Scheda Città | Teggiano | |
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Letterati che nascono, vivono o operano in città | Orso Malavolta
Pomponio Leto
Urbano Paisi o Paysi | |
Stampatori e produzione libraria cittadina |
Non attestati per l'epoca in esame. | |
Biblioteche pubbliche e private | Un fondo librario, accanto all'ampio fondo documentario (per il quale si veda l'archivio virtuale in Monasterium), doveva essere conservato presso la chiesa di Santa Maria Maggiore. Raccolte di libri dovevano essere presenti nelle dimore urbane dell'élite colta, come nel caso delle famiglie Malavolta, Carrano, ecc. Difficile dire in che misura fossero presenti in città libri di proprietà dei Sanseverino. Su una biblioteca baronale dei Grimaldi, a partire dal secondo Cinquecento, parimenti non si hanno notizie. | |
Accademie | Non attestate per l'epoca in esame. | |
Committenze di opere letterarie relative alla città | ||
Dedicatari di opere letterarie | ||
Storie di famiglie | Non attestate per l'epoca in esame, benché, sotto certi rispetti, la lunga epigrafe funeraria di Orso Malavolta abbia un forte carattere biografico, con l'elogio delle azioni compiute in vita dal defunto e con l'esaltazione della propria famiglia. | |
Corografia e geografia | Ranzano (ed. Di Lorenzo et alii) 2007, libro XIV, cap. VII, par. 16, p. 183: Ranzano racchiude la descrizione dell'intero Vallo in poco più di una frase, definendo Diano nobile oppidum, metropoli della subregione.
Alberti 1550, 178r: La descrizione di Diano è piuttosto rapida. La si dice antica, citata da Tolomeo, e ricca, munita di castello. Si ricorda che è sede della guarnigione imperiale comandata da Giovan Giacomo Marzecano agli ordini del Principe di Bisignano. Come gran parte delle terre del Vallo, continua Alberti, anche Diano è feudo del Principe di Salerno (Ferrante Sanseverino, che di lì a poco vedrà confiscati i suoi beni, inclusa Diano).
Descrizioni ad opera di studiosi locali sono attestate a partire dal secolo XVII: nell'Archivio Carrano è conservato un ms. seicentesco di Paolo Eterni, intitolato Descrizione della Valle di Diana, e Castelle ivi poste e loro Signori, edito in Bracco 1982. | |
Storiografia locale e cronache | Benché non si tratti di fonti dianesi, Teggiano, con la sua conformazione e le sue fortificazioni, suscitò gli interessi degli storiografi in relazione alla vicenda del lungo assedio portato dalle truppe regie di Federico d'Aragona nel 1497 alla città, nella quale si era asserragliato Antonello Sanseverino principe di Salerno, episodio che si concluse con la capitolazione e la resa del principe. Sulla vicenda e le sue fonti si vedano i saggi raccolti in Carlone 2010. | |
Letteratura antiquaria | I primi interessi antiquari locali risalgono alla metà del secolo XVII, con l'opera del dianese Luca Mandelli, rimasta manoscritta (Mandelli, Lucania). E' noto invece che il celebre umanista e antiquario Pomponio Leto, benché membro della famiglia Sanseverino e probabilmente nativo di Teggiano, non abbia fatto menzione della città nei suoi studi (sul rapporto tra Leto e la sua presunta terra d'origine cf. Osmond 2010). | |
Letteratura ecclesiastica e religiosa | In seguito al progressivo peso che la sede di Diano ricoprì nel corso del XVI secolo nell'ambito della diocesi di Capaccio, verso la fine del secolo si attesta una qualche produzione locale a carattere religioso. Oltre alla prima visita pastorale del 1587 compiuta dal vescovo Lelio Morello e poi ripetute con una certa continuità (cf. Volpe 1997, 483-485), si veda in particolare la rara cinquecentina cosentina che contiene la narrazione della traslazione delle reliquie di San Cono a Diano (Bonomi 1595). Di ispirazione fortemente religiosa è anche l'attività del medico Urbano Paisi (v. sotto, Letteratura scientifica). | |
Letteratura giuridica | ||
Letteratura scientifica | Si veda il De esu carnium del medicus et philosophus, come egli stesso si definisce, Urbano Paisi di Diano, datato al 1494 e contenuto nel ms. napoletano Branc. II A 11. Il testo è sostanzialmente un plagio del De esu carnium di Arnoldo da Villanova, nel quale si sostiene che i frati certosini malati possono guarire senza venir meno al divieto di cibarsi di carne, caratteristico dell'ordine. Nell'opera si alternano argomenti di natura fisiologica ad altri di natura teologico-dialettica. Il suo statuto di plagio toglie valore all'opera in sé, ma rende forse ancora più interessante il contesto e le finalità dell'operazione compiuta dal Paisi, che resta al momento da approfondire. | |
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie | ||
Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici | ||
Altro | Nella raccolta epistolare di Michele Giustiniani (Giustiniani 1667, 158-159) si trova la traduzione in volgare di una lettera di Federico d’Aragona (data a Castel Nuovo, Napoli, 29 aprile 1498) a Carlo Galliciano di Diano, reo di aver ucciso Paolo d’Amatore calzolaio di Salerno. Si concede a Galliciano e a suo fratello Antonio, in virtù dei meriti verso il defunto re Ferrandino, per averlo cioè seguito nell’esilio ed essergli rimasto vicino fino alla morte, e in conseguenza del perdono ottenuto dai parenti di Paolo d’Amatore, di poter circolare liberamente senza che alcuno abbia a rivalersi su di lui e su suo fratello per quanto accaduto. Dal momento, invece, che non si è trovato accordo con la vedova, i due fratelli hanno divieto di accesso nella città di Salerno, dove questa risiede. Subscriptiones di Pascasio Garlon e Vito Pisanello. | |
Schedatore | Lorenzo Miletti | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/50 |