Nome | Lucifero, famiglia | |
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Altri nomi | Il nome è attestato in più forme: Lo Cifero, Lo Cifaro, Lochifero e simili. | |
Titoli | Nel corso del XVI secolo furono baroni Belvedere, Malapezza, Monte Spinello, Massanova, Zinga e Rocca di Neto. | |
Data e luogo di nascita | ||
Data e luogo di morte | ||
Città | ||
Cenni biografici | Famiglia nobile di origine indigena fu ascritta al seggio di S. Dionigi e fu tra le più influenti a Crotone, come del resto recita un detto della tradizione locale riportato da Nola Molise: Quid Luciferi generosi? Quid Susanne splendidi? Quid Verlingieri pugnaces? È attestata in città con sicurezza già nel XIV secolo quando, nei registri della regina Giovanna I, è documentato il miles Falcone Lucifero nel 1343 (De Leo 1992, 164); tuttavia è probabile una retrodatazione della presenza familiare di circa un secolo durante il periodo svevo (Pratesi 1958, 275; Trinchera 1865, 376). È dai primi anni del XVI secolo che si posseggono però le evidenze, ben documentate, della affermazione dei Lucifero nel tessuto sociale della città, in primo luogo con l’occupazione dei seggi episcopali crotonese o di diocesi vicine; sono due i Lucifero che, a distanza di pochissimi anni, furono consacrati vescovi di Crotone: Antonio resse la diocesi tra il 1508 e il 1521 mentre Giovanni Matteo, già vescovo di Umbriatico (diocesi suffraganea di Santa Severina), fu presule crotonese tra il 1524 e il 1551. Ma non solo; la famiglia occupò, con una certa continuità, le cariche sia di arcidiacono della cattedrale – con Giovanni Matteo, Bartolomeo, Giacomo Antonio, Camillo e Nicola – sia di cantore – con Giovanni Pietro, Antonio e Ottavio –. In particolare Camillo Lucifero fu l’autore di una storia di Crotone in latino dedicata a Giovanni Matteo, di cui si servì ampiamente Nola Molise. Infine Giacomo Antonio successe a Giovanni Matteo sulla cattedra di Umbriatico, diocesi che resse dal 1524 al 1548 (Eubel 1913-1923, III, 323). Analogo discorso si può produrre anche per le magistrature cittadine; furono infatti sindaci dei nobili: Peruzzo nel 1485/1486; Leonardo nel 1506; un secondo Peruzzo nel 1533; Marcello nel 1573; Ottaviano nel 1574. Inoltre Bernardo Lucifero servì con due galere, armate a proprie spese Federico d’Aragona ricevendo in dono dal sovrano il territorio, sequestrato ai ribelli, di Armerì (Valente 1992, 251); Leonardo, come sindaco dei nobili, fu ambasciatore presso il Cattolico nel 1506 insieme a Bartolomeo Tibaldo e Giovanni Antonio Pipino; Giovanni Paolo e Peruzzo Lucifero, nipoti di Bernardo, parteciparono alla spedizione di Carlo V contro Tunisi, armando una tartana e distinguendosi nell’assedio di La Goletta. Nella seconda metà del Cinquecento le dimore di famiglia erano collocate nei territori delle parrocchie di S. Pietro (quella del barone di Zinga), di S. Angelo (quelle di Peruzzo Lucifero e di Marco Cola Lucifero) e di S. Nicola de Cropi. La famiglia sviluppò un articolato sistema di alleanze e di clientele all’interno del patriziato crotonese tale da consentirle di occupare un ruolo di primo piano nella società e nell’ amministrazione cittadina; nel 1574 ad esempio l’universitas chiese la revisione, per mezzo di commissario, dei conti delle entrate cittadine gestite «dalli magnifici Luciferi et altri citatini, loro parenti et adherenti» che, riconosciuti colpevoli, furono condannati a pagare un’ammenda di 5.000 ducati e che, sebbene avessero ottenuto una dilazione quinquennale dell’importo, si mostravano