Nome | Di Capua, famiglia | |
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Altri nomi | De Capua | |
Titoli | Conti di Altavilla; conti di Palena e Principi di Conca; duchi di Termoli | |
Data e luogo di nascita | ||
Data e luogo di morte | ||
Città | ||
Cenni biografici | - Ramo di Andrea de Capua Un Aldemaro, monaco cassinese e poi cardinale nel 1070, della famiglia de Archiepiscopo è menzionato col cognome «da Capua», che è la forma del nome della famiglia capuana (Ammirato, I, 53). Il cognome, era in origine Archiepiscopus, in uso fino a tutto il XVIII secolo (Granata 1752, II, 56). Il primo esponente noto limitatamente all’età angioina della famiglia resa illustre dall’opera del giureconsulto Bartolomeo di Capua (1248-1328), è il professore di diritto civile dello Studio di Napoli Andrea († 1290-1291), padre di Bartolomeo. Già avvocato fiscale di Federico II di Svevia (1196-1250), ebbe rinnovata tale carica da Carlo I d’Angiò nel 1266. Nel 1269 è documentato che fosse avvocato e giudice della magna Curia. Nel 1270, in veste di capitano regio fu impegnato insieme con Filippo Minutolo in una missione svolta per conto dell’arcivescovo di Arles e del duca di Borgogna; nel maggio dello stesso anno, rivestì la carica di procuratore dell’Abruzzo, giustiziere di Terra di Lavoro e Contado di Molise, e nel dicembre successivo assolse l’incarico di avvocato del regio fisco. Lo ritroviamo infine nel 1282 in veste di consigliere, familiare, maestro razionale e protonotario di Carlo II. L’abitazione e tutti i possedimenti capuani di Andrea, che dopo la morte di Federico II aveva scelto la linea filo-papale, furono distrutti da Corradino di Svevia (1252-1268). Dopo la decapitazione dell’ultimo svevo (1268), Innocenzo IV ebbe cura di donare ad Andrea la casa e i possedimenti del defunto Pier della Vigna fuori la città di Capua presso la chiesa di S. Francesco. In seguito (1276) Andrea tornò a risiedere a Capua, fissando la sua dimora in prossimità della Porta Nova. L’ultima attestazione che lo vede in vita è riferita ad una data compresa tra il 1290 ed il 1291. Dei figli natigli dal matrimonio con una Giovanna si ha notizia di Bartolomeo, Giacomo, Riccardo e Mattia (Merola 1999, 33-41). Bartolomeo (1248-1328) [v. scheda relativa]
- Ramo di Bartolomeo di Capua Il primogenito di Bartolomeo, Andrea († 1299), si sposò con una Bianca dalla quale gli nacquero Giovanni e Bartolomeo (Ammirato 1976 [1580], I, 54). Di Taddeo († 1299-1300), secondogenito, si ignora il nome della moglie, dalla quale ebbe un figlio, chiamato Mattia. Il terzogenito Giovanni, detto Iohannucius († post 1328), fu familiare di Carlo II d’Angiò. Nel 1290 Giovanni sposò Giacoma (Giacomella) di Caiano, figlia di Giacomo e nipote di Tommaso d’Eboli senior, pupilla prima del nonno e, dopo la sua morte, dello zio Giovanni d’Eboli. Giacomo († 18.4.1312), il quartogenito, fu professore di diritto allo Studio di Napoli. Creato da Carlo II vice-protonotario del Regno (1307) e protonotario da Roberto d’Angiò (1309), sposò nel 1301 Roberta (Robertella) di Gesualdo secondogenita di Nicola. Il quintogenito di Bartolomeo, Giovanni, seguì la carriera ecclesiastica; fu infatti cappellano del papa (1272) e canonico della Chiesa capuana, ottenendo anche un secondo canonicato nel duomo di Parigi e la carica di arcidiacono di Messina (1273). Anche il sestogenito di Bartolomeo, Giacomo, fu avviato alla carriera ecclesiastica, ottenendo un canonicato a Cosenza ed un altro a Parigi. Godette anche del beneficio della chiesa di S. Bartolomeo di Gesualdo. Delle due figlie di Bartolomeo, quella di nome Giovanna andò in sposa a Tommaso de Marzano, futuro maresciallo del Regno, mentre Benvenuta sposò un esponente dei Busca dal quale ebbe un figlio, chiamato Bartolomeo come il nonno (Merola 1999, 56-59).
