NomeTrani
TipoCittà
Luogo superiorePUGLIA
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OggettoTrani, veduta della cattedrale
Collocazionea stampa
Immagine
Materiali e tecnicheincisione
Dimensioni
Cronologia1783
Autore

Desprez (disegnatore),  Duplesse Bertaux e Desquaireillure (incisori)

SoggettoTrani
Descrizione

L'incisione riproduce l'aspetto esterno della cattedrale di Trani

Iscrizioni

Al centro:

"Vue de l’Eglise principale et de la Place publique de Trani, / l’une des Villes de la Pouille, située sur le bord de la Mer Adriatique. / Dessinée par Des Préz pensionnaire du Roi à l’académie de France à Rome".

Sotto la veduta, a sinsitra "Gravé à l’eau forte par Duplezze Bertaux", a destra "Terminé par Desquaireillure"

Famiglie e persone
Note
Riproduzioni

A stampa in Saint-Non 1781-1786.

Fonti e documenti
Bibliografia

Saint-Non 1781-1786: Jean-Claude Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou Description des royaumes de Naples et de Sicile, 4 voll., Paris, s.n., 1781-1786. [vol. 1.1vol. 1.2;vol. 3vol. 4.1vol. 4.2].

Allegati
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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione03/12/2013 11:52:58
Data ultima revisione29/01/2017 11:01:49
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OggettoTrani, veduta della città
CollocazioneBaltimora, Walters Art Museum, manoscritto W.658
Immagine
Materiali e tecniche
Dimensioni
Cronologia
Autore
Soggetto
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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Schedatore
Data di compilazione20/01/2014 21:19:24
Data ultima revisione29/01/2017 10:59:47
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OggettoTrani, veduta della città
CollocazioneBaltimora, Walters Art Museum, manoscritto W.658
Immagine
Materiali e tecniche
Dimensioni
Cronologia
Autore
Soggetto
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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Schedatore
Data di compilazione20/01/2014 21:20:12
Data ultima revisione29/01/2017 10:55:05
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OggettoTrani, veduta della città
CollocazioneRoma, Archivio Generale Agostiniano, Carte Rocca
Immagine
Materiali e tecniche
Dimensioni
Cronologia1586
Autore
SoggettoTrani
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
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Schedatore
Data di compilazione22/01/2014 01:16:59
Data ultima revisione29/01/2017 11:01:06
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OggettoTrani, veduta urbana (1703)
Collocazionea stampa
Immagine
Materiali e tecnicheincisione
Dimensioni
Cronologia1703
Autore
SoggettoTrani
Descrizione
Iscrizioni
Famiglie e persone
Note
Riproduzioni
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni
Schedatore
Data di compilazione12/02/2014 13:10:09
Data ultima revisione29/01/2017 11:02:14
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OggettoTrani, castello
Tipologiacastello
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1233: inizio costruzione.

1249: completamento (cfr. infra, Iscrizioni).

1259: nel castello si celebra il matrimonio di Manfredi.

1268: si tengono le nozze fra Carlo I d’Angiò e Margherita di Borgogna.

XIII secolo: ammodernamenti apportati da Pierre d’Agincourt per ordine di Carlo I d’Angiò.

1271: si tengono le nozze tra il principe Filippo d’Angiò, secondogenito di Carlo I, e Isabella de Villeharduoin, principessa d’Acacia.

1385-1419: il castello è assegnato al capitano di ventura Alberico da Barbiano.

1533-37: ammodernamenti per ordine di Carlo V. Viene rafforzato il lato meridionale verso la terraferma e si realizzano due bastioni in corrispondenza delle torri orientali.

1586-1677: il castello è sede del tribunale regio per la Terra di Bari.

1832: è trasformato in carcere.

1844-1974: il castello funziona come carcere.

1976: è ceduto alla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Artistici della Puglia.

1998: è aperto al pubblico.

Autore

Filippo Cinardo

Pierre d'Agincourt

Committente

Federico II (costruzione)

Carlo I d'Angiò (restauri)

Carlo V (restauri)

Famiglie e persone
Descrizione

Il castello si sviluppa su un banco roccioso a ridosso del mare, con un impianto quadrangolare, cortile centrale e quattro torri quadrate agli ai vertici. Sui tre lati verso terra è una seconda cinta più bassa che forma cortili secondari. 

Iscrizioni

Iscrizione di Federico II (1232)

Iscrizione di Carlo V (1533)

 

Sulla porta verso il mare è un'altra iscrizione:

"+ CAESARIS IMPERIO DIVINO MORE TONANTE / FIT CIRCA CASTRVM MVNITIO TALIS ET ANTE / HVIC OPERI FORMAM SERIEM TOTVMQVE NECESSE / PHILIPPI STVDIVM CINARDI PROTVLIT ESSE / QVOQVE MAGIS FIERENT STVDIIS HEC FAMA TRANENSIS / PREFVIT HIS STEPHANI ROMOALDI CARABARENSIS / ANNO INCARNATIONIS IESV XRISTI MCCXLIX INDIC. VII" (Beltrani 1884, 348).

 

Sulla porta di terra:

"IANUA ISTA SUB. INVICTI.MOP CAROLO Q.NTO RO. IMP. TPRE. N. PETRI DE MONTEALBANO VICE CAST. HUIUS ARCIS P.M.CO GORGIO MANRICHES RESTAURATA FUIT ANNO D.NI M553" (Beltrani 1884, 566 nota).

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note

 

 

 

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884.


Prologo 1883: Gioacchino Prologo, I primi tempi della città di Trani e l'origine probabile del nome della stessa, Giovinazzo 1883.


Ronchi 1980: Benedetto Rochi, Invito a Trani, Fasano di Puglia 1980.


Schiralli 2000: Mario Schiralli, La guida di Trani. Itinerario storico-artistico, Lecce 2000.


Schulz 1860: Heinrich Wilhelm SchulzDenkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, I, 133-134.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione02/12/2013 19:35:23
Data ultima revisione04/03/2017 12:36:45
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OggettoTrani, Cattedrale
Tipologiachiesa cattedrale (esistente)
Nome attualeChiesa cattedrale di Santa Maria e San Nicola Pellegrino
Immagine
Nomi antichi

Chiesa cattedrale di Santa Maria

Cronologia

670: secondo la tradizione, traslazione da Brindisi delle reliquie di san Leucio nel sacello sottoposto alla cattedrale.

834: documento che menziona la chiesa di Santa Maria.

1099: inizio della chiesa di san Nicola Pellegrino.

1277: sepolcro di Filippo, secondogenito di Carlo I d'Angiò in cattedrale.

1313: lascito testamentario per la "operi fabrice Campanilis maioris Tranensis Ecclesie" (Beltrani 1884, 37).

1479: cappelle di S. Magno e S. Febronia nelle absidi minori.

1490: Luca di Nicola Cirello, Cristoforo di Michele, e Bartolomeo di Angelillo, muratori di Corato, stipulano un contratto con il procuratore dell'arcivescovo di Trani, Giovanni Attaldo, per lavori al tetto della cattedrale, nella parte rivolta verso il campanile (4 marzo 1490, Archivio del Duomo di Trani: Beltrani 1884, 756-758).

1490: erezione della Cappella del SS. Sacramento (ora della Madonna delle Grazie).

1494: dedicazione dell'altare del SS. Sacramento nella cappella di Santa Maria delle Grazie.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La cattedrale sorge nella parte prominente del promontorio su cui insiste il nucleo originario della città medievale di Trani. Il suo scenografico isolamento è frutto di interventi risalenti al secolo scorso che hanno gradualmente eliminato il contesto urbano e architettonico che nei secoli si era addossato alla grandiosa fabbrica. L'edificio, con la sua mole e con la sua posizione rilevante è stata, dal suo completamento, simbolo della città e punto di riferimento visivo sia per chi vi giungeva dal mare che dai percorsi di terra. La grandiosità dell'edificio è dovuta principalmente alle giustapposizioni di edifici nel tempo. All'interno gli spazi sono percorsi da lunghe file di colonne di notevoli dimensioni con capitelli di reimpiego o eseguiti appositamente (molti dei quali purtroppo danneggiati con gli interventi sette-ottocenteschi e oggi riportati mutili alla luce con gli ultimi restauri) e le pareti sono ormai spoglie, dopo la rimozione degli stucchi e degli intonaci ottocenteschi, prive anche dell'arredo di altari con dipinti e tombe con sculture che avevano ravvivato la storia del monumento nei secoli tra medioevo e età contemporanea (quanto si è salvato è oggi ricoverato nel Museo diocesano o nelle parti inferiori della Cattedrale) e, in ultimo, anche la porta bronzea ha lasciato la sua sede originaria, ricoverata all'interno per ragioni di conservazione. In simbiosi sorge alla destra dell'edificio l'alta mole del campanile, iniziata dallo scultore e architetto pugliese Nicolao (attivo nella prima metà del secolo XIII) eretta nel secondo quarto del secolo XIII, in concomitanza con altri interventi di completamento dell’edificio sia in facciata che all’interno (Schwedhelm 1972; Ronchi 1985; Belli D’Elia 2003). Il campanile venne addossato impostando il pianterreno come un’ampia base su cui poggiare i livelli successivi che avrebbero proiettato la torre a svettare sulla cattedrale e sull’intera città (una soluzione analoga è riscontrabile nel campanile della Cattedrale della vicina Barletta). Un ampio e alto fornice archiacuto, retto da un possente pilastro con arcate cieche a rinforzare la struttura, dialoga con il pronao rialzato della facciata e funge da passaggio, secondo una tipologia comune a molti campanili dell’Italia meridionale. La cornice marcapiano del pianterreno, fortemente aggettante, presenta una ricca decorazione. Per tutto il lato posteriore del cornicione corre la lunga iscrizione che celebra l’artefice, qui nella veste più importante di soprintendente dell’opera: «Nicolaus sacerdos et p(ro)t//omagister me fecit». La torre campanaria fu completata ai tempi dell'arcivescovo Giacomo Tura Scottini (1352-1378) come ricorda un'epigrafe oggi murata nel campanile ma in precedenza conservata in un giardino presso la Cattedrale e che ricorda anche interventi di restauro alla chiesa e la costruzione di nuovi ambienti nell'area circostante.

Iscrizioni

Iscrizione per il completamento del campanile ad opera dell'arcivescovo Giacomo Tura-Scottini (1352-1378):

"+ANTISTES IACOPVS H. BASILICA[M] REPARAVIT / CAMPANILIS OPVS FELICI FINE LEVAVIT / FECIT ET HANC EDEM. TRIB. HIIS VTI ETHERE SEDEM / AQVIRATA DNO CVI SERVIT MVNERE TRINO" (Beltrani 1884, 166).

Iscrizione funebre dell'arcivescovo Francesco Carosio, 1427 (trascritta in Beltrani 1884, 364).

Iscrizione funebre dell'arcivescovo Antonio Capece, XV secolo (trascritta in Beltrani 1884, 722 nota).

Stemmi o emblemi araldici

Lunetta con stemma Palagano.

Elementi antichi di reimpiego

Colonne e capitelli di reimpiego

Iscrizioni antiche ritrovate nel pavimento della navata destra della chiesa inferiore di S. Maria.

Miliario "presso una cantonata del duomo" (Pratilli 1751, 529).

Opere d'arte medievali e moderne

Porta bronzea di Barisano da Trani.

Cappella del SS. Scaramento o della Madonna delle Grazie (resti ora esposti nel Museo diocesano).

Altarolo eburneo (sec. XIV, ora nel Museo diocesano).

Lastra tombale di Nicola Antonio Lambertini senior (sec. XV).

Lastra tombale dell'arcivescovo Juan Bautista de Ojeda de Herrera (sec. XVI).

Lastra tombale di Cornelia Palagano e di Giustina Rocca (sec. XVI).

Storia e trasformazioni

Gli scavi hanno rivelato la presenza di una originaria cattedrale paleocristiana, di cui si conservano frammenti scultorei, tracce di affreschi e di pavimenti mosaicati, trinavata e con doppio colonnato all'interno; essa corrisponde all'attuale corpo delle navate e all'interno di essa fu scavato il sacello (ancora esistente) per ospitare le reliquie di San Leucio trafugate da Brindisi nel secolo VII. Dopo la morte di San Nicola Pellegrino (1094) fu intrapreso un nuovo edificio per ospitare le spoglie del santo che, ad imitazione della recente basilica barese di San Nicola, prevedeva una chiesa inferiore, dove ospitare le reliquie, in connessione con un'aula superiore dalle forme di un presbiterio da collegare con la chiesa esistente dedicata a Santa Maria. La chiesa di San Nicola fu consacrata nel 1143 e immediatamente si intraprese l'adattamento-rifacimento della cattedrale paleocristiana con un corpo delle navate con doppio colonnato e una chiesa inferiore a rispecchiare la forma della nuova chiesa di San Nicola Pellegrino conservando l'antico sacello di San Leucio. Questo nuovo corpo delle navate ricevette una facciata sopraelevata con pronao porticato (forse mai completato in pietra ma con una copertura lignea) databile alla fine del secolo XII, come confermano le sculture del portale centrale con protiro addossato e la porta di Barisano da Trani, opera dell'ultimo quarto del XII secolo. Agli inizi del secolo XIII si completano gli esterni con un notevole apparato scultoreo e si intraprende la fabbrica dell'alta mole del campanile, per opera di Nicolao, conclusa al tempo del vescovo Tura Scottini. La grandiosa fabbrica, che aveva ampliato il primitivo impianto della cattedrale paleocristiano con l'addizione del presbiterio con cripta, vera e propria chiesa per ospitare le spoglie di San Nicola Pellegrino, e il rifacimento del corpo delle navate, rivela presto problemi di conservazione: i primi interventi noti risalgono al vescovo Tura Scottini (1352-1378) e agli inizi del secolo XV la chiesa denuncia precarie condizioni di conservazione. Nel secolo XV si assiste ad una prima elevazione, al suo interno, di cappelle, altari e tombe, come anche la realizzazione del coro ligneo fatto eseguire dal vescovo Latino Orsini (1439-1450): le due absidi laterali vengono trasformate nelle cappelle di S. Magno e S. Febronia (1479) e viene fondato la cappella con l'altare del SS. Sacramento (1490-1494). Con il vescovo de' Franchis (1598-1603) viene smantellato l'arredo interno medievale (pulpito a base ottagonale con recinto e ciborio, risalenti al secolo XIII), di cui si conservano, nel Museo Diocesano due colonne di porfido, reimpiegate nella Cappella della Deposizione della famiglia Mastronicola. Nel secolo XVII si assiste a notevoli interventi di restauro, rifacimento e sostituzione di capitelli dell'interno, mentre con il vescovo Davanzati (1717-1755) viene completata la demolizione dell'arredo interno medievale e si interviene alla statica del campanile murando nicchie e arcate. Nel 1754 vengono rimosse dalla facciata pezzi di colonne di marmo verde antico, venduti al re da utilizzare per la decorazione della erigenda Reggia di Caserta. Nel secolo XIX viene stuccato tutto l'interno ricoprendo colonne e capitelli e, alla fine del secolo, viene rimossa e poi ricollocata la porta di Barisano. Alla metà del sec. XX si assiste ad un radicale restauro del complesso, con la ricostruzione del campanile e il malinteso ripristino dell'interno nella sua facies romanica, eliminando tutti i tasselli della storia plurisecolare dell'edificio. Recentemente è stata riparata all'interno la porta di Barisano.

Note
Fonti iconografiche

La facciata è riprodotta in una veduta pubblicata da Saint Non nel 1783

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Belli D'Elia 2003: P. Belli D’Elia, Puglia romanica, Milano 2003, 151-169, 177.

 

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884.

 

Bernabei 1886: Felice Bernabei, "Note di F.B. sopra antichità di Trani, Bitonto e Rugge", Notizie degli scavi di antichità, 1886, 238-239.

 

Campese Simone 1998-1999: Anna Campese Simone, "Un'iconostasi bizantina dai frammenti reimpiegati nella cattedrale di Trani", Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, 71, 1998-1999, 211-240.

 

Carrino 1995: Rachele Carrino, "Il mosaico pavimentale della cattedrale di Trani", in XLII Corso di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina, 1995, 175-214.

 

D'Elia 1976: M. D'Elia, "A proposito della cattedrale di Trani", in Scritti di storia e arte in onore dell'arcivescovo Giuseppe Carata, a cura di Benedetto Ronchi, Fasano 1976, 121-127.

 

Fontana 1878: Vito Fontana, in Notizie degli scavi di antichità, 1878, 269.

 

Korol 1996: D. Korol, "Ein frühes Zeugnis für ein mit einer neutestamentlichen Szene geschmücktes ''Templon'': die Darstellung der Magierhuldigung aus einer Kirche des 5. Jh. In Trani", Jahrbuch für Antike und Christentum, 39, 1996, 200-224.

 

Mola 1972: R. Mola, "Scavi e ricerche sotto la cattedrale di Trani. Notizie dei ritrovamenti", Vetera Christianorum 9, 1972, 361-386.

 

Mola 1996: Stefania, Mola, La cattedrale di Trani, Bari 1996.

 

Pensabene 1996: Patrizio Pensabene, "Capitelli bizantini e bizantineggianti della cripta del duomo di Trani", in Bisanzio e l'Occidente: arte, archeologia, storia. Studi in onore di Fernanda de’Maffei, a cura di Claudia Barsanti, Mauro Della Valle, Roma 1996, 375-403.

 

Piracci 1958: Raffaello Piracci, Per il ripristino del ciborio e dell'ambone nel duomo di Trani: ricerche storico-artistiche, Trani 1958.

 

Raspi Serra 1973: J. Raspi Serra, "Presupposti ravennati nella prima decorazione del duomo di Trani", Felix Ravenna, s. IV, 105-106, 1973, 199-218.

 

Ronchi 1985: Benedetto Ronchi, La Cattedrale di Trani, Fasano 1985.

 

Schulz 1860: H.W. Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, I, Dresden 1860, 106-115.

 

Schwedhelm 1972: S. Schwedhelm, Die Kathedrale San Nicola Pellegrino in Trani und ihre Vorgängerkirchen, Tübingen 197.


Silvestro 2000: Silvia Silvestro, "Il portale del duomo di Trani: alcune considerazioni sul programma decorativo", in Mezzogiorno – Federico II, Atti del convegno, Roma 2000, vol. 2, 825-847.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Paola Coniglio, Veronica Mele, Antonio Milone
Data di compilazione02/12/2013 11:20:48
Data ultima revisione10/03/2017 00:07:11
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/618
OggettoTrani, Museo diocesano, Cappella della Madonna delle Grazie in Cattedrale
Tipologiacappella
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1494 (cfr. infra, Iscrizioni): edificazione.

Autore
Committente

Confraternita del Santissimo Sacramento.

Famiglie e persone
Descrizione

Il pregevole complesso marmoreo, che si presenta smembrato all’interno del Museo Diocesano di Trani, proviene dalla Cattedrale della città pugliese, e costituiva la parte decorativa principale della Cappella della Madonna delle Grazie, la prima sita alla destra dell’altare maggiore, in cornu evangelii. Si tratta di un imponente altare marmoreo costituito da un basamento, dotato di epigrafe dedicatoria, su cui s’innalza una grande edicola timpanata, di cui nella struttura museale rimane la gran parte degli elementi architettonici e decorativi originari, benché scomposti in tre grossi tronconi. Lo zoccolo sostiene una predella scolpita a bassorilievo con la Crocifissione e affiancata da due piedistalli che recano le scene della Flagellazione, alla destra, e della Preghiera nell’orto, alla sinistra. Al di sopra, entro un’incorniciatura architettonica costituita da colonne e da lesene binate su cui s’impostano archi a tutto sesto, è scolpita un’edicoletta architravata e delimitata da colonnine. Una trabeazione sovrastata da un fregio decorato sostiene, in alto, il timpano, entro il quale è collocato un clipeo con la figura dell’Ecce Homo. Le basi delle colonne recano scolpiti, purtroppo in stato frammentario, i Santi Nicola Pellegrino in preghiera (patrono di Trani) e Gennaro. Tutti gli elementi architettonici (il fregio sulla base, le colonne e le lesene, gli archi e la trabeazione con il fregio in alto) dispiegano sulle superfici un ricco e raffinato repertorio figurativo con motivi all’antica. Le lesene, ad esempio, presentano puttini assisi ai lati di candelabre o puttini giocosi che, con un piede poggiato su mostri marini, tengono una testa di toro per le corna; grifi e sfingi affrontati ai lati di coppe e numerosi motivi vegetali stilizzati. Anche sulle colonne si affastella una ricchissima varietà di decorazioni, che paiono confluire tutte entro i girali di acanto figurati, che accolgono all’interno una numerosi serie di animali, per lo più fantastici, oltre a qualche volatile. Molto interessante risulta essere il capitello sinistro, meglio conservato delll’altro, e che reca scolpiti su uno dei lati due grosse corna di toro che accolgono all’interno una piccola testa di leone sulla quale svetta una maestosa aquila dalle ali spiegate.

Iscrizioni

"QVOD GENIBVS FLEXIS VENERETVR QUISQ. SACELLVM ET CHRISTVS COLITVR OSTIA VIVA DEVS CONSTRUXIT POPVLVS CONFRATRES ERE MINVTO COLLATO IDQ. COLVNT MVNERE PERPETVO 1494".

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

L’iscrizione posta al centro dello zoccolo ne ricorda l’erezione al 1494, ma Sarlo 1897, 14 ne ha riportato soltanto una parte (CONSTRUXIT POPULUS CONFRATRES AERE MINUTO ANNO 1490), e per giunta con un’indicazione cronologica diversa. Dalla lettura dell’epigrafe si evince che l’altare fu fondato per volere dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, col concorso del popolo. A seguito dei restauri degli anni cinquanta del secolo scorso, tesi a ricomporre l’antica facies romanica della Cattedrale tranese, la cappella della Madonna delle Grazie fu smantellata, ed i numerosi frammenti che la componevano furono lasciati per anni sul piazzale antistante la maggiore chiesa cittadina, e furono ripetutamente oggetto di vandalismo. Trasportati tutti i pezzi erratici nella chiesa del cimitero di Trani, soltanto nel 1975 se ne decise il definitivo trasferimento nel Lapidario del Museo diocesano, ospitato nel Palazzo Lodispoto. Da tali precarie condizioni di conservazione dipendono, da un lato, la frammentarietà del complesso marmoreo, che solo in parte si è tentato di ricostruire nell’allestimento del Museo diocesano, dall’altro lo stato di erosione della superficie lapidea, a tratti oramai illeggibile.

