Nome | Pandone, famiglia | |
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Altri nomi | ||
Titoli | Conti di Venafro | |
Data e luogo di nascita | ||
Data e luogo di morte | ||
Città | ||
Cenni biografici | «Due cose in un medesimo tempo si sanno palesi, che i Pandoni sieno capoani e che infino a’ tempi di Carlo primo sieno signori di vassalli» (Ammirato 1976 [1580], II, 63). I primi esponenti, attestati in età angioina, della famiglia Pandone sono Guglielmo, Adenolfo e Pandolfo figli di Giovanni. In una data compresa tra il 1270 ed il 1271 Guglielmo, civis Capue, è attestato in qualità di custode passuum et statarum. Egli, succeduto al padre Giovanni nel possesso dei beni feudali nel 1271, chiese, tra anni dopo, una sovvenzione supplementare ai suoi vassalli pro nova militia dei fratelli Adenolfo e Pandolfo. Dal suo matrimonio con una domina Margherita nacque Isabella, che sposò il giudice Giacomo di Raone nel 1269. Nel 1270 Pandolfo Pandone († ante 1282) contrasse matrimonio con Filippa, figlia di Sualdo Capelli de Argenzio; fu insignito del cingolo militare nel 1271 insieme al fratello Adenolfo, che, nel 1278, ricevette l’assenso per far sposare la figlia Margherita con Cervo, figlio di Gismondo de Palmiero miles di Capua. Inoltre Adenolfo fu giustiziere di Principato e Terra di Lavoro (1290-1291), castellano di Castellammare del Volturno (1292-1293) e maestro portolano, procuratore e maestro del sale in Principato e Terra di Lavoro (ante 1299). Tra gli altri Pandone: - Ruggero fu canonico, custode e cancelliere della chiesa dei SS. Apostoli a Capua (1284); - Landolfo, miles di Capua, fu chiamato a testimoniare ad atti privati a Capua e a Sessa (1282-1283); - nel 1298 Francesco, valletto della Camera regia e possessore di feudi nel territorio di Arienzo per conto di Pietro Stendardo, fu giustiziere d’Abruzzo (Aldimari 1691, 113). Dal suo matrimonio con Francesca d’Eboli († ante 1303) figlia di Giovanni, nacquero Carlo e Nicola. Nicola, che fu anche signore di Casali, Salice, Angolo, Acquarola, Meterano, Guerrano e Morzello in Terra d’Otranto, ebbe tre figli: Giacomo, Andrea e Sichelgayta, che sposò Giovanni d’Aquino. Giacomo fu nel 1307 capitano della città di Aversa e, tra il 1339 ed il 1340, successe al padre nel possesso di un feudo situato in Terra d’Otranto; ricoprì probabilmente anche l’ufficio di giustiziere di Terra d’Otranto nel 1346. Carlo, in possesso del feudo in Arienzo nel 1333 e signore di Palearia nel 1343, sposò Caterina Sanframondo da cui ebbe tre figli, Nicola, Carlo (Carluccio) e Ceccherella, che furono posti sotto la tutela dello zio Nicola, dopo la sua morte (Ammirato 1976 [1580], II, 64). Carluccio fu miles al servizio di Carlo III nella guerra contro Luigi d’Angiò e fu fatto prigioniero nell’aprile del 1384 dalle truppe angioine durante la battaglia di Barletta (De Lellis 1968 [1654-1671], I, 198); sposò Maria Capuano dalla quale ebbe Francesco, che fu il primo conte di Venafro di casa Pandone (Ammirato 1976 [1580], II, 65).
