Oggetto | Lucera, veduta urbana (1690) | |
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Collocazione | Lucera | |
Immagine | ![]() ![]() | |
Materiali e tecniche | ||
Dimensioni | ||
Cronologia | ||
Autore | ||
Soggetto | Lucera | |
Descrizione | Vi sono raffigurati la cinta fortificata con le porte urbiche, la cattedrale, la Reggia di Diomede, la fortezza angioina. | |
Iscrizioni | ||
Famiglie e persone | ||
Note | ||
Riproduzioni | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | ||
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | ||
Data di compilazione | 12/10/2013 14:03:18 | |
Data ultima revisione | 29/01/2017 01:07:37 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Disegno/170 |
Oggetto | Lucera, veduta urbana (1703) | |
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Collocazione | a stampa | |
Immagine | ![]() | |
Materiali e tecniche | incisione | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1703 | |
Autore | ||
Soggetto | Lucera | |
Descrizione | ||
Iscrizioni | in alto: "LUCERA". In basso legenda: A. Vescovato B. Conventuali C. Celestini D. Domenicani E. Ospit.o de Bonfratelli F. Agostiniani G. Palazzo del Vescovo I. Por. di S. Antonio K. Franc.i Scalsi L. Capuccini M. Castello diruto antico N. Carmelitani | |
Famiglie e persone | ||
Note | ||
Riproduzioni | A stampa in Pacichelli 1703. | |
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Pacichelli 1703: Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie […], Parte terza, in Napoli, a spese del Parrino e del Mutio, 1703. | |
Allegati | ||
Link esterni | Visibile on line. | |
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 12/10/2013 14:06:33 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 23:40:38 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Disegno/171 |
Oggetto | Lucera, castello | |
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Tipologia | castello | |
Nome attuale | castello | |
Immagine | ![]() | |
Nomi antichi | ||
Cronologia | 1269: Carlo I dà ordine ai magistri giurati di Capitanata di procedere all’acquisto di calce e pietre, nonché alla fornitura di buoi per la costruzione della fortezza. 1270-1273: Pierre d’Agincourt costruisce il fronte orientale con le torri pentagonali. 1276-1282: viene ultimata la torre della Leonessa, che Pierre d’Agincourt aveva lasciato al rustico, e si dà avvio alla costruzione dell’ala residenziale. | |
Autore | Pierre d’Agincourt, affiancato dal 1273 dal prothomagister Riccardo da Foggia. | |
Committente | Carlo I d'Angiò | |
Famiglie e persone | Federico II di Svevia Carlo I d'Angiò | |
Descrizione | La fortezza di Lucera occupa la spianata alla sommità del Monte Albano, dove si suppone fosse in origine un'arx romana, Più che un semplice castello, si tratta di una vasta area recintata da mura poderose. La cinta ha un impianto poligonale irregolare e si sviluppa per la lunghezza di quasi un chilometro, con una cortina muraria rafforzata da quindici torri quadrangolari lungo i lati settentrionale, occidentale e meridionale, mentre il lato orientale è delimitato da due torri circolari ed è intervallato da sette torri pentagonali. Questo lato presenta due cortine sfalsate per accogliere l’ingresso principale alla fortezza, al cui interno venne racchiuso il già esistente palazzo di Federico II. Le due torri cilindriche che delimitano il fronte sud-orientale presentano un bugnato inferiore e sopra un paramento calcareo liscio e sono dette del Leone e della Regina (o della Leonessa). Nei tre lati del recinto meridionale, occidentale e settentrionale, con i contrafforti rettangolari e le torri d'angolo poligonali riconosciamo le mura erette dagli Svevi: sia torri che cortine sono realizzate con murature rivestite di laterizi e solo gli angoli sono rinforzati con pietra calcarea. La cortina nord-orientale fu restaurata a fasi alterne durante il regno di Carlo I. Sulla base dei documenti, Bertaux ha suddiviso la storia dei lavori in tre fasi. All'inizio dei lavori, Pierre d'Angicourt fece realizzare le due torri cilindriche, che si distinguono da quelle sveve e delle torri angioine delle fasi successive sia per la tecnica costruttiva che per i materiali, essendo rivestite con blocchi calcarei delle Murge accuratamente scalpellati. La torre della Regina è stata messa in relazione con analoghe fabbriche degli edifici reali e feudali della Francia settentrionale posteriori al mastio del Louvre di Filippo Augusto. La parte inferiore è caratterizzata da bugne calcaree, con reimpiego di alcuni spolia, mentre quella superiore conserva ancora sedici merli originari. Bertaux mette in relazione la torre di Lucera con il mastio di Coucy per la parte basamentale e con la gran torre di Enguersand per la disposizione del coronamento. La torre del Leone ha dimensioni minori rispetto a quella della Regina. Alla realizzazione delle torri seguì una seconda fase, con l'edificazione della cortina intermedia con le torri e la porta, realizzata a partire dal 1274, quando Pierre d'Angicourt fu affiancato da Riccardo da Foggia, che lavorarono però portando avanti due cantieri separati. Nel 1277 c'era un unico cantiere sul lato orientale che riguardava la costruzione della scarpata sul fossato, con un rivestimento analogo a quello delle torri cilindriche. La porta occupa una rientranza del muro con una torre che la maschera sul fronte che risulta in tal modo interrotto. La porta presenta un arco ribassato all'esterno e arco ogivale all'interno. La cortina presenta un largo impiego di materiali di spoglio. Le altre opere per completare la fortezza furono eseguite da maestri muratori di Cava dopo l'allontanamento di Riccardo da Foggia. Una terza fase dei lavori (1282) nuovamente diretti da Pierre d'Angicourt riguardò il lato nord-orientale, dove si elevava la mole del palacium di Federico II, che fu in quell'occasione restaurato. Tutte le costruzioni esistenti nel recinto fortificato di Lucera sono scomparse ed è sconosciuto l'impianto che avevano il palazzo e la cappella fatti costruire da Carlo I, forse sulle sulle rovine della moschea saracena. | |
Iscrizioni | Iscrizione sull'architrave d'accesso alla torre della leonessa: "ANNO D(OMI)NI MCCLXXII DIE P(RIM)A LUNE JULII XIII INDICTIONIS FECIT FUNDARI ISTUD OPUS KAROLUS REX SICILIAE FILIUS REGIS FRANCIAE." | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | ||
Opere d'arte medievali e moderne | ||
Storia e trasformazioni | Oggi il notevole complesso conserva solo la cinta muraria esterna mentre del palazzo federiciano, probabilmente restaurato con la scarpa inferiore unica parte superstite dell'edificio ancora visibile nel secolo XVIII, resta solo uno spoglio basamento, come anche delle strutture sorte all'interno del grandioso recinto in età angioina. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | Veduta di Lucera in Pacichelli 1703; Veduta di Lucera del 1690; Veduta di Lucera del 1698 (in Altobella 1983). Due disegni di Desprez (1778). Haseloff 1920. | |
Piante e rilievi | ||
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Amato 2007: Andrea Amato, "Lucera: la fortezza ideale, quella immaginaria, quella reale", Capitanata, 45.21, 2007, 141-148.
Bruzelius 1991: Caroline Bruzelius, “Ad modum Franciae. Charles of Anjou and Gothic Architecture in the Kingdom of Sicily”, Journal of Society of Architectural Historians, 50, 1991, 402-420.
Bruzelius 2004: Caroline Astrid Bruzelius, The Stones of Naples, New Haven-London 2004. Cadei 2004: Antonio Cadei, "Federico II e Carlo I costruttori a Brindisi e Lucera", in Le eredità normanno-sveve nell'età angioina. Persistenze e mutamenti nel Mezzogiorno, atti delle XV giornate normanno-sveve (Bari, 22-25 ottobre 2002) a cura di Giosuè Musca, Bari 2004, 235-301 Calò Mariani 2001: Maria Stella Calò Mariani, Archeologia, storia e storia dell’arte medievale in Capitanata (Bari 1992), Bari 2001.
Fuiano 1978: M. Fuiano, “Castelli in Puglia nei secoli XI-XIII”, Archivio Storico Pugliese, 31, 1978, 32-53.
Haseloff 1920: Arthur Haseloff, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, Leipzig 1920 (Textband; Tafelband).
Houben 1998: Hubert Houben, “Zur Geschichte der Festung Lucera unter Karl von Anjou”, in Forschungen zur Reichs-, Papst- und Landesgeschichte. Festschrift für Peter Herdezum 65. Geburtstag, a cura di K. Borchhardte e E. Buenz, Stuttgart 1998, I, 403-409.