Note

Esistono forti divergenze tra la data presente nell'iscrizione e lo stile espresso dall'altare, la cui cronologia sembra più avanzata. Il tipo di inquadramento architettonico e il ricco apparato decorativo a grottesche che rivestono le colonne e le lesene esibiscono una maturità d'impianto ed una saldezza compositiva che portano ad una datazione entro la prima metà del Cinquecento. Anche elementi più schiettamente figurativi, tra cui il bel Cristo entro clipeo e la predella recante la Crocifissione contribuiscono ad orientare la lettura stilistica del complesso marmoreo al Cinquecento maturo. In particolare, si segnala l'eleganza delle numerose figure che popolano, entro un'ordinata sequenza a carattere narrativo, l'altorilievo con la Crocifissione. Dal centro della raffigurazione, occupato, oltre che dal Cristo, dalla Vergine e da San Giovanni Evangelista, la scena si allarga progressivamente, includendo numerosi personaggi atteggiati nelle pose più diverse e intenti in varie attività. Tra questi compaiono molti militi che, per la monumentalità degli impianti, per i gesti e per la composizione sembrano riecheggiare classiche figure dell'antichità, specie quelle scolpite sui fregi decorativi degli archi trionfali romani. A tale riguardo, è utile ricordare che a Trani, all'interno della chiesa di Santa Maria de Rusis (oggi San Giacomo) si conservava un rilievo con Dace (benché non vi sia certezza che la funzione del reimpiego fosse stata decorativa) che potrebbe essere stato noto al maestro della Crocifissione. Allo stato attuale degli studi non si hanno elementi utili a spiegare la sfasatura cronologica tra lo stile e l'epigrafe, le cui lettere capitali presentano un ductus molto elegante e raffinato che ben si adatta alla data incisa nella lastra. Si può ipotizzare che entro il 1494 la cappella sia stata dotata, e che abbia iniziato a servire come repositorio del Santissimo Sacramento, e che soltanto col tempo venisse commissionato l'arredo marmoreo. Ad un'epoca precedente lo smontaggio dell'altare risale una notizia interessante, fornita dal Sarlo 1897, 14, sulla collocazione dell'iscrizione commemorativa di fondazione della cappella: lo studioso l'ha ricordata nel "muro esterno" della cappella stessa, e non al centro della zoccolatura dell'altare, come si vede nel pannello ricostruttivo esposto nel Museo Diocesano. Da ciò si potrebbe anche desumere che epigrafe e complesso marmoreo appartengano a due diverse fasi di dotazione e di decorazione della cappella. 

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Fonseca 2005: Cosimo Damiano Fonseca, Cattedrali di Puglia. Una storia lunga duemila anni, Bari 2005, 112.

 

Ronchi 1983: Benedetto Ronchi, Guida al Museo Diocesano di Trani, Fasano 1983.

 

Ronchi 1985: Benedetto Ronchi, La Cattedrale di Trani, Fasano 1985.

 

Ronchi 1980: Benedetto Ronchi, Invito a Trani, Fasano 1980.

 

Sarlo 1897: Francesco Sarlo, Il Duomo di Trani. Monumento nazionale, storicamente ed artisticamente descritto con note illustrative ed appendici, Trani 1897, 14.

Link esterni
SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione04/02/2014 12:53:31
Data ultima revisione02/01/2019 16:33:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/714
OggettoTrani, Ognissanti
Tipologiachiesa
Nome attualechiesa di Ognissanti
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1143: prima attestazione della presenza dell'ordine dei Templari a Trani.

1170: testamento del ravellese Orso Rogadeo con donazione alla chiesa.

1191: concessione di una sepoltura al giudice Lucifero.

Autore
Committente
Famiglie e persone

Gli stemmi delle famiglie de Iustis, Castaldi, Rogadeo, Aconzaioco e Lambertini sono intagliati in una lapide murata come architrave sopra la porta della sagrestia (cfr. Beltrani 1884, 171)

Descrizione

Il complesso che comprende la chiesa di Ognissanti sorge in una frequentata area cittadina prossima alle mura altomedievali e inglobata nella cinta di età sveva, alle spalle del porto lungo l'asse omonimo che costituisce il collegamento tra la Cattedrale e la strada antica per Bisceglie e Bari. Dell'antico complesso, sorto nel secolo XII, si conservano, oltre alla chiesa, tracce degli edifici di servizio della domus hospitalis, che dovevano comprendere corridoi con coperture lignee, gli ambienti sopra le navate laterali, porticati e un passaggio voltato sulla strada che congiungeva con un secondo blocco edilizio (sul prospetto adiacente alla strada una fontana con arcata e una vasca costituita da un sarcofago bizantino ad arcate con figure angeliche e croce centrale).

La chiesa è preceduta da un ampio portico che aggetta con il prospetto sulla strada principale e funge da collegamento con la domus; databile al secolo XII (con un probabile ampliamento nella parte sinistra agli inizi del Duecento) rappresenta uno degli esempi della tipologia meglio conservati nella regione, con colonne e capitelli di reimpiego e un pilastro quadrilobo che sostengono volte a crociera; nel prospetto, i fornici dissimmetrici sono sostenuti da pilastri e da colonne (analogo ma più tardo il c.d. portico dei Templari di Brindisi: Pistilli 1995). La facciata contiene tre portali, con elementi figurati che permettono di datarli agli ultimi decenni del secolo XII, con un tentativo di programma iconografico nelle due lastre della lunetta con l'angelo e l'annunciata, ai piedi della quale si genuflette un anonimo committente, secondo una formula poco consueta nella scultura coeva; sulle semicolonne adiacenti, i capitelli sono ornati da figure angeliche. La chiesa ha tre navate, divise da colonne e capitelli (anche di reimpiego), senza transetto e terminanti con tre absidi, riccamente decorate, soprattutto nel grande finestrone dell'abside centrale che domina nella parete posteriore esterna che prospetta sul porto cittadino; le coperture variano: capriate lignee nella navata centrale e volte a crociera in quelle minori.

Iscrizioni

In un concio presso il portale centrale d'ingresso alla chiesa (sec. XII):

"HIC REQ(UI)ESCIT/ CONSTANTINUS/ ABBAT (sic) ET MEDIC(US)/ ORATE P(RO) A(N)I(M)A EIUS."

In una lapide sopra la porta della sacrestia (sec. XVI):

"HVIVS AEDIS SACRAE FVNDATORVM/ AB HIS LAMBERTINORVM CAUSAM HABVI."

Stemmi o emblemi araldici

Sulla lapide murata nell'architrave della porta della sagrestia, l'iscrizione è integrata dagli stemmi araldici delle famiglie, tutte ravellesi, che avevano goduto del patronato della chiesa almeno fino al 1524: De Justis, Castaldi, Rogadeo, Achonzaioco. Al centro lo stemma della famiglia Lambertini, che prima del 1551 ne riacquisì il patronato, che aveva già ottenuto una prima volta nel 1479 con Pietro Lambertini (Ronchi 1983).

Elementi antichi di reimpiego

Colonne e capitelli del portico e dell'interno:

capitello ionico rilavorato come base;

capitello corinzio asiatico rilavorato;

capitello corinzio asiatico (seconda colonna del  lato sinistro dell'interno);

capitello corinzio asiatico (prima colonna del  lato sinistro dell'interno);

capitello corinzio asiatico (nel portico).

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La prima attestazione dell'esistenza della chiesa risale ad un testamento del 6 luglio 1170, di Orso Rogadeo di Ravello che dona alla chiesa una parte della sua vigna a suffragio della propria anima e di quella dei propri genitori (Prologo 1894, 269).

L'identificazione della chiesa con l'originaria domus dei Templari, la cui presenza a Trani è attestata dalla prima metà del XII secolo, viene da una lapide murata vicino all'ingresso secondario destro dell'edificio.

Dopo l'abolizione dell'ordine dei Templari, nel 1312, la chiesa, nel 1378, risulta retta dall'abate Stefano Castaldi, appartenente ad una delle più eminenti famiglie tranesi originaria di Ravello (Beltrani 1884, 170).

In seguito la chiesa passa sotto il patronato della famgilia De Turculis, per essere donata, nel 1479, a Pietro Lambertini.

Nel 1524, le famgilie che ne godevano lo iuspatronatus risultano i De Justis, nuovamente i Castaldi, i Rogadeo e gli Achonzaioco, tutte famiglie ravellesi (Beltrani 1884, 171).

Probabilmente a metà del XVI secolo, vivente Cesare Lambertini, vescovo di Isola, la chiesa passa sotto il patronato della sua famiglia, come testimonia la lapide murata nell'architrave della porta della sagrestia.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Historis traslationis Sancti Nicolai Peregrini, ed. Ughelli VII

Bibliografia

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884.

 

Pistilli 1995: P.F. Pistilli, “Un insediamento di un ordine militare in Terra di Bari: la chiesa e l'ospedale di Ognissanti a Trani e l'architettura di tradizione templare in Puglia”, in Monaci in armi. L'architettura sacra dei Templari attraverso il Mediterraneo, a cura di G. Viti, A. Cadei, V. Ascani, Certosa di Firenze 1995, 247-295.

 

Prologo 1894: Arcangelo Prologo, “Frammenti di Storia tranese. Notizie delle chiese di Ognissanti, S. Giacomo, S. Maria de Russis e S. Giuliano”, Rassegna Pugliese, 9, 1894, 269-272.

 

Ronchi 1983: Benedetto Ronchi, La chiesa d'Ognissanti a Trani. Un prezioso esemplare dell'architettura romanica minore in Puglia, Fasano 1983.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, I, 127-130.

 

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SchedatoreFulvio Lenzo, Veronica Mele, Antonio Milone
Data di compilazione02/12/2013 11:52:40
Data ultima revisione04/03/2017 13:51:08
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OggettoTrani, Palazzo Caccetta
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Caccetta
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1449-1453: costruzione.

1460: confiscato a Simone Caccetta, il palazzo viene riservato da re Ferrante per gli uffici cittadini.

XV secolo, fine: diventa palazzo del governatore veneziano.

1642: viene incorporato nel monastero di Santa Teresa.

1809: soppressione delle corporazioni religiose.

1811: il palazzo viene ceduto alla curia e destinato a seminario arcivescovile.

1861-1888: il palazzo è adibito a caserma militare.

Autore

Clara Gelao (2005, 275) ha avanzato l'attribuzione delle decorazioni scultoree delle finestre, e più ipoteticamente anche la progettazione del palazzo, allo scultore Fabrizio da Trani, autore di un'icona raffigurante la Vergine col Bambino, firmato e datato 1467.

Committente

Simone Caccetta

Famiglie e persone

Simone Caccetta

Descrizione

Il palazzo si articola intorno a un cortile centrale quadrato da cui si accede alla scala che porta ai piani superiori.

La facciata principale è suddivisa in tre ordini fuori terra da due cornici marcapiano a bugne di diamante e traforata da aperture di foggia diversa. Al piano inferiore si apre il portale a sesto ribassato, inquadrato da una cornice a foglia d'acanto e sormontato da uno stemma. Alla destra del portale una grande finestra a sesto acuto con cornice a zig-zag interrompe il primo marcapiano. Al di sopra di questo, sulla porzione sinistra della facciata si aprono altre tre finestre: due bifore archiacute, di cui la prima includente uno stemma della famiglia Caccetta, e una trifora inquadrata entro una incorniciatura rettangolare.

Un grande loggiato doveva in origine esistere sul lato sud orientale prospiciente lo spiazzo detto lo Scialo che fu demolito per la costruzione dell'adiacente chiesa di Santa Teresa. Del loggiato si trova menzione in una cronaca pubblicata da Prologo.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Lo stemma Caccetta, uno scudo con tre teste di cane, si trova inserito in una bifora del piano nobile. Uno stemma in pietra liscia (probabilmente in origine dipinto) è sopra il portale.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note

Il palazzo era la sede degli uffici dell'universitas, usato come casa dei governatori, nonché come sede delle riunioni del seggio del popolo e delle assemblee plenarie dei tutti e cinque i seggi di Trani (seggio del popolo, Seggio del Campo, Seggio di San Marco, Seggio dell'Arcivescovato, Seggio di Portanuova: cfr. Beltrani, Sarlo 1881).

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Tragico successo avvenuto nella persona di Simone Caccetta l'anno 1460, ms., trascritto in Prologo (1879, 119-135) e in Beltrani (1884, 545-567).

Bibliografia

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884.


Beltrani, Sarlo 1881: Giovanni Beltrani, Francesco Sarlo, Documenti relativi agli antichi Seggi de’ Nobili ed alla Piazza del Popolo della città di Trani, Trani 1881.


Fodale 1972: Salvatore Fodale, "Caccetta, Simone”, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 15, Roma 1972, 745-746. 


Gelao 2005: Clara Gelao, "Il palazzo Caccetta a Trani", in Clara Gelao, Puglia rinascimentale, Milano 2005, 272-275.


Prologo 1879:  Antonio Prologo, Gli antichi ordinamenti intorno al Governo municipale della città di Trani, Trani 1879.


Ronchi 1986: Benedetto Ronchi, "Un singolare esempio di architettura rinascimentale in Puglia: il Palazzo Caccetta di Trani", in Parola e Servizio. Saggi in onore di mons. Giuseppe Carata nel XX di episcopato, Roma 1986, 281-298.

 

Sarlo 1905: Francesco Sarlo, Il Seminario di Trani. Notizie storiche, Trani 1905.


Vitale 1980: Giuliana Vitale, "La formazione del patriziato urbano nel mezzogiorno d'Italia: ricerche su Trani", Archivio Storico per la Province Napoletane, 98, 1980, 99-175.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione05/11/2013 07:51:51
Data ultima revisione04/03/2017 14:03:12
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OggettoTrani, Palazzo de Agnete
Tipologiapalazzo
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1283: erezione.

Autore
Committente

Nicola Lombardo, figlio di Giovanni De Agnete.

Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio sorge nel cuore della città sviluppatasi al di fuori della cinta altomedievale e racchiusa poi in quella di età sveva, lungo via Ognissanti di fronte all'imbocco di via del Leone, così denominata per la raffigurazione del felino (nella vicina via San Martino un'iscrizione del 1268 ricorda la fondazione e la costruzione di un altro edificio ad opera del giudice Sammaro nel 1268). Il palazzo, che conserva il prospetto originario, appare una tipica casa-torre mercantile, con un ampio andito voltato al pianterreno (oggi tompagnato) per usi commerciali e la residenza nei piani superiori, secondo il consueto sviluppo verticale degli edifici medievali (accanto doveva ergersi un palazzo simile, come si rileva dalla presenza del medesimo andito voltato).

Il primo piano è nobilitato dalla presenza di una finestra centrale, affiancata da due monofore, che presenta un profilo leggermente archiacuto e polilobo interiormente, racchiuso da un timpano su colonnine sospese, che richiama il portale di Castel del Monte, cui rimanda anche l'uso della breccia corallina (al secondo piano, un'apertura più semplice, presenta una tipologia analoga).

Iscrizioni

In facciata:

"HOC OPUS FIERI FECIT / NICOLAUS DICTUS LOM/BARD[U]S FIULIUS IOH[ANN]IS DE / AGNETE. ANNO D[OMI]NI M/CCLXXXIII INDIC. XI" (Beltrani 1884, XII).

Stemmi o emblemi araldici

Sulla chiave di volta dell'andito a pianterreno, stemma della famiglia De Agnete

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo conserva dell'aspetto originario il prospetto con le finestre e l'epigrafe che ne ricorda il costruttore, Nicola figlio di Giovanni de Agnete, detto Lombardo, appartenente ad un'importante famiglia di mercanti della città, forse di origine lombarda.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884.


Prologo 1894: A. Prologo, "Frammenti di storia tranese. Notizie delle chiese di Ognissanti, S. Giacomo, S. Maria de' Russis e S. Giuliano", Archivio Storico Pugliese, 11, 1894, 269-272.


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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione02/12/2013 12:22:35
Data ultima revisione04/03/2017 14:04:25
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OggettoTrani, Palazzo Palagano
TipologiaPalazzo
Nome attualePalazzo Lambert
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XV secolo, prima metà: edificazione.

Autore
Committente

Pietro Palagano

Famiglie e persone

Palagano

Stanga

Descrizione

Il palazzo, eretto da Pietro Palagano, si erge nell'attuale Piazza Lambert, un tempo Piazza Sedile Portanova, che in passato ha ospitato il seggio omonimo cui i Palagano erano iscritti. Si tratta di un bell'esempio di architettura quattrocentesca con bugnato in pietra rustica poco rilevato, cornice marcapiano che, simile ad un toro, percorre in lunghezza l'intero perimetro dell'abitazione tra il primo piano e gli altri due, ed un bel portale di tipo catalano. al di sopra della porta maggiore campeggia lo stemma seicentesco Palagano inquartato con quello degli Stanga, famiglia di origini tranesi con la quale i Palagano s'imparentarono nel corso del XVII secolo. Tra il portale e la finestra centrale (proprio come nel Palazzo Caccetta) dovrebbe conservarsi anche lo stemma quattrocentesco (cfr. Spaccucci, Aurora 2009, 182, 185 con riproduzione dello stemma).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Stemma Palagano inquartato con quello Stanga.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Spaccucci, Aurora 2009: Felice Spaccucci, Mauro Aurora, Dizionario storico-araldico di Trani, Bisceglie 2009, 182, 185.

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SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione03/03/2015 10:32:47
Data ultima revisione04/03/2017 14:07:11
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OggettoTrani, Palazzo Ventricelli
Tipologiapalazzo
Nome attualePalazzo Ventricelli
Immagine
Nomi antichi

Palazzo già Vischi, De Angelis, Galli, Staffa

Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il palazzo sorge nel cuore della zona di Trani sorta in età tardomedievale e racchiusa dalla cinta muraria sveva. L'edificio, posto all'incrocio di più vie, domina con il suo lungo prospetto la strada su cui si affaccia. La costruzione si presenta su due livelli, con la muratura a conci a bugnato tipici della tecnica costruttiva adottata a Trani tra XV e XVI secolo. Il pianterreno, a bugnato rustico, presenta, all'angolo destro, l'inserto di una colonna con capitello a foglie lisce tardomedievale su cui poggia lo scudo con uno stemma (ritenuto della famiglia De Angelis, proprietaria dello stabile nel secolo XVIII) ed è dominato dal grande e scenografico portale d'ingresso affiancato da semicolonne a rocchi bugnati con arco a tutto sesto con conci e chiave di volta bugnati e chiuso da un architrave con metope e triglifi. Una cornice marcapiano leggermente aggettante taglia l'intero edificio all'altezza del portale d'ingresso. Il piano nobile presenta una differenziazione con i conci bugnati tagliati a diamante; le finestre originarie e i balconi (ricavati successivamente) si mostrano con semplici modanature e un alto cornicione profilato chiude il prospetto.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Nell'angolo destro, colonna con capitello che regge stemma, riferito alla famiglia De Angelis.

Sul portale d'ingresso, stemma riferito alla famiglia De Angelis.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

Il palazzo, di origine quattrocentesca, apparteneva ad una famiglia legata, nel Quattrocento, al partito aristocratico dei Palagano e probabilmente risale alla edificazione originaria il partito a bugnato che richiama soluzioni analoghe esperite nella residenza Palagano (poi Lambert), come anche in altri edifici cittadini tra XV e XVI secolo. Il portale d'ingresso è frutto di un rimaneggiamento da riferire ai secoli XVI-XVII.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Ronchi 1980: Benedetto Ronchi, Invito a Trani, Fasano 1980, 183-185.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione02/12/2013 16:09:26
Data ultima revisione04/03/2017 14:11:14
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OggettoTrani, Porta Aurea
TipologiaPorta urbica
Nome attualePorta Aurea
Immagine
Nomi antichi

Porta Antica (denominazione di età moderna)

Cronologia

1131: documento la cita semplicemente come Porta.

1194: documento cita la Porta Aurea di Trani ma non ne indica con precisione l'ubicazione.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La porta, l'unica che sopravvive delle quattro che si aprivano nella cinta muraria cittadina altomedievale, metteva in comunicazione la città con l'area a ridosso che si sarebbe sviluppata nei secoli XII-XIII per essere poi inglobata nelle nuove mura sveva e racchiudeva la zona abitata dalla colonia ebraica, particolarmente sviluppata a Trani in età medievale.

La porta oggi rappresenta uno snodo viario presentandosi con un arco a tutto sesto, decorato con una protome leonina, che si apre su una volta a crociera ribassata da cui si dipartono due voltoni a botte, frutto di modifiche posteriori, che si aprono su strade in salita che conducono all'antico centro cittadino: a sinistra si nota con un rilevante dislivello dominato da una casa-torre medievale (tradizionalmente associata al nome del patrizio Alessio di Grifone vissuto nel secolo XII).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La porta, oggi inglobata nel tessuto cittadino, è oggi detta Aurea o Antica; il secondo aggettivo deve risalire all'età moderna in ragione del fatto che essa venisse considerata la porta più antica esistente (Vetere era detta, invece, la porta occidentale della cinta muraria altomedievale); Aurea, toponimo presente solo in un documento del 1194, è frutto delle congetture di Prologo 1883; nel secolo XVIII era ritenuta Aurea la porta della nuova cinta sveva nota anche come Porta di Bisceglie, da cui proviene l'iscrizione elogiativa della città e quella di Tirenus, con l'etimologia del nome della città risalente ai secoli XIII-XIV e incisa ai tempi dell'erezione delle nuove mura (l'aggettivo Aurea alla Porta di Bisceglie è dato da un'epigrafe del 1792 dettata dall'antiquario e canonico Tommaso Perna mentre un'altra iscrizione dei tempi di re Filippo III di Spagna la definisce semplicemente porta).

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Prologo 1883: Gioacchino Prologo, I primi tempi della città di Trani e l'origine probabile del nome della stessa, Giovinazzo 1883.


Ronchi 1980: Benedetto Ronchi, Invito a Trani, Fasano di Puglia 1980.


Schiralli 2000: Mario Schiralli, La guida di Trani. Itinerario storico-artistico, Lecce 2000.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione02/12/2013 16:13:43
Data ultima revisione04/03/2017 14:14:08
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OggettoTrani, San Francesco
Tipologiachiesa
Nome attualeChiesa di San Francesco
Immagine
Nomi antichi

Chiesa della Trinità di Cava (nota anche come Immacolata nel secolo XIX).

Cronologia

1121: chiesa citata in un documento (Chartularium Tremitense).

1168: concessione dell'edificio al monastero benedettino di Cava de' Tirreni.

1184: consacrazione della chiesa ad opera dell'arcivescovo Bertrando.

1537: cessione della chiesa ai frati minori conventuali provenienti dal monastero di san Pietro.

