Nome | Pignatelli, Ettore | |
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Altri nomi | ||
Titoli | conte e duca di Monteleone; conte di Borrello; viceré di Sicilia. | |
Data e luogo di nascita | Napoli, intorno al 1465. | |
Data e luogo di morte | Palermo, 7 marzo 1535. Diversamente, Pellicano Castagna (1999, 238) indica come data di morte il 1534 e De Lellis (1663, III, 128) lo dà ancora vivente nel 1536. | |
Città | Napoli, Palermo, Monteleone. | |
Cenni biografici | Appartenente ai Pignatelli, nobile famiglia napoletana ascritta al seggio di Nido, il primogenito Ettore nacque intorno al 1465 da Carlo (1421-76), signore di Monticello, acquistato nel 1466 da Luigi Boccapianola, e da Mariella Offieri (Vindex 1653, 124). Suo padre, miles e officialis al servizio della Corona, nel 1456 ebbe una rendita vitalizia di 20 once annue sui diritti delle "Secreterie del ducato di Calabria", nel 1460 gli fu concessa in feudo metà del gabella del pesce di Napoli (beneficio confermato nel 1462 ed esteso a tutta la gabella due anni dopo) e nel 1472 ottenne una seconda provvisione di 150 ducati da esigere sull’estrazione del sale e sulle saline di Barletta e Manfredonia. Suo fratello Fabrizio fu cavaliere gerosolimitano, priore di Barletta e gli successe nell’ufficio di scrivano di razione. Significativi, per la comprensione della carriera burocratica di Ettore, sono anche i legami matrimoniali che i Pignatelli contrassero con alcune delle più influenti famiglie della Capitale e del Regno. Le cinque figlie di Carlo furono infatti tutte maritate: Caterina nel 1469 con Onorato II Caetani, conte di Fondi e Morcone, duca di Traetto, logoteta e gran protonotario; Giulia con Giacomo Filangieri; Diana con Giovanni Battista Brancaccio; Laura con Tommaso Guindazzo; Lucrezia con nel 1491 Carafello Carafa, signore di Sessola. Ettore Pignatelli si sposò con Ippolita, figlia di Sansone Gesualdo conte di Conza, e dalla loro unione nacquero quattro figli: Cesare, che morì celibe in giovane età; Camillo († di peste a Bari nell’agosto del 1529), che sposò la cugina Giulia Carafa con dispensa papale; Costanza, accasata nel 1507 con il conte di Morcone e signore di Sonnino Giacomo Caetani, figlio di Pietro Bernardino; Isabella, la quale sembra che contrasse un primo matrimonio, menzionato da De Lellis (1663, II, 130), con Paolo Siscar, conte d’Aiello, e che in seconde nozze (1515) si unì con Giovanni Francesco di Capua, conte di Palena. Fidelis di re Federico, Ettore fu incaricato dal re di trattare in Spagna il matrimonio tra il duca di Calabria e la figlia del Cattolico, e, quando Federico tra il luglio e l’ottobre 1501 lasciò prima Napoli e poi Ischia in direzione di Marsiglia, seguì il suo re nell’esilio francese (Agati 2009, 279; Pellicano Castagna 1999, III, 235). Nei primi anni del Cinquecento Ettore ebbe la città di Monteleone, prima con il titolo di conte e in seguito dal 1527, per privilegio di Carlo V, con quello di duca. In realtà è proprio questo infeudamento, o meglio la sua data, a porre una serie di problemi. Una parte, numericamente più consistente, della storiografia ritiene che Pignatelli abbia acquistato nel 1501 da re Federico d’Aragona le terre di Borrello, Rosarno, Misiano e Monteleone, Torre di Bivona, Cinquefrondi, con il feudo detto Morbogallico (8 giugno), e che abbia ottenuto il titolo di conte di Borrello (12 giugno) e sia stato confermato nei suoi possedimenti prima da Luigi XII di Francia, il 13 ottobre del 1502, e poi da Ferdinando il Cattolico in due occasioni, il 16 maggio 1506 e il 30 novembre 1508 (Carlizzi 2001, 15, 16, 17). Un'altra parte della storiografia, che accoglie la lettura proposta da Marzano (1876, 3-33), ritiene invece che Ettore Pignatelli abbia effettivamente preso possesso di Monteleone solo nel 1508 per 15.000 ducati, e dopo aver stroncato la resistenza cittadina (Avignone 1995, 102). Nel giugno del 1507 gli fu conferito l’ufficio di scrivano di razione e di revisore della Regia Camera della Sommaria; di lì a poco fu anche nominato luogotenente del Gran Camerario. Partecipò inoltre alla battaglia di Ravenna, che oppose gli eserciti di Francia e di Ferrara alle truppe della Lega Santa, nell’aprile del 1512 e fu