Il conte Francesco († 1457, forse in aprile) frazionò il suo patrimonio tra il nipote Scipione, figlio del suo primogenito Carlo († 1456), e i quattro figli (tre legittimi e un ultimo naturale) nati dal matrimonio con una Carafa; ebbe anche due figlie: Altobella che sposò Luigi di Capua, conte di Altavilla, e Polissena che sposò Antonio di Sangro, signore di Castelbottaccio e Lucito. A Scipione Pandone, figlio di Carlo e di Margherita del Balzo, spettarono: la città e la terra di Venafro, i castelli di San Pietro Infine, Ailano e Mastrati, il castello diruto di Rocca San Vito, la baronia di Prata, la città di Boiano, la terra di Macchiagodena, i castelli di Guardiaregia e Rocchetta al Volturno, la capitania di San Polo Matese e le terre di Pratella, Ciorlano, Capriati, Fossaceca, Gallo e Letino. Pandolfo Pandone ebbe le terre di Pizzone, Castellone, Castelnuovo, Scapoli, Terreno, Carpinone e Castelpetroso. Poche sono invece le notizie circa il figlio naturale, Palamede Pandone che, citato da Ciarlanti, sembra abbia tenuto, per un breve periodo (ante 1465), la terra di Cerro al Volturno (Ciarlanti 1644, 425; Morra 1985, 14). L’ultimo figlio, Galeazzo Pandone, nato nel 1433, morto nel 1514 e sepolto in San Domenico Maggiore a Napoli, ebbe Santa Maria Oliveto, Roccaravindola e Fornelli. In particolare, Galeazzo fu fedele alla dinastia aragonese fino al 1459 quando iniziarono i segni di una prima insofferenza del barone verso la Corona con la cattura Enrichetto de Fusco, signore di Muro e ambasciatore presso la corte milanese; nel 1464 Galeazzo fu infatti arrestato su ordine di re Ferrante. Scipione, secondo conte di Venafro († 1492), sposò a Fondi il 28 maggio 1467 Lucrezia, figlia di Onorato Caetani conte di Fondi e protonotario del Regno. Nel 1460, durante la guerra tra Ferrante d’Aragona e Giovanni d’Angiò, Scipione dovette abbandonare Venafro che era stata occupata dai partigiani degli angioini e si rifugiò a Prata dove, nel 1464, stipulò una tregua con il suocero Onorato Caetani che era stato nominato da Giovanni d’Angiò «capitano e governatore a guerra in la città di Venafro» (Caetani 1923, 112, 165). Nel 1468, probabilmente a seguito di tensioni tra il conte e l’universitas di Venafro, la città era demaniale (Morra 2000, 538) nel cui status permase fino al 1476 quando re Ferrante, in occasione delle sue seconde nozze con Giovanna d’Aragona, costituì in favore della futura moglie una rendita di 20.000 ducati sulle entrate di alcune terre e città, tra le quali Venafro (Faraglia 1888, 376). Tuttavia Giovanna d’Aragona nel 1479 rinunciò, permutandola con quella di Mazara del Vallo, alla rendita su Venafro che tornò quindi a Scipione Pandone. Fedele alla Corona durante la seconda congiura baronale, fu chiamato, insieme ai conti di Brienza, di Capaccio e di Popoli, a far parte del collegio di pari per giudicare alcuni baroni ribelli, ma vi rinunciò con la motivazione «Nui simo de legge capituli et de raione indocti et non havimo studiato, et per non havere quillo iudicio de intendere le leggi, ne rimectimo alla scientia conscientia et parere judicii et voti de vui altri commissarij deputati in questa causa per la S.M. dello Signore Re» (Fuscolillo 1876, 56; Filangieri 1956, 62). Nel suo testamento del 1491 nominò erede suo figlio Carlo († 1498) e dispose di essere sepolto nella chiesa annessa al convento di S. Francesco a Prata. Carlo, che aveva sposato Ippolita d’Aragona, ebbe, nel marzo del 1492, la conferma di Ferrante sulla successione nei beni paterni con pagamento