1656: fondazione della confraternita dell'Immacolata presso la chiesa di San Francesco.

1838: l'arciconfraternita dell'Immacolata prende piene possesso della chiesa.

1897: conclusione dei restauri promossi dall'Arciconfraternita dell'Immacolata con stuccatura degli interni.

1960: restauri degli anni '60 che hanno condotto alla liberazione dagli stucchi delle basi dei pilastri polistili interni.

1998: restauri che hanno condotto alla messa in luce delle absidiole laterali e del portale del fianco Nord.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il complesso monastico, con chiesa e convento (oggi sede della biblioteca comunale), sorto al di fuori dell'antico centro urbano altomedievale, sorge nel cuore della parte cittadina sviluppatasi a partire dal XII secolo racchiusa dalla cinta di età sveva, lungo il principale asse di attraversamento urbano. Costruita in pietra calcarea locale, la chiesa presenta una pianta con cupole in asse e con le navate laterali con copertura a semibotte dall'andamento longitudinale che si conclude nelle absidi della parete terminale (al centro troviamo un coro quadrangolare realizzato con l'arrivo dei francescani).  La facciata, oggi in posizione defilata, presenta un profilo a capanna con arcatelle e un portale centrale con protiro addossato e mensole figurate e la lunetta traforata, databile agli inizi del secolo XIII, e, in alto, un ampio rosone. Sono presenti nel rinforzo della parete i pilastri di un portico, probabilmente successivo alla facciata e mai realizzato così come nel fianco settentrionale, che si sviluppa lungo la via principale, dove il previsto porticato è ad una quota leggermente inferiore. Il fianco laterale è dominato dal profilo mistilineo delle tre cupole ricoperte da scaglie di pietra. Al centro si apre il portale originale, del secolo XIII, con decorazione a chevrons che richiama modelli oltremarini, mentre il portale settecentesco appare ora murato e finestre di varie epoche traforano la parete dando luce all'interno e una bifora cieca è forse da porre in relazione con una prevista torre campanaria.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici

Nell'interno della chiesa si conservano lastre tombale di diverse famiglie nobili cittadine: Petagna, Sifola, Marra.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

All'interno, Crocefisso ligneo del secolo XV.

Storia e trasformazioni

La chiesa risale agli inizi del secolo XII e al tempo vi fu sepolto, all'esterno, un ricco personaggio di Trani, Alessio di Grifone. L'edificio con cupole in asse risale al pieno secolo XII, quando la chiesa passò ai benedettini di Cava. Con il passaggio ai conventuali, venne abbattuta l'abside centrale, sostituito da un coro a pianta quadrata per ospitare i frati. Successivamente venne murato l'ingresso laterale (oggi riaperto) e operato una nuova più ampia apertura timpanata (oggi murata). Nel secolo XIX, l'interno venne integralmente ricoperto da stucchi, secondo una moda che ha interessato numerose chiese cittadine a partire dalla Cattedrale.

Note
Fonti iconografiche

La chiesa è visibile nella veduta di Trani Rocca (1584) e nella veduta contenuta nel Regno di Napoli in prospettiva (1703) di Pacichelli.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Belli D'Elia 2000: Pina Belli D’Elia, "Restauri e scoperte in San Francesco a Trani", in Studi in onore di Giosuè Musca, a cura di C.D Fonseca, V. Sivo, Bari 2000, 21-51.

 

Lorusso Romito 1981: R. Lorusso Romito, "Chiesa di S. Francesco (già SS. Trinità). Trani", in Insediamenti benedettini in Puglia, a cura di M.S. Calò Mariani, vol. II, 1, Galatina 1981, 293-304.

 

Schulz 1860: H.W. Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, I, Dresden 1860, 130-131.

 

Venditti 1968: Arnaldo Venditti, "Architettura a cupola in Puglia: III. Le chiese di S. Francesco a Trani, di S. Corrado e di S. Maria a Molfetta e gli ospedali di S. Giovanni e SS. Filippo e Giacomo a Molfetta", Napoli nobilissima, s. III, 7, 1968, 94-115.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione02/12/2013 16:15:55
Data ultima revisione04/03/2017 14:24:45
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OggettoTrani, San Giacomo
Tipologiachiesa
Nome attualeChiesa di san Giacomo
Immagine
Nomi antichi

Chiesa di Santa Maria de Russis

Cronologia

1285: chiesa menzionata in un atto.

1639: fondazione del beneficio di San Giacomo per cura del canonico Fontanella.

1647: radicale restauro dell'edificio.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio, di piccole dimensioni, è sorto all'interno delle mura, nei pressi di Porta Vetere. Costruito in pietra calcarea locale in posizione sopraelevata rispetto al livello stradale (al di sotto è ancora presente la cripta), presenta il fianco settentrionale, coronato da un campaniletto a vela, con una ricca decorazione scultorea (databile alla fine del secolo XII o agli inizi del XIII): il portale d'accesso a balconcino con elefanti stilofori e, al di sopra, una coppia con grifo e leonessa e una cornice con acanto spinoso e perline; tre file di protomi allineate (probabilmente ricollocate nella presente disposizione) che proseguono nella parete curva terminale che racchiude le tre absidi originarie (nel prospetto occidentale si apre un semplice portale-monofora). L'impianto icnografico è a navata unica con semicolonne addossate su alte basi e con capitelli corinziegganti, su cui poggiano le arcate delle due campate, con crociera nella navata e a vela nel vano absidale con un'abside maggiore e due minori. In quella di destra, resti di affresco con santa (secolo XIII): Nella cripta, voltata a botte, è stato rinvenuto un rilievo romano (oggi esposto nel Museo diocesano).

Iscrizioni

Sul portale d'accesso del fianco Nord: Stemma con epigrafe:

“Templum aba/tiale refectum/ Anno D(omi)ni MDCXLVII”.

In cripta, iscrizione che attesta la traslazione del corpo di San Nicola Pellegrino nella chiesa dopo la sua morte nel 1094 (epigrafe degli inizi del sec. XIX posta dalla Confraternita di San Giacomo a suggellare una tradizione apocrifa diffusa nella storiografia tranese di età moderna) (Prologo 1894)

In cripta, lastra tombale del canonico Vito Antonio Fontanella (morto nel 1673) (Prologo 1894).

Stemmi o emblemi araldici

Sul portale d'accesso del fianco Nord:

stemma (della famiglia Fontanella, probabilmente) sopra epigrafe (1647).

Elementi antichi di reimpiego

Lastra marmorea con cavaliere di età romana (sec. II d.C.) rinvenuta nella cripta (oggi nel Museo diocesano) (Todisco 1993).

Iscrizione frammentaria su cippo (Bernabei 1886).

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La chiesa, in origine dedicata a Santa Maria e denominata de Russis (anche de Ursis, de Ursone, de Russone) risale alla fine del secolo XII o agli inizi del XIII. Nel corso dei secoli, oltre al cambio di denominazione dovuto al trasferimento ivi della confraternita di San Giacomo alla fine del secolo XVI, ha subito diversi interventi e un radicale restauro nel 1647, in occasione del passaggio della chiesa al canonico don Vito Antonio Fontanella, che la tenne fino alla morte (1672), le fece conferire il titolo abbaziale e ne ottenne il giuspatronato per la sua famiglia. Alla sua morte, il capitolo metropolitano riconsegnò l'edificio alla confraternita che lo tenne fino agli inizi del secolo XIX, quando passò, con la soppressione degli ordini, alla chiesa di San Sebastiano. Si è supposta ma non risultano evidenze materiali di un'inversione del prospetto dalla facciata occidentale a quella settentrionale.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Bernabei 1886: Felice Bernabei, “Note di F.B. sopra antichità di Trani, Bitonto e Rugge”, Notizie degli scavi di antichità, 1886, 238-239.

 

Calò Mariani, Cristiani Testi 1978: Maria Stella Calò Mariani, Maria Laura Cristiani Testi, L'Art dans l'Italie Meridionale. Aggiornamento all'opera di Bertaux, a cura di Corrado Bozzoni, tomo V, Roma 1978 (riedito come articolo in Altamura, 26, 1994-1995, 97-106).

 

Prologo 1894: A. Prologo, “Frammenti di storia tranese. Notizie delle chiese di Ognissanti, S. Giacomo, S. Maria de' Russis e S. Giuliano”, Archivio Storico Pugliese, 11, 1894, 269-272.

 

Todisco 1993: Luigi Todisco, “Rilievi romani a Trani, Castel del Monte, Canosa”, Mélanges de l'Ecole française de Rome. Antiquité,  105.2, 1993, 873-894.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione02/12/2013 16:25:29
Data ultima revisione04/03/2017 21:03:27
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OggettoTrani, Sant'Agostino
Tipologiachiesa (esistente)
Nome attualeChiesa di Sant'Agostino
Immagine
Nomi antichi

Chiesa di San Sebastiano

Cronologia

1503: fondazione della chiesa di S. Sebastiano.

1513: collocazione del leone funerario romano di reimpiego.

1533: i Bonismiro, rettori della chiesa di san Sebastiano, cedono la chiesa agli Agostiniani; mutazione della denominazione in Sant'Agostino, con erezione del monastero a partire da quell'anno.

1729: restauro.

1824: dopo la soppressione degli ordini, la confraternita di S. Giacomo viene ospitata nella chiesa di San Sebastiano.

Autore
Committente

Giuliano Gradenigo, governatore veneziano della città (marzo 1502-dicembre 1503).

Famiglie e persone

Giuliano Gradenigo, governatore veneziano della città (marzo 1502-dicembre 1503).

Bonismiro, rettori della chiesa nel 1533.

Descrizione

La chiesa, con il coevo monastero agostiniano, sorge nell'angolo occidentale della cinta muraria tardomedievale, nei pressi della Porta di Andria e del torrione di Sant'Agostino. La facciata è preceduta da un ampio podio con scala centrale in pietra (restaurato nel 1885), alla cui sinistra, murato alla parete dell'adiacente complesso conventuale (con lunetta murata con stemma Gradenigo e data 1503), campeggia un leone funerario di reimpiego (ivi collocato nel 1513), cui forse faceva da pendant, a sinistra, un altro esemplare analogo oggi perduto (Todisco 1986). La facciata, uno degli elementi più significativi dell'edificio, si presenta divisa su due livelli da una marcata cornice con metope lisce e triglifi. Al primo livello il portale centinato e decorato con stemmi è affiancato da paraste, singole e sovrapposte, ripetute nel registro superiore che ha al centro un'ampia finestra e volute di raccordo alle estremità. La centina spezzata della sommità racchiude l'edicola con la statua di San Sebastiano. Sulla sinistra si erge il campanile a pianta quadrata con la cella campanaria ornata da finestre timpanate. L'interno è a pianta ottagonale.

Iscrizioni

Nella parete a sinistra della chiesa: Lunetta con stemma Gradenigo e epigrafe:

“Iuliano Gradenico pro III/ D.D. Vene(tiano) Trani gubernatore/ ... incumbente MDIII” 

Stemmi o emblemi araldici

Nella parete a sinistra della chiesa: lunetta con stemma di Giuliano Gradenigo.

Nel portale di facciata: stemmi vari (della città di Trani, Gradenigo, Bonismiro).

Elementi antichi di reimpiego

Leone funerario (Todisco 1986).

Opere d'arte medievali e moderne

Statua di San Sebastiano nel timpano della facciata

Storia e trasformazioni

L'edificio, fondato dal governatore veneto della città Giuliano Gradenigo, in tempo di peste (1503-1504), assieme all'altra chiesa di San Rocco, è databile, nella veste attuale, al secolo XVI inoltrato, probabilmente in corrispondenza con l'erezione dell'adiacente convento agostiniano a partire dal 1533, ed ha subito un restauro intorno al 1729.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Todisco 1986: Luigi Todisco, "Un nuovo leone funerario romano a Trani", Taras. Rivista di archeologia,  6, 1986, 129-137.

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Data di compilazione02/12/2013 16:44:10
Data ultima revisione04/03/2017 21:09:42
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OggettoTrani, Sant'Andrea
Tipologiachiesa
Nome attualeChiesa di sant'Andrea
Immagine
Nomi antichi

Chiesa di San Basilio

Cronologia

1121: chiesa di San Basilio citata in un documento (Codice Diplomatico di Tremiti, III, n. 95).

1644: cambio di denominazione da San Basilio a Sant'Andrea.

1909 restauro con eliminazione della facies barocca in nome di un ripristino dell'assetto originario.

Autore
Committente

Giovanni Mansone (o Mangone), secolo XII.

Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio, sorto al di fuori dell'antico centro urbano altomedievale, insiste nel cuore della parte cittadina sviluppatasi a partire dal XII secolo, lungo uno degli assi principali di collegamento nei pressi del complesso di San Francesco. Costruito in pietra calcarea locale in posizione sopraelevata rispetto al livello stradale, presenta un prospetto più tardo senza decorazione scultorea, con un semplice portale a tutto sesto e finestre a traforo, un campaniletto a vela e, al centro, gli spioventi a capanna che richiamano la cupola centrale. L'impianto icnografico è a croce greca con cupola al centro, quattro bracci e vani angolari voltati a botte; nella parete terminale, tre absidi (pianta analoga presentano le chiese cittadine di Sant'Antonio e di Santa Lucia).  Le arcate sono rette da capitelli su colonne e semicolonne nelle pareti perimetrali e su quelle centrali poggia la cupola, dal profilo interno circolare, che presenta l'estradosso a forma piramidale ricoperto da scaglie di pietra, secondo la consuetudine regionale. I sostegni centrali sono rappresentati da colonne di reimpiego (una con iscrizione del sec. IV d.C.) cui si appoggiano con capitelli corinzieggianti databili al secolo XII. 

Iscrizioni

In controfacciata: su una lastra, dipinta (apografo di un'epigrafe in quattro esametri del sec. XII): "MANSONI[MANGONI] SOBOLES LAUDATA INVICTA JOHANNIS/ NAM INVICTUS IUDEX PRIMIS CONSTITIT ANNIS/ ECCLESIAM CURTEMQUE DOMOS ET CELLAM INDE STRUXIT/ GAUDEAT IN COELIS SIT TUTUS AB HOSTE FIDELIS".

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Colonna di granito numidico con iscrizione miliaria rinvenuta da Sarlo nel 1878 scrostando lo stucco che la ricopriva

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

La chiesa, in origine dedicata a San Basilio e officiata probabilmente con rito greco, risale al secolo XII e presenta una pianta centrale cupolata secondo uno schema diffuso in tutto l'orbe bizantino. Dall'apografo di un'epigrafe, quasi certamente del secolo XII, apprendiamo del giudice Giovanni della famiglia Mansone (non Mangone, come si tende a leggere), esponente di una famiglia di origine campana (da Scala o da Ravello, probabilmente) che edificò la chiesa e l'edificio per il clero. Nel corso dei secoli, oltre al cambio di denominazione, ha subito diversi interventi che hanno interessato il prospetto e l'interno. I restauri del 1909 fanno registrare, per l'interno, una malintesa volontà di ripristino dello stato originario stato.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi

Pianta e sezione in Bertaux 1904.

Fonti/Documenti
Bibliografia

Bertaux 1904: Émile Bertaux, L'art dans l'Italie Méridionale, tome premier: De la fine de l'Empire Romain à la Conquête de Charles d'Anjou, Paris 1904.

 

Rotondo 2007: Roberto Rotondo, "La chiesa di Sant'Andrea a Trani: le fonti, il modello iconografico e la decorazione scultorea", Archivio storico pugliese, 60, 2007, 99-126.

 

Sarlo 1878: Francesco Sarlo, Notizie degli scavi di antichità, 1878, 175, 239-240.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione27/09/2013 15:11:56
Data ultima revisione04/03/2017 21:12:56
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OggettoTrani, Santa Chiara
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso
Nome attualeChiesa e monastero di Santa Chiara
Immagine
Nomi antichi

Monastero dei Santi Agnese e Paolo

Cronologia

1599: le monache benedettine dei conventi medievali di San Paolo e di sant'Agnese, essendo in grave indigenza, vengono unite in un unico monastero e si traferiscono nel complesso di S. Chiara mentre quelle del convento di  S. Chiara passano al convento delle clarisse di S. Giovanni Lionello.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il notevole complesso, composto dalla chiesa e dal monastero (oggi istituto scolastico) venne eretto all'interno della cinta tardomedievale, nei pressi del principale asse viario di collegamento nel Largo Portaria di S. Chiara, centro di intensi scambi commerciali. La chiesa presenta un alto prospetto dalla decorazione a bugnato con un portale rinascimentale dal timpano spezzato e un rosone cieco, risalenti al secolo XVI. Il monastero, della prima metà del secolo XV, presenta un aspetto assimilabile ai coevi palazzi nobiliari cittadini. Il portale, archiacuto con conci bugnati e racchiuso in una cornice riquadrata con decoro a scacchiera, ricorda gli ingressi delle residenze dei Palagano e di Simone Caccetta ed è sovrastato da uno stemma con leone rampante e tre gigli. In corrispondenza del portale si apre una monofora archiacuta riccamente decorata, con una cornice a racemi piatti racchiusa dal profilo modanato con foglie di acanto aperte e protomi e rosette a rilievo secondo stilemi che richiamano formule ancora romaniche (nella lunetta, viene ripetuto lo stemma del portale).

Iscrizioni

Nella facciata del monastero:

epigrafe che commemora visita della famiglia reale al monastero (1797).

Stemmi o emblemi araldici

Stemma nel portale e sulla monofora corrispondente.

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Pala d'altare con Madonna delle Grazie e Santi Benedetto, Pietro, Paolo e Agnese di Fabrizio Santafede (1560-1634), risalente al passaggio delle benedettine in S. Chiara (1599).

Crocefisso ligneo (sec. XVI).

Storia e trasformazioni

Il complesso con la chiesa e il monastero risale all'età moderna e ha subito modifiche e adattamenti in occasione del trasferimento delle monache benedettine del monastero dei SS. Agnese e Paolo nel 1599. Della fase più antica si conserva il prospetto dell'edificio conventuale, del secolo XV, che è assimilabile alle residenze patrizie cittadine e forse in origine era sorto proprio come palazzo nobiliare, come sembrerebbe suggerire anche la presenza di uno stemma sul portale e sulla finestra del primo piano. 

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Mazzilli Savini 1998: Maria Teresa Mazzilli Savini, «Tipologia insediativa dei monasteri delle Clarisse e sviluppo della città: Pavia e Trani, due esempi del nord e del sud d'Italia», in Chiara e la diffusione delle Clarisse nel secolo XIII, Atti del convegno (Maduria 1994) a cura di G. Andenna B. Vetere, Galatina 1998, 219-230.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione02/12/2013 16:46:29
Data ultima revisione04/03/2017 13:38:27
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OggettoTrani, Santa Maria di Colonna
TipologiaChiesa e complesso monastico annesso (esistenti)
Nome attualeChiesa e monastero di Santa Maria di Colonna
Immagine
Nomi antichi

Chiesa e convento di Santa Maria de Colonia

Cronologia

1104: l'abate Pietro regge il monastero.

1160: trafugamento del corpo di S. Stefano papa e martire da Roma.

1175: Bolla di Alessandro III: il monastero è sotto la protezione apostolica.

1427: monaci benedettini si ritirano sostituiti dai frati francescani osservanti.

1611: ritrovamento delle reliquie del corpo di S. Stefano.

1667: attacco di pirati turchi al convento e rapimento di sei frati.

1682: tarsferimento delle reliquie di S. Stefano nella chiesa dei Cavalieri di S. Stefano a Pisa.

1866: alienazione del monastero e passaggio alla proprietà comunale.

Autore
Committente
Famiglie e persone

Francesca Dentice di Frasso, moglie di Lucio Palagano (inizi sec. XVI).

Descrizione

Il complesso sorge fuori della città in un promontorio sul mare, secondo una disposizione consueta per molti monasteri sulla costa pugliese. Gli edifici monastici conservano il chiostro con archi ogivali ma appaiono notevolmente trasformati da vari inteventi nel corso dei secoli: l'ala occidentale fu adibita a residenza privata dal duca d'Andria nel secolo XVIII. La chiesa ha una semplice facciata a capanna con arcatelle, dominata dal portale, ricomposto, su semicolonne e con ghiera aggettante con foglie trapanate e cassettoni con rosoni nell'intradosso (databile al sec. XIII) con architrave di reimpiego rilavorato (e con iscrizione romana sul verso), retta da mensole con sfingi più antiche (secc. XI-XII).

L'interno, a tre navate, presenta quella centrale, forse in origine con cupole in asse e oggi ricoperta da volte a crociera costolonate dei secc. XV-XVI, e le laterali con semibotte, secondo una tipologia consueta nelle chiese romaniche pugliesi. La chiesa termina con un'abside centrale, fiancheggiata oggi da due vani a pianta quadrata costolonata. L'aula di destra, oggi adibita a sacrestia, presenta una volta stellata che deve risalire ad interventi dei secc. XVI-XVII. La chiesa è affiancata, sulla destra, da una serie di ambienti voltati a crociera (nelle chiavi di volta monogramma “Ihs”), in origina cappelle familiari (sull'arco ogivale di ingresso di una si vede ancora uno stemma), che culminano in una cappella con cupola con pennacchi, che ospita oggi l'altare con il crocefisso ligneo probabilmente cinquecentesco (secondo la tradizione è quello di un ritrovamento miracoloso nel 1480), chiusa da un coro con pilastrini con pomoli e lastre traforate databili al sec. XI.

Iscrizioni

Lastra tombale con stemma (sec. XV).

Tondo con stemma con cimiero di buona fattura (sec. XVI) (murato in sacrestia).

Iscrizione incompleta dalla tomba della napoletana Francesca Dentice dei principi di Frasso, moglie di Lucio Palagano (costruttori del palazzo baronale di San Vito dei Normanni) datata MDX...

(“DENTICA ROMUL... FRANCES[CA...]/ MATRONAS HIC TEGITUR PATRIE PARTEN[OPE...]/ HONOS HANC DEFLENT CHARITES NIMPH.../ CITEUS ET HEROS HANC PALAGANUS ERAT.../ SOCIATA ET URNAM LUCIUS TANTE.../ CONIUGIS OSSA COLAT ANNO D. MDX...”)

Lastra tombale con stemma di Giovanni(?) di Stefano Francese e Catarinella “sua molgiere” (sec. XVI).

Lastra tombale con stemma e iscrizione mutila (“D.O.M./IOHANNES...”) (sec. XVI).

Lapide del 1684 con stemma del Granduca di Toscana Cosimo III a memoria della traslazione del corpo di Santo Stefano a Pisa (già in controfacciata, oggi presso l'altare maggiore).

Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Pilastrini e elementi di recinzione a pelte traforate.

Due capitelli a stampella (secc. XI-XII) (ora nel Museo diocesano).

Capitelli di mensola con sfingi (secc. XI-XII (nel protiro del portale).

Dipinto su tela dell'altare maggiore con Madonna della Colonna e Santi (Francesco, Stefano, Benedetto, Antonio) (sec. XVII).

Crocefisso ligneo (secolo XVI).

Cristo deposto (secolo XVI).

Storia e trasformazioni

La chiesa e il monastero hanno subito numerosi interventi nel corso dei secoli. Il monastero appare in una veste frutto di rifacimenti dell'età moderna, tra i secoli XVII e XVIII. La chiesa conserva probabilmente l'impianto originario ma al di sopra dei pilastri le volte sono frutto di rifacimenti tardi, come anche la cappella dell'Addolorata, databile ai secoli XVI-XVII. I recenti restauri hanno permesso il recupero dell'ala meridionale con cappelle risalenti all'età moderna.

Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

1274, 21 dicembre: Mattia, abate del monastero di Santa Maria di Colonna, concede in enfiteusi a maestro Benedetto, figlio di Silvestro, una casa con terreno (Beltrani 1884, doc. III, 25-29).

Bibliografia

Abbattista 1981: A. Abbattista, "S. Maria di Colonna. Trani", in Insediamenti benedettini in Puglia, a cura di Maria tella. Calò Mariani, II, 1, Galatina 1981, pp. 279-292.

 

Beltrani 1877: G. Beltrani, "Memorie edite e inedite sulla penisola di Colonna in Puglia", Archivio storico artistico archeologico e letterario della città e provincia di Roma, 3, 1877, 2, 1, 3-20.

 

Beltrani 1878-79: G. Beltrani, "Un paragrafo dell'opera di Enrico Guglielmo Schulz sui monumenti del medio-evo nell'Italia meridionale illustrato e commentato con documenti inediti", Archivio storico artistico archeologico e letterario della città e provincia di Roma, 4, 1878-1879, 1, 8-37.

 

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884.

 

Relazione 1682: Relazione della consegna del sacro deposito di San Stefano Papa e Martire fatta nella chiesa di S. Maria di Colonna de' Padri Minori Osservanti di San Francesco... all'Illustrissimo Signor don Orazio Pannocchieschi conte d'Elci..., In Trani, nella Stamparia del Pubblico [1682].

 

Scarano, Lotti 1980: L. Scarano, L.L. Lotti, Il monastero e la chiesa di Santa Maria di Colonna a Trani (storia, folklore, arte), Trani 1980.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm SchulzDenkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, I, 131-132

 

Staffa 1622: Giovan Luca Staffa, Ritrovata del corpo di S. Stefano Papa e Martire nel monastero di S. Maria di Colonna fuori le mura dell'Inclita e Fidelissima Città di Trani, In Trani, per Lorenzo Valerii, MDCXXII (contenuta in Relazione 1682).

 

Venditti 1967b: Arnaldo Venditti, "Architettura a cupola in Puglia: II. Le chiese di S. Leonardo di Siponto, S. Benedetto a Brindisi, S. Maria di Colonna a Trani e le cappelle di S. Rocco a Turi e S. Maria delle Grazie a Bitonto", Napoli nobilissima, s. III, 6, 1967, 191-203.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione02/12/2013 16:49:06
Data ultima revisione04/03/2017 21:16:57
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OggettoTrani, seggio del Campo
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale(distrutto)
Immagine
Nomi antichi

seggio del Campo dei Longobardi

Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

In origine i membri del seggio si riunivano nella chiesa di Santa Maria del Campo dei Longobardi, fuori le mura, sul luogo poi occupato dalla chiesa dell'Annunziata. Successivamente venne fissata una nuova sede in un portico sottostante il palazzo De Cuneo (oggi demolito), in piazza dei Longobardi.

Un documento del 1638 (Beltrani, Sarlo 1881, doc. XII) descrive il "sedile Campi Longobardorum civitatis Trani" come "situs intus eadem civitate in petagio SS. Annunciacionis et proprie subtus domum dominorum fratrum de Cunio".

La medesima collocazione è indicata in un documento del 1706 (Beltrani, Sarlo 1881, doc. XLVII, 209), dove il sedile è detto trovarsi "subtus domo domini D. Fabritii de Cuneo".

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

A Trani esistevano cinque seggi, uno del Popolo e quattro dei Nobili (seggio di Campo Longobardo, seggio dell'Arcivescovato, seggio di San Marco, seggio di Porta Nuova): solo questi ultimi tre possedevano un locale specifico per le proprie assemblee, mentre quelle del seggio del popolo avvenivano nel palazzo dell'Università (Palazzo Caccetta).

Note

Un documento del 1513 (trascritto in Beltrani, Sarlo 1881, doc. II), nel quale si sancisce l’aggregazione al seggio di Campo del nobile Antonio Barretta, descrive la cerimonia: “Nobis Regio Iudice, Notario, et Testibus infrascriptis personaliter accersitis ad Sedile Nobilium sub titolo Campi Longobardorum dictae Civitatis situm intus eandem Civitatem, et dum ibidem essemus, et propie in dicto sedili, invenimus supradictos Dominos Nobiles in antecedenti instrumento aggregationis descriptos, in unum congrgatos loco, et more solitis [...] pro cuius exequtione posuerunt, et ponunt in veram, realem, actualem, et corporalem possessionem sedilis praedicti dictum nobilem Antonium praesentem, et acceptantem, qui ambulando, et deambulando per dictum Sedilem cum supradicti Dominis complateariis, et faciendo omnes alios actus denotantes possessione praedictam”. Una cerimonia simile è descritta a proposito dell’aggregazione della famiglia Figliola al Seggio di San Marco nel 1594 (Beltrani, Sarlo 1881, doc. IV, 76), quando i tre fratelli Giacomo, Marcello e Giovanni Battista Figliola prendono possesso “ambulando et deambulando per dictum Sedilem cum supradictis dominis complatearis et faciendo omnes alios actus denotantes poxessionem praedictam”. Il rituale è ancora in funzione all'inizio del XVIII secolo, come attestato da un altro documento del 1706 relativo al Seggio di Campo (Beltrani, Sarlo 1881, doc. XLVII, 209).

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Trani, Biblioteca Comunale Giovanni Bovio,  ms. C. 108: Sull’origine de’ Sedili della città di Trani.

c.1r: “Ella è malagevole impresa il dare appurata contezza dell’origine de’ seggi di questa Città di Trani, poiché mancano affatto le veraci memorie, dalle quali la loro storia si possa senza difficoltà compilare. Tuttavolta noi de diremo sinceramente ciò, che si è potuto da poche sparse memorie rintracciare.

Sonovi in questa Città quattro Seggi, o siano Collegi distinti di Nobiltà chiusa, e separata, i quali si denominano: dell’Arcivescovado; di Porta Nova; del Campo de’ Longobardi; di S. Marco.

Il primo, per quella memoria, che la tradizione ci ha trasmessa, era propriomente sito sopra l’atrio delle scale della Chiesa Arcivescovile, e verso la metà del Secolo decimo sesto fu trasferito nel luogo, ove ora vedesi, che vi è un Sopportico di una antica Torre, rimodernato, e chiuso a tempi nostri.

Il secondo, che dicesi di Porta Nova, sarebbe molto recente, se la denominazione si volesse originata da quelal Porta della Città, che nell’anno 14[...] si aprì e costrusse da’ Veneziani, in tempo che questa Città possedevan [...] vicino all’antico Monistero de’ P[adri Ago]stiniani. Porta Nova appell[...]giore però antichità se q[...] benché posta [...] /c. 1v/ Porta gli avesse fatto cambiare l’antico nome, dappoiché quel quartiere della città diceasi all’ora di S. Andrea.

Il terzo era sito innanzi la piccola Chiesa di S. Maria del Campo dei Longobardi, la quale si rinchiuse nella Chiesa di S. Maria Annunziata, che verso il 1550 fu dalla famiglia de Cuneo ampliata, e ridotta in altra forma. A nobili di questo Seggio spettava il dritto di nominare il rettore della suddetta Chiesa. Ma estintasi l’antica famiglia Castaldo, rimase proprio di quella de Cuneo, che nell’ampliare la Chiesa suddetta trasferì il Seggio nel di lei palazzo, mettendo in mezzo alla volta della principal apertura la propria Impresa, che tuttogiorno apparisce.

Il quarto chiamavasi anticamente il Seggio di S. Leone, dalla Chiesa dedicata a tal Santo, che indi ceduta alla nazione Veneta, la quale in questa Città mercantatava, fu restaurata, ampliata, e ridotta a tre navi, chiamandola di S. Marco. Dal che cambiò anche il nome il Seggio, e si chiamò di San Marco. Chiesa oggigiorno de’ Padri Carmelitani Scalzi”.

Bibliografia

Beltrani, Sarlo 1881: Giovanni Beltrani, Francesco Sarlo, Documenti relativi agli antichi Seggi de’ Nobili ed alla Piazza del Popolo della città di Trani, Trani 1881.

 

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione05/11/2013 13:18:53
Data ultima revisione04/03/2017 21:40:10
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OggettoTrani, seggio dell'Arcivescovado
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale(distrutto)
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

XVI, metà: il seggio, che fino a quel tempo aveva avuto sede nell'atrio sotto le scale della cattedrale, viene trasferito nel "Sopportico di una antica Torre" (cfr. infra, Fonti/Documenti), congiunta con palazzo Lanza (cfr. infra Descrizione).

 

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il sedile si trovava sotto l'atrio delle scale della Cattedrale, ma alla metà del XVI secolo fu trasferito in un portico terraneo di palazzo Candido (oggi tribunale civile), ceduto dal capitolo della cattedrale.

Un documento del 1718 precisa che il "sedile Archiepiscopatus civitatis Trani" è collocato "intus Trani subtus domum heredum Dominici Lanza" (Beltrani, Sarlo 1881, doc. LII, 233).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

A Trani esistevano cinque seggi, uno del popolo e quattro dei nobili (seggio di Campo Longobardo, seggio dell'Arcivescovato, seggio di San Marco, seggio di Porta Nuova): solo questi ultimi tre possedevano un locale specifico per le proprie assemblee, mentre quelle del seggio del popolo avvenivano nel palazzo dell'Università (Palazzo Caccetta).

Note

Un documento del 1513 (trascritto in Beltrani, Sarlo 1881, doc. II), nel quale si sancisce l’aggregazione al Seggio di Campo del nobile Antonio Barretta, descrive la cerimonia: “Nobis Regio Iudice, Notario, et Testibus infrascriptis personaliter accersitis ad Sedile Nobilium sub titolo Campi Longobardorum dictae Civitatis situm intus eandem Civitatem, et dum ibidem essemus, et propie in dicto sedili, invenimus supradictos Dominos Nobiles in antecedenti instrumento aggregationis descriptos, in unum congrgatos loco, et more solitis [...] pro cuius exequtione posuerunt, et ponunt in veram, realem, actualem, et corporalem possessionem sedilis praedicti dictum nobilem Antonium praesentem, et acceptantem, qui ambulando, et deambulando per dictum Sedilem cum supradicti Dominis complateariis, et faciendo omnes alios actus denotantes possessione praedictam”. Una cerimonia simile è descritta a proposito dell’aggregazione della famiglia Figliola al Seggio di San Marco nel 1594 (Beltrani, Sarlo 1881, doc. IV, 76), quando i tre fratelli Giacomo, Marcello e Giovanni Battista Figliola prendono possesso “ambulando et deambulando per dictum Sedilem cum supradictis dominis complatearis et faciendo omnes alios actus denotantes poxessionem praedictam”. Il rituale è ancora in funzione all'inizio del XVIII secolo, come attestato da un altro documento del 1706 relativo al Seggio di Campo (Beltrani, Sarlo 1881, doc. XLVII, 209).

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Trani, Biblioteca Comunale Giovanni Bovio,  ms. C. 108: Sull’origine de’ Sedili della città di Trani.

c.1r: “Ella è malagevole impresa il dare appurata contezza dell’origine de’ seggi di questa Città di Trani, poiché mancano affatto le veraci memorie, dalle quali la loro storia si possa senza difficoltà compilare. Tuttavolta noi de diremo sinceramente ciò, che si è potuto da poche sparse memorie rintracciare.

Sonovi in questa Città quattro Seggi, o siano Collegi distinti di Nobiltà chiusa, e separata, i quali si denominano: dell’Arcivescovado; di Porta Nova; del Campo de’ Longobardi; di S. Marco.

Il primo, per quella memoria, che la tradizione ci ha trasmessa, era propriomente sito sopra l’atrio delle scale della Chiesa Arcivescovile, e verso la metà del Secolo decimo sesto fu trasferito nel luogo, ove ora vedesi, che vi è un Sopportico di una antica Torre, rimodernato, e chiuso a tempi nostri.

Il secondo, che dicesi di Porta Nova, sarebbe molto recente, se la denominazione si volesse originata da quelal Porta della Città, che nell’anno 14[...] si aprì e costrusse da’ Veneziani, in tempo che questa Città possedevan [...] vicino all’antico Monistero de’ P[adri Ago]stiniani. Porta Nova appell[...]giore però antichità se q[...] benché posta [...] /c. 1v/ Porta gli avesse fatto cambiare l’antico nome, dappoiché quel quartiere della città diceasi all’ora di S. Andrea.

Il terzo era sito innanzi la piccola Chiesa di S. Maria del Campo dei Longobardi, la quale si rinchiuse nella Chiesa di S. Maria Annunziata, che verso il 1550 fu dalla famiglia de Cuneo ampliata, e ridotta in altra forma. A nobili di questo Seggio spettava il dritto di nominare il rettore della suddetta Chiesa. Ma estintasi l’antica famiglia Castaldo, rimase proprio di quella de Cuneo, che nell’ampliare la Chiesa suddetta trasferì il Seggio nel di lei palazzo, mettendo in mezzo alla volta della principal apertura la propria Impresa, che tuttogiorno apparisce.

Il quarto chiamavasi anticamente il Seggio di S. Leone, dalla Chiesa dedicata a tal Santo, che indi ceduta alla nazione Veneta, la quale in questa Città mercantatava, fu restaurata, ampliata, e ridotta a tre navi, chiamandola di S. Marco. Dal che cambiò anche il nome il Seggio, e si chiamò di San Marco. Chiesa oggigiorno de’ Padri Carmelitani Scalzi”.

Bibliografia

Beltrani, Sarlo 1881: Giovanni Beltrani, Francesco Sarlo, Documenti relativi agli antichi Seggi de’ Nobili ed alla Piazza del Popolo della città di Trani, Trani 1881.

 

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione05/11/2013 13:14:40
Data ultima revisione04/03/2017 21:41:05
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/597
OggettoTrani, seggio di Portanova
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale(distrutto)
Immagine
Nomi antichi

sedile di Sant'Andrea, sedile di Portanova.

Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il seggio si trovava la porta omonima, vicino al convento agostiniano, sotto la loggia di Palazzo Maggiola-Moselli, nell'attuale piazza Lambert. Prima dell'apertura della porta il nome del seggio era di Sant'Andrea.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

A Trani esistevano cinque seggi, uno del popolo e quattro dei nobili (seggio di Campo Longobardo, seggio dell'Arcivescovato, seggio di San Marco, seggio di Porta Nuova): solo questi ultimi tre possedevano un locale specifico per le proprie assemblee, mentre quelle del seggio del popolo avvenivano nel palazzo dell'Università (Palazzo Caccetta).

Nel 1666 soltanto una famiglia era asscritta al Seggio, e si decide quindi di integrarne altre (Beltrani, Sarlo 1881, doc. XXXI).

Note

Un documento del 1513 (trascritto in Beltrani, Sarlo 1881, doc. II), nel quale si sancisce l’aggregazione al Seggio di Campo del nobile Antonio Barretta, descrive la cerimonia: “Nobis Regio Iudice, Notario, et Testibus infrascriptis personaliter accersitis ad Sedile Nobilium sub titolo Campi Longobardorum dictae Civitatis situm intus eandem Civitatem, et dum ibidem essemus, et propie in dicto sedili, invenimus supradictos Dominos Nobiles in antecedenti instrumento aggregationis descriptos, in unum congrgatos loco, et more solitis [...] pro cuius exequtione posuerunt, et ponunt in veram, realem, actualem, et corporalem possessionem sedilis praedicti dictum nobilem Antonium praesentem, et acceptantem, qui ambulando, et deambulando per dictum Sedilem cum supradicti Dominis complateariis, et faciendo omnes alios actus denotantes possessione praedictam”. Una cerimonia simile è descritta a proposito dell’aggregazione della famiglia Figliola al Seggio di San Marco nel 1594 (Beltrani, Sarlo 1881, doc. IV, 76), quando i tre fratelli Giacomo, Marcello e Giovanni Battista Figliola prendono possesso “ambulando et deambulando per dictum Sedilem cum supradictis dominis complatearis et faciendo omnes alios actus denotantes poxessionem praedictam”. Il rituale è ancora in funzione all'inizio del XVIII secolo, come attestato da un altro documento del 1706 relativo al Seggio di Campo (Beltrani, Sarlo 1881, doc. XLVII, 209).

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Trani, Biblioteca Comunale Giovanni Bovio,  ms. C. 108: Sull’origine de’ Sedili della città di Trani.

c.1r: “Ella è malagevole impresa il dare appurata contezza dell’origine de’ seggi di questa Città di Trani, poiché mancano affatto le veraci memorie, dalle quali la loro storia si possa senza difficoltà compilare. Tuttavolta noi de diremo sinceramente ciò, che si è potuto da poche sparse memorie rintracciare.

Sonovi in questa Città quattro Seggi, o siano Collegi distinti di Nobiltà chiusa, e separata, i quali si denominano: dell’Arcivescovado; di Porta Nova; del Campo de’ Longobardi; di S. Marco.

Il primo, per quella memoria, che la tradizione ci ha trasmessa, era propriomente sito sopra l’atrio delle scale della Chiesa Arcivescovile, e verso la metà del Secolo decimo sesto fu trasferito nel luogo, ove ora vedesi, che vi è un Sopportico di una antica Torre, rimodernato, e chiuso a tempi nostri.

Il secondo, che dicesi di Porta Nova, sarebbe molto recente, se la denominazione si volesse originata da quelal Porta della Città, che nell’anno 14[...] si aprì e costrusse da’ Veneziani, in tempo che questa Città possedevan [...] vicino all’antico Monistero de’ P[adri Ago]stiniani. Porta Nova appell[...]giore però antichità se q[...] benché posta [...] /c. 1v/ Porta gli avesse fatto cambiare l’antico nome, dappoiché quel quartiere della città diceasi all’ora di S. Andrea.

Il terzo era sito innanzi la piccola Chiesa di S. Maria del Campo dei Longobardi, la quale si rinchiuse nella Chiesa di S. Maria Annunziata, che verso il 1550 fu dalla famiglia de Cuneo ampliata, e ridotta in altra forma. A nobili di questo Seggio spettava il dritto di nominare il rettore della suddetta Chiesa. Ma estintasi l’antica famiglia Castaldo, rimase proprio di quella de Cuneo, che nell’ampliare la Chiesa suddetta trasferì il Seggio nel di lei palazzo, mettendo in mezzo alla volta della principal apertura la propria Impresa, che tuttogiorno apparisce.

Il quarto chiamavasi anticamente il Seggio di S. Leone, dalla Chiesa dedicata a tal Santo, che indi ceduta alla nazione Veneta, la quale in questa Città mercantatava, fu restaurata, ampliata, e ridotta a tre navi, chiamandola di S. Marco. Dal che cambiò anche il nome il Seggio, e si chiamò di San Marco. Chiesa oggigiorno de’ Padri Carmelitani Scalzi”.

Bibliografia

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884, 559.

 

Beltrani, Sarlo 1881: Giovanni Beltrani, Francesco Sarlo, Documenti relativi agli antichi Seggi de’ Nobili ed alla Piazza del Popolo della città di Trani, Trani 1881.

 

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione05/11/2013 13:17:10
Data ultima revisione04/03/2017 21:41:50
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/598
OggettoTrani, seggio di San Marco
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale(distrutto)
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

Il Seggio si trovava in un porticato presso la chiesa omonima, poi abbattuta per la costruzione (1754-68) della chiesa di Santa Teresa d'Avila.

Un documento del 1640 precisa che il "Sedile Nobilium Sancti Marci dictae civitatis Trani" era "situm intus eandem [civitatem] prope venerandam ecclesiam Sancti Marci iuxta palatium civitatis Trani ubi regitur curia" (Beltrani, Sarlo 1881, doc. XIV). La medesima precisazione è ancora in un documento del 1695, dove il seggio è detto trovarsi "in loco d'avanti il convento di S. Marco e Teresa iuxta suos fines" (Beltrani, Sarlo 1881, doc. XLII, 189).

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni

A Trani esistevano cinque seggi, uno del popolo e quattro dei nobili (seggio di Campo Longobardo, seggio dell'Arcivescovato, seggio di San Marco, seggio di Porta Nuova): solo questi ultimi tre possedevano un locale specifico per le proprie assemblee, mentre quelle del seggio del popolo avvenivano nel palazzo dell'Università (Palazzo Caccetta).

Note

Un documento del 1513 (trascritto in Beltrani, Sarlo 1881, doc. II), nel quale si sancisce l’aggregazione al Seggio di Campo del nobile Antonio Barretta, descrive la cerimonia: “Nobis Regio Iudice, Notario, et Testibus infrascriptis personaliter accersitis ad Sedile Nobilium sub titolo Campi Longobardorum dictae Civitatis situm intus eandem Civitatem, et dum ibidem essemus, et propie in dicto sedili, invenimus supradictos Dominos Nobiles in antecedenti instrumento aggregationis descriptos, in unum congrgatos loco, et more solitis [...] pro cuius exequtione posuerunt, et ponunt in veram, realem, actualem, et corporalem possessionem sedilis praedicti dictum nobilem Antonium praesentem, et acceptantem, qui ambulando, et deambulando per dictum Sedilem cum supradicti Dominis complateariis, et faciendo omnes alios actus denotantes possessione praedictam”. Una cerimonia simile è descritta a proposito dell’aggregazione della famiglia Figliola al Seggio di San Marco nel 1594 (Beltrani, Sarlo 1881, doc. IV, 76), quando i tre fratelli Giacomo, Marcello e Giovanni Battista Figliola prendono possesso “ambulando et deambulando per dictum Sedilem cum supradictis dominis complatearis et faciendo omnes alios actus denotantes poxessionem praedictam”. Il rituale è ancora in funzione all'inizio del XVIII secolo, come attestato da un altro documento del 1706 relativo al Seggio di Campo (Beltrani, Sarlo 1881, doc. XLVII, 209).

Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Trani, Biblioteca Comunale Giovanni Bovio,  ms. C. 108: Sull’origine de’ Sedili della città di Trani.

c.1r: “Ella è malagevole impresa il dare appurata contezza dell’origine de’ seggi di questa Città di Trani, poiché mancano affatto le veraci memorie, dalle quali la loro storia si possa senza difficoltà compilare. Tuttavolta noi de diremo sinceramente ciò, che si è potuto da poche sparse memorie rintracciare.

Sonovi in questa Città quattro Seggi, o siano Collegi distinti di Nobiltà chiusa, e separata, i quali si denominano: dell’Arcivescovado; di Porta Nova; del Campo de’ Longobardi; di S. Marco.

Il primo, per quella memoria, che la tradizione ci ha trasmessa, era propriomente sito sopra l’atrio delle scale della Chiesa Arcivescovile, e verso la metà del Secolo decimo sesto fu trasferito nel luogo, ove ora vedesi, che vi è un Sopportico di una antica Torre, rimodernato, e chiuso a tempi nostri.

Il secondo, che dicesi di Porta Nova, sarebbe molto recente, se la denominazione si volesse originata da quelal Porta della Città, che nell’anno 14[...] si aprì e costrusse da’ Veneziani, in tempo che questa Città possedevan [...] vicino all’antico Monistero de’ P[adri Ago]stiniani. Porta Nova appell[...]giore però antichità se q[...] benché posta [...] /c. 1v/ Porta gli avesse fatto cambiare l’antico nome, dappoiché quel quartiere della città diceasi all’ora di S. Andrea.

Il terzo era sito innanzi la piccola Chiesa di S. Maria del Campo dei Longobardi, la quale si rinchiuse nella Chiesa di S. Maria Annunziata, che verso il 1550 fu dalla famiglia de Cuneo ampliata, e ridotta in altra forma. A nobili di questo Seggio spettava il dritto di nominare il rettore della suddetta Chiesa. Ma estintasi l’antica famiglia Castaldo, rimase proprio di quella de Cuneo, che nell’ampliare la Chiesa suddetta trasferì il Seggio nel di lei palazzo, mettendo in mezzo alla volta della principal apertura la propria Impresa, che tuttogiorno apparisce.

Il quarto chiamavasi anticamente il Seggio di S. Leone, dalla Chiesa dedicata a tal Santo, che indi ceduta alla nazione Veneta, la quale in questa Città mercantatava, fu restaurata, ampliata, e ridotta a tre navi, chiamandola di S. Marco. Dal che cambiò anche il nome il Seggio, e si chiamò di San Marco. Chiesa oggigiorno de’ Padri Carmelitani Scalzi”.

Bibliografia

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884, 555, 559.


Beltrani, Sarlo 1881: Giovanni Beltrani, Francesco Sarlo, Documenti relativi agli antichi Seggi de’ Nobili ed alla Piazza del Popolo della città di Trani, Trani 1881.

 

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione05/11/2013 13:20:05
Data ultima revisione04/03/2017 21:38:09
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/600
OggettoTrani, iscrizione di Carlo V nel castello
SupportoPietra calcarea
Cronologia1533
Immagine
Prima attestazione

L'iscrizione è murata nel cortile del castello di Trani.

Trascrizione

DIVI CAROLI Q(VINTI) SE(M)P(ER) AVG(VSTI) IMPE(RATORIS) MVNIFICIENTIA / FERDINANDVS DE ALARCON AREND(AE) DVX REG(NI)QVE SICIL(IAE) ARCI/VM MVNIMINE PREPOS(ITVS) INSTAVRAVIT AN(NO) MDXXXIII

(la presente trascrizione corregge quella di Beltrani 1884, 566, nota, erronea in molti punti).

Famiglie e persone

Carlo V

Ferdinando de Alarcon

Note

Ferdinando de Alarçon o Alarcon aveva ricevuto da Carlo V il feudo di Rende, nel cosentino, nel 1532.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Lorenzo Miletti
Data di compilazione03/12/2013 12:53:32
Data ultima revisione12/11/2018 10:08:28
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/47
OggettoTrani, iscrizione di Federico II nel castello
Supportomarmo
Cronologia1233
Immagine
Prima attestazione

L'iscrizione è murata nel cortile del castello di Trani.

Trascrizione

IAM NATI XRISTI DOMINI ANNIS MILLE DVCENTIS / CVM TRIGINTA TRIBVS FEDERICI CAESARI ANNO / IMPERII TRINO DENO REGNI SICVLORVM / EIVSDEM SEXTO TER DENO IERVSALEMQVE / OCTAVO REGNI CVM MENSIS IVNIVS AC IN/DICCIO SEXTA FORET OPVS HOC HIC SVRGERE CEPIT (da Prologo 1883, 37).

Famiglie e persone
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Prologo 1883: Gioacchino Prologo, I primi tempi della città di Trani e l'origine probabile del nome della stessa, Giovinazzo 1883.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione02/12/2013 11:39:50
Data ultima revisione23/02/2017 01:07:31
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/44
OggettoTrani, iscrizione di Porta Bisceglie
SupportoPietra calcarea
Cronologia
Immagine
Prima attestazione

 

La lapide, oggi nell'atrio comunale, era murata su uno stipite della Porta Bisceglie, mentre sullo stipite opposto era collocata l'iscrizione di Tyrenus (Staffa 1622, 6; Prologo 1883, 2, nota 1).

Trascrizione

 

SVM FECVNDA MARI / T(ER)RA SVP(ER)E(ST)Q(VE) SALVBER / AER ET HOSTILES / SP(ER)NO SECVRA MINAS

Famiglie e persone
Note

 

L'epigrafe è metrica e costituisce un distico (esametro + pentametro). Gli a capo dell'iscrizione coincidono con le cesure principali.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti

Le iscrizioni edite ed inedite nella Città e nel territorio di Trani. Raccolte per pubblicarsi da Francesco Sarlo, [manoscritto 1881], Trani, Biblioteca comunale Giovanni Bovio, ms. C.31, p. 153, iscrizione numero XXV: “Sum fecunda mari / Terra super est que saluber / Aer et hostiles / Sperno secura minas / Presentemente è compresa nel muro dell’atrio del Palazzo Comunale, mentre a suo tempo stava sopra una delle porte della città (Portam Auream). Pubblicata da Giovan Luca Staffa nel 1622 nel suo libro: Ritrovata del Corpo di S. Stefano”.

Bibliografia


Prologo 1883: Gioacchino Prologo, I primi tempi della città di Trani e l'origine probabile del nome della stessa, Giovinazzo 1883.


Staffa 1622: Giovan Luca Staffa, Ritrovata del Corpo di S. Stefano papa, e martire nel Monastero di Santa Maria di Colonna fuori le mura della Inclita, e Fidelissima Città di Trani, in Trani, per Lorenzo Valerii, 1622.


Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo, Veronica Mele, Lorenzo Miletti
Data di compilazione02/12/2013 11:47:21
Data ultima revisione04/03/2017 14:19:19
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/46
OggettoTrani, iscrizione di Tirenus
SupportoPietra calcarea
CronologiaXIII - XIV secolo
Immagine
Prima attestazione

 

La lapide, oggi nell'atrio comunale, era murata in uno stipite della Porta Bisceglie, mentre sullo stipite opposto era un'altra iscrizione celebrante la città di Trani (Staffa 1622, 6; Prologo 1883, 2 nota 1).

Trascrizione

 

+ TIRENVS FECIT TRAIANVS ME REPARAVIT / ERGO MICHI TRANVM NOMEN VTERQ(VE) DEDIT

Famiglie e persone
Note

 

Iscrizione metrica (distico elegiaco). Status quaestionis sulla datazione in Prologo 1883, 2-4.

 

Il nome Tirenus riecheggia il toponimo registrato per Trani nell'alto medioevo, come mostrano la Tabula Peutingeriana (Turenum, VI 4 m), e l'Anonimo Ravennate (Tirenum, IV 31, 261; Guido [ed. Pinder, Parthey 1860]).

Come già sottolineato in Prologo 1883, 4-7, la fonte principale per il testo dell'iscrizione sembra essere il libro I (Geographica) dell'opera di Guido, databile al principio del XII secolo. Guido, che segue da presso l'Anonimo Ravennate, a sua volta figlio di una visione dell'ecumene analoga a quella testimoniata nella Tabula Peutingeriana, si sofferma a lungo su Trani, fornendo una vera e propria archeologia della città:

Thirrennium quae et Trannis et Interamnem nunc vero Trane dicitur. hanc quidam asseverant quod a Tyrreno duce Cadmi, qui pro sorore eiusdem Cadmi Europe Hispaniam usque navibus accessit, post regressum vero tempestate ibidem appulsus de suo nomine in litore Adriatici sinus eam condidit. quam Quintius consul Romanorum pro immissione immo susceptione Hannibalis cum Tarante funditus evertit. postmodum vero ab uxore Traiani Augusti pro Hernia collega Octaviani attavi sui reaedificata est, quando pons et turris supra fluenta Aufidi amnis iuxta Canusium castrum in ipsius Traiani dignitate conditi sunt. in qua scilicet turre miro labore ac lapide constructa tituli perhendie marmore latino apice sculpti utroque latere leguntur ita DIVO TRAIANO SENATVS POPVLVSQVE ROMANVS HONORIS VIRTVTISQVE CAVSA. in honorem quoque eiusdem Augusti praedicta civitas de Tirheno per tractionem unius et multiplicationem alterius syllabae Traiana est vocata. nunc quoque abiecta ia syllaba Tranas vocatur, ut descriptores philosophi suis in scriptis asserunt.

Come si vede, nel passo sono menzionati sia la fondazione di Tirreno, sia l'evergetismo di Traiano.

Sulla descrizione delle località pugliesi che figura in Guido (una descrizione molto più accurata rispetto a quanto avviene per altri territori) cfr. Uggeri 1974. 

Fonti iconografiche
Fonti e documenti

Le iscrizioni edite ed inedite nella Città e nel territorio di Trani. Raccolte per pubblicarsi da Francesco Sarlo, [manoscritto 1881], Trani, Biblioteca comunale Giovanni Bovio, ms. C.31, p. 147, iscrizione numero XI:Tirenum fecit. Traianus me reparavit / Ergo mihi Tranum nomen uterque dedit/ Questi due versi scolpiti sopra appo sid[dett]a lapide a caratteri onciali, si leggevano accanto all’antica porta della città, denominata Porta d’oro, verso la via per Bisceglia, la quale fu poi demolita nel 1842; ed allora le iscrizioni commemorative furono conservate. Fu poi nel 1878, che a cura del sig.r Domenico Vischia furono d[ette] lapidi murate nel cortile del palazzo municipale, ove tuttavia si osservano”.

L'iscrizione compare nelle sillogi epigrafiche di Michele Ferrarino, di Jan Matal (BAV, Vat. Lat. 6039), che la copia da una trascrizione di Vallambert, e di Stephanonium (Mommsen 1883, 5*).

Nella Descrittione di Leandro Alberti (Alberti 1551, c. 199 v) si dice che sulla porta di Trani (non si specifica quale) era riportata un'iscrizione di questo tenore:

Tranum a Tyrreno filio Diomedis, et a Traiano instauratum

il cui contenuto coincide in sostanza con l'iscrizione oggi conservata, ma con l'aggiunta del riferimento a Diomede. Poiché per questa iscrizione Alberti è l'unica fonte, si potrebbe trattare di una sorta di parafrasi di quella oggi conservata. In ogni caso essa è riportata da Alberti come testimonianza veritiera del fatto che la città sia stata fondata dall'eroe Tirreno.

Bibliografia


Alberti 1551: Descrittione di tutta l'Italia di f. Leandro Alberti bolognese ..., in Vinegia, appresso Pietro de i Nicolini da Sabbio, nell'anno del Signore 1551.


Guido (ed. Pinder, Parthey 1860): Ravennatis anonymi Cosmographia et Guidonis Geographica, ediderunt M. Pinder et G. Parthey, Berolini 1860.


Mastropasqua 1837: Lettera dell’architetto Giuseppe Mastropasqua al Signor N.N. in proposito del progetto d'incostare le colonne del duomo di Trani, Bari 1837, 23.


Prologo 1883: Gioacchino Prologo, I primi tempi della città di Trani e l'origine probabile del nome della stessa, Giovinazzo 1883.


Staffa 1622: Giovan Luca Staffa, Ritrovata del Corpo di S. Stefano papa, e martire nel Monastero di Santa Maria di Colonna fuori le mura della Inclita, e Fidelissima Città di Trani, in Trani, per Lorenzo Valerii, 1622.


Uggeri 1974: Giovanni Uggeri, "Topografia antica nella Puglia medievale (Guidonis, Geographica, 463-70, 485-7, 506-7)", Brundisii res, 6, 1974, 133-154.

Link esterni

 

Il testo della Tabula Peutingeriana, quello dell'Anonimo Ravennate e quello di Guido sono disponibili, con apparato critico, al sito dedicato alla Tabula Peutingeriana (Guido [ed. Pinder, Parthey 1860]).

 

Alberti 1551

 

Mommsen 1883, CIL, IX, 90* 

 

Prologo 1883

 

Sarlo 1881

 

Staffa 1622

 

Uggeri 1974

SchedatoreFulvio Lenzo, Lorenzo Miletti
Data di compilazione02/12/2013 11:44:40
Data ultima revisione04/03/2017 14:20:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/45
OggettoTrani, orologio pubblico
Supporto
Cronologia1473
Immagine
Prima attestazione
Trascrizione

HOROLOGIVM HOC TVRREMQ. SPIRITV / DE PICZONIS VIRO PRIMARIO / SINDICO FABRICARI ERIGIQ. TRANEN/ RESPV. SVA SOLVS IMPENSA MANDA/VIT QVOr. INSIGNiA CELATA VIDES 1473.

 

 

+HOROLOGIVM HOC REM CIVIBVS COMODISSI/MAM GABRIELE GENTILI VIRO INTEGERRIMO AD/MINISTRANTE TRANENSIS CIVITAS PECVNIA SVA FECIT.

Famiglie e persone
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti




Bibliografia

Beltrani 1884: Giovani Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, Milano 1884, 141.


Libro Rosso 1995: Libro Rosso della Università di Trani. Trascrizione dei documenti di Giovanni Beltrani, a cura di G. Cioffari e M. Schiralli, Bari, Centro Studi Nicolaiani, 1995, 42.


Ronchi 1984: Benedetto Ronchi, Indagine sullo sviluppo urbanistico di Trani dall'XI al XVIII secolo, 1984, 64.


Ronchi 1980: Benedetto Ronchi, Invito a Trani, Fasano di Puglia 1980.


Vitale 1980: Giuliana Vitale, "La formazione del patriziato urbano nel Mezzogiorno d'Italia : ricerche su Trani", Archivio storico per le province napoletane, 3.Ser., 19=98, 1980,  99-175.


Vitale 1912: Vito Vitale, Trani dagli Angioini agli Spagnuoli. Contributo alla storia civile e commerciale di Puglia nei secoli XV e XVI, Bari 1912, 564.

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SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione03/12/2013 15:22:05
Data ultima revisione23/02/2017 01:21:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/48
Titolo schedaStaffa 1682 (1622 sul frontespizio), Ritrovata del corpo di S. Stefano (Trani)
Titolo

Ritrovata del corpo di S. Stefano papa, e martire nel Monastero di Santa Maria di Colonna fuori le mura della inclita, e fidelissima citta di Trani per Giovan Luca Staffa nobile del Seggio del Campo di detta città, in Trani, per Lorenzo Valerii, MDCXXII [sic]

Altri nomi titolo

Ritrovata del corpo di S. Stefano

Autore principale

Giovanni Luca Staffa

Altri nomi autore principale
Autore secondario
Immagine
Stampatore

Lorenzo Valerio

Data1682
Formato

Ottavo

Illustrazioni

Assenti. Nel frontespizio figura la marca tipografica del vaso di rose.

Colophon
Dedica

 Ad Orazio Pannocchieschi conte d'Elci

Famiglie e persone

Giovanni Luca Staffa, Orazio Pannocchieschi conte d'Elci procuratore presso la Santa Sede del Granduca di Toscana.

Repertori
Edizioni precedenti o successive

Ristampa anastatica del 1992

Struttura e contenuti

 Il volume si compone delle seguenti parti:


Al lettore [B1-]


All'illustrissimo Signore e Padrone sempre osservandissimo il Signor D. Orazio Pannocchieschi conte d'Elci [A2-4v] datata 10 agosto 1682


Alle molto illustri e rev. sign Padrone, e Sorelle in Christo Osservandissime Le signore Abbadesse e Monache delli venerabili monasteri di Santa Agnesa Benedettine e di S. Giovanni Leonello Franciscane [datata in Trani 20 maggio 1622]


Componimenti poetici di varii, in spagnolo, di Donato Antonio Cito


Relazione della Consegna del santo deposito di San Stefano Papa e martire, fatta nella chiesa di Santa Maria di Colonna de' PP Minori Osservanti di San Francesco, un miglio fuori la città di Trani, all'illustrissimo Sig. D. Orazio Pannocchieschi conte d'Elci


Ritrovata del corpo di S. Stefano, papa e martire nel monastero di Santa Maria di Colonna fuori le mura della inclita

 

 

Bibliografia
Allegati
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SchedatoreLorenzo Miletti
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Libro/39
OggettoTrani, Cattedrale, lastra con impresa araldica Palagano
Materialepietra calcarea
Dimensioni
Cronologiaseconda metà del XV secolo
Autoreignoto scalpellino locale
Descrizione

Entro una lunetta cuspidata è scolpita l'impresa araldica della famiglia Palagano. La foggia del cimiero nonché quella dello stemma ancorano l'opera alla secondo metà del Quattrocento. Potrebbe trattarsi di un pezzo erratico facente parte di un perduto monumento funebre, eretto per commemorare qualcuno tra gli esponenti della celebre famiglia tranese. 

Immagine
Committente
Famiglie e persone

Palagano

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Spaccucci, Aurora 2009: Felice Spaccucci, Mauro Aurora, Dizionario storico-araldico di Trani, Bisceglie 2009, 182-185.

Allegati
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SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione13/02/2015 12:15:47
Data ultima revisione20/02/2017 19:53:03
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/496
OggettoTrani, Cattedrale, porta di Barisano
Materialebronzo
Dimensionicm 492 x 276
Cronologiasecolo XII, ultimo quarto
AutoreBarisano da Trani
Descrizione

La porta, oggi riparata all'interno, fu realizzata per l'ingresso centrale della facciata occidentale della Cattedrale di Trani, in concomitanza con il completamento e la decorazione del corpo delle navate e della parte inferiore della facciata; in origine era previsto anche una loggia porticata in pietra, forse completata con una copertura lignea, progettata proprio per riparare la delicata opera di fusione dagli agenti atmosferici, secondo una pratica riscontrabile per la gran parte delle porte bronzee dei secoli XI-XIII. L'opera è realizzata mediante l'assemblamento con cornici figurate di singole formelle con episodi biblici o figure divine eseguite, per i riquadri centrali istoriati o figurati, da matrici analoghe in possesso della bottega, che vengono replicate negli altri esemplari noti attribuibili o firmati dall'artista (Ravello, Duomo: 1179; Monreale, Duomo: ante 1186 (?); Bari, San Nicola: perduta ma attestata fino alla metà del sec. XIX).

La realizzazione dimostra un'alta perizia e una complessa organizzazione del lavoro qui amplificata dalle notevoli dimensioni del manufatto e dalla sperimentazione di un assemblaggio dei pezzi mediante una disposizione a tegole che permette una semplicazione e un'accelerazione del lavoro di esecuzione e che fa ritenere l'esemplare tranese l'ultima opera eseguita da Barisano che, per la posizione in cui compare, adorante ai piedi del santo patrono Nicola Pellegrino, porta a supporre che sia anche il finanziatore-committente dell'opera (allo stesso modo troviamo Sergio Muscettola nella porta di Ravello). Sebbene non sia possibile riconoscere un vero e proprio programma iconografico, è possibile leggere i riquadri della porta secondo tre tipologie: scene laiche e figure mostruose nei registri inferiori; predominanza di santi, nelle fasce immediatamente superiori, dove troviamo le protomi leonine che reggevano i bellissimi battenti (trafugati nel 1952). Nella parte superiore domina Cristo in maestà accolto dagli angeli, contornato dalla Vergine e dagli apostoli e dal profeta Elia (in ricordo dalla Trasfigurazione) e con la rappresentazione di due scene: Anastasi e Crocefissione, che compare nel quinto registro, accanto alla formella con il finanziatore e il santo patrono, a fondere i nuclei tematici presenti nell'intera porta.

Immagine
CommittenteBarisano da Trani
Famiglie e persone
Iscrizioni

Didascalie degli episodi evangelici.

Nomi dei personaggi biblici e dei santi nelle singole formelle.

"BARISANUS/ TRANENSIS" nella formella con San Nicola Pellegrino con adorante (da identificare con l'artista).

Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Bertaux 1904: Emile Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Paris 1904, 418-423.

 

Huillard-Bréholles 1844: A. Huillard-Bréholles, Recherches sur les monuments et l'histoire des Normands et de la maison de Souabe dans l'Italie méridionale, Paris 1844, 43.

 

Iacobini 2010: Antonio Iacobini, “Barisanus me fecit: nuovi documenti sull'officina di Barisano da Trani, in Medioevo: le officine, Atti del convegno AISAME (Parma 2009) a cura di Arturo Carlo Quintavalle, Milano 2010, 190-206.

 

Melczer 1984: William Melczer, La porta di bronzo di Barisano da Trani a Ravello, Cava dei Tirreni 1984.

 

Mende 1983: Ulriche Mende, Die Bronzetüren des Mittelalters, München 1983, 94-101, 164-170, tavv. 136-163.

 

Mende 1992: Ulriche Mende, “Barisano da Trani, in Enciclopedia dell'arte medievale, vol. III, Roma 1992, 91-94.

 

Palmarini 1898: I.M. Palmarini, “Barisano da Trani e le sue porte in bronzo, L'Arte, 1, 1898, 15-26.

 

Reindell 1999: Ingrid Reindell, “Brevi cenni sulla fusione della porta della cattedrale di Trani, in I grandi bronzi antichi, Siena 1999, 351-364.

 

Ronchi 1985: Benedetto Ronchi, La Cattedrale di Trani, Fasano 1985, 217-231.

