Scheda Città | Corigliano Calabro | |
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Profilo storico | La rocca di Corigliano, in un punto strategico nella parte meridionale della piana di Sibari, probabilmente si inserisce nel quadro delle opere di fortificazione promosse dai normanni (Martin 1999, 489-498); sicuramente divenne però uno dei poli principali di organizzazione dello spazio urbano nell’XI secolo. La tradizione locale ritiene che il fortilizio sia stato affidato, nel terzo venticinquennio del secolo, al miles Framundo a cui, dopo circa venti anni, subentrò prima il fratello Rinaldo e poi, alla fine dell’XI secolo o più probabilmente agli inizi del successivo, il figlio Guglielmo di Loudun (Corsi 2005, 49). Sembra invece che la contea di Corigliano sia stata istituita nel 1192 da Tancredi d’Altavilla che la concesse a Ruggero Sanseverino, suo parente e conte di Tricarico dal 1154, al quale successero, entrambi ostili agli svevi, prima il figlio Giacomo e poi il nipote Guglielmo, giustiziato da Federico II nel 1246. Nel 1242 (Pellicano Castagna 1996, II, 144) Andrea de Cicala ottenne che gli fosse consentita la reintegrazione dei suoi feudi distratti, vale a dire i castelli di Corigliano e di Acri e la terra che era stata di Riccardo di Valentoni. Nel 1269 è testimoniato signore di Corigliano, di Acri e di San Mauro il miles, consiliarius e familiaris di re Carlo I, Giordano de l’Isle, che, ancora attivo nel 1272 (RCA, IX, 275), è confermato nei suoi beni feudali nel 1274, nel 1276 e nel 1283, quando il re nominò un tal Pietro de Liparo di Cosenza procuratore di Giordano, signore di Corigliano, che era invece partito per la Francia; ancora da verificare quali domini di Corigliano sarebbero Amelio de Agoto, tra il 1289 e il 1290, e Filippa de Chaville, vedova di Giovanni de Lagonessa, tra il 1293 e il 1294, di cui resta memoria nei registri della cancelleria angioina (Corsi 2005, 53). Nel giugno del 1294, a margine della ricostruzione del profilo strettamente istituzionale, si produsse un contenzioso, interessante per la comprensione delle dinamiche di sviluppo urbano, tra il monastero di S. Maria del Patir e il romano Stefano Colonna, signore di Corigliano, circa il ripopolamento del casale di Crepacore, nel territorio coriglianese e di pertinenza dell’abazia, distrutto durante la prima fase della guerra del Vespro. I profughi di Crepacore, rifugiatisi a Corigliano con i loro beni, erano ostacolati nel ritorno al prinstinum incolatum dal feudatario e ciò provocava un grave danno al monastero; pertanto il re ingiunse al signore di Corigliano e ai suoi vassalli di recedere da ogni proposito di trattenere i profughi in città (RCA, XLVI, 171-174, 177). La replica di Stefano Colonna, nel luglio dello stesso anno, insisteva invece sullo stato di difficoltà, causato dalla persistente situazione bellica, in cui si trovavano gli abitanti di molti casali che chiedevano, di conseguenza, di poter restare a Corigliano; il re ordinò quindi ulteriori accertamenti e la temporanea sospensione del mandato. Dal 1299 risulta titolare, con certezza, della contea di Corigliano Ruggero Sangineto – anche se alcuni retrodatano all’aprile del 1297 la sua infeudazione (Pellicano Castana 1996, II, 145) – a cui successe il figlio Gerardo che è indicato comes Coriliani in un documento del maggio 1309. Gerardo, morto nel 1314 a Trapani (Caggese 1930, II, 179), trasmise la contea al figlio Ruggero, attestato in un documento del 1327, che secondo la tradizione erudita locale avrebbe anche patrocinato l’ampliamento e il rifacimento della chiesa di S. Maria de platea. Sembra che Ruggero, per prevenire la dispersione del patrimonio familiare a causa del suo matrimonio improle con Agnese della Rath, abbia progettato