEQ(VE) / PRINCIPIBVS GRATVS NVMINIBVSQ(VE) FVIT / QVAM PIA FRANCISCI SERGI PIA CVRA NEPOTV(M) / ET STVDIO CLAVSIT COLA MARIA SVO / MCCCCLXXXV NVTIVS BARBA ESTRVXIT."

Stemmi o emblemi araldici

Sul portale sono i due stemmi di Carlo di Durazzo, signore di Bitonto (1345-1386), e della regina Giovanna I d'Angiò (m. 1382) e, in basso, stemma con tre pesci, di famiglia ignota (attribuibile a uno degli abati del monastero).

Stemma della famiglia Spinelli su lastra sepolcrale (prima metà sec. XVI).

Stemma Gentile (sec. XVII).

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Tomba di Petruccio Bove (1485).

Acquasantiera (1474 circa).

Lastra del sepolcro di Tommaso Spinelli e eredi (prima metà sec. XVI).

Storia e trasformazioni

Il convento domenicano fu voluto dal vescovo Gerio Pancrazio (1251-1258) e fondato nel 1258 concedendo ai frati uno spazio nell'area mercatale nei pressi della chiesa di S. Nicola al Mercato (demolita e ricostruita poco lontano). La chiesa venne completata nella seconda metà del sec. XIV, probabilmente con l'intervento di Carlo di Durazzo (feudatario della città 1345-1386) e di nobili locali. L'edificio subisce nuovi interventi a metà del XV secolo e al suo completamento venne arricchito da cappelle, altari e monumenti sepolcrali delle principali famiglie cittadine: altare di Sant'Agostino (famiglia Mensurello, 1467, che già possedeva in chiesa la tomba del medico Simone, del 1454); permesso di realizzare una tomba presso l'altare ai santi Cosma e Damiano concesso nel 1500 a maestro Giacomo del Puledro, presso il pilastro con "depicta figura sancti Jeronimi"; concessione di realizzazione di tomba (1474) a Francesco Giovanni de Cobello, ai piedi dell'altare maggiore, dove sono già le tombe del giudice Matteo Zizzi di Napoli e di Damiano Giovannone; tomba di Petruccio Bove, opera di Nuzzo Barba (1474), autore anche dell'acquasantiera all'ingresso, con versi incisi. Nuovi radicali interventi all'interno sul finire del secolo XVI e anche successivamente, con la realizzazione, tra le altre, della cappella del Rosario, splendidamente decorata con stucchi policromi. L'alienazione portò alla trasformazione del convento in uffici comunali e all'affidamento della chiesa alla Congrega del Rosario.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Acquafredda 1936: Vito Acquafredda, Bitonto attraverso i secoli, Bitonto 1936.


Bernich 1901: Ettore Bernich, "L'arte in Puglia: Bitonto", Napoli Nobilissima, 10, 1901, 60.


Carabellese 1899: Francesco Carabellese, “L’attività artistica nella città di Bitonto attraverso il secolo XV-XVI”, Napoli Nobilissima, 8, 1899, 9-10.


Libro Rosso 1900: Libro Rosso della città di Bitonto, a cura di Francesco Carabellese, Bitonto 1900.


Milillo 2001: Stefano Milillo, Le chiese di Puglia. La chiesa e le chiese di Bitonto, Bitonto 2001, 125-128.


Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970, 167-171.


Scivittaro 1958: Antonio Scivittaro, Architettura del Rinascimento a Bitonto, Napoli 1958.


Pice 2009: Nicola Pice, "Classicisti e classicismi nella Bitonto d'età rinascimentale", in Cultura e società a Bitonto e in Puglia nell’età del Rinascimento, Atti del VI convegno nazionale (Bitonto, 19-21 dicembre 2007) a cura di Stefano Milillo, Galatina 2009, II, 475-508.

Link esterni
SchedatorePaola Coniglio, Veronica Mele
Data di compilazione04/11/2013 11:42:20
Data ultima revisione25/02/2017 14:55:17
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/579
OggettoBitonto, San Francesco
TipologiaChiesa e convento francescano
Nome attualeChiesa di San Francesco della Scarpa
Immagine
Nomi antichi

Chiesa della Maddalena

Cronologia

1283: Carlo I d'Angiò affida al bitontino Sergio Bove l'incarico di sovrintendere alla costruzione della chiesa conventuale francescana, concedendo l'area di San Pietro de Castro.

1284: donazione di un terreno da parte delle monache di Santa Lucia, per intercessione della famiglia Castanea (una cui esponente era andata in sposa a Sergio Bove).

1296: fondazione del complesso conventuale dedicato alla Maddalena.

1452: i maestri Domenico di Giacomo di Massafra e Nardo Barracchia di Trani iniziano il chiostro.

1809: alienazione del complesso.

1819: ripresa della vita conventuale.

1842: lavori di restauro alla chiesa con sostituzione delle capriate lignee con volte cupolate.

1866: seconda alienazione e affidamento al comune del convento e della chiesa alla Confraternita della Misericordia.

1994: affidamento della chiesa al Centro Studi Bitontini.

Autore
Committente
Famiglie e persone

Famiglia Bove

Famiglia Castanea

Sergio Bove, Portulano di Puglia (1272), Procuratore di Principato e Terra di Lavoro (1273), Maestro della Zecca di Brindisi (1275), governatore della Terra di Bari, fondatore della chiesa di famiglia intitolata a San Matteo (1270), sepolto in un sepolcro "magno et relavato" nel vano absidale (Castellano 1989, 277-278).

Giacomo Rogadeo, morto nel 1305 e sepolto in chiesa (dal 1842 la lastra tombale e l'epigrafe è stata traslata nella cappella di Sant'Anna, presso il palazzo Rogadeo (oggi Biblioteca comunale) e cappella di famiglia (Carabellese 1901).

Descrizione

Il complesso conventuale è posto a ridosso della cinta muraria, in un'area dove preesisteva un castrum, bizantino o altomedievale. Della chiesa originaria si conserva la facciata a capanna, dal piedistallo con toro che segue il profilo dell'intero prospetto fino al tetto; al centro l'ampio portale dalle forme ancora tardoromaniche, con gli stipiti profilati ad incasso e le ghiere della lunetta (dal profilo polilobato) con una serie di grappoli a forma di pigna. Al di sopra scorre una serie di stemmi di pontefici francescani, databile all'età moderna come l'epigrafe sul portale "UNA EX SEPTEM". Al di sopra si apre un'ampia polifora archiacuta con esili colonnine (con il raro inserto di una maiolica coeva) che dà luce alla navata (al di sopra una piccola finestra quadrata di età moderna). L'interno, rimaneggiato nei secoli XVI e XIX, presenta altari e cappelle che si addossano alla navata unica. La prima cappella di destra è quella di Santa Maria degli Angeli, che ha accesso autonomo dal prospetto quadrato sorto a destra della facciata e che conserva all'interno un bell'altare cinquecentesco con una tela di Gaspar Hovic che racchiude un affresco con San Francesco (in un vano-altare, in asse con l'ingresso, affresco della Madonna degli Angeli, dei secc. XV-XVI). In una delle cappelle laterali, quella dedicata ai SS. Pietro e Paolo, resti di affreschi del sec. XIV, con storie di santi. Il vano absidale conserva l'aspetto originario nell'arco trionfale, nella pianta quadrata e nella crociera costolonata con colonne sospese e mascheroni di sostegno dalle fatture ancora romaniche. Alle pareti troviamo affreschi dei secc. XIV-XV (tra cui Storie di San Francesco e uno con una tomba dipinta della famiglia Bove e la data 1478) e resti di lastre tombali (tra cui una di vescovo, del sec. XIV, reimpiegata come architrave di finestra) e di epigrafi e di tombe (una, di Sergio Bove e una della famiglia Planelli, con la Vergine in trono). Il portale di accesso dalla chiesa al chiostro risale alla fase più antica del complesso, con un profilo archiacuto e un dipinto della Vergine nella lunetta.

Iscrizioni

In facciata "UNA/EX/ SEPTEM"

Iscrizione tomba Sergio Bove (sec. XIV).

Stemmi o emblemi araldici

Stemmi di papi francescani (Niccolò IV, Alessandro V, Sisto IV e V, Clemente XIV), risalenti ai secc. XVI-XVIII

Stemmi vari famiglie nobiliari di Bitonto: Bove soprattutto, Planelli.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Tomba Sergio Bove (sec. XIV).