 

Sarlo 1885: Francesco Sarlo, "Barisano da Trani e le sue fusioni in bronzo", Rassegna pugliese di scienze, lettere e arti, 2, 1885, 89-90.

 

Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, I, Dresden 1860, 116-127, tavv. 20-25.

 

Walsh 1982: David A. Walsh, “The Iconography of the Bronze Doors of Barisanus of Trani, Gesta, 21, 1982, 91-106.

 

Walsh 1990: David A. Walsh, “The Bronze Doors of Barisanus of Trani, in Le porte di bronzo dall'antichità al secolo XIII, a cura di S. Salomi, Roma 1990, I, 399-406.

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SchedatoreAntonio Milone
Data di compilazione27/02/2015 11:44:42
Data ultima revisione04/03/2017 13:28:17
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/501
OggettoTrani, Museo diocesano, altarolo eburneo
Materialeavorio
Dimensionicm 36 x 31
CronologiaXIV secolo
Autore
Descrizione

Custodito nel Museo diocesano di Trani, l’altarolo proviene dalla Cattedrale della città pugliese, alla quale pare sia stato donato dallo stesso re Carlo I d’Angiò, che in questa chiesa fece seppellire il figlio Filippo, morto in giovane età. L’opera rappresenta la Madonna col Bambino, al centro, reggente il Figlio e lo scettro, mentre i due scomparti laterali accolgono rispettivamente la Visitazione e i Re Magi a destra, la Nascita di Gesù, San Giuseppe, una figura femminile e l’Annunciata (priva dell’Angelo) a sinistra. 

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note

Gnoli (1919, 109) e D’Elia (1964, 52-53) hanno attribuito l’altarolo a maestranze francesi trecentesche, mentre il Koechlin (1924, 62) non lo considera affatto originario.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Gnoli 1919: Umberto Gnoli, "Avori francesi nella Galleria Nazionale di Perugia", Bollettino d’arte del Ministero della Pubblica Istruzione, 13, 1919, 109-112.

 

Koechlin 1924: Raymond Koechlin, Les ivoires gothiques français, Paris 1924, 62.

 

Ronchi 1983: Benedetto Ronchi, Guida al Museo Diocesano di Trani, Fasano 1983, 217.

 

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SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione03/02/2015 19:42:14
Data ultima revisione20/02/2017 21:19:40
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/494
OggettoTrani, Museo diocesano, Crocefissione
Materialemarmo
Dimensionicm 160 x 120
CronologiaXIV secolo
Autore
Descrizione

Il rilievo è attualmente custodito nel Museo diocesano di Trani, ma proviene dalla locale chiesa di Sant’Agata, dove era posto sull’altare maggiore, almeno da quanto viene riportato nella visita pastorale effettuata dal vescovo Ximenes nel 1678. Passata nelle mani di un privato, nel 1900 fu collocata all’interno della Cattedrale da Francesco Sarlo.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note

Michele D’Elia, nell’individuare la dipendenza iconografica della Crocefissione da una delle tavolette eburnee del pluteo del Duomo di Salerno, ne ha proposto l’attribuzione ad un’officina locale del XIV secolo.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

D’Elia 1954: Michele D’Elia, Mostra dell’arte in Puglia dal tardo antico al Rococò, Bari 1964, 41-42.

 

D’Elia 1976: Michele D’Elia, "A proposito della Cattedrale di Trani", in Scritti di storia e di arte pugliesi in onore dell’Arcivescovo Mons. Giuseppe Carata, Fasano 1976, 121-148.

 

Ronchi 1983: Benedetto Ronchi, Guida al Museo Diocesano di Trani, Fasano 1983, 215.

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SchedatorePaola Coniglio
Data di compilazione03/02/2015 18:59:26
Data ultima revisione20/02/2017 21:22:35
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/493
OggettoTrani, Museo diocesano, frammento di lastra tombale di un canonico della famiglia Porcelli
Collocazione originaria
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologiaprima metà del XV secolo
Autoreignoto scalpellino locale attivo nella prima metà del Quattrocento
Descrizione

Il frammento, attualmente ospitato presso il Museo diocesano di Trani, costituisce un residuo della parte superiore di una lastra tombale quattrocentesca. Su di essa, sebbene mutila, si leggono ancora, parzialmente, il ritratto del defunto, al centro, racchiuso all’interno di un clipeo – lungo il cui perimetro doveva un tempo svolgersi l’iscrizione funeraria, visibile oggi solo nella metà superiore – e, ai lati di quest’ultimo, due stemmi della famiglia Porcelli.

Il volto del deposto, eseguito ad altorilievo, è ripreso frontalmente e delineato nei tratti principali: le orecchie sono sporgenti, gli occhi grandi, i capelli ottenuti con rapide linee incise. Se oscura (al di là del solo nome) rimane l’identità del titolare della lastra, la tonsura che egli sfoggia consente di stabilire che dovesse essere un religioso. Una conferma potrebbe arrivare dalla coincidenza tra il nome, “Domi(ni)cus Porcell(us)”, ancora visibile nella porzione del titulus pervenutaci e quello registrato in un elenco di canonici tranesi, vissuti nel XV secolo, che compare nel volume La Puglia nel secolo XV, da fonti inedite (1901-1907), di Francesco Carabellese (II, 1907, 21: “Dompnus Dominicus Porcellus canonicus ecclesie Tranensis”).

Per quanto riguarda i due stemmi gemelli, essi si presentano in forma di scudi sannitici, troncati: nella parte superiore è raffigurato un suino passante, in quella inferiore compaiono due fasce ondate.

Immagine
Committente
Famiglie e persone

Porcelli (o Porcello)

Iscrizioni

Epigrafe frammentaria:

"DOP · R · DOM·I·(NI)CVS PORCEL·L· C[anonicus?] [...]".

Stemmi o emblemi araldici

Stemmi della famiglia Porcelli.

Note

Ignota è la collocazione originaria: non sembrano esserci neppure documenti che attestino la presenza, in antico, della famiglia Porcelli all’interno della Cattedrale (da cui provengono, in gran parte, gli oggetti artistici in custodia presso il Museo diocesano di Trani).

La lastra è spaccata trasversalmente; l’insolita ‘impaginazione’ non permette di stabilire quanto di essa sia andato perduto. Inoltre, proprio il particolare impianto, insieme all’assenza di segni di calpestio, sembrerebbero indizi di una primitiva sistemazione non pavimentale.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Carabellese 1907: Francesco Carabellese, La Puglia nel secolo XV, da fonti inedite, Bari 1901-1907, II, 1907, 21. 

 

Ronchi 1983: Benedetto Ronchi, Guida al Museo Diocesano di Trani, Fasano 1983, 76.

Allegati
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SchedatoreMichela Tarallo
Data di compilazione17/02/2015 16:41:31
Data ultima revisione20/02/2017 21:25:33
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/497
OggettoTrani, Museo diocesano, lastra tombale dell'arcivescovo Juan Bautista de Ojeda de Herrera
Collocazione originaria
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1573 circa (anno di morte del titolare della lastra)
Autoreanonimo scalpellino locale della seconda metà del Cinquecento
Descrizione

Conservata nel "Lapidario" del Museo diocesano di Trani, e proveniente dal pavimento della Cattedrale, la lastra reca l’effigie a bassorilievo dell'arcivescovo di Trani, spagnolo di origine, Juan Bautista de Ojeda de Herrera, rappresentato a figura intera e abbigliato con i paramenti della sua dignità.

Ferdinando Ughelli, che registra il personaggio in questione nell’elenco degli arcivescovi tranesi (Italia sacra, 1659, col. 1237), ricorda che egli ottenne tale incarico il 26 gennaio del 1560, che il 27 agosto 1571 fu trasferito ad Agrigento e che morì nel 1573.

I caratteri formali della lastra confermano un’esecuzione prossima alla data di morte del prelato.

Il defunto è ritratto in atteggiamento solenne, disteso, con il viso sbarbato e gli occhi chiusi. Indossa una veste talare ampia e lunga fino ai piedi, al di sopra della quale si intravvedono la dalmatica e la pianeta. Il capo, mitrato, poggia su un cuscino fornito di quattro nappe agli angoli. Nella mano sinistra stringe il pastorale, la destra è  invece ‘bloccata’ nel gesto benedicente.

In alto a sinistra, nello spazio di risulta tra il cuscino e la cornice è lo stemma (partito, con un pino nella destra araldica), timbrato dal tipico cappello prelatizio a tesa larga (galero), adorno di due cordoni pendenti ai lati. A contrassegnare lo status del gisant compare, sulla sommità dello stemma, una croce astile.

Ai piedi del vescovo è l’epitaffio, in lettere capitali incise, disposto su tre linee.

Semplice e tecnicamente povera, la lastra è collocabile entro la routine delle botteghe specializzate. Per quanto possa pesare su di essa una forte abrasione della superficie, si tratta di un prodotto mediocre: guastata da una certa rigidità formale ed espressiva, da una piattezza del modellato e da una percettibile imperfezione nelle proporzioni, l’opera va assegnata ad un anonimo e non troppo abile scalpellino attivo a Trani nell’ultimo quarto del XVI secolo.

Immagine
CommittenteJuan Bautista de Ojeda de Herrera
Famiglie e persone

De Ojeda (o De Oxeda) de Herrera

Iscrizioni

La scarsa illuminazione non ha consentito la lettura dell’epigrafe.

Benedetto Ronchi (1983, 75) riferisce non solo che l’iscrizione fu dettata dallo stesso vescovo, ma anche che quest’ultimo si definì in essa “peregrinus iuxta peregrinum” (purtroppo non è stato possibile accertare tale testimonianza).

Stemmi o emblemi araldici

Stemma del vescovo Juan Bautista de Ojeda de Herrera.

La croce astile semplice, ad una sola traversa, che figura in palo dietro allo stemma, rappresenta, nell’araldica ecclesiastica, la dignità di vescovo. Quest’ultima non trova una piena rispondenza nel cappello che timbra lo stemma in luogo dell’elmo, che appare privo dei sei fiocchi pendenti che convenzionalmente identificano, araldicamente, il grado vescovile. 

Note

La forte consunzione dovuta al calpestio denuncia chiaramente una provenienza terragna del marmo.

Non sembrano esserci documenti che attestino la sua precisa e originaria collocazione. Il primo ad indicarne una provenienza dal pavimento della Cattedrale sembra essere stato Ronchi nel 1983: oltre ad essere una testimonianza tarda, la sua appare anche una testimonianza ‘generica’: “la lastra [...], posta a livello del piano di calpestio della pavimentazione della Cattedrale, ha subito notevoli danni nel corso dei secoli” (Ronchi, 1983, 75).

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Ronchi 1983: Benedetto Ronchi, Guida al Museo diocesano di Trani, Fasano 1983, 75.

 

Sarlo 1897: Francesco Sarlo, Il Duomo di Trani, monumento nazionale storicamente ed artisticamente descritto..., Trani 1897, 64.

 

Ughelli 1659: Ferdinando Ughelli, Italia sacra sive de episcopia Italiæ..., Roma 1659, col. 1237.

Allegati
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SchedatoreMichela Tarallo
Data di compilazione17/02/2015 16:57:54
Data ultima revisione20/02/2017 21:28:26
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/498
OggettoTrani, Museo diocesano, lastra tombale di Cornelia Palagano (e di Giustina Rocca)
Materialemarmo
Dimensioni
Cronologia1492 circa
Autoreanonimo scalpellino locale di fine Quattrocento
Descrizione

Il pezzo, collocato attualmente nel lapidario del Museo diocesano di Trani, proviene dal pavimento della navata destra della Cattedrale, ed è per questo motivo che appare piuttosto consunto.

La lastra tombale araldico-epigrafica di Cornelia Palagano, giovane donna morta a diciannove anni, rappresenta un’importante testimonianza dell’affetto che Giustina Rocca, madre di Cornelia, provava verso la figlia, la quale viene ricordata nel titulus funerario come “unica speranza dei fratelli e luce della madre”. Quest’ultima, vissuta nella seconda metà del Quattrocento († 1502), fu un insigne personaggio e divenne presto una sorta di eroina locale, grazie al ricordo che di lei diede Cesare Lambertini.

Nella prima edizione del De iure patronatus, opera stampata a Venezia nel 1533, il Lambertini infatti raccontò l’episodio, accaduto l’8 aprile 1500, della celebre sentenza arbitrale (per una questione ereditaria) pronunciata in lingua volgare dalla donna nel Tribunale di Trani, durante il governo del veneziano Ludovico Contarini. Nacque da qui la fama di Giustina, ricordata come illustre giurista del suo tempo e passata alla storia come la prima donna avvocato. Giustina era del resto figlia d’arte: il padre Orazio, nobile napoletano del seggio di Montagna, era a sua volta un noto giurista.

In data imprecisata si sa che la donna andò in sposa a Giovanni Antonio Palagano, capitano regio prima a Cittaducale e poi ad Ostuni, dal quale ebbe quattro figli. Poco prima di morire, nel suo testamento, dettato il 5 giugno 1501, espresse il desiderio di essere sepolta nel Duomo di Trani insieme alle spoglie della figlia, a quella data già morta ("Item voluit dicta testatrix corpus suum sepeliri in majori ecclesia archiepiscopatus Tranensis cum habitu gloriose Virginis Marie in sepulcro [sic in Vitale 1912] condam Cornelie Palagane eius filie"; la trascrizione del testamento, che si conserva presso l’Archivio della Cattedrale di Trani, è in Vitale 1912, 803-805).

L’iscrizione, in lettere capitali incise, disposta su nove linee pressoché di uguale lunghezza, occupa il campo centrale della lastra ed è fiancheggiata, ai lati, da due stemmi entro scudi di tipica fattura quattrocentesca. A sinistra è l’arme, partita, delle famiglie Rocca-Palagano, sulla destra è l’arme, ugualmente partita, delle famiglie Rocca-Filangieri.

Immagine
CommittenteGiustina Rocca?
Famiglie e persone

Palagano

Rocca

Filangieri

Iscrizioni

HIC PALAGANA SITA EST CORNELIA NOBILIS O[LI]M/

QUE FVIT INSIGNIS RELIGIONE FIDE/

NEC EST QVA(M) CLARI IAM PROGENVERE PAREN[T]ES/

VNICA SPES FR(ATR)VM LUX QVOQ(VE) MATRIS ERAT/

NONDVM BIS DENOS ETAS SVA VIDERAT AN(N)OS/

CVM RAPIDO MORSV MORS VIOLENTA TV[L]IT/

ERGO ERIT NEC MERITO TOTA(M) DEFLE(N)DA PER V[R]BE(M)/

QVA(M)VIS CVM SVPERIS REGNA BEATA COLA[TUR]/

AN(N)O D(OMI)NI 1492 DIE 27 IAN[V]ARI.

Stemmi o emblemi araldici

Stemmi, partiti, Palagano-Rocca (sulla sinistra) e Palagano-Filangieri (sulla destra).

Note

È possibile che il marmo non fosse nato in origine come terragno, anche se da un certo momento in poi, come attestato da Benedetto Ronchi (1983, 53), fu sistemato nel pavimento della navata destra della Cattedrale di Trani, forse usato come coperchio di un deposito funerario sottostante. Dalla Cattedrale giunse successivamente al locale Museo diocesano. 

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Beltrani 1871: Giovanni Beltrani, Intorno ad una proposta di deputazione provinciale di storia patria, Barletta 1871, 36.

 

Lambertini 1533: Cesare Lambertini, Tractatus de iure patrona. Basilica Sancti Hieronymi Lambertina nuncupatus, utilis et quotidianus, editus per r. p. dominum Cesare Lambertini Tranensem, Venetiis, per Thomam Ballarinum de Ternengo Vercellensem, 1533.

 

La Sorsa 1954: Saverio La Sorsa, Storia di Puglia, III, 1954, 150-151.

 

Ronchi 1980: Benedetto Ronchi, Invito a Trani, Fasano 1980.

 

Ronchi 1983: Benedetto Ronchi, Guida al Museo Diocesano di Trani, Fasano 1983, 53.

 

Sarlo 1900: Francesco Sarlo, La pavimentazione del Duomo di Trani. Resoconto, Trani 1900, 23.

 

Vitale 1912: Vito Vitale, Trani dagli Angioini agli Spagnuoli. Contributo alla storia civile e commerciale di Puglia nei secoli XV e XVI, Bari 1912, 583, 597, 803-805. 

 

Vitale 1980: Giuliana Vitale, "La formazione del patriziato urbano. Ricerche su Trani", Archivio storico per le provincie napoletane, 19, 1980, 162.

 

Allegati
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SchedatorePaola Coniglio, Michela Tarallo
Data di compilazione05/02/2015 14:38:40
Data ultima revisione20/02/2017 22:23:18
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/495
OggettoTrani, Museo diocesano, lastra tombale di Nicola Antonio Lambertini senior
Collocazione originaria
Materialemarmo (?)
Dimensioni
Cronologiaprima metà del XV secolo
Autoreanonimo scalpellino, attivo a Trani nella prima metà Quattrocento
Descrizione

La lastra, che proviene dalla Cattedrale tranese, e che ancora alla fine dell’Ottocento subì uno spostamento all’interno della stessa chiesa ad opera di Francesco Sarli, ispettore onorario dei monumenti di Trani (1879-1906), è oggi ricoverata presso il Museo diocesano della città.

Essa riproduce, in bassorilievo, la figura del giudice Nicola Antonio Lambertini senior, dell’illustre famiglia bolognese Lambertini. Secondo la tradizionale iconografia, il giacente è raffigurato con gli occhi chiusi e le mani incrociate sul bacino. Il volto è incorniciato da una barba lunga e folta; il capo, ricoperto da un berretto (la toque del giudice?), poggia su un guanciale decorato con nappe negli angoli (visibili solo lungo il lato destro del cuscino). L’abbigliamento, consone alla moda in auge nella prima metà del Quattrocento, consiste in una veste lunga al ginocchio, al di sotto della quale il Lambertini indossa delle calzamaglie aderenti. I piedi poggiano su un cagnolino accovacciato, notoriamente simbolo di fedeltà.

L’iscrizione della lastra, incisa lungo lo spessore destro del marmo, commemora, insieme a Nicola Antonio Lambertini, anche la moglie di questi, Diana d’Alessandro: la posizione del titulus, in mancanza di testimonianze puntuali, permette di ipotizzare che il pezzo non fosse terragno ma che dovesse far parte in origine di un monumento funerario più articolato, di cui mancano però descrizioni.

È verosimile che in origine il monumento rispondesse alla tipologia funeraria dei cosiddetti “monumenti di famiglia”, ossia sepolture gentilizie dedicate a più membri del medesimo casato, e, più in particolare, alla tipologia dei monumenti “doppi”, che prevedevano la raffigurazione dei coniugi su di una medesima cassa sepolcrale: sul coperchio la figura del marito, nella fronte quella della moglie. Così come non è possibile stabilire se facesse parte del sepolcro anche una sorta di baldacchino, non è possibile neppure ipotizzare se l’urna avesse una struttura di appoggio particolare.

Posto nei pressi della porta del campanile della Cattedrale, il monumento dei due coniugi fu demolito nel 1720 (Manfredi, Zibaldoni) per volere dell’arcivescovo Davanzati; successivamente la (sola) lastra di Nicolantonio Lambertini fu collocata dal Sarli nel pavimento del presbiterio (il resto del monumento è andato invece perduto [reimpiegato?]).

La forte consunzione, conseguente alla sua ultima destinazione (prima del passaggio al Museo), non permette di compiere un’analisi dello stile dell’anonimo intagliatore. Tuttavia si può dire che il pezzo non si discosti da altri analoghi manufatti quattrocenteschi, presenti e attestati in gran quantità soprattutto a Napoli e in Campania.

Immagine
CommittenteDiana d'Alessandro (?) (cfr. Vitale 1980, 158, nota 106; Beltrani 1884, 414)
Famiglie e persone

Lambertini, di origine bolognese;

D’Alessandro, di origine napoletana;

Nicola Antonio Lambertini e la moglie Diana d’Alessandro ebbero quattro figli: Costanza, Mariula, Pietro e Bartolomeo (Vitale 1912, 592).

Iscrizioni

Epigrafe frammentaria. Nel lato destro del marmo, lungo il suo spessore:

 

"NICOLAVS ANTONIVS LAMBERTINVS ET DIANA DE ALEXANDRO DE NEAP(OLI) CONIVGES".

Stemmi o emblemi araldici
Note

Giovanni Beltrani, che nel 1884 poteva ancora osservare il sepolcro nella Cattedrale, “rincantucciato in un angolo del presbiterio, in cornu epistulæ”, trascrive per il monumento Lambertini-D’Alessandro anche alcune notizie reperite negli Zibaldoni manoscritti di Vincenzo Manfredi (1685-1732), conservati presso la Biblioteca comunale di Trani (ms. C.19).

La testimonianza di Manfredi, di cui si fa portavoce Beltrani, risulta preziosa sia perché permette di far luce sull’originaria ubicazione del monumento, sia perché attesta che fino alla demolizione del 1720, da parte dell’arcivescovo Davanzati, il monumento sepolcrale Lambertini-D’Alessandro doveva essere integro, oppure che lo fosse – se non altro – il sarcofago con entrambi i coniugi, dal momento che l’arme della moglie del Lambertini, dettaglio menzionato da Manfredi, non è oggi visibile.

Non essendo stato possibile consultare gli Zibaldoni di Manfredi, si riporta la trascrizione offerta da Beltrani: “Il sepolcro giusta la porta grande dell’Arcivescovato, a lato destro quando si entra in detta chiesa, per madama Diana D’Alessandro di Napoli moglie di messer Nicol’antonio Lambertino, con suo epitafio et arma [...]; Sepolcro in terra, giusta il detto sepolcro di messer Colantonio vicino la porta picciola dove si va al campanile, per lo primicerio Ventura, con l’arma et epitaffio”. A margine del primo di questi due riportati paragrafi è notato: “al presente vi è luogo vacuo, poiché, essendovi stato l’altare dei Santi Cosmo e Damiano, fu levato da monsignor Davanzati nel 1720” (Beltrani 1884, 414).

Fonti iconograficheIl monumento Lambertini-D'Alessandro è riprodotto (nella sola lastra che oggi si conserva al Museo diocesano di Trani) in Beltrani 1884, 414.
Fonti e documenti
Bibliografia

Beltrani 1884: Giovanni Beltrani, Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia durante i secoli XV e XVI, I, Milano 1884, 414.

 

Ronchi 1983: Benedetto Ronchi, Guida al Museo Diocesano di Trani, Fasano 1983, 54.