condotto prigioniero a Milano. A seguito della rivolta siciliana del 1516 e la fuga dall’isola del viceré Ugo Moncada, fu nominato il 22 gennaio 1517 luogotenente del Regno di Sicilia e capitano generale. Poté però insediarsi a Palermo solo nel maggio del 1517, poco prima che in estate maturasse in città la congiura di Giovan Luca Squarcialupo; nel maggio successivo fu promosso a viceré – ufficio che mantenne fino alla morte – e, abilitato dal parlamento siciliano a esercitare qualsiasi carica come civis di Palermo e regnicolo, ottenne nel 1524 l’ufficio di mastro portolano per tre vite. Nel 1523 represse con violenza la congiura dei tre fratelli Imperatore, Giovan Vincenzo, Francesco e Federico, nella quale furono implicati, oltre a esponenti di spicco della nobiltà siciliana, anche il cardinale Soderini e Marcantonio Colonna. Tuttavia la sua azione di governo, che programmaticamente cercava il consenso del baronaggio locale, inteso come strumento di potere, per garantirsene il sostegno, si concretizzò, da un lato, in una costante ricerca di mediazione per la risoluzione delle conflittualità interne e, dall’altro, in una tolleranza di fondo nei confronti degli stessi nobili. Fu impegnato a contrastare le incursioni barbaresche sulle coste dell’isola, offrendo a Ugo Moncada, dal 1519 comandante dell’Armata reale, aiuto logistico e promuovendo l’opera di fortificazione delle maggiori città costiere. Nel 1528 inviò in Calabria il figlio Camillo, conte di Borrello, con truppe fresche – De Lellis (1663, II, 128) sostiene che fossero 10.000 fanti e 3.000 cavalieri – in soccorso di Catanzaro assediata dagli eserciti di Simone Tebaldi, conte di Capaccio, e di Francesco di Loria (Saletta 1975, 62). Nel testamento dell’ottobre 1527 istituì suo erede universale il figlio Camillo, conte di Borrello dallo stesso anno, che gli premorì di peste nel 1529 durante le fasi conclusive della guerra contro gli eserciti francesi che avevano invaso il Meridione. Testò quindi una seconda volta nel 1531 in favore del nipote Ettore (II), figlio primogenito di Camillo e Giulia Carafa, erede di tutti i beni burgensatici e feudali (il ducato di Monteleone e la contea di Borrello vincolati in un unico corpo indivisibile). Morì a Palermo il 7 marzo 1535 e gli furono tributati solenni funerali. Sull'attività di Ettore Pignatelli, viceré di Sicilia, fu un macigno il giudizio del contemporaneo Tommaso Fazello, che lo accusò di ignavia e di viltà durante gli anni delle rivolte (Baviera Albanese 1980, 300-302; Cancila 1984). Di diverso avviso è Salvo (2004) che non trascura di sottolinearne invece l’attività riformatrice, la religiosità erasmiana, l’aggiornata sensibilità artistica, la cultura umanistica e il mecenatismo con la protezione accordata anche a intellettuali che nella loro vita manifestarono tendenze eterodosse. Del suo circolo fecero parte, tra gli altri, il calabrese Tiberio Russiliano; l’erasmiano Mariano Accardo; Tommaso Bellorusso protonotaro apostolico, e Antonio Lo Duca maestro di musica; Antonio Minturno collegato agli ambienti nobiliari valdesiani di Napoli, chiamato a far da precettore ai nipoti; il modenese Giovanni Bacchini suo segretario; l’agostiniano Erennio da Matera, che ebbe frequenti contatti con Minturno prima di essere scoperto luterano e condannato dall’Inquisizione (Ligresti 2006, 23-24). | |
Legami con altre persone o famiglie | - famiglie Caetani, Filangieri, Brancaccio, Guindazzo, Carafa, Siscar, Di Capua. - Tiberio Russiliano, Mariano Accardo, Tommaso Bellorusso, Antonio Lo Duca, Antonio Sebastiano detto il Minturno, Giovanni Bacchini e Erennio da Matera, gli ingegneri Piero Antonio Tomasello (attivo tra il 1523 e il 1537) e Antonio Ferramolino, al servizio anche del viceré Ferrante Gonzaga. | |
Committenza/Produzione di opere letterarie | In qualità di viceré di Sicilia incaricò i giuristi messinesi Pietro de Gregorio e Salvo Sollima di curare l’edizione dei capitoli del Regno, editi nel 1522, e fece pubblicare nel 1526 le Pandectae reformatae et de novo factae circa solutionem iurium officialium regni Siciliae per mettere ordine nella complessa materia del funzionamento dei tribunali. Possedeva una ricca biblioteca testimoniata da un inventario redatto dopo la sua morte (Salvo 2004; Cancila 2015). | |
