NomeAmalfi
TipoCittà
Luogo superioreCAMPANIA
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OggettoAmalfi, Cattedrale
Tipologiachiesa cattedrale (esistente)
Nome attualeCattedrale di Sant'Andrea
Immagine
Nomi antichi

Santa Maria e Sant’Andrea, e attigua basilica del Crocifisso

Cronologia

sec. VI: fondazione di Santa Maria (oggi Basilica del Crocifisso)

sec. IX: probabili decorazioni e restauri

sec. X: riedificazione X sec. (post 987);

1057, ante: fondazione di Sant’Andrea.

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La Cattedrale di Amalfi si può giovare di un’insolita abbondanza di cronache (Camera 1876-1881, I, pp. 10-13, ne menzionava 29, a volte però più di un manoscritto per la stessa opera; cfr. Schwarz 1980, p. 24). La più importante è il Chronicon archiepiscoporum Amalfitanorum, opera notevolmente stratificata, il cui nucleo più antico è del XII secolo (Schwarz 1996).

Il complesso episcopale si presenta oggi, in séguito alle ricostruzioni e ai restauri che fra Sette e Ottocento ne hanno alterato le strutture medievali, composto da due edifici affiancati, la cattedrale di Sant’Andrea e la basilica del Crocifisso, entrambe situate al di sopra di un alto podio con orientamento ad est. Il primo, di dimensioni maggiori, è articolato in tre navate con cinque cappelle laterali per parte e transetto sopraelevato sulla cripta; l’icnografia del secondo è stata invece pesantemente alterata dall’innesto nel fianco settentrionale delle volte del Chiostro del Paradiso e dalle cappelle rivolte all’esterno o all’interno della basilica. La cronologia dei due edifici – nei quali si è visto un esempio, raro per il Meridione, di cattedrale doppia – è ancora largamente discussa fra gli storici dell’architettura, né sembra destinata a trovare risposte sicure poiché manca ancora un’indagine archeologica dell’edificio principale.

Il primo nucleo dell’edificio risalirebbe almeno VI secolo, poiché nel gennaio del 596 papa Gregorio Magno scriveva al suddiacono Antemio perché imponesse la residenza sacerdotale a Pimenio “Amalphitanae civitatis episcopus” (Gregorii I Papae Registrum 1882, pp. 400-401). Nel Chronicon Salernitanum (ed. 1839, p. 54) è citata la “ecclesia Beatissime Virginis Marie” di Amalfi in relazione coi tentativi di Sicardo di impossessarsi delle reliquie di Santa Trofimena (protettrice di Maiori) attorno all’837-839, ricoverate in cattedrale dal vescovo Pietro, forse quello stesso Pietro del IX secolo che secondo il Chronicon Amalphitanum aveva fatto edificare il palazzo episcopale e dedicare la cattedrale (Schwarz 1996, pp. 190-191). Elementi erratici databili al IX secolo documenterebbero questa fase d’arredo (Aceto 1984). Probabilmente la chiesa era dedicata ai Santi Cosma e Damiano, poiché così sarebbe stata chiamata l’attuale basilica del Crocifisso quando divenne una nave laterale della nuova cattedrale (le più antiche attestazioni di questa intitolazione si trovano nel Chronicon archiepiscoporum Amalphitanorum, in Pirri 1941, pp. 182-183). L’impianto attuale della basilica del Crocifisso (a tre navate senza transetto), non sappiamo quanto fedele a quello del IX secolo, è con più sicurezza ancorabile alla probabile ristrutturazione del X secolo in seguito all’elevazione di Amalfi a sede metropolitana (987) sotto il duca Mansone III; il doppio ordine di monofore su bifore è invece forse una realizzazione successiva.

Un sistema di colonne binate (ritrovate dai sondaggi nelle pareti del vano che separa Sant’Andrea dal Crocifisso, realizzato nel ’700) faceva da diaframma ai due edifici, che dovevano costituire un unico spazio a sei navate, ridotte poi a cinque con la costruzione del chiostro (1266-1268; in Pirri 1941, p. 181).

Per la datazione dell’edificio principale dedicato a Sant’Andrea abbiamo solo la certezza di un ante quem del 1057, anno in cui fu fusa a Costantinopoli la porta in bronzo donata da Pantaleone di Mauro e apprezzata da Desiderio di Montecassino (Le porte del paradiso 2009). L’assetto originale doveva consistere in una struttura a tre navate, con altrettante absidi e transetto non sporgente (un modello che poi sarà cassinate), e in occasione della traslazione delle spoglie di sant’Andrea, trafugate a Costantinopoli nella Quarta Crociata, il cardinal Pietro Capuano finanziò il nuovo transetto e la nuova cripta.

A fine ’400 la cattedrale versava in “evidentissima ruina” e l’arcivescovo Andrea de Cunto (1484-1503), sepolto in cattedrale, provvedeva al restauro dei tetti e a finanziare un ciclo di affreschi nel transetto, ma nella prima metà del ’500 bisognava provvedere di nuovo al rafforzamento delle strutture e dei pilastri (Camera 1876-1881, I, pp. 67-68 e 660-662; e II, p. 67). Nel 1566 l’arcivescovo Marco Antonio Bozzuto intervenne sul campanile (Pirri 1941, pp. 50-60). Infine l’arcivescovo Angelo Pico (1638-1648) aggiunse un pulpito marmoreo, fece indorare l’organo e riconsacrò l’altare maggiore nel 1645 (Strazzullo 1997). Il successore Stefano Quaranta (1649-1678) risanò tutta la zona absidale, spostando sul fondo la cona lignea cinquecentesca, restaurando i mosaici, commissionando nuovi affreschi, e soppresse molte cappelle gentilizie, provocando la dispersione degli arredi. Il terremoro del 1688 rese necessario un intervento radicale dell’arcivescovo Bologna (1701-1724), che fece completamente rifare il tetto (abbassandolo) e le finestre (Camera 1876-1881, I, p. 68). Tutte queste fasi sono ben documentate. Nel 1861 crollò tutto il prospetto principale e la nuova facciata, disegnata da Enrico Alvino, si concluse solo a fine secolo.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Nella parete divisoria tra Cattedrale e basilica del Crocefisso, troviamo una fila di doppie colonne con capitelli di reimpiego

Nelle navate e nelle cappelle della basilica del Crocefisso: colonne con capitelli di reimpiego.

