Scheda Città | Melfi | |
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Profilo storico | Con molta probabilità, la città fu fondata nei primi anni dell’XI secolo dal generale bizantino Bonjoanne, o Boioannes, catapano dal 1017 al 1027, nell'ambito delle fortificazioni da realizzare per il controllo del territorio (Navazio 2007, 100). In pochi anni la città assunse un ruolo così importante da diventare capitale della Contea di Puglia, nonché sede di ben cinque concili, convocati da cinque diversi pontefici, tra il 1059 e il 1137. Nel primo di questi concili (1059), papa Niccolò II riconobbe i possedimenti conquistati dai normanni e nominò Roberto il Guiscardo duca di Puglia e Calabria. Nel 1067, papa Alessandro II vi convocò il secondo concilio e ricevette Gisulfo II, principe longobardo di Salerno, e i fratelli Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla. Durante il terzo concilio, che si tenne nel 1089, papa Urbano II indisse la prima crociata in Terra Santa. Seguirono poi i concili del 1101 e del 1137, convocati, rispettivamente, dai pontefici Pasquale II e Innocenzo II. La città, benché avesse perso il titolo di capitale del Regno, continuò a costituire un centro molto importante dell'impero normanno. In età sveva fu una delle residenze estive di Federico II, il quale riportò all’antico splendore la città e il suo castello. Proprio dal castello di Melfi, l’imperatore promulgò le celebri constitutiones augustales, altrimenti note come costituzioni melfitane, codice unico di leggi valide per l’intero Regno di Sicilia. La città restò demaniale fino al 1334, anno in cui re Roberto d’Angiò affidò la giurisdizione della città a sua moglie, Sancia di Maiorca, dandole il compito di difendere l’integrità della città (Araneo 1866, 99-100; Caggese 1922, vol. I, 473). Nel 1350 la città fu concessa in feudo, col titolo di conte, a Niccolò Acciaiuoli († 1365). Il mercante fiorentino, per il prezzo di 1.500 once d’oro, acquistò tutti i diritti e la giurisdizione sulla città e sul suo territorio, per sé e per i suoi successori, con l’obbligo di prestare servizio feudale (Tanfani 1863, 167). A Niccolò successe il primogenito Angelo, poi il nipote Roberto, alla cui morte, senza eredi, dopo un breve intervallo, i beni della famiglia ricaddero nella disponibilità della corte regia (Navazio 2007, 125). Tornò così ad essere città demaniale per brevi periodi. Una prima volta, nel secondo decennio del XV secolo, in seguito alla morte, senza eredi, dell’ultimo discendente degli Acciaiuoli (Navazio 2007, 125). Nel 1416, la regina Giovanna II cedette in feudo Melfi a Ser Gianni Caracciolo († 1432), gran siniscalco del Regno, discendente da un ramo dei Caracciolo detto “del Sole” (Araneo 1866, 336). Ser Gianni ottenne nel 1425 anche il Ducato di Venosa ed esercitò il controllo su Oppido, sul castrum di Monticchio e su Lavello. In seguito all’assassinio di Sergianni, peraltro avvenuto nel giorno del matrimonio tra il figlio Troiano e Maria Caldora (agosto 1432), ai Caracciolo furono confiscati tutti i feudi, tra cui quello di Melfi, che così tornò a essere città demaniale, tra il 1432 e il 1441 (Fortunato 1907, 6; Pedio 1989, 210). Nel 1441 Melfi fu concessa in feudo, col titolo di duca, a Troiano Caracciolo, per aver parteggiato a favore di Alfonso d’Aragona e per aver contribuito al successo di quest’ultimo. A Troiano successe Giovanni II Caracciolo il quale, nel 1485, per aver congiurato contro Ferrante, si vide confiscare tutti i