NomeOrsini del Balzo, Giovanni Antonio
Altri nomi
Titoli

Principe di Taranto, conte di Lecce, principe di Altamura, duca di Bari, conte di Soleto.

Data e luogo di nascita

Lecce, 9 settembre 1401.

Data e luogo di morte

Altamura, 15 novembre 1463.

Città

Taranto

Altamura

Lecce

Bari

Brindisi

Soleto

Oria

Canosa

Giovinazzo

Cenni biografici

Primogenito di Raimondello Del Balzo Orsini, principe di Taranto e conte di Soleto († 1406), e di Maria d’Enghien, contessa di Lecce († 1446). Ereditò i feudi paterni solo nel 1420, dopo la prigionia imposta da Giovanna II alla madre Maria, a Giovanni Antonio e ai suoi fratelli. Nella prima guerra di successione al trono di Napoli tra Angioini e Aragonesi, Giovanni Antonio non esitò, dunque, a schierarsi per Alfonso V, condividendo con il re aragonese la sconfitta di Ponza e la prigionia milanese. Con la vittoria definitiva del Magnanimo, Giovanni Antonio si vide riconosciuti i feudi paterni, e il Ducato di Bari, che era stato concesso ad Antonio Caldora dalla regina Giovanna II, a cui aggiunse la Contea di Lecce alla morte della madre Maria. Giovanni Antonio divenne, così, il più potente feudatario del Regno, signore di più di 400 castelli e 177 università, comprese città di rilievo quali Taranto, Lecce, Gallipoli, Brindisi, Ostuni, Nardò, Otranto, Ugento.

In oltre quarant’anni di dominio signorile, il principe intervenne nei propri stati ammodernando le strutture amministrative locali con l'introdurre sistemi di razionalizzazione finanziaria ed archivistica. Alla sua morte la Camera della Sommaria incamerò anche l’archivio del principe, di cui restano oggi alcuni frammenti, da cui è, però, possibile ancora evincere la rigorosa amministrazione (a tutti i livelli), e come tutte le università del dominio avessero adottato simili sistemi burocratici, finanziari e archivistici. Questa eredità avrebbe reso le città pugliesi, anche dopo lo smembramento dei suoi stati, più avanzate delle altre città regnicole nel campo della produzione e conservazione delle scritture.

Al passaggio del trono di Napoli da Alfonso a suo figlio Ferrante, Giovanni Antonio assunse immediatamente un atteggiamento oppositore, rifiutandosi innanzitutto di prestare l’omaggio al nuovo re. I motivi del distacco vanno ricercati sia in contrasti sorti già all’epoca di Alfonso, allorquando il sovrano aveva escluso Giovanni Antonio dalla successione al Ducato di Venosa, infeudato al fratello Gabriele Orsini, sia in una personale avversione al suo erede Ferrante, figlio illegittimo e considerato dal principe di Taranto non adatto a regnare.

Giovanni Antonio, in forza anche dei legami parentali con la famiglia della moglie Anna Colonna, cercò l’alleanza di Giovanni d’Angiò, pretendente al trono di Napoli, e dei baroni filoangioini, con cui intanto stringeva legami matrimoniali. I contatti che il principe continuò comunque a mantenere con il re durante la guerra confermano che, nonostante l’appoggio militare e finanziario prestato all’Angiò, Giovanni Antonio considerava il duca Giovanni non meno inadatto a governare il Regno di Napoli.

Nella notte del 15 novembre 1463 Giovanni Antonio moriva nel suo palazzo di Altamura dopo giorni di febbre quartana. Fu sepolto nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina, che la madre Maria aveva fatto affrescare sontuosamente. Poche settimane più tardi cominciò a diffondersi la voce secondo cui il principe sarebbe stato vittima di una congiura di palazzo guidata dai suoi segretari Antonio d’Agello e Antonio Guidano, e che questi ultimi avrebbero agito sotto esplicito o implicito mandato del re. Negli stessi giorni, infatti, cominciò a circolare la notizia di un presunto testamento del principe che designava Ferrante erede universale. La connivenza del re fu probabilmente una voce costruita in ambienti antiaragonesi, ma di fatto Ferrante trasse indubbio vantaggio dalla morte di Giovanni Antonio, che segnò definitivamente la fine della guerra di successione.

Tutti i domini del principe furono confiscati dalla Corona e resi in parte demaniali (Principato di Taranto, Contea di Lecce, Principato di Altamura) ed in parte reinfeudati a baroni che appoggiavano la causa aragonese (Ducato di Bari, Contea di Soleto).