Nella Cattedrale si conservavano:

Sarcofago con Ratto di Proserpina (ora nel chiostro del Paradiso);

Sarcofago di Cesario D'Alagno (ora nel chiostro del Paradiso).

Nel chiostro del Paradiso si conservano:

Sarcofago strigilato a lenòs con Putti di stagione angolari;

Sarcofago strigilato con tabula ansata anepigrafe;

Sarcofago a cassa liscia con iscrizione moderna;

Sarcofago a lenòs strigilato con protomi leonine;

Sarcofago con colonnine, ghirlande e tabula epigrafica;

Sarcofago infantile con thiasos di Eroti

Sarcofago strigilato a lenòs con Putti di stagione angolari

Opere d'arte medievali e moderne

Rilievo della c.d. Madonna della Neve con committente (sec. XV: ora nel Museo diocesano della Basilica del Crocefisso)

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

Aceto 1984: Francesco Aceto, "Sculture in Costiera di Amalfi nei secoli VIII-X: prospettive di ricerca", Rassegna Storica Salernitana, I, 1984, 2, 49-59

 

Camera 1876-1881: Matteo Camera, Memorie storico-diplomatiche dell’antica città e ducato di Amalfi, 2 voll., Salerno 1876-1881

 

Chronicon Salernitanum, in Monumenta Germaniae Historica, inde ab anno Christi quingentesimo usque ad annum millesimum et quingentesimum, auspiciis Societatis aperiendis fontibus rerum Germanicarum Medii Aevi, edidit Georgius Heinricus Pertz, serenissimae familiae Welficae ab historia scribenda, III, Hannoverae MDCCCXXXIX, 467-561

 

Gregorii I papæ Registrum Epistolarum, VI, 23, in Monumenta Germaniæ Historica, edidit Paulus Ewald, Berolini, apud Weidmannos, MDCCCLXXXII

 

Le porte del paradiso: arte e tecnologia bizantina tra Italia e Mediterraneo, atti del convegno internazionale di studi (Istituto Svizzero, Roma, 6-7 dicembre 2006), a cura di Antonio Iacobini, Roma 2009

 

Pietro Pirri, Il Duomo di Amalfi e il Chiostro del Paradiso, Roma 1941

 

Schwarz 1980: Ulrich Schwarz, Amalfi nell’Alto Medioevo (Tübingen 1978), trad. italiana a cura di Giovanni Vitolo, Salerno-Roma 1980

 

Schwarz 1996: Ulrich Schwarz, «Il Chronicon archiepiscoporum Amalfitanorum, una fonte da verificare», in La chiesa di Amalfi nel Medioevo, atti del convegno (Amalfi, Scala , Minori, 4-6 dicembre 1987)  La chiesa di Amalfi nel medioevo, atti del convegno internazionale di studi per il millenario dell’archidiocesi di Amalfi, Amalfi-Scala-Minori 4-6 dicembre 1987, a cura di Nicola Cilento, Amalfi 1996

 

Elisabetta Scirocco, Arredi liturgici dei secoli XI-XIII in Campania: le cattedrali di Salerno, Ravello, Amalfi, Caserta Vecchia, Capua, tesi di dottorato, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, a.a. 2009-2010

 

Franco Strazzullo, Documenti per la storia del Duomo di Amalfi, Amalfi 1997

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SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione31/05/2012 13:28:03
Data ultima revisione21/12/2018 15:38:53
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/31
OggettoAmalfi, porta marina
TipologiaPorta urbica
Nome attuale
Immagine
Nomi antichi
Cronologia
Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego

Sullo stipite della porta: capitello di pilastro; frammento di architrave; cornice modanata.

Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia
Link esterni
Schedatore
Data di compilazione10/12/2012 21:28:38
Data ultima revisione11/11/2016 17:41:19
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/252
OggettoAmalfi, seggio dei nobili
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale(distrutto)
Immagine
Nomi antichi

Theatrum Publicum Magnum Nobilium, Seggio della Marina

Cronologia

1338: è attestata l’esistenza del Theatrum Publicum (Mazzoleni, Orefice 1985-1989, III, p. 1009 e ss., n. CCCCXC).

1451: restauri.

1538: diventa la sede del governatore vicereale.

1711, ante: viene alienato al marchese Bonito di Positano (Pansa 1724, I, 17-18).

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

La sede del seggio dei Nobili era incastonata in altri edifici e sovrapposta a un edificio di culto. La localizzazione era nella piazza della cattedrale, esattamente di fronte al Sedile Magno. Il Theatrum Publicum era usato anche come sede del tribunale della Bagliva.

Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne
Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche
Piante e rilievi
Fonti/Documenti
Bibliografia

 

Camera 1876-1881: Matteo Camera, Memorie storico diplomatiche dell’antica città e ducato di Amalfi, 2 voll., Salerno 1876-1881. [vol. 1vol. 2].

 

Gargano 1991: Giuseppe Gargano, “L'area maritima e le platee di Amalfi medievale”, Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, n.s., 1 (11 dell'intera serie), 1991, 57-97.

 

Gargano 1992: Giuseppe Gargano, La città davanti al mare. Aree urbane e storie sommerse di Amalfi nel Medioevo, Amalfi 1992.

 

Gargano 1993: Giuseppe Gargano, “Storia di una piazza: la platea publica di Amalfi”, Rassegna Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, n.s. 3 (13 dell'intera serie), giugno 1993, n. 5, 69-78.

 

Gargano 1997: Giuseppe Gargano, “Un esempio di ricerca storica ed archeologica. L’analisi dell’area maritima di Amalfi”, Rassegna del centro di cultura e storia amalfitana, n.s. 7 (17 dell'intera serie), dicembre 1997, 137-180.

 

Gargano 2004: Giuseppe Gargano, “La ricostruzione della forma urbana di Amalfi nel Medioevo: metodologia ed esiti della ricerca”, in Le piante ricostruttive dei tessuti urbani medievali e moderni. Metodi e ricerche, a cura di Teresa Colletta, Roma 2004, 15-28.

 

Mazzoleni 1972: Le Pergamene degli Archivi Vescovili di Amalfi e Ravello, a cura di Jole Mazzoleni, I, Napoli 1972.

