Scheda CittàCrotone
Letterati che nascono, vivono o operano in città

Antonio Poerio, segretario di Antonio Centelles

 

Camillo Lucifero

 

Pietro Paolo Caporella

 

Antonio Sebastiani Minturno

 

Gian Andrea Nola, medico

 

Giano Pelusio

 

Giovan Domenico de Nigris

 

Giovan Battista Scuro, giurista, attivo al principio del sec. XVII

Stampatori e produzione libraria cittadina

Non attestata

Biblioteche pubbliche e private
Accademie
Committenze di opere letterarie relative alla città
Dedicatari di opere letterarie

Al vescovo Giovanni Matteo Lucifero fu dedicata la storia di Crotone (oggi perduta, v. sotto) di Camillo Lucifero.

 

Molte opere furono dedicate a Antonio Sebastiano Minturno mentre era vescovo della città, come ad esempio il carme in asclepiadei di Giano Pelusio, tramandato da Nola Molisi (1649, c2 v - c4 r).

Storie di famiglie
Corografia e geografia

Nell'opera di Pietro Ranzano (2007, XIV, viii, Brutium-Magna Graecia, cc. 55-59), la breve descrizione del Marchesato è di sicuro interesse. Prima di descrivere la città di Crotone, inoltre, Ranzano inserisce una preziosa testimonianza sul tempio di Era Lacinia, sul sito del quale ai suoi templi si ergevano ancora due colonne, motivo del quale i locali chiamano il posto Capo delle Colonne:

 

Deinde Lacinium promontorium, in quo fuerat Iunonis templum antiquitus locupletissimum donisque frequentissimis plenum. Nomen accepit a Lacinio latrone, qui, cum illum inhabitans, fuit interemptus ab Hercule. In eo autem loco Hercules condidit ob victoriam templum quod dixi et ab eodem loco Iuno dicta est a veteribus Lacinia, ut apud Virgilium, Aeneidos libro III “attollit se Lacinia contra” (3.552: ‘contra’ è riferito a Taranto, nel senso di ‘di fronte’). Vetustissimi templi hodie videntur quaedam vestigia, inter quae extant duae in altum erectae columnae quae causam novo dedere nomini, quo ipsum promontorium vulgus cognominat Caput namque Columnarum vocitat.

 

Ranzano  passa poi a descrivere Crotone, riprendendo molto da vicino il testo di Strabone (con la mediazione della traduzione latina di Guarino Veronese), aggiungendo poco in più, ad es. quanto scrive Gellio sul pitagorico Milone. Poi inserisce una interessante (para)etimologia del nome della città:

Croton inde est priscum, adhuc retinens nomen a Crotos seu  κρότος Graece, quod Latine dicitur ‘saltatio’. Erat enim locus ubi ludorum multiplex genus celebrabatur. Distat a Lacinio passuum milia circiter XX

Non è chiaro chi sia la fonte di Ranzano: κρότος alla lettera è il rumore, lo strepito, talvolta associato al rumore creato dal battere dei piedi nella danza, ma non assimilabile alla danza stessa.

 

Sulla scia del suo predecessore Ranzano, Alberti (1550, c. 199 ss) si sofferma sulla testimonianza straboniana. Prima, però, menziona anche altre fonti, quali Diodoro e la Guerra gotica di Procopio. Rispetto a Ranzano, Alberti stila una prima lista di olimpionici, di filosofi pitagorici (Alcmeone, Orfeo, Filolao) come in seguito farà più estesamente Barrio, e menziona l’episodio erodoteo di Democede (Hdt. 3.125-138), sebbene per linee molto generali. Poi passa a raccontare le vicende annibaliche sulla base di Livio e Silio Italico. Come Ranzano, Alberti menziona il titolo di marchesato. Poi inserisce la notizia che nel 1543 Carlo V cominciò la costruzione del castello. Anche Alberti si sofferma sull’Heraion di Capo Colonna.

Storiografia locale e cronache

Si ha notizia di una perduta Historia Crotonensis civitatis di Camillo Lucifero, scritta nel secondo quarto del XVI secolo e dedicata al vescovo e suo parente Giovan Matteo Lucifero (fonte: Nola Molisi 1649, 52-54).

Letteratura antiquaria

La riflessione antiquaria rinascimentale su Crotone e il suo comprensorio è profondamente legata alla lettura di due fonti classiche in particolare, Strabone e Ovidio, attorno alle quali è possibile raccogliere anche le altre fonti, e che qui conviene riassumere come premessa al discorso.

Strabone (VI 1, 12) sviluppa una trattazione piuttosto estesa su Crotone. Questi i nuclei principali della sua descrizione:

 

1)  Reduci achei da Troia si fermano in zona per esplorare i fiumi Esaro e Neto, le donne troiane che essi portavano come prigioniere, stanche di navigare, incendiano le navi, costringendoli a fermarsi lì.

2)  Secondo lo storico Antioco di Siracusa (fr. 10 Jacoby), l’acheo Mìscello (Μύσκελλος,  Myscelus) navigò per fondare una città in quell’area, secondo il volere di un oracolo (di quale oracolo si tratti non viene detto). Trovata Sibari già abitata e in posizione eccellente, chiese nuovamente all’oracolo se poteva fermarsi in quella città senza fondarne una nuova. L’oracolo lo vietò, ed egli allora, assieme ad Archia fondatore di Siracusa, si recò più a sud e fondò Crotone.

3)  Secondo Eforo (fr. 150 Jacoby), nell’area vivevano degli Iapigi.

