Scheda CittàBari
Letterati che nascono, vivono o operano in città

 

Colantonio Carmignano

 

Vincenzo Massilla

 

Giovan Battista Nenna

 

Amedeo Cornale

 

Pomponio Nenna, musicista

 

Antonio Beatillo

 

Marcello Ferdinandi detto il Barino, olivetano

 

Francesco Lombardi

Stampatori e produzione libraria cittadina

 

Il primo libro stampato a Bari sono le Operette di Partenopeo Suavio, pseudonomo di Colantonio Carmignano, per i tipi dello stampatore francese Gilbert Nehou, che operò, secondo quanto scritto nel colophon, nelle "case de Santo Nicola", dunque nel comprensorio del santuario (Suavio [Carmignano] 1535). Nel corso del Cinquecento non risulta altra produzione tipografica, che riprende invece con vigore nel corso del XVII secolo (Caterino 1961; Frattarolo 1976).

Biblioteche pubbliche e private
Accademie

Isabella d'Aragona promosse a Bari le attività dell'Accademia degli Incogniti, che probabilmente si riuniva nel castello (Sorrenti 1965, 17-20).

Committenze di opere letterarie relative alla città
Dedicatari di opere letterarie

Isabella d'Aragona e la figlia Bona Sforza sono dedicatarie di numerose opere letterarie.

Storie di famiglie

La più antica attestata è quella di Vincenzo Massilla, scritta nel 1567 ed edita da F. Bonazzi nel 1881 (Massilla 1567[1881]).

 

Cf. le opere di Francesco Lombardi (XVII-XVIII sec) ancora inedite, relative agli uomini illustri di Bari, con vari riferimenti alle famiglie, conservate nei mss. BNN XV E 37; XV E 38.

 

Corografia e geografia

L'assenza di tutta a provincia di Terra di Bari dall'Italia illustrata di Biondo Flavio rende la testimonianza del domenicano Pietro Ranzano particolarmente importante. Questo (Annales, XIV, Apulia, 4 e 15), sulla scia di Plinio (III 102) e Strabone (VI 3, 2), riporta la leggenda dei Paediculi, nove giovani provenienti dall'Etolia, che colonizzarono l'Apulia. Poi Ranzano inserisce il riferimento ad uno di questi giovani, Barion, che ingrandì una città (Bari) prima chiamata Iapyx: "Eorum unus Barion oppidum ampliavit Iapyx ante appellatum a Daedali filio". Mentre la menzione di Iapyx è una parafrasi del testo incorretto di Plinio (cf. Porsia 2010), il riferimento a Barion non è nelle fonti classiche e deve derivare da fonti medievali, difficilmente databili, che possono risalire tanto al tardo Quattrocento quanto, molto prima, ai secoli XII-XIII, come per esempio nel caso dell'eroe eponimo Tyrenus relativo a Trani e attestato nelle iscrizioni medievali. Nel resto della descrizione (paragrafo 15) Ranzano di Bari sottolinea, oltre alla feracità del suolo circostante, la preminenza politica nella regione, la presenza di una diocesi di grande importanza, e la presenza del santuario di Nicola di Mira, dove si recano numerosi pellegrini da ogni dove.

 

Nel suo De situ Iapygiae, Antonio Galateo fa un rapido cenno a Bari, nel descrivere le denominazioni invalse per le varie aree della Puglia. Rifacendosi a un passo in realtà corrotto di Plinio (III 102, v. sopra) afferma infatti che l’antico nome di Bari era Iapige (Galateo 2005, cap. 9.9: “Barium ante Iapyx appellatum fuerit a Dedali filio, quem nomen Iapygiae dedisse auctor est Plinius”).

 

Nel tratteggiare il suo profilo di Bari, Leandro Alberti si rifà principalmente a Ranzano, citandolo esplicitamente, ripetendo le informazioni sul mito di fondazione ma aggiungendo anche altre fonti classiche. Alberti celebra la bellezza e la ricchezza della città, che pure ha un litorale sabbioso e non è dotata di alcun porto naturale. Si sofferma a lungo sull’importanza della chiesa di San Nicola e delle spoglie del santo, citando anche il Dittamondo di Fazio degli Uberti come prova della diffusione del culto. Racconta poi un episodio autobiografico, risalente a quando, nel 1525, egli visitò la città: giunto in San Nicola, i sacerdoti gli mostrarono il baldacchino sotto il quale sono conservate le reliquie, dicendogli che gli ornamenti d’argento di cui questo era ricoperto furono confiscati da Ferrante d’Aragona per pagare le spese di guerra contro i Turchi che avevano occupato Otranto. Questo sacrilegio, secondo i sacerdoti, sarebbe la principale causa del declino del regno aragonese. Alberti prosegue menzionando gli Sforza, fino a Bona, per poi concludere elogiando la feracità del suolo circostante.

Storiografia locale e cronache

A Bari, che pure aveva conosciuto una florida produzione cronistica in età normanno-sveva, non risultano attestati cronisti per i secoli XV-XVI, e una vera e propria storia locale si ha nel XVII secolo con Beatillo (1637).

Letteratura antiquaria

Cf. anche sopra i riferimenti antiquari nella sezione Letteratura corografica e geografica.

Come è stato di recente messo in luce (Porsia 2010), benché la prima opera barese di ambito esplicitamente antiquario sia quella di Antonio Beatillo (Beatillo 1637), alcuni riferimenti all'antichità di Bari si trovano in varie altre opere, tra cui il Nennio di Giovan Battista Nenna (Nenna 1542), e gli stessi Commentarii di Massilla (Massilla 1550). Si veda anche, per un'epoca successiva, Le disavventure di Bari di Fabrizio Veniero (Veniero 1658, per un'analisi si rinvia a Porsia 2010).

Letteratura ecclesiastica e religiosa

Per la prima metà del XVII secolo si veda la produzione dei teologi Marcello Ferdinando detto il Barino, e di Agostino Bezomo.

Letteratura giuridica

Di notevole interesse sono i Commentarii super consuetudinibus preclarae civitatis Bari di Vincenzo Massilla (Massilla 1550).

Letteratura scientifica
Poesia, prosa d'arte, altre forme letterarie

Sotto Isabella d'Aragona, e in seguito sotto Bona, a Bari si ebbe una vivace presenza di letterati. Cf. la produzione dei già menzionati Nenna e Carmignano, o quella di Amedeo Cornale da Modugno, chiamato a corte da Isabella.

Elogi di città e altri scritti encomiastici o apologetici
Altro
Schedatore

Lorenzo Miletti

Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Letteratura/18