Lastra con Vergine e stemma Planelli (sec. XIV).

Lastra sepolcrale di vescovo (sec. XIV).

Affresco con Madonna degli Angeli (sec. XV-XVI).

Affreschi con storie di San Francesco.

Affreschi con teorie di santi.

Tombe dipinte (in una data 1478 e stemma Bove).

Storia e trasformazioni

I francescani giunsero a Bitonto per volontà del vescovo Leucio Corasio (1282-1317) che ottenne dal re Carlo di poter abbattere la chiesa di Materdomini. La facciata è ciò che resta dell'impianto trecentesco, mentre l'interno, restaurato nel sec. XIX, aveva già subito rimaneggiamenti nel Cinquecento, cui risalgono gli altari con colonne. Sempre nel sec. XVI è stata addossata alla facciata la cappella di Santa Maria degli Angeli a pianta quadrata e con cupola dall'alto tiburio; il campanile è invece opera del sec. XVII. Il convento con il chiostro fu rifatto dopo l'alienazione e adibito a caserma (dopo i restauri del dopoguerra ospita il Seminario diocesano). Recenti restauri, ancora in corso, stanno riportando alla luce, nelle cappelle e nel vano abisdale, testimonianze artistiche, in particolare affreschi e lastre tombali.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Bernich 1901: Ettore Bernich, "L'arte in Puglia: Bitonto", Napoli Nobilissima, 10, 1901, 60.


Carabellese 1899: Francesco Carabellese, “L’attività artistica nella città di Bitonto attraverso il secolo XV-XVI”, Napoli Nobilissima, 8, 1899, 9.


Carabellese 1901: Francesco Carabellese, Giacomo Rogadeo di Bitonto (1230?-1305) nella vita civile e politica del Regno di Puglia, Trani 1901.


Castellano 1982: Antonio Castellano, Insediamenti francescani in Puglia. Sulle orme di frate Francesco a Bitonto, Bitonto 1982.


Castellano 1989: Antonio Castellano, "Protomastri ciprioti in Puglia in età sveva e protoangioina", in Cultura e società in Puglia in età sveva e angioina, Atti del convegno (Bitonto, 11-13 dicembre 1987) a cura di Felice Moretti, Bitonto 1989, 263-282.


Milillo 2001: Stefano Milillo, Le chiese di Puglia. La chiesa e le chiese di Bitonto, Bitonto 2001, 99-102.


Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970, 171-176.


Scivittaro 1958: Antonio ScivittaroArchitettura del Rinascimento a Bitonto, Napoli 1958, 17-19.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/11/2013 11:47:39
Data ultima revisione25/02/2017 17:10:57
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/580
OggettoBitonto, San Leone
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso
Nome attualeChiesa di San Leone
Immagine
Nomi antichi

Chiesa di san Leone Magno

Cronologia

1148: il marchese Manfredi concede all’abbazia benedettina alcuni terreni a Gravina.

1172: donazione del conte palatino Roberto di Loretello e Conversano.

1197: donazioni all’abbazia da parte di Alvita de Senerchia. Viene ricordata la consuetudine di celebrare una fiera annuale.

1266: il monastero risulta “depauperatum et quasi destructum” (Antonucci 1939).

1272: i cisterciensi sostituiscono i benedettini.

1294: diploma di Carlo II d’Angiò in cui si fa nuovamente riferimento alla fiera.

1316: diploma di Roberto d’Angiò.

1325: l’abate insieme al sindaco Ipolito interviene presso la regina Sancia in favore della fiera.

1416: il monastero ottiene la conferma del diritto della verifica dei pesi e delle misure in occasione della fiera di San Leone.

1444: l’abbazia viene costituita in commenda.

1494: papa Alessandro VI Borgia concede l'abbazia agli olivetani.

1495: Alfonso II d'Aragona dona al monastero i feudi di Bove e Calvano alle Matine di Bitonto.

1497: Ferrante d’Aragona sancisce il divieto di vendere o comprare nel periodo fieristico al di fuori del recinto del monastero.

1523: si inizia la costruzione del nuovo chiostro (la data 1524 è presente sull'architrave della porta d'ingresso al chiostro).

1594: viene eseguita una loggia a quattro arcate da artefici locali.

1809: soppressione del monastero, con conseguente rovina e successivi abbattimenti per le opere di rinnovamento urbano della città.

1892: frati francescani minori acquistano il bene e vi si stabiliscono.

1894-1901: restauri del monastero e della chiesa, diretti da Ettore Bernich e Luigi Sylos. In questa occasione si scoprono gli affreschi del presbiterio.

1898: riconsacrazione della chiesa.

1918: restauro degli affreschi del coro a cura di Domenico Brizi di Assisi.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il monastero, di fondazione benedettina risalente almeno agli inizi del secolo XII, era in origine extra moenia e nei suoi pressi si teneva la più importante fiera cittadina, detta appunto di San Leone, nel mese di aprile (probabilmente ad essa si riferisca Boccaccio nella novella X della giornata IX del Decamerone). Del monastero restano oggi la chiesa e uno dei due chiostri originari. La chiesa è a navata unica con copertura a capriate lignee (di restauro) e presbiterio quadrato coperto a volta ricco di affreschi dei secc. XIV-XV, con santi, personaggi degli ordini monastici (in primis benedettini), e rappresentazioni dell'Arbor Vitae. La volta del presbiterio, certamente posteriore all'epoca di costruzione della chiesa, è a lunette con capitelli come peducci. All'esterno si conserva ancora, sul fianco sinistro (dove si aprono monofore archiacute di restauro), il campanile a vela del secolo XIII. Il chiostro si presenta incompleto, con colonnati che circondano tre ali del perimetro (una ancora intera, le altre due parzialmente); i capitelli rinascimentali con delfini e mascheroni di buona fattura sia pure un po' corsivi e dall'intaglio meccanico, sono adorni di foglie angolari (come in esemplari analoghi del Palazzo Sylos Calò) e recano sulle facce gli stemmi degli olivetani e della Corona d'Aragona. Nei corridoi si vedono ancora due bifore gotiche e alle pareti frammenti lapidei medievali, rinascimentali e neogotici.

Iscrizioni

Nella porta del chiostro è l'iscrizione: "MDXXIIII / AD SOLEM VERSVS NE LOQVARIS".

Nella porta in asse alla precedente che si apre verso l'esterno: "VELLE MOSTRAT ITER".

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Affreschi del presbiterio (XIV secolo).

Capitello rinascimentale con stemma aragonese posto recentemente a sostegno dell'altare maggiore e proveniente probabilmente dal chiostro.

Storia e trasformazioni

Il complesso benedettino, sorto nel pieno Medioevo, era già in cattive condizioni nella seconda metà del Duecento, ma visse una nuova stagione tra i secoli XIV-XVI, anche grazie allo sviluppo della fiera e testimonanza di ciò ci offre la decorazione della chiesa e i resti della sua architettura. Con l'avvento degli Olivetani, inoltre, venne realizzato (o rifatto) il chiostro, a partire dal 1523. Con l'alienazione del 1809, parte del monastero finì in mani private e la chiesa divenne ancora più fatiscente, con il crollo del tetto e la rovina dell'interno. Solo con l'acquisto da parte dei francescani (1886) furono promossi i restauri a cura di Luigi Sylos e Ettore Bernich, che rivestirono la chiesa di un manto neogotico e permisero la riscoperta e il recupero degli affreschi medievali del coro. Recenti restauri hanno liberato le parti superstiti del chiostro (il lato adiacente alla chiesa e le parti restanti degli altri due lati ortogonali), dapprima con le arcate murate, e eliminato gli interventi neogotici nell'interno (sia alle pareti, decorate da Bernich e Sylos con fasce bicrome, che nell'arredo).

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Acquafredda 1936: Vito Acquafredda, Bitonto attraverso i secoli, Bitonto 1936.

 

Antonucci 1939: Giovanni Antonucci, “La badia di S. Leone di Bitonto”, Japigia, 10, 1939, 347-351.

 

Bernich 1894: Ettore Bernich, “L’architettura nelle Puglie. Il monastero di San Leo a Bitonto”, Rassegna pugliese di scienze, lettere, arti, 11, 1894, 163-166.

