NomeRuffo, Covella
Altri nomi
Titoli

contessa di Montalto, contessa di Squillace, duchessa di Sessa, principessa di Rossano

Data e luogo di nascita

Calabria, fine XIV sec.-inizio XV sec.

Data e luogo di morte

ottobre 1445

Città

Napoli, Sessa, Rossano, Altomonte

Cenni biografici

Covella Ruffo fu la figlia secondogenita di Carlo e di Ceccarella Sanseverino, figlia di Ugo conte di Potenza. Donna dal carattere forte e deciso, apparteneva al ramo titolato dei Ruffo di Montalto che, nel corso della seconda metà del sec. XIV, si produsse in una lungimirante strategia di alleanze matrimoniali, in particolare con i Sanseverino, atta a rafforzarne il peso politico e a incrementare il patrimonio feudale. I vasti possedimenti familiari erano dislocati, a diverse latitudini, su entrambi i versanti della Calabria ma il loro nucleo originario era posto nella contea di Montalto Uffugo, a nord di Cosenza. Altrettanto importanti, per comprendere il ruolo di primo piano che Covella ebbe alla corte durazzesca, furono anche i suoi rapporti di parentela con la Casa regnante; era infatti cugina di secondo grado della regina Giovanna II per i matrimoni delle sorelle Margherita Sanseverino con Luigi di Durazzo, padre di Carlo III, e Giovanna Sanseverino con Carlo Ruffo di Montalto, bisnonno di Covella.

Sposò, tra il 1417 e il 1420, Giovanni Antonio Marzano al quale erano stati confermati, nel maggio 1416, il ducato di Sessa in Terra di Lavoro, le baronie di Novi, Gioj, Rocca d’Aspide e Torre Magna in Principato Citra e la contea di Squillace in Calabria che, prima della loro confisca da parte di re Ladislao, erano appartenute al padre Giacomo e allo zio Goffredo, conte di Alife. Da questo matrimonio, che la tradizione storiografica ha sempre presentato come un’unione conflittuale, nacque un solo figlio, Giovanni Francesco Marino Marzano.

Nel 1420 Covella successe nei beni feudali della famiglia alla sorella primogenita Polissena, che nel 1417 aveva sposato in prime nozze il nobile provenzale Giacomo Mailly, castellano di Rossano, e dopo un anno, rimasta vedova, il condottiero e conte di Tricarico Francesco Sforza. Il 20 luglio Giovanna II riconobbe a Covella il mero e misto imperio su un ampio complesso feudale: Montalto nel Cosentino tirrenico; Caloveto, Crosia, Bocchigliero, Campana, Scala, Verzino, Cerenzia, Crucoli, Rocca di Neto, Casabona, Cariati con casali e San Maurello nel Cosentino ionico e nel Crotonese; Mesiano, Briatico e Motta Filocastro nel Vibonese.

Nel corso degli anni Venti Covella, che di fatto era divenuta, insieme a Niccolò Ruffo di Catanzaro, la figura di riferimento per l’intera gens, acquisì progressivamente sempre più potere a corte tanto da riuscire a influenzare le decisioni politiche della regina nell’ultimo quinquennio del suo regno. Il 1° lugl. 1423 Giovanna II revocò l’adozione di Alfonso e designò Luigi III quale suo erede e duca di Calabria. I Ruffo si adeguarono immediatamente alla politica filo-angioina della corte e ottennero diverse concessioni e conferme dal nuovo duca, che era desideroso di garantirsi il sostegno e la fedeltà della famiglia feudale più importante del suo ducato e una tra le più ricche e potenti del Regno. Infatti il 10 dic. 1423 e il 18 mag. 1425 Luigi III confermò a Covella l’intero patrimonio ereditato da Polissena, che nel tempo fu incrementato con nuove donazioni e acquisizioni. Ad esempio, il 25 mag. 1425 lo stesso duca le assegnò la capitania e la castellania di Nicotera in cambio di Seminara, che un paio di mesi prima si era opposta alla propria infeudazione; ancora, donò a lei e al figlio Marino prima (2 sett. 1433) le collette imposte sui suoi beni calabri e la terra di Francica (confermatale da Giovanna II il 6 mag. 1434) e poi le collette della terra di Motta Calimera, pervenutale invece per la morte di Giordano Ruffo. Risalirebbe inoltre al 1428, come testimoniato dal codice miniato della Disciplina di Santa Marta, il suo ingresso nell’omonima confraternita napoletana.

