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Oggetto | Nola, Ursus Alus | |
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Luogo di conservazione | Nola | |
Supporto | Palazzo Orsini | |
Cronologia | 1470 | |
Immagine | ![]() | |
Prima attestazione | ||
Trascrizione | URSUS ALUS CUIUS SATRAPES EX UMBRIA IN ARMIS FLORUIT ADOLESCENS VIR POSTQUAM FACTUS EST AEQUATUM CAPITOLIUM RECONDIDIT TABULARUM LEGES SERVAVIT REMP. A FALISCIS LIBERAVIT QUIRITES IN EXILIUM ACTOS REDUXIT PONTES REFECIT PLEBEM PLACAVIT DIVISUM IMPERIUM / CONCILIAVIT VIXIT ANNIS XXXXVIII DIEBUS SACRUM. ** VITURIA URSI ALI UXOR AUGUSTI CAES(ARIS) NEPTIS QUAE DE PUDICITIA VERSUS CONDIDIT VIXIT ANNIS XXXX MENSIBUS X DIEBUS iii EORUM SUPERSTITES FILII VIII FILIAE VI PRO SE IPSIS POSTERIS QUE EORUM III KAL. MAIAS/ D.M. | |
Famiglie e persone |
Ursus Alus (V-VI sec. d.C.) Vituria (V-VI sec. d.C.) Famiglia Orsini | |
Note | Georgia Clarke ha dimostrato che la fonte per l'iscrizione di Palazzo Orsini sono due iscrizioni funerarie, una di Ursus Alus e una di Vituria. Le due iscrizioni si trovavano a Roma nel Quattrocento in uno dei vari palazzi Orsini, insieme ad altre iscrizioni che citavano la gens romana Ursinus; non è chiaro però in quale delle varie residenze erano collocate, in particolare se nella principale residenza baronale a Monte Giordano vicino Ponte S. Angelo o in quella a Campo dei Fiori. Le evidenze contemporanee per la posizione delle iscrizioni, e in particolare di quella di Ursus Alus sono contraddittorie. Fra Giocondo dice di aver cercato l’iscrizione nel palazzo Orsini in Campo de' Fiori, ma di non averla trovata; forse voleva confermare la copia dell'iscrizione manoscritta di cui era già in possesso. Mazzocchi (Mazzocchi, 1521, f. 86v) colloca l'iscrizione nel palazzo di Monte Giordano, insieme ad altre iscrizioni riguardante la gens Ursinus. La Clarke ipotizza che Orso vide le iscrizioni quando visitò Roma all'inizio degli anni 60. Dall'inizio del Quattrocento membri della famiglia Orsini erano interessati alle iscrizioni che li collegavano a un passato classico. Nel 1435 Ciriaco d'Ancona viaggiando attraverso l'Egeo registra un'iscrizione a Korcula (Itinerarium, Firenze 1742, pp. 58-59, ep. 3). L'iscrizione era stata fatta da un Ursinus e un’Euticia per il loro figlio Orsino (CIL III, 3071). Nella lettera in cui descrive l'iscrizione, Ciriaco sostiene che i caratteri sono molto antichi e nota che c'era lo stesso nome del suo protettore, il cardinale Giordano Orsini. Giordano Orsini viveva a Monte Giordano ed era un committente di umanisti e collezionista di manoscritti greci e latini, ed è possibile che con lui si sviluppi la collezione d'iscrizioni degli Orsini (Simpson, 1966). Non sono neanche chiare le sorti successive delle iscrizioni di Ursus e Vituria. Sono registrate in varie sillogi epigrafiche manoscritte, ma queste erano spesso copiate da precedenti manoscritte e quindi senza ulteriori prove non è possibile accertare né la loro esistenza né la loro collocazione. L’unica traccia è Boissard (Boissard 1597, III, p. 88) che segnala l’iscrizione di Ursus nel Borgo vaticano. Nel 1601 tutte e due le iscrizioni erano reputate false (J. Gruter, Inscriptiones..., 3, nn.8-9) e tale ipotesi è ormai accreditata anche dagli studi successivi. Nel secondo Quattrocento e sicuramente fino a Sansovino, quindi fino al secondo Cinquecento, le due iscrizioni, e in particolare Ursus Alus, erano reputate antiche e venivano chiamate in causa come prova materiale dell’antichità della famiglia e in particolare come prova della romanizzazione degli Orsini, che avendo origini gote, divennero “romani” con la concessione della cittadiannza a Orsino e Primeno, come premio per la loro valorosa difesa prima dell’Umbria e soprattutto di Roma dai Longobardi nell’anno 588. A inizio Cinquecento le origini della famiglia Orsini erano già da tempo oggetto d’interesse e d’indagine da parte dai membri della stessa famiglia coadiuvati da storici e letterati. Una dimostrazione è l’attestazione di un codice attribuito a Petrarca sull’origine degli Orsini che circolava nell’ambiente umanista. Si tratta di una copia attribuitagli di un libro antico della Origine della famiglia Orsina contenente le vicende di Mundilas e dei fratelli Orsino e Primieno. Esiste tuttora una copia dell’antico manoscritto in un codice databile al tardo Cinquecento conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze (cfr. Crevatin). Nella “finale peroratione” del codice fiorentino (c.29v) il cosiddetto Petrarca dichiara che il volume da