 

Bernich 1901: Ettore Bernich, "L'arte in Puglia: Bitonto", Napoli Nobilissima, 10, 1901, 59-60.


Cioce, Muschitiello, Castellano 1993: Pasquale Cioce, Michele Muschitiello, Antonio Castellano, Bitonto. La badia e il convento di San Leone Magno, Bitonto 1993.


Lorusso 1985: Annamaria Lorusso, “La badia di S. Leone. Bitonto”, in Insediamenti benedettini in Puglia, a cura di Maria Stella Calò Mariani, Galatina 1985, II/1, 321-331.


Libro Rosso 1900: Libro Rosso della città di Bitonto, a cura di Francesco Carabellese, Bitonto 1900.


Milillo 1986: Stefano Milillo, “La fiera di S. Leone in Bitonto”, Archivio Storico Pugliese, 1986, 363-392.


Milillo 2001: Stefano Milillo, Le chiese di Puglia. La chiesa e le chiese di Bitonto, Bitonto 2001, 125-128. 


Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970, 161-163.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione04/11/2013 11:55:20
Data ultima revisione25/02/2017 17:26:31
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/581
OggettoBitonto, San Valentino
Tipologiachiesa
Nome attualeChiesa di San Valentino
Immagine
Nomi antichi

Nota anche con il nome di S. Maria delle Grazie

Cronologia

1168: Bolla di Alessandro III conferma possesso del complesso da parte dell'Abbazia della Trinità di Cava de' Tirreni.

1549: trasferimento nella chiesa del titolo di San Simeone.

1940: Restauro.

Autore

La chiesa a navata unica sorge extra moenia, nei pressi della Porta Robustina. Presenta una pianta longitudinale con due cupole in asse, semisferiche con pennacchi, con tiburio quadrato e copertura piramidale a pietre lisce (chiancarelle), secondo una forma consueta nel romanico pugliese e presente nella chiesa di S. Lucia sempre a Bitonto. La chiesa, orientata, presenta una semplice facciata a coronomento liscio con portale centinato, mentre il fianco destro, l'unico a vista, è aperto da due oculi con sempice cornice che danno luce all'interno, come il rosoncino in facciata. Nell'interno, con pietra a vista, le cupole sono rette da ampi pilastri con capitelli modanati e le due cupole in asse terminano nell'ampia abside che reca tracce di affreschi tardi (Madonne delle Grazie e santi Valentino e Carlo). Nel fianco sinistro, nella prima campata si apre un vano che doveva ospitare un altare (probabilmente quello del titolo di San Simeone), mentre nella seconda un portale conduce verso il vano della sagrestia, con volta a vela (entrambi gli interventi risalgono all'età moderna).

Committente

Il giudice Maior (ante 1168) (ritenuto il fondatore dell'edificio) e i figli Valentino e Silvestro.

Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La chiesa, fondata dal giudice Maior intorno alla metà del secolo XII (che vi fu sepolto con i figli Valentino e Silvestro) e donata alla Badia di Cava, fu per un lungo periodo dell'Ordine dei Templari. Dalla santa visita del 1654 apprendiamo che il culto di san Valentino (antico protettore della città) era stato soppiantato da quello di San Simeone e dalla Madonna delle Grazie. L'edificio, che conserva gran parte dell'aspetto originario, fu ampliato con una sagrestia e arricchito, sulle cupole piramidali, di un campanile a vela, nel secolo XVI. Non restano tracce delle strutture conventuali che dovevano accompagnare l'edificio ecclesiastico.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Belli D’Elia 2003: Pina Belli D’Elia, Puglia romanica, Milano 2003, 280.

 

Martin 1987: Jean Marie Martin, “Lignage et piété en Pouille à la fin du XIIe siècle: l'église San Valentino de Bitonto”, in Horizons marins, itinéraires spirituels (Ve - XVIIIe siècle). Mélanges Mollat, a cura di Henri Dubois, Jean-Claude Hocquet, André Vauchez, voll. 2, Paris 1987, I, 201-211.

 

Martin 1989: Jean Marie Martin, “Linguaggio e pietà in Puglia alla fine del XII secolo: la chiesa di San Valentino a Bitonto”, Studi storici meridionali, 9, 1989, 3-12.

 

De Santis 1985: Carmela De Santis, “San Valentino”, in Insediamenti benedettini in Puglia, a cura di Maria Stella Calò Mariani, Galatina 1985, II/1, 335-338.

 

Milillo 2001: Stefano Milillo, Le chiese di Puglia. La chiesa e le chiese di Bitonto, Bitonto 2001, 221.

 

Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970, 163-167.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/11/2013 11:35:21
Data ultima revisione25/02/2017 17:32:20
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/576
OggettoBitonto, sedile di Sant'Anna
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi

sedile dei nobili, sedile di Sant'Anna

Cronologia

1357: prima attestazione di riunioni del seggio dei nobili dentro la cappella di Sant'Anna (Rogadeo 1750, 101, nota 2; Planelli 2003, 390, nota 4; cfr. infra, Fonti/Documenti).

1495: altra attestazione di riunione in SantAnna ("Zelanti cittadini" 1740, 38).

1666: data di probabile rifacimento ("Zelanti cittadini" 1740, 35; cfr. infra, Fonti/Documenti).

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il seggio consiste di un semplice passaggio voltato attraverso l'antico asse commerciale della città, la via dei Mercanti. L'edificio non poteva dunque essere usato per le riunioni dei membri, che dovevano svolgersi all'interno della chiesa. Aperto sui due fronti da altrettanti archi a tutto sesto, si sviluppa all'interno con una volta a lunette probabilmente settecentesca.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Nelle lunette della volta sono incastrati, otto per lato, sedici stemmi familiari abbinati a coppie.

Nella parete con la porta d'ingresso alla chiesa, da sinistra verso destra, due stemmi degli Alitto Giannone e di una famiglia imparentata con i Barone, gli stemmi Bove e Gentile, Giannone e Guardia, Ildaris e Labini. Nella parete opposta, sempre da sinistra verso destra, gli stemmi delle famiglie Padula e Pau, Planelli e Regna, Rogadeo e altra non identificata imparentata con i Rossi, Saluzzo e Scaraggi.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note

Secondo quanto asserito dagli "Zelanti cittadini" (1740, p. 8) a Bitonto non esisteva una separazione di classe fra cittadini e nobili, e anche il sedile di Sant'Anna, la cui forma non corrispondeva a quella di un vero sedile, ne era la dimostrazione (cfr. infra, Fonti/Documenti).

Fonti iconografiche

Non sono note immagini storiche raffiguranti l'edificio del Sedile di Sant'Anna. Utile per identificare gli stemmi familiari è invece l'incisione allegorica raffigurante le imprese cittadine (due leoni affrontati a un albero da cui volano via uccelli) insieme agli stemmi delle principali famiglie nobili di Bitonto, pubblicata in antiporta a Mariano 1693.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Rogadeo 1750, p. 101, nota 2 trascrive il verbale dell'assemblea del seggio dei nobili di Bitonto del 1 ottobre 1357: "congregatis nobilis hujus civitatis in Ecclesia Sanctae Annae loco solito et Platea Nobilium ipsorum".

 

"Zelanti cittadini" 1740, p. 8: "volendo i Nobili eseguir la di loro idea, continuarono a pretendere l'anzi detta figurata separazion di Sedile; perloché introdussero il nome di prima, e seconda Piazza; e mancando loro il luogo, dove congregarsi, nè potendo a vista del Publico attentare la novità di stabilirselo, appiglioronsi ad un bellissimo ritrovato. Fecero essi imprimere le di loro imprese all'interno d'un Arco congiunto ad una Cappella sotto il titolo di Sant'Anna, padronato della famiglia Rogadei, senza ch'egli avesse figura, o forma di sedile, essendovi sotto un tal'arco la publica strada; e quindi cominciaron essi a usurparsi lo specioso titolo di Seggio di Sant'Anna, e di separazione dagl'altri cittadini".

"Zelanti cittadini" 1740, p. 35: "Nell'anno 1666 [...] questa fu la prima volta, che uscì in campo la spetiosa pretensione del Sedil chiuso coll'asserto titolo di Sant'Anna".

Bibliografia

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.


Libro Rosso 1987: Libro Rosso della Universitas di Bitonto (1265-1559), a cura di A. De Capua, Palo del Colle 1987.