Nel 1432 Covella fu tra i promotori della congiura che eliminò Sergianni Caracciolo, il potente gran Siniscalco, e ridimensionò il suo gruppo con arresti e confische. La notte tra il 18 e il 19 ago., durante i festeggiamenti per il matrimonio di Troiano, figlio di Sergianni, e Maria Caldora, sorella di Antonio conte di Trivento, i congiurati – tra i quali Angelo Di Costanzo annoverava anche i nobili Ottino Caracciolo, Pietro Palagano e Urbano Cimmino – penetrarono nelle stanze del gran Siniscalco nella reggia di Castelcapuano e lo uccisero. Immediatamente dopo il delitto, gli stessi congiurati, «dubitando che i beneficiati dal gran Siniscalco istigati dal figlio e dagli altri parenti, non fossero qualche novità nella città», mandarono emissari fidati a chiamare il figlio Troiano, il fratello Marino conte di Sant’Angelo, il nipote Damiano, i parenti Marino detto Scappuccino e Petraccone conte di Brienza, Urbano Caracciolo castellano di Aversa, Giovanni Dentice detto Carestia e suo figlio Perrino. Gli uomini recavano un invito fittizio del Siniscalco che, adducendo come motivazione la malattia improvvisa della regina, chiedeva loro di recarsi velocemente alla reggia. Tuttavia costoro, una volta giunti a Castelcapuano, furono imprigionati. La mattina seguente, al cospetto del cadavere di Sergianni Covella ne sottolineò le umili origini, l’ambizione e la presunzione. Il suo coinvolgimento nella congiura, oltre a essere espressione della rivalità personale, pure esistente, tra due dei più influenti nobili del Regno, fu anche l’esito naturale del confronto tra diversi gruppi per il consolidamento del proprio ruolo egemone a corte.

Infatti Sergianni, insieme al principe di Taranto Giovanni Antonio Del Balzo-Orsini, aveva avviato già dal 1430 trattative con Alfonso d’Aragona per favorirne e incoraggiarne il ritorno nel Regno e contemporaneamente aveva aumentato il proprio peso politico con un’oculata strategia matrimoniale. Con il suo omicidio si ridefinirono invece gli equilibri a corte e Covella acquisì, per la sua influenza su Giovanna II, un enorme potere, divenendo un interlocutore obbligato per chiunque. Nei giorni immediatamente successivi alla congiura la regina fu persuasa dalla duchessa di Sessa a non richiamare a Napoli Luigi III, ancora relegato in Calabria, e lo stesso Alfonso ricorse anche alla mediazione di Covella per ottenere una nuova adozione da Giovanna II. Il compilatore dei Diurnali riporta la nota che Covella abbandonò la parte aragonese quando il marito Giovanni Antonio Marzano, «lo quale havea per gran nemico», si schierò con Alfonso e persuase il Consiglio della regina a inviare una guarnigione nel ducato di Sessa contro il consorte. Secondo il racconto di Zurita, al termine di una lunga, articolata e controversa trattativa, che si protraeva dal settembre 1432, fu raggiunta un’intesa tra Giovanna II e Alfonso, il quale fu nuovamente designato erede al trono (4 apr. 1433) e, come tale, ebbe il ducato di Calabria che, per gli accordi segreti stipulati tra le parti, sarebbe però stato governato da Covella e da Gil Çacirera, uomo fidato dell’Aragonese, fino alla morte della regina. Tuttavia la situazione mutò rapidamente; il 16 giu. Giovanna II ordinò alle città e ai baroni della Calabria di sostenere Luigi III, suo figlio ed erede, nel caso di un attacco aragonese e il 7 lug. firmò una tregua decennale con Alfonso. Dopo la morte di Luigi III (novembre 1434) Covella convinse Giovanna II a nominare viceré di Calabria Giovanni Cossa.