 

Sarlo 1897: Francesco Sarlo, Il Duomo di Trani, monumento nazionale storicamente ed artisticamente descritto..., Trani 1897, 29.

 

Vitale 1912: Vito Vitale, Trani deagli Angioini agli Spagnuoli. Contributo alla storia civile e commerciale di Puglia nei secoli XV e XVI, Bari 1912, 592.

Allegati
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SchedatoreMichela Tarallo
Data di compilazione17/02/2015 17:08:17
Data ultima revisione20/02/2017 22:49:05
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/499
OggettoTrani, Museo diocesano, Madonna di Fabrizio da Trani
Materialepietra dipinta
Dimensioni
Cronologia1467
AutoreFabrizio da Trani
Descrizione

Il rilievo, in pietra dipinta, raffigura la Madonna col Bambino che regge un disco col trigramma IHS. È conservata nel Museo diocesano di Trani ed è di particolare interesse per via della data e della firma di Fabrizio da Trani.

Proviene dal monastero di Gesù e Maria, abbandonato dai carmelitani, e fu collocata nella chiesa del Carmine nel 1819. Un'iscrizione ricordava la traslazione ("HAEC VENERANDA / JESUS IMAGO / QUAE OLIM / CENOBIUM OB HANC CIVITATEM POSITUM / EXORNABAT / EO DIRUTO TEMPORIS DECURSU / HANC ECCLESIAM A. D. 1819 / LAETIFICAT"). Il rilievo si aggiunto alle collezioni del Museo nel 1982 per donazione dei Barnabiti (si veda Ronchi 1983, 48).

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni

"1467 FRABICIUS DE TRANO ME INCISIT AT. PINXIT".

Stemmi o emblemi araldici
Note

Clara Gelao (2005, 275) ipotizza che allo stesso artista si possano ascrivere le decorazioni scultoree di Palazzo Caccetta.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Gelao 2005: Clara Gelao, "Il palazzo Caccetta a Trani", in Ead., Puglia rinascimentale, Milano 2005, 272-275.

 

Ronchi 1983: Benedetto Ronchi, Guida del Museo Diocesano di Trani, Fasano di Brindisi 1983.

Allegati
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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione30/12/2013 00:43:53
Data ultima revisione20/02/2017 22:38:00
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/417
OggettoTrani, Palazzo Arcivescovile, Madonna con il Bambino (dipinto)
Materialeolio su tavola
Dimensioni70 x 52 cm
Cronologiaseconda metà del XV secolo
AutoreAndrea Ritzos (Rico da Candia) (?)
Descrizione

La tavola raffigura la Madonna con il Bambino e due angeli.

Proviene dalla chiesa di Ognissanti a Trani dove era murata in una nicchia (Capozzi 1915, 245); qui la vede Salazaro (1877, 14) che per primo la introduce nel dibattito critico ritenendola opera di Luca da Candia. Per Gelao (1988, 139) trattasi di un errore del Salazaro che evidentemente si riferisce a Andrea Rico (o Rizo) da Candia. L’attribuzione a Andrea Ritzos è stata piuttosto discussa dalla critica: alcuni dubbi traspaiono in Gelao (1988, 139; 2002, 174; 2013, 206); Calò (1969, 21) suggerisce una cronologia a cavallo tra XVI e XVII secolo; Michele D’Elia e Pina Belli D’Elia (1969, 212) mantengono per l’esecutore dell’icona, che collocano ben dentro il Cinquecento, un cauto anonimato.

La tavola, vicina stilisticamente al trittico in San Nicola a Bari, datato attorno al 1451, è collocata da Gelao (1988, 139) nella seconda metà del XV secolo. Per Cleopazzo (2019, 347), la cronologia potrebbe spingersi a cavallo tra il 1479 e il 1512: la prima data è quella in cui il patronato della chiesa di Ognissanti passa a Pietro Lambertini (che muore nel 1512), giurista che compie i suoi studi a Padova, che Cleopazzo suggerisce come possibile committente dell’opera.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni

MPH ϴY / (IC) XC / O AГ. MIXAHA / O AГ. ГABPIHΛ

 

Stemmi o emblemi araldici
Note

L’iconografia, con la Madonna che abbraccia il Bambino con il tipico attributo del sandalo pendulo (Madonna della Passione), corrisponde a una Madonna Glykophilousa per Gelao (1988), mentre Cleopazzo (2019, 347), autore della scheda più recente sul dipinto, opta per una Madonna Eleousa.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Abbate 1993: F. Abbate, «Pittura e scultura del Rinascimento», in Storia del Mezzogiorno. Aspetti e problemi del Medioevo e dell’età moderna, a cura di Gérard Delille, Giuseppe Galasso, Roma 1993, 441-448, 458.

 

Abbate 2001: F. Abbate, Storia dell’arte nell’Italia meridionale. Il Cinquecento, Roma 2001, 364.

 

Amorese 1992: G. Amorese, Le cento chiese di Trani, Lecce 1992, 58.

 

Baltoyanni 1994: C. Baltoyanni, Icons. Mother of God, Athens 1994, 162, 165.

 

Bianco Fiorin 1988: M. Bianco Fiorin, «Pittori cretesi-veneziani e “madonneri”. Nuove indagini ed attribuzioni, Bollettino d’arte, LXXIII, 1988, 47, 71-84, 75.

 

Calò 1969: M. S. Calò, Contributo alla storia dell’arte in Puglia. La pittura del Cinquecento e del primo Seicento in terra di Bari, Bari 1969, 21-22.

 

Capozzi 1915: S. C. Capozzi, Guida di Trani, Trani 1915, 245.

 

Catalano 2019: D. Catalano, «Guardando a levante. Pittura post-bizantina nel Meridione d’Italia e altri fatti adriatici», in Rinascimento visto da Sud. Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500, a cura di Dora Catalano, Matteo Ceriana, Pierluigi Leone De Castris e Marta Ragozzino, cat. mostra (Matera, Palazzo Lanfranchi), Napoli 2019, 128-139, 133.

 

Chatzidakis 1993: N. Chatzidakis, in Da Candia a Venezia. Icone greche in Italia: XV-XVI secolo, a cura di N. Chatzidakis, cat. mostra (Venezia, Museo Correr), Athens 1993, 164.

 

Cleopazzo 2019: Nicola Cleopazzo, «Andrea Ritzos, Madonna Eleousa», in Rinascimento visto da Sud. Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500, a cura di Dora Catalano, Matteo Ceriana, Pierluigi Leone De Castris e Marta Ragozzino, cat. mostra (Matera, Palazzo Lanfranchi), Napoli 2019, 347.

 

Constantoudaki-Kitromilides 1998: M. Constantoudaki-Kitromilides, «La pittura di icone a Creta veneziana (secoli XV e XVI): questioni di mecenatismo, iconografia e preferenze estetiche», Atti del convegno (Iraklion-Chanià, 30 settembre - 5 ottobre 1997), a cura di G. Ortalli, Venezia 1998, 459-508, 496.

 

D’Elia, Belli 1969: M. D’Elia, P. Belli, Icone di Puglia, a cura di Pina Belli e Michele D’Elia, cat. Mostra, Bari, Pinacoteca Provinciale, 1969 (ciclostilato), pubblicato in Puglia e Basilicata tra Medioevo ed età moderna - Uomini spazio e territorio. Studi storici in onore di Cosimo D. Fonseca, a cura di Fernando Ladiana, Galatina 1988, pp. 199-217, 212.

 

Di Dario Guida 1993: M. P. Di Dario Guida, Icone di Calabria e altre icone meridionali, Soveria Mannelli 1993, 177.

 

Di Maggio 2010: A. Di Maggio, Trani passeggiando tra chiese e monasteri, Bari 2010, 58.

 

Ecclesia Omnium Sanctorum 1996: Ecclesia Omnium Sanctorum de Trani, Bari 1996, 23.

 

Gelao 1988a: Clara Gelao, «Andrea Rizo da Candia? 44. Madonna con Bambino», in Icone di Puglia e Basilicata dal Medioevo al Settecento, a cura di Pina Belli D’Elia, cat. mostra (Bari, Pinacoteca provinciale), Milano 1988, 139-140 (con bibliografia precedente).

 

Gelao 1988b: C. Gelao, «Tra Creta e Venezia. Le icone dal XV al XVIII secolo», in Icone di Puglia e Basilicata dal Medioevo al Settecento, a cura di Pina Belli D’Elia, cat. mostra (Bari, Pinacoteca provinciale), Milano 1988, 31-41, 34.

 

Gelao 1998: C. Gelao, «La pittura cretese in Puglia e i suoi riflessi sulla pittura locale tra la seconda metà del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento», n Andar per mare. Puglia e Mediterraneo tra mito e storia, a cura di Raffaella Cassano, Rosa Lorusso Romito, Marisa Milella, cat. mostra, Bari, Castello Svevo, 383-388, 383.

 

Gelao 2002: C. Gelao, «La pittura postbizantina a Creta e sulle coste adriatiche, XV-XVI secolo», in Percorsi del Sacro. Icone dai musei albanesi, a cura di C. Pirovano, cat. mostra (Vicenza, Gallerie di Palazzo Leone Montanari), Milano 2002, 169-188, 171, 174.

 

Gelao 2013: C. Gelao, «“Puia cum Veniexia. Veniexia cum Puia”. Arte veneta nella Puglia storica dal tardo Medioevo al Settecento», in V. Bianchi, C. Gelao, Bari, la Puglia e Venezia, Bari 2013, 117-331, 206.

 

Martini 1998: L. Martini, Cinquanta capolavori nel Museo nazionale di Ravenna, Ravenna 1998, 28.

 

Mostra dell’arte in Puglia 1964: Mostra dell’arte in Puglia dal tardo-antico al rococò, a cura di Michele D’Elia, cat. mostra (Bari, Pinacoteca provinciale), Roma 1964, 101-102.

 

Salazaro 1877: D. Salazaro, Studi sui monumenti della Italia meridionale dal IV al XIII secolo, Napoli 1877, II, 14.

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SchedatoreStefania Castellana
Data di compilazione14/12/2023 20:20:23
Data ultima revisione14/12/2023 20:20:23
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/735
OggettoTrani, Santa Maria di Colonna, dipinto con Madonna della Colonna e santi
Materialeolio su tela
Dimensioni
Cronologiafine Cinquecento-entro il secondo decennio del XVII secolo
AutoreGaspar Hovich (?)
Descrizione

Collocata nella conca absidale, la tela raffigura la “Madonna della Colonna”, immagine assai venerata, che riprende l’intitolazione stessa della chiesa (Santa Maria di Colonna).

Circondata da nuvole, angeli e teste di cherubini, la Madonna è assisa su una nube che poggia su una colonna e che parte dalla base del dipinto. Indossa una veste rosa e un manto verde e sostiene, con entrambe le mani, il Bambino in piedi sulle sue ginocchia. In basso, a figura intera partendo da sinistra, compaiono San Francesco d’Assisi, che reca sulle mani i segni delle stimmate e regge un Crocifisso; Santo Stefano papa, con il piviale dorato, mitra e palma del martirio; San Benedetto, con pastorale e libro; Sant’Antonio da Padova, con giglio e libro rosso aperto.

Mancano notizie documentarie che aiutino a far luce sulla genesi di quest’opera, stilisticamente collocabile tra la fine del Cinquecento e i primi venti anni del secolo successivo.

Ignorata fino ai giorni nostri dagli studi, la tela di recente ha subito un delicato intervento di restauro, e, in tale occasione, è stata oggetto di indagine da parte della Soprintendenza di Bari. Nel corso della presentazione al pubblico (degli interventi effettuati sull’opera), tenutasi nel giugno 2014, il restauratore Valerio Iaccarino e la funzionaria storica dell’arte Antonella Di Marzo, partendo dalla constatazione della preziosità del supporto tessile, hanno avanzato un’ipotesi attributiva dell’opera. Il dipinto, come appurato durante i lavori, sarebbe realizzato su un supporto con armatura a spina di pesce, molto usata dai pittori veneziani del Cinqecento e ricorrente nelle tele di costruzione fiamminga. Ciò ha indotto i due studiosi a a fare il nome di Gaspar Hovich (1550-1627), pittore fiammingo attivo in Italia e soprattutto in Terra di Bari. La datazione proposta dalla Di Marzo e da Iaccarino oscilla tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento.

Immagine
Committente
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note

Tra i quattro santi effigiati nel dipinto vi sono San Benedetto, e San Francesco. Non bisogna dimenticare che la fondazione del santuario si deve ai padri benedettini cassinesi (tra il 1098 e il 1104), e che, nel 1427, papa Martino V assegnò l’abbazia ai francescani osservanti, che rimasero nel monastero fino alla Soppressione ottocentesca.

Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni
SchedatoreMichela Tarallo
Data di compilazione08/09/2015 22:38:59
Data ultima revisione21/02/2017 10:42:50
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/544
OggettoTrani, miliari della via Traiana
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

La maggior parte delle colonne miliari si trova oggi all'interno della villa comunale di Trani; alcune sono andate perdute.

 

Prima attestazione
MaterialeCalcare
Dimensioni
Stato di conservazione
Cronologia108 -109 d.C.
Descrizione

A Trani sono attestate dal Corpus del Mommsen ben quindici iscrizioni itinerarie della via Traiana, delle quali oltre una decina erano presenti in città tra la fine del XV secolo e la metà del XVI secolo come risulta dalle trascrizioni di Fra Giocondo e di Jean Matal (Metellus).

Le colonne miliari sono pertinenti al tratto della via Traiana che si snodava nel territorio di Canosa, corrispondente al percorso Ordona-Canosa-Ruvo; è stato già evidenziato che nella città di Trani non solo si registra una delle più alte concentrazioni di questo genere di reperti ma che si tratta anche di quelli che, nello stesso distretto teritoriale, hanno subito uno spostamento maggiore, secondo quanto si ricostruisce dal numero delle miglia indicato nell'iscrizione (Silvestrini 1990); d'altra parte è noto che l'insediamento tardoantico dal quale si è sviluppato il fiorente porto medievale non era direttamente toccato dalla variante costiera della via Appia.

Immagine
Famiglie e persone

Sifola 

Lambertini 

Collezioni di antichità
Note

Un'importante tradizione antiquaria, attestata dall'iscrizione di Porta Bisceglie e presente anche nell'itinerario medievale di Guido (Guido, I 22), documenta il legame privilegiato della città con l'imperatore Traiano, che viene rappresentato come un secondo fondatore, dopo il mitico Tirenus, e la cui eponimia si riconosce chiaramente nella definizione di Traiana Urbs e nel toponimo Traianopoli, citato più tardi da Collenuccio (1548, 8). É molto probabile che la consistente presenza nel territorio circostante di colonne miliari recanti il nome dell'imperatore Traiano possa aver suggerito il legame storico tra la città (ma si veda anche la più antica testimonianza del geografo Guido, cfr. qui la sezione letteratura della scheda relativa alla città di Trani) e l'evergetismo dello stesso imperatore, fornendo un solido indizio da seguire per la costruzione a posteriori di una storia antica illustre. D'altra parte alla diffusione di questa tradizione antiquaria si potrebbe imputare la straordinaria concentrazione a Trani dei miliari della Traiana, il cui presumibile reimpiego all'interno del tessuto urbano avrebbe potuto avere la funzione di ribadire la presenza dell'imperatore Traiano nella città che egli stesso aveva reso monumentale.

Un esame delle attestazioni antiquarie già raccolte dal Mommsen consente, seppur per grandi linee, di conoscere i movimenti all'interno del tessuto cittadino che hanno compiuto, nel corso dei secoli, queste particolari antichità, che risultavano facili da spostare e riutilizzare e che inoltre esibivano, con una riconoscibilità immediata, il nome dell'imperatore Traiano.

Sembra importante sottolineare che almeno dalla metà del 1600 (secondo la testimonianza dello Stefanonius e di Gudius, silloge che dipende per Trani dal manoscritto, più antico, di una storia cittadina redatta, o quanto meno intrapresa, da Colantonio) si potevano vedere due miliari presso il palazzo della famiglia Cifola o Sifola (CIL IX 6033, 6040; probabilmente la collezione doveva risalire ad Ottavio, che possedeva anche l'iscrizione funeraria CIL IX 311) e altri due presso il  palazzo dei Lambertini (CIL IX 6031 - ora irreperibile - e CIL IX 6036).  Sembra probabile che le colonne erano state poste a incorniciare il portale di ingresso di tali dimore signorili secondo una prassi piuttosto diffusa.

Si segnala, infine, che nelle sillogi antiquarie non è stato rilevato il miliario ricavato da una colonna e reimpiegato nuovamente in Sant'Andrea: l'iscrizione è relativa a un restauro costantiniano dell'Appia Traiana (CIL IX 6038).

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia
Allegati
Link esterni

CIL IX: Theodor Mommsen, Corpus Inscriptionum Latinarurm, vol. IX Inscriptiones Calabriae, Apuliae, Samnii, Sabinorum, Piceni Latinae, Berolini 1883, nn. 6023-6025;6029-6031; 6033-6040; 6046, 6051.

 

Collenuccio 1548: Compendio delle historie del Regno di Napoli composto da messer Pandolpho Collenutio iurisconsulto in Pesaro [1498-1504], stampate in Vineggia, per Michele Tramezzino, 1548 d'il mese di aprile.

 

ERC I, II:   Marcella Chelotti, Vincenza Morizio, Rosanna Gaeta, Le epigrafi romane di Canosa, voll. I-II, Bari 1990.

 

Morizio 1990: Vincenza Morizio, Topografia dei rinvenimenti, in ERC II, 187-205.

 

Silvestrini  1990: Marina Silvestrini, I miliari della via Traiana in ERC II, 208-212.

 

SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione25/02/2015 02:36:25
Data ultima revisione18/05/2017 14:06:35
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/504
OggettoTrani, Museo diocesano, rilievo con Dace?
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Trani, Museo diocesano, n. inv. 604 

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco italico, a grana fine (venato di grigio)
Dimensionih 0,80; largh. 0,67; listello di base: h 0,05; spessore max 0,11
Stato di conservazione
CronologiaEtà traianea
Descrizione

Il rilievo proviene dalla cripta di Santa Maria de Rusis (ora chiesa di San Giacomo), tuttavia non si hanno informazioni precise sulle modalità di reimpiego (Ronchi 1983, 61, n. 206; Todisco 2002).

Su un campo neutro è raffigurato un barbaro che tiene con la mano destra il morso del cavallo; il personaggio, rappresentato frontalmente, è stante sulla gamba destra, con la sinistra piegata al ginocchio e scartata di lato; la testa è volta a sinistra.

Le lunghe bracae allacciate su stretti calzari di pelle, una casacca manicata e sblusata in vita e un ampio mantello affibbiato al collo, accanto alla capigliatura folta e alla barba appuntita, che si riconoscono nonostante lo stato di consunzione della testa, contribuiscono a individuare l'etnia dell'effigiato, chiaramente riconoscibile come un barbaro. A completare l'armamento, il balteo di una faretra attraversa obliquamente il petto del cavaliere, mentre, secondo Luigi Todisco, i due elementi rettangolari stretti nella mano sinistra sarebbero pertinenti al fodero di un arco; il cavallo porta come gualdrappa un'ampia pelle ferina che viene annodata alla base del collo.

L'opera rimanda per stile e per soggetto a prodotti urbani afferenti all'ambito del rilievo storico-narrativo; in particolare la lastra di Trani è stata più volte associata, per iconografia e stile, ai Daci della Colonna Traiana (in generale cfr. Leander Touati 1986, 74), anche se non si può escludere che il personaggio rappresentato potesse appartenere, come ausiliario, all'esercito romano (forse poteva trattarsi di un numerarius cfr. Todisco 2002).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

La presenza a Trani di un pezzo antico tanto pregevole, che non risulta però isolata se si valutano gli altri spolia marmorei riutilizzati in città, pare collegabile senza dubbio a un reimpiego, probabilmente medievale, del quale ci sfuggono ora i dettagli.

La lastra deve essere attribuita dunque a un importante centro romano della regione, quasi sicuramente Canosa, nel cui distretto territoriale rientrava anche Trani (già Ronchi 1983, ipotizzandone però una destinazione funeraria). In particolare, Luigi Todisco ha proposto di associare, sulla base di affinità metrologiche (dimensione delle figure), stilistiche e iconografiche (caratterizzazione dei personaggi e simili modalità di bardare il cavallo), il rilievo di Santa Maria de Rusis con il noto fregio con cavaliere e corteo reimpiegato a Castel del Monte, nel quale egli riconosce una scena di trionfo (Todisco 2002; contra de Lachenal 1991). Secondo tale lettura entrambe le lastre figurate sarebbero pertinenti a un monumento celebrativo delle campagne daciche di Traiano, che potrebbe riconoscersi nel c.d. Arco di Varrone a Canosa, un arco traianeo, analogo a quello di Benevento, che doveva scandire una tappa importante sulla via Traiana (non è unanime però l'interpretazione trionfale del monumento canosino che, data l'ubicazione, potrebbe anche essere un arco onorario o funerario).

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

De Lachenal 1990: Lucilla de Lachenal, "Il gruppo equestre di Marco Aurelio e il Laterano. Ricerche per una storia della fortuna del monumento dall'età medievale sino al 1538", parte I, Bollettino d'Arte, 75, 1990, 1-52.

 

De Lachenal 1991: Lucilla de Lachenal, "Il rilievo frammentario con cavalieri reimpiegato a Castel del Monte. Alcune note sugli esordi della scultura lapidea in Apulia", Rivista dell'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte, 14, 1991-1992, 131-152.

 

Leander Touati 1987: Anne-Marie Leander Touati, The great Trajanic frieze : the study of a monument and of the mechanisms of message transmission in Roman art, Stockholm 1987.

 

Ronchi 1983: Benedetto Ronchi, Il museo didocesano di Trani, Fasano 1983, 61 n. 203.

 

Todisco 2002: Luigi Todisco, "Rilievi romani a Trani, Castel del Monte, Canosa", in Scultura antica e reimpiego in Italia meridionale, Bari 2002, 65-81.

Allegati
Link esterni
SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione11/02/2015 09:46:52
Data ultima revisione12/04/2017 16:05:05
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/491
OggettoTrani, Ognissanti, capitello corinzio asiatico
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il capitello è reimpiegato, su un fusto monolitico in granito, sull'unica colonna libera della fronte del portico della chiesa di Ognissanti.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensioni
Stato di conservazione

Fortemente rilavorato; su tre lati mancano le volute, si registrano alcune lacune nelle parti aggettanti del lato che non è stato rilavorato.