 

Tra il 1425 e il 1426, con la mediazione di Giovanni Orsini, conte di Tagliacozzo (Massaro 2008-2001, 144), Giovanni Antonio aveva sposato  Anna Colonna, nipote di papa Martino V, da cui non ebbe figli; ebbe, invece, cinque figli naturali: Caterina, che ereditò la contea di Conversano e andò in sposa a Giulio Antonio Acquaviva d’Aragona, duca di Atri; Maria Conquesta, che portò in dote Ugento, Nardò e Castro ad Angilberto di Francesco II Del Balzo; Margherita che sposò Antonio Centelles, conte di Catanzaro e marchese di Crotone; Francesca, maritata a Jacopo Sanseverino, conte di Saponara; Bertoldo, cui furono assegnati dal re i feudi minori di Salice, Guagnano e Carovigno.

Legami con altre persone o famiglie

Jachetto Manglabeto di Gallipoli

Giulio Antonio Acquaviva

Committenza/Produzione di opere letterarie
Committenza/Produzione di edifici e opere d'arte

Chiesa di Sant'Antonio da Padova a Taranto (1447).

Coro della basilica di Santa Caterina d'Alessandria a Galatina.

Fortino di Sant'Antonio a Bari.

Nel 1442 il vescovo Pietro da Orvieto fa restaurare il fianco settentrionale e la porta laterale della cattedrale di Giovinazzo, con il finanziamento del principe di Taranto Giovanni Antonio del Balzo Orsini. Nella porta settentrionale si conserva ancora l'iscrizione della sua realizzazione con lo stemma di papa Eugenio IV (1431-1447), di Pietro da Orvieto e di Giovannantonio del Balzo Orsini (1442).

Nel 1446 "rovina" le saline attorno la città, che erano causa di aria insalubre, rinunciando in questo modo a una rendita importante (Beatillo 1637, 170).

Pontano riferisce del tentativo di Giovanni Antonio di spogliare il mausoleo di Boemondo a Canosa della sua porta bronzea per trasferirla nel suo palazzo a Taranto: "In hac obsidione illud avare nimis impotenterque admissum est, quod dum thesauris inhiatur abscontditis, ne a sepulcro quidem maximi principis Boamundi temperatum est, quod aliquot etiam seculis atrocissimorum quoque bellorum turbinibus intactum inviolatumque extra urbem in Sabini templo magna quadam religione permanserat. Sunt qui Tarentini hoc iussu, alii Picinici factum criminentur: illud satis constat Tarentini iussu evulsas fuisse templi fores ex aere conflatas, quas post ipse templum ingressus religione ductus restitui iussit".

Fa interrare il braccio nuovo del porto di Brindisi per impedire lo sbarco del re.

Intorno al 1463 fa erigere il lato meridionale della cinta muraria di Brindisi.

Dona al Duomo di Bari una grande croce di Cristalli di Rocca con all'interno due reliquie della Croce (Beatillo 1637, 170).

Nella chiesa di San Nicola fa eseguire l'organo grande (che Beatillo ancora vede) e i due archi che corrono in mezzo alla navata centrale.

Nella città di Lecce, compie interventi nel castello, testimoniati dal ritrovamento di uno stemma frammentario con il suo nome nei recenti scavi curati da Paul Arthur (uno simile, con iscrizione, è reimpiegato nella vera da pozzo del palazzo Ferrante Gravili nel centro storico di Lecce); inoltre fece costruire la torre del parco, utilizzata  per il Concistorium principis, oltre che come zecca cittadina così come la madre, Maria d'Enghien (morta nel 1436), aveva fatto realizzare, sempre a Lecce, la torre di Belloluogo ed era stata la promotrice della costruzione del castello cittadino.

Nella città di Taranto, sede nominale del principato, fece realizzare, tra le altre cose, la torre orsiniana, ancora in piedi alla fine del secolo XIX.

Collezioni di opere d'arte antica e moderna
Monumenti funebri o celebrativi

Monumento funebre dietro l'altare maggiore e statua genuflessa e orante (perduta) nella chiesa di Sant'Antonio da Padova a Taranto.

Nel fianco sinistro della chiesa di San Francesco a Oria, ricostruita nel secolo XV, rilievo con giacente con saio e iscrizione commemorativa di Giovanni Antonio Orsini del Balzo che probabilmente favorì interventi nell'edificio, come anche promosse interventi alla cinta muraria e al castello della città.

Cenotafio nella basilica di Santa Caterina d'Alessandria a Galatina.

Fonti iconografiche

Litta 1819-1883.

Fonti manoscritte

Archivio di Stato di Napoli (ASN), Camera della SommariaDiversi, I, voll. 136, 170; II, voll. 240, 241/I-243, 247-250, 253, 257/II.


Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV), Vat. lat. 3371 (Antonius Panhormita, Quintum epistolarum volumen), cc. 134v–135r, 197v.

Bibliografia

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Beltrani 1956: Giuseppe Beltrani, “Gli Orsini di Lecce e di Taranto durante il regno di Giovanna II, Archivio storico per le province napoletane, LXXV, 1956, 93-125.

 

Caracciolo 1934-35: Tristano Caracciolo, “De varietate fortunae, in Opuscoli storici editi ed inediti, a cura di Giuseppe Paladino, Bologna, 1934-1935,  81-84.