 

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

 

Mazzoleni, Orefice 1985-1989: Il Codice Perris. Cartulario Amalfitano (X-XV sec.), a cura di Jole Mazzoleni e Renata Orefice, 5 voll., Amalfi 1985-1989.

 

Pansa 1724:  Francesco Pansa, Istoria dell'Antica Repubblica d'Amalfi, e di tutte le cose appartenenti alla medesima, accadute nella città di Napoli, e suo Regno: con lo registro Di tutti gli archivi dell'Istessa, opera postuma in due tomi divisa, 2 voll., tomo I, in Napoli, per Paolo Severini 1724; tomo II, in Napoli, per Lailardo, 1724.

 

Russo 2000: Maria Russo, “La trasformazione ottocentesca in caserma dei reali carabinieri del Seminario diocesano di Amalfi”, Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, n.s. 10 (20 dell'intera serie), dicembre 2000, 107-130.

Link esterni
SchedatoreFulvio Lenzo
Data di compilazione23/03/2013 13:20:35
Data ultima revisione05/11/2016 12:01:24
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/364
OggettoAmalfi, seggio magno et parvo
Tipologiaedificio pubblico: sedile
Nome attuale(distrutto)
Immagine
Nomi antichi
Cronologia

1270 ca.: la Curia edificata in età normanna viene trasformato in sedile Parvum et Magnum, e le autorità cittadine decidono di creare una Platea Nova, ovvero una piazza, al centro della città (Gargano 1997, p. 20).

 

1413: Roberto Brancia, arcivescovo di Sorrento e Amalfi, cita nel suo testamento “duas apothecas sitas in Platea publica, ubi dicitur a lo Truglio a parte meridiei juxta Ecclesiam Sancti Iacobi, a parte septemtrionis juxta bona Ecclesiae S. Marci, a parte orientis juxta plateam praedictam, ubi est sedile magnum et parvum dictae Civitatis” (Pansa 1724, II, p. 69)

 

XV-XVI secolo: il sedile Magno risulta il “loco solito” delle adunanze di tutta l’università  che vi viene convocata in parlamento nel 1453, 1454, 1456, 1480, 1527, 1553 (Camera, II, pp. 14-15, 35, 61, 76, 106).

 

1518: gli eletti della città si riuniscono nella dogana, probabilmente perché il seggio era interessato da lavori di ricostruzione (Gargano 1991, p. 88, nota 222)

 

XIX-XX secolo: l’edificio viene trasformato in Decurionato, poi in caserma e quindi in ufficio postale (Russo 2000).

Autore
Committente
Famiglie e persone
Descrizione

L'edificio sorgeva nella piazza della Cattedrale, a sinistra delle scale. Secondo quanto tramandato era sopralevato e provvisto di scale. Di fronte venne poi eretto il seggio dei nobili.

Iscrizioni

Nel seggio era una iscrizione attribuita tradizionalmente a Antonio Beccadelli detto il Panormita: "PRIMA DEDIT NAVTIS VSVS MAGNETIS AMALPHIS". (Gimma 1723, II, p. 538; Camera 1836, I, p. 30).

Stemmi o emblemi araldici

Sulle pareti erano affrescati gli stemmi e la personificazione della città di Amalfi (Pansa 1724, I, 13-14; cfr. anche infra, Documenti).

Elementi antichi di reimpiego
Opere d'arte medievali e moderne

Affresco raffigurante Amalfi in forma di donna seduta su un trono (cfr. infra, Documenti).

Storia e trasformazioni
Note
Fonti iconografiche

L'affresco esistente nel seggio è riprodotto nello stemmario Napoli, Biblioteca Nazionale, Manoscritti, X.A.42 f. 50v.

Piante e rilievi
Fonti/Documenti

Nel manoscritto che conserva la Tabula de Amalphia (già conservato a Vienna, Hofbibliothek, cod. 6626 e dal 1929 custodito nel municipio di Amalfi), fra il testo Dell’origine dei Longobardi et di Normandi (ff. 171-187) e quello della Tavola Amalfitana si descrive la pittura presente nel Seggio Magno: “Amalfi in designo se pinge et così fu pentata al seggio di Amalfe in questo modo... Una donna bella, vestita riccamente di broccato, assettata ad una seggia, con un leone in grembo et una palla seu mondo in mano, significando Amalfe esere bella et forte di sito e di gente, et in pede d’essa uno verso, quale diceva in questo modo: Prima dedit nautis usus Magnetis Amalphi – denotando la franchigia, che hanno li Amalphitani per tutto il mondo naviganto” (trascrizione di Alianelli 1871, p. 69).

 

Gimma 1723, II, cap. 41, pp. 537-538: “In Amalfi, così in tempo, che era Repubblica, come ne’ seguenti anni, nel Seggio grande, ove per lo più si congregava il popolo, vi era dipinta per impresa la ninfa Amalfi con un pomo nella mano destra, con un Leone tenuto in grembo colla sinistra: sotto il piede destro avea un libro, che significava le Pandette ritrovate in Amalfi, e sotto il sinistro il globbo del Mondo per la sperienza della Matematica, e della Bussola. Nel mezo di sotto, l’Impresa della Repubblica con una banda rossa, come quella de’ Romani, che vennero ad abitarvi: nella parte destra dell’Impresa, la Croce di Malta, e nella sinistra la Bussola con quattro ale intorno. Vogliono, che la Ninfa colla corona sul capo in atto di sedere nel Trono, sia la figliuola di Marcello romano, che con gli altri partì da Roma per andare in Costantinopoli; benché credano alcuni, che Amalfi sia stata fondata da Amalfo Capitano dell’Imperador Costantino. Il libro significa quello delle Pandette, con cui la Città si governava: la Croce bianca in campo nero, l’origine de’ Cavalieri Gerosolimitani, poi detti di Rodi, e di Malta dimostra: così la Bussola colle ali significa i quattro venti principali: dalla stella di oro è significata la stella Tramontana: dalle lettere Astrologiche, la stessa invenzione di Flavio [Gioja], e con questa Impresa è ornata la Provincia tutta co’i versi: Prima dedit Nautis usum Magnetis Amalphis, / Vexillum Solymis, militiaeque typum.” 

Bibliografia

 Alianelli 1871: Nicola Alianelli, Delle antiche consuetudini e leggi marittime delle Provincie napoletane, Napoli 1871.

