Nome | Calenzio, Elisio | |
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Altri nomi | Elisius Calentius Amphratensis; Elisius Gallutius; Elisius; Galicio. Numerose sono le varianti del nome dell’autore ed in particolare per lungo tempo si è creduto che il nome di battesimo fosse Luigi Gallucci e che Elisio Calenzio fosse lo pseudonimo che egli usò come accademico pontaniano. In realtà è vero il contrario; come Elisius Calentius firma il manoscritto Vat. Lat. 3909, contenente il suo epistolario; come "Lisio Calenza", sottoscrive un documento nel 1491, e nel suo testamento si trova più volte ripetuto Calentium nomen. Calentius deriverebbe da Calenzo, cognome che tutt’oggi appare concentrato tra la provincia di Frosinone e Caserta, zona di cui egli era originario. Secondo A. De Santis, che ha dedicato un saggio alla questione del cognome di Calenzio, "si deve dunque ritenere che Calenzio non sia un nome accademico, ma il vero cognome, latinizzato, mentre accademico sarà il nome Elisius Gallutius del Pontano, detto così o per la probabile origine della famiglia Calenzio da Galluccio o per i beni ch'essa possedeva in quella terra". De Santis 1946,33. | |
Titoli | Istitutore, segretario e tesoriere di Federico d’Aragona dal 1465 al 1483. Governatore di Squillace, nominato nel 1483 da Federico d’Aragona, principe di Squillace. | |
Data e luogo di nascita | Fratte, in Terra di lavoro, odierna Ausonia (LT), 1430. Tixtier 1521 riporta l’appellativo, ma riferendolo ad Anfratta, cittadina pugliese, ritenuta erroneamente la città natale di Calenzio, per un malinteso sul toponimo Fratte, antico nome di Ausonia. Ma nell’elegia De patria suae Aurimpiae,in Opuscula, I, 4, c. A/4r, Calenzio chiarisce molto bene che si tratta di Ausonia. Lo stesso Calenzio, in un’altra elegia, Ad Pontanum de sua patria, in Opuscula, I, 10 A/7r, si riferisce al suo paese, chiamandolo Amphratas. | |
Data e luogo di morte | Fratte, 1503. | |
Città | Fratte (Ausonia), Roma, Napoli, Taranto, Milano, Nancy, Grandson, Otranto, Squillace. | |
Cenni biografici | Studi principali: Monti Sabia 1973-1974; Foà (1998); Benzoni (1995); Monti Sabia 2004; De Ruggiero 2004; Caruso 2016 e Caruso c.d.s. L’umanista Elisio Calenzio nacque a Fratte, oggi Ausonia, nel 1430 e vi morì nel 1503 circa. Fu poeta alla corte aragonese, al servizio di Ferrante come diplomatico e come istitutore del principe Federico quando questi aveva dodici o tredici anni . La prima istruzione potrebbe averla ricevuta a Sessa Aurunca,presso Antonio Calcilio. In seguito fu a Napoli e poi a Roma per completare gli studi e trovare occupazione nel biennio 1447-1448, qui probabilmente conobbe Valla e Perotti, attraverso il quale ebbe contatti con l’ambiente del cardinale Bessarione. A diciotto anni compose un rifacimento in versi latini della Batracomiomachia omerica, il Croacus o De bello ranarum, quasi di getto e ricordando a memoria l’originale greco. Tornato nel paese natale, compose un canzoniere di liriche amorose per una fanciulla, Aurimpia di Ventosa. Calenzio si trasferì di nuovo a Napoli intorno alla metà degli anni ’50 del XV sec., dove frequentò lo Studio e quindi l’Accademia Pontaniana, divenendo carissimo amico del Panormita e del Pontano, ricevendo il nome accademico di Galluccio. Dal 1465 Calenzio fu quasi sempre accanto al suo allievo, tra il 1465 e 1473 fu con lui lunghi periodi a Taranto e in vari luoghi della Puglia, della quale Federico era stato nominato Luogotenente, e lo accompagnò nei suoi frequenti viaggi. Nel 1472 sposò Manentia Brancaccio, il cui nome risulta dal testamento ora citato e dall’elegia Ad uxorem Manentiam, ma che egli chiama Elisia in un altro componimento poetico. Dal 26 