cui egli ha ricavato la storia sulle origini degli Orsini giaceva nascosto nel monastero di Fulda, ed aveva talmente sofferto per le ingiurie del tempo che era rimasto mutilo sia all’inizio che alla fine, di modo che non se ne poteva leggere il nome dell’autore, e nemmeno era possibile conoscere il seguito delle vicende orsinesche. “Petrarca” dice poi di recuperare dal misterioso e non identificato ps. Martin-Polono la seconda parte della storia degli Orsini, ovvero quella sulla loro “romanizzazione”, sancita dal titolo di “civis romanus” conferito ai due fratelli Orsino e Primieno per il loro eroico comportamento a difesa di Roma assediata dai Longobardi nel 588. Il testo attribuito a Petrarca circolava sicuramente già molto prima che ne fosse eseguita la copia di fine Cinquecento, come dimostra Maffei che nei Commentarii (1506): “Ursinorum genus hic commemorare fas fuerit, ex Petrarchae primum autoritate, qui hoc in antiquo codice reperisse testatur”. Maffei chiama in causa l’autorità di Petrarca e deriva il falso epigrafico di Ursus Alus, utilizzando l’iscrizione come prova materiale che rafforza l’ipotesi della romanizzazione degli Orsini, derivando l’iscrizione dalla stessa fonte petrarchesca. (CIL, VI 5, n.4, d,a). Raffaele Maffei nota inoltre che alcuni ritenevano che l’Ursus Alus citato nell'iscrizione fosse un soldato Orsini del V o VI secolo e che aveva fondato la dinastia Orsini. L’iscrizione di Ursus Alus è utilizzata anche da Minervio Severo nella storia di Spoleto per dimostrare le origini umbre degli Orsini; la fonte citata per l’iscrizione non è però Petrarca ma Coluccio Salutati. Dunque, mentre Maffei fa risalire l’iscrizione di Ursus Alus a Petrarca, Minervio Severo chiama in causa l’autorità di Coluccio Salutati. In particolare l’autore indica come nella lettera di Coluccio vengono descritte le origini umbre degli Orsini e che queste sono testimoniate dalla “lapidem hisce cum literis etiam Romae inventum quod idem Conlutius testatus”, ovvero l’iscrizione Ursus Alus. Più diffuso ma sostanzialmente identico a Maffei, Francesco Sansovino nella sua Historia delle cose fatte in diversi tempi da’ signori di casa Orsini (Sansovino, 1564) il quale per la sua ricostruzione genealogica cita cita Petrarca, Maffei, l’epigrafe di Ursus Alus. Per Ursus Alus Sansovino si fa all’autorevole testimonianza della lettera di Salutati già utilizzata da Minervio Severo, aggiungendo che la lapide fu trovata ai tempi di Coluccio. L’autenticità delle iscrizioni di Ursus Alus (e di Vituria?) è sostenuta da Sansovino per confermare l'antichità degli Orsini e come prova delle qualità degli Orsini come condottieri.Sansovino aggiunge anche che la leggenda delle lontane origini gote si accorda benissimo con quanto narrato da Petrarca e da Maffei, e sostiene che questa versione è quella prediletta dagli Orsini. A proposito delle origine gote dice che si hanno scritture antiche e specialmente Ablavio Gothico; la stessa storia ma affidata a un autore diverso è nel codice della BNF: viene infatti attribuita a un certo Teofilo, travestimento in stile fiorentino di Ablavio (Crevatin). | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti e documenti | ||
Bibliografia | Boissard 1597: F. Boissard, Antiquitatum seu inscriptionum et epitaphiorum, 3 voll., Frankfurt 1597.
Cirillo 2002: A. Cirillo, Palazzo Orsini di Nola: dalla Reggia al Tribunale, Napoli 2002.
Clarke 1996: G. Clarke, "The Palazzo Orsini in Nola: a Renaissance Relationship with Antiquity", Apollo, 144, 1996, 413, 44-50
Manzi 1970: P. Manzi, La reggia degli Orsini di Nola (1470-1970), Roma 1970.
Mazzocchi 1521: A. Mazzocchi, Epigrammata antiquae urbis romae, Roma 1521.
Sansovino 1564: F. Sansovino, Historia delle cose fatte in diversi tempi da’ signori di casa Orsini, 2 voll., Venezia 1564.
Stefanile 1996: G. Stefanile, "La "reggia" Orsini e l'architettura del Rinascimento nell'Italia meridionale", in Nola e il suo territorio dalla fine del Medio Evo al XVII secolo : momenti di storia culturale e artistica, Nola 1996, 45-74.
Simpson 1966: W.A. Simpson, "Cardinal Orsini as a Prince of the Church and Patron of the Arts", Journal of the Warburg and Courtauld institutes, 29, 1966 | |
Link esterni | Prima attestazione dell'iscrizione nel Palazzo Orsini si trova in un codice conservato in Germania risalente agli anni Settanta del Quattrocento | |
Schedatore | Bianca de Divitiis | |
Data di compilazione | 05/09/2012 22:43:23 | |
Data ultima revisione | 06/11/2016 16:30:28 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Iscrizione/4 |