 

Camera 1836: Matteo Camera, Istoria della città e costiera di Amalfi divisa in due parti, Napoli 1836 [vol. 1; vol. 2].

 

Camera 1876-1881: Matteo Camera, Memorie storico diplomatiche dell’antica città e ducato di Amalfi, 2 voll., Salerno 1876-1881. [vol. 1vol. 2].

 

Gargano 1991: Giuseppe Gargano, “L'area maritima e le platee di Amalfi medievale”, Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, n.s. 1 (11 dell'intera serie), 1991, 2, 69-77.

 

Gargano 1992: Giuseppe Gargano, La città davanti al mare. Aree urbane e storie sommerse di Amalfi nel Medioevo, Amalfi 1992.

 

Gargano 1993: Giuseppe Gargano, “Storia di una piazza: la platea publica di Amalfi”, Rassegna Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, n.s. 3 (13 dell'intera serie), giugno 1993, n. 5, 69-78.

 

Gargano 1997: Giuseppe Gargano, “Un esempio di ricerca storica ed archeologica. L’analisi dell’area maritima di Amalfi”, Rassegna del centro di cultura e storia amalfitana, n.s. 7 (17 dell'intera serie), dicembre 1997, 137-180.

 

Gargano 2004: Giuseppe Gargano, “La ricostruzione della forma urbana di Amalfi nel Medioevo: metodologia ed esiti della ricerca”, in Le piante ricostruttive dei tessuti urbani medievali e moderni. Metodi e ricerche, a cura di Teresa Colletta, Roma 2004, 15-28.

 

Gimma 1723: Giacinto Gimma, Idea della Storia dell’Italia Letterata, divisa in due tomi, in Napoli nella stamperia di Felice Mosca, 1723 [vol. 1vol. 2].

 

Lenzo 2014: Fulvio Lenzo, Memoria e identità civica. L'architettura dei seggi nel Regno di Napoli (XIII-XVIII secolo), Roma 2014.

 

Mazzoleni 1972: Le Pergamene degli Archivi Vescovili di Amalfi e Ravello, a cura di Jole Mazzoleni, I, Napoli 1972.

 

Mazzoleni, Orefice 1985-1989: Il Codice Perris. Cartulario Amalfitano (X-XVsec.), a cura di Jole Mazzoleni e Renata Orefice, 5 voll., Amalfi 1985-1989.

 

Natella 2005: Pasquale Natella, “La ‘Tabula de Amalpha’: storia esterna. Percorso d’una fonte di carattere usuale giuridico-marittimo", Rassegna del Centro di cultura e storia amalfitana, n.s. 15, (25 dell'intera serie), 2005, n. 27, 9-55

 

Pansa 1724:  Francesco Pansa, Istoria dell'Antica Repubblica d'Amalfi, e di tutte le cose appartenenti alla medesima, accadute nella città di Napoli, e suo Regno: con lo registro Di tutti gli archivi dell'Istessa, opera postuma in due tomi divisa, 2 voll., tomo I, in Napoli, per Paolo Severini 1724; tomo II, in Napoli, per Lailardo, 1724.

 

Russo 2000: Maria Russo, “La trasformazione ottocentesca in caserma dei reali carabinieri del Seminario diocesano di Amalfi”, Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, n.s. 10 (20 dell'intera serie), dicembre 2000, 107-130.

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SchedatoreFulvio Lenzo, Antonio Milone
Data di compilazione21/03/2013 19:16:43
Data ultima revisione21/12/2018 13:40:49
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Edificio/362
OggettoAmalfi, Cattedrale, rilievo della cosiddetta Madonna della Neve
Collocazione originaria
Materialemarmo
Dimensioni118,5 cm x 79 cm
Cronologia
Autore
Descrizione

Il rilievo si trova oggi esposto nella cosiddetta basilica del Crocifisso, attigua alla Cattedrale di Amalfi. Rappresenta la Vergine in trono col Bambino, incoronata da due vispi angioletti riccioluti, con ai piedi il donatore, che sarebbe stato identificato nell'abate Giovanni da Magliano (Pirri 1941, 51). Si trovava precedentemente nel Chiostro del Paradiso, ma non conosciamo la sua ubicazione originaria. 

Stilisticamente è stata messa in relazione con l'opera di Francesco Laurana e dei suoi seguaci. Ciò nondimeno, denuncia chiaramente un fare lombardo in particolar modo nella squadratura dei drappeggi. Causa (1950, 121) ha infatti attribuito questa Madonna a Tommaso Malvito, un'ascrizione spesso accettata (cfr. Braca 2004, 61-62).

Immagine
CommittenteAbate Giovanni da Magliano (?)
Famiglie e persone
Iscrizioni
Stemmi o emblemi araldici
Note
Fonti iconografiche
Fonti e documenti
Bibliografia

Braca 2004: Antonio Braca, Vicende artistiche fra Napoli e la Costa d'Amalfi in età moderna, Amalfi 2004.

 

Causa 1950: Raffaello Causa, Contributi alla conoscenza della scultura del '400 a Napoli, in Sculture lignee nella Campania, catalogo della mostra (Napoli, Palazzo Reale, 1950), Napoli 1950.

 

Pirri 1941: Pietro Pirri, Il Duomo di Amalfi e il Chiostro del Paradiso, Roma 1941. 

Allegati
Link esterni
SchedatoreFernando Loffredo
Data di compilazione10/12/2012 21:28:15
Data ultima revisione06/01/2019 19:18:15
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera di Arte/118
OggettoAmalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso, sarcofago strigilato con clipeus centrale rilavorato come stemma
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Amalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco, proconnesio?
Dimensioni
Stato di conservazione

La cassa è discretamente conservata, si registrano tuttavia un lieve stato di consunzione in superficie e tracce di abrasioni; sui fianchi, si rilevano due fori per parte a breve distanza dall'orlo. 