Mariano 1693: Il Cavaliere Romito, storia panegirica del V. P. F. Ambrogio Mariano di San Benedetto (…), in Napoli, nella Stampa di Vernuccio e Layno, 1693.


Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, "S. Anna dei Rogadeo", in Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970, 197.

 

Planelli 2003: Giuseppe Planelli, "Dall’Ancien Régime al nuovo ordine: la storiografia ideologica", in Cultura e società a Bitonto nell’Ottocento, Atti del convegno Nazionale (Bitonto, Palazzo di Città, 18-20 ottobre 2001) a cura di Felice Moretti e Vincenzo Robles, Bari 2003, 387-398.

 

Ragioni 1741: Ragioni dei signori nobili del sedile di S. Anna della città di Bitonto contro le poche famiglie popolane in esclusione dell’aggregazione a quella piazza nobile benché pretesa sotto nome di nuova forma del regimento di quella università, Napoli 1741.

 

Rogadeo 1750: [Giovan Donato Rogadeo], Per la illustre Piazza di S. Anna della città di Bitonto, Napoli 1750.

 

Rogadeo 1751: Giovan Donato Rogadeo, Difesa della piazza chiusa di S. Anna della città di Bitonto, Napoli 1751.

 

Volpicella 1881: Luigi Volpicella, "Gli statuti per il governo municipale della città di Bitonto e Giovinazzo", Archivio Storico per le Province Napoletane, 1881, 699-725.

 

"Zelanti cittadini" 1740: Per li zelanti cittadini della città di Bitonto contra de nobili del preteso Sedile dell'istessa città, Napoli 1740.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione26/09/2013 15:53:04
Data ultima revisione25/02/2017 17:35:36
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/502
OggettoBitonto, seggio del popolo
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale(distrutto)
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1586: il sedile esiste ed è raffigurato nella veduta di Bitonto di Michelangelo Araro.

1816: il sedile, ormai in disuso, viene concesso in censo a Tiberio Valente.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il sedile del popolo di Bitonto aveva sede presso la Porta Baresana (cfr. Ambrosi 1980, 303, fig. 10). Distrutto nel XIX secolo, di esso non rimane che una approssimativa immagine in una veduta di Bitonto di fine XVI secolo oggi alla Biblioteca Angelica di Roma. Da quanto si desume dal disegno il Sedile era un edificio a un solo piano, strutturato come una loggia a due arcate aperte verso la piazza e sormontato da un fastigio nel quale, secondo le fonti, doveva trovare posto l'orologio pubblico.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

Michelangelo Araro, Veduta di Bitonto, 1586 (Roma, Biblioteca Angelica).

Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Archivio Comunale di Bitonto, Busta 92, fasc. 44, «Censuazione dell’ex Sedile al largo del castello a favore di Tiberio Valente», 1816-1828 (Vantaggiato 2001).

Bibliografia

Ambrosi 1980: Angelo Ambrosi, "Variazioni nel disegno urbano nel '600 a Bitonto", in Cultura e Società a Bitonto nel sec. XVII, Atti del seminario di studi (Bitonto, dicembre 1978-maggio 1979) a cura di Valentino Garofalo, Bitonto 1980, 280-342.

 

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

 

Muratore, Munafò 1991: Nicoletta Muratore, Paola Munafò, Immagini di Città raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo, Roma 1991.

 

Vantaggiato 2001: L’archivio storico del comune di Bitonto. Inventario dell’Archivio antico (secoli XV-XIX), a cura di Eugenia Vantaggiato, Bari 2001.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione04/11/2013 12:01:36
Data ultima revisione25/02/2017 17:40:23
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/583
OggettoBitonto, taverna Rogadeo
Tipologia
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1306: è la prima attestazione dell'esistenza della taverna Rogadeo.

XV-XVI secolo: ricostruzione dell'edificio.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio, posto alla confluenza di via Planelli con la piazza della cattedrale, aveva la funzione di albergo per viandanti e mercanti di transito in città.

Iscrizioni

Un architrave, orginariamente vecchio portale, oggi murato, reca l'iscrizione:

"OS HOMINI SVBLIME DEDIT COELVMQVE VIDERE IVSSIT ET EX ALTA CERNERE MENTE DEVS".

Stemmi o emblemi araldici

Lo stemma della famiglia Rogadeo è al centro dell'architrave del vecchio portale.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Pice 2009: Nicola Pice, "Classicisti e classicismi nella Bitonto d'età rinascimentale", in Cultura e società a Bitonto e in Puglia nell’età del Rinascimento, Atti del VI convegno nazionale (Bitonto, 19-21 dicembre 2007) a cura di Stefano Milillo, Galatina 2009, II,  475-508.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione06/11/2013 09:15:50
Data ultima revisione25/02/2017 17:41:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/601
OggettoBitonto, torrione angioino
Tipologiafortificazione
Nome attualetorrione angioino
Immagine
Nomi antichi

Castello

Torre di Porta Baresana

Cronologia

1399: documento in cui si cita il castello di Bitonto.

1467: Rifacimento delle mura e del castello di Porta Baresana (con distruzione della vicina chiesa di S. Maria).

1933: costruzione addossata alla torre.

2004-2011: Restauri hanno liberato il contorno dell'edificio dalle giustapposizioni seriori in vista dell'impiego dell'opera per un museo dell'arte contemporanea.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La torre, dalla mole imponente, sorge nei pressi della Porta Baresana, lungo l'antico circuito delle mura che si serviva del corso del torrente per la difesa naturale della città. Con i recenti restauri è stato liberato l'ampio circuito delle fondamenta e del fossato di difesa (completato da casematte) che toccava anche la vicina porta. L'ampia parte basamentale in tufo carparo, dalla pianta stellare e dalla scarpata a spicchi, forma la possente base della cilindrica torre con conci di carparo a bugnato rustico che rivestono e decorano l'intero fusto fino alla cornice con merli, secondo una tipologia presente nelle fortificazione del secolo XV. La struttura, perno delle fortificazioni cittadine, si presenta su tre livelli con sale a pianta circolare sovrapposte che ospitavano i militari del presidio e il castellano che dirigeva il corpo di difesa, racchiuse da profonde mura di contenimento con rade aperture volte in direzione delle città vicine.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La cinta muraria cittadina ha subito nel corso dei secoli danni e rifacimenti. Essa contava cinque porte e ventotto torri e tra queste assunse un ruolo cardine la torre presso la Porta Baresana, detta Torrione o Maschio angioino, che per la sua mole e per avere sempre ospitato un presidio con un castellano fu detta e viene ancora oggi chiamata il Castello. L'imponente fortificazione risale nella sua forma attuale al secolo XV: da documenti sappiamo che intorno al 1467 fu rifatta la cortina difensiva presso Porta Baresana e forse in quell'occasione fu data la forma attuale al Castello (con al distruzione dell chiesa di S. Maria della Porta Baresana o di S. Simeone: Carabellese 1899, 59; Milillo 2001, 161). Oggi non è più presente la cinta, e la Porta è una costruzione di età moderna; inoltre, edifici sono stati demoliti (come la chiesa di S. Maria di S. Simeone o delle Grazie, intorno al 1615: Mongiello 1970, 211-212; Milillo 2001, 209-210) o si sono addossati alla torre nel corso del tempo e tutto il fossato con le case matte era stato ricoperto nel Novecento con una costruzione a ridosso della torre collocata nel 1933. Recenti restauri (2004-2011), commissionati dal Comune per trasformare l'edificio in museo dell'arte contemporanea, hanno liberato dalle superfetazioni la fortificazione, riportando alla luce il fossato e l'ampia base.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Carabellese 1899: Francesco Carabellese, “L’attività artistica nella città di Bitonto attraverso il secolo XV-XVI”, Napoli Nobilissima, 8, 1899, 59.

 

Milillo 2001: Stefano Milillo, Le chiese di Puglia. La chiesa e le chiese di Bitonto, Bitonto 2001, 161, 209-210.

 

Mongiello 1970: Giovanni Mongiello, Bitonto nella storia e nell’arte, Bari 1970, 207-212.

 

Scivittaro 1958: Antonio Scivittaro, Architettura del Rinascimento a Bitonto, Napoli 1958, 66-67.

Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/11/2013 12:00:09
Data ultima revisione25/02/2017 17:43:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/582
OggettoBitonto, Cattedrale, ambone
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1229
AutoreNicolaus magister
Descrizione

Nel retro è una lastra con un rilievo in cui la tradizione ha riconosciuto un ritratto dell'imperatore Federico II.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni

Sotto il leggio è la firma "NICOLAVS MAGISTER".

Sul bordo inferiore del lettorino: "DOCTA MANVS ME FECIT AD HOC VT LECTIO VITAE HIC RECITATA FERAT FRVCTVS MENTIS AMEN".

Sotto la cassa del pergolo: "HOC OPVS FECIT NICOLAUS SACERDOS ET MAGISTER / ANNO MILLESIMO DVCENTESIMO VIGESIMO NONO INDICTIONIS SECVNDE".

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni
Schedatore
Data di compilazione04/11/2013 11:40:01
Data ultima revisione12/02/2017 15:20:25
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/394
OggettoBitonto, Cattedrale, monumento funebre di Giovan Francesco de Ferraris
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1575-1580
AutoreGeronimo d'Auria (e Salvatore Caccavello?)
Descrizione

Collocato nella cripta della Cattedrale di Bitonto, il monumento sepolcrale di Giovan Francesco de Ferraris è quanto rimane, insieme ad una modesta lastra terragna figurata, di un sacello fondato nel 1499 dall’abate Francesco Antonio de Ferraris. Di questo sacello, di cui doveva far parte un altare – non più esistente – intitolato al Presepe, abbiamo notizia in due atti notarili ancora oggi esistenti presso l’Archivio di Stato di Bari: uno di mano del notaio Pascarello de Tauris, risalente al 2 gennaio 1499, lacunosamente trascritto e pubblicato da Francesco Carabellese nel 1899, l’altro, redatto dal notaio Terigio Sensio, datato 1580, ricopiato parzialmente agli inizi dell’Ottocento da uno studioso locale (Eustachio Rogadeo di Torrequadra), e reso noto integralmente soltanto nel 2004 da Riccardo Naldi.

Il sepolcro presenta un’impaginazione architettonica piramidale. Al di sopra di uno zoccolo a motivi geometrici, e di un più alto basamento recante alle estremità due stemmi che inquadrano l’epigrafe dedicatoria, si erge l’urna, contenente nell’interstizio tra le due basi d’appoggio una seconda iscrizione, e affiancata da due altorilievi con putti tedofori. Sul coperchio dell’urna è semisdraiato il defunto, con la mano destra ed il capo appoggiati su un elmo, il braccio sinistro disteso lungo il corpo (ma con la mano ripiegata in avanti), le gambe incrociate. Sulla cima, a chiudere il tutto, è un medaglione entro cui sono raffigurati la Vergine col Bambino.

L’epigrafe ospitata nel riquadro marmoreo più ampio commemora Giovan Francesco, morto nel 1575 ad appena diciannove anni, e ricorda il committente della tomba, Giovan Maria, zio del giovane; la seconda epigrafe, incisa in uno specchio marmoreo più piccolo, e posizionata appena sopra l’altra, recita invece così: “i nipoti di Giovan Maria e gli eredi della famiglia Regna, per volontà dello zio materno [l’abate Pietro Paolo Regna] posero assai devotamente [questo monumento]”. Dalle iscrizioni deduciamo che, se fu Gian Maria de Ferraris a commissionare il sepolcro, spettò agli eredi di casa Regna, esecutori testamentari delle volontà di Gianmaria, l’onere (“iussu”) di portare a termine i lavori con grandissima cura e devozione (“pientissime”).

Alcuni nuovi documenti, rintracciati da Alessandro Grandolfo (2012), permettono piccole precisazioni relativamente alla messa in opera del sepolcro, fermo restando che il “rogito Rogadeo”, dell’11 febbraio 1580, documenta la consegna ultima dell’opera: due ignoti marmorari bitontini, Cesare di Siena e Dionisio di Antonino, furono incaricati di “assettare il sepulcro marmoreo con la statua marmorea dela casa de’ Ferraris, novellamente venuto da Napoli, qual fu facto vivente il dicto magnifico Joanne Maria de Ferraris, abbascio la Confexione [il Succorpo] de la Chiesa Magior de Botunto, allo altare contiguo de la Natività de Nostro Signore, detto il Presepio”.

Il sepolcro è stato assegnato, condivisibilmente, a Geronimo d’Auria, negli anni 1575-1580 (Naldi 2004a e b). Sono anni in cui le opere del giovane Geronimo risentono dell’influenza, dei retaggi culturali paterni. Più in particolare come è stato notato, l’opera respira ancora l’aria del “sodalizio” tra Annibale Caccavello e Giovandomenico d’Auria. La cifra personale di Geronimo emerge invece, nel sepolcro bitontino, nel demigisant, confrontabile con un gruppo di opere autografe degli stessi anni, quali ad esempio il sepolcro di Nicola Antonio Brancaccio (1573) in Santa Maria di Monteoliveto a Napoli, oppure, nella stessa chiesa, quello dei coniugi Fabio Barattuccio e Violante Moles (1564).

Un discorso a parte sembrerebbe coinvolgere invece il tondo di coronamento del sepolcro De Ferraris, recante la Vergine col Bambino, come pure i Putti tedofori ai lati dell’urna. I tre pezzi, infatti, come osservato da Alessandro Grandolfo, se palesano una certa omogeneità stilistica tra di loro, non appaiono stilisticamente omogenei al resto del sepolcro e non sembrano ascrivibili con altrettanta sicurezza al D’Auria. Sulla base di calzanti confronti stilistici Grandolfo ha proposto di individuarne l’artefice in Salvatore Caccavello, che li avrebbe eseguiti non prima del 1576-80, ovvero negli stessi anni in cui erano in lavorazione i marmi del sepolcro bitontino (sull’argomento vd. Grandolfo 2012; Tarallo 2014).

Immagine
CommittenteGiovan Maria de Ferraris
Famiglie e persone

De Ferraris

Regna

Iscrizioni

Iscrizione in lettere capitali, incisa al di sotto del sarcofago, su due righe:

"IO. MARIÆ NEPOTES HÆREDESQVE EX REGNOR./

PROSAPIA AVVNCVLI IVSSV PIENTISSIME POSVERE".

 

Iscrizione incisa nel basamento, in lettere capitali, su otto righe di diversa lunghezza:

"D. O. M. /

IOANNI FRANCISCO, QVO VNO VETVSTISS.A/

ET NOBILISS.A FERRARIORVM FAMILIA/

NITEBATVR, IPSO ÆTATIS FLORE EXTINCTO/

NECDVM DESPONSÆ CONIVGI CONIVNCTO/

IO. MARIA PATRVVS QVOD AB EO/

EXPECTABAT FACIVNDVM CVRAVIT/

V. A. XIX. A. M.D.LXXV".

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti

Archivio di Stato di Bari [ASBa], Atti notarili, Pascarello de Tauris, 2 gennaio 1499, c. 2v:

“[...] altare unum intus in confexione episcopatus Botonti et locum ipsius altaris usque ad murum dicte confexionis verus plateam Botonti, cum sacristia vacua subtus campanile [...] quod altare est [...] in frontispicio scale, per quam descenditur ad dictam confexionem, que nominatur la scala de li masculi, iuxta altare condam Mitarelle Petri Nicolai Cappelli, iuxta murum dicte confexionis [...] ita quod [...] possit facere dictum altare, aut ante ymaginem beate Virginis Marie, que dicitur del la Gracia, sepulturam unam vacuam cum planca desuper, cum insignis et armis eorum, in quoquidem loco, videlicet a columpnis altaris dicte condam Mitarelle, usque ad parietem dicte confexionis versus plateam, et in dicta sacristia seu loco vacuo subtus campanile possit [...] edificare quicquid voluerit pro ornamento dicti altaris” (da Carabellese 1899, 29, nota 1).

 

ASBa, Atti notarili, Terigio Sensio di Bitonto, 304, 11 febbraio 1580, c. 123r.

 

Bitonto, Biblioteca comunale Rogadeo, ms. A.14.II, Eustachio Rogadeo, Documenti, p. 255.

Bibliografia

Carabellese 1899: Francesco Carabellese, “L’attività artistica nella città di Bitonto attraverso il secolo XV-XVI”, Napoli nobilissima, s. 1, VIII (1899), 27-29.

