Nome | Abenante, famiglia | |
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Altri nomi | ||
Titoli | baroni di Calopezzati, baroni di Cirò | |
Data e luogo di nascita | ||
Data e luogo di morte | ||
Città | Napoli, Cosenza, Corigliano, Crotone, Bari, Rossano, Venosa | |
Cenni biografici | Famiglia patrizia di antica nobiltà radicatasi in diverse città calabre e meridionali. Le sue origini appaiono oscure: Candida Gonzaga (1918, 17) la dà originaria di Venezia e successivamente insediata in Francia e in Calabria; De Rosis (1838, 306) propende per la presenza di un primo ramo della famiglia in Rossano, da dove si trasferì in Cosenza, e di un secondo ramo in Venosa, emigrato in seguito prima in Corigliano e poi nelle stesse Rossano e Cosenza; Amato (1884, 73) parla invece di origini fiorentine. Un primo membro della famiglia Abenante, Riccardo, attestato nel Catalogus baronum (Jamison 1972, 170), «tenet de eodem Novellono Saranum (identificabile forse con Sirignano in provincia d’Avellino)». La tradizione erudita coriglianese invece identifica in s. Nicola Abenante, che vestì il saio francescano nel convento francescano cittadino non più esistente, uno dei sette missionari che furono martirizzati a Ceuta nel 1227. Come è noto, le fonti che propongono un’origine calabra dei sette martiri francescani sono tarde e di dubbia autenticità probabilmente contestualmente all’approvazione del culto da parte di Leone X nel 1516; tuttavia a Corigliano, durante l’età moderna, la devozione ai martiri di Ceuta non solo è documentata ma tendeva ad assumere la fisionomia di un culto cittadino: ogni 13 ottobre (dies natalis) si celebrava la memoria liturgica dei sette martiri nella chiesa dei Cappuccini; fu intitolata ai santi coriglianesi Nicola Abenante e Leone Somma la terza cappella laterale sinistra della stessa chiesa; a s. Nicola fu intitolata anche la cappella gentilizia che la famiglia possedeva nella chiesa di S. Antonio; è infine testimoniata l’esistenza della chiesa, definita antichissima, di S. Maria dei Martiri (Zangari 1926; Piazzoni 1986; Gravina Canadè 1994, 89-90). Le notizie sulla famiglia, a partire dalla seconda metà del XV secolo, sono più diffuse nel momento in cui gli Abenante riapparvero come suffeudatari e amministratori dei Sanseverino di Bisignano individuando nel rapporto con la potente gens una via per la mobilità e l’ascesa sociale (Galasso 1992, 109). Barnaba Abenante († probabilmente nel 1518), che sposò Polissena, figlia di Galeazzo di Tarsia reggente della Vicaria, ottenne da Girolamo Sanseverino la baronia di Bocchigliero intorno al 1482, la conferma dopo la ribellione del principe di Bisignano del feudo di Burgecti nel territorio di Cassano, del feudo di Marinero in San Mauro e di un palazzo a Corigliano (Gravina Canadè 1994, 98; Gradilone 1967, 325). Investito della baronia di Calopezzati nel 1495, fece costruire, l’anno successivo, il portale in pietra con epigrafe dedicatoria della chiesa di S. Francesco di Paola. Il figlio Mariano († ante 1532), cavaliere dell’Ordine di Malta, ottenne: nel 1519 la conferma di Calopezzati da Carlo V; nel 1525 le terre di Casabona e di San Morello devolute al fisco per ribellione; nel 1528 i casali di Zinga e di Massanova (Valente 1980, 201). Dal suo matrimonio con Vincenza di Tocco nacquero Pietro Antonio, Bernardino che fu cavaliere di Malta, Alessandro trasferitosi in Cosenza, Giovanni Battista. Il miles Pietro Antonio combatté durante l’assedio di Catanzaro nel 1528 e partecipò con Carlo V all’impresa di Tunisi nel 1535; ebbe l’anno successivo il feudo di Ypati vicino Catanzaro e acquistò nel 1543 Cirò, antico possedimento dei Carafa, da Paolo Spinola che, a sua volta, l’aveva comprato da Raffaele de Mari (Colapietra 1992, 161, 203). Il possesso di Cirò fu, però, tutt’altro che pacifico per gli Abenante a causa delle continue rivolte dell’universitas sostenuta, in un’occasione, anche dal vescovo di Umbriatico Giacomo Antonio Lucifero. Già nel 1543 quando Pietro Antonio inviò sua moglie, Laura della Tolfa, in città la popolazione insorse costringendo la donna a riparare, con il suo seguito, nel convento extra-urbano di S. Francesco. Il feudo di Cirò, con la bagliva e la mastrodattia, messo all’asta, pervenne nel 1569 a Isabella Caracciolo, duchessa di Castrovillari e contessa di Cariati, in nome di suo figlio minore Gianvincenzo Spinelli per 35.000 ducati. Inoltre Pietro Antonio soggiornò dal 1555 al 1557 a Bari presso la corte