CronologiaIII sec. d.C.
Descrizione

Il sarcofago, a cassa rettangolare, è decorato sulla fronte da strigilature incorniciate, sui lati lunghi, da modanature lisce e, all'estremità, da lesene con capitelli a foglie lisce.  Nella parte centrale doveva essere scolpito un riquadro sormontato da un clipeus centrale; in fase di reimpiego la cornice del clipeo è stata ribassata lungo i margini inferiori di modo che su un unico fondo rilavorato, delimitato in alto dalla cornice del clipeus e ai lati e in basso dal listello del riquadro inferiore, è stato scolpito uno stemma araldico in forma di scudo raffigurante in diagonale tre rombi che fanno da cornice a gigli; lo scudo è  sormontato da una croce con i bracci terminanti in un motivo trilobato; il medesimo stemma, corredato di croce, ricorre anche su uno dei fianchi lisci della cassa. L' arca rientra nella tipologia dei sarcofagi strigilati con clipeus, tabula, mandorla o pannello centrali e elementi architettonici o figurati posti all’estremità della fronte, prodotti principalmente a partire dalla fine del II sec. d. C. (Koch, Sichtermann 1982, 73 ss., 241 ss.)

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Il sarcofago, di ignota provenienza, è stato  presumibilmente reimpiegato per una sepoltura illustre. 

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Koch-Sichtermann 1982: Guntram Koch, Helmut Sichtermann, Römische Sarkophage, München 1982.

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 784.

Allegati
Link esterni
SchedatoreMarina Caso
Data di compilazione08/10/2015 04:49:31
Data ultima revisione05/01/2019 13:34:50
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/536
OggettoAmalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso, sarcofago strigilato con tabula ansata anepigrafe
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Amalfi,  Cattedrale, Chiostro del Paradiso

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco, proconnesio
Dimensioni
Stato di conservazione

La superficie della cassa è interessata da scheggiature; una frattura irregolare si ravvisa sulla fronte per tutta l'altezza della cassa in prossimità della  lesena che a destra inquadra la tabula. 

CronologiaAnni centrali del III sec. d.C.
Descrizione

Il sarcofago, a cassa parallelepipeda, presenta la fronte scandita da quattro lesene baccellate e rudentate, sormontate da capitelli a foglie lisce, che definiscono tre pannelli: alle estremità le lesene fanno da cornice a strigilature orientate verso il riquadro centrale campito da una serie di baccellature sormontate da una tabula epigrafica ansata priva di iscrizione.

La cassa è riconducibile ad una tipologia di sarcofagi strigilati con tabula, clipeus, mandorla o pannello al centro e elementi architettonici o figurati posti all’estremità della fronte, prodotti principalmente a Roma, dalla fine del II sec. d. C.,  su vasta scala (Koch, Sichtermann 1982, 73 ss., 241 ss.). Il confronto più stringente per l'esemplare amalfitano è con il sarcofago di Cuspia Aegiales di Palazzo Venezia (fontana di Antonio Grimani), datato agli anni centrali del III sec. d. C. (De Angelis d'Ossat 2008, 154-155, n. 5).

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Sull'originario luogo di provenienza dell'arca non è possibile avanzare ipotesi certe, seppure appaia plausibile l'importazione della cassa da Roma, in epoca medioevale, per accogliere le spoglie di un illustre cittadino amalfitano.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

 De Angelis d'Ossat 2008: Matilde De Angelis d'Ossat, Inventarium Rerum Viridiarji. La raccolta archeologica in Maria Giulia Barberini (a cura di), Tracce di pietra. La collezione dei marmi di Palazzo Venezia, Roma 2008, 119-168, schede 1-34.

 

Koch-Sichtermann 1982: Guntram Koch, Helmut Sichtermann, Römische Sarkophage, München 1982.

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 783.

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SchedatoreMarina Caso
Data di compilazione08/10/2015 04:40:50
Data ultima revisione05/01/2019 13:49:47
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/535
OggettoAmalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso, sarcofago a cassa liscia con iscrizione moderna
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Amalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco a grana fine
Dimensionih 0, 45 m; lung. 1,90 m; larg. 0,43 m
Stato di conservazione

La cassa è integra, solo il fianco sinistro è interessato da un foro post-antico sul margine inferiore. Si rilevano scalfitture superficiali

CronologiaPrima età imperiale
Descrizione

Sarcofago a cassa  rettangolare, liscio su tutti i lati, percorsi lungo il margine superiore da una modanatura liscia. La parte interna è lavorata in forma di vasca, rifinita solo lungo i margini superiori per un'altezza di circa 20 cm. Sul fondo, a destra, è scolpito un rialzo per il posizionamento della testa del defunto. Sul lato lungo si legge l'iscrizione moderna: HIC INTVS HOMO VERVS CERTVS OPTVMVS | RECVMBO PVBLIVS OCTAVIVS | RVFVS DECVRIO.

La cassa (Gasparri 2013, 213, II.7; Palmentieri 2013, 170-177) rientra in una tipologia di sarcofagi a cassa liscia, "Postamenttypos", noti da pochi esemplari (Gabelmann 1977; Gasparri 1982, 168; Gasparri 2013, 212-213, II. 1-7), di produzione urbana di prima età imperiale  (Gasparri 2013, 212) 

Immagine
Famiglie e persone

D'Ancora

Collezioni di antichità
Note

Il sarcofago è stato forse reimpiegato come tomba del canonico decano Domenico D'Ancora (Pansa 1724, II, 190; Milone 2003, 316 nota 5; Palmentieri 2013, 172-175). Nell'iscrizione moderna, si ricorda il decurione Publio Ottavio Rufo, attestato anche in un'iscrizione (CIL X 1808) documentata a Napoli sin dalla metà del XVI secolo (Palmentieri 2013,173).

E' del tutto probabile che il sarcofago, di produzione urbana, sia giunto in costiera dal Lazio in epoca medioevale, tuttavia non è da escludersi l'ipotesi di un recupero della cassa da qualche centro della Campania che in prima età imperiale aveva commissionato il pezzo ad una bottega urbana (Palmentieri 2013,176).  

L'ultima sistemazione, nel Chiostro della Cattedrale, risale almeno al 1934 (Palmentieri 2013, 170-171). 

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Gabelmann 1977: Hans Gabelmann, "Zur Tektonik oberitalischer Sarkophage. Altäre und Stelen", BJB, 177, 1977, 199-244.  

 

Gasparri 1982: Carlo Gasparri, "Il sarcofago con Nekya di Villa Giulia restaurato. Ancora sull'inizio della produzione dei sarcofagi a Roma", in B. von Freytag gen. Löringhoff - D. Mannsperger - F. Prayon (ed.), Praestant Interna. Festschrift für Ulrich Hausmann, Tubinga 1982, 165-172.