Gifuni 1978: Gabriele Gifuni, La fortezza di Lucera e altri scritti, Lucera 1978.
Pacichelli 1703: Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie […], Parte terza, in Napoli, a spese del Parrino e del Mutio, 1703. Santoro 1982: Lucio Santoro, Castelli angioini e aragonesi nel Regno di Napoli, Milano 1982. Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860.
Sthamer 1912: Eduard Sthamer, Dokumente zur Geschichte der Kastellbauten Kaiser Friedrichs II. Und Karls I von Anjou, band I, Capitanata, Leipzig 1912.
Tomaiuoli 1989: Nunzio Tomaiuoli, “La fortezza di Lucera. Indagini e scavi dall’800 ad oggi”, Miscellanea di storia Lucerina, II, Atti del III convegno di studi storici, Lucera 1989, 105-119.
Tomaiuoli 1990: Nunzio Tomaiuoli, La fortezza di Lucera, Foggia 1990.
Tomaiuoli 1993: Nunzio Tomaiuoli, “Le fortificazioni angioine nella Capitanata”, Puglia Daunia, 1.1, 1993, 17-46.
Tomaiuoli 1996: Nunzio Tomaiuoli, “Architettura primoangioina in Capitanata: cantieri, prothomagistri, ingegnieri, magistri”, in Atti del XIV Convegno sulla Peistoria, Protostoria, Storia della Daunia (San Severo, 27-28 novembre 1993), San Severo 1996, 49-75.
Tomaiuoli 1999: Nunzio Tomaiuoli, “Lucera svevo-angioina”, in Lucera. Topografia storica, Archeologia, Arte, a cura di Elena Antonacci Sanpaolo, Bari 1999, 103-133.
Willelmsen 1979: Carl Arnold Willelsem, I castelli di Federico II nell'Italia meridionale, Napoli 1979 | |
Link esterni | ||
Schedatore | Bianca de Divitiis, Fulvio Lenzo, Antonio Milone | |
Data di compilazione | 12/10/2013 11:28:13 | |
Data ultima revisione | 28/02/2017 23:08:30 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/527 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale | |
---|---|---|
Tipologia | chiesa cattedrale (esistente) | |
Nome attuale | Santa Maria | |
Immagine | ![]() | |
Nomi antichi | ||
Cronologia | 1300: re Carlo II d’Angiò decide di costruire l'edificio. Il primo progetto prevedeva di impiantare la cattedrale sul sito della vecchia moschea, ma viene abbandonato. 1303: il cantiere viene avviato e in questo anno si ha l’ordine di fornire colonne e marmi antichi per la costruzione. 1304: viene ordinato di fornire al cantiere le colonne disponibili presso il castello di Lucera. 1309: fornitura di legname da Bagnoli e Schiavonea, in Calabria, per la carpenteria del tetto. 1311: la costruzione è ormai conclusa. La campana appartenente ai templari, ordine che era stato soppresso solo pochi anni prima (1308), viene donata alla cattedrale, mentre i buoi che erano stati forniti dalle abbazie cistercensi di Santa Maria di Ripalta e di Santa Maria della Vittoria e che erano serviti per il cantiere di costruzione, vengono restituiti. XV secolo: costruzione della sagrestia. | |
Autore | ||
Committente | Carlo II d'Angiò | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | La cattedrale di Lucera mostra i caratteri tipici dell’architettura del periodo di Carlo II: ha un involucro murario compatto, impianto a tre navate suddivise da pilastri rettangolari con colonnette solo sui lati rivolti verso le arcate, coro poligonale chiuso, e transetto sporgente. La copertura è a capriate nella navata centrale e a crociera nelle navate laterali. | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | Numerosi sono gli stemmi angioini presenti nella fabbrica. | |
Elementi antichi di reimpiego | La richiesta e la messa in opera di colonne e pietre antiche per la costruzione della chiesa angioina è esplicitamente citata nei documenti di cantiere. Conca in puddinga reimpiegata per il fonte battesimale. Fregio con decorazione vegetale. | |
Opere d'arte medievali e moderne | Mensa d'altare (c.d. 'Mensa di Federico II'). Gisant di cavaliere (XIV secolo). Bassorilievo con Madonna e santi (XIV secolo: ora al Museo diocesano). Gisant (XVI secolo). Statua della Vergine stante col bambino (XIV secolo). Battistero (XV secolo). Tabernacolo eucaristico (XV secolo). Tomba Scassa (XVI secolo). Pulpito (1560). Crocefisso ligneo (XV secolo). Rilievo con Dio Padre (XVI secolo). Gisant di Fabrizio Galluccio (XVII secolo). Monumento Mozzagrugno (Pietro Bernini, attr., 1605). Pala con Madonna e santi (Girolamo Santacroce, 1555).
| |
Storia e trasformazioni | ||
Note | Bruzelius (1999, 2001) nota come, rispetto ai caratteri francesi evidenti nei patrocini del padre Carlo I, in particolare le abbazie reali di Santa Maria di Realvalle a Scafati, e Santa Maria della Vittoria, in Abruzzo, nella committenza di Carlo II si evidenzia un marcato ritorno alla tradizione italiana, con impianti ispirati ai modelli romani e ampio uso di spolia, come già nella tradizione normanna e sveva dell’Italia meridionale. | |
Fonti iconografiche | Veduta di Lucera in Pacichelli 1703; Veduta di Lucera del 1690; Veduta di Lucera del 1698 (in Altobella 1983). | |
Piante e rilievi | Pianta e sezione in Tomaioli 1999. | |
Fonti/Documenti | 1303: ordine per fornire “columnas marmoreas et lapides antiquarum ecclesiarum pro costructione ecclesia que vocabulo b. Virg. Insignitur” (Egidi 1914, 754 n. 1, 757, n. 1; Bruzelius 1999, 189). 1304: “Castellano castri Civitatis S. Mariae [...] precipimus quatenus columnas omnes, existentes in fortellicia dicti castri, que non sint affixe in aliquo opere, prepositis operis maioris ecclesie civitatis [...] assignes instanter” (Egidi 1914, 757 note 1 e 2; Bruzelius 1999, p. 189). | |
Bibliografia | Bertaux 1895: Emile Bertaux, “Les arts de l'Orient musulman dans l'Italie méridionale”, Mélanges d'archéologie et d'histoire, 15, 1895, 419-453.
Bruzelius 1999: Caroline Bruzelius, “Columnas marmoreas et lapides antiquarum ecclesiarum: The Use of Spolia in the Churches of Charles II of Anjou”, in Arte d’Occidente, a cura di Antonio Cadei, Roma 1999, I, 187-195.
Bruzelius 2001: Caroline Bruzelius, “L’architecture du Royaume de Naples pendant le régne de Charles II d’Anjou, 1289-1309”, in 1300... l’art au temps de Philippe le Bel, a cura di Danielle Gaborit-Chopin, (Rencontre de l’Ecole du Louvre, XVI), Paris 2001, 253-271.
Bruzelius 2004: Caroline Astrid Bruzelius, The Stones of Naples, New Haven-London 2004.
Cavalli 1888: Emanuele Cavalli, Tre critiche digressive per la storia della città di Lucera. Il Real Duomo di Lucera, e sue vicende, Lucera 1888.
Calò Mariani 1984: Maria Stella Calò Mariani, L'arte del Duecento in Puglia, Torino 1984.
Calò Mariani 2001: Maria Stella Calò Mariani, Archeologia, storia e storia dell’arte medievale in Capitanata (Bari 1992), Bari 2001.
Enlart 1894: Camille Enlart, Origines française de l’architecture Gothique en Italie, Paris 1894, 208-211.
Haseloff 1920: Arthur Haseloff, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, Leipzig 1920 (Textband; Tafelband).
Iacobbe, Ricco 1984: Pina Iacobbe, Addolorata Ricco, “La cattedrale di Lucera dalle origini alla metà del XIX secolo, Puglia Daunia, 2, 1994, 68-83.
Egidi 1911-1914: Paolo Egidi, “La colonia saracena di Lucera e la sua distruzione”, Archivio Storico per le Province Napoletane, 36, 1911, 597-694; 37, 1912, 71-89, 664-696; 38, 1913, 115-144, 681-707; 39, 1914, 132-171, 697-766.
Pacichelli 1703: Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie […], Parte terza, in Napoli, a spese del Parrino e del Mutio, 1703.
Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, I, 177-181.