di relevio pari a 1.028 duc.: - Venafro e le gabelle del Quartuccio e del Maldenaro; - Boiano; - la baronia di Prata che comprendeva anche i villaggi di Pratella, Mastrati, Capriati, Ciorlano, Fossaceca, Gallo, Lentino e San Vito; - parte della terra di Montaquila, di Santa Maria Oliveto, di Roccaravindola, di Macchiagodena, di Pettorano e di Guardia Campochiaro; - i castelli di Filignano, Cerasuolo, Collestefano, Valleampia, Zandenusio. Morì prematuramente nel 1498 designando il figlio Enrico quale suo erede che fu posto sotto la tutela della madre e dello zio Silvio, vescovo di Boiano. Dei fratelli di Scipione, Cesare fu uomo d’arme e Camillo fu un diplomatico. Costui fu, ad esempio, tra il 1475 e il 1476 ambasciatore in Francia; tornato nel Regno, sposò Lucrezia di Capua, figlia del conte di Palena Matteo Francesco e di Raimondella del Balzo e acquistò prima i castelli di Canzano e Campo di Giove in Abruzzo e poi nel 1479 i castelli di Scapoli, Castellone, Pizzone, Castelnuovo, Rocchetta, Colli e Cerro e le terre di San Polo, di Iannino e di Valleporcina per 6.000 ducati. Tra i suoi figli è da ricordare almeno Federico che, nato presumibilmente alla fine degli anni Settanta, ereditò nel 1495 la baronia di Cerro con tutte le altre terre acquistate dal padre nel 1479. Sposò in prime nozze Ippolita d’Afflitto dalla quale ebbe Camillo; nel 1522 si congiunse con Giulia Piscicelli che gli partorì tre figli: Giovan Vincenzo, Giovan Berardino e Bovisa. Morì poco dopo il 1538. | |
Legami con altre persone o famiglie | Per via matrimoniale con gli Aragona (linea naturale), gli Acquaviva, i Carafa, i Caetani, i Di Capua, i Di Sangro, i Del Balzo, i d'Afflitto, i Piscicelli. | |
Committenza/Produzione di opere letterarie | ||
Committenza/Produzione di edifici e opere d'arte | - Carlo, figlio di Francesco Pandone, fondò a Prata la chiesa e convento di S. Francesco che fu consacrata nel 1480; - nel suo testamento Scipione Pandone dispose anche il completamento di una chiesa a Venafro in località Le Grotte della Fontana. | |
Collezioni di opere d'arte antica e moderna | ||
Monumenti funebri o celebrativi | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti manoscritte | ||
Bibliografia | Ammirato 1976 [1580]: Scipione Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane[Firenze 1580], 2 voll., ristampa, Bologna 1976.
Caetani 1923: Epistolarium Honorati Caietani : lettere familiari del cardinale Scarampo e corrispondenza della guerra angioina : 1450-1467, a cura di Gelasio Caetani, Sancasciano Val di Pesa.
Ciarlanti 1644: Giovanni Vincenzo Ciarlani, Memorie historiche del Sannio, Isernia 1644.
De Lellis 1968 [1654-1671]: Carlo De Lellis, Famiglie nobili del Regno di Napoli, [Napoli 1654-1671], ristampa, Bologna 1968.
Faraglia 1888: Nunzio Federigo Faraglia, Codice diplomatico sulmonese, Lanciano 1888.
Filangieri 1956: Riccardo Filangieri di Candida Riccardo, Una cronaca napoletana figurata del Quattrocento, Napoli 1956.
Fuscolillo 1876: Gasparro Fuscolillo, Le Cronache de li antiqui Ri del Regno di Napoli, a cura di Bartolomeo Capasso, in Archivio storico per le provincie napoletane, 1/1876, pp. 35-81; 533-564; 621-648.
Morra 1985: Gennaro Morra, Una dinastia feudale. I Pandone di Venafro, Campobasso 1985.
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Link esterni | ||
Schedatore | Salvatore Marino, Luigi Tufano | |
Data di compilazione | 28/09/2012 18:51:34 | |
Data ultima revisione | 04/11/2016 20:46:49 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/55 |