 

Castellano 2004: Antonio Castellano, “La scultura a Bitonto nella seconda metà del Cinquecento”, in Clara Gelao, Scultura del Rinascimento in PugliaAtti del Convegno Internazionale (Bitonto, 21-22 marzo 2001), Bari 2004, 204.

 

Grandolfo 2012: Alessandro Grandolfo, Geronimo d’Auria (doc. 1566 - † 1623). Problemi di scultura del secondo Cinquecento partenopeo, tesi di dottorato (relatore prof. Francesco Caglioti), Università degli Studi di Napoli “Federico II”, a.a. 2011-2012, 90-97 e passim.

 

Naldi 2004a: Riccardo Naldi, Scultura del Cinquecento in Puglia: arrivi da Napoli”, in Clara Gelao, Scultura del Rinascimento in PugliaAtti del Convegno Internazionale (Bitonto, 21-22 marzo 2001), Bari 2004a, 161-186.

 

Naldi 2004b: Riccardo Naldi, “Girolamo d’Auria e il sepolcro di Giovan Maria de Ferrari nella Cattedrale di Bitonto: una conferma e una precisazione”, Napoli nobilissima, s. 5, VI (2004b), 142-145.

 

Tarallo 2014: Michela Tarallo, Santa Maria di Monteoliveto a Napoli, dalla fondazione (1411) alla soppressione monastica: topografia e allestimenti liturgici, tesi di dottorato (relatore Francesco Caglioti), Università degli Studi di Napoli “Federico II”, a.a. 2013-2014, 249.

Allegati
Link esterni
SchedatoreMichela Tarallo
Data di compilazione29/04/2015 02:32:16
Data ultima revisione12/02/2017 15:22:13
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/522
OggettoBitonto, Cattedrale, rilievo c.d. di Federico II
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia
Autore
Descrizione

Il rilievo è murato sul retro dell'ambone della Cattedrale di Bitonto.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni
Schedatore
Data di compilazione06/11/2013 11:58:54
Data ultima revisione12/02/2017 15:34:25
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/398
OggettoBitonto, lunetta erratica di portale in scesa San Francesco d'Assisi
Materialepietra calcarea
Dimensioni
CronologiaXIII-XIV secolo
Autore
Descrizione

La lunetta, proveniente da un portale, risulta in posizione erratica in scesa San Francesco d'Assisi e proverrebbe (Milillo 2001, 160-161) dalla chiesa di Santa Maria della Scala, chiesa già in rovina nel 1337. L'edificio, di patronato della famiglia Majore e poi Mendula (1472), venne inglobato nella residenza della famiglia Florimo, del secolo XVI, che poteva raggiungere dal palazzo l'astrico della chiesa. Il palazzo passò poi ai Planelli (1658), e in quel tempo l'arciconfraternita di Santa Maria del Suffragio ivi ospitata passò alla chiesa del Purgatorio (1672), e i Planelli vi realizzarono delle finestre d'accesso provocando una lite con la famiglia Sylos che ne possedeva probabilmente il patronato. Nel 1717 il palazzo fu acquistato dai Valente e nel 1751 la chiesa fu interdetta.

L'epigrafe, non chiaramente leggibile, non permette di comprendere l'iconografia: nella scena di sinistra si vedono commensali, mentre in secondo piano una figura spunta dalla finestra di un edificio con una forma di torre che troviamo in primo piano; nell'altra scena una figura in piedi con un cappello e un libro tiene un discorso ad una folla, tra cui vediamo alcuni intenti a giocare su un tavolo. L'insieme suggerirebbe che siamo di fronte a scene della vita del Battista: Salomè che chiede la testa del Santo, e il Battista che predica; tuttavia non ci sono attributi che rimandano al Precursore, né tantomeno riferimenti chiari nell'iscrizione. Lo stile dell'opera, la forma dei caratteri, l'abbigliamento e le capigliature dei personaggi, le architetture permettono di datare l'opera non prima della seconda metà del XIII secolo, molto probabilmente nei decenni a cavallo tra Due e Trecento.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni

Iscrizione sulla base, incompleta e non del tutto leggibile:

"[...] TURRANO. H(u)I(us). SIGNUM. TUUM. FESTA VIR[O.] H(u)I(us). P(ro)CESSU. QUORU(m). RECTE. EST(?) REGULA. MOR[tis]".

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Milillo 2001: Stefano Milillo, Le chiese di Puglia. La chiesa e le chiese di Bitonto, Bitonto 2001, 160-161.

 

Allegati
Link esterni
SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione04/11/2013 11:38:24
Data ultima revisione12/02/2017 15:44:08
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/393
OggettoBitonto, San Domenico, acquasantiera
Materialepietra calcarea
Dimensioni
Cronologia1474 circa
AutoreNuzzo Barba
Descrizione

L'acquasantiera si trova nella chiesa di San Domenico di Bitonto.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni

Nel bordo dell'acquasantiera sono due distici, di cui manca la parte iniziale: "(...) NOBILI FONTEM IVSSIT IN AEDE SACRVM QVI ROGAT HIS SVPEROS PRECIPIBVS SI POSSIT VT IPSI INVIDEAT POTIVS QVAM MISERETVR HOMO".

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Pice 2009: Nicola Pice, "Classicisti e classicismi nella Bitonto d'età rinascimentale", in Cultura e società a Bitonto e in Puglia nell’età del Rinascimento, Atti del VI Convegno Nazionale (Bitonto, 19-21 dicembre 2007), a cura di Stefano Milillo, Galatina 2009, II,  475-508.

Allegati
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione06/11/2013 09:23:41
Data ultima revisione12/02/2017 15:45:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/397
OggettoBitonto, San Domenico, tomba di Petruccio Bove
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1485
AutoreNuzzo Barba
Descrizione

La tomba si trova murata nella controfacciata della chiesa di San Domenico a Bitonto: la collocazione è quella prevista dal committente nel contratto stipulato con i domenicani. Il monumento è dotato di uno zoccolo sul quale si dispongono, alle estremità laterali, due buoi inginocchiati; alle spalle dei due animali, incorniciata da due eleganti lesene scanalate culminanti in capitelli anch'essi decorati con figure di bovini angolari, è la grande lastra marmorea incisa con l'iscrizione dedicatoria disposta su nove righe e coronata al centro dallo stemma araldico della famiglia. Esso è costituito da uno scudo su cui è scolpito un bue sormontato da un largo cimiero, anch'esso dalla testa bovina. Al di sopra del cimiero si sviluppa un tendaggio illusionisticamente agganciato alla modanatura superiore della cornice e raccolto in basso da due nodini di stoffa al fine di esibire il sottostante emblema araldico e l'iscrizione ad esso collegata. Il fregio, riccamente ornato da tre testine di serafini, da cornucopie ricolme di frutti e, ai lati, dagli scudetti gentilizi, ancora una volta ospitanti i buoi, sostiene un coronamento timpanato che accoglie la figura di un Santo verso cui convergono due angeli reggicorona. Il frontone è dotato di archi estroflessi decorati, ai lati e in cima, da dischi finemente ornati con motivi vegetali.

Dallo stralcio di un documento, datato 21 aprile 1474, e pubblicato da Carabellese (1899, 10, nota 3) si evince che al nobile bitontino Petruccio Bove i domenicani avevano concesso uno spazio alla sinistra entrando in chiesa, vicino alla Cappella di San Pietro Martire. Dalla breve descrizione che nel rogito si fa dell'erigendo sepolcro emerge che esso sarebbe dovuto essere "relevatum", vale a dire sollevato dal suolo, e che avrebbe dovuto prevedere anche la presenza di colonne "[...] nobili viro Petrucio Bove locum unum intus in dicta ecclesia  [...] videlicet a latere sinistro quando intratur a porta magna dicte ecclesie, iuxta Cappellam Sancti Petri martiris, ubi est puteus, in quo loco possit [...] facere sepulchrum unum vacuum et relevatum, cum planca magna de super, cum colompnis et capitellis, sculpenda et designanda cum armis et insignis suis [...]". 