Nella guerra tra Renato di Lorena e Alfonso V la duchessa di Sessa sostenne – insieme a Carlo conte di Sinopoli, Enrichetta Ruffo di Catanzaro e ad altri esponenti della famiglia – l’Aragonese, dal quale fu ampiamente beneficiata. In un capitolo della convenzione, stipulata nel 1438 tra Carlo Ruffo e il viceré aragonese Antonio Centelles, il conte di Sinopoli dichiarò che la neutralità delle cugine Covella ed Enrichetta era solo apparente e, in realtà, sarebbe potuta servire agli interessi generali della gens in caso di vittoria di Renato. Durante la campagna calabra (ago. 1436-giu. 1438) della compagnia di Micheletto degli Attendoli, che militava al soldo di Renato, i possedimenti di Covella, come ad esempio Cariati tra il 27 mar. e il 16 apr. 1437, furono oggetto di attacchi da parte delle forze angioine.

Sempre nel 1437 Covella richiese al pontefice Eugenio IV l’erezione a diocesi di Cariati, città che fino ad allora aveva fatto parte della diocesi di Rossano; il 27 nov. il papa elevò la chiesa di S. Pietro in Cariati a cattedrale e ne consacrò vescovo il francescano Bernardo Faiardi.

Il 5 gen. 1440 Alfonso confermò a Covella – indicata nel documento come duchessa di Sessa e contessa di Montalto, Squillace e Alife – il suo vasto patrimonio, che era quasi interamente localizzato nelle province di Val di Crati, Terra Giordana e Calabria. Infatti, oltre a importanti feudi in Terra di Lavoro, Principato Citra e Basilicata, Covella possedeva nel Cosentino tirrenico la contea di Montalto e la baronia di Paola e Fuscaldo, nell’area del Poro e del Vibonese le terre di Briatico, Mesiano, Motta Filocastro, Calimera, Joppolo con i suoi casali, Francica, Seminara, il feudo di Palma e la città di Nicotera, nel Crotonese e nel Cosentino ionico le terre di Simeri, Casabona, Rocca di Neto, Caccuri con le saline di San Giorgio, Verzino, Crucoli, Scala, Pietrapaola, Crosia, Caloveto, Cropalati, Bocchigliero e le città di Campana, Cerenzia con la salina di Meliato, Cariati e Umbriatico. Inoltre Alfonso le riconobbe anche la donazione, fattale dalla zia Covella Ruffo contessa di Altomonte, di metà dell’eredità del conte di Mileto. Un’ulteriore conferma dei beni, secondo Della Marra, si ebbe nel 1442. Il 7 lug. 1443 Covella comprò la città di Rossano ottenendo dal Magnanimo il titolo di principessa; tuttavia Corsi e Campennì ritengono che l’acquisto potrebbe essere inteso come il perfezionamento formale della successione alla sorella Polissena, che aveva ricevuto da Giovanna II l’ufficio della castellania di Rossano dopo la morte del marito Giacomo Mailly.

Il legame tra i Marzano-Ruffo e la Corona fu rafforzato, nel maggio 1444, con il matrimonio fra Eleonora, figlia naturale di Alfonso, e Marino Marzano, che ricevette, per l’occasione, dalla madre il principato di Rossano e la contea di Montalto e dal padre la contea di Squillace, divenendo così il più potente e importante barone della Calabria. Covella morì nell’ottobre 1445 e con lei si estinse il ramo dei Ruffo di Montalto; il 2 nov. Alfonso confermò a Marino l’intero patrimonio feudale.

Legami con altre persone o famiglie

famiglia D'Angiò-Durazzo;

famiglia Ruffo;

famiglia Sanseverino;

famiglia Marzano;

Alfonso V d'Aragona;

Giovanni Antonio Marzano, duca di Sessa;

Antonio Centelles.

Committenza/Produzione di opere letterarie
Committenza/Produzione di edifici e opere d'arte
Collezioni di opere d'arte antica e moderna
Monumenti funebri o celebrativi
Fonti iconografiche
Fonti manoscritte

Archivio di Stato di Napoli, Archivio Sanseverino di Bisignano, perg. nn. 25, 68.

 

Archivio di Stato di Napoli, Fondo Aragona Pignatelli Cortés, perg. nn. 80, 108, 125.