di far sposare suo zio Filippo I Sangineto, conte di Altomonte, con la sorella Bionda, che invece contrasse matrimonio con Roberto Sanseverino, conte di Terlizzi, (regio assenso: 29 ottobre 1336). Secondo Corsi, con un secondo regio assenso (30 luglio 1342) si ratificarono i patti tra Ruggero Sangineto e suo zio Filippo per i quali la contea con il castrum di Corigliano sarebbe andata a Bionda e la baronia di Sangineto allo stesso Filippo (Corsi, 2005, 58). La tradizione locale riporta l’episodio della ristrutturazione del castello di Corigliano e il suo adeguamento anche a struttura residenziale nella quale sarebbe nato da Ludovico di Durazzo e da Margherita, figlia di Roberto Sanseverino, il futuro re Carlo III. La successione alla contea di Corigliano nella seconda metà del XIV secolo è un esempio eccellente delle dinamiche familiari, talvolta conflittuali, nella trasmissione di beni patrimoniali per evitare la devoluzione alla corte regia. Nel 1361 alla morte di Roberto Sanseverino, che era coinvolto in un aspro scontro con Filippo II, conte di Altomonte e nipote di Filippo I, per il possesso di Corigliano, lasciò la contea alla figlia di primo letto, Giovanna, la quale aveva sposato nel 1343 Carlo Ruffo conte di Montalto. Il conflitto tra Giovanna Sanseverino e Filippo II Sangineto per la titolarità di Corigliano si protrasse a lungo fino a rendere necessario l’ intervento dell’arcivescovo di Napoli, incaricato di dirimere la questione da Giovanna I. Nel 1377 Filippo II Sangiento morì e lasciò due figli: Giovanni, morto improle nel 1380, e Margherita, che aveva sposato nel 1374 Venceslao Sanseverino il quale, naturalmente, rivendicò il possesso di Corigliano. A Venceslao Sanseverino, che, ostile a Carlo III di Durazzo, aveva sostenuto il partito di Luigi I d’Angiò, fu confiscata nel 1382 la contea che fu assegnata definitivamente a Giovanna Sanseverino come parte dell’eredità paterna. Quest’ultima, vissuta fino al 1390, lasciò Corigliano a sua nipote Covella Ruffo, purché sposasse un Sanseverino; e infatti Covella nel 1394 contrasse, in seconde nozze, legittimo matrimonio con Ruggero Sanseverino, conte di Tricarico e figlio di Venceslao, sancendo definitivamente il passaggio della contea a quella che sarebbe poi diventata la linea dei Sanseverino principi di Bisignano e duchi di San Marco (sono, a ogni modo, da segnalare i richiami alla prudenza e alla contestualizzazione espressi in Corsi 2005, 60-61). Le vicende politico-istituzionali, così come del resto anche quelle socio-economiche, della contea di Corigliano nel secondo Quattrocento e nel Cinquecento non possono in alcun modo essere scisse da quelle riguardanti gli altri feudi dei Sanseverino di Bisignano il cui complesso patrimoniale, per consistenza e continuità territoriale, li poneva tra i primi feudatari del Regno. In particolare a seguito della seconda rivolta baronale nel 1485-1486, della sconfitta del principe Girolamo Sanseverino, figlio di Luca, presso Castiglione nel luglio del 1486 e del suo arresto, insieme al fratello Carlo, conte di Mileto, nel giugno successivo, la contea di Corigliano passò, per circa otto anni, al regio demanio. In questo periodo, probabilmente dal 20 al 23 marzo 1489, il duca di Calabria, Alfonso d’Aragona, visitò la città e il castello che trovò bisognoso di radicali interventi di adeguamento alle nuove esigenze dell’architettura militare. Nel 1495 Berardino Sanseverino, figlio di Girolamo, fu reintegrato nei suoi beni da Carlo VIII, confermato da Ferrante II e da Federico d’Aragona nell’agosto e nell’ottobre 1496, definitivamente reintegrato da Ferdinando il Cattolico nell’aprile del 1506 (De Martino 2005, 83). Per quanto riguarda l’assetto istituzionale dell’universitas, è possibile ricavare