 

Gasparri 2013: Carlo Gasparri, "Un nuovo sarcofago con Nekyia tipo Villa Giulia", RM,119, 2013.

 

Milone 2003: Antonio Milone, "Memoria dell'antico nella Costa d'Amalfi", in A. Braca, Le culture artistiche del Medioevo in Costa d'Amalfi, Amalfi 2003.

 

Palmentieri 2013: Angela Palmentieri, "Addenda ai sarcofagi romani della prima età imperiale", RM, 119, 2013.

 

Pansa 1724: Francesco Pansa, Istoria dell'antica Repubblica d'Amalfi, Napoli 1724.

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SchedatoreMarina Caso
Data di compilazione23/09/2015 19:44:53
Data ultima revisione05/01/2019 13:50:27
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/532
OggettoAmalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso, sarcofago a lenòs strigilato con protomi leonine
Luogo di provenienzaRoma
Collocazione attuale

Amalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso

Prima attestazione
MaterialeMarmo proconnesio
Dimensionih 0,58 m; lung. 2,13 m
Stato di conservazione

Del tutto mancante il fondo e il retro della cassa; molto lacunoso il fianco destro; una frattura trasversale interessa la fronte; le parti figurate presentano lacune, scalfitture e corrosione delle superfici.

Cronologia240-250 d.C.
Descrizione

Sarcofago a lenòs decorato con strigilature simmetriche che convergono verso l'asse centrale della vasca definendo una mandorla. Alle due estremità della fronte, in alto, sono scolpite due protomi leonine che recano anelli nelle fauci  (Schauenburg 1966, 271, nota 47; Stroszeck 1998, 103 n. 1 tav. 12,3). La cassa si ascrive ad una tipologia di sarcofagi di fattura urbana, prodotti principalmente nel del III sec. d.C. In Campania, un altro sarcofago di medesima tipologia, è conservato nella Cattedrale di Capua (Stroszeck 1998, 104 n. 10 tav. 13,3:  datazione 260-270 d. C.), reimpiegato per la sepoltura di Cesare di Capua, Conte di Altavilla. 

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

La cassa è stata verosimilmente importata nel Medioevo dall'Urbe, per essere reimpiegata per una sepoltura illustre. Il Chiostro del Paradiso, realizzato tra il 1260 e il  1268, fu destinato, per volere del vescovo Augustariccio, a cimitero di benemeriti cittadini  (Paoletti 1984, 235- 236).

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Schauenburg 1966: Konrad Schauenburg, "Die Lupa romana als sepulkrales Motiv", JdI, 81, 1966.

 

Stroszeck 1998: Jutta Stroszeck, Löwen-Sarkophage. Sarkophage mit Löwenköpfen, schreitenden Löwen und Löwen-Kampfgruppen, ASR VI, 1, Berlin 1998.

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, p. 783.

 

Paoletti 1984: Maurizio Paoletti, "Sicilia e Campania costiera: i sarcofagi nelle chiese cattedrali durante l’età normanna, angioina e aragonese", in Colloquio sul reimpiego dei sarcofagi romani nel Medioevo, a cura di Bernard Andreae, Salvatore Settis, Pisa 5-12 settembre 1982, Marburger Winckelmann-Programm 1983, Verlag des kunstgeschichtlichen Seminars, Marburg/Lahn 1984.

 

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SchedatoreMarina Caso
Data di compilazione08/10/2015 13:37:31
Data ultima revisione05/01/2019 13:51:09
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/539
OggettoAmalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso, sarcofago con colonnine, ghirlande e tabula epigrafica
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Amalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco, proconnesio
Dimensioni
Stato di conservazione

Della cassa si conservano solo la fronte, il fondo, il fianco sinistro e una breve porzione del destro; il fianco sinistro denota tracce di rilavorazione, due fori e un solco rettilineo perpendicolare alla base della cassa; anche il fianco destro reca tracce di rilavorazione. L'intera superficie si presenta abrasa; scheggiature interessano tutta la cassa, in particolare il margine inferiore; forata la fronte in corrispondenza della porzione inferiore del campo epigrafico.

CronologiaTarda età antonina
Descrizione

Cassa parallelepipeda di dimensioni ridotte; la fronte è scandita da quattro colonnine tortili sormontate da capitelli dorici da cui pendono due ghirlande di alloro recanti al centro rosette; le due colonnine centrali inquadrano una tabula epigrafica i cui caratteri risultano illegibili per l'avanzato stato di consunzione superficiale.  Il foro in corrispondenza dell'asse centrale della tabula indica un riuso della cassa come fontana o lavabo. La decorazione si contraddistingue per il modellato sintetico e di scarso risalto plastico.  Il confronto più vicino è con un sarcofago consevato a Palermo, datato alla tarda età antonina (Herdejürgen 1996, 171-172 n. 174, tav 109, 2-4)

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note
Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Herdejürgen 1996: Helga Herdejürgen, Die antiken Sarkophagreliefs, 6, 2. Stadtrömische und italische Girlandensarkophage, 1. Die Sarkophage des ersten und zweiten Jahrhunderts, Berlin 1996

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 784

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SchedatoreMarina Caso
Data di compilazione08/10/2015 04:27:18
Data ultima revisione05/01/2019 13:51:51
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/534
OggettoAmalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso, sarcofago con l'episodio del ratto di Proserpina
Luogo di provenienzaCAMPANIA
Collocazione attuale

Amalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionih 0, 95 m; lung. 1,95 m
Stato di conservazione

La cassa presenta scalfitture e lesioni; la superficie delle parti scolpite a rilievo appare corrosa; in basso a destra, sulla fronte, si registra la presenza di un foro.  

CronologiaMedia età antonina (Koch-Sichtermann 1982, 177).
Descrizione

Sarcofago a cassa rettangolare decorato sulla fronte con l'episodio mitico del ratto di Proserpina. La raffigurazione consta di una successione di scene consequenziali, dalla corsa della divinità sulla biga trainata da serpenti, al rapimento e al trasporto sul carro di Plutone guidato da cavalli.