Tomaiuoli 1999: Nunzio Tomaiuoli, “Lucera svevo-angioina”, in Lucera. Topografia storica, Archeologia, Arte, a cura di Elena Antonacci Sanpaolo, Bari 1999, 103-133. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 12/10/2013 09:55:22 | |
Data ultima revisione | 28/02/2017 23:24:23 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/525 |
Oggetto | Lucera, mura | |
---|---|---|
Tipologia | mura urbiche | |
Nome attuale | mura | |
Immagine | ![]() | |
Nomi antichi | ||
Cronologia | 321 a.C.: la città di Lucera risulta già fortificata all’epoca delle guerre sannitiche. VII sec. d.C.: Costante II assedia la città di Lucera, e dopo averla conquistata ne abbatte le mura. Le mura vengono ricostruite mezzo secolo dopo dai longobardi seguendo però un circuito più ristretto. 1223: una nuova cinta muraria è iniziata da Federico II e poi terminata solo più tardi da Manfredi. 1266: Carlo I d’Angiò conquista la città e, secondo la testimonianza di Saba Malaspina, abbatte le mura e riempie il fossato. È probabile che si trattasse di una distruzione simbolica o soltanto parziale, dal momento che nel 1268 la città, ribellatasi al nuovo sovrano, risulta nuovamente provvista di mura. 1269: Carlo I conquista nuovamente la città, e ordina a Tommaso Calosio di Bari e Bisanzio de Rustico da Trani di ricostruire le mura nei punti ove erano state danneggiate dall’assedio. 1272: viene restaurata la Porta Troye, con paramento in bugnato. 1300: le truppe angioine, guidate da Pipino da Barletta, entrano nella città, sterminando e deportando la popolazione saracena. In questa occasione le mura vengono abbattute. 1323: Agostino Kazotic (o Casotti), originario di Traù (Trogir) e vescovo di Lucera promuove la ricostruzione delle mura, ma non sembra che i lavori siano proseguiti. 1341: re Roberto d’Angiò dà ordini per la ricostruzione delle mura. 1375: fortemente danneggiate dall’assedio di Luigi di Taranto, le mura vengono ricostruite su iniziativa e a spesa della città. 1407: vengono emanati i nuovi capitoli della città, nei quali si designa il mastro giurato come deputato alla sorveglianza notturna delle mura. 1510: sono attestati nuovi restauri alle mura. 1853: viene deciso l’abbattimento delle mura. | |
Autore | ||
Committente | Federico II Manfredi Carlo I d'Angiò Roberto d'Angiò | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | Attualmente susisstono solo le strutture delle due porte di Troia e di Foggia. Le fonti di età medievale attestano che nel circuito murario della città si aprivano diverse porte: la Porta Troye, la Porta Casalis Novi, la Porta S. Jacobi, la Porta Sant’Antonio Abate e la Porta di San Severo e la Porta di Foggia. | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | ||
Opere d'arte medievali e moderne | ||
Storia e trasformazioni | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | Veduta di Lucera in Pacichelli 1703; Veduta di Lucera del 1690; Veduta di Lucera del 1698 (in Altobella 1983). | |
Piante e rilievi | ||
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Altobella 1983: Costantina Anna Maria Altobella, “La dogana delle pecore e l’Università di Lucera nei capitoli per gli erbaggi del 1483”, Capitanata, 20, 1983, 67-85.
Bruzelius 2004: Caroline Astrid Bruzelius, The Stones of Naples, New Haven-London 2004.
Cutolo 1921: A. Cutolo, “Carlo I d’Angiò e le mura di Lucera”, Il foglietto, n. 17, 7 aprile 1921.
D’Amelj 1861: Giambattista D’Amelj, Storia della città di Lucera, Lucera 1861.
Dito 1895: Oreste Dito, Gli ordinamenti municipali di Lucera del 1407, Trani 1895.
Egidi 1912: Pietro Egidi, Codice diplomatico dei Saraceni di Lucera, Napoli 1912.
Haseloff 1920: Arthur Haseloff, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, Leipzig 1920 (Textband; Tafelband).
Houben 1998: Hubert Houben, “Zur Geschichte der Festung Lucera unter Karl von Anjou”, in Forschungen zur Reichs-, Papst- und Landesgeschichte. Festschrift für Peter Herdezum 65. Geburtstag, a cura di K. Borchhardte e E. Buenz, Stuttgart 1998, I, 403-409.
Morlacco 1987: Dionisio Morlacco, “Le mura e le porte di Lucera”, Archivio storico pugliese, 40, 1987, 171-196.
Pacichelli 1703: Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie […], Parte terza, in Napoli, a spese del Parrino e del Mutio, 1703.
Sthamer 1912: Eduard Sthamer, Dokumente zur Geschichte der Kastellbauten Kaiser Friedrichs II. Und Karls I von Anjou, band I, Capitanata, Leipzig 1912.
Tomaiuoli 1993: Nunzio Tomaiuoli, “Le fortificazioni angioine nella Capitanata”, Puglia Daunia, 1.1, 1993, 17-46.
Tomaiuoli 1999: Nunzio Tomaiuoli, “Lucera svevo-angioina”, in Lucera. Topografia storica, Archeologia, Arte, a cura di Elena Antonacci Sanpaolo, Bari 1999, 103-133. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 12/10/2013 12:15:25 | |
Data ultima revisione | 28/02/2017 23:46:26 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/529 |
Oggetto | Lucera, Porta Troia | |
---|---|---|
Tipologia | Porta urbica | |
Nome attuale | Porta Troia | |
Immagine | ![]() | |
Nomi antichi | ||
Cronologia | XIV secolo: costruzione. | |
Autore | ||
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Descrizione | La porta Troia è una delle due superstiti della cinta muraria svevo-angioina di Lucera. Si articola come una struttura turrita, aperta nella parte inferiore da un arco a sesto acuto e rivestita nella porzione superiore da un bugnato liscio uniforme. Nello spessore murario sono ancora osservabili la calatoia della saracinesca e i cardini in pietra della porta a battenti. | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | Nello spessore interno della porta, entro due nicchie, sono collocati un capitello rinvenuto nei pressi e un frammento architettonico con iscrizione araba. | |
Opere d'arte medievali e moderne | ||
Storia e trasformazioni | La finestra del livello superiore è una aggiunta del XIX secolo. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | ||
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Bruzelius 2004: Caroline Astrid Bruzelius, The Stones of Naples, New Haven-London 2004.
Cutolo 1921: A. Cutolo, “Carlo I d’Angiò e le mura di Lucera”, Il foglietto, n. 17, 7 aprile 1921.
D’Amelj 1861: Giambattista D’Amelj, Storia della città di Lucera, Lucera 1861.
Dito 1895: Oreste Dito, Gli ordinamenti municipali di Lucera del 1407, Trani 1895.
Egidi 1912: Pietro Egidi, Codice diplomatico dei Saraceni di Lucera, Napoli 1912.
Haseloff 1920: Arthur Haseloff, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, Leipzig 1920 (Textband; Tafelband).
Houben 1998: Hubert Houben, “Zur Geschichte der Festung Lucera unter Karl von Anjou”, in Forschungen zur Reichs-, Papst- und Landesgeschichte. Festschrift für Peter Herdezum 65. Geburtstag, a cura di K. Borchhardte e E. Buenz, Stuttgart 1998, I, 403-409.
Morlacco 1987: Dionisio Morlacco, “Le mura e le porte di Lucera”, Archivio storico pugliese, 40, 1987, 171-196.
Sthamer 1912: Eduard Sthamer, Dokumente zur Geschichte der Kastellbauten Kaiser Friedrichs II. Und Karls I von Anjou, band I, Capitanata, Leipzig 1912.
Tomaiuoli 1993: Nunzio Tomaiuoli, “Le fortificazioni angioine nella Capitanata”, Puglia Daunia, 1.1, 1993, 17-46.