Immagine
CommittenteFrancesco, Sergio e Nicola Maria, nipoti di Petruccio Bove
Famiglie e persone

Petruccio Bove

Iscrizioni

"OCCVBAT HAC GELIDA BOIVS PETRVCIVS VRNA / QVI FVERAT GENTIS GLORIA MAGNA SVAE / CLARVS ERAT TITVLIS ET NOBILITATE PARENTVM / CLARVS ET INGENIO CLARVS ET ELOQVIO / GRATVS ERAT PATRIAE MORV(M) PROBITATE FIDEQ(VE) / PRINCIPIBVS GRATVS NVMINIBVSQ(VE) FVIT / QVAM PIA FRANCISCI SERGI PIA CVRA NEPOTV(M) / ET STVDIO CLAVSIT COLA MARIA SVO / MCCCCLXXXV NVTIVS BARBA ESTRVXIT".

Stemmi o emblemi araldici

Stemma della famiglia Bove, originaria di Ravello e attestata a Bitonto dal XIII secolo.

Note

Il monumento funebre rappresenta la prima opera certa (in quanto firmata) dello scultore Nuzzo Barba, le cui notizie documentarie si estendono dal 1484 al 1524. La prima attestazione del maestro, originario di Galatina, è legata proprio ad un atto bitontino del 1484, col quale Andrea Matteo III d'Acquaviva gli chiedeva di esprimere un parere sulle condizioni statiche del campanile della Cattedrale cittadina.

La menzione del Barba in una vicenda così rilevante e al tempo stesso delicata per le sorti del monumento di Bitonto inducono a pensare che all'epoca Nuzzo dovesse essere già piuttosto noto tra la committenza, e che avesse dunque già all'attivo alcune opere. Certo è comunque il suo impegno, nel nono decennio del XV secolo, in Terra di Bari. Di tale attività la tomba Bove costituisce la principale testimonianza, sia per il peso ed il ruolo della famiglia committente, sia per la mole stessa dell'incarico assunto. Petruccio apparteneva ad una delle principali famiglie "forestiere" giunte nella città pugliese già nel XIII secolo, e che a Bitonto avevano trovato fortuna nel corso dei secoli successivi, integrandosi perfettamente nel tessuto sociale (Aldimari 1691, 604-606). Lo stesso Petruccio doveva avere un ruolo di rilievo nel governo cittadino, se nel 1450, assieme al fratello Filippo e ad altri nobili, si impegnò a pagare quaranta once alla Regia Corte quale sanzione per una condanna che la città di Bitonto aveva subito. 

Assieme alla famiglia Rogadeo, anch'essa originaria di Ravello, i Bove si stabilirono nell'area prossima alla chiesa di San Giovanni Gerosolimitano, e qui, nel tratto finale della via dei Mercanti, costruirono il palazzo. Nella stessa area, sempre nel XIII secolo, sorse il complesso conventuale di San Domenico: non è dunque un caso che Petruccio sia sepolto nella chiesa domenicana, secondo una dinamica di occupazione degli spazi urbani, da parte del patriziato cittadino, comune a molte altre realtà urbane, specie in epoca moderna.

Al fine di precisare meglio il punto di stile di questo scultore dalla personalità ancora parzialmente ignota, possono prendersi in considerazione confronti con opere coeve, tra cui l'edicola della chiesa di Santa Maria dell'Isola a Conversano, nella cui iscrizione si cita Giulio Antonio Acquaviva, fondatore dell'edificio di culto e al cui mecenatismo suole legarsi l'edicola stessa. Una medesima ricchezza d'ornato e di fine dettaglio naturalistico sembra caratterizzare entrambe le opere, benché a Conversano, dove non vi era il vincolo della tipologia funebre, essa si dispieghi con una maggiore libertà creativa. A Bitonto tale raffinata e a volte eccessiva cura dell'ornato si affievolisce, concentrandosi nella riproposizione continua della figura bovina, simbolo araldico della famiglia, che viene esibita quasi ossessivamente sulla superficie lapidea del sepolcro.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti

Stralcio di documento trascritto da Carabellese 1899.

Bibliografia

Carabellese 1899: Francesco Carabellese, “L’attività artistica nella città di Bitonto attraverso il sec. XV-XVI”, Napoli Nobilissima, VII, 1899, 8-11, 27-29.

 

Gambacorta 1971: Antonio Gambacorta, "Artisti salentini dei secc. XIV-XVIII in Terra di Bari", in Studi di storia pugliese in onore di Nicola Vacca, Galatina 1971, 203-244.

 

Gelao 1987: Clara Gelao, "Ancora su Nuzzo Barba a Conversano un’ipotesi sulla sua formazione", Storia e cultura in terra di Bari, 2, 1986 (1987), 27-76. 


Gelao 1988: Clara Gelao, "L’attività di Nuzzo Barba a Conversano e le influenze veneto-dalmate nella scultura pugliese del Rinascimento", Saggi e memorie di storia dell’arte, 16, 1988, 7-20. 


Gelao 1989: Clara Gelao, "Ritratti: Nuzzo Barba", Fogli di periferia, 1, 1989, 60-61.

 

Gelao 2004: Clara Gelao, “La scultura pugliese del Rinascimento. Aspetti e problematiche”, in Scultura del Rinascimento in Puglia, Atti del Convegno Internazionale (Bitonto, 21-22 marzo 2001), Bari 2004, 11-53.

 

Icone di Puglia 1988: Icone di Puglia e Basilicata dal Medioevo al Settecento, cat. mostra (Bari, 9 ottobre-11 dicembre 1988), a cura di Pina Belli D'Elia, Milano 1988, 128, scheda n. 31.

 

Lorenzo 1988: Giovanni Lorenzo, "Presepi rinascimentali in Terra d’Otranto", Ricerche e studi in Terra d’Otranto, 3, 1988, 90-120. 

Allegati
Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Paola Coniglio
Data di compilazione05/11/2013 08:21:11
Data ultima revisione12/02/2017 15:48:07
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/396
OggettoBitonto, Santa Maria della Chinisa, Madonna con il Bambino e santi (dipinto)
Collocazione originaria
MaterialeTela
Dimensioni320 x 215 cm
Cronologia1586
AutoreGaspar Hovic
Descrizione

Il dipinto raffigura la Madonna con il Bambino e, in basso, i santi Leonardo e Giovanni Battista; in primo piano ci sono due donatori.
Resa nota da Sammati (1969, 39-41) e trascurata dalla critica, che ne fa rapidi cenni (D’Elia/Belli 1972, 394; Wiedmann 1977, 134; Palmieri 1989, 20; La Selva 1996, 324), è rilanciato nel discorso attorno a Hovic da Leone De Castris (2013, 92, 98) che ne rileva l’importanza soprattutto nella definizione della durata del soggiorno del pittore nelle Fiandre.
L’opera è stata oggetto di un attento studio di Spissu (2019) che, focalizzandosi in particolar modo sulle figure dei donatori, rileva interessanti connessioni con la ritrattistica di Giovan Battista Moroni, individuando una linea che lega i territori asburgici dai Paesi Bassi all’Italia meridionale, passando per la Roma spagnola.
Non è stato possibile rintracciare la famiglia cui appartiene lo stemma dipinto al centro del cartiglio.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni

GASPAR HOVIC/ FLAN. P./ BARI/ 1586 

Stemmi o emblemi araldici

Al centro del cartiglio: Interzato in fascia: I d'azzurro al giglio d'oro; II d'oro alle tre rose dir osso; III d'argento al lambello a cinque punte d'azzurro 

Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

D’Elia / Belli 1972: M. D’Elia, P. Belli, “Considerazioni sulla pittura del primo Seicento in Puglia”, in Scritti in onore di Roberto Pane, Napoli 1972, 378-398.

La Selva 1996: I. La Selva, “Controriforma, francescanesimo e produzione pittorica in Puglia”, in Studi in onore di Michele D’Elia. Archeologia, arte, restauro e tutela archivistica, a cura di C. Gelao, Matera 1996, 322-331.

Leone De Castris 2013: P. Leone De Castris, “Pittori fiamminghi in Puglia fra fine Cinquecento e inizio Seicento: presenze e assenze”, in La Puglia, il Manierismo, la Controriforma, a cura di Antonio Cassiano e Fabrizio Vona, cat. mostra, (Lecce, San Francesco della Scarpa; Bitonto, Galleria Nazionale della Puglia), Galatina 2013, 87-98.

Palmieri 1989: A. Palmieri, “Una veduta di Bari di Gaspar Hovic”, Ricerche sul Sei-Settecento in Puglia, III, 1984-1989, 1989, 7-33.

Sammati 1969: G. Sammati, “Una nuova opera di Gaspar Hovic”, Studi bitontini, 1969, 39-41.