qualche informazione dalle due platee del 1544 e del 1551 e dai capitoli e grazie concessi alla città dai principi di Bisignano nel XVI secolo. Il conte, oltre al controllo del castello e del carcere, esercitava la giurisdizione sulla cause non solo di primo grado ma anche di quelli successivi, demandati alla competenza dell’assessore, che coadiuvava il capitano nell’amministrazione della giustizia. Il baglivo, a nome del conte, reggeva il bancum iustitiae; l’universitas era invece tenuta a eleggere tre baglivi per la corte feudale e poteva presentare ogni anno una lista di quattro nominativi tra i quali il conte avrebbe scelto il camerario, detto anche mastrogiurato; al conte era infine riservata la nomina del credenziere e di 24 giurati, selezionati tra i cittadini, per coadiuvare il mastrogiurato e per garantire l’ordine pubblico. Il feudatario: 1) poteva costringere i suoi vassalli a prestare la loro opera e quella del loro bestiame per i suoi servizi; 2) riscuoteva i diritti per i pesi, le misure e per la dogana in tutto il territorio della contea, comprese le terre sottoposte all’abazia del Patire alla quale riconosceva la terza parte dei proventi; 3) riservava per sé le acque dei fiumi che non potevano essere usate senza sua licenza (in particolare nel Coscile e nei laghi non era consentito pescare senza autorizzazione); 4) riscuoteva i diritti della spica, dello scannaggio, della sagliuta dei terraggi per i campi coltivati nelle terre comuni di Corigliano e nei prati di Marinetti, Muzzari e Brellia. Nel 1544 fu inoltre separato il feudo di San Mauro dal resto della contea di Corigliano sottraendo, in questo modo, alla città la parte più fertile del suo territorio; con la capitolazione dell’aprile 1545 l’universitas ottenne solo qualche piccola concessione per cui i vassalli dovettero accettare i risultati dell’azione di Pierantonio Sanseverino volta a una «reintegra feudale tra le più sistematiche e onerose» (Colapietra 1992, 160). Nella contrattazione tra l’universitas e il conte e nelle successive capitolazioni ebbero un certo rilievo, oltre alle questioni economiche, anche gli aspetti istituzionali e i rapporti giurisdizionale. Nel 1535 Giulia Orsini, seconda moglie di Pierantonio, non solo ordinò al capitano di rispettare i privilegi concessi alla città e di sottoporsi, come gli altri ufficiali feudali, a sindacato ma confermò l’immunità, per gli eletti al reggimento cittadino, da ogni servizio e obbligo verso gli ufficiali feudali e concesse che gli ufficiali fossero nati vassalli dei Sanseverino. Nel 1575 l’universitas chiese di non avere officiali cosentini o d’altri luoghi ma «solo che vassalli, poiché per esperienza s’è veduto che molti non vassalli non solamente anno maltrattato essi supplicanti, e al render conto del loro amministrato se ni sono fuggiti e non sono stati castigati e puniti di loro eccessi, ma ancora l’anno procurato il diservizio dell’Eccellenza Vostra». Nel 1584, sempre in riferimento alla provenienza del capitano, i coriglianesi ottennero sia che l’ufficiale, destinato alla funzione di capitano, fosse un giureconsulto in modo da poter esercitare la carica di assessore con il titolo di governatore e non di capitano sia che la sua famiglia dovesse risiedere stabilmente nei territori dei Sanseverino. | |