Il sarcofago è stato ascritto ad una produzione locale (Koch-Sichtermann 1982, 177). Sulla raffigurazione del ratto di Persephone sui sarcofagi si veda Schmidt 2007, 125.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

L'arca, reimpiegata nel Medioevo per una sepoltura illustre, era in origine collocata nella Cattedrale insieme al sarcofago che accoglieva le spoglie dell'arcivescovo di Salerno Cesare d'Alagno (Camera 1836, 35; Paoletti 1984, 236).

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Camera 1836: Matteo Camera, Istoria della città costiera di Amalfi in due parti divisa, Napoli 1836.

 

Koch-Sichtermann 1982: Guntram Koch, Helmut Sichtermann, Römische Sarkophage, München 1982.

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 782.

 

Paoletti 1984: Maurizio Paoletti, "Sicilia e Campania costiera: i sarcofagi nelle chiese cattedrali durante l’età normanna, angioina e aragonese", Colloquio sul reimpiego dei sarcofagi romani nel Medioevo, a cura di Bernard Andreae, Salvatore Settis, Pisa 5-12 settembre 1982, Marburger Winckelmann-Programm 1983, Verlag des kunstgeschichtlichen Seminars, Marburg/Lahn 1984.

 

Schmidt 2007: Theun-Mathias Schmidt, "Die Zeit Läuft im Kreis. Bemerkungen zur Front und zu den Nebenseiten des restaurierten Persephone-Sarkophages in Aachen", in Guntram Koch (a cura di), Akten des Symposiums des Sarkophag-Corpus 2001 (Marburg, 2.-7. Juli 2001) a cura di Guntram Koch, Klaus Fittschen, Ortwin Dally, Sarkophag- Studien III, Mainz 2007, 123-134.

 

 

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SchedatoreMarina Caso
Data di compilazione08/10/2015 05:09:35
Data ultima revisione05/01/2019 13:52:35
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/538
OggettoAmalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso, sarcofago con Marte e Venere, tomba di Cesare d'Alagno
Luogo di provenienzaCAMPANIA
Collocazione attuale

Amalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco.
Dimensionih 0,70 m; lung. 2,24 m; larg. 0,70 m
Stato di conservazione

La cassa mostra scheggiature lungo i bordi, in particolre in corrispondenza del listello superiore con iscrizione post-antica; le figure scolpite sulla fronte e sui fianchi si presentano lacunose e profondamente dilavate; due grossi fori attraversano ciascuno dei fianchi a breve distanza dagli orli laterali; un altro foro, di dimensioni inferiori, si rileva sul fianco destro più in basso.

Cronologia
Descrizione

Sarcofago a cassa rettangolare figurato su tre lati. Sulla fronte, al centro della scena, Venere appare recumbente tra due piccoli Eroti; alla sua destra figura Marte che incede verso destra imbracciando lo scudo: il dio è preceduto da altre divintà, tra cui Apollo, che apre la scena a sinistra, al fianco di Diana; alla sinistra di Venere si scorgono Ercole e Dioniso, cui seguono altri personaggi divini che chiudono la raffigurazione. Il fianco sinistro è decorato con una scena di dextrarum iunctio tra Marte e Venere, mentre sul destro è scolpito l'episodio della lupa che allatta i gemelli all'interno di una grotta sotto lo sguardo di due pastori. Sul listello in alto si legge un'iscrizione da cui si ricava l'identità del defunto seppellito nell'arca di riuso: DOMINVS CESARVS DE ALANEO DE AMALPHIA ARCHIEPISCOPVS SALERNITANVS MCCLXIII.

Il sarcofago è da ascriversi ad una bottega campana operante nel solco della tradizione scultorea urbana della tarda età antonina (Koch, Sichtermannn 1982, 291; Paoletti 1984, 235-236; Sichtermann 1992, n. 4, tav. 4, 3-5; Valbruzzi 1998, 118-120, tav. 59, 1). Lo stile peculiare dell'atelier campano si riscontra anche nella decorazione di un sarcofago conservato nella Chiesa di Maria SS. de Rosario a Positano (Valbruzzi 1998, 119, tav. 59, 2. Provenienza urbana prospettata in Paoletti 1984, 235). 

Immagine
Famiglie e persone

Cesare d'Alagno, arcivescovo di Salerno, morto nel 1263, amico e consigliere di Federico II e di suo figlio Manfredi. 

Collezioni di antichità
Note

Il sarcofago, reimpiegato come sepolcro di Cesare d'Alagno, era in origine all'interno della Cattedrale, insieme a quello di un personaggio ignoto sepolto nel sarcofago con l'episodio del ratto di Proserpina, anch'esso oggi conservato nel Chiostro del Paradiso. Il Chiostro del Paradiso, destinato a sede cimiteriale per volontà del vescovo Augustariccio (1266-1268), dopo il crollo della facciata della Cattedrale nel 1871 accolse anche i sarcofagi di reimpiego originariamente collocati nella Chiesa, tra cui quello in esame (Pansa 1724, I, 294; Camera 1836, 34-35; Paoletti 1984, 236, fig. 9). 

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Camera 1836: Matteo Camera, Istoria della città costiera di Amalfi in due parti divisa, Napoli 1836.

 

Koch-Sichtermann 1982: Guntram Koch, Helmut Sichtermann, Römische Sarkophage, München 1982.

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 781-782.

 

Pansa 1724: Francesco Pansa, Istoria dell'antica Repubblica d'Amalfi, Napoli 1724.

 

Paoletti 1984: Maurizio Paoletti, "Sicilia e Campania costiera: i sarcofagi nelle chiese cattedrali durante l’età normanna, angioina e aragonese", in Colloquio sul reimpiego dei sarcofagi romani nel Medioevo, a cura di Bernard Andreae, Salvatore Settis, Pisa 5-12 settembre 1982, Marburger Winckelmann-Programm 1983, Verlag des kunstgeschichtlichen Seminars, Marburg/Lahn 1984.

 

Sichtermann 1992: Helmut Sichtermann,  Die mythologischen Sarkophage 2, ASR 12.2, Berlin 1992.

 

Valbruzzi 1998: Francesca Valbruzzi, "Su alcune officine di sarcofagi in Campania in età romano-imperiale", in G. Koch (a cura di), Akten des Symposiums "125 Jahre Sarkophag-Corpus", (Marburg, 4-7 Oktober 1995), Mainz 1998, 117-128.