ottobre 1474, compì un viaggio in Francia per gli intenti matrimoniali del principe Federico, desideroso di sposare Maria di Borgogna, figlia del duca Carlo, detto il Temerario. Proprio a quest’anno risale il testamento dell’autore, preoccupato evidentemente per la sua sorte. Dopo tappe a Milano, Venezia e Torino, Federico giunse a Besançon, ma poté incontrare Carlo di Borgogna solo il 26 settembre 1475, visto che questi era impegnato in guerra. Il futuro suocero coinvolse anche il giovane principe nella lotta che egli conduceva contro il re di Francia. In queste vicende belliche era presente anche Calenzio, come risulta dall’epistola 128 della sua raccolta di lettere; alla fine di settembre Federico a capo di 100 uomini partecipò alla presa di Nancy e il 3 marzo del 1476, alla battaglia di Grandson, ma a causa di sospette intese di Napoli con la Francia, il duca di Borgogna si mostrò incerto sul matrimonio e Federico si congedò bruscamente dal suocero il 21 giugno e il matrimonio sfumò. Il viaggio di ritorno portò Federico e Calenzio a Lione, a Nizza, poi al porto di Pisa dove incontrarono Lorenzo de’ Medici. Nel 1478 Federico sposò Anna di Savoia e con lei andò a vivere in Francia, dove la moglie morì nel 1479. Calenzio probabilmente non lo accompagnò in questo secondo viaggio francese, poiché nel 1481 partecipò alla guerra di Otranto, mentre Federico tornò a Napoli nel 1482. Anche se gli anni francesi mutarono il principe, i due si ritrovarono: nel 1483, Calenzio fu nominato governatore di Squillace, mentre il suo pupillo Federico ne diveniva principe. Alla venuta di Carlo VIII in Italia, Calenzio si trasferì a Sulmona presso Francesco Colocci, fedele alla monarchia aragonese, zio di Angelo Colocci, che il poeta conobbe probabilmente proprio a Sulmona, dove curò l'opera di riscrittura e sistemazione delle sue opere. Non sappiamo cosa fece dopo l'incoronazione di Federico a re di Napoli. Le uniche notizie certe sugli ultimi anni della sua vita sono che tornò nel suo paese di origine, Fratte, e che Federico nel 1501 concesse che i suoi possedimenti di Galluccio, la località dove aveva delle terre, non fossero compresi nella concessione al duca di Candia. Nel 1503 Calenzio morì a Fratte, dove venne sepolto, come da suo espresso desiderio, nella chiesa di S. Maria del Piano. | |
Legami con altre persone o famiglie | Manenzia o Elisia (moglie), Lucio (figlio), Isabella (figlia illegittima). Antonio Beccadelli detto il Panormita, Giovanni Gioviano Pontano, Federico d’Aragona, Ferrante d’Aragona, Giovan Marco Cinico, Niccolò Perotti, Giacomo Solimena, Lorenzo Bonincontri da San Miniato. | |
Committenza/Produzione di opere letterarie | L’opera completa di Calenzio apparve postuma, col nome di Opuscula (Calenzio 1503). Quest’edizione, dedicata al Colocci, comprende: Le Elegiae ad Aurimpiam, gli epigrammi, le Epistolae ad Hiaracum (rivolte a Federico d’Aragona, chiamato Hiaracus dal poeta), il De bello ranarum o Croacus (riduzione latina della Batracomiomachia pseudomerica, per il quale si veda l'ed. Calenzio [ed. Monti Sabia] 2008), il poemetto mitologico Hectoris horrenda apparitio, altri poemetti elegiaci, componimenti d’occasione e liriche sparse. Di rilievo per i rapporti di Calenzio con Taranto e la Puglia sono tre componimenti inclusi nel secondo libro: Un'epistola in metro elegiaco ad Angelo Colocci in cui si descrivono il Salento e Taranto; un componimento elegiaco intitolato Laus Tarenti; un componimento elegiaco in lode delle fanciulle di Taranto. Opere perdute sono: il De regibus Appulis e il De centone (Monti Sabia 1964-1968; Monti Sabia 2004; De Ruggiero 2004, Iacono 2014; Germano 2015; Germano c.d.s.; Caruso 2016 e Caruso c.d.s.).