Spissu 2019: M. V. Spissu, “Gaspar Hovic, Madonna col Bambino e Angeli, tra i Santi Leonardo e Giovanni Battista”, in Spanish Italy and Iberian Americas, ed. by Michael Cole and Alessandra Russo, New York 2019, https://doi.org/10.7916/7CXS-6938

Wiedmann 1977: G. Wiedmann, Die Malerei in Apulien zur Zeit der Gegenreformation, München 1977.

 

Allegati
Link esterni

https://siia.mcah.columbia.edu/object/gaspar-hovic-madonna-col-bambino-e-angeli-tra-i-santi-leonardo-e-giovanni-battista

 

https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/1600113728

SchedatoreStefania Castellana
Data di compilazione13/12/2023 15:03:59
Data ultima revisione13/12/2023 15:03:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/713
DenominazioneBitonto, Archivio dell'Universitas
Scheda CittàBitonto
Sede storica

Almeno dal 1459 una cassa chiusa con quattro chiavi era conservata nella cripta della Cattedrale, e dalla prima metà del XVII secolo 6 casse di documenti erano conservate nella sacrestia della Cattedrale.

Tipologia
Soggetti produttori

Universitas di Bitonto

Storia dell'archivio

Le prime informazioni riguardanti il sistema adottato per la conservazione delle scritture dell'Universitas risalgono al secolo XV; infatti da un documento del notaio De Tauris, pubblicato da Francesco Carabellese, si ricava che l'archivio cittadino, o almeno gli atti più importanti che attestavano titoli di possesso e privilegi della comunità bitontina, fosse conservato nella cripta della Cattedrale. In particolare si rileva che il 18 febbraio del 1459 il notaio De Tauris si recò «in confexione episcopatus Botonti» e alla presenza di Leone de Girardis sindaco dei nobili, di Francesco Antonio de Aparma ordinato dei nobili, di Domenico Paparicio ordinato del popolo, di Feravantus de Barisano sindaco del popolo, «aperuit cassonum unum, in quo erant et sunt certa privilegia et scripturas universitatis Botonti in dicta confexione existente clausum cum quatuor clavibus» (Carabellese 1901, 172; Id. 1897, 148).

Molto più tarda è poi la notizia che nel corso della santa visita del vescovo Giovanni Battista Stella del 1620, di cui si conserva la relazione nell'Archivio storico diocesano di Bitonto, fu rilevato che nella stanza del lavamani, nella sacrestia della Cattedrale, risultavano custodite molte casse contenenti documenti, tra cui cinque di carte private ed una più grande di scritture e privilegi dell'Universitas di Bitonto, oltre all'archivio delle scritture del Capitolo.

Consistenza dell'Archivio
Fondi archivistici
Strumenti di corredo
Raccolte e miscellanee

1. Libro Rosso ovvero platea della magnifica Università di Bitonto: Biblioteca comunale Eustachio Rogadeo di Bitonto, ms. A 3/1, del XVI secolo, di carte 427, mm 430x290. Volume cartaceo, mutilo delle prime carte; legatura in pelle rossa (ed. De Capua 1987).

2. Libro di conclusioni dell'Università di Bitonto del 1567: Archivio storico del Comune di Bitonto, ms. cartaceo mutilo in principio ed in fine, di carte 209 numerate (ma si comincia dalla carta 100).

3. Il secondo Libro delle conclusioni che si conservi, cronologicamente successivo al precedente, è il Liber conclusionum dell'anno indizionale 1626-27: cartaceo, di carte 76 numerate, mutilo in principio e alla fine, poco ben conservato.

4. Libro del patrimonio della città di Bitonto: ms. cartaceo di carte 162 numerate, mutilo in fondo; è chiuso in una busta membranacea. Precedono 15 carte non numerate, delle quali nella prima è il titolo: "Notamento della città di Bitonto" e più giù "Libri delle conclusioni del 1605 in 1606, 1617 in 1618, 1620 in 1621". A carta II recto si trova l'indice dei notai dal 1456 al 1537, e nel tergo della medesima carta comincia l'indice generale del libro per lettere alfabetiche. A c. XII segue: "Cronica di Botonto. Botonto città preclara fu edificata da Botone re alli 212 anni del Signore, al quinto anno dopo la conversione di Francia alla fede cattolica. Questa città si lege haver havuto sotto al suo dominio trenda due ville delle quale sono queste, videlicet in primis Palo, il quale anticamente si chiamava Trenta, perché contineva in sé trenta piscine d'acque..." ecc. La stessa cronaca è riprodotta in forma latina alle pag. 7-13 dell'opera del frate Apollinare di San Gaetano Il cavaliere romito, Storia panegirica del P. F. Ambrogio Mariano di S. Benedetto, dedicata a Nicolò Planelli, pubblicata in Napoli nella stamperia di Vernuccio e Layno, 1693. Il frate di San Gaetano dice di ricavarla dall'Historia S. Petri de Castello eiusdem civitatis Bitonti, e precisamente dal capitolo "De Aedif. et Orig Bitunti", che è stata vista solo da Carabellese. A c. XIV è la lista dei vescovi di Bitonto dal 1333 al 1668. A c. XIV è la lista dei vescovi di Bitonto di cui il primo segnato è Giovanni, del 1333, tratto "ex sceda notarii Nicolai Antonii Regna in confirmatione capitoli S. Nicolai et Hospitalis"; il secondo è Giacomo, del 1363, il terzo Andrea de Paleonibus d'Urbesio, del 1443, e si arriva fino al 1668 con Francesco d'Acquaviva domenicano. Questa cronaca dei vescovi è di mano diversa dalla precedente che è ripresa a carta I:"«La città di Bitonto ritrovandosi sotto il dominio et potestà dell'illustre signore don Consalvo Ferdinando di Cordova, duca di Sessa, fu da quello venduta et allenata alli cittadini de città istessa di Bitunto per docati sessanta sei milia, come dalle sequenti cautele appare [...]", ecc. A c. 4, "Dogana di Bitonto"; a c. 6, "Sito della città di Bitonto et suo territorio"; a c. 7, "Chiese che tiene la città di Bitonto"; a c. 8, "Gabella della farina"; e così seguita degli altri dazi sempre a modo di cronaca, citando dei secoli XIV, XV e XVI documenti in pergamena dell'Archivio dei privilegi di essa città dentro la sacrestia della Cattedrale e il Libro Magno, cioè il Libro Rosso. Qua e là ci sono delle aggiunte della stessa mano della cronaca dei vescovi, come a c. 35, "Fameglie nobili che godono nel regimento di questa città di Bitunto, quali si mettono per ordine alfabetico, estratte da schede antiche de' notari e cautele della città"; a c. 38 "Annue intrate et censi che esigge la città".

A c. 56b comincia l'elenco dei sindici della Università di Bitonto eletti anno per anno, due per volta, uno nobile e l'altro popolare, dal 1446 al 1691, con qualche lacuna (o perché non se ne conoscevano i nomi o perché in un determinato anno non ne furono eletti); accanto ai nomi di acuni sindici è aggiunta qualche notizia storica o di cronaca cittadina. A c. 69 ritorna la prima mano nel riportare l'applicazione e ripartizione della tassa fuocatico nel Regno.

Note
Bibliografia

Carabellese 1897: Francesco Carabellese, "Bitonto", in Gli archivi della storia d'Italia, a cura di Giuseppe Mazzantini, Rocca S. Casciano 1897, 148.

 

Carabellese 1901: Francesco Carabellese, La Puglia nel secolo XV, I, Bari, 1901, 172.

 

Libro RossoLibro rosso della università di Bitonto (1265-1559), a cura di Donato Antonio De Capua, Palo del Colle 1987.

Allegati
Link esterni
SchedatoreVeronica Mele
Data di creazione19/07/2014 18:08:58
Data ultima revisione06/04/2017 16:45:07
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Scheda Archivio/13
NomeBitonto
Status amministrativoComune, in provincia di Bari
Estensione del territorio comunale173 Kmq
Popolazione55.533 (ISTAT luglio 2015)
MuseiGalleria nazionale De Vanna; Museo diocesano Marena; Museo civico Rogadeo; Museo archeologico De Palo-Ungaro
ArchiviArchivio storico del Comune
BibliotecheBiblioteca civica Eustachio Rogadeo; Biblioteca diocesana
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Citta/28