 

Archivio di Stato di Napoli, Ricostruzione angioina, S. Sicola, Repertorium nonum reginae Iohannae II, cc. 83v, 90 v,150 v.

 

Napoli, Biblioteca nazionale, C. Borrelli Adparatus historicus ad antiquos chronologos illustrandos, IX C 17, cc. 652, 653, 759, 771.

 

Campione seu distinto notamento delle scritture, ms. 1675 (edito da Russo 2014, 78-85 [82]).

Bibliografia

Alario 2013: Leonardo Alario, Conventi, chiese e figli di San Domenico della Diocesi di Cassano, Cosenza 2013, 25.

 

Ammirato 1581: Scipione Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, II, Firenze 1581, 348-349.

 

Campennì 2004: Francesco Campennì, La patria e il sangue: città, patriziati e potere nella Calabria moderna, Manduria 2004, 388-389.

 

Caracciolo (ed. Paladino 1937): Tristano Caracciolo, "Vita Serzanni Caraccioli magni senescalli Regni", in Tristano Caracciolo, Opuscoli storici editi e inediti, a cura di Giuseppe Paladino (Rer. Ital. Script., 2a ed., XII), Bologna 1937, 37-38.

 

Caridi 1995: Giuseppe Caridi, La spada, la croce e la seta. I Ruffo di Calabria dal XIII al XIX secolo, Torino 1995, 26-27, 30, 32, 39, 44, 48, 50, 60.

 

Corsi 1996: Pasquale Corsi, "Dalle origini alla fine del Quattrocento", in Rossano: storia, cultura, economia, a cura di F. Mazza, Soveria Mannelli 1996, 68

 

Della Marra 1641: Ferrante Della Marra, Discorsi delle famiglie estinte, forestiere e non, Napoli 1641, 335-336.

 

Di Costanzo 1581: Angelo Di Costanzo, Historia del Regno di Napoli, L’Aquila 1581, 340-345.

 

Di Meglio 2003: Rosalba Di Meglio, "La disciplina di S. Marta: mito e realtà di una di una confraternita “popolare”", in Giovanni Vitolo, Rosalba Di Meglio, Napoli angioino-aragonese. Confraternite, ospedali, dinamiche politico-sociali, Napoli 2003, 205.

 

Faraglia 1904: Nunzio Federico Faraglia, Storia della regina Giovanna II d’Angiò, Lanciano 1904, 393-394, 399, 404, 406, 408.


Diurnali 1958: I Diurnali del duca di Monteleone, a cura di Michele Manfredi, in Rer. Ital. Script., 2a ed., Bologna 1958, XXI, 5, 123-125, 128, 192.

 

Pollastri 2001: Sylvie Pollastri, "Les Ruffo di Calabria sous les Angevins: le contrôle lignager (1268-1435)", Mélanges de l'École française de Rome. Moyen Âge, 113, 2001, 543-577.

 

Pontieri 1963: Ernesto Pontieri, La Calabria a metà del secolo XV e le rivolte di Antonio Centelles, Napoli 1963, 120-121.

 

RCA: I registri della cancelleria angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri, XXXIV, a cura di Isabella Orefice, Napoli 1982, 19-20, 63, 117, 120.

 

Russo 1975: Francesco Russo, Regesto Vaticano per la Calabria, II, Roma 1975, docc. 10.307, 10.354-10.355, 10.426-10.427

 

Russo 2014: Giuseppe Russo, “Alle origini dell’ordine Domenicano dell’Osservanza in Calabria. Alcuni sconosciuti documenti dei secoli XIV - XV per il convento di San Domenico di Altomonte”, Archivio storico per la Calabria e la Lucania, 80, 2014, 47-87.

 

Vittozzi 2006: Elvira Vittozzi, "Micheletto degli Attendoli e la sua condotta nel regno di Napoli (1435-1439)", Archivio Storico per le Province Napoletane, 124, 2006, 21-111.

 

Zurita 1980: Jeronimo Zurita, Anales de la Corona de Aragón,a cura di A. Canellas López, VI, Zaragoza 1980, lib. XIV, cap. V, X-XI, XLIV, LX.

Link esterni
SchedatoreLuigi Tufano
Data di compilazione20/07/2016 14:17:08
Data ultima revisione15/06/2017 16:58:20
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/296