Tomaiuoli 1999: Nunzio Tomaiuoli, “Lucera svevo-angioina”, in Lucera. Topografia storica, Archeologia, Arte, a cura di Elena Antonacci Sanpaolo, Bari 1999, 103-133. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 20/10/2013 16:45:44 | |
Data ultima revisione | 28/02/2017 23:53:17 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/541 |
Oggetto | Lucera, San Domenico | |
---|---|---|
Tipologia | chiesa | |
Nome attuale | San Domenico | |
Immagine | ![]() | |
Nomi antichi | San Domenico | |
Cronologia | 1300: costruzione. 1640: coro ligneo. 1709: altare maggiore. 1728: altare del Rosario. 1772: restauro. | |
Autore | ||
Committente | Carlo II d'Angiò. | |
Famiglie e persone | All'interno sono numerose lapidi funerarie e dedicatorie delle principali famiglie nobili di Lucera: Granata, Quaranta, Nocelli, Corrado, Pagani, D’Auria, Corigliano, Roverella-Della Porta e Caropresa. | |
Descrizione | La chiesa si presenta oggi nella facies barocca, con una navata unica scandita da quattro campate coperte a volta, e presbiterio quadrato con volta lunettata. A sinistra della facciata sorge l'oratorio del Rosario, con impianto centrale e copertura cupolata. L'impianto primitivo angioino era ad aula unica con copertura lignea a capriate. Lungo le pareti laterali si aprivano tre finestre ogivali per lato. L'abside, quadrata, era coperta da una volta a crociera costolonata. | |
Iscrizioni | Nel corso degli ultimi restauri su un concio angolare della facciata è emersa l'iscrizione: "ISTVM LAPIDEM DEDIT ECCL.AE NICOLAVS". | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | ||
Opere d'arte medievali e moderne | ||
Storia e trasformazioni | La chiesa, fondata in età angioina, è stata completamente rinnovata nella seconda metà del XVIII secolo. Alcuni rari elementi originari sono stati riportati alla luce nel corso dei restauri conclusi nel 1999. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | La chiesa è indicata nella veduta Pacichelli 1703. | |
Piante e rilievi | La pianta della chiesa e il rilievo di una delle superstiti finestre ogivali in Tomaiolo 1999, 105, 108. | |
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Bruzelius 2004: Caroline Astrid Bruzelius, The Stones of Naples, New Haven-London 2004.
Haseloff 1920: Arthur Haseloff, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, Leipzig 1920 (Textband; Tafelband).
Renzullo 1939: Federico Renzullo, “Il tempio di S. Domenico in Lucera”, estratto dal Bollettino Diocesano, 1939. Tomaioli 1983: Nunzio Tomaioli, "Lucera. Chiesa di S. Domenico", in Restauri in Puglia 1971-1983, a cura di R. Mola, II, Fasano 1983, 305-311.
Tomaioli 1999: Nunzio Tomaioli, “Lucera svevo-angioina”, in Lucera. Topografia storica, Archeologia, Arte, a cura di Elena Antonacci Sanpaolo, Bari 1999, 103-133. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 19/10/2013 10:16:16 | |
Data ultima revisione | 28/02/2017 23:55:35 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/537 |
Oggetto | Lucera, San Francesco | |
---|---|---|
Tipologia | Chiesa e complesso monastico annesso (esistenti) | |
Nome attuale | San Francesco | |
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Nomi antichi | ||
Cronologia | 1304: inizio dei lavori. 1304: la costruzione è terminata. XVIII secolo, prima metà: la chiesa è ristrutturata per interessamento del padre maestro. 1936-43: restauri eliminano le superfetazioni barocche. | |
Autore | ||
Committente | Carlo II d'Angiò | |
Famiglie e persone | ||
Descrizione | La chiesa ha un semplice impianto ad aula unica con copertura a capriate e finestre lanceolate. Il presterio ha pianta poligonale e volta costolonata. La facciata ha semplice sviluppo a capanna, con portale cuspidato e rosone centrale. | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | Sul portale stemma angioino. | |
Elementi antichi di reimpiego | Fregio decorato con girali vegetali. | |
Opere d'arte medievali e moderne | Annnunciazione (XIV secolo). | |
Storia e trasformazioni | Interventi di ridecorazione all'inizio del Settecento. Rimozione delle decorazioni barocche nel 1936-1943. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | Pianta in Tomaioli 1999. | |
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Bruzelius 2004: Caroline Astrid Bruzelius, The Stones of Naples, New Haven-London 2004.
Calò Mariani 2001: Maria Stella Calò Mariani, Archeologia, storia e storia dell’arte medievale in Capitanata (Bari 1992), Bari 2001.
Haseloff 1920: Arthur Haseloff, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, Leipzig 1920 (Textband; Tafelband).
Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, I, 181. Tocci 1982: M. Tocci, "La chiesa di San Francesco a Lucera: un esempio di architettura minorita medievale in Capitanata", in I francescani in Capitanata, Atti del convegno di studi (San Marco in Lamis, convento di San Matteo, 24-25 ottobre 1980) a cura di T. Nardella, M. Villani, N. De Michele, Bari 1982, 175-194.
Tomaioli 1999: Nunzio Tomaioli, “Lucera svevo-angioina”, in Lucera. Topografia storica, Archeologia, Arte, a cura di Elena Antonacci Sanpaolo, Bari 1999, 103-133. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Fulvio Lenzo | |
Data di compilazione | 12/10/2013 10:25:36 | |
Data ultima revisione | 01/03/2017 00:06:43 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/526 |
Oggetto | Lucera, Santa Maria della Spiga | |
---|---|---|
Tipologia | chiesa | |
Nome attuale | ||
Immagine | ||
Nomi antichi | Tempio di Cerere | |
Cronologia | ||
Autore | ||
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Descrizione | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Elementi antichi di reimpiego | ||
Opere d'arte medievali e moderne | ||
Storia e trasformazioni | Sorge sull'antico tempio di Cerere. | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Piante e rilievi | ||
Fonti/Documenti | ||
Bibliografia | Quaranta 2002: Rosalba Quaranta, "L’urbanistica di Lucera romana", Orizzonti, 3 2002, 63-76. | |
Link esterni | ||
Schedatore | ||
Data di compilazione | 14/10/2013 18:24:58 | |
Data ultima revisione | 07/07/2014 12:07:24 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/533 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, c.d. "Mensa di Federico II" | |
---|---|---|
Materiale | marmo e pietra | |
Dimensioni | cm 360 x 180 (mensa); h: cm 96 (colonnine di supporto) | |
Cronologia | secc. XIII-XIV | |
Autore | ||
Descrizione | La mensa costituisce l’altare maggiore della Cattedrale di Lucera. È formata da una grande lastra di marmo poggiante su sei colonnine ottagonali, due delle quali di restauro. Di particolare interesse i capitelli delle colonnine angolari. Quelle poste, rispettivamente, nell’angolo superiore sinistro e in quello inferiore destro, mostrano un raffinato intaglio a foglie di acanto spinoso, alternate a foglie con terminazioni polilobate, in parte lavorate a giorno. Coppie di volatili agli angoli sono raffigurate nell’atto di beccare. Il collarino è intagliato con un bel motivo a treccia. Le colonnine poste agli altri due angoli della mensa presentano una decorazione su due registri con foglie a volute tondeggianti rivoltate verso l’interno. Nel registro superiore, ciascuna facciata è occupata da un‘aquila in atto di beccare. Sia per lo stile, sia nell’iconografia, i quattro capitelli angolari richiamano quelli del portale della chiesa di San Francesco a Lucera, ora fortemente abrasi per effetto degli agenti atmosferici, e quelli, meglio conservati, impiegati nella nicchia d’altare della Cappella della Maddalena in San Domenico a Manfredonia, tutti databili al principio del XIV secolo e collegati dalla critica a modelli abruzzesi. I due capitelli delle colonnine centrali sono invece caratterizzati da un più comune motivo a crochet angolari, alternati a foglie di acanto al centro di ciascuna facciata, secondo una tipologia diffusa in età angioina. | |
Immagine | ||
Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | Una tradizione d’incerta origine, riferita anche da Luke Wadding, vuole che la mensa sia stata assemblata al principio del XV secolo riutilizzando una delle due tavole marmoree recuperate dal frate osservante Giovanni Vici da Stroncone nei ruderi del castello di Federico II a Castelfiorentino e che si ritenevano provenire da una mensa appartenuta all’imperatore; l’altra tavola sarebbe stata invece impiegata per l’altare maggiore della chiesa del SS. Salvatore a Lucera, fondata dal frate qui sepolto e venerato come beato. Le colonnine proverrebbero invece da un preesistente monumento non identificabile. È evidente il significato simbolico della leggenda, che intendeva così esibire un insigne manufatto di destinazione profana riconvertito a uso cristiano e che si presumeva fosse appartenuto all’imperatore svevo, il cui nome era legato a doppio filo alla storia cittadina. Il reimpiego di spolia da palazzi appartenuti a Federico II è d’altronde attestato con sicurezza per le colonne di marmo adoperate nel portale occidentale, nelle absidi e nella crociera del transetto della Cattedrale. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | La pietra 2006: La pietra centro del mondo, a cura della Federazione Italiana Club UNESCO di Barletta, Barletta 2006.