Una curiosità è in Savage 1703, 408 - 409, in cui sono riportate l’ep. 5 a Portiliaco e la ep. 9 a Furiano, (negli Opuscula del 1503 rispettivamente a cc. Av e A2v), che qui sono attribuite a Giamblico. | |
Committenza/Produzione di edifici e opere d'arte | ||
Collezioni di opere d'arte antica e moderna | ||
Monumenti funebri o celebrativi | Nel 1503 Calenzio morì a Fratte, dove venne sepolto, come da suo espresso desiderio, nella chiesa di S. Maria del Piano, ristrutturata nel 1448. Il figlio Lucio si preoccupò di fargli erigere un monumento funebre, che si può ancora ammirare nella suddetta chiesa. Sulla sua lapide si legge il seguente epigramma: VIATOR SI TIBI SIT FOELIX ET FAUSTUM ITER QUI SIM DISCITO PAUCIS SODES: HIC EGO TANDEM IACEO CALENTIUS SOMNO SOPITUS GRAVI DONEC ME TUBICEN AETHERIS EXCITET VOCANS AD PIAS SUPERUM SEDES. LEGISTIN AMABO, DIC ABIENS: VALE. L. CALENTIUS HELISII CAL. F. EX TESTAMENTO PATRIS M. D. X X I | |
Fonti iconografiche | Un ritratto di Elisio Calenzio, un’incisione a stampa, è riportata in De Jorio 1828, con una biografia di Calenzio. Iil ritratto doveva riprendere quello perduto che era inserito negli Elogia doctorum virorum di Paolo Giovio, al numero 77, p. 105, che così descrivevano lo stile di Calenzio: “«Amatoriae vanitati incendiis iuveniliter; ustulato, aequo torrentior vena uti subitis impulsa casibus nequaquam limpidissime profluebat, in varios alioquin carminum modos repentina largitate mirabilis». L’opera pubblicata a Basilea nel 1556 era una rassegna di brevi biografie corredata da ritratti secondo l’esempio delle perdute biografie varroniane Imagines o Hebdomades. | |
Fonti manoscritte | Vat. Lat.2833 Vat. Lat. 3352 Vat. Lat. 3367 Vat. Lat. 3372 Vat. Lat. 3909 Vat. Lat. 5640 Ottob. Lat. 2860 Bibl. Naz. di Napoli, ms. XIII.D.27 (un’elegia in volgare probabilmente un falso elaborato da Gian Vincenzo Meola, erudito avvocato napoletano della fine del XVIII sec.) Bibl. Naz. di Napoli, ms. Bibl. Naz. di Napoli, ms. XIV.D.13, copia dell’epistolario.
Status quaestionis sulla tradizione manoscritta in De Ruggiero 2004, 20-22; Iacono 2014; Germano 2015; Germano in corso di stampa; Caruso 2016 e Caruso c.d.s. | |
Bibliografia | ADCAM: Catalogue of books printed on the Continent of Europe, 1501-1600 in Cambridge Libraries, Compiled by H. M. Adams, Cambridge 1967.
Benzoni 1995: Gino Benzoni, Federico d’Aragona re di Napoli, in Dizionario biografico degli Italiani, 45, 1995.
BMSTC: British Library, Short-title catalogue of books printed in Italy and of Italian books printed in other countries from 1465 to 1600 now in the British Library, London 1986.
BNPC: Bibliothèque nationale de France, Catalogue général des livres imprimés de la Bibliotheque Nationale. Auteurs, Paris 1897.
Calenzio 1503: Opuscula Elisii Calentii poetae clarissimi, Impressa Romae per Ioannem de Besicken. Anno a nativitate domini MDIII die vero xii mensis decembris sedente Iulio II Pontifice Maximo anno eius primo.
Calenzio 1521: Elisii Calentii Amphratensis et Phalaridis epistolae breves, Johannes Ravisius Textor curavit, Parisiis, in officina Reginaldi Chauldière, 1521.
Calenzio (ed. Monti Sabia) 2008: Elisio Calenzio. La guerra delle ranocchie. Croaco. Edizione critica con introduzione, traduzione e commento e con un’appendice sul Testamentum del Calenzio, a cura di L. Monti Sabia, Napoli 2008.
Caruso c.d.s: Paola Caruso, “Poetae iucundi semper aliquid in animo habent voluptatis: il mito dell’intellettuale della corte aragonese nelle lettere di Elisio Calenzio”, in Dulcis alebat Parthenope. Memorie dell’antico, mito e territorio nella cultura dell’Accademia Pontaniana, Paris, in corso di stampa.
Caruso 2016: Paola Caruso, “Nostri ordinis homo: per una nuova interpretazione dell’Epistolario di Elisio Calenzio”, Vichiana, 53.1-2, 2016, 113-138.
De Jorio 1828: Francesco De Jorio, “Elisio Calenzio”, in Biografie di uomini illustri del Regno di Napoli compilata da diversi letterati nazionali, a cura di Nicola Gervasi, vol. 13, Napoli 1828, 26.
De Ruggiero 2004: Maria Grazia De Ruggiero, Il poetico narrare di Elisio Calenzio, Salerno 2004.
De Santis 1946: Angelo De Santis, “Il vero cognome dell'umanista Elisio Calenzio”, La Bibliofilia, 48, 1946, 29-33.