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SchedatoreMarina Caso
Data di compilazione08/10/2015 04:57:03
Data ultima revisione05/01/2019 13:53:33
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/537
OggettoAmalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso, sarcofago infantile con thiasos di Eroti
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Amalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso

Prima attestazione
MaterialeMarmo bianco
Dimensionih 0, 32 ; lung. 112, 5 m; larg. 0, 37 m
Stato di conservazione

La cassa reca scalfitture lungo i margini; la scena figurata è scheggiata, anche in profondità, in diversi punti; si registra la presenza di un foro sul fianco sinistro in corrispondenza dell'ala del grifo.

Cronologia140-160 d.C.
Descrizione

Il sarcofago è decorato sulla fronte con un thiasos di Eroti festanti che convergono verso il centro della scena, in cui campeggia la figura di un Sileno ebbro trasportato su di una pelle caprina.

Il sarcofago è scolpito con una successione di scene riproposte isolatamente su altri sarcofagi di produzione urbana con teorie di Eroti, la cui iconografia è mutuata da quella dei Satiri del corteggio dionisiaco (Turcan 1966, 156; Matz 1968, 211; Ghisellini 1985, 304; MNR 1988, 105 (L. Musso); Kranz 1999, 133, n. 1). Il sarcofago di Amalfi trova particolari analogie con un sarcofago con Eroti da Gortyna al Museo di Iraklion (Ghisellini 1985, 302-305, n. 18) che, analogamente a quello del Chiostro del Paradiso, restituisce una scena centrale con due Eroti che sorreggono un Erote ebbro adagiato su di una pelle caprina, nel sarcofago amalfitano sostituito da un Sileno; altri elementi di confronto tra le due casse sono rappresentate dallo schema di raffigurazione dell'Erote che regge la pelle di capra a sinistra, con il compagno alle sue spalle, dalla presenza della pantera, dallo sfondo alberato, oltre che dai grifi seduti sulle zampe posteriori scolpiti sui lati brevi. Le dimensioni ridotte nonchè il tipo di raffigurazione prescelta suggeriscono come destinazione d'uso una sepoltura infantile.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Il sarcofago, ascrivibile ad una produzione urbana, è verosimilmente giunto in Costiera in epoca medioevale allo scopo di essere reimpiegato.

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

 

Ghisellini 1985: Elena Ghisellini, "Sarcofagi romani di Gortyna", ASAtene 63, 1985, 304.

 

Kranz 1999: Peter Kranz 1999, Stadtrömische Eroten-Sarkophage. Dionysische Themen, Die antiken Sarkophagreliefs V, 2,1, 133, n. 1, 40-42, 87, 88; tav. 14, 2-3; 15, 1-2; 58, 1-2.

 

Matz 1968: Friederich Matz, Die dionysischen Sarkophage. Die antiken Sarkophagreliefs IV 2, 1968, 211, nota 22.

 

MNR 1988: Il Museo Nazionale Romano. Le sculture, 1, 10, 2, a cura di Antonio Giuliano, Roma 1988, 105, n. 120 (Luisa Musso).

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 780-781.

 

Turcan 1966: Robert Turcan, Les sarcophages romains à représentations dionysiaques: essai de chronologie et d’histoire religieuse, Paris 1966, 156. 

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SchedatoreMarina Caso
Data di compilazione04/06/2015 19:56:13
Data ultima revisione05/01/2019 13:56:44
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/518
OggettoAmalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso, sarcofago strigilato a lenòs con Putti di stagione angolari
Luogo di provenienza
Collocazione attuale

Amalfi, Cattedrale, Chiostro del Paradiso

Prima attestazione
MaterialeMarmo proconnesio
Dimensionih 0,51 m; lung. 1,97 m; larg. max 0,55 m
Stato di conservazione

Del tutto mancante il fondo e il retro della cassa; molto lacunoso il fianco destro; una frattura trasversale interessa la fronte; le parti figurate presentano lacune, scalfitture e corrosione delle superfici.

CronologiaPrimo quarto del III sec. d.C. (Kranz 1984, 224, n. 141, tav. 66,2)
Descrizione

La fronte del sarcofago è decorata da strigilature contrapposte, convergenti verso una mandorla centrale; ai lati, su di uno sfondo agreste, due Putti di stagione speculari, stanti e con la gamba sinistra poggiata su di un rialzo roccioso, recano frutti,  volgendo lo sguardo in direzione dell'asse centrale della fronte; sui  fianchi  si scorgono tracce di decorazione a strigilature.

Immagine
Famiglie e persone
Collezioni di antichità
Note

Il sarcofago doveva essere stato riutilizzato come tomba di un notabile amalfitano in epoca medievale. Lo stato frammentario della cassa potrebbe essere imputabile ad un riuso settecentesco di parte del materiale lapideo a scopi edilizi. Una parte dei sarcofagi romani, reimpiegati come tombe nel cimitero detto del Paradiso -  costruito a metà del Duecento dall'arcivescovo Filippo Augustariccio per sepolture illustri (Camera 1836, 57) - nel XVIII secolo fu fatta a pezzi e impiegata come materiale da costruzione (Sulla parziale dispersione dei sarcofagi del cimitero del Paradiso da ultimo Palmentieri 2013, 170-171).

Fonti iconografiche
Rilievi
Fonti e documenti
Bibliografia

Camera 1836: Matteo Camera, Istoria della città costiera di Amalfi in due parti divisa, Napoli 1836.

 

Kranz 1984: Peter Kranz, Jahreszeiten-Sarkophage. Entwicklung und Ikonographie des Motivs der vier Jahreszeiten auf kaiserzeitlichen Sarkophagen und Sarkophagdeckeln. Die antiken Sarkophagreliefs V.4, Berlin 1984, 224, n. 141, tav. 66, 2.

 

Palmentieri 2010: Angela Palmentieri, Civitates spoliatae. Recupero e riuso dell'antico in Campania tra l'età post-classica e il medioevo, Tesi Dottorato 2010, 782.

 

Palmentieri 2013: Angela Palmentieri, "Addenda ai sarcofagi romani della prima età imperiale", RM, 119, 2013.

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SchedatoreMarina Caso
Data di compilazione09/09/2015 08:36:57
Data ultima revisione05/01/2019 13:57:17
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Reperto Archeologico/527