Wadding 1734: Luke Wadding, Annales Minorum seu trium ordinum a S. Francisco institutorum, Tomus X, Romae 1734, 5-6. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Stefano D'Ovidio | |
Data di compilazione | 23/02/2016 17:15:10 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 13:23:43 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/597 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, gisant | |
---|---|---|
Materiale | marmo | |
Dimensioni | ||
Cronologia | seconda metà del XVI secolo | |
Autore | ignoto scultore napoletano | |
Descrizione | Il gisant è murato nella Cattedrale di Lucera. Verosimilmente è parte di una tomba monumentale oggi perduta. Aallo stato attuale degli studi non se ne conoscono né l'identità né il contesto funerario di provenienza. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | ||
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Data di compilazione | 10/10/2014 12:02:58 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 18:45:08 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/482 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, gisant di cavaliere | |
---|---|---|
Materiale | marmo | |
Dimensioni | ||
Cronologia | seconda metà del XIV secolo | |
Autore | ignoto | |
Descrizione | La statua è collocata nella Cappella Galluccio, alla sinistra dell'altare maggiore della Cattedrale di Lucera. Il gisant, che raffigura un cavaliere elegantemente abbigliato e accompagnato da due cagnolini che giacciono ai suoi piedi, palesa chiari modi stilistici trecenteschi. Dopo che una lunga tradizione di cronache e di letteratura periegetica ha identificato il defunto nel re Carlo II, Giuseppe Gerola (1933) ha proposto di riconoscervi Giovanni Pipino, autore della liberazione di Lucera dai Saraceni. Tale proposta è stata avanzata dallo studioso sulla base del confronto con analoghe e coeve statue di cavalieri presenti nella Napoli trecentesca, come, ad esempio, quella di Niccolò Merlotto custodita a Santa Chiara. Al di là dell’identificazione, che non può in ogni caso essere suffragata da alcun indizio, è interessante l’accostamento che il Gerola ha proposto con la scultura funeraria napoletana del Trecento. L’autore, purtroppo ignoto, si è espresso con particolare attenzione nella definizione dei raffinati decori della corazza, rappresentati da eleganti motivi vegetali a girali. Buona anche la capacità ritrattistica, unitamente alla resa, piuttosto particolareggiata, della capigliatura, che testimonia il pieno inserimento, da parte dello scultore, nel milieu culturale napoletano della seconda metà del XIV secolo. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | All’epoca in cui scriveva Gerola, l’opera era da poco tornata nella sua collocazione originaria, vale a dire nella Cappella Galluccio, che si apre alla sinistra della tribuna. Da tempo imprecisato, infatti, ricorda sempre il Gerola, essa giaceva “vicino” alla porta d’ingresso dell’edificio sacro, in posizione ritta e poggiante su un basamento che riportava tale iscrizione (ancora oggi esistente, e murata nel muro retrostante la statua): "CAROLVS II ANDEGAVENSIS A. S. MCCC. TEMPLVM DEO ET DEIPARAE DICAVIT". | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Cavalli 1888: Emanuele Cavalli, "Il Real Duomo di Lucera, e sue vicende", in Tre critiche digressive per la storia della città di Lucera, Lucera 1888, 26.
D’Elia 1954: Michele D’Elia, Mostra dell’arte in Puglia dal tardo antico al Rococò, Bari 1964, 46-47.
Gerola 1933a: Giuseppe Gerola, "La statua di Lucera e l’iconografia di Carlo II d’Angiò", in Miscellanea di Storia dell’Arte in onore di Igino Benvenuto Supino, Firenze 1933, 81-98.
Gerola 1933b: Giuseppe Gerola, "Appunti di iconografia angioina", Atti del R. Istituto Veneto, XCII, 1932.
Gifuni 1932: Giovanni Battista Gifuni, Origini del ferragosto lucerino con una appendice sul Duomo e sulla statua del suo fondatore, Lucera 1932.
Lenormant 1883: François Lenormant, A travers l’Apulie e la Lucanie, Paris 1883, 98. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Data di compilazione | 09/10/2014 11:37:43 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 18:53:50 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/477 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, gisant di Fabrizio Galluccio | |
---|---|---|
Materiale | marmo | |
Dimensioni | ||
Cronologia | primo quarto del Seicento | |
Autore | ||
Descrizione | Il gisant costituisce parte di un sepolcro collocato sulla parete destra della cappella eretta nell’abside alla destra dell’altare maggiore della Cattedrale di Lucera. Nel 1848 Vincenzo D’Avino segnalava in tale ambiente la presenza di una “statua colossale tutta chiusa in armi di guerriero, col capo sul sinistro gomito librato”, e ne riconosceva il defunto in Fabrizio Galluccio, marchese di Apice e signore di Lucera, forse sulla base di un’iscrizione oggi non più conservata. In effetti, da un documento rintracciato da Eduardo Nappi nell’Archivio storico del Banco di Napoli (Nappi 1986, 295-296), si evince che il Galluccio dovette acquistare la cappella, dedicata al Crocifisso, nel 1595 dagli eredi di don Emilio Monaci. Tale cronologia è ulteriormente confermata dalle visite pastorali condotte a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo: in quella compiuta nel 1594 dal vescovo Marco Magnacervo, infatti, essa è menzionata semplicemente come Cappella del Crocifisso, mentre in quella successiva, effettuata nel 1619 da Fabrizio Suardo, si segnala espressamente il patronato del Marchese d’Apice (Restaino 2000, 209 nota 4). Un prezioso atto notarile del 6 luglio 1596, pubblicato da Giovambattista D’Addosio (1916, 534) c’informa di un acconto pagato dal Galluccio per la realizzazione di un altare e di uno “scabello” destinati a decorare la cappella (“Antonio Spatafora paga ducati 7.4.5 a Cristofaro Monterosso a conto et caparro del prezzo che haverà da avere de uno altare di marmo et scabello che fa per servitio de la cappella di Fabritio Galluccio nella Chiesa Cattedrale di Lucera de Puglia, conforme al disegno datoli da monsignor Vescovo di Lucera; e per lui a Ciccardo Bernuccio”). Tali lavori furono affidati a Cristoforo Monterosso, scultore vicentino operante a Napoli, che anche in quest’occasione dovette lavorare assieme al socio carrarese Ceccardo Bernucci. Non si conosce la data di morte di Fabrizio Galluccio, ma l’ultima notizia in nostro possesso lo testimonia ancora in vita nel 1616, anno in cui egli donò alcuni feudi al figlio Vincenzo (Ricca 1859, 39-40). Benché in un’epoca successiva a quella in cui fu eseguito l’arredo marmoreo della cappella, si può pensare che i medesimi scultori abbiano lavorato anche alla tomba del Galluccio. La figura del Marchese si accorda bene con analoghi gisant compiuti dal Monterosso e dal collega Bernucci, molto attivi a Napoli e nel Viceregno tra lo scadere del Cinquecento e gli anni trenta del secolo successivo. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | Famiglia Galluccio | |
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | D’Addosio 1916: Giovan Battista D’Addosio, “Documenti inediti di artisti napoletani dei secoli XVI e XVII, dalle polizze dei banchi”, Archivio Storico per le Province Napoletane, XLI, 1916, 534.
D’Avino 1848: Vincenzo D’Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili, e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1848, 303.
D’Imperio 2007: Maria Elena D’Imperio, Gli affreschi della Cappella Galluccio nel Duomo di Lucera. Una proposta per Avanzino Nucci, Foggia 2007, 47.
Fonseca 2001: Cosimo Damiano Fonseca, Cattedrali di Puglia: una storia lunga duemila anni, Bari 2001, 75.
Gifuni 1934: Giovambattista Gifuni, Lucera, Lucera 1934, 24.
Mavelli 2009: Rita Mavelli, “Notizie dell’arredo barocco della cattedrale di Lucera”, Kronos, XIII, 2, 2009, 27-32.
Nappi 1986: Eduardo Nappi, “Documenti dell’Archivio Storico del Banco di Napoli”, in Arte napoletana in Puglia dal XVI al XVIII, a cura di Mimma Pasculli Ferrara, Fasano di Puglia 1986, 295-296.
Pasculli Ferrara 1999: Mimma Pasculli Ferrara, “Lucera nell’età rinascimentale e barocca”, in Lucera. Topografia storica, archeologia, arte, a cura di E. Antonacci Sanpaolo, Bari 1999, 146-147.
Restaino 2000: Concetta Restaino, “Gli affreschi della Cappella Galluccio nel duomo di Lucera e i soggiorni romani e regnicoli di Avanzino Nucci”, Giornate di studio in ricordo di Giovanni Previtali [Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa], a cura di F. Caglioti, s. IV, vol. 9/10, quad. 1-2, Pisa 2000, 201-212.