egualmente riluttanti al pagamento. Ancora, sempre nel 1574, il sindaco di Crotone, Ottaviano Lucifero, protestò con il viceré perché, durante il periodo precedente al rinnovo delle magistrature cittadine, Lelio Lucifero, «non contento di essere andato di notte et de dì astringendo per timore et minaccie mediante sua potentia et l’opera di suoi adherenti li poveri cittadini a farli donare il voto a suo disegno», aveva sfidato lo stesso sindaco a duello (ASNa, Collaterale, Memorialium, 2, 31; Collaterale, Curiae, 27, 196-198, in Galasso 1992, 312). Tra le alleanze matrimoniali, stipulate dai Lucifero, significativa è quella con i Ricca, baroni dell’Isola, con le nozze di Ippolita Lucifero e Gaspare Ricca. I Lucifero, nel corso del XVI secolo, furono baroni Belvedere, Malapezza, Monte Spinello, Massanova, Zinga e Rocca di Neto; ebbero anche la bagliva di Crotone e Papanice. Marcantonio Lucifero acquistò il feudo di Belvedere-Malapezza con regio assenso del 1533 dal conte di Santa Severina, Galeotto Carafa; alla sua morte, intorno al 1550, gli successe il primogenito Mario mentre un suo secondo figlio, Prospero, sposò la baronessa di Zinga, Faustina Pipino. A Mario, che, a sua volta, aveva acquistato da Scipione Spinelli, nel giugno del 1570, Rocca di Neto (poi venduta nel 1578 a Giraldino d’Amelia) con l’attiguo casale di Monte Spinello, successe il figlio Marcantonio, che morì nel dicembre del 1585. Il feudo di Monte Spinello fu venduto da Ottaviano Lucifero nel 1591 a Mario Pisciotta per 4.000 ducati; invece il feudo di Belvedere-Malapezza fu ceduto da Laura Lucifero nel 1603 a Marcantonio Barbaro per 25.000 ducati (Maone 1962, 35-36). Un altro Lucifero, Ottavio, è documentato barone di Massanova; egli fece fortuna subappaltando i lavori di fortificazione della città e sfruttando i mastri ed i manipoli, i quali per le inadempienze del barone bloccarono i lavori, in quanto «se moreno de fame»; a Ottavio successe nel 1592 il figlio Giovanni Paolo che vendette il feudo poco dopo a Violante Firrao (Galasso 1992, 275). Il ruolo politico della famiglia è testimoniato anche dalle committenze destinate a promuoverne l’immagine. Il vescovo Antonio, all’inizio del Cinquecento, ricostruì il duomo utilizzando i ruderi del tempio di Hera Lacinia ed edificando a fianco del corno del Vangelo la cappella con altare di patronato familiare dove fu seppellito. Il convento francescano degli osservanti, eretto nel 1520 in prossimità della spiaggia e intitolato a S. Maria del Soccorso, fu patrocinato da Leonardo Lucifero che fece marcare l’ingresso con la propria arme e si fece costruire una cappella gentilizia per la propria sepoltura e per quella dei suoi discendenti (Pesavento, Il convento di S. Maria del Soccorso o dell’ Osservanza, in Archivio Storico Crotone). I Lucifero parteciparono più volte anche all’opera di ristrutturazione e di adeguamento del castello di Crotone, traendone di conseguenza ricchezza e prestigio. Nella seconda metà degli anni Ottanta del XV secolo è documentato un Geronimo Lucifero che, insieme agli altri patrizi crotonesi – tra cui anche le famiglie Protospataro, Susanna, Pipino e Berlingieri – vendeva pietre e legname; o ancora nell’agosto del 1582 si costituì una società di aristocratici, guidata dal barone di Massanova Ottavio Lucifero e composta da Dionisio Pipino, Giovanni Tommaso Susanna e Scipione Berlingieri, che ricevette in subappalto buona parte dei lavori di adeguamento del castello (Corrado 2014, 82). | |
Legami con altre persone o famiglie | Famiglie: Carafa; Ricca; Pipino; Susanna; Berlingieri; Protospataro. | |