4)  In epoca storica, importanza degli atleti crotoniati, spesso vincitori alle Olimpiadi. Fama proverbiale di Crotone come città di atleti e dunque come città molto salubre.

5)  Pitagora e i pitagorici: Milone, dotato di forza straordinaria, salvò la vita a Pitagora reggendo il peso di un soffitto che stava per crollare nella sala dove banchettavano i filosofi. Egli stesso si sarebbe poi salvato. Sarebbe morto in seguito in un bosco, divorato dalle fiere, perché rimasto incastrato in un grosso albero che egli cercava di aprire in due a mani nude.

 

In Strabone non c’è alcuna menzione di Eracle, che invece compare, oltre che in numerose altre fonti, in Diodoro Siculo IV,24: l’eroe conduce in Italia i buoi di Gerione; giunto in queste terre, la mandria viene rubata da Lacinio, che viene punito da Eracle con la morte; Eracle uccide però involontariamente anche Crotone, lo seppelisce predicendo agli ‘abitanti del posto’ (enchorioi) la  fondazione di una città che avrebbe preso il nome del defunto. in un secondo passo (VIII, 18)  viene ricordata la profezia della Pizia a Miscello.

In Metamorfosi XV, 1-478, Ovidio tratta di Pitagora. Il futuro re di Roma Numa, infatti, avrebbe frequentato la sua scuola a Crotone, dove il filosofo si era rifugiato da Samo. I vv. 7-59 sono sull’origine della città (Numa apprende la storia locale interrogando un anziano del luogo, definito attraverso l’espressione ‘non ignorante delle antiche vicende’, veteris non inscius aevi):

Di ritorno dall’Iberia con la mandria di Gerione, Eracle si ferma a capo Lacinio, ospite del re Crotone. Al momento di riprendere il viaggio, Eracle profetizza che dopo due generazioni sarebbe lì sorta una nuova città. Nell’Argolide due generazioni dopo vive Miscelo, al quale Eracle si palesa in sogno ordinandogli di fondare una città presso l’Esaro. Dopo alcune vicissitudini, Miscelo giunge alla foce dell’Esaro e cinge di mura il sepolcro del re Crotone, fondando la città.

 

Nel Rinascimento si dà grande spazio a vari tra gli elementi noti tramite le fonti antiche, a partire dai miti di fondazione fino alla presenza di Pitagora, come nel caso dell’opera del dotto umanista greco Costantino Lascaris, stampato nel 1499 ma scritto nel decennio 1480-90 (Lascaris 1499). Nell’intento di elogiare la Calabria per compiacere il ‘delfino’ Alfonso, che traeva il titolo proprio da quella terra, l’umanista passa in rassegna le fonti antiche sui filosofi attivi nell’antica Magna Grecia, soffermandosi anche sulla scuola di Pitagora a Crotone.

 

Per le testimonianze di Pietro Ranzano e Leandro Alberti si veda sopra, la sezione Corografia e antiquaria.

 

Ben presto, nel Rinascimento crotoniate, si sviluppano anche studi antiquari locali, di cui purtroppo ci restano poche tracce. Di carattere antiquario doveva ad esempio essere un’opera perduta dello studioso locale Camillo Lucifero, dedicato al vescovo Giovan Matteo Lucifero. Questo testo rimase in forma manoscritta e, prima che se ne perdessero del tutto le tracce, fu consultato da Nola Molisi nel XVII secolo (v. sotto).

 

Importante è naturalmente la sezione dell’opera di Gabriele Barrio dedicata a Crotone (Barrio 1571 [Aceti 1737], cc. vi-xxi): Barrio passa in rassegna un cospicuo gruppo di fonti antiche, cominciando con Ovidio e con la fondazione erculea, per poi passare a Strabone. Interessante l’uso sistematico dell’Alessandra di Licofrone, sempre citata attraverso una traduzione latina. c. vi: fondazione; c. vii: Cc. ix-xviii su Pitagora e i pitagorici; cc. xix-xx sugli atleti; C. xxi sui vescovi di Crotone.

 

Marafioti 1601, libro III, pp. 160r-224r. L’intero libro terzo è dedicato a Crotone e al suo territorio, ed è largamente dipendente da Barrio, sotto tutti i profili. Rispetto a Barrio, notevole l’uso dell’Alessandra di Licofrone e dei suoi scolii: ampi stralci in greco, tradotti anche in latino. In generale, Marafioti usa il greco sistematicamente, affiancando sempre una trad. latina, e talvolta anche un volgarizzamento.

 

Nola Molisi 1649: prima monografia sopravvissuta su Crotone, che usa, oltre alle fonti classiche già citate, anche il ms. perduto di Camillo Lucifero. In particolare, a p. 52 afferma che il tempio delle Muse, voluto da Pitagora, era situato in città, sul colle detto la Cappellina, come sostiene Lucifero. A p. 54 Nola Molisi spiega di aver prestato il ms. latino di Lucifero al carmelitano Girolamo Salviati di Crotone, dal quale non gli fu mai più reso.

Letteratura ecclesiastica e religiosa

Si veda l’opera del presbitero crotoniate Giovan Domenico de Nigris, attivo soprattutto a Napoli, che scrisse la Stella salutis nel 1563, un’opera allegorico-teologica sul significato simbolico-morale degli animali.

Letteratura giuridica
Letteratura scientifica
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie

Si veda la produzione di Giano Pelusio.

Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici
Altro
Schedatore

Lorenzo Miletti

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