feudi, tra cui Melfi, e fu imprigionato in Castelnuovo, per poi morire nel 1487. A Giovanni II successe il figlio Troiano II Caracciolo; costui, nel 1495, rientrò in possesso dei feudi di Rapolla, Ripacandida, Candela e Abriola e, il 17 dicembre 1498, per mano di Federico d’Aragona, gli fu restituito il feudo di Melfi col titolo di principe (Conte, Saraceno 1996, 15 e 19; Navazio, Tartaglia 1992, II, 82). Alla morte di Troiano II († 1520) successe Giovanni III Caracciolo, il quale, per aver prestato servizio a seguito dei francesi, nel 1528 venne privato da Carlo V di tutti i suoi beni e costretto all’esilio in Francia. Terminò così, nel 1528, il dominio dei Caracciolo su Melfi. A quest’anno, peraltro, risale il saccheggio dei francesi guidati da Lautrec, che comportò il massacro di numerosi cittadini di Melfi, mentre i superstiti furono costretti ad abbandonare la città per diversi giorni, facendovi ritorno nel giorno della Pentecoste del 1528 (Navazio, Tartaglia 1992, II, 75). Il 20 dicembre 1531, Carlo V d’Asburgo assegnò ad Andrea Doria il feudo di Melfi, costituito da Melfi, Candela, Forenza e dalle terre di Leonessa e Lagopesole (Fortunato 1902, 251). L’assegnazione fu fatta a saldo delle somme dovute dall’imperatore per la guerra sul mare condotta dall’ammiraglio genovese contro la Francia di Francesco I. Il 24 settembre 1533, Marco Antonio del Carretto, figlio di Perretta Usodimare, moglie in seconde nozze di Andrea Doria, fu nominato erede e infine investito del feudo di Melfi. La famiglia Doria restò a Melfi fino al 1954, esercitando e gestendo la sua presenza attraverso le figure dei governatori e, successivamente, con agenti e amministratori (Navazio 2007, 133-134). | |
Cronotassi | - 1334: la città è infeudata alla regina Sancia di Maiorca, moglie di Roberto d’Angiò. - 1350: Niccolò Acciaiuoli († 1365), conte di Melfi. - 1416: Ser Gianni Caracciolo († 1432), conte di Melfi. - 1432-1441: la città torna nel regio demanio. - 1441: Troiano Caracciolo, duca di Melfi. A Troiano successe Giovanni II Caracciolo († 1487). - 1485-1498: la città torna nel regio demanio. - 1498: Troiano II Caracciolo († 1520), principe di Melfi. - 1520: Alla morte di Troiano II, successe Giovanni III Caracciolo, il quale nel 1528 fu privato da Carlo V di tutti i suoi beni e costretto all’esilio in Francia. Terminò così il dominio dei Caracciolo su Melfi. - 1528: saccheggio dei francesi guidati da Lautrec, che comportò il massacro di numerosi cittadini di Melfi. - 1531: Andrea Doria, principe di Melfi. - 1533: Marco Antonio del Carretto, figlio di Perretta Usodimare, moglie in seconde nozze di Andrea Doria, fu nominato erede e infine investito del feudo di Melfi. La famiglia Doria restò a Melfi fino al 1954. (Araneo 1866, 336; Caggese 1922, I, 473; Conte, Saraceno 1996, 15 e 19; Fortunato 1907, 6; Fortunato 1902, 251; Navazio 2007, 133-134; Navazio, Tartaglia 1992, II, 75 e 82; Pedio 1989, 210). | |
Corpus normativo | Nel 1525 Giovanni III Caracciolo concesse i “Capitula et Statuta Bajulationis Civitatis Melfie”. I capitoli e statuti della città di Melfi disciplinavano gli aspetti di vita collettiva riguardanti tanto l’amministrazione della giustizia e la riscossione delle imposte, quanto il funzionamento del mercato locale e la tutela dell’igiene e salute pubblica (Ciasca 1958, 160-176; Navazio 2007, 129).
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Schedatore | Salvatore Marino | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/5 |