Ferorelli 1915: Nicola Ferorelli, Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo XVIII, Torino 1915, 2.
Foà 1998: Simona Foà, Gallucci Luigi, in Dizionario Biografico degIi Italiani, 51, 1998.
Germano 2015: Giuseppe Germano, “Alcune considerazioni su tradizione, costituzione e struttura degli Elegiarum Aurimpiae ad Colotium Libri dell’umanista Elisio Calenzio”, Bollettino di Studi latini, 45.2, 2015.
Germano 2016: G. Germano, “Un canzoniere umanistico ed i suoi modelli strutturali: le Elegiae Aurimpiae di Elisio Calenzio”, in Il modello e la sua ricezione, a cura di G. Matino et alii, Napoli 2016, 69-90.
Giannone 1766: Pietro Giannone, Istoria civile del Regno di Napoli, III, Venezia 1766, p. 364.
Iacono 2014: Antonietta Iacono, “Le Elegiae ad Aurimpiam tra tradizione e novità”, Bollettino di Studi Latini, 44.2, 2014.
IBI: Indice Biografico Italiano, a cura di Tommaso Nappo, Paolo Noto, 3. ed. corr. ed ampliata, München-London-New York-Paris 2002.
INAUR: Index Aureliensis. Catalogus librorum sedecimo saeculo impressorum, Aureliae Aquensis, Baden-Baden, Heitz, 1962-2004.
Jöcher 1750-1751: Christian Gottlieb Jöcher, Allgemeines Gelehrten Lexicon, Leipzig 1750-1751.
Mindt 2013: N. Mindt, Die pseudo-homerische Batrachomyomachia und ihre Transformation im Croacus des Elisius Calentius, in Wiener Studien,126 (2013), 261-280.
Mindt c.d.s.: N. Mindt, “Centro e periferia - città e campagna. Luoghi reali e luoghi simbolici nelle Elegie di Elisio Calenzio”, in «Dulcis alebat Parthenope». Memorie dell’antico, mito e territorio nella cultura dell’Accademia Pontaniana, Paris in corso di stampa.
Mongelli 2012: M. Mongelli, “«Neapoli scripsi». Una miscellanea umanistica di Raphael de Penchenat”, in Rinascimento meridionale, 3, 2012, 39-53.
Mongelli 2017: M. Mongelli., “Editori e lettori dell'epistolario ad Hiaracum di Elisio Calenzio”, in Roma, Napoli e altri viaggi per Mauro Nichilo, a cura di D. Canfora e C. Corfiati, Bari 2017, 325-331.
Monti Sabia 1964-1968: Liliana Monti Sabia, “L’Humanitas di Elisio Calenzio alla luce del suo epistolario”, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli, 11, 1964-1968, 175-251.
Monti Sabia 1973-1974: Liliana Monti Sabia, “Il testamento dell’umanista Elisio Calenzio”, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli, 16, n. s. 4, 1973-1974, 103-120.
Monti Sabia 2004: Liliana Monti Sabia, “L’umanista Elisio Calenzio e le terme di Pozzuoli”, in Gli umanisti e le terme, Atti del Convegno Internazionale di Studio (Lecce, Santa Cesarea Terme, 23-25 Maggio 2002), a cura di P. Andrioli Nemola, O. S. Casale, P. Viti, Lecce 2004, 207-218.
NUC: The National Union Catalog pre-1956 imprints, London 1968-1981.
Perosa 1951: Michaelis Marulli Epigrammata, a cura di A. Perosa, Zürich 1951, p. 24
Pontano, Antonius: Pontano Giovanni, Antonius, in I dialoghi, a cura di Carmelo Privitera, Firenze 1943, 49-119.
Savage 1703: John Savage, A select collection of letters of the antients, London 1703, 408-409.
Tafuri 1744-1770: Giovanni Bernardino Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli, Nella stamperia di Felice Carlo Mosca, 1744-1770.
Thurn 2014: N. Thurn, “Elisio Calenzio und der neapolitanische Antipetrarkismus”, in Album alumnorum Gualthero Ludwig, a cura di L. Braun, Würzburg 2014, 67-79.
Tiraboschi 1833: Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Milano 1833.
Vecce 2013: Iacopo Sannazaro. Arcadia, a cura di Carlo Vecce, Roma 2013. | |
Link esterni | ||
Schedatore | Paola Caruso | |
Data di compilazione | 10/07/2015 16:56:47 | |
Data ultima revisione | 26/03/2018 15:48:12 | |
Per citare questa scheda | http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/222 |