Cronotassi | - 1192: istituzione da parte di Tancredi di Lecce della contea di Corigliano concessa a Ruggero Sanseverino, conte di Tricarico; - 1202-1230: titolarità della contea a Giacomo Sanseverino, figlio di Ruggero e tenacemente ostile agli svevi; morì in esilio. La vedova, Albiria d’Altavilla figlia di Tancredi di Lecce, è indicata in due mandati fridericiani del 1239 e del 1240 come comitissa de Coriliano; - 1242: reintegrazione dei feudi di Andrea de Cicala; - 1246: morte di Guglielmo Sanseverino, figlio ed erede di Giacomo; - 1269-post 1283: signore di Acri, Corigliano e San Mauro Giordano de l’Isle, miles, consiliarius e familiaris di Carlo I; - 1289-1290: signore di Corigliano Amelio de Agoto; - 1293-1294: signore di Corigliano Filippa de Chaville, vedova di Giovanni de Lagonessa; - 1294-ante 1299: signore di Corigliano Stefano Colonna; - 1299 (1297?)-1309: conte di Corigliano Ruggero Sangineto; - maggio 1309-1314: conte di Corigliano Gerardo Sangineto che sposò Elisabetta dei Ruffo di Catanzaro dalla quale ebbe Ruggero, Bionda e Pietro; - 1314-post 1342: conte di Corigliano Ruggero Sangineto che sposò Agnese della Rath dal cui matrimonio non nacquero figli. La sorella Bionda sposò, con regio assenso del 1336, Roberto Sanseverino, signore di Terlizzi; - post 1342-1361: conte di Corigliano Roberto Sanseverino che lasciò la contea alla figlia Giovanna, contessa di Montalto, iniziando una lunga controversia con Filippo II Sangineto conte di Altomonte; - 1361-1377: conte di Corigliano Filippo II Sangineto, già conte di Altomonte, che ebbe, da Ilaria Sanseverino, due figli: Giovanni e Margherita, che sposò il 2 dicembre 1374 Venceslao Sanseverino dei conti di Tricarico; - 1377-1380: conte di Corigliano e Altomonte Giovanni Sangineto che morì improle; - 1380-1382: conti di Tricarico e Altomonte Margherita Sangineto e Venceslao Sanseverino, privati da Carlo III dei feudi per il loro sostegno dato a Luigi I d’Angiò; - 1382-1390: contessa di Corigliano Giovanna Sanseverino che lasciò la contea alla nipote Covella Ruffo purché quest’ultima sposasse uno esponente di casa Sanseverino; - 1394: nozze tra Covella Ruffo e Ruggero Sanseverino, figlio di Venceslao e Margherita Sangineto; - 1430-1459: conte di Corigliano Antonio Sanseverino; - 1459-ante gennaio 1470: conte di Corigliano Luca Sanseverino, primo principe di Bisignano; - 1470-1487: conte di Corigliano Geronimo Sanseverino; contea devoluta alla regia corte per la ribellione del feudatario; - 1487-1495: regio demanio; - 1495-post ottobre 1516: conte di Corigliano Bernardino Sanseverino, reintegrato nei beni paterni da Carlo VIII nel 1495, confermato da Ferrante II e da Federico d’Aragona nell’agosto e nell’ottobre 1496, definitivamente reintegrato da Ferdinando il Cattolico nell’aprile del 1506; - 1517-1559: conte di Corigliano Pierantonio Sanseverino; - 1559-1606: conte di Corigliano Nicolò Berardino; gli successe Giulia Orsini, figlia di Felicia Sanseverino (sorella di Nicolò Berardino) e Antonio Orsini, V duca di Gravina; - 1616: Agostino Saluzzo acquistò per 315.000 ducati la contea di Corigliano. | |
Corpus normativo | Non sono pervenuti, a mia conoscenza, edizioni a stampa o manoscritti organici del corpus normativo della città; è opportuno pertanto produrre una breve rassegna di riferimenti archivistici che consenta di recuperare privilegi e grazie concesse all’universitas di Corigliano: - ASNa, Archivio Saluzzo di Corigliano, Terra di Corigliano, b. 43, Concordantia Platearum annorum 1516, 1544 et 1551; - ASNa, Archivio Saluzzo di Corigliano, Terra di Corigliano, b. 43, Platearum Coriolani et S. Mauri 1544; - ASNa, Archivio Saluzzo di Corigliano, Terra di Corigliano, b. 43, Platea Civitatis nunc Coriolani 1551; - ASNa, Archivio Saluzzo di Corigliano, Terra di Corigliano, b. 45, Platea dello Stato di Corigliano con suoi Feudi di S. Mauro, le due Apolinare e Casali di S. Giorgio e Vaccarizzo; - ASNa, Archivio Saluzzo di Corigliano, Processi, b. 63, Copie delle Convenzioni stabilite tra l’Eccellentissimi Principi di Bisignano, Conti di Corigliano e l’Università dell’anzidetto Corigliano. | |
Schedatore | Luigi Tufano | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Istituzioni/48 |