 

Carducci, Kiesewetter, Vallone 2005: Giovangualberto Carducci, Andreas Kiesewetter, Giancarlo Vallone, Studi sul Principato di Taranto in età orsiniana, Bari 2005.

 

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Corfiati 2009: Claudia Corfiati, Il principe e la regina. Storie e letteratura nel Mezzogiorno aragonese, Firenze 2009.

 

Croce 1953a: Benedetto Croce, “Poesia volgare a Napoli nella prima metà del Quattrocento, in Id., Aneddoti di varia letteratura, I, Bari 1953, 33-58.

 

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De Tummulillis (ed. Corvisieri 1890): Angelo de Tummulillis, Notabilia temporum [1470 circa], a cura di C. Corvisieri, Livorno 1890.

 

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Ferraù 2001: Giacomo Ferraù, Il tessitore di Antequera. Storiografia Umanistica Meridionale, Roma 2001, 83.

 

Martucci 1899: Un poema latino inedito del secolo XV sulla tentata restaurazione angioina, a cura di Giovanni Martucci, Roma 1899.

 

Massaro 2008-2011: Carmela Massaro, “Gli Orsini Del Balzo e i Colonna. Storia di un matrimonio nel Quattrocento meridionale, Itinerari di Ricerca Storica, 22-24, 2008-2011, 143-157 (pubblicazione dell’Università del Salento. Dipartimento di Studi Storici dal Medioevo all’età contemporanea).

 

Monti Sabia 1995: Liliana Monti Sabia, Pontano e la storia. Dal De bello neapolitano all'Auctius, Roma 1995.

 

Morelli 1996: Serena Morelli, “Tra continuità e trasformazioni. Su alcuni aspetti del principato di Taranto alla metà del XV secolo, Società e storia, XIX, 1996, 487-525.

 

Palumbo 1997: Libro Rosso di Lecce, a cura di Pier Fausto Palumbo, Fasano 1997, ad indicem. 

 

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Patracca, Vetere 2013: Un principato territoriale nel Regno di Napoli? Gli Orsini del Balzo principi di Taranto (1399-1463), Atti del Convegno di studi (Lecce, 20-22 ottobre 2009), a cura di Luciana Patracca e Benedetto Vetere, Roma 2013.

 

Pellegrino (ed. Delle Donne 2007): Gaspare Pellegrino, Historia Alphonsi primi regis [prima metà del XV secolo], a cura di F. Delle Donne, Firenze 2007, ad indicem.

 

Piccolomini (ed. Totaro 1984): Enea Silvio Piccolomini, I commentarii [1462-63], a cura di L. Totaro, Milano 1984, ad indicem. 

 

Pontano (ed. 1769): Giovanni Pontano, De bello Neapolitano [1509], in Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell’istoria generale del Regno di Napoli, V, Napoli 1769, 8-127.

 

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Quaterno de spese (ed. Petracca 2010): Quaterno de spese et pagamenti fatti in la cecca de Leze (1461/62), a cura di Luciana Petracca, Roma 2010, ad indicem. 

 

Sansovino 1565: Francesco Sansovino, Degli huomini illustri della casa Orsina libri quattro, Venezia, presso Bernardino e Filippo Stagnini, 1565, 64-65.

 

Simonetta (ed. Soranzo 1933): Giovanni Simonetta, Rerum gestarum Francisici Sfortiae Mediolanensium ducis comentarii, a cura di G. Soranzo, Bologna 1933.

 

Sisto 1986: Pietro Sisto, Due medici, il Principe di Taranto e la peste. I trattati di Niccolò di Ingegne e Saladino Ferro da Ascoli, Napoli, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento meridionale, 1986.

 

Somaini, Vetere 2009: I domini del principe di Taranto in età orsiniana (1399-1463). Geografie e linguaggi politici alla fine del Medioevo, a cura di Francesco Somaini, Benedetto Vetere, Galatina 2009, ad indicem.

 

Squitieri 1939: Adelaide Squitieri, “Un barone napoletano del Quattrocento: Giovanni Antonio Del Balzo Orsini, Principe di Taranto”, Rinascenza Salentina, VII, 1939, 138-185.

 

Tateo 1979: Francesco Tateo, “La cultura umanistica”, in Storia della Puglia. I. Antichità e Medioevo, a cura di G. Musca, Bari 1979, 345-363.

 

Viterbo 1968: Michele Viterbo, “Aragona, Orsini Del Balzo e Acquaviva d’Aragona nella contea di Conversano”, in Atti del Congresso Internazionale di studi sull’età aragonese (Bari, 1968), Bari s.d., 331-368.

Link esterni

Voce del Dizionario Biografico degli Italiani (Kiesewetter 2013).

SchedatoreBianca de Divitiis, Lorenzo Miletti, Veronica Mele, Antonio Milone
Data di compilazione23/02/2015 19:40:40
Data ultima revisione28/02/2017 16:47:19
Per citare questa schedahttp://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/203