CronologiaFine II secolo d.C.- inizio III secolo d.C.
Descrizione

Il capitello corinzio di tipo orientale presenta il calato rivestito da due corone di foglie acantine dalle digitazioni aguzze; le foglie del primo livello mantengono l'articolazione in lobi distinti e sono separate da una maglia di figure geometriche (due triangoli, un rettangolo e un rombo), determinate dal contatto delle digitazioni di ciascuna foglia.

Le foglie della seconda corona sono meno rifinite e articolate solo nella parte sommitale, anche la scanalatura centrale è segnata solo a partire da metà dell'altezza disponibile. La sagoma di sfondo è molto ampia e, tra questa e le digitazioni del lobo mediano delle foglie del secondo ordine, la zona d'ombra risulta molto stretta e allungata, quasi ridotta solo a un'incisione.

Le elici e le volute sono semplificate e piuttosto orizzontali, appiattite sotto l'abaco nel quale il cavetto è reso come un listello inclinato e l'ovolo sommitale è molto ridotto. Laddove non rilavorati, si distinguono brevi cauli ad angoli vivi.

Si tratta di un tipo ampiamente attestato in occidente (Pensabene 1997, 411, tipo XII; Demma 2007, 302-304, tipo 6), la cui produzione è stata di recente riportata, sulla base di studi di contesto, alla tarda età antonina o alla prima età severiana (Fischer 1990; Pensabene 1997).

La faccia rivolta verso l'esterno del portico è stata profondamente rilavorata a differenza di quella visibile dall'interno; le volute e le foglie acantine a sostegno di queste sono state eliminate come a realizzare una sorta di foglia d'acqua liscia a sostegno dell'abaco, in un caso vi è stata scolpita, a bassissimo rilievo e in prossimità del margine superiore, una rosetta. Le foglie del secondo ordine risultano rimpicciolite, sono state accorciate le digitazioni, e la superficie del calato è stata ribassata come si vede dai segni lasciati dalla gradina al posto dei cauli e, al centro del calato, tra le elici.

É possibile che questa massiccia rilavorazione sia stata determinata dalla necessità di ingentilire lacune e fratture del pezzo antico; però la tendenza a privilegiare la visione della fronte rilavorata e il fatto che si riscontrino analoghe modifiche in alcuni dei capitelli reimpiegati all'interno della chiesa sembrerebbe indicare un intervento programmatico. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Demma 2007: Filippo Demma,  Monumenti pubblici di Puteoli, Monografie della Rivista Archeologia Classica, 3 ns.2, Roma 2007.

 

Fischer 1990: Moshe L. Fischer, Das korinthische Kapitell im Alten Israel in der hellenistischen und römischen Periode.  Studien zur Geschichte der Baudekoration im Nahen Osten, Mainz 1990.

 

Pensabene 1997: Patrizio Pensabene, "Marmi di importazione, pietre locali e committenza nella decorazione architettonica di età severiana in alcuni centri delle province Syria et Palestina e Arabia", Archeologia Classica,  49, 1997, 275-422.

 

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione11/02/2015 01:42:47
Data ultima revisione18/05/2017 14:26:52
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/487
OggettoTrani, Ognissanti, capitello corinzio asiatico
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Il capitello è reimpiegato nella Chiesa di Ognissanti sulla prima colonna libera sul lato sinistro della navata principale, procedendo verso l'altare.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensioni
Stato di conservazione

Lo stato di conservazione è buono; si registrano alcune lacune nelle parti aggettanti.

CronologiaEtà severiana
Descrizione

Il calato è articolato in due corone di acanto; le foglie presentano il caratteristico aspetto asiatico con digitazioni aguzze che, nella prima corolla, congiungendosi a quelle della foglia contigua, determinano zone d'ombra conformate come una maglia di figure geometriche consecutive. Le foglie della seconda corona sono articolate in tre lobi e l'ultima foglietta di quello inferiore, l'unica intagliata, si congiunge con la sagoma di sfondo, determinando uno stretto occhiello semilunato cui segue uno spazio centrale trapezoidale, formato dai due lobi che si uniscono superiormente (motivo a corna); da questo punto si levano brevi cauli a spigolo vivo.

Manca lo stelo del fiore d'abaco, mentre il calicetto è sostituito da una foglia d'acqua sulla quale convergono le elici a nastro piatto che, come le volute, sono molto ridotte e impostate quasi orizzontalmente. L'abaco è semplificato; come di consueto in questo tipo di prodotti è possibile seguire l'orlo terminale del calato che si perde solo in corrispondenza delle volute.

Il capitello di Trani appartiene a una tipologia di produzione asiatica molto diffusa in tutto l'impero a partire dall'età severiana (Fischer 1990, 47 s., tipo IVCb, attribuito all'età di Settimio Severo; Pensabene 1997, 383, 410, tipo X; Demma 2007, 300-302, tipo 4). In Puglia capitelli analoghi sono noti ad esempio a Siponto, reimpiegati in Santa Maria.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Demma 2007: Filippo Demma,  Monumenti pubblici di Puteoli, Monografie della Rivista Archeologia Classica, 3 ns.2, Roma 2007.

 

Fischer 1990: Moshe L. Fischer, Das korinthische Kapitell im Alten Israel in der hellenistischen und römischen Periode.  Studien zur Geschichte der Baudekoration im Nahen Osten, Mainz 1990.

 

Pensabene 1997: Patrizio Pensabene, "Marmi di importazione, pietre locali e committenza nella decorazione architettonica di età severiana in alcuni centri delle province Syria et Palestina e Arabia", Archeologia Classica,   49, 1997, 275-422.

 

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione11/02/2015 01:58:16
Data ultima revisione18/05/2017 14:36:53
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/488
OggettoTrani, Ognissanti, capitello corinzio asiatico
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Trani, Chiesa di Ognissanti. Il capitello è reimpiegato sulla seconda colonna sul lato sinistro della navata principale, procedendo verso l'altare.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensioni
Stato di conservazione

Lacunoso e rilavorato

Cronologiatarda età antonina/ età severiana
Descrizione

Il capitello, di tipo corinzio orientale, è stato profondamente rilavorato nella parte superiore. Dell'impianto originario resta solo la prima corona di foglie che, secondo lo schema ricorrente, risultano separate da una maglia di figure geometriche contigue, individuate dal congiungersi delle rispettive digitazioni aguzze.

La seconda corona è stata completamente rilavorata: le foglie sono state abbreviate e ridotte a palmette, mentre sono state completamente scalpellate le volute laterali e le rispettive foglie di sostegno, così da portare a nudo il calato e ottenere una sorta di foglia d'acqua a sorreggere l'abaco. In corrispondenza degli interveneti medievali, dove la superficie è ribassata, si vedono i segni della gradina; sono state risparmiate però le elici e le foglie interne dei calici laterali e una parte del calice stesso.  L'assenza del calicetto del fiorone d'abaco, sostituito dalle foglie interne dei cauli che si uniscono sotto le elici, consente forse di avvicinare il capitello di Trani ai tipi XII e XIII della classificazione di Pensabene (Pensabene 1997, 411, fig. 17) e al capitello qui reimpiegato sulla fronte del portico. Si propone qui una generica datazione alla tarda età antonina e alla prima età severiana.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Pensabene 1997: Patrizio Pensabene, "Marmi di importazione, pietre locali e committenza nella decorazione architettonica di età severiana in alcuni centri delle province Syria et Palestina e Arabia", Archeologia Classica, 49, 1997, 275-422.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione11/02/2015 02:07:22
Data ultima revisione18/05/2017 14:50:59
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/489
OggettoTrani, Ognissanti, capitello corinzio asiatico rilavorato
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Trani, chiesa di Ognissanti. Il capitello è reimpiegato sul fusto in granito della prima colonna libera del lato destro della navata principale, procedendo verso l'altare.

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensioni
Stato di conservazione

Qualche lacuna e alcune abrasioni della superficie nella parte inferiore; ampie rilavorazioni nella porzione sommitale

CronologiaIII secolo d.C. (?)
Descrizione

L'elemento architettonico, un capitello corinzio di tipo asiatico, si presenta fortemente rilavorato come il capitello reimpiegato sulla seconda colonna della fila di sinistra e come quello sull'unica colonna libera della facciata; lo scalpellino medievale ha eliminato foglie e volute laterali per ottenere una sorta di ampia foglia liscia a sostegno dell'abaco, mentre sono stati risparmiati e forse rilavorati i calici e la parte bassa delle foglie in modo da ottenere una sorta di palmetta, secondo lo stesso gusto sono state abbreviate le estremità delle foglie mediane e superiori.

Si nota in un caso che, tra la foglia mediana e il calicetto, è stato inciso una sorta di motivo vegetale (Ronchi 1983, fig. 60; si riconosce inoltre un tentativo di rilavorazione della superficie visibile, scolpita con una costolatura centrale, della grossa foglia liscia, risultante dall'eliminazione della voluta. Anche l'abaco è profondamente rilavorato, sembra assimilato a quello dei capitelli coevi creando, negli angoli, una specie di lobi concavi piuttosto profondi (cfr. i capitelli medievali sulle semicolonne laterali ).

La conformazione della zona d'ombra ad ampio semicerchio sulla quale si stringono le prime digitazioni del lobo mediano delle foglie della corona superiore, la morfologia dei cauli, la mancanza del calicetto, sostituito dalle foglie esterne dei cauli laterali, consentono di accostare il capitello di Trani al gruppo XIIIa della classificazione di Pensabene (Pensabene 1997, 441; cfr. Fischer 1990, 44, tipo III D,c. In particolare il pezzo risulta confrontabile con un esemplare dalla Basilica di Ascalona, Pensabene 1997, fig. 123). L'ampia diffusione del tipo rispetto a una solida omologazione delle caratteristiche ne conferma la produzione unitaria nell'isola di Proconneso, presso le cave e la successiva vendita del manufatto finito; questa tipologia di capitelli è ritenuta genericamente inquadrabile nel III secolo d.C. (Pensabene 1997, 371).

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Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Fischer 1990: Moshe L. Fischer, Das korinthische Kapitell im Alten Israel in der hellenistischen und römischen Periode. Studien zur Geschichte der Baudekoration im Nahen Osten, Mainz 1990.

 

Pensabene 1997: Patrizio Pensabene, "Marmi di importazione, pietre locali e committenza nella decorazione architettonica di età severiana in alcuni centri delle province Syria et Palestina e Arabia", Archeologia Classica, 49, 1997, 275-422.

 

Ronchi 1982: Benedetto Ronchi, La Chiesa d’Ognissanti di Trani. Un prezioso esemplare dell'architettura romanica in Puglia, Fasano di Brindisi 1982, fig. 60.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione23/02/2015 02:25:47
Data ultima revisione19/05/2017 01:30:17
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/501
OggettoTrani, Ognissanti, capitello ionico rilavorato come base
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Trani, chiesa di Ognissanti, reimpiegata nella seconda colonna libera del portico

Prima attestazione
Materiale
Dimensionih cm 20; lungh. cm 51; ovoli h cm 8
Stato di conservazione

Lacune negli spigoli; la superficie è molto consunta specialmente nel toro superiore. L'intaglio antico si legge sulla fronte e sul retro originari, completamente rilavorato e lisciato risulta il balteus della voluta.

Cronologia
Descrizione

La base modanata è stata ricavata da un capitello ionico del quale resta visibile sui due lati il kyma dell'echino in un caso completo anche della spirale della voluta.

Dal capitello è stata ottenuta la base con il suo plinto quadrangolare di appoggio, scolpito nella fascia compresa tra le volute, mentre la porzione corrispondente al canale delle volute e all'abaco è stata utilizzata per scolpire due tori molto brevi separati da una scozia. In maniera inconsueta il capitello non è stato ribaltato per poter sfruttare come base la superficie più estesa dell'abaco secondo una prassi comune in casi di reimpiego analoghi.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
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Fonti e documenti
Bibliografia
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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione11/02/2015 09:19:44
Data ultima revisione12/04/2017 17:05:29
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/490
OggettoTrani, Sant'Agostino, leone funerario
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Trani, Chiesa di Sant'Agostino 

Prima attestazione
MaterialeCalcare
Dimensioni
Stato di conservazione

Si devono a un restauro moderno le zampe posteriori dell'animale realizzate in una sorta di altissimo rilievo. Sulla sommità del capo un foro circolare e la rilavorazione della superficie, finalizzata a creare un piano di posa, lasciano intuire un precedente reimpiego come leone stiloforo, a questa sistemazione potrebbe essere relativo anche un forellino sul dorso, appena sotto l'attacco della criniera. La superficie antica è abrasa in diversi punti; non si leggono gli occhi e l'attacco frontale della criniera.

Cronologia50 a.C.-50 d.C.
Descrizione

 Il leone, evidentemente di destinazione funeraria, è ritratto in posizione di attacco, piegato sulle zampe anteriori con la destra posata su una protome di ariete (Mansuelli 1956, schema A). Le dimensioni (media grandezza) potrebbero suggerire l'appartenenza ad una coppia, presentata come di consueto in atteggiamento speculare e posta "a guardia" di un monumento funerario, secondo una prassi che rimanda alle architetture funerarie di ambito greco e microasiatico.

La statua poteva essere associata a monumento ad altare (Pompei) oppure a un sepolcro a cilindro su podio (Sepino) o ad esempio ad un monumento a edicola o tholos su podio (Aquileia, Ostia).

La data incisa sulla base (1513) è stata posta sul pezzo antico in occasione del reimpiego nella chiesa di Sant'Agostino.

In relazione alla tipologia del monumento di appartenenza se ne propone una datazione tra la seconda metà del I secolo a.C. e la prima metà del successivo.

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Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Mansuelli 1956: Guido Achille Mansuelli, "Leoni funerari emiliani", Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abteilung, 63, 1956, 66-89.

 

Todisco 1986: Luigi Todisco, "Un nuovo leone funerario a Trani", Taras, 6, 1986, 129-137.

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione23/02/2014 18:03:14
Data ultima revisione12/04/2017 17:10:40
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/324
OggettoTrani, Santa Maria di Colonna, architrave con iscrizione
Luogo di provenienzaCanosa
Collocazione attuale

Trani, reimpiegato come architrave nel portale principale della Chiesa di Santa Maria di Colonna

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio)
Dimensioni
Stato di conservazione

Mancante della cimasa; si registrano inoltre diverse lacune nel kyma di separazione tra la corona e il fregio che è privo dello spigolo superiore destro.

Cronologiafine II secolo d.C. (post 197-198)
Descrizione

L'elemento architettonico è riutilizzato come architrave nel portale principale e inquadrato su entrambi i lati da sfingi, probabilmente realizzate da blocchi antichi di proconnesio.

Il lato visibile dall'esterno mostra un fregio-architrave a due fasce di aggetto crescente, procedendo verso l'alto, separate da un tondino, intagliato a sua volta in un motivo a corda, e delimitate in alto dalla successione di un astragalo (perline allungate e fusarole romboidali), di un kyma lesbio trilobato, realizzato su una gola rovescia, e di un listello liscio. Il fregio è decorato da lunghe baccellature con una lunetta semicircolare alla base, cui seguono un astragalo e un kyma ionico di chiusura (ovoli separati da freccette).

È possibile individuare i margini del blocco, che risulta incassato in leggero aggetto nella muratura medievale; questi appaiono scanditi, all'altezza del fregio, da una foglia acantina angolare.

Sul lato visibile dall'interno della chiesa si legge l'iscrizione, distribuita su fasce modanate, realizzate nell'intera altezza disponibile corrispondente all'architrave e al fregio, e probabilmente mutila della prima riga, che si deve ipotizzare si sviluppasse nello spazio della cimasa.

Il testo menziona un curator pecuniae (annonariae), magistrato che aveva il compito di assicurare al consumo pubblico la quantità di beni alimentari necessaria per la durata della carica (cfr. ERC I, 82-84) e l'ordo decurionum che è presente con l'attributo splendidissimus. L'iscrizione dovrebbe riferirsi a un atto di munificenza, probabilmente la costruzione o un altro intervento edilizio relativo all'edificio di appartenenza dell'architrave, compiuto dall'ignoto magistrato.

Le modalità di lavorazione, che risultano peculiari nella serie contigua di forellini di trapano che determina il profilo delle baccellature, la successione delle modanature e lo stile di queste (ad es. il kyma lesbio con archetto interrotto superiormente e doppia cornice) si qualificano, in accordo con l'uso del marmo proconnesio, come tipiche di maestranze asiatiche (si veda in particolare per l'Italia meridionale: Pensabene 1997).

Si notano, in questo senso, affinità con gli elementi architettonici canosini sicuramente attribuiti al tempio di Giove Toro, ma il fatto che la successione delle modanature non trovi corrispondenze precise nelle partiture architettoniche del tempio e le differenti caratteristiche stilistiche sembrano suggerire cautela nell'attribuire la cornice a tale complesso monumentale, senza dover escludere, tuttavia, che Canosa sia stato il centro di provenienza del prezioso spolium.

In base ai confronti individuati e alla presenza nell'iscrizione dell'attributo splendidissimus, riferito all'ordine dei Decurioni, che non pare attestato in ambito regionale prima del 198 d.C. (cfr. ERC I, 84), si propone per il marmo una datazione tra la fine del II secolo d.C. e l'inizio del seguente. 

 

Si riporta di seguito la trascrizione del testo (cfr. Caruso 2005):

[------?]

[---]c̣urator pecuniae ad annonam per[---]

splendidissimus ordo

[------?]

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Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Caruso 2005: Fabio Caruso, scheda nel database Eagle n. EDR080087.

 

Cassano, Carletti 1992: Raffaella Cassano, Carlo Carletti, "Trani" , in Principi imperatori vescovi: duemila anni di storia a Canosa, a cura di Raffaella Cassano, catalogo della mostra (Bari, 27 gennaio-17 maggio 1992), Venezia 1992, 901-906. 

 

ERC I: Marcella Chelotti, Vincenza Morizio, Rosanna Gaeta, Le epigrafi romane di Canosa, vol. I , Bari 1990, 82-84, n. 49 (V. Morizio).

 

Pensabene 1997: Patrizio Pensabene, "Edilizia pubblica e committenza. Marmi e officine in Italia meridionale e Sicilia durante il II e III secolo d.C.", Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di archeologia, 69, 1996-1997, 33-88.

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Caruso 2005: Fabio Caruso, scheda nel database Eagle n. EDR080087.

SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione26/02/2014 13:12:17
Data ultima revisione19/05/2017 13:42:50
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/326
OggettoTrani, vico Ognissanti, lastra di sarcofago a colonne
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Trani, vico Ognissanti n. 38 (reimpiegato nella facciata di un edificio privato)

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco (proconnesio?)
Dimensionih 0,32; largh. 1,70
Stato di conservazione

Rotto ai lati, potrebbe essere stato resecato sul margine superiore mentre non è possibile verificare la parte inferiore che pare continuare sotto il livello attuale del piano; la superficie è molto abrasa, non si conservano i dettagli del volto e del corpo degli angeli, eccetto che per il piumaggio delle ali, una profonda lesione verticale corre quasi al centro della prima nicchia.

CronologiaVI secolo d.C.
Descrizione

La lastra di sarcofago rappresenta una delle testimonianze più tarde della produzione costantinopolitana di sarcofagi a rilievo: oltre il VI secolo non si conoscono casse decorate prodotte a Costantinopoli (cfr. Brandeburg 2004, 17) mentre a Roma la produzione deve essersi arrestata almeno dal IV secolo.

Il campo figurato è articolato in nicchie arcuate separate da colonnine, eredità della tradizione dei sarcofagi figurati di tipo architettonico di matrice microasiatica; del prospetto colonnato resta ora visibile solo il capitello (si distinguono appena l'acanto spinoso, il canale dell'abaco e il fiorone che vi si staglia sopra). Si conservano tre nicchie complete e una breve porzione della quarta di una composizione complessiva di cinque elementi: il posto centrale era occupato da una croce con le estremità espanse, mentre gli angeli figuravano all'interno delle nicchie laterali (due per lato). Negli spazi di risulta tra le arcate sono scolpiti kantharoi con il piede campanulato; gli angeli sono rappresentati alati e con i capelli lunghi a coprire il collo. La decorazione architettonica si riduce ai soli capitelli mentre la ghiera degli archi è segnata da una fascio di tre modanature lisce.

Il soggetto si presta alla lettura simbolica degli angeli come militia Christi, custodi della Croce, secondo uno schema iconografico che vede generalmente ritratti gli apostoli Pietro e Paolo ai lati della Croce (cfr. il cd. Sarcofago del Principe, in Deckers 2004, tav. 6), che risultano sostituiti, in epoca più avanzata, dagli angeli (Pasi 1976).

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Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

D'Angela 1992:Cosimo d'Angela, "La documentazione figurativa", in Principi imperatori vescovi: duemila anni di storia a Canosa, a cura di Raffaella Cassano, cat. mostra (Bari), Venezia 1992, 888-891, fig. 2.

 

Deckers 2004: Johannes Georg Deckers, "Theodosianische Sepulkralplastik in Kostantinopel", in Sarcofagi tardoantichi, paleocristiani e altomedievali, atti della giornata tematica dei Seminari di Archeologia Cristiana (Roma, 8 maggio 2002), a cura di Fabrizio Bisconti e Hugo Brandeburg, Città del Vaticano 2004, 35-52.

 

Brandeburg 2004: Hugo Brandeburg, "Osservazioni sulla fine della produzione e dell'uso dei sarcofagi a rilievo", in Sarcofagi tardoantichi, paleocristiani e altomedievali, atti della giornata tematica dei Seminari di Archeologia Cristiana (Roma, 8 maggio 2002), a cura di Fabrizio Bisconti e Hugo Brandeburg, Città del Vaticano 2004, 3-34.

 

REP II: Dresken-Weiland Jutta, Repertorium der christlich-antiken Sarkophage, Italien mit einem Nachtrag Rom und Ostia, Dalmatien, Museen der Welt, Wiesbaden 1998, 127, n. 416.

 

Pasi 1980: Silvia Pasi, "Un rilievo bizantino con raffigurazione di angeli conservato a Trani", Vetera Christianorum, 17, 1980, 107-118.

 

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SchedatoreStefania Tuccinardi
Data di compilazione28/03/2014 00:00:17
Data ultima revisione12/04/2017 17:22:18
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/333
NomeTrani
Status amministrativoComune capoluogo di provincia (insieme a Barletta e Andria)
Estensione del territorio comunale102 kmq
Popolazione56.217 (gennaio 2016)
MuseiMuseo diocesano; Museo ebraico
ArchiviArchivio di Stato
BibliotecheBiblioteca comunale Giovanni Bovio (http://www.bibliotecaboviotrani.it/ ); Biblioteca diocesana; Biblioteca dell'Archivio di Stato
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