Ricca 1859: Erasmo Ricca, Istoria del Regno delle due Sicilie di qua dal faro, I, Napoli 1859, 39-40. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Data di compilazione | 08/10/2014 00:25:15 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 18:59:08 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/476 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, Madonna lignea | |
---|---|---|
Collocazione originaria | ||
Materiale | legno dorato e dipinto | |
Dimensioni | ||
Cronologia | ||
Autore | ||
Descrizione | La statua lignea si trova nel grande altare del transetto sinistro della Cattedrale di Lucera. La statua raffigura la Vergine, patrona di Lucera, seduta in trono col Bambino in piedi sulle ginocchia della Madre. Databile al primo Trecento, l’opera è stata collegata direttamente alla committenza reale, riconoscendone la cultura e la provenienza nella Napoli angioina (Calò Mariani 2004).
| |
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Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Calò Mariani 1998: Maria Stella Calò Mariani, Le statue lignee in Capitanata medievale, Foggia 1998.
Calò Mariani 2003: Maria Stella Calò Mariani, "Icone e statue lignee medievali nei santuari mariani della Puglia: la Capitanata", in Santuari cristiani d’Italia: committenze e fruizione tra medioevo ed età moderna, Atti del IV Convegno nazionale (Perugia, Lago Trasimeno, Isola Polvese, 11-12-13 settembre 2001), a cura di M. Tosti, École française de Rome, Roma 2003, 3-43.
Calò Mariani 2004: Maria Stella Calò Mariani, "Immagini mariane in Capitanata. Contributo sulla scultura pugliese tra XIII e XV secolo", in Atti del XXIV Convegno Nazionale sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia (San Severo 29-30 novembre 2003), a cura di A. Gravina, San Severo 2004, 40-41. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Data di compilazione | 03/12/2013 11:56:09 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 19:04:49 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/411 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, monumento Mozzagrugno | |
---|---|---|
Materiale | marmo bianco e marmi policromi | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1605 | |
Autore | Pietro Bernini e maestranze napoletane | |
Descrizione | La tomba dei gemelli Mozzagrugno si trova nel transetto sinistro della Cattedrale di Lucera. Al centro è raffigurata in altorilievo la Vergine col Bambino e le anime del Purgatorio, e, ai lati, i busti dei fratelli. Il monumento è datato 1605. È un'opera che non è stata mai presa in considerazione dalla critica. La figura della Vergine è un piccolo capolavoro degli ultimi anni napoletani di Pietro Bernini, così come allo stesso scultore vanno ascritti i due genietti che spengono la face, a rilievo. I busti dei Mozzagrugno, invece, sono più problematici, e, benché la qualità sia alta, sono opera di un artista napoletano di quegli anni ancora da individuare. | |
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Committente | Giulio e Ascanio Mozzagrugno | |
Famiglie e persone | Mozzagrugno | |
Iscrizioni | "IULIUS ET ASCANIUS PARILIS DUO GERMINA PARTUS / HUNC TUMULUM VIVI CONSTITUERE SIBI / UNA UTRIQUE FIDES AMOR UNUS ET UNA VOLUNTAS / SPES UNA EST COELI POSSE QUIETE FRUI / POSUERUNT A. D. MDCV". | |
Stemmi o emblemi araldici | Stemmi Mozzagrugno | |
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | ||
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Fernando Loffredo | |
Data di compilazione | 03/12/2013 12:00:08 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 19:07:23 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/412 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, pala della Madonna col Bambino, san Nicola e san Giovanni Battista | |
---|---|---|
Materiale | olio su tavola | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1555 | |
Autore | Girolamo da Santacroce | |
Descrizione | La pala si trova esposta (non nella sua collocazione originaria) sulla parete della navata destra della Cattedrale di Lucera. Sia Perrucci (1845) che D’Avino (1848) ne segnalano la presenza nella Cappella Gagliardi, alla destra della tribuna. La pala raffigura la Vergine assisa in trono col Bambino in braccio benedicente affiancata dai Santi Nicola e Giovanni Battista; alla sacra conversazione partecipa, dall’alto, l’Eterno Padre, emergente dalle nubi e circondato da una ghiera di testine di serafini. A giorno delle creazioni di Giovanni Bellini e di Cima da Conegliano, il Santacroce ambienta la scena all’aperto, sullo sfondo di un paesaggio brumoso e scarsamente definito. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | Si tratta dell’ultima opera del Santacroce, pittore d’origini lombarde presto trasferitosi a Venezia, dove nell’ultimo decennio del Quattrocento frequentò la bottega di Gentile Bellini. In seguito, postosi a capo di una prolifica e ben organizzata officina, Girolamo lavorò fin oltre la metà del Cinquecento, assolvendo a decine d’incarichi, spesso replicando, per committenti diversi, schemi e composizioni di particolare successo. Una situazione simile è offerta dalla pala di Lucera, in cui il gruppo centrale funge da modello per la tela con la Madonna col Bambino in trono e le Sante Maddalena, Apollonia, Lucia e Caterina destinata alla chiesa di Sant’Anna a Capodistria, soltanto ideata da Girolamo, che ne lasciò poi l’esecuzione al figlio. In linea con il favore goduto in Puglia, almeno nel campo della pittura, dai maestri veneti, anche l’arte di Girolamo da Santacroce dovette riscuotere un certo successo, visto che dalla sua stessa bottega giunse a Trani la Vergine di Ognisssanti con San Nicola Pellegrino e Santo Vescovo, San Nicola da Bari e San Girolamo. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Barbone Pugliese 2012: Nuccia Barbone Pugliese, "Pittori veneziani in Puglia e fuoriusciti napoletani in Francia", in Tiziano, Bordon e gli Acquaviva d’Aragona, cat. mostra (Bitonto, 2012-2013), Foggia 2012, 22.
Caggese 1910: Romolo Caggese, Foggia e la Capitanata, Bergamo 1910, 119.
Calò Mariani 1969: Maria Stella Calò Mariani, Contributi alla storia dell’arte in Puglia. La pittura del Cinquecento e del primo Seicento in Terra di Bari, Bari 1969, 81-82.
D’Avino 1848: Vincenzo D’Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili, e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1848, 303.
D’Elia 1954: Michele D’Elia, Mostra dell’arte in Puglia dal tardo antico al Rococò, Bari 1964, 86.
Frizzoni 1914: Gustavo Frizzoni, "Opere di pittura veneta lungo la costa meridionale dell’Adriatico", Bollettino d’arte, 8, 1914, 21-24.
Perrucci 1845: Matteo Perrucci, "Lucera (chiesa di)", in Enciclopedia dell’Ecclesiastico, IV, a cura di Richard Giraud, Napoli 1845, 663.
Salmi 1919: Mario Salmi, "Appunti per la storia della pittura in Puglia", L’Arte, 21/22, 1918/19 (1919), 149-192 (in partic. 172 nota 1).