Committenza/Produzione di opere letterarie | Camillo Lucifero, arcidiacono della cattedrale, fu autore di una storia cittadina in latino dedicata al vescovo Giovanni Matteo, oggi perduta, ma ampiamente usata da Nola Molisi. | |
Committenza/Produzione di edifici e opere d'arte | All’inizio del XVI sec. il vescovo Antonio Lucifero realizzò il nuovo palazzo vescovile e restaurò la cattedrale dove fece edificare anche la cappella di famiglia (che sorgeva a sinistra del coro dove ora è la cappella del Ss. Sacramento) nella quale fu sepolto. Leonardo Lucifero patrocinò il convento osservante di S. Maria del Soccorso (anni Venti del XVI sec.) in cui costruì anche una cappella gentilizia. Il convento francescano degli osservanti, eretto nel 1520 in prossimità della spiaggia e intitolato a S. Maria del Soccorso, fu patrocinato da Leonardo Lucifero che fece marcare l’ingresso con la propria arme e si fece costruire una cappella gentilizia per la propria sepoltura e per quella dei suoi discendenti. Per le architetture civili si segnala il palazzo di famiglia. Nel Cinquecento inoltrato si compie la cinta del castello di Crotone, con i nuovi bastioni: San Giacomo, costruito sotto la direzione di Giangiacomo dell'Acaya (1536-1555) e Santa Maria, al tempo di Ambrogio Attendolo (!573-1588). L'intervento fu definito dall'ingegnere Giangiacomo dell'Acaya dopo le proposte di Sarmientos e Buzzacarino. I finanziamenti diedero vita ad un sistema di economia locale con le famiglie principali (Lucifero, Susanna, Berlingieri tra le altre) che si accaparravano gli appalti e l'impiego di una notevole forza lavoro con investimenti tratti da tasse su prodotti (sale, seta) e dalle imposte alle città e al clero locale; tuttavia, le difficoltà a garantire i flussi di denaro determinarono un lento andamento delle opere. | |
Collezioni di opere d'arte antica e moderna | ||
Monumenti funebri o celebrativi | ||
Fonti iconografiche | ||
Fonti manoscritte | ||
Bibliografia | Corrado 2014: Margherita Corrado, "Quid Susanne splendidi? A proposito di un portale cinquecentesco con capitelli «di gusto quasi romanico» nel centro storico di Crotone", Salternum, 17, 2014, 79-92.
De Leo 1992: Pietro De Leo, "Dalla tarda antichità all’età moderna", in Crotone. Storia, cultura, economia, a cura di Fulvio Mazza, Soveria Mannelli 1992, 111-198.
Eubel 1913-1923: Konrad Eubel, Hierarchia catholica Medii aevi sive summorum pontificum, S.R.E. cardinalium, ecclesiarum antistitum series, I-III, Monasterii 1913-1923.
Galasso 1992: Giuseppe Galasso, Economia e società nella Calabria del Cinquecento, Napoli 1992 (ed. or. 1967).
Maone 1962: Pericle Maone, "Notizie storiche su Belvedere Spinello", Archivio storico per la Calabria e la Lucania, 31, 1962, 15-65.
Pratesi 1958; Alessandro Pratesi, Carte Latine di abbazie calabresi provenienti dall’Archivio Aldrobandini, Città del Vaticano 1958.
Severino 1988: Carmelo G. Severino, Crotone, Roma-Bari 1988.
Severino 2011: Carmelo G. Severino, Crotone: da polis a città di Calabria, Roma 2011.
Trinchera 1865: Francesco Trinchera, Syllabus Graecarum membranarum, Napoli 1865.
Valente 1992: Gustavo Valente, "Dal viceregno spagnolo all’Unità di Italia", in Crotone. Storia, cultura, economia, a cura di Fulvio Mazza, Soveria Mannelli 1992, 201-261. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Luigi Tufano | |
Data di compilazione | 08/01/2016 16:33:34 | |
Data ultima revisione | 18/05/2017 18:18:06 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/243 |