- Ramo di Andrea di Capua Il primogenito di Andrea, Giovanni, detto il giovane (†11.12.1323), cavaliere e ciambellano di Carlo duca di Calabria, sposò nel 1311 Giovanna Stendardo figlia di Guglielmo. Dal matrimonio con Giovanna nacquero tre figli: Ludovico, Guglielmo e Bianca, che ereditarono feudi a Vairano, Presenzano, Morrone e Capua, assegnati a Giovanni dal nonno Bartolomeo. A Ludovico, ciambellano e familiare di re Roberto, andarono, oltre ai possedimenti di Vairano, Presenzano ed Alvignano, Gioia (con gli annessi casali di Maralfo e Loriano), Trentola, Sallano, Casella, Sant’ Adiutore, il feudo del figlio di Raone presso Capua ed il feudo di Amatrice presso Maddaloni. Dopo la sua morte, avvenuta sine liberis, tutti i possedimenti furono ereditati dal fratello Guglielmo († 1336), anch’egli ciambellano di Roberto d’Angiò. Dopo la morte di Guglielmo, i possedimenti feudali andarono alla sorella Bianca, contessa di Trivento (Merola 1999, 60-62).
- Ramo di Giovanni di Capua Il primogenito di Giovanni, Roberto, I conte d’Altavilla, creato consigliere di Roberto d’Angiò e del figlio Carlo duca di Calabria nel 1325 ed attestato in qualità di giustiziere d’Abruzzo nel 1337, sposò nel 1324 Francesca Caetani, figlia di Benedetto conte palatino (Merola 1999, 62-64).
- Ramo di Giovanni di Capua Della primogenita di Giacomo, Bartolomuccia, è noto il suo matrimonio con Petruccio di Sus, figlio di Americo miles. Dopo la morte di Petruccio, dal quale ebbe una figlia, Tommasella, si risposò con Goffredo de Janville milite, al quale donò alcuni feudi in Aversa del valore annuo di 800 once. In terze nozze Bartolomuccia sposò Filippo Stendardo ed infine, in quarte nozze (1343), Corrado Ruffo. La secondogenita Maria, signora di Gesualdo, sposò Errico de Caprosia e, in seconde nozze, Filippo Filangieri barone di Candida. Dal matrimonio nacquero sei figli: Riccardo, Giacomo (detto Cubello), Antonio, Bartolomeo, Roberto e Martuccia. Bianca, la terzogenita di Giacomo, si maritò con Nicola d’Eboli conte di Trivento e senescalco di Provenza. Bartolomeo fu avviato alla carriera ecclesiastica ottenendo il rettorato della chiesa di S. Giovanni a corte di Capua. Filippo sposò Goffredina (detta Siffredina) di Braida, figlia di Giovanni di Braida nipote di Tommaso di Marzano e Giovanna di Capua (Merola 1999, 64-65). La fedeltà alla casa angioina di Francia fu spostata in favore degli Angiò-Durazzo, al tempo di Luigi, terzo conte di Altavilla, e poi di Alfonso d’Aragona, con Luigi, quinto conte d’Altavilla. I successivi membri del casato rimasero fedeli alla casa Aragonese, prima, e a quella spagnola poi, ricevendone terre, uffici e privilegi. Bartolomeo III, nono conte d’Altavilla, ottenne da re Ferrandino, in ricompensa della fedeltà serbata durante l’invasione di Carlo VIII, l’ufficio di mastro portulano per la Capitanata e Terra di Bari; nel 1497 fu nominato viceré di Capitanata e Contado di Molise, e nel 1512 fu viceré d’Abruzzo. Nella sua signoria di Riccia avviò opere di fortificazione del Castello, e di rinnovo del palazzo residenziale, dotato di una ricchissima biblioteca. Fece restaurare, inoltre, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, scelta come cappella gentilizia in cui fece sistemare le tombe di alcuni suoi antenati. Luigi Martino, figlio e successore di Bartolomeo, implementò lo stato familiare con l’acquisto di Troia, con il titolo di conte, per 55.000 ducati, da Troiano Cavaniglia, conte di Montella e suo cugino. Una linea cadetta discendente da Bartolomeo, secondo conte d’Altavilla, principiò il ramo dei conti di Palena, che acquisirono poi anche il principato di Conca. Il primo esponente fu Matteo