Salmi 1920: Mario Salmi, "La pittura veneta in Puglia", L’Arte, 20, 1920, 209-215 (in partic. 212). | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Data di compilazione | 08/01/2014 11:04:25 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 19:10:10 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/420 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, pulpito | |
---|---|---|
Materiale | pietra | |
Dimensioni | ||
Cronologia | 1560 | |
Autore | ||
Descrizione | Il pulpito della Cattedrale di Lucera è datato 1560 e fu commissionato da "Allegrantius Scassa", come rivela l'iscrizione. | |
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Committente | Allegrantius Scacca | |
Famiglie e persone | Famiglia Scassa | |
Iscrizioni | "D[OMINVS] ALLEGRANTIVS SCASSA MDLX TIBI VNIQAE ES OMNIBVS DEA[...]". | |
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | ||
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Fernando Loffredo, Paola Coniglio | |
Data di compilazione | 08/01/2014 10:58:26 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 19:19:14 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/419 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, rilievo del Dio Padre | |
---|---|---|
Collocazione originaria | ||
Materiale | marmo | |
Dimensioni | ||
Cronologia | terzo quarto del XVI secolo | |
Autore | Annibale Caccavello | |
Descrizione | Questo rilievo, raffigurante Dio Padre benedicente, è un pezzo erratico riutilizzato come fondo di un'acquasantiera nella Cattedrale di Lucera. Per il suo peculiare stile è ascrivibile senza intoppi allo scultore cinquecentesco napoletano Annibale Caccavello. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | ||
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Fernando Loffredo | |
Data di compilazione | 03/12/2013 12:13:10 | |
Data ultima revisione | 20/12/2016 23:22:23 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/413 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, tabernacolo eucaristico | |
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Materiale | marmo | |
Dimensioni | cm 215 x 118 | |
Cronologia | anni settanta del Quattrocento | |
Autore | Pietro di Martino da Milano? | |
Descrizione | Il tabernacolo si trova oggi murato nella parete della navata sinistra (subito vicino all'ingresso) della Cattedrale di Lucera. La tipologia è quella della custodia a parete destinata a custodire le Sacre Specie, almeno sino alle prescrizioni del Concilio di Trento, le quali vietarono l’uso di tali oggetti liturgici a favore dei cibori autonomi che presero posto sull’altare maggiore. A seguito di tali cambiamenti nell’assetto degli altari, le originarie custodie del Santissimo Sacramento furono trasferite in altri ambienti e, nella gran parte dei casi, diventarono repositori di oli sacri. Tale sembra essere stato il caso del tabernacolo lucerino. L’edicola eucaristica presenta nel registro mediano due coppie di angeli adoranti fiancheggianti la porticina, oltre la quale erano conservate le Sacre Specie; al di sopra, entro un arco a tutto sesto scorciato e decorato con una teoria di testine di serafini, s’innalza il Cristo, il cui sangue sgorgato dal petto è raccolto in un calice, variante iconografica dell’Effusio Sanguinis. Svetta in cima, poggiante su una doppia trabeazione decorata da fregi con ghirlande di frutta e da modanature all’antica, la lunetta ospitante il Dio Padre benedicente. Da rilevare anche le lesene che incorniciano la scena centrale, corredate da un ricco apparato decorativo composto da candelabre alternate a motivi fitomorfi. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | L’odierna collocazione risale agli invasivi restauri intrapresi nell’edificio sacro tra il 1878 ed il 1892, che causarono la dispersione, la vendita e in alcuni casi la distruzione di molti arredi, specie marmorei, ivi custoditi. A seguito di tali lavori, l’edicola eucaristica fu trasferita, assieme al ciborio che occupava l’area dell’altare maggiore, nella collocazione attuale. Una preziosa testimonianza dello stato precedente ai restauri è offerta dal Cavalli, che nel 1888, e dunque prima del termine dei lavori, registrava la presenza del tabernacolo nella Cappella Gagliardi, alla destra dell’altare maggiore, dedicata appunto al Santissimo Sacramento. Strafforello dovette essere il primo, al contrario, a testimoniare il nuovo assetto assunto dalla custodia e dal ciborio: nel 1899, infatti, lo studioso ha pubblicato un’incisione nella quale l’opera è ben visibile dietro al ciborio, divenuto nel frattempo copertura del fonte battesimale. Di chiara provenienza napoletana, il tabernacolo è stato ricondotto da Rita Mavelli (2005) a Pietro di Martino da Milano, scultore attivo a Napoli nel terzo quarto del Quattrocento. La studiosa ne ha evidenziato le affinità stilistiche con alcune parti dell’Altare Miroballo conservato nella chiesa napoletana di San Giovanni a Carbonara, che una lunga tradizione critica ascrive allo scultore lombardo coadiuvato dalla bottega. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Cavalli 1888: Emanuele Cavalli, "Il Real Duomo di Lucera, e sue vicende", in Tre critiche digressive per la storia della città di Lucera, Lucera 1888, 26.
Mavelli 2005: Rita Mavelli, "Episodi di scultura rinascimentale in Puglia: i tabernacoli eucaristici di Lucera e Gravina", in Interventi sulla “questione meridionale”, Roma 2005, 71-76.
Mavelli 2009: Rita Mavelli, "Notizie dell’arredo barocco della cattedrale di Lucera", Kronos, XIII, 2009, 27-32.
Schulz 1860: Heinrich Wilhelm Schulz, Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, 4, 180.
Strafforello 1899: Gustavo Strafforello, La Patria: Geografia dell’Italia. Provincie di Bari, Foggia, Lecce, Potenza, Torino 1899, 134-135. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Data di compilazione | 03/12/2013 12:20:01 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 19:25:46 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/414 |
Oggetto | Lucera, Museo diocesano, bassorilievo con la Madonna col Bambino tra San Giovanni Evangelista e un Santo Vescovo | |
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Materiale | marmo dipinto | |
Dimensioni | ||
Cronologia | seconda metà del XIV secolo | |
Autore | ||
Descrizione | Il bassorilievo è attualmente conservato nel Museo diocesano di Lucera, ma proviene dalla Cattedrale della cittadina pugliese. Verosimilmente si tratta della fronte di un sarcofago trecentesco, forse parte di una tomba monumentale. È interessante rilevare che la Madonna era affiancata, com'è evidente, dalla figura di un donatore inginocchiato (probabilmente il titolare della tomba), cui lo stesso Bambino era rivolto. In epoca imprecisata, questa figura è stata totalmente scalpellata, tant'è che oggi ne rimane la sola linea di contorno. | |
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Committente | ||
Famiglie e persone | ||
Iscrizioni | ||
Stemmi o emblemi araldici | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | ||
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Paola Coniglio | |
Data di compilazione | 09/10/2014 12:55:54 | |
Data ultima revisione | 20/02/2017 19:30:25 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/479 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, conca in puddinga di Hereke | |
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Luogo di provenienza | ||
Collocazione attuale | Lucera, Cattedrale; costituisce la vasca del fonte battesimale | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Puddinga di Hereke | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | ||
Cronologia | ||
Descrizione | La conca, di medie dimensioni, presenta una forma a catino, molto profonda con pareti dal profilo tendente al cilindrico, un collo con alta scozia separa il labbro lievemente estroflesso dalla pancia con profilo convesso. La critica sembra finora aver tralasciato la vasca utilizzata nel fonte battesimale della Cattedrale lucerina, concentrando la sua attenzione sull'edicola, mentre risulta di particolare rilevanza il materiale usato per la conca che un esame autoptico consente di identificare come puddinga di Hereke. Si tratta di una breccia di provenienza bitina, molto rara in occidente (attestata finora solo a Venenzia, Roma e Monreale) e usata a partire dall'età teodosiana prevalentemente a Costantinopoli, dove si incontra ad esempio nel portale di Santa Sofia, in un sarcofago imperiale di VI-VII secolo e in una conca al museo di Santa Sofia, in origine un arredo liturgico (Pensabene 2013, 394; Ducrot 1998). Da sottolineare che le occorrenze note per l'impiego di tale litotipo si caratterizzano sempre come committenze di sicuro rilievo; è stato ipotizzato che l'uso del materiale bitino, con le cave a pochi chilometri da Costantinopoli, avesse sostituito in età teodosiana la ben nota breccia egiziana, ormai inaccessibile per i costi altissimi dell'esportazione (Ducrot 1998, 82). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Inedito
Ducrot 1998: Enrico Ducrot, "Approccio metodologico per il riconoscimento della pietra antica: l’esempio della Puddinga di Hereke", in Marmi antichi : 2. Cave e tecnica di lavorazione. Provenienze e distribuzione, Studi Miscellanei 21, a cura di Patrizio Pensabene, 79-86. Pensabene 2013: Patrizio Pensabene, I marmi nella Roma antica, Roma 2013. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 20/07/2014 13:48:55 | |
Data ultima revisione | 17/05/2017 10:37:01 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/422 |
Oggetto | Lucera, Cattedrale, fregio con decorazione vegetale | |
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Luogo di provenienza | ||
Collocazione attuale | Lucera, murato sul retro della Cattedrale, ruotato di 180 gradi. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | Il fregio è stato probabilmente tagliato sui due lati brevi; sono stati eliminati i listelli di chiusura del campo figurato dei quali resta traccia nella superficie abrasa. | |
Cronologia | Terzo quarto del I secolo a.C. | |
Descrizione | Da un calato costituito da tre foglie di acanto dentellate (le due laterali, simmetriche, di profilo e quella centrale di prospetto) nasce un tralcio tubolare che si avvolge in girali ampi determinati da steli secondari desinenti in motivi floreali. Il punto nel quale si innesta il tralcio minore è segnato rigidamente da un anello e da una breve brattea a foglie lisce e simmetriche. Il disegno rigido e asimmetrico dello stelo (cfr. punto d'origine dal calato) e alcuni elementi sovrasviluppati, come ad esempio i fiori a calice, sono forse l'esito di una manifattura locale che ha reinterpretato modelli già codificati; la forma del cespo pare assimilabile a un altro esemplare lucerino, ora presso l'anfiteatro, ma notevolmente più curato nei dettagli e con uno schema del tralcio più complesso (Schörner 1995, 156, kat. 106, tav. 14,1). Il trattamento dell'acanto del cespo, con digitazioni aguzze, e il motivo della brattea simmetrica, tipica dei fregi più antichi, possono condurre ad una datazione entro il terzo quarto del I secolo a.C. (cfr. Schörner 1995; ulteriori riflessioni sui criteri di datazione e sulle dinamiche di produzione di questa classe di materiali in Maschek 2008). La scala dimensionale e la qualità del rilievo, un prodotto piuttosto seriale, inducono a prospettarne una destinazione funeraria. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | ||
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Maschek 2008: Maschek 2008: Dominik Maschek, Neue Überlegungen zur Produktionsdynamik und kulturhistorischen Bedeutung mittelitalischer Rankenornamentik des ersten Jahrhunderts vor Christus, Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abteilung, 114, 2008, pp. 99-175.