di Bona Sforza della quale era stato governatore generale e dalla quale era stato inviato nel 1552 a Rossano con 300 uomini per difendere la città dalle incursioni dei pirati, fortificandola con artiglierie e munizioni (Gradilone 1967, 368). De Rosis (1838, 308) cita anche l’epigrafe che Abenante aveva fatto porre sulla porta Melissa che, restaurata, aveva cambiato nome in porta Bona in onore della regina di Polonia e principessa di Rossano. Tuttavia, negli anni Sessanta del XVI secolo dopo la morte di Bona Sforza, Pietro Antonio, insieme ai figli Ottavio, Lelio e Marzio, fu accusato di eresia e la denuncia al Sant’Uffizio con il relativo procedimento inquisitoriale segnò irrimediabilmente il destino di questo ramo della famiglia. Ciononostante, nel corso del Cinquecento gli Abenante compaiono sistematicamente nell’élite amministrativa di Corigliano e in più occasioni sono documentati tra gli eletti della città come nel caso dei fratelli Bartolomeo e Camillo nel 1554-1555 e di Federico nel 1556-1557 (Gravina Canadè 1994, 114). Nel corso del XVI secolo i Berlingieri di Crotone stringono legami matrimoniali con le altre famiglie patrizie della città, tra cui gli Abenante; in particolare Anselmo Berlingieri fu sindaco dei nobili nel 1535 e sposò la nobile Adriana Abenante. | |
Legami con altre persone o famiglie |
Tarsia; Della Tolfa; di Somma; Castriota Scanderberg; | |
Committenza/Produzione di opere letterarie | Per l’architettura civile, in Corigliano il più antico palazzo della famiglia era sito nei pressi della chiesa di S. Maria Ognissanti e, dal Cinquecento in avanti, fu designato come il palazzo di don Felice dal nome di colui che lo ereditò (Gravina Canadè 1994, 90-91). Un secondo palazzo di famiglia, detto palazzo comitale perché considerato appartenente ai Sanseverino, era sito ai piedi del castello. In riferimento all’edificio, la tradizione erudita locale lo ritiene edificato da Barnaba Abenante tra XV e XVI secolo; diversamente Gravina Canadè (1994, 123-124) è indotta a credere che la struttura sia stata concessa da Nicolò Bernardino Sanseverino a Cesare Castriota Scanderberg e da quest’ultimo ceduta per 1.000 ducati al congiunto Alessandro Abenante, figlio di Mariano. A Corigliano gli Abenante possedevano una prima cappella nella chiesa di S. Antonio e una seconda nella chiesa di S. Maria di Costantinopoli; godevano inoltre del diritto di sepoltura nella cappella dei SS. Martiri di Ceuta in S. Maria di Loreto (convento cappuccino). | |
Committenza/Produzione di edifici e opere d'arte | Barnaba Abenante commissionò nel 1496 il portale litico della chiesa di S. Francesco di Paola su cui era incisa l’epigrafe HOC OPUS AERE FECIT BENNABO DE ABENANTE ANNO MILLESIMO CCCCLXXXX6. | |
Collezioni di opere d'arte antica e moderna | ||
Monumenti funebri o celebrativi | Barnaba Abenante fu sepolto nella chiesa di S. Antonio in una tomba, commissionata dal figlio Mariano, che reca la data 1522. | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti manoscritte | ||
Bibliografia | Candida Gonzaga 1918: Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle provincie meridionali d’Italia, V, Napoli 1918.
Colapietra 1992: Raffaele Colapietra, "La Calabria nel Cinquecento", in Storia della Calabria moderna e contemporanea, I, Il lungo periodo, a cura di Augusto Placanica, Roma-Reggio Calabria 1992.
De Rosis 1838: Luca De Rosis, Cenno storico della città di Rossano e delle sue nobili famiglie, Napoli 1838.
Galasso 1992: Giuseppe Galasso, Economia e società nella Calabria del Cinquecento, Napoli 1992 (ed. or. 1967).
Gradilone 1967: Alfredo Gradilone, Storia di Rossano, Cosenza 1967.
Gravina Canandè 1994: Teresa Gravina Canadè, Studi calabresi: il decennio francese, il brigantaggio e l'età garibaldina a Corigliano Calabro; notizie sulla famiglia Abenante e su alcuni feudi minori della Calabria, Soveria Mannelli 1994.
Jamison 1972: Evelyn Jamison, Catalogus baronum, Roma 1972.
Piazzoni 1984 : Ambrogio Maria Piazzoni, Daniele, santo, in DBI, ad vocem.
Valente 1980: Gustavo Valente, Storia della Calabria nell’età moderna, I-II, Chiaravalle 1980.
Zangari 1926: Domenico Zangari, I sette SS. frati minori di S. Francesco d'Assisi martirizzati a Çeuta nel Marocco: 1227, Napoli 1926. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Luigi Tufano | |
Data di compilazione | 17/05/2016 17:05:26 | |
Data ultima revisione | 18/05/2017 18:15:47 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/279 |