di Fabrizio. Capitano al servizio di Venezia contro la Repubblica Ambrosiana, dopo la pace di Lodi militò al servizio di Giacomo Piccinino per Alfonso d’Aragona. Rimase fedele anche al successore, Ferrante, distinguendosi come uno dei principali condottieri dell’esercito aragonese nella guerra di successione, e trovandosi nel campo avversario rispetto al Piccinino. Il re gli affidò il governo dell’Abruzzo con carica di viceré per ostacolare l’attività del filoangioino Giosia Acquaviva, ottenendo come ricompensa gli stati di Giosia, il ducato di Atri e di Teramo e la contea di San Flaviano. Riconciliatosi Giulio Antonio di Giosia con il re, Ferrante gli restituì i possedimenti paterni, concedendo a Matteo Di Capua, nel 1467, la contea di Palena, che era appartenuta ad Antonio Caldora. Fu ancora al fianco di Alfonso duca di Calabria nella guerra di Toscana e nella guerra d’Otranto. Sposò Raimondella Del Balzo (DBI 39, 715-718; RICOTTI III, 176; SIMONETTA ad indicem; Ammirato 1580, 65-68; Dispacci sforzeschi IV, V, ad indicem). Un’altra linea cadetta diede origine al ramo dei duchi di Termoli, il cui primo esponente fu Andrea, fratello di Bartolomeo III. Per mancanza di discendenti maschi, il ducato di Termoli fu acquisito dal viceré Ferrante Gonzaga, pervia di matrimonio, per poi tornare ad una linea collaterale dei Di Capua. | |
Legami con altre persone o famiglie | famiglie Acquaviva, del Balzo, Orsini di Gravina, Cavaniglia, Pandone, Camponeschi | |
Committenza/Produzione di opere letterarie | Masuccio Salernitano dedicò a Francesco Di Capua, settimo conte di Altavilla, la XXIV novella, e a Matteo di Capua la novella XLIX del suo Novellino. | |
Committenza/Produzione di edifici e opere d'arte | Santa Maria delle Grazie a Riccia, commissionata da Bartolomeo III nel 1500. | |
Collezioni di opere d'arte antica e moderna | ||
Monumenti funebri o celebrativi | Nella restaurata chiesa di Santa Maria delle Grazie a Riccia, nel 1500, Bartolomeo III Di Capua fece sistemare le tombe di alcuni suoi avi, e apporre lapidi commemorative per loro e le loro consorti: Luigi, terzo conte d’Altavilla, morto nel 1397, Andrea, suo figlio e quarto conte d’Altavilla, morto tra il 1420 e il 1425, il figlio di questi, Luigi, morto nel 1442, Francesco, settimo conte d’Altavilla e padre di Bartolomeo. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti manoscritte | ||
Bibliografia | Ammirato 1976 [1580]: Scipione Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane [Firenze 1580], 2 voll., ristampa, Bologna 1976.
De Negri 1991: Felicita De Negri, “di Capua, Matteo”, in DBI, 39, 1991.
Merola 1999: Marianna Merola, Ceti egemoni e istituzioni civili a Capua in età angioina. Per un confronto tra fonti documentarie ed evidenze architettoniche (tesi di laurea in Storia medievale, Corso di laurea in Conservazione dei beni culturali, Facoltà di Lettere e Filosofia della Seconda Università degli Studi di Napoli) S. Maria Capua Vetere 1999.
Ricotti 1845: Ercole Ricotti, Storia delle compagnie di ventura in Italia, Torino 1845.
Simonetta (ed. Soranzo) 1932-1959: Joannis Simonetae Rerum gestarum Francisci Sfortiae Mediolanensium Ducis Commentarii, a cura di Giovanni Soranzo, RIS2, 21.2, 5 voll., Bologna 1932-1959.
Walter, Piccialuti 1960: I. Walter, M. Piccialuti, “Bartolomeo di Capua”, in Dizionario biografico degli italiani, VI, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 1960, 697-704. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Salvatore Marino, Veronica Mele | |
Data di compilazione | 28/09/2012 18:28:46 | |
Data ultima revisione | 06/01/2019 20:53:59 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/48 |