Schörner 1995: Günther Schörner, Römische Rankenfriese.Untersuchungen zur Baudekoration der späten Republik und der frühen und mittleren Kaiserzeit im Westen des Imperium Romanum, Mainz 1995, 156, kst. 108, tav. 12,7. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 21/10/2014 10:33:08 | |
Data ultima revisione | 17/05/2017 10:39:31 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/469 |
Oggetto | Lucera, corso Garibaldi, CIL IX 810 | |
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Collocazione attuale | La lastra iscritta è murata all'incrocio tra corso Garibaldi e vico de Petris. | |
Prima attestazione | L'iscrizione è stata trascritta per la prima volta da Giovanni Antonio Paglia nella silloge epigrafica redatta per Manuzio (Vat. Lat. 5241, 589). | |
Materiale | Calcare | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | Il blocco è tagliato su tutti i lati; uno strato di cemento moderno ha obliterato quasi completamente la modanatura che chiude in basso il campo epigrafico; il testo iscritto è lacunoso sul margine sinistro. | |
Cronologia | I secolo d.C. (1-50 d.C.) | |
Descrizione | L'iscrizione appartiene al monumento funerario dell'Augustale Caius Marius C. l. L[amia?]; il monumentum, predisposto per se stesso e almeno per due suoi congiunti, doveva essere di un certo impegno come sembrerebbe testimoniare la lastra iscritta che doveva essere impreziosita da una cornice modanata della quale resta appena visibile l'intaglio del kyma lesbio nella parte inferiore. | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | Molto probabilmente l'iscrizione, ora all'incrocio tra Corso Garibalid e vico de Petris si trova nella stessa collocazione in cui era stata vista dal Paglia che ne ha documentato la presenza all'esterno del palazzo di Jacobus Petri (o de Petriis). | |
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Chelotti 1999: Marcella Chelotti, "La società in età romana attraverso la documentazione epigrafica (secc. I a.C. -III d.C.)", in Lucera: topografia storica, archeologia e arte, a cura di Elena Antonacci Sanpaolo, Bari 1999, 71-79.
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Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 10/07/2014 14:53:56 | |
Data ultima revisione | 08/03/2017 10:34:36 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/404 |
Oggetto | Lucera, Museo civico, architrave con dedica ad Apollo e al divo Augusto CIL IX 783 | |
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Collocazione attuale | Lucera, Museo civico Giuseppe Fiorelli | |
Prima attestazione | La prima attestazione dell'iscrizione risale alla silloge compilata da Giovanni Antonio Paglia per l'amico Aldo Manuzio Junior (Vat. Lat. 5241, 588) | |
Materiale | Marmo bianco | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | ||
Cronologia | Età tiberiana | |
Descrizione | L'architrave iscritto doveva appartenere al tempio dedicato ad Apollo e ad Augusto da Q. Lutatius Q f. Catulus e dal padre di costui, Q. Lutatius P.f. Catulus. Non è possibile definire con certezza il rapporto di questi due personaggi con la famosa gens dei Lutatii Catuli; è molto probabile, tuttavia, che si tratti di discendenti dei liberti di questa potente famiglia urbana (Chelotti 1999, 75). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | Paglia poteva vedere il pezzo davanti la casa di Alfonso Carafa; successivamente l'architrave sarà reimpiegato nei pressi del palazzo episcopale (cfr. CIL IX 783). | |
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Chelotti 1999: Marcella Chelotti, "La società in età romana attraverso la documentazione epigrafica (secc. I a.C. -III d.C.)", in Lucera: topografia storica, archeologia e arte, a cura di Elena Antonacci Sanpaolo, Bari 1999, 71-79.
Gallo 2015: Annarosa Gallo, scheda del database Eagle n. EDR154469. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 10/07/2014 14:42:16 | |
Data ultima revisione | 14/05/2017 11:42:26 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/403 |
Oggetto | Lucera, San Francesco, fregio a girali acantini | |
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Luogo di provenienza | ||
Collocazione attuale | Lucera, riutilizzato, ruotato di 180 gradi, come architrave di una porta che si apriva sull'abside della chiesa di San Francesco. | |
Prima attestazione | ||
Materiale | Calcare locale | |
Dimensioni | ||
Stato di conservazione | Probabilmente resecato sui lati, il blocco presenta diverse abrasioni superficiali. | |
Cronologia | Prima età augustea | |
Descrizione | Lo spazio figurato, compreso tra due listelli lisci, ospita al centro un calato di acanto dal quale si dipartono due steli vegetali che generano avvolgimenti simmetrici, desinenti in fiori campanulati. Il cespo acantino è segnato, alla base, da una serie di fogliette brevi rivolte verso il basso e costituito da un'ampia foglia centrale con la nervatura ben evidenziata e il profilo molto semplificato, articolato in quattro grosse digitazioni; ai lati si pongono due foglie meno sviluppate, quasi delle appendici, rappresentate di profilo e con i margini grossolanamente dentellati. La stessa resa delle digitazioni si individua nella brattea esterna mentre un altro particolare, che denota una resa corsiva del rilievo, è rappresentato dalla ripetizione della medesima tipologia di fiore, che varia solo nella forma dello stame centrale (leggermente amigdaloide o vegetalizzato). Il fiore campanulato trova confronti in area centroitalica, come ad esempio a Isernia, Spoleto, Montecastrilli (Schörner 1995, 155, kat. 97, tav. 13,6; 179, kat 287, tav. 23.4; 157 kat. 117 b-a, tav. 26, 4; cfr. Maschek 2008, 146 s. per la cronologia e la diffusione dei modelli). Sulla base dello schema dei girali, tendenti a seguire un tracciato con avvolgimenti quasi circolari, e per la forma della brattea esterna, avvolgente e con l'estremità a virgola, se ne propone una datazione all'età augustea (cfr. Schörner 1995, 29 s.; Stortoni 2008, 94). | |
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Famiglie e persone | ||
Collezioni di antichità | ||
Note | Sul lato sinistro si conserva una semipalmetta, probabilmente l'elemento di chiusura del fregio: sulla base di una necessaria simmetria, si deve ipotizzare che il pezzo antico doveva essere di poco più lungo della dimensione attuale e chiuso a destra da un'analoga decorazione. Si potrebbe pensare anche ad un elemento di raccordo costituito da due semipalmette unite da un nastro (cfr. Tempio di Augusto e Roma a Pola, Schörner 1995, 166, kat. 181, tav. 51.1), questa soluzione pare però difficilmente conciliabile con un calato così a breve distanza. La sproporzione tra l'altezza del fregio, sicuramente superiore a un piede, e la lunghezza fanno supporre un ornato architettonico con funzione solo decorativa e non strutturale (architrave assente o molto ridotto); data la destinazione funeraria, molto probabile, si poterebbe ipotizzare l'appartenenza del fregio ad unal corpo di base di una piccola edicola o all'epistilio, di dimensioni molto ridotte, del corpo superiore distilo (cfr. il monumento di Murcius Obulaccus a Sarsina, Gros 2001, 406, fig. 473). | |
Fonti iconografiche | ||
Rilievi | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Gros: Pierre Gros, L'architecture romaine, II. Maisons, palais, villas et tombeaux, Paris 2001.
Maschek 2008: Maschek 2008: Dominik Maschek, "Neue Überlegungen zur Produktionsdynamik und kulturhistorischen Bedeutung mittelitalischer Rankenornamentik des ersten Jahrhunderts vor Christus", Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abteilung, 114, 2008, 99-175.
Schörner 1995: Günther Schörner, Römische Rankenfriese.Untersuchungen zur Baudekoration der späten Republik und der frühen und mittleren Kaiserzeit im Westen des Imperium Romanum, Mainz 1995.
Stortoni 2008: Emanuela Stortoni, Monumenti funerari di età romana nelle province di Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, I-II, Urbino 2008.
Todisco 2002: Luigi Todisco, Scultura antica e reimpiego in Italia meridionale, II. Puglia, Basilicata, Bari 2002, 229, fig. 3. | |
Allegati | ||
Link esterni | ||
Schedatore | Stefania Tuccinardi | |
Data di compilazione | 22/10/2014 12:43:58 | |
Data ultima revisione | 13/04/2017 16:18:23 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/471 |