Committenza/Produzione di edifici e opere d'arte | Grande committente e mecenate, Ettore Pignatelli si servì di artisti apprezzati come il pavese Vincenzo degli Azani e Antonello Gagini. A Palermo: - nel 1518 promosse la fondazione del convento dei minimi nella chiesa di Sant'Oliva (Mongitore 1726, 50); - affidò ad Antonio Belguardo i lavori di ampliamento e trasformazione della chiesa dei Sette Angeli, destinata a diventare la sede della confraternita imperiale dei Sette Principi Angeli fondata dallo stesso viceré nel 1523; - nel 1529 promosse la fondazione del convento delle minime annesso alla chiesa dei Sette Angeli (Mongitore 1726, 51-52); - nel 1533 fondò la confraternita della Carità il cui scopo era la visita e il servizio degli infermi dell’ospedale di San Bartolomeo. A Monteleone: - fondò nel 1521 il complesso conventuale di Santa Maria di Gesù affidato agli osservanti; - commissionò nel 1524 ad Antonello Gagini commissione cinque statue per adornare gli altari della chiesa; - nel 1534 fece commissione di due nuove statue (fino ad allora eseguite solo tre) per gli altari, della tomba di Camillo Pignatelli e di quattro edicole per gli altari. A Rosarno: - fondò nel 1526 un convento dei predicatori che fu dotato con una rendita annuale di 1.000 scudi (De Lellis 1663, 1129). A Borrello: - fondò nel 1512 un convento dei predicatori (Cancila 2015). A Napoli: - in Santa Maria de’ Pignatelli fece allestire la tomba per il padre morto nel 1476. | |
Collezioni di opere d'arte antica e moderna | Cancila (2015) ricorda che nella casa di Ettore Pignatelli in Palermo erano presenti diversi oggetti di pregio. | |
Monumenti funebri o celebrativi | Su sua richiesta fu sepolto nella chiesa di Santa Maria di Gesù dove aveva fatto traslare le spoglie del figlio Camillo. Il suo epitaffio fu scritto dal poeta e futuro vescovo prima di Ugento (1559-1565) e poi di Crotone (1565-1573/4), Antonio Minturno: "Hectora qui destrera excessit, qui mente Catonem / Minoem sepiro, relligione Numam, / Pignatellus hic est Hector, Trinacrius annos / Ter senos presess, dux, comes, hicque iacet". | |
Fonti iconografiche | ||
Fonti manoscritte | ||
Bibliografia | Agati 2009: Salvatore Agati, Carlo V e la Sicilia: tra guerre, rivolte, fede e ragion di Stato, Catania 2009.
Avignone 1995: Angelo Avignone, "Dalla caduta dell’Impero Romano al tardo Quattrocento", in Vibo Valentia. Storia, cultura, economia, a cura di Fulvio Mazza, Soveria Mannelli 1995, 69-108.
Baviera Albanese 1980: Adelaide Baviera Albanese, "La Sicilia tra regime pattizio e assolutismo monarchico agli inizi del secolo XVI", Studi senesi, 92, 1980, 189-310.
Cancila 1984: Orazio Cancila, Così andavano le cose nel secolo XVI, Palermo 1984.
Cancila 2015: Rossella Cancila, Ettore Pignatelli, in DBI, ad vocem.
Carlizzi 2001: Luciana Carlizzi, Fonti per la storia di Monteleone e terre convicine esistenti nell'Archivio di Stato di Napoli (1416-1826), Soveria Mannelli 2001.
De Lellis 1663: Carlo De Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, II, Napoli 1663.
Ligresti 2006: Domenico Ligresti, Sicilia aperta (secoli XVI-XVII). Mobilità di uomini e idee, Palermo 2006.
Marzano 1876: Giambattista Marzano, Sull'arma della citta di Monteleone di Calabria: studi storici ed araldici, Pisa 1876.
Mongitore 1726: Antonio Mongitore, Istoria del venerabile monastero de’ sette angioli, Palermo 1726.
Pellicano Castagna 1999: Mario Pellicano Castagna, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, III, Catanzaro 1999.
Salvo 2004: Carmen Salvo, La biblioteca del viceré: politica, religione e cultura nella Sicilia del Cinquecento, Roma 2004.
Saletta 1975: Vincenzo Saletta, La spedizione di Lautrec contro il Regno di Napoli: contributo alla storia del Mezzogiorno d'Italia, Roma 1975.
Vindex 1653: Vindex Neapolitanae nobilitatis Caroli Borrelli animadversio in Francisci Aeli Marchesii librum De Neapolitanis familiis, Neapoli 1653. | |
Link esterni | Ettore Pignatelli in DBI | |
Schedatore | Luigi Tufano | |
Data di compilazione | 14/05/2016 16:07:33 | |
Data ultima